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Analisi semiotica e narratologia in un testo narrativo, Appunti di Semiotica

Una introduzione alla semiotica e narratologia, con un focus particolare sul tema del tempo, prospettiva e focalizzazione in un testo narrativo. le categorizzazioni di Aarne-Thompson, la creatività narrativa, la classificazione di Algirdas J. Greimas e la struttura narrativa secondo Genette. Vengono inoltre esplorate le categorie del tempo, prospettiva e focalizzazione, con un focus sui concetti di ordine, durata e frequenza.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 04/01/2022

Alessia53737830
Alessia53737830 🇮🇹

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Scarica Analisi semiotica e narratologia in un testo narrativo e più Appunti in PDF di Semiotica solo su Docsity! YO: W 52 -Scienza che studia i sistemi di segni attraverso i quali avviene la comunicazione Si sono sempre studiati i segni ma è nata come disciplina verso la fine del 1800 e inizio 1900 grazie a Saussure e Pierce Saussure: La lingua è un sistema di segni che esprimono idee che sono confrontabili con la scrittura, con l’alfabeto sordo-muto, con i riti simbolici...(Semiologia) Pierce: Semiotica è la disciplina della natura essenziale e delle varietà fondamentali di ogni possibile semiosi -> processo in cui qualcosa assume funzione di segno Nel linguaggio quotidiano il segno è usato per vari motivi, ma hanno in comune il fatto che ci sia qualcosa di percepibile che sostituisce ciò che non è percepibile, c’è sempre qualcosa che sta al posto di qualcos’ altro Es. Se vedo un segno delle zampe di una volpe vuol dire che è passata di li ma non c’è in quel momento. Relazione di rinvio: Rapporto tra qualcosa che sostituisce qualcos’altro Per Saussure il rapporto tra significato e significante no esiste naturalmente , ma è motivato culturalmente è quindi una convenzione sociale (la semiotica studia queste convenzioni) Per Pierce invece non c’è una convenzione ma un processo di ragionamento da parte dell’interprete Es. Se c’è un paziente con la faccia rossa il dottore (interprete) fa dei ragionamenti che lo porta a ricostruire la causa del segno e successivamente stabilirà un nesso tra segno e significato. > Punto di incontro di queste due teorie è il fatto che prima o poi diventano regole I racconti si possono considerare segni complessi che seguono delle regole della narratività Caratteristica tipica solo degli esseri umani oltre a parlare e ridere è che raccontano storie, da sempre Roland Barthes invita vari scrittori (tra cui Umberto Eco) dove raccoglie tutte le regole per scrivere Anche quando non sembra un racconto c’è sempre alla base una regola narrativa, per esempio quando un uomo cerca di dare un senso logico a qualcosa che gli è capitato. Senza segno non saremmo in grado di sopravvivere, la semiosfera (spazio nel quale esistono i segni) ci permette di adattarci all'ambiente in cui viviamo, aiutandoci a rendere più prevedibile ciò che ci circonda Appena capita qualcosa che assomiglia a qualcosa che abbiamo già visto sappiamo come comportarci. La logica del racconto è fondata su: POST HOC ERGO PROPTER HOC (dopo ciò e quindi a causa di ciò) Es. Il re morì e morì la regina Ci viene da pensare che la regina sia morta di dolore per la morte del re La nostra mente tende ad interpretare la successione come causalità Effetto KuleSov: montaggio in cui un attore con un espressione fraintendibile viene associato ad immagini diverse e la sua espressione viene interpretata in base ad esse. Teoria del fumetto: tra gli spazi bianchi tra le vignette(closure) avviene l’immaginazione Questo può portare a dei fraintendimenti Il pensiero narrativo-> Jerome Bruner Allora ricopre funzioni diverse: o Sexalloray o Ilremorì, allora morì anche la regina Tipi generali -> concetti astratti Occorenze generali-> eventi singoli Concatenazione di eventi-> occorenze -Un testo è narrativo se collega eventi (occorenze) e non dei tipi generali Tipi: categoria generale di oggetti o eventi. Occorenze: oggetti o eventi singoli, particolari, irripetibili. Fabula(story):sequenza cronologicamente e logicamente ordinata di eventi Intreccio(plot):Sequenza di eventi così come viene raccontato Il pensiero narrativo crea collegamenti e modi di interpretare Es. collegamenti di casi come in giurisprudenza SOGGETTI ANTROPOMORFI In un brano narrativo è sempre presente un soggetto che desidera raggiungere un obbiettivo Agency:capacità di raggiungere un qualcosa, un obbiettivo Bruner dice: La narratività si occupa delle vicissitudini! delle intenzioni umani? 1. Deve accadere qualcosa di “straordinario”(non banale), ci vuole un elemento di peripezia che sconvolge la storia 2. Ci sono delle azioni stereotipate, strutture di date impresse nella memoria, condivise socialmente e culturalmente( basta una cosa che attiva le altre) es. le azioni che si fanno in un supermercato. Le possiamo apprendere anche attraverso atti comunicativi e narrativi (es. duello) -Spesso arriviamo anche a chiederci come ci si deve comportare in certe situazioni non possibili (es.Rivolta di zombi) -Ci chiediamo pure gli errori che possiamo commettere (addomesticare l’imprevisto) ANIMISMO Tendenze umana ad attribuire stati mentali ad oggetti inanimati Es. esperimento Heider-Simmel con triangoli e cerchi che sembra creeino una storia CARATTERISTICHE DELLA NARRAZIONE 1)La narratività è una costante del pensiero e della comunicazione umana. 2) La logica del racconto è fondata su: Post Hoc Ergo Propter Hoc. 3)La logica del racconto pervade la nostra esperienza del mondo insieme alla tendenza ad antropomorfizzare tipica degli esseri umani 4)C’è qualcuno che fa qualcosa per conseguire uno scopo che è spesso difficile da raggiungere per via di ostacoli -Peripezia:insieme delle azioni che il soggetto compie per superare gli ostacoli -Progetto: unità neuropsiclinica elementare che presiede la comprensione delle azioni Bremond dice: Ogni racconto consiste in un discorso che integra una successione di eventi d’interesse umano nell’unità di una stessa azione 1)Dove non c’è successione c’è una descrizione, una deduzione (es. l’uomo è mortale), effusione lirica(si evocano stati emotivi) gruppo di nomi quello estraneo e loro esclusero quello legato alla situazione). Altra caratteristica: mancanza di introspezione: non sapevano descriversi Caratteristiche della fiaba in base alla logica delle azioni: Approfondite maggiormante da Vladimir Propp, secondo lui non è possibile capire veramente l’origine delle fiabe se prima non si è descritta la fiaba stessa. Al di sotto della varietà degli intrecci fiabeschi è possibile trovare una struttura comune a tutte le fiabe di magia Tre cose possiamo notare quando studiamo un fenomeno: 1. La stuttura del fenomeno 2. L’evoluzione e come si è trasformato nel tempo 3. L’origine del fenomeno > Si puo parlare dell’origine di qualsiasi fenomeno solo dopo che questo è stato descritto (assomiglia alla polemica di Sassoure in linguistica che diceva che lo studio sincronico precede quello diacronico) Non è a livello dell’intreccio che bisogna cercare la costanza delle fiabe ma a livello primario e minimo: le Funzioni narrative(chiamate così da Propp): 1. Il re dò ed un suo proae un'aquile. L'aquila lo porta in -L’azione di un personaggio determinata dal punto di vista del suo un altro regno. significato per l'andamento della narrazione. Sono azioni semplici (es lotta E medi miao Il cavallo lo porta in tra eroe e antagonista, fornitura dell’oggetto magico...)che hanno una 3. Lo stregone dò a Ivan uno barchette. Lo barchetta lo porta in un altro regno. funzione analoga, servono soltanto a far andare avanti la narrazione, non c’è un attaccamento emotivo e si ripetono nelle fiabe (Propp analizza quelle russe in quanto lui stesso era Russo) la del re dò a Ivan un anello. | giovani evocati lo portano in un altro regno. Cambiano i nomi e i personaggi, ma le azioni compiute sono sempre le stesse (Conseguimento del mezzo magico e Trasferimento nello spazio) Il trasferimento del mezzo magico è funzionale al trasferimento nello spazio Ci sono 31 funzioni narrative secondo Propp i-Situazione iniziale: che verrà turbata da una azione successiva e-Allontanamento: gli avvenimenti non avvengono mai a casa, c’è bisogno di un llontanamento come la morte dei genitori o allontanamento di un giovane k-divieto q-infrazione (queste ultime due sono collegate) v-investigazione : l'antagonista approccia con la vittima w-Delazione. L’antagonista riceve informazioni dalla sua vittima (ultime due sempre collegate f-tranello :l’antagonista muta e inganna l’eroe y-connivenza: l’eroe si lascia convincere dall’antagonista Questi con le lettere minuscolo vanno sempre di pari passo enon sono isolate, mentre le prossime che sono maiuscole sono isolate X-danneggiamento:l’antagonista arreca dei danni all’eroe x-:mancanza :in alternativa a X Y-mediazione: la mancanza viene resa nota W-inizio della reazione: l’eroe decide di agire per la mancanza D-prima funzione del donatore che mette alla prova l’eroe (es indovinelli) Z-conseguimento del mezzo magico( se supera la prova) ( puo essere anche un’indicazione per arrivare al punto clue) L-lotta M-marchiatura V-vittoria Rm-rimozione della sciagura o della mancanza *ritorno:solitamente compiuto nella stessaforma dell’andata F-pretese infondate :un falso Eroeche si finge un eroe e avanza pretese infondate C-compito difficile: per smascherare il falso eroe A-adempimiento del compito da parte dell’eroe I-identificazione eroe S-mascheramento anti eroe n-nozze Propp identifica 4 principi fondamentali 1. Gli elementi costanti sono le funzioni dei personaggi indipendentemente dall’identità dell’esecutore e dal modo di esecuzione 2. Il numero di funzioni che compaiono nella fiaba di magia russa è limitato a 31:la funzione deve essere definita tenendo conto della sua collocazione nella narrazione (es. il matrimonio diventa funzione nozze solo se si trova alla fine del raccondo, altrimenti no) 3. La successione delle funzioni è sempre identica. Ciò non significa che ogni fiaba debba presentare tutte le funzioni, ma che l’ordine delle funzioni rimane costante 4. Tutte le fiabe di magia hanno una struttura monotipica(hanno una stessa struttura che coincide con “la lotta di ivan contrago”), mentre le diverse combinazioni (che realizzano solo una parte delle virtualità dello schema narrativo) non sono che dei sottotipi della struttura fondamentale. Dopo l’analisi in funzioni sussiste del materiale residuo che non corrisponde a nessuna funzione: Propp li chiama raccordi e motivazioni -I raccordi servono a stabilire un rapporto immediato tra due personaggi o tra un personaggio e un oggetto, sono le informazioni che il personaggio nuovo che entra in scena deve possedere per sapere cosa è successo finora.(Nella fiaba popolare raramente ci sono) -Le motivazioni esplicitamente formulate non sono tipiche della fiaba(sono formazioni secondarie). Per la maggior parte gli atti dei personaggi nel corso della fiaba sono naturalmente giustificati dallo svoglimento della vicenda e solo il danneggiamento, come prima funzione fondamentale della fiaba, esige una motivazione particolare, generalmente non viene fornita alcuna motivazione degli antagonisti. Propp ha analizzato la fiaba per capire le origini di essa Siccome possiamo ricondurre la fiaba ad una monotipicità e questo ricopre un ruolo importante per capirne le origini. L’ipotesi che le fiabe abbiano una struttura simile in tutto il mondo non significa necessariamente che abbiano un origine geograficamente comune (non sono nate tutte nello stesso luogo) ma secondo lui significa che c’è un fondamento psicologico alla base. Secondo Propp l’origine popolare delle fiabe va cercata nei riti di passaggio pressso le comunità di cacciatori. Al trapasso nella società agricola si passa dai riti religioni con i miti che li accompagnavano a delle fiabe Questa teoria spiegherebbe i passaggi che non riusciamo a capire culturalmente. Ci sono infatti delle somiglianze tra il riti di iniziazione e la fiaba Es. l’allontanamento del ragazzo è necessario affinchè avvenga il rito e si rifugia nella foresta L’idea di base della narraologia successiva è che la struttura narrativa della fiaba riflette un modo tipicamente umano di dare un senso al mondo e all’esperienza. -Sempre Propp nota come ci siano figure ricorrenti e cerca di capire se c’è una struttura costante nella costruzione dei personaggi. Molte delle azioni che lui ha elencato si riuniscono nelle SFERE D’AZIONE che sono i ruoli dei personaggi spogliati di tutte le caratteristiche che li rendono unici in una fiaba Per Propp le sfere sono sette: 1. Sfera dell’antagonista (funzione del danneggiamento, della lotta, della persecuzione) 2. Sfera del Donatore(funzione della trasmissione del mezzo magico) 3. Sfera dell’Aiutante(è il mezzo magico, funzione rimozione della sciagura, salvataggio dalla persecuzione, adempimento del compito difficile,trasferimento nello spazio, trrasfigurazione dell’eroe) 4. Sfera della Principessa e del re suo padre Sfera del Mandante(funzione di invio) 6. Sfera dell’Eroe(funzione della lotta, partenza alla ricerca, reazione alle richieste del donatore, le noza 7. Sfera del Falso eroe pl Ognuna di queste porta con sé delle azioni narrative Il problema di questo modello è che legato alle fiabe russe e non funziona per tutti ma è molto limitato e non è possibile applicarlo ad altri testi narrativi. Per applicarlo ad altri testi dobbiamo renderlo più astratto eliminando delle cose specifiche che lo rendono tipico della fiaba (es eliminando la principessa e il re) Lo fece Algîrdas J. Greimas Definizione di testo narrativo secondo Algirdas: due percorsi narrativi, quello del soggetto e dell’antisoggetto, si svolgono in due direzioni opposte, ma sono caratterizzate dal fatto che i due soggetti mirano ad uno stesso oggetto di valore( o ce l’ha uno o l’altro). Sono due percorsi narrativi complementari e opposti che mirano allo stesso oggetto -> si sviluppa così uno schema narrativo elementare, fondato sulla struttura polemica. I ruoli attanziali ASSE DELLA COMUNCAZIONE Destirante Oasetto Destintaio ASSE DEL DESTOGRIO Altan Soggetto Opponente ASSEDEL POTERE La struttura dei ruoli attanziali in sostituzione delle sfere d’azione, sono ruoli sintattici spogliati di qualsiasi specificità tematica Sono 6 OGGETTO E SOGGETTO -Sull’asse del desiderio: sono ruoli interdefiniti, non c’è uno senza l’altro. Il soggetto si definisce come colui che desidera l'oggetto e l'oggetto è definito come colui che viene desiderato. L’oggetto viene investito da un valore che lo rende desiderabile e puo essere positivo o negativo Es il lupo desidera attivamente di mangiare cappuccetto rosso. L’oggetto è investito di un valore positivo. Ma puo essere che un soggetto voglia liberarsi di un oggetto (es un malato che vuole guarire, l’oggetto di valore ha un valore negativo). Il programma nattativo è tutto cio che un soggetto fa allo scopo di unirsi con l’oggetto di valore. Per ogni programma narrativo del soggetto esiste un programma narrativo dell’ antisoggeto che si contengono lo stesso oggetto di valore Racconto: il significante, enunciato, discorso o testo narrativo stesso, il modo in cui la fabula viene raccontata, montata insieme attraverso tutti gli accorgimenti dei punti di vista ecc... Narrazione:l’atto narrativo produttore e per estensione l’insieme della situazione reale o fittizia in cui esso si colloca > Bisogna tener conto che questi livelli sono tre distinti e capire come interagiscono tra loro Storia e narrazione esistono solo per l'intermediario del racconto ma viceversa, il racconto, o il discorso narrativo, può essere tale - in quanto si narra una storia, in mancanza di ciò(come per esempio l’etica di Spinoza) non sarebbe narrativo -in quanto è proferito da qualcuno in mancanza di ciò(per esempio una collezione di documento archeologici) esso non sarebbe un discorso. -in quanto narrativo, esso vive del suo rapporto con la storia raccontata; -in quanto discorso, vive del suo rapporto con la narrazione che lo proferisce. Per noi l’analisi del discorso narrativo sarà quindi essenzialmente lo studio delle relazioni fra racconto e storia, fra racconto e narrazione, fra storia e narrazione(in quanto entrsìambe si iscrivono nel discorso del racconto) Secondo Genette possiamo considerare un racconto come un estensione del verbo -Potremmo ricondurre tutto un racconto a un verbo, seppure semplificando molto il testo Es. Odissea -> Ulisse torna a Itaca (tornarer implica un allontanamento) Pinocchio-> Pinocchio diventa un bambino vero(Diventa, vuol dire che prima era qualcos’altro) Quindi per analizzare un verbo teniamo conto categorie grammaticali del verbo: Tempo Modo e Voce, come li usiamo con il verbo lo possiamo fare con il racconto (dato che secondo Genette sono “la stessa cosa”) Tempo: riguarda le relazione temporali tra storia e racconto (ordine, durata frequenza) Modo:Punto di vista attraverso quale il racconto considera la storia ( distanza e prospettiva) Voce: il rapporto che l’istanza della narrazione intrattiene con la storia e con il racconto(tempo della narrazione, livelli narrativi, persona) Genette suddivide la categoria del tempo in altre tre sottocategorie: a. Ordine: discordanze tra ordine della storia e ordine del racconto b. Durata: effetti di ritmo c. Frequenza: Relazioni di ripetizione tra racconto e storia a. ORDINE Riguarda le ANACRONIE: forme di discordanza tra ordine della storia e ordine del racconto Possono essere: -Analessi: flashback o retrospezioni(salti temporali in indietro) -Prolessi: flashforward o anticipazioni (salti temporali in avanti) [Esterne ] [analessi Eteradiegetiche imerne ] E Omodiegetiche = Ripetitive Esterne: la durata del flashback rimane comunque precedente al racconto primo, alla storia in cui si innesta alla storia Interne: La fine del flashback coincide con il racconto in cui è stata inserita Eterodiegetiche: il flashback non interferisce con la storia prima Omodiegetieche: potrebbero coincidere con il racconto primo Completive: Es Poirot che fa il riassunto di tutto l'omicidio e di cosa è successo Ripetitive: eventi nel passato che sono già stati raccontati ma in modo diverso Es. How i met your mother in cui raccontano gli episodi passati in maniera diversa, aggiungendo delle cose, cambiando le prospettive di chi racconta ecc... Le prolessi possono essere come le analessi: esterne(sequel) o interne(pre-annunci) Eterodiegetiche(che cosa succedera al personaggio dopo che sara uscito di scena) Omodiegetiche, completive e ripetitive b. DURATA Rapporto fra la durata degli avvenimenti della storia e la pseudo-durata del racconto In caso di un testo scritto consideriamo come pseudo-durata il numero di righe impiegate per raccontare un pezzo di storia. Se consideriamo un racconto isocrono( ritmo costante) Genette vuole guardare se ci sono dei rallentamente o delle accelerazioni (anisocronie o effetti di ritmo) [TS=tempo storia; TR=tempo racconto] -Pausa Ts=0, TR=n (es decrizioni, commenti) -Scena: ipotetico tempo 0 (es. dialogo, il tempo della storia grossomodo coincide con il tempo del racconto) TR=Ts (isocrono) -Sommario:TS>TR(Es riassunti) -Ellissi: TS=n, TR=0 (es. “dieci anni dopo...”) c. FREQUENZA Relazioni di ripetizione fra racconto e storia: ® Racconto singolativo: raccontare una sola volta ciò che si è verificato una volta sola (o raccontare x volte ciò che si è verificato x volte) ® Raccontoripetitivo: raccontare x volte ciò che si è verificato una volta sola, ad esempio variando punti di vista @ Raccontoiterativo: raccontare una volta ciò che si è svolto x volte ( es per molto tempo sono andata a dormire presto...ecc)* *Proust fa ampio uso di questa forma di raconto, talvolta presentando come iterative scene che data la ricchezza dei particolari descritti non potevano essere considerate come tale tutti gli esempi che fa Genette li prende da Proust e li “testa” su di lui L’uso dello pseudo iterativo, caratteristica tipica di Proust che rende particolare il suo stile narrativo. Questa tecnica confonde il lettore perchè il lettore non capisce se è singolativo o iterativo ed è tipico di un certo tipo di letteratura ma anche dell’uso dell’imperfetto Eco ne parla cosi: [L’imperfetto è un tempo molto interessante perchè è durativo e iterativo. In quanto durativo ci dice che qualcosa stava accadendo nel passato, ma non in un momento preciso, e non si sa quando l’azione sia iniziata e quando finisca. In quanto iterativo ci autorizza a pensare che quella azione si sia ripetuta molte volte. Ma non è mai certo quando sia iterativo, quando sia durativo, e quando sia entrambe le cose .[...] A causa di questa sua ambiguità temporale l’imperfetto è il tempo in cui si raccontano i sogni, o gli incubi. Ed è il tempo delle fiabe.] -MODO Si distingue in distanza e prospettiva -distanza : distanza narrativa in cui vengono raccontate le cose( es. la prospettiva che hanno i vari personaggi della storia, tipo in una battaglia raccontata da un soldato avremo un immagine caotica e in prima persona della guerra, mentre un generale dall’alto del castello ci da una visione più completa della situazione, delle strategie ecc..) «prospettiva: da chi viene raccontata la storia e si divide in tre focalizzazioni( l’entrare nella mente del personaggio e capime i pensieri) Focalizzazione zero: il racconto è narrato da ogni punto di vista, non ci sono limitazioni, e chi legge ha la facoltà di entrare nella mente di ogni personaggio Focalizzazione interna: abbiamo un solo putno di vista, * fagllzzzzone nero: Ae Forma pi redizionale, quela entriamo nella mente di un solo personaggio: fissa (il Pre ae cela erp di ooo punto dista che personaggio è sempre quello) variabile( per una parte del Sei persenoso racconto la prospettiva è su un solo personaggio, poi * focalizzazione interna: coincide cen il pdv di uno (o oa , . x pi) de. personoggr, anche sel focalizzatore 101 cambia e rimane su un’altro) multipla (lo stesso episodio coincide necessarmmente i narratore raccontato da tutti i personaggi uno alla volta) CORE I Focalizzazione esterna: Scena descritta dall’esterno, senza ji peneseri separazioni che si entri nella testa dei personaggi (spesso usato in Hemingway o nei testi veristi di Verga [ma in realtà di accorgiamo che non è completamente esterna la focalizzazione per questo non dobbiamo fare una distinzione netta tra le tre focalizzazioni ma quando leggiamo un racconto ci accorgiamo di quella più preponderante] Prospettiva > fintorna faero ti esterna Parallissi: dire di meno di ciò che la focalizzazione preverrebbe. Parallessi: dire di più di ciò che la focalizzazione preverrebbe. Per Beniste la lingua è un sistema astratto che diventa qualche cosa di concreto nel momento in cui viene convertito in atti di discorso da qualcuno, in cui prende la parola e sfrutta le categorie astratte della lingua e le rende concrete. Nel momento in cui prende la parola l’uomo e si riconosce come io(inizia a dire i0) può costruirsi come soggetto, acquista la sua identità sociale e io individuale (identià linguistica). Secondo lui i bambini finchè non sanno dire io non possono essere considerati soggetti. Ognuno di noi si sente proprietario della propria lingua ma allo stesso tempo riconosciamo che ognuno di noi ne è proprietario questo perchè ci sono dei segni riconosciuti come tutti e validi per tutti (es se io dico “passami quella penna” intendo la stessa cosa se lo dicesse qualcun’altro, la penna è sempre la stessa) ma ci sono anche dei segni che cambiano in base al soggetto che lo usa ( es. “io” è diverso per tutti. Se io dico “sono stato io” è diverso se lo dice qualcun’altro) Enunciazione: ogni discorso(narrazione) presuppone un soggetto che lo enuncia (narratore) Sono segni vuoti(deittici): non sono referenziali in rapporto alla realà, rimandano a qualcosa che cambia a seconda di chi lo pronuncia, segni che rimandano alla situazione di enunciazione. Î10, TU, QUI, ORA]... un insleme di segni Adogni “io” esiste un “tu”(anche se parla con se stesso “io=tu”) RA e ‘pieni’ non appena un parlante li assume in Î i gni situazione del sua discorso. Privi di I pronomi personali sono il primo punto d’appoggio per questa instaurazione della Tafevansi mesteriali, si possono Saia male impiegati; poiché non asseriscono nulla, soggettività sel linguaggio. Da questi pronomi dipendono a loro volta altre classi RO COIN POMTOHAciT Sita Cordialone di veri di pronomi, indicatori della deissi, dimostrativi,avverbi, aggettivi, che organizzano IREnLE pas bibi: i nepione: Lo Lul È . (BeWweNISTE 1966 (1971: 304-5]] le relazioni spaziali e temporali attorno al soggetto preso come punto di riferimento [Benveniste] Tutte le volte in cui un parlante dice “Io” rivolto a un “Tu” sta costruendo dentro il discorso dei simulacri del soggetto dell’enunciazione e del suo interlocutore. Ci sono anche dei casi in cui il soggetto si nasconde dietro la superficie del testo, nasconde tutte le tracce della sua presenza quindi non dice io, tu, qui, ora... sembra quasi che il testo parli da solo, come succede nei casi in cui il testo è scritto in forma impersonale in terza persona. Nel francese e nel nord d’italia nel parlato si usa il passato prossimo mentre invece il passato remoto si usa solo nella scrittura perchè appartengono a due regimi enunciativi distinti, due sistemi di discorso diversi tra loro, da una parte l'enunciazione storica(quella che usa il passato remoto) dall’altra parte enunciazione discorsiva (passato prossimo) Enunciazione storica fa uso di strategie oggettivanti, il soggetto dell’enunciazione sparisce del testo(es. nei testi di storia : Giulio Cesare fu assassinato) e da un impressione oggettiva di cio che è accaduto Enunciazione discorsiva fa uso di strategie soggettivanti, il soggetto fa uso di strategie soggettivanti ogni enunciazione che presuppone un parlante e un ascoltatore(io e tu) ha l’intentenzione del primo di influenzare il secondo. L’enunciatore enfatizza a dismisura l’io Nelle fiabe tendenzialmente si usa un enunciazione storica ma spesso nella conclusione si ha un’enunciazione discorsiva Non confondiamo il narratore/enunciatore con l’autore, l’autore potrebbe rappresentarsi all’interno del testo in modo diverso da cio che è (si finge qualcun’altro) Per Eco il lettore modello è un lettore tipo, non in carne e ossa ma è un modello ideale che il testo prevede come proprio interlocutore ideale e che esso presuppone non solo come collaboratore ma anche che cerca di costriure L’autore modello(che Eco chiama Nerval, identità senza sesso ne genere) è una voce che parla con un certo registro stilistico con noi che ci vuole al proprio fianco e questa voce si manifesta come strategia narrativa, come insieme di istruzioni che ci vengono impartite a ogni passo a cui dobbiamo ubbidire quando decidiamo di comportarci come lettore modello * Autore Modello e Lettore Modello possono essere rintracciati in tutti testi narrativi? Anche nella fiaba? Penso al fatto che, come spiega Lùthi, questa è caratterizzata da volta in volta essere riempito di senso dal lettore. Nella fiaba ci sono degli inizi* che canalizzano l'interpretazione del lettore o questo ha la possibilità di inter la più liberamente, rispetto ad altri testi più chiusi? + "0 indizi? LETTORE INGENUO E LETTORE CRITICO Secondo Eco abbiamo un lettore modello di primo livello(ingenuo) che desidera sapere(e giustamentre) come la storia vada a finire e poi c’è un lettore modello di secondo livello (lettore critico, che non è detto che ci sia sempre (es. in “se una notta d’inverso un viaggiatore...” calvino “istiga” questo lettore, in altri racconti no) il quale si chiede quale tipo di lettore quel racconto gli chiede di diventare e vuole scoprire come proceda l’autore modello che lo sta istruendo passo per passo. Si tratta di una meta-lettura, una lettura della lettura che ha come nucleo, più che lo scioglimento della trama, le strategie con cui quella trama è stata costruita e allestita strategicamente dal testo. “Anche i ginecologi di innamorano”( Eco rispondeva così quando i suoi studenti gli dicevano che con il lettore critico si perdeva il senso e il bello della lettura) Livelli di cooperazione testuale: il lettore attualizza i suoi contenuti ESPRESSIONE Manifestazione lineare del testo 3 } Ì CODICI E SOTTOCODICI CIRCOSTANZE DI ENU! Dizionario di base ZIONE Informazioni sull'emittente, ga @ € contesto sociale del izioni sulla natura Selezioni contestuali e circostan. riali ERE gp <nee Ipercodifica ideologica to linguistico, eccetera Espressione: manifestazione lineare del testo: l’unica cosa che realmente c’è, parte puramente espressiva, segnetti grafici sulla pagina Prima cosa che il lettore fa è capire in che lingua è scritto->Codici e sottocodici: tutte le competenze che un lettore è tenuto a possedere per poter cooperare con il testo ovvero per calarsi nel lettore modello Dizionario di base Regole di coreferenza( regole grammaticali), Selezioni contestuali e circostanziali: Se prendiamo una qualsiasi parola (es leone) ha un nucleo comune di proprietà semantiche (es animale, felino, selvatico...) ma a seconda del constesto può assumere connotazioni diversi (es in un cont.* Zoo si attiverà la marca semantica di cattività, in un cont, giungla si attiva fierezza, libertà...) *cont. Selezione contestuale Sceneggiature(script o frame) sono strutture di dati registrate in memoria che rappreentano situazioni di stampo stereotipato-> Il repertorio narrativo fornisce un substrato comune di sceneggiature o di fabulae prefabbricate che orientano il modo in cui i membri di una certa comunità interpretano i comportamenti propri e altrui, attivando aspettative circa la condotta che è da considerarsi normale in determinate circostanze. I frame fanno parte delle strutture cognitivive con cui pensiamo [Geoge Lakoff] Ipercodifica ideologice: un lettore competende deve anche saper riconoscere le connotazioni ideologiche dei termini (es. patria, camerata) attribuisco valori positivi o negativi a grandi categorie semantiche Gran parte del compito di esplicitare le circostanze di enunciazione è a carico del paratesto: tutto ciò che sta intorno al testo( copertina, la quarta di copertina, il nome dell’autore, il fontespizio, le prime spiegazioni ecc,) è il packaging paratestuale che esplicita ciò che dobbiamo sapere sulle circostanze LE INTENSIONI (guardo lo schema generale) sono tutte quelle operazioni svolte dal lettore per riconoscere le strutture interne al testo, strutture interne al testo che richiedono l’intervento attivo di un lettore per prendere vita e diventare significative. Il lettore quando si trova davanti ad un testo naturale stabilisce un patto: T1 resoconto fattuale chiede dl proprio destinatario Si concedere sa fidi e in camogli mette di dirgli la verità. I patta stipol SollEsecutore (È) st articola i quariro clausole che i Destinatario (D) è libero di accertare o fifiutare. PATTO. paese dEngiors ato renne referenziale |, sereni E è in rado di fornire prove o ragioni circa la vert ti cd che racconta o E crede alla verità dî ci che racconta (condizione ci sinceri E wsole che anche D credo ll verità del racconta Quali sono le causule essenziale per le quali si puo dire che un testo è narrat. Naturale e non artificiale Se violo le varie clausole: 1. Si tratta di un errore ma si tratta ancora di narrativa naturale 2.idemall. 3. Io dico qualche cosa di falso sapendo che sia falso ma non cessa di essere narrativa naturale, anzi il fatto che si tratti di narrativa naturale può classificare questa cosa come menzogna 4. Se viene a mancare l’intenzione di far credere la veridicità della notizia allora si tratta di narrazione artificiale-> viene in causa il PATTO FINZIONALE Patto finzionale: volontaria sospensione dell’incredulità: finche mi trovo dentro il perimetro di una narrazione artificiale si sospende volontariamente l’incredulità cioè non applico gli stessi criteri di verifica per capire se si sta dicendo la verità (come succede per i bambini quando giocano:” facciasmo finta che io sono un poliziotto e tu il ladro...”) I diversi generi narrativi stabiliscono la soglia oltre la quale l’incredulità può essere di volta in volta riattivata, con questo intendiamo per esempio nei romanzi storici dove se parlano di personaggi storici realmete esistiti che devono prendere le caratteristiche enciclopediche del personaggio ( non mi posso inventare un re sole buono con i poveri) oppure che nel 1600 esisteva il cellulare ecc... «Leggendo romanzi sfuggiamo all'angoscia che ci coglie quando cerchiamo di dire qualcosa dì vero sul mondo reale. Questa è la funzione terapeutica della narrativa e la ragione per cul gli uomini, dagli inizi dell'umanità, raccontano storie. Che è poi la funzione dei miti: dar forma aldisoldine dell'esperienza». (Eco 1994: 107) ilegio aletico delle «usim aste, importanticie, ragioni estetiche, perso ; a MES Tei echi fado narrative Seema mi Ser pie pistoia li pot acritico SErrnenno inscico. Questo piglio” del mondi narrati permet patio di esocscere alcuni rsmatri par Hecdere aa natura ci un ato armato ada avi laci Sugli e arse 5 chiama ai Tre gradi di 1 ca vernà cei fer racontani ERRORE dell'interpretazione’» (Eco 1994: 111) degenerazione delle 2) <o Sivostiià de favi TCERTA ivi ificiali i i; rgulive 3) o buena fede dell Esecuvore: le narrativi artificiali sono mondo chiuso, potremmo scoprire che seltaturali o 9 Anne conda della Napoleone non è morto a Sant'Elena ma non potrebbe mai venire clausola 4) srtenzione, da porte cell'sscutore violata) di Far-Credare-Vere: FINZIONE fuori che Renzo non ha sposato Lucia Teoria dei mondi possibili: (preso dalle teoria della logica) il mondo in cui ci troviamo possa essere descritto da un numero aperto di proposizioni che coincidono con altrettatnti fatti che possono essere riconosciuti come veri da noi. (es. è vero che hitler ha perso la guerra, è vero che i gatti hanno la coda...) Ogni volta che facciamo dei pensieri di un mondo ipotetico (es. se hitler avesse visto la guerra oggi parleremmo tedesco) stiamo formulando delle ipotesi controfattuali, quindi stiamo modificando una proposizione del mondo reale per immaginare un mondo immaginario [Ucronia(storia alternatica, allostoria o fantastoria): è un genere di narrativa artificiale basata sulla premessa che la storia del mondo abbia un seguito corso alternativo rispetto a quello reale] Saul kripke dice che i mondi possibili (della logica) non sono scoperti attraverso potenti telescopi ma vengono stipulati da qualcuno attraverso una qualche forma di attività mentale I mondi possibili coincidono con il mondo reale(es se hitler avesse vinto la guerra il mondo sarebbe uguale se non fosse per quel dettaglio, non è che gli uomini diventano con tre gambe e 4 braccia...) Per la logica modale non è concepibile un mondo contraddittorio( non puo esistere un mondo in cui hitler esiste e non esiste) devo creare dei mondi che potrebbero esistere. Non possiamo costruire mondi impossibili > Nella narrazione dei mondi invece questo può esistere, l’autore si crea un mondo come vuole lui [Amleto sposa ophelia-> falso Amleto uccide polonio-> vero? In teoria no perchè entrambi non esistono quindi come possiamo dire che ciò è accaduto veramente? È vero nel mondo finzionale stipulato da Shakespear] I mondi della narratività sono mondi pieni( al contrario di quelli della logica che sono vuoti) I mondi possibili della finzione narrativa sono costrutti culturali creati dall'autore e ricostruiti dal lettore in base agli indizi che il testo gli fornisce. Nell’istante in cui si sottoscrive il patto finzionale, il lettore si predispone a farsi catturare dal mondo narrativo e a comportarsi come se appartenesse a quel mondo e ne condividesse le regole del gioco. Il testo non ti da tutti gli indizi, ma è il lettore che si predispone a farsi catturare dal mondo narrativo e iniziamo a seguire le regole che il testo ci da per appartenere al mondo di finzione, solo che spesso le regole le scopriamo mano a mano che leggiamo, non subito. Parte del lavoro inferenziale del lettore consistera nello sforzo che deve fare per ricostruire le regole e il formato delineato dal testo, partendo dal valutarlo sullo sfondo dell’enciclopedia di cui gia dispone( ci chiediamo, fino a che punto questo mondo di finzione assomiglia a quello reale? Oppure fino a che punto si discosta dai mondi di finzione che abbiamo gia letto in precedenza es. vampiri succhiasangue ecc...) Anche i modo in cui rappresentiamo il mondo reale può essere soggetto a modifiche (es una volta non si sapeva che le balene fossero mammiferi e si consideravano pesci) di conseguenza anche il mondo che ora consideriamo reale e che diamo per definitivo può essere riformulato. Ma mentre il mondo attuale è molto complesso perchè comprende tutte le interpretazione, anche quelle contraddittore, che una certa cultura ha elaborato intorno a certi oggetti, i mondi di finzione sono mondi incompleti, nel senso che non hanno bisogno di ricostruire ex novo tutto il mondo ogni volta. Ogni descrizione di un oggetto reale non potrà mai essere esaustiva e completa perchè ci sono ‘un numero indefinito di modi per descrivere un oggetto mentre in un mondo narrativo c’è un numero limitato di cose che posso dire perchè un oggetto finzionale esiste soltanto in quanto viene descritto dal testo e quindi tutto ciò che possiamo sapere di quell oggetto dipende da ciò che il testo è disposto a dirci MONDI INCOMPLETI “La loro incompletezza è dimostrata da una verifica relativamente semplice: solo ‘alcune asserzioni concepibili riguardo a entità finzionali sono decidibili, mentre altre non lo sono. La questione se Emma Bovary si sia suicidata 0 sia morta gi morte naturale può essere decisa, ma la questione Sé avesse 6 meno una vaglia sulla spalla sinistra non è deridibile e, in realtà, non ha alcun senso.” (Douz: 1998 (1999: 24]) MONDI PARASSITARI Principio di scostamento minima (cfr. ESTENSIONI PARENTETIZZATE) “Nol costrulamo ll mondo della fiction e dei cancizianali contrafattuali l giù vicina possibile alla realtà che conosciamo. Ciò significa che proisttiamo sul mondo dell'asserzione tutto ciò che sappiamo del mondo reale, operando unicamente le trasformazioni che non siamo în grado di evitare.” {ivan 1980: 406) Secondo eco ci sono 4 tipi di mondi possibili MONDI POSSIBILI VEROSIMILI: li possiamo concepire senza essere costretti ad alterare le leggi fisiche. A parte qualche personaggio sovrannumerale (qualche personaggi in più che nella realtà non esiste) MONDI POSSIBILI INVEROSIMILI: Infrangono le rappresentazioni storiche e alcune regole fisiche enciclopediche (es fiabe con animali parlanti.) Il lettore deve essere flessibile e non chiedersi il perchè gli animali parlino. Fa parte di questo mondo il genere fantasy MONDI POSSIBILI INCONCEPIBILI: sono quelli che la logica modale si rifiuta di riconoscere, sono mondi logicamente contraddittori (es un cerchio quadrato, a =/a...) non si possono rappresentare ma si possono dire. MONDI POSSIBILI IMPOSSIBILI: (sono una sottocategoria di mondi inconcepibili) sono mondi che il lettore è in grado di concepire quanto basta per rendersi conto alla fine che sono impossibili (per esempio i viaggi del tempo) mondi paradossali
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