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Comunicazione della scienza vs comunicazione politica: la differenza - Prof. Bresadola, Sbobinature di Filosofia della Scienza

La differenza tra la comunicazione della scienza e la comunicazione politica, enfatizzando le modalità diverse di comunicare la scienza. Della divulgazione come la forma più antica di comunicazione della scienza, del ruolo del giornalista come portavoce degli scienziati, della nascita della scienza accademica nel xix secolo, del modello lineare di comunicazione scientifica e delle critiche del public understanding of science (pus). Inoltre, il documento discute dell'ingresso di un quarto attore nella scienza post-accademica, dell'immagine pubblica della scienza, del rapporto tra giornalisti e scienziati e della nuova nozione di pubblico della scienza.

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

Caricato il 22/02/2024

cielocontromano
cielocontromano 🇮🇹

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Scarica Comunicazione della scienza vs comunicazione politica: la differenza - Prof. Bresadola e più Sbobinature in PDF di Filosofia della Scienza solo su Docsity! 1 COMUNICAZIONE DELLA SCIENZA Lezione 1° ottobre Temi fondamentali da analizzare: 1. Alfabetizzazione scientifica: rilevata mediante una serie di domande standard. 2. Scienza e opinione pubblica: ciò che i cittadini italiani pensano sulla scienza: sono dei pareri che vengono chiesti a cittadini italiani ('la scienza giudica le persone in base ai meriti e ai risultati ottenuti'= il 61,4% dei rispondenti è d'accordo con questa affermazione). Più della metà degli italiani ritiene che la scienza è sempre in grado di riconoscere e correggere gli errori. Più della metà degli italiani crede anche che la scienza sia un'impresa di tipo meritocratico, critico e pubblico. 3. Ruolo della scienza nella società: all'affermazione 'solo la scienza può dirci la verità sull'uomo e sul suo posto sulla natura', alla credenza nella scienza, il 72,4% dice di sì ma tuttavia una percentuale maggiore del 77,3% pensa che la scienza e la tecnologia stiano cambiando il nostro stile di vita troppo velocemente (percentuale stabile negli ultimi 10 anni). Un italiano su due ritiene che scienza e tecnologia siano responsabili dei problemi ambientali (inquinamento, riscaldamento globale ...) elemento su cui bisogna riflettere: come comunicare la scienza in modo tale che le persone non la ritengano responsabile dello stato del nostro pianeta ma che sia una presa di responsabilità collettiva. 4. Comunicazione della scienza: serie di dati che riguardano la comunicazione della scienza: quanto e come i cittadini italiani si informano sulla scienza: le fonti usate dai cittadini italiani sono prevalentemente la televisione, internet (siti web, blog, forum, social network) ma anche riviste e periodici. Siamo in un periodo in cui le questioni scientifiche e mediche sono molto importanti per noi, sempre presenti nell'agenda pubblica dei media e nella discussione quotidiana. Quando parliamo di scienza lo facciamo in senso ampio includendo non solo le scienze matematiche, empiriche e fisiche ma anche la medicina e la tecnologia e tutte le forme di sapere e di attività. 2 • Lo statuto speciale della scienza: L’opinione pubblica (la maggior parte dei cittadini) del nostro paese attribuisce alla scienza uno statuto speciale. Per la maggior parte degli italiani “La scienza è l’unica forma di conoscenza che ci può dire qualcosa su di noi e sul nostro posto nel mondo”. La scienza nel nostro paese e in generale nel mondo occidentale continua ad avere uno status privilegiato come fonte di conoscenza e uno status di autorevolezza nello stabilire quello che noi chiamiamo 'i fatti'. Da un lato la scienza ci sembra vicina e quotidiana anche per quello che sono le sue applicazioni, dall'altra ci appare come qualcosa di lontano e difficile da comprendere. Uno dei motivi per cui la scienza gode ancora di questo statuto privilegiato deriva fondamentalmente da delle norme, da delle regole che si è data la scienza moderna e anche dall'esistenza di istituzioni che incarnano questa forma di conoscenza e a cui noi attribuiamo fiducia. La scienza e le sue istituzioni sono ancora considerate una forma di credibilità non solo dall'opinione pubblica ma anche dalla legge, e questo per quanto riguarda l'importanza delle istituzioni ma anche delle regole e delle procedure della scienza che non ci sono in altri ambiti (politica). Dal punto di vista del metodo e del linguaggio la scienza è una sfera unica e precisa. È chiaro che quando si comunica la scienza bisogna seguire le stesse norme che segue la scienza al suo interno per raggiungere la conoscenza della realtà. Se la comunicazione della scienza adotta un linguaggio o un registro diverso da quello della scienza cominciano a crearsi dei problemi. C'è una questione di come la scienza si comunica rispetto ad altri ambiti e c'è una questione in cui questo statuto unico della scienza è un po' in crisi; è considerata da molti responsabile dell'ambiente e accusata di affermazioni non provate attribuite a esperti. Si mette in crisi l'autorevolezza e prestigio della scienza come forma di conoscenza dei fatti e purtroppo questa crisi è sia esterna alla scienza sia derivante dal fronte stesso della scienza. • Comunicazione della scienza vs comunicazione politica, la differenza: è norma di metodo, nell’ambito della scienza, il fatto che occorre tenere presente dei dati disponibili, evidenti soprattutto di quelli contrari alle ipotesi e alle teorie che si avanzano. L’idea è quella che i risultati e le teorie che si formulano sono sempre provvisorie e passibili di revisione, miglioramento o addirittura eliminazione. Il linguaggio è preciso e tecnico, i termini sono mono significanti (vogliono dire una cosa sola): il linguaggio è quello matematico. Mentre nel campo della politica, ciò che accade è che spesso si selezioni l’evidenza e si prenda solo una parte dei dati per costruire le argomentazioni a favore di una certa tesi. Le tesi sono spesso assunte come categoriche e che non possono essere messe in discussione. Il linguaggio è ricco di metafore, di termini che significano molte cose, ambiguità. • Cinque parole chiave della comunicazione scientifica: 5 nobiltà, della borghesia di cui Sagredo è un rappresentante. Ecco perché Galileo è un personaggio importante non solo per la nascita della scienza moderna ma anche uno degli iniziatori della comunicazione scientifica. Egli comunica la scienza ad un pubblico di non esperti, proprio perché nelle sue opere si rivolge al pubblico, se lo crea. Sceglie il dialogo e una lingua specifica, il volgare toscano, che poteva essere compresa da un pubblico più ampio. Nel dialogo Galileo tocca alcuni di questi temi, come per esempio l'importanza della circolazione delle idee, quindi della comunicazione per la diffusione della conoscenza. ** Scienziato** è una parola usata all’inizio in Inghilterra nel 1800 e poi si diffonde. Non possiamo immaginare la nascita della scienza moderna e della comunicazione della scienza senza fare riferimento all'invenzione della stampa, invenzione che viene dal mondo della tecnica. Alla base del sapere della tecnica, della visione pratica e manuale degli artigiani, c'era l'idea che la conoscenza dovesse essere comunicata e dovesse essere un'impresa collettiva e collaborativa. Il valore della comunicazione delle idee e della collaborazione sono idee che emergono prima nell'ambiente dei tecnici e degli artigiani che nelle università e nei conventi. La scienza moderna si nutre di questa nuova alleanza tra sapere filosofico e tecnico manuale, si nutre di questi nuovi valori che provengono dalle botteghe e fanno della comunicazione un valore centrale della conoscenza. La scienza moderna emerge grazie alla nascita di nuove forme organizzative del sapere, in particolare le accademie scientifiche, che segnano un cambiamento di quelli che sono i luoghi e le modalità di produzione e trasmissione della conoscenza scientifica in tutti i suoi aspetti. = Scienza moderna: • Accessibilità (stampa, lingua volgare, apertura alla tecnica) • Organizzazione (accademie) • Circolazione (periodo scientifico) 6 Le Accademie sono diverse dalle università, sono dei luoghi, dei palazzi di solito in cui alcune persone si riuniscono per discutere e trasmettere la conoscenza della natura. Per esempio, l’accademia dei Lincei → Venne fondata a Roma nel 1603 da Federico Cesi, Francesco Stelluti, Anastasio De Filiis e Johannes van Heeck, con lo scopo di costituire una sede di incontri rivolti allo sviluppo delle scienze). Avviene un nuovo sapere con la collaborazione, si circola il sapere. Nel 1611 Galileo è invitato a far parte dell’accademia dei Lincei va a Roma e inizia a far parte dell’accademia Nel XVII secolo nascono molte accademie scientifiche, una delle più importanti è una inglese che si chiama ROYAL SOCIETY di Londra, viene fondata negli anni 60 del 1600. È un’accademia scientifica voluta e sponsorizzata dal re, fanno per primi i periodici che noi possiamo chiamare ora riviste. Henry Oldenburg è il primo segretario della Royal Society e pubblica il primo periodico “PHILOSOPHICAL TRANSACTIONS vol.1” nel 1666. Viene pubblicato con una certa frequenza, mensilmente, contenevano dei testi brevi che avevano come obiettivo quello di diffondere e tenere informati le comunità scientifiche che ricevendo questo periodico sarebbero stati informati e tenuti aggiornati di tutto ciò di interessante e nuovo di cui la Royal Society veniva a conoscenza. Nel 1700, secolo dell’illuminismo, nascono i primi LIBRI destinati ad un pubblico di non esperti che parlano di scienza: -Galileo Galilei (1632) -Bernard de Fontenelle è uno studioso francese, era segretario dell’accademia scientifica “accademie de science” di Parigi in Francia, viene fondata negli stessi anni della Royal Society. Nel 1686 pubblica un’opera che si può tradurre “conversazione sulla pluralità dei mondi” sotto forma anche questa di dialogo però non a tre come quella di Oldenburg bensì a due tra l’autore e una donna, una marchesa, il tema è quello della cosmologia, dell’universo e di come è fatto l’universo. Fontanelle si può definire divulgatore di sapere. -Francesco Algarotti, un veneto, scrive un libro nel 1737 con tema la nuova fisica di Newton. In particolare, l’ottica, la teoria newtoniana della luce e dei colori che diventa oggetto di una pubblicazione destinata a un pubblico di non esperti rappresentato dalle donne. 7 LUOGHI: I luoghi della scienza e della sua comunicazione. Musei privati costruiti nelle case di naturalisti, studiosi e nobili rinchiudono oggetti vegetali, minerali, piante e animali ma anche oggetti tecnici come manufatti, per rappresentare cosa si può osservare nel mondo. I nobili si riunivano per assistere ad uno studioso/scienziato che intratteneva gli ospiti facendo vedere esperimenti che erano al contempo istruttivi e affascinanti. Il primo museo si chiamava OLE WARM nato nel 1665 ed era a casa di questo signore a cui piaceva collezionare cose. Oppure anche salotti della nobiltà e alta borghesia parigina del 1700 dove venivano organizzati degli incontri in cui uno scienziato o uno studioso, intratteneva gli ospiti facendo vedere esperimenti. Per esempio, JEAN ANTOINE NOLLET è uno studioso di fenomeni elettrici intratteneva i padroni di casa e i loro ospiti facendo vedere esperimenti sull’elettricità, sulla luce esperimenti che erano in quel tempo distruttivi ma anche particolarmente affascinanti perché venivano prodotte delle scintille o delle scosse oppure dei fenomeni luminosi che meravigliavano gli ospiti (1746). Nel corso del '700 con l'affermarsi dell'illuminismo e la nascita di un pubblico per la politica e la scienza i luoghi si moltiplicano diventando sempre più pubblici e sempre meno privati. Altro esempio di nuovi mezzi di comunicazione è la stampa quotidiana e periodica. Nei caffè avvenivano discussioni di politica, scienza e letteratura. Medicina e scienza venivano discusse anche in mezzo alle piazze delle città. Benjamin Franklin uomo del 700, ha avuto importanza dal punto di vista politico e ha partecipato alla rivoluzione americana degli anni 70 ma anche uno dei primi studiosi di fenomeni elettrici ma anche importantissimo per le sue imprese editoriali. “The pennsilvanya gazette” è un giornale fondato da lui nel quale riportava le notizie delle sue ricerche scientifiche nell’ambito elettrico. “Il caffè” diventa un periodico fondato da PIETRO VERRI dai contenuti letterari e scientifici destinato ad un pubblico ampio che ha durata breve. Lezione 8 ottobre • La nascita della scienza accademica Quando parliamo di scienza accademica e di origine di essa parliamo di un momento di trasformazione della scienza che coincide con il XIX secolo, 1800. È nel corso del 1800 che la scienza subisce dei cambiamenti importanti e che la scienza ha assunto determinate caratteristiche. In questo secolo la scienza si costituisce come una vera e propria professione, con persone pagate per fare scienza. 10 Si vedono dame vestite molto bene, c’è la borghesia nascente, la borghesia industriale dell’epoca, ci sono giovani, persone anziane, persone appartenenti a classi meno abbienti. Lo scienziato Davy dimostra pubblicamente le grandi novità della scienza, le novità relative allo studio dei gas e alla scoperta di nuovi gas, come in questo caso un gas che viene fatto inalare a questo signore e produce effetti nell’organismo tra cui altri gas che vengono espulsi da questo soggetto dell’esperimento e impestano l’aria e l’olfatto dei partecipanti. Un altro grande scienziato inglese dell’800 anche lui chimico Michael Faraday che alle sue lezioni aperte associa anche la pubblicazione di queste lezioni in forma a stampa, vengono tradotte in molte lingue, tra cui l’italiano per esempio una delle stampe è “storia chimica di una candela” una serie di lezioni sui fenomeni di combustione che Faraday teneva alla Royal Institution. Ha un target particolare fatto dalle fasce di età più giovane. Nel corso dell'800 non soltanto si ampliano i luoghi dove la scienza viene comunicata ma si amplia ulteriormente anche il pubblico interessato alla conoscenza della scienza, come i giovani. C'erano anche categorie economiche interessate alla scienza; proprietari terrieri o padroni delle miniere erano interessati a conoscere la scienza poichè vedevano in essa una possibilità di trovare dei mezzi per migliorare la produttività dei campi o delle miniere. Dall’altro estremo della società nascente capitalistica, anche gli operai cominciano a popolare le fabbrica in cui si producono i nuovi beni di consumo e vedono nella scienza l’acquisizione di competenze tecnico scientifiche che servono a migliorare il proprio status socioeconomico e qualificarsi all’interno del mercato di lavoro, sempre più variegato. Tutti questi obiettivi e categorie sociali, trovano un momento di incontro e soddisfazione dei loro interessi per la scienza nel fenomeno che si concretizza nel 1800 dato dall’organizzazione delle esposizioni universali (= momento in cui uno Stato mette in pubblico tutta quella che è la sua potenza scientifica e tecnologica). Non è solo una mostra ma un momento di celebrazione della potenza politica, economica, militare di una nazione. Vedono la partecipazione di centinaia di migliaia di persone. Sono anche momenti di incontro tra gli scienziati. È proprio all'interno delle esposizioni universali che emerge una nuova modalità di comunicazione tra scienziati: convegni, incontri e riunioni che spesso avvengono in queste occasioni e che servono a costruire la comunità degli scienziati. Questo aprirsi a fasce sempre più ampie della popolazione sfocia in Italia con l'emergere di una categoria: la scienza del popolo, categoria di lettori che include 11 un'amplissima varietà di persone alfabetizzate, che in linea di principio poteva comprendere tutti i cittadini di uno Stato. Carlo Cattaneo fonda una rivista di divulgazione, il Politecnico, in cui spiega che il fine è quello di appianare tutti i cittadini con una scienza applicata per creare conforto e prosperità comune. Scienza applicata per il progresso dello stato, della civiltà e delle condizioni di vita dei cittadini. → La scienza applicata alla pratica, all’utile, al bene comune, al progresso. Idea di comunicazione monodirezionale e comunicazione nel senso di divulgazione, portare la scienza al borgo, al popolo. (Collana, La scienza del popolo Traves, 1867) Categoria di comunicatore scientifico, scienziato visibile → comunica la scienza in prima persona. Esempio, Matteucci Lezione 14 ottobre • La divulgazione e il modello di deficit IL MODELLO DI DEFICIT Modello di comunicazione che presuppone che il volgo cioè il popolo è ignorante, non sappia di scienza, quindi, ha un deficit di conoscenza. È un modello che si sviluppa a partire dalla seconda metà dell’800 quando la scienza accademica si sta consolidando e prevale per quasi tutto il 900 ed è ancora un modello ben presente e prevalente anche oggi sui media nell’ambito della comunicazione scientifica. Si basa su alcuni presupposti che non solo riguardano che cos’è la scienza ma anche che cos’è il pubblico e che cos’è la comunicazione: - Conoscenza scientifica come oggettiva e astorica; considerata come un metodo per la produzione progressiva di conoscenze oggettive e universali sul mondo naturale - Scienza come istituzione chiusa; la scienza è autonoma e indipendente dalle altre istituzioni. La scienza influenza la società per mezzo dell’applicazione tecnologica e per mezzo delle trasformazioni culturali che le nuove conoscenze inducono. Mentre invece è poco influenzata dalla società, non c’è una relazione stretta tra scienza e società, sono due mondi autonomi e separati. - Scienza come depositaria di un sapere 'alto'; sapere complesso che si esprime per mezzo di un linguaggio diverso da quello comune. Quindi è una conoscenza estremamente tecnica, specialistica che può essere compresa e maneggiata e sviluppata soltanto in una cerchia ristretta di persone. - Il pubblico è omogeneo e passivo; massa omogenea di persone che per la maggior parte sono ignoranti in ambito scientifico e che ha delle lacune; massa che riceve passivamente il messaggio e che faticherà a comprendere - La comunicazione è un processo unidirezionale; modello di comunicazione lineare (da A a B) dall’alto della scienza al basso dei cittadini, non esperti = Il messaggio scientifico è tradotto dal 12 complesso al semplice e in questo processo è inevitabilmente degradato, semplificato, banalizzato. Problema della banalizzazione. divulgazione: Idea di portare la scienza al popolo, modello di comunicazione che presuppone che il popolo sia ignorante Si instaura questo tipo di modello comunicativo basato sull'idea di divulgazione perchè durante l'età moderna e con la nascita della scienza accademica si ha una specializzazione: crescono il numero di scienziati e laboratori. Questo porta con sé la nascita di linguaggi scientifici specifici e complicati che il popolo non comprende. Inoltre con il progredire delle conoscenze scientifiche si ha un allontanamento dal senso comune e un'astrazione da ciò che tutti noi possiamo osservare. Questo separa e allontana i non esperti dalla scienza. Nasce la comunicazione di massa: radicale trasformazione a seguito della produzione dei mezzi di comunicazione di massa (radio, televisione). Nasce nuovo concetto di pubblico considerato come un gruppo omogeneo, indistinto, passivo. • Divulgatori e giornalisti scientifici All'interno di questo modello si sviluppa una nuova figura: il divulgatore. È una figura che fa da ponte a questi due mondi separati, scienza e società, e che pone come obiettivo quello di tradurre i contenuti e il linguaggio complesso della scienza in un linguaggio che sia il più possibile comprensibile a questo pubblico di non esperti. È la figura del giornalista scientifico. William L. Lawrence è una nuova figura di comunicatore, di divulgatore che è un giornalista scientifico (science writer del New York Times del dopoguerra). ** Nel 900 nasce una nuova figura professionale, cioè fa questo di professione. ** • 1928: James Gerald Crowther, frequenta l’università per prendere una laurea scientifica che poi non prende, comincia a lavorare per case editrici e poi per un giornale importante inglese dell’inizio del 900 il Manchester Guardian, diventa poi “il Guardian”, qui comincia a scrivere degli articoli e resoconti che riguardano la scienza, soprattutto l’astronomia, la chimica. Diventa il primo corrispondente scientifico ufficiale di un giornale britannico, giornalista che si occupa di scienza. • 1934: Nasce negli Stati Uniti la National Association of Science Writers – associazione scrittori scientifici fondata da 12 giornalisti che rappresenta la prima associazione professionale di giornalisti scientifici. Avrà un grandissimo successo perché soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale i numeri degli associati esplode a 63 componenti dopo 10 anni si sono raddoppiati e negli anni 60 erano più di 400 componenti. ALLEANZA TRA SCIENZIATI E GIORNALISTI: saldatura tra il mondo del giornalismo scientifico e il mondo della scienza stessa. I giornalisti diventano i portavoce degli scienziati; non soltanto traducono i contenuti difficili e il linguaggio tecnico in un linguaggio ordinario per il popolo, ma veicolano il grande valore della scienza per la società, la necessità e l'importanza dei finanziamenti alla ricerca scientifica. Alleanza che all'inizio funziona molto bene poiché entrambe le parti hanno 15 3. Nel 1976 a Seveso (MI) avviene una fuori uscita di diossina un veleno da un’azienda chimica, non produce morti nell’immediato ma è un vero e proprio disastro ambientale ma produce delle conseguenze disastrose sulla salute delle persone a lungo termine, così come Chernobyl. 4. Disastro nucleare della centrale di Chernobyl, 26 aprile 1986 uno dei reattori di questa grande centrale nucleare esplode sprigionando una nube tossica che copre mezza Europa e mezza Asia, producendo morti, un disastro ambientale e per la salute umana dalle proporzioni veramente impressionanti. 5. Disastro di Fukushima nel 2011, la centrale nucleare giapponese. Questi disastri ambientali con conseguenze sull’ambiente e sulla salute umana non hanno contribuito a generare fiducia nell’opinione pubblica nei confronti della scienza e tecnologia. Di fronte a questo si incrina quello che era stato un patto di ferro tra giornalisti e scienziati nato nella prima metà del 900, si incrina perché i giornalisti si rendono conto che l’opinione pubblica è cambiata e che parlare di scienza non ha un gran ritorno per loro quindi cominciano a pubblicare articoli e inchieste che mettono in luce quali sono i problemi di un certo uso della conoscenza scientifica e di un certo uso della tecnologia, problemi di inquinamento, problemi ambientali e delle risorse. Quel patto che aveva retto per gran parte del 900 si rompe aprendo una grande questione per gli scienziati: chi parla adesso di scienza? Lezione 21 ottobre • Il Public Understanding of Science: è un importante programma di comunicazione della scienza sviluppato in Inghilterra intorno alla metà del 800 e che ha segnato gli ultimi 40 anni nell’ambito della comunicazione scientifica in molti paesi del mondo. • Le critiche al PUS PUS = è un programma di comprensione pubblica. CONTESTO: A partire dagli anni 60 e poi anni 70 e 80 quella che era una situazione di grande fiducia e autorevolezza della scienza presso il pubblico e quello che era stato un rapporto stretto e collaborativo tra scienza e potere soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale, dopo un periodo in cui l'alleanza tra scienziati e giornalisti era molto salda, i giornalisti erano sostanzialmente dei portavoce dei valori e dell'importanza della scienza presso il pubblico; accadono tutta una serie di processi di eventi che in realtà mettono in crisi tutti questi aspetti. Abbiamo parlato dei movimenti di contestazione, del movimento ambientalista, di movimenti che in qualche modo mettono in discussione la scienza, il valore della scienza in quanto la legano al potere: sono appunto movimenti di contestazione, incidenti industriali e inquinamento, rottura del patto tra giornalisti e scienziati, situazione politica degli anni 80 con l’affermazione di politiche neoliberali. 16 Con la crisi di fiducia nella tecnoscienza siamo in un contesto che risente di queste politiche neoliberiste e gli scienziati intorno al 1985 si rendono conto che è tempo di agire per fare in modo che questa crisi di fiducia venga contrastata. Si riuniscono e scrivono un documento che si intitola “The Public Understanding of science” che viene elaborato all’interno della Royal Society di Londra (istituzione inglese). Il sommario contiene le tesi fondamentali di quello che è un nuovo programma di comunicazione della scienza che questo gruppo di scienziati propone di introdurre in Gran Bretagna. Dopo aver affermato l’importanza di scienza e tecnologia questo gruppo di scienziati afferma l’importanza della comprensione della scienza e tecnologia per le decisioni che ciascuno di noi può e deve prendere circa il proprio star bene (scienza, medicina, dieta, igiene). La prima proposta è quella di un'appropriata formazione scientifica a scuola deve fornire la base ultima per una adeguata comprensione della scienza. Bisogna che ci sia spazio per maggiore scienza nei media, nei mezzi di comunicazione di massa, in particolare sui quotidiani. Le industrie britanniche sarebbero più competitive se coloro che occupano posizioni di responsabilità avessero una comprensione maggiore di che cosa scienza e tecnologia possono raggiungere. = Istruzione, più scienza nei media e un contatto più stretto tra scienza e i giornalisti. Gli scienziati devono imparare a comunicare con il pubblico e devono considerare questa attività come un loro dovere. È un dovere degli scienziati quella di comunicare la scienza a un pubblico di non esperti, devono imparare cosa sono i media, le loro caratteristiche e devono saper spiegare la scienza in modo semplice e senza essere paternalistici. = Incrementare le loro relazioni pubbliche. Viene coniata una nuova etichetta dello scienziato: lo SCIENZIATO VISIBILE, che comunica ad un pubblico di non esperti (Stephen Hawking, Carlo Rovelli, Stephen Jay Gould…) Iniziative di divulgazione scientifica: conferenza pubbliche, festival, caffè scientifici, laboratori aperti... = Serie di iniziative he seguono lo sviluppo della Public Understanding of Science e che caratterizzano gran parte della comunicazione scientifica raggiunta oggi. Si attuano ricerche sulla alfabetizzazione scientifica dei cittadini e le loro opinioni sulla tecno- scienza: serie di indagini e domande ai cittadini sulla scienza, euro-barometro Modello lineare di comunicazione scientifica, gli scienziati devono imparare a parlare di scienza in modo semplice, dalla scienza alla società. Le critiche del PUS - Il tasso di alfabetizzazione scientifica rimane invariato - Il legame tra comprensione e fiducia non è lineare - I metodi di rilevazione dal tasso di alfabetizzazione sono discutibili - Il modello lineare di comunicazione scientifica presuppone una nozione di pubblico passivo e omogeneo e si scontra con l'affermazione della scienza post-accademica. 17 Oggi pensare al pubblico come qualcosa di passivo è diventato non soltanto sbagliato ma anche dannoso. Sia il modello del Pus sia il modello di alfabetizzazione e comunicazione devono essere quindi rivisti. Lezione 22 ottobre • L’emergere della scienza post-accademica • Dal CUDOS al PLACE Il contesto è la crisi tra scienziati e giornalisti → - L'aumento dei finanziamenti privati alla ricerca (dal 1980 superano quelli pubblici). Ingresso e contributo sempre maggiore che le aziende private forniscono alla ricerca scientifica e tecnologica. È dal 1980 che i finanziamenti privati superano quelli pubblici del governo federale. Ci sono alcuni eventi che per coincidenza accadano nel 1980 negli Stati Uniti, dimostrano un cambiamento, come viene prodotta la conoscenza e nei rapporti tra scienza e società. Tre eventi che ci mostrano come sia cambiato il rapporto tra scienza e industria → 1) L’ufficio dei brevetti americano concede a un biologo di una società privata (General eletric) un brevetto per proteggere la proprietà intellettuale su un batterio geneticamente modificato. 2) La Corte Suprema degli Stati Uniti concede a una delle università americane più importanti il diritto di protezione intellettuale su una tecnica biologica di clonazione del DNA. 3) Il congresso degli Usa promulga una legge che incoraggia anche i centri di ricerca pubblici a brevettare le loro invenzioni e scoperte. La scienza post-accademica si caratterizza per l'ingresso nella scienza e pratica scientifica di un quarto attore oltre le 3 che caratterizzavano la scienza accademica (scienza, politica opinione pubblica): il mercato, con le sue logiche del sistema capitalistico, sia in termini di investimenti privati che di logica di mercato. Una delle trasformazioni che avvengono all'interno della scienza è il delinearsi dello scienziato imprenditore. Non soltanto le scoperte e le invenzioni tecno-scientifiche diventano una merce, anche la comunicazione scientifica diventa una merce preziosa. La comunicazione della scienza in questa era si caratterizza per questi 3 aspetti: Il problema dell'accesso alla conoscenza. La molteplicità dei fini della comunicazione; gli obiettivi della comunicazione della scienza si moltiplicano. Essa non serve solo ai pubblici ma le istituzioni scientifiche devono sempre più attrezzarsi per attirare capitali privati: devono quindi attivare dinamiche che prima non esistevano e che riguardano la comunicazione. La molteplicità degli attori; l'ecosistema complesso si affolla di attori e non ci sono solo scienziati, politici e giornalisti, ma molti altri attori, come quelli economici. Questo rende 20 La comunicazione della scienza in questa era si caratterizza per questi 3 aspetti: Il problema dell'accesso alla conoscenza. La molteplicità dei fini della comunicazione; gli obiettivi della comunicazione della scienza si moltiplicano. Essa non serve solo ai pubblici ma le istituzioni scientifiche devono sempre più attrezzarsi per attirare capitali privati: devono quindi attivare dinamiche che prima non esistevano e che riguardano la comunicazione. La molteplicità degli attori; l'ecosistema complesso si affolla di attori e non ci sono solo scienziati, politici e giornalisti, ma molti altri attori, come quelli economici. Questo rende più complessa l'interazione tra gli attori e la comunicazione della scienza stessa. L'Accesso alla conoscenza → Si tratta di un problema sia interno che esterno alla scienza. Questa questione tocca prima di tutto gli stessi scienziati e si rivela da vari punti di vista. La conoscenza come bene e il valore della segretezza. Comunitarismo vs proprietà (questione dell'open access). Il digital Divide e la proprietà dei dati (Floridi). Subentrano nuove logiche di mercato come, per esempio, la concentrazione della proprietà delle grandi riviste scientifiche in pochissime mani. Pochi editori controllano il mercato della circolazione delle idee all'interno della comunità scientifica. Questo significa un aumento dei costi delle riviste che ha comportato l'esclusione da parte degli scienziati di comprare le riviste e di accedere alla conoscenza scientifica. Uno dei rimedi è quello dell'open access: decidere che le riviste debbano essere ad accesso aperto. Chi paga i costi della pubblicazione? Non vengono fatti pagare da chi vuole leggere l'articolo ma da chi vuole pubblicarlo. Si cambiano sempre di più le regole economiche della circolazione delle idee scientifiche nel senso che aumentano le spese per pubblicare una ricerca scientifica. Se prima il rischio era l'esclusione di alcuni scienziati dalla circolazione delle idee scientifiche per il costo, adesso parte degli scienziati rischiano di essere esclusi dalla produzione/comunicazione della ricerca scientifica in quanto non possono pubblicarla. Questo problema di accesso ha un suo impatto forte non solo all'interno della comunità ma anche tra la comunità e il pubblico: questo è dato dal digital divide (= il divario digitale che c'è tra chi ha accesso a internet e chi non ce l'ha). Sempre di più oggi la ricerca scientifica passa attraverso le nuove tecnologie dell'informazione della comunicazione: internet. Le riviste sono pubblicate online e la comunicazione della scienza al pubblico viene attraverso siti web, blog, giornali online e quindi il problema di accedere a internet e saperlo usare diventa un problema cruciale, che discrimina chi ha accesso a internet e chi non ce l'ha. 21 Le differenze di accesso alle nuove tecnologie è parte ormai decisiva delle nuove e crescenti disuguaglianze nel mondo ed è sempre più un problema interno ai singoli paesi oltre che tra i paesi. IL MARKETING DELLA CONOSCENZA Gli scienziati imprenditori non si considerano persone che contribuiscono all'avanzamento della conoscenza, né rappresentanti di un interesse pubblico e nemmeno educatori che cercano di trasferire la conoscenza agli studenti; essi sono i creatori e i manager di prodotti di conoscenza. La conoscenza diventa una merce e la comunicazione scientifica diventa marketing, di quelle che sono le tecniche finalizzate a vendere un prodotto. Queste logiche di mercato sono proprie non soltanto dei singoli scienziati ma anche delle istituzioni scientifiche (università, istituti di ricerca...). - Le università-imprese: richieste di finanziamento, spin-off e brevetti - Dal PUS al PUS Inc.: uffici stampa e relazioni pubbliche Tutto questo si affianca ad un'altra logica che entra nell'ambito scientifico: il fatto che le università diventino esse stesse imprese e oltre ad attirare fondi privati il loro obiettivo è quello di produrre utile: vendere la conoscenza e la tecnologia che producono attraverso brevetti e creazione di spin- off (imprese all'interno dell'università che vivono per qualche anno al suo interno e se funzionano si separano dall'università diventano vere e proprie imprese). Gli attori della comunicazione della scienza: Gli scienziati sono usciti da quella che era la torre d'avorio della scienza accademica; istituti scientifici, laboratori e università dove potevano insegnare a fare ricerca in modo autonomo e indipendente dalla società. Oggi sono chiamati ad entrare nell'arena pubblica (agorà), la società in cui incontrano moltissimi altri attori, portatori di interesse, che hanno un ruolo importante nella comunicazione della scienza, in particolare quella pubblica. Ci sono attori della politica, gli scienziati stessi, burocrati, amministratori, imprenditori, operatori dei media come giornalisti e anche vari tipi di pubblico (non tutti i cittadini sono uguali sotto questo punto di vista). =Gli attori si moltiplicano e il modello della comunicazione scientifica non può più essere basato sulla divulgazione. C'è bisogno di un modello che tenga conto di tutte queste trasformazioni e complessità. Quello che gli studiosi hanno proposto è un MODELLO AD ARCIPELAGO. Possiamo immaginare la comunicazione della scienza post-accademica come se fosse un arcipelago: La comunicazione pubblica della scienza è un sistema complesso, costituito da numerosi elementi in rapporto dinamico tra loro mediante infinite connessioni comunicative. Non esiste alcun modello universale di comunicazione pubblica della scienza. Ogni ponte cambia il flusso della comunicazione, ogni ponte è importante anche se variano qualità e intensità dei flussi comunicativi rilevanti. Ogni ponte (flusso comunicativo) può essere diverso 22 ma ogni flusso va tenuto in considerazione = ogni relazione è importante. Vista la molteplicità degli attori, per comprendere la comunicazione della scienza è necessaria sia una visione analitica sia sintetica: bisogna avere sia uno sguardo alle singole isole (attori) e alle relazioni che ciascuno degli attori ha con tutti gli altri sia una visione di tipo sintetico cioè dall'alto dell'arcipelago nella sua complessità. Nel sistema della comunicazione della scienza ci sono molti fenomeni imprevedibili e nuovi che vanno visti con uno sguardo superiore. Lezione 29 ottobre • Immagine pubbliche della scienza • Scienza e cinema • Giornalisti e scienziati IMMAGINI PUBBLICHE DELLA SCIENZA Come viene rappresentata la scienza nella società di oggi. Ci sono alcuni dati che emergono da delle ricerche di tipo sociologico, storico relativo alla comunicazione scientifica che evidenziano che: 1. I media dedicano poco spazio alla scienza, sia i media tradizionali (televisione, giornali, radio) sia i nuovi media. Ci sono altri settori della vita umana e della cultura che hanno molto più spazio, come la politica o lo sport. Questo perché la scienza tradizionalmente è stata percepita come qualcosa di separato, diverso, autonomo e difficilmente comunicabile. 2. Lo spostamento dell'interesse dei media dalle scienze fisiche (periodo post-bellico) alla biomedicina (anni '80): scienza che viene comunicata soprattutto per quelli che sono gli ambiti della medicina, dell'ambiente e delle scienze della vita. 3. Sui media sembra prevalere un'immagine positiva della scienza, come qualcosa che contribuisce al benessere e alla salute della società e ad un interesse collettivo di progresso. 4. La scienza nella letteratura: il Frankenstein di Mary Shelley (1818) ha come protagonista uno scienziato diventato il modello o l'emblema di un certo tipo di scienza. Si parla quindi di scienza anche in modo più implicito e trasversale nella letteratura, nel cinema e in altri ambiti. Le immagini della scienza pubbliche e veicolate dai media come i cinema si sono modificate man mano che si è modificata la scienza stessa e il suo rapporto con la società. Questo vale anche con il rapporto tra giornalisti e scienziati. SCIENZA E CINEMA Michael Crichton è un autore, scrittore e cineasta americano che aveva avuto una formazione scientifica e che in un articolo aveva sottolineato come se gli scienziati accusano i media di travisare e non comprendere il loro lavoro in realtà sono gli scienziati che non capiscono e travisano i media. Crichton dice che ad esempio molto spesso gli scienziati parlano di loro stessi e dei propri colleghi come delle persone in carne ed ossa ma parlano sempre come i portatori di un metodo di conoscere la natura; il cineasta americano dice che in realtà sono persone come le altre, persone umane con tutte le caratteristiche dei non-scienziati; dice anche che la versione della scienza nel 25 L'EXPERTISE SCIENTIFICO DEI NON ESPERTI Emerge un'idea che i portatori di expertise, la nozione di esperto non è più limitata alla figura professionale dello scienziato ma anche i non professionisti della scienza possono contribuire ad accrescere e alimentare il discorso e la pratica scientifica. Questa nuova considerazione è legata a diversi ambiti come ad esempio: - Pazienti malati di AIDS negli anni '80 del '900 : si crearono gruppi e di associazioni di pazienti che spinsero le istituzioni sanitarie a modificare alcuni aspetti della ricerca scientifica ad esempio per quanto attiene alle metodologie dello studio dei farmaci - Internet e la scienza collaborativa: Wikiscience e Citizen - European Citizen Science Association: la scienza di tutti. - Anche località indigene si sono mosse per contrastare la costruzione di dighe, centrali elettriche che rovinavano il loro habitat e hanno impostato la loro battaglia sulla base di costruzione di studi scientifici sull'impatto nocivo e ambientale di tali costruzioni: tutti Esempi di contributi alla conoscenza che nascono dai non esperti. L'idea è quella che facendo partecipare alla conoscenza scientifica, non soltanto alla fruizione, i cittadini e quindi la platea di non esperti si favorisce il tasso di democrazia non soltanto all'interno della scienza ma anche all'interno della società. Non soltanto la conoscenza crea i cittadini ma i cittadini creano conoscenza. Il modello su cui la comunicazione della scienza si era sviluppato e fondato dalla nascita della scienza viene superato da questa trasformazione della nozione di expertise e dal coinvolgimento dei non esperti nel produrre conoscenza. Nasce una NUOVA NOZIONE DI PUBBLICO che non può più essere considerato come un'entità omogenea e passiva ma come una entità eterogenea. Nelle questioni che riguardano scienza e tecnologia i cittadini stessi sono sempre più pronti ad organizzarsi in associazioni e gruppi per condizionare e avere un ruolo decisionale in queste questioni. Essi costituiscono forme specifiche di pubblico con delle proprie conoscenze, interessi e che va coinvolto e fatto collaborare. All'etichetta del public understanding of scienze si è andata a sostituire l'engagement, coinvolgimento del pubblico (non solamente comprensione) e quindi a quella che è un'idea di tipo diffusionista e unidirezionale della comunicazione si sostituisce la nozione di dialogo. Dialogo ed engagement del pubblico nelle questioni di scienza e tecnologia sono le parole d'ordine della comunicazione scientifica di oggi sia dal puto di vista delle istituzioni sia dal punto di vista dei media. = la definizione di pubblico del PUS (entità unica e passiva) entra in crisi; Il pubblico è diversificato, ha proprie conoscenze e va coinvolto nel processo della comunicazione; L'emergere della nozione di dialogo e engagement. IL MODELLO DEL DIALOGO Questo modello del dialogo si sviluppa all'interno di un programma che mira ad affiancare e sostituire il PUS. Si passa dal Public Understanding of Science al programma del Public Engagement in Science and Technology (PEST) due significati fondamentali: Engagement come aspetto della comunicazione e come parte della democrazia comunicativa. Un terzo aspetto è il coinvolgimento di tipo istituzionale. 26 Modello di comunicazione della scienza che si può sviluppare soltanto quando siamo all'interno di regimi democratici e il coinvolgimento del pubblico all'interno delle democrazie partecipative poi si realizza in alcune forme specifiche: il referendum (metodo più tradizione e non esclusivo), consensus conference, focus groups cioè comitati di cittadini che rappresentano vari punti di vista e vengono messi in piedi per risolvere problemi di tipo ambientale e che tengono in considerazione tutti le idee di tutti gli attori, di tute le parti interessate e coinvolte nella questione. All'interno della scienza post-accademica questi strumenti di coinvolgimento dei cittadini e di comunicazione tra esperti e non esperti stanno prendendo sempre più piede e sono un aspetto fondamentale di quella che è la scienza e la comunicazione della scienza nella società odierna. Il coinvolgimento del pubblico all'interno delle democrazie partecipative è un coinvolgimento che si realizza in alcune forme specifiche, una è quella del referendum. In realtà è un istituto che c'è in molte società nella nostra inclusa e c'è da molti anni, per noi c'è almeno dalla nascita della Repubblica Italiana nel secondo dopoguerra dove il referendum è un mezzo di partecipazioni dei cittadini alle scelte politiche e può avere come oggetto anche la scienza. Ci sono altri metodi di coinvolgimento che sono più specifici della scienza come le conferenze di consenso, nate negli Usa come strumenti per valutare da parte degli esperti alcuni aspetti controversie. Nel nord Europa negli anni 90 le conferenze di consenso sono state allargate ai cittadini che sono chiamati a fornire valutazioni e decisioni da sottoporre ai politici su questioni considerate critiche dal punto di vista scientifico, ambientale attraverso il dialogo. Così come ci sono i comitati di cittadini, piccoli gruppi selezionati che rappresentano i punti di vista di gruppi o comunità sotto vari punti di vista. Questi strumenti di coinvolgimento e di dialogo tra esperti e non esperti nella scienza post accademica stanno prendendo sempre più piede e sono un aspetto fondamentale della scienza nella società moderna. Lezione 5 novembre • Le politiche del clima • Riscaldamento globale o cambiamento climatico Tema dei RAPPORTI TRA SCIENZA E POLITICA attraverso un caso concreto: cambiamenti climatici e comunicazione relativa a questo tema. Quello del cambiamento climatico o riscaldamento globale è un tema fondamentale ai giorni nostri e chiama in causa in modo importante la scienza e la tecnologia da molti punti di vista: uno dei questi è perché gli effetti delle attività umane sul clima derivano dalla tecnoscienza. 27 Uno dei processi che hanno portato alla trasformazione delle relazioni tra scienza e società e tra scienza e media sono stati i movimenti ambientalisti negli anni '70 che contestavano la scienza in quanto la consideravano la causa dei problemi ambientali e come un elemento di rafforzamento del potere politico contro cui questi poteri andavano. Le cose sono cambiate oggi perché i movimenti ambientalisti sono antisistema ma non sono anti-scienza: caso Greta Thumberg, una delle più importanti voci ambientaliste degli ultimi anni e che si fa portavoce di un messaggio assolutamente favorevole alla scienza. È un movimento ambientalista che vuole modificare le politiche del clima basandosi sulla scienza, su ciò che gli scienziati dicono. La questione del clima è una questione che coinvolge la tecnoscienza, vista come uno dei fattori responsabili dei cambiamenti, anche perché la scienza è fortemente coinvolta per la conoscenza del clima, dei cambiamenti climatici e ci dà alcune previsioni sulla base delle quali veniamo condotti ad un certo tipo di azioni. Quello che vogliamo analizzare è: la relazione tra ciò che dicono gli scienziati, come la scienza viene comunicata al pubblico e quali sono le intenzioni politiche che stanno dietro questo tipo di comunicazione. Quando si parla di politiche del clima o politiche della scienza dobbiamo avere come riferimento quelle che sono le decisioni che riguardano il controllo e i finanziamenti, la scienza, i progetti da sviluppare, i diritti di proprietà intellettuale e le questioni politiche che dipendono da conoscenze di tipo tecnico e scientifico. CAMBIAMENTI CLIMATICI Perturbazione del sistema climatico. Il riscaldamento globale dell'ultimo secolo. Le principali evidenze scientifiche del riscaldamento globale e i principali impatti. Scenari futuri. La duplice sfida dei cambiamenti climatici: mitigazione e adattamento. I cambiamenti climatici hanno assunto tra le emergenze globali una priorità tale da acquisire progressiva rilevanza nelle agende politiche dei vari paesi. Una rilevanza diretta nella questione climatica nella politica dei vari stati. Quando si parla di cambiamenti climatici si parla di riscaldamento globale ma non solo. 30 Cambiamento climatico e riscaldamento globale Non soltanto i termini veicolano messaggi diversi e producono effetti che possono essere in parti diversi dall'opinione pubblica, ma questi significati e questi messaggi cambiano nel corso del tempo per gli stessi termini. Marco Dotti in un articolo ricostruisce la storia di Frank Luntz, un politologo americano studioso di comunicazione che nel 2000 viene chiamato dal presidente degli stati uniti per aiutarlo su come comunicare in ambito delle questioni ambientali. A Bush interessa minimizzare il problema del riscaldamento globale perché questo significherebbe cambiare le politiche relative all'uso dei combustibili fossili. Chiama Luntz e gli chiede di cambiare e modificare l'agenda politica, cambiare un contesto in cui la questione ambientale non sia più legata al fatto che l'uomo utilizzando i combustibili fossili contribuisce al riscaldamento globale. Luntz sostituisce come termine di riferimento di riscaldamento globale con un termine più neutro, che facesse pensare meno al riscaldamento e al tempo stesso che potesse diminuire l'associazione tra riscaldamento e azione umana. Sostituisce il riscaldamento globale con cambiamento climatico. È di fatto Luntz che all’inizio degli anni 2000 contribuisce a diffondere nel dibattito pubblico e nelle istituzioni questo termine: il cambiamento climatico. Secondo lui questo termine non genera subito timore e non comporta immediatamente l'associazione tra questo fenomeno e l'azione umana. Operazione di tipo politico e comunicativo. La vicenda di Luntz ci mostra quanto siano importanti le parole nella comunicazione in generale, in quella scientifica e quanto le parole portino con sé una costellazione di significato che incide sull'opinione delle persone e quindi sul dibattito. Luntz sosteneva che “Le parole di cui ci serviamo veicolano senso, inquadrano un problema, diffondono visioni del mondo. Aiutano a trovare soluzioni o a non trovarne affatto.” La responsabilità in tema di cambiamento climatico: Più del 55% dei cittadini europei pensano che coloro che devono agire per contrastare il cambiamento climatico devono essere i governi nazionali L'industria per il 51% Le organizzazioni intergovernative (UE) per il 49%. Metà dei cittadini italiani ritiene che il problema climatico si affronti, si contrasti con delle politiche e delle pratiche di tipo economico. Il 36% pensa che la responsabilità sia individuale Il 33% che sia propria delle autorità locali o regionali. 1 su 4 pensa che il cambiamento climatico debba essere contrastato dai gruppi ambientalisti. Di fatto l'immagine che emerge conferma l'importanza della politica per le questioni che riguardano scienza e tecnologia, in questo caso per l'ambiente. Per i cittadini italiani sono decisioni che non dipendono da loro, ma dalla politica e dall'economia. 31 Lezione 11 novembre IL CASO DEI VACCINI • Scienza e democrazia • I bias cognitivi • La scienza è democrazia? Immunità di gregge: si intende quel fenomeno per cui, una volta raggiunto un livello di copertura vaccinale considerato sufficiente all'interno della popolazione, si possono considerare al sicuro anche le persone non vaccinate. Il motivo è chiaro: essere circondati da individui vaccinati e dunque non in grado di trasmettere la malattia è determinante per arrestare la diffusione di una malattia infettiva. La soglia minima dell'immunità di gregge varia a seconda dell’infezione, infatti, i vari patogeni hanno differenti indici di contagiosità. Ma per le infezioni più diffuse, contro cui si vaccina, è possibile considerare al sicuro l'intera popolazione quando almeno il 95% di essa risulta vaccinata. Dal punto di vista della profilassi, il concetto di immunità di gregge non risulta valido per malattie infettive non trasmissibili da uomo a uomo, come per il tetano. I dati della metà del decennio scorso per l'Italia erano inferiori alla soglia del 95% per la maggior parte delle malattie pediatriche per le quali esiste un vaccino. Questo fatto comporta un rischio per i bambini non vaccinati ma per soprattutto per quella parte di bambini che non si possono vaccinare; di fatto l'immunità di gregge è fondamentale per proteggere i bambini che non possono essere vaccinati perché sono allergici o perché hanno delle patologie tali per cui non è possibile vaccinarli per il pericolo che correrebbero. Se tutti gli altri bambini si vaccinassero anche quelli non vaccinati verrebbero protetti dal fenomeno dell'immunità. La situazione che si è venuta a creare in Italia ha spinto le autorità sanitarie a cominciare delle campagne di promozione della vaccinazione pediatrica che inizialmente non hanno dato dei grandi risultati. Nel 2017 il governo in articolare il ministero della salute italiano decise di rendere la vaccinazione pediatrica di un certo numero di malattie infantili obbligatoria. Introdusse una normativa per cui chi non vaccinava il figlio/a era a rischio di vedersi vietato l'accesso alle scuole. Questo ha causato una grande polemica e un grande dibattito ma la decisione ha prodotto la risalita della copertura vaccinale in Italia superando i valori soglia del 95%. La risoluzione di questa questione del vaccinare i propri figli è avvenuta non tanto attraverso meccanismi di comunicazione e persuasione ma attraverso un meccanismo coercitivo, una serie di sanzioni nel caso in cui i genitori non avessero deciso di vaccinare i figli. 32 Uno dei dati che ci interessa di questo caso è un cambio, un mutamento nell'opinione degli italiani rispetto alla vaccinazione pediatrica che è avvenuta in questo periodo, diminuisce la percentuale di bambini vaccinati, le istituzioni sanitarie cominciano a premere e questa pressione mediatica non funziona, si produce l'obbligo e in seguito all'obbligo c'è la risposta da parte della popolazione e la percentuale risale. Com'è cambiata l'opinione degli italiani? Dopo varie ricerche dell'Observa che ha compiuto varie rilevazioni sull'opinione dell'italiani in diversi anni: 2015 (prima dell'introduzione dell'obbligo), 2017 (poco dopo l'introduzione), 2018 (dopo introduzione obbligo). I risultati della ricerca sono interessanti: nel corso di questi 3 anni la percentuale di italiani che è favorevole all'obbligatorietà di tutte le vaccinazioni è passata dal 23% del 2015 al 54,2% del 2018, in modo proporzionale è diminuita la percentuale delle persone che pensano che nessuna vaccinazione debba essere obbligatoria (dal 18,6% al 4%) così come è scesa la percentuale di chi pensa che solo un numero molto limitato di vaccinazioni dovrebbero essere obbligatorie. Sostanzialmente in questi anni è cresciuto il consenso rispetto alla vaccinazione grazie a due fattori: un grande dibattito pubblico e molte campagne di promozione da parte delle istituzioni sanitarie ma anche l'introduzione di una norma giuridica che regoli questa materia. Altrettanto significativi sono le opinioni sui vaccini espresse nel 2018: il 49,4% della popolazione italiana ritiene che sia giusto vaccinare bambini per non mettere a rischio la salute di altri. Rimane però un 6% della popolazione che pensa che i vaccini siano inutili e che servano soltanto ad arricchire le industrie farmaceutiche (complotto). Altro elemento rilevante è l'analisi delle categorie sociali dei rispondenti favorevoli e dei contrari alla vaccinazione; potremmo pensare che i più favorevoli siano la parte di popolazione più colta, più giovane e con un'istruzione più elevata ma in realtà i ricercatori affermano che i favorevoli a rendere obbligatorie tutte le vaccinazioni sono i più anziani, i meno esposti alla scienza attraverso i media e i meno alfabetizzati alla scienza. Raggiungono quasi l'80% tra coloro che hanno un basso titolo di studio, mentre soprattutto tra laureati e più alfabetizzati alla scienza si riscontra la percentuale più alta di cittadini che ritiene che debbano essere obbligatorie solo alcune vaccinazioni. = questo significa che l'equazione che abbiamo visto essere alla base del PUS, cioè l'idea per cui più le persone sanno di scienza e più sono favorevoli a ciò che la scienza dice, in questo caso riguardo alle vaccinazioni, in realtà non funziona: in questo caso i più favorevoli sono i meno alfabetizzati alla scienza. Questo è interessante per mettere in discussione il modello del pus e per mettere in luce quella che è una necessità rappresentata sempre di più nella società di oggi:tenere in considerazione quelle che sono le conoscenze, gli interessi e gli atteggiamenti delle varie categorie di popolazione per raggiungere una comunicazione efficace. Cosa funziona allora nell'ambito della comunicazione dei vaccini? Gli studiosi, rispetto al campo dei vaccini, hanno visto che in realtà ciò che condiziona molto l'accettazione o meno dei vaccini non sono tanto e solo le ragioni scientifiche ma emozioni, in particolare la paura, le opinioni politiche e i cosiddetti Bias cognitivi: schemi mentali che tutti noi abbiamo e che influenzano in modo rilevante le nostre relazioni rispetto alla conoscenza e i nostri 35 Nell'altro caso gli scienziati entrano a far parte della sfera politica, diventano attori politici per influenzare l'opinione pubblica e le decisioni politiche nei temi che stanno a cuore agli scienziati. Un esempio è il referendum svoltosi in Svizzera nel 1998 sulle biotecnologie: agli inizi degli anni '90 una serie di organizzazioni non governative lanciarono una campagna pubblica contro l'uso degli organismi geneticamente modificati sia per quanto concerne l'agricoltura sia per la zootecnia. Questa campagna diede come risultato la raccolta di oltre 100.00 mila per un referendum che voleva la proibizione di poter avere dei brevetti su organismi geneticamente modificati e della produzione, sull'acquisto e sulla consegna di animali geneticamente modificati. Questo mise in allarme gli scienziati perché metteva a rischio la possibilità di fare ricerca, che oggi richiede sempre di più libertà di manipolare il genoma di piante e animali. Gli scienziati non si limitarono a dare la loro opinione ai politici e sui media ma si organizzarono come una parte politica vera e propria, scendendo in pizza, manifestando e prendendo parte al dibattito politico. Il risultato in parte dovuto al ruolo degli scienziati fu che al referendum il 70% dei votanti si espresse contro la proposta di divieto all'uso di organismi geneticamente modificati. Una grande vittoria e un grande modello che seguirono altri paesi europei come l'Italia. Gli scienziati quindi in questa società odierna in cui la scienza non può più rimanere nella sua torre d'avorio devono partecipare al dibattito pubblico e politico come esperti e come attori. Quali sono i limiti entro cui gli scienziati devono e dovrebbero essere riconosciuti come tali, indipendenti dalle opinioni politiche rappresentate in certe situazioni. I rischi connessi alle situazioni in cui gli scienziati vengono coinvolti o si coinvolgono sono rivelati dal caso del terremoto dell'Aquila, vicenda che a che fare con una terribile gestione della comunicazione, non solo dalla parte delle autorità politiche ma anche degli scienziati chiamati ad esprimere la loro opinione dalla quale poi amministratori e politici avrebbero dovuto prendere delle decisioni. L'ambito entro il quale si situa il caso dell'Aquila è quello della COMUNICAZIONE DEL RISCHIO: situazioni di incertezza in cui le conoscenze scientifiche non sono consolidate come in altri ambiti e in cui non ci si può basare in modo univoco su dati di fatto scientifici e questo genera ulteriore complessità.Tipo di comunicazione sempre più presente e sempre più importante nella comunicazione della scienza di oggi; sono i rischi ambientali come terremoti, sono rischi per la salute come nel caso delle epidemie, rischi che riguardano fonti inquinanti. Tutto ciò che riguarda delle situazioni di possibile danno per le persone o per le cose. Il PERICOLO è una proprietà, o una qualità, o una modalità dannosa propria di una macchina, di un'attrezzatura di lavoro, di una sostanza, di una mansione lavorativa o dell'ambiente in cui si opera, per esempio un vulcano che erutta. Il RISCHIO (per l'uomo o per l'ambiente) è la situazione che si manifesta quando vi è contemporaneamente presenza di un pericolo e di qualcuno o qualcosa (uomo, bene patrimoniale o ambiente naturale) esposto ad esso. Il concetto di rischio riguarda quindi la probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente. Non è il pericolo in quanto tale che può provocare un danno ai lavoratori, al patrimonio o all'ambiente, ma l'esposizione al pericolo, cioè al rischio. A determinare il grado del rischio concorre sia il pericolo ma anche le condizioni di esposizione al pericolo. 36 Nel marzo 2009 nella zona dell'Aquila in Abruzzo si verificarono una serie di scosse di magnitudine varia ma abbastanza rilevante generando paura e preoccupazione che quasi ogni giorno avvertiva delle scosse nelle proprie abitazione e luoghi di lavoro. Questa paura e preoccupazione che in alcuni casi ha generato allontanamento spinge le autorità, in particolare la protezione civile, a intervenire e riunire all'Aquila l'organismo tecnico e scientifico deputato a valutare il rischio in circostanze come queste. È un organismo che si chiama commissione grandi rischi, tutt'ora esistente, che al tempo era costituita da una serie di scienziati. Si riunirono il 31 marzo e rilasciarono una serie di dichiarazioni che mirano a tranquillizzare e rassicurare la popolazione. La comunità scientifica afferma che non c'è pericolo, questa vicenda insegna che bisogna convivere con territori a rischio sismico e mantenere uno stato di attenzione senza avere ansia. L'organismo politico che deve indicare ai cittadini cosa fare si fonda sull'opinione degli esperti, degli scienziati per rassicurare le persone e invitandole a fare attenzione ma senza particolare situazione. Una settimana dopo il 6 aprile una scossa di magnitudo 6.6 colpisce l'Aquila e produce 309 morte, 1500 feriti, decide di migliaia di sfollati, rade al suolo interi paesi e mezza città dell'Aquila. Questa vicenda ha avuto un seguito giudiziario; poco dopo il terremoto un gruppo di cittadini, parenti di alcune delle vittime del terremoto, denunciano i membri ella commissione grandi rischi e i vertici della protezione civile accusandoli di aver provocato la morte dei loro cari fornendo informazioni rassicuranti e invitandoli a rimanere all'Aquila. Il 22 ottobre 2012 la corte d'Assise condanna tutti i membri della commissione grandi rischi a 6 anni per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, accusati di aver ucciso delle persone. Accusa assolutamente fuori dall'abituale che fece enorme scalpore in tutto il mondo generando delle reazioni da parte della comunità scientifica mondiale particolarmente violente. Ciò in cui gli scienziati hanno sbagliato è stata la comunicazione del rischio, non il fatto di non aver saputo prevedere il terremoto. Durante il processo di secondo grado il 10 novembre 2014 il tribunale cancella le sentenze di colpevolezza e i cittadini dell'Aquila insorgono contro gli scienziati e la loro assoluzione. Si apre uno scontro acceso tra cittadini, politica e scienziati. La «lezione» dell’Aquila e la comunicazione del rischio "L'aspetto forse più interessante nella comunicazione del rischio è proprio l'aver capito che, senza una partecipazione attiva e consapevole di tutti gli attori coinvolti, non è possibile fare prevenzione o gestire un'emergenza in modo efficace, mentre è più facile che nascano controversie sulla gestione del rischio stesso. La compartecipazione è quindi diventata una parte fondamentale della comunicazione del rischio, anche se nella pratica quotidiana ha un'evoluzione necessariamente graduale. Rappresenta un aspetto legato al cambiamento del rapporto tra scienza e società: le indicazioni date dall'alto su come comportarsi nella prevenzione o nell'emergenza non possono funzionare se, oltre a essere spiegate e comprese, non sono anche condivise". Giancarlo Sturloni. 37 «Penso che per progredire nel difficilissimo compito della comunicazione del rischio, oltre che puntare il dito nella direzione della gente che non capisce e dei mass media che distorcono, si debba guardare anche alle dinamiche intra- e inter-organizzative degli enti istituzionalmente preposti a compiti di protezione civile a livello sia centrale sia locale (inclusi i loro organi di consulenza), cercando di comprendere quali siano i meccanismi, i presupposti e le motivazioni che possono rivelarsi tragicamente controproducenti» Bruna De Marchi. Lezione 18 novembre • Internet e la disinformazione scientifica • La comunicazione del Covid-19 • Istituzioni ed esperti • Autorevolezza e fiducia INTERNET E LE FAKE NEWS *Fake news*: locuzione inglese (letteralmente notizie false), entrata in uso nel primo decennio del XXI secolo per designare un'informazione in parte o del tutto non corrispondente al vero, divulgata intenzionalmente o intenzionalmente attraverso il web, i media o le tecnologie digitali di comunicazione, e caratterizzata da un'apparente plausibilità, quest'ultima alimentata da un sistema distorto di aspettative dell'opinione pubblica e da un'amplificazione dei pregiudizi che ne sono alla base, ciò che ne agevola la condivisione e la diffusione pur in assenza di una verifica delle fonti. Una fake news in campo scientifico e negli altri campi è una notizia o un’informazione non verificata, che viene divulgata, fatta circolare e diffusa attraverso internet in modo intenzionale, con un obiettivo, oppure non intenzionalmente. Definizione complessa, non solo una notizia falsa che qualcuno mette in rete. In campo scientifico lo diventa ancora di più quando si analizza singole notizie che hanno delle caratteristiche diverse che devono essere trattate in modo delicato. Esempio “Fare gargarismi con la candeggina, assumere acido acetico o steroidi, utilizzare oli essenziali e acqua salata protegge dall'infezione del nuovo coronavirus.” Notizia falsa che viene diffusa - Le nuove tecnologie digitali contribuiscono ad assottigliare il confine tra scienza e pseudoscienze. Infodemia: circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. (www.treccani.it/vocabolario)
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