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Psicologia Dinamica Appunti dettagliati e completi lezioni + libri, Dispense di Psicologia Dinamica

appunti lezioni del prof. Francesconi + "storia della psicanalisi" (Vegetti Finzi) + "Melanie Klein" (Anne segal) + "Appetito un crimine" (Francesconi). completi per la preparazione dell'esame.

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 25/10/2021

viola-zirulia
viola-zirulia 🇮🇹

4.6

(5)

3 documenti

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Scarica Psicologia Dinamica Appunti dettagliati e completi lezioni + libri e più Dispense in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! PSICOLOGIA DINAMICA > INTRODUZIONE La psicologia dinamica è un’area psicoanalitica (da DUNAMIS = forza, movimento) che studia il concatenamento e l'evoluzione del pensiero, la storia della psicoanalisi. La psicoanalisi è un sistema di pensiero rigoroso che ha al centro la parte non evidente, lPINCONSCIO. Per Freud l’inconscio è un sistema pensante, questa affermazione estremamente innovativa disturba, anche se prima di lui ci si occupava già dell'inconscio (es. Nietzsche). Freud mette l'inconscio prima della coscienza: non conosco la parte di me che pensa, ho solo in parte il controllo. L’ “IO” ha un potere inibitore, di veto, che non sempre riesce: si creano delle deviazioni. Freud individua il tragitto che le spinte inconsce spingono il soggetto a intraprendere. La malattia non è pura accidentalità, né un guasto, ma ha un significato altro, è un “de-lirium”, ovvero una via alternativa a quella principale, intrapresa perché c'è qualcosa che impedisce alla mente di andare dritto. L’inconscio non è un deposito o un archivio, ma è un luogo attivo di propositi operativi. La proposta operativa, quindi, non arriva sempre dalla coscienza. Nella psicoanalisi c'è un senso di unità, anche se ognuno ha un'impostazione differente (FONDO COSTITUTIVO OMOGENEO). C'è una sequenzialità storica che ha radici antiche, tronco freudiano e poi si ramifica. Anna Freud porta avanti il sistema freudiano in modo molto rigido e si concentra sulla pedagogia con mancanze nella psicoanalisi, che verrà sviluppata da Melanie Klein. Tensione conflittuale tra le due scuole di pensiero. Freud non ha voluto fare il sociologo bensì lo psichiatra perché ha voluto mettere su un piano superiore il soggetto a ciò che lo circonda. Nel tempo i cambiamenti epocali hanno influito e la scuola di pensiero è cambiata: si pensava che i problemi psichici fossero strettamente legati alla società, all’epoca, al contesto culturale, diversamente da quanto faceva Freud mettendo al centro l'individuo. Questo pensiero è esploso nel 68, muovendo diverse critiche e rigettando la visione individuale della psicoanalisi + SOCIOGENESI (origine sociale) dei problemi mentali. E' difficile staccare ciò che riguarda l'individuo da ciò che riguarda il contesto, la società, le cose sono sempre composite. Freud ha proposto una metafora per descrivere questo concetto: è una serie complementare di numeri + 10 può essere 5+5 oppure 1+9 (quello che vedo/ottengo è sempre il 10 ma quanto giochi la società, l'individuo non si può determinare, si possono solo formulare delle ipotesi). Strategia analitica: il terapeuta deve fare sviluppare in te la capacità di tirare fuori ciò che sta dentro, ciò che non si manifesta, che non è evidente. Anche se il termine psicoanalisi è stato coniato da Freud, questo concetto nasce molto prima: ritroviamo qualcosa di simile, ad esempio, nella maieutica di Socrate (modello del “/evare” vs “porre”). Citazione Eneide: Palinuro è colui che deve tenere il controllo della nave mentre gli altri riposano, egli viene sopraffatto dal Dio Sonno che sotto mentite spoglie lo colpisce facendolo addormentare. Palinuro pur lottando contro la seduzione del Dio, viene sopraffatto dal sonno, di carattere invasivo e violento nei suoi confronti. Quando Enea si rende conto che al timone non c'è più nessuno afferma: “O Palinuro per la tua eccessiva fiducia del cielo, del mare giacerai insepolto su una spiaggia” (insepoltura = testimonianza della colpevolezza). 1 di 107 Enea non accetta il fatto che Palinuro abbia avuto una battaglia persa contro il Dio, crede che dietro al comportamento di Palinuro ci sia stata una scelta, seguita dalla costruzione di una giustificazione. Quando Palinuro naufragherà su una spiaggia nel sud Italia verrà visto come un nemico ed ucciso dalla popolazione locale. Enea è il primo archeo-psicoanalista, poiché egli non prende in considerazione solo il primo strato, ma anche una parte soggettiva che viene interpretata come una colpa, non si ferma alla superficie ma si spinge oltre per trovare ciò che ci sta sotto e che non è manifesto. Galeno è il fondatore della medicina, famoso per evocazioni psicoanalitiche che contengono il concetto della neutralità analitica. Egli formula un vero e proprio ritratto dello psicoanalista: è importante che lo psicoanalista non frequenti il paziente al di fuori delle sedute, non deve essere temuto né amato, non ci deve essere alcun rapporto personale; con una piccola deformazione nel descrivere il compito dello psicoanalista, dice che egli deve essere in grado di darci onesti consigli, ma poi parla anche di descrizione in base alla passioni (emozioni). Il Novecento fu il secolo della psicoanalisi, grazie a Freud che ha cambiato la concezione della natura umana: prima si pensava che l’uomo avesse una ragione, una consapevolezza ma Freud ha dimostrato che la nostra vita, le nostre azioni sono determinate più da fattori inconsapevoli che consapevoli. Secondo Freud, nella storia ci sono stati tre grandi capovolgimenti nel pensiero dell’uomo (ferite narcisistiche): 1) Copernico > toglie la terra (= uomo) dal centro dell'universo 2) Darwin > inserisce l’uomo all’interno della scala zoologica 3) Freud + afferma che l’uomo non è padrone della ragione ma in balìa dell'inconscio FREUD Freud nasce a Freinberg nel 1856 e muore nel 1939 a Londra. Nel 1873 si laurea in medicina, neurologia, per dedicarsi alla clinica. Egli utilizzò come metodi l'ipnosi, le libere associa i e il flusso di pensiero. Il metodo ipnotico dimostrò che c'è una via psicologia alla comprensione del disturbo psichico, eliminò quindi dal campo dello spiritismo una serie di malati che si pensava fossero posseduti solo poiché non c'erano cause fisiologiche per le loro malattie. Freud formulò come ipotesi un'origine fisica dei disturbi psichici, dando un significato alle espressioni sintomatiche e al linguaggio “malato”. Freud tornò da Parigi con la convinzione che le malattie nevrotiche avessero cause sessuali (“C'est toujours la chose sessuale”). L’isteria, infatti, era tipica nelle donne borghesi (alla fine del 1800) a causa della violenta repressione sociale a cui erano soggette, relegate al modello di madre e moglie, senza possibilità di evasione = forma di coercizione interiore e vergogna dei propri istinti. L’eccessivo contenimento e repressione degli impulsi sfociano in perversioni sessuali, era molto diffusa infatti la prostituzione. Freud individua come possibile causa uno scompenso sessuale vissuto nell’infanzia. Egli afferma, inoltre, che i motivi base per ogni azione umana sono sessualità ed ambizione. Josef Breuer era il medico di una ragazza isterica e si accorse che era possibile far scomparire i sintomi, con una leggera ipnosi, riconducendo la paziente alle cause, una ad una, tramite il ricordo > metodo catartico. Il caso di Anna O. mette in luce alcune dinamiche della relazione tra malato e terapeuta: Breuer si accorge che quando lei riesce a rivivere intensamente le emozioni provate, i sintomi passano. Viene quindi formulato il concetto di transfert, che avviene durante la psicoanalisi + nell’inconscio 2 di 107 “STORIA DELLA PSICOANALISI”, Silvia Vegetti Finzi > Capitolo 1: “La psicoanalisi come sovversione del sapere” UN NUOVO PUNTO DI VISTA La psicoanalisi non può essere racchiusa in una definizione, ma le si può attribuire la capacità di dubitare della certezza, di aver abbandonato la sicurezza del noto per l'ignoto; per questo motivo la psicoanalisi testimonia il fallimento del sapere scientifico, della sua pretesa di conoscere, possedere e dominare la realtà. La terapia psicoanalitica muta il modo con il quale l’uomo rappresenta se stesso e il mondo che lo circonda. Freud però non ha voluto fare della psicoanalisi una Weltanschauung (= concezione del mondo, della vita e della posizione che l’uomo occupa in essi) ma ha voluto farne un punto prospettico dal quale vedere la vita e la realtà, dal quale nessun sapere potesse prescindere. Freud ripone la propria attenzione al campo, non solo al punto, bisogna precisare la posizione, la verità non è assoluta, bisogna considerare tutti i punti di vista, la verità dipende da dove la si guarda. Le cose in sé non sono universalmente vere ma prescindono dal punto di vista, dal punto prospettico. Il conscio, l'inconscio, il sapere e il non sapere dipendono dal punto prospettico da cui vengono visti. Perché tutto ciò potesse accadere è stato necessario mutare il rapporto tra il medico e la malattia: o Psichiatria classica + oggetto d'indagine: organo sofferente/funzione distorta > finalità ultima: intelligibilità del sintomo (connessione tra causa organica ed effetto patologico) + nesso = sindrome > agente dell'operazione: medico, psichiatra dotato di sapere e potere strumento privilegiato: sguardo clinico > oggetto: corpo frammentato del paziente, insipiente e socialmente impotente > lo psichiatra frappone tra se e il malato la barriera del sapere e della conoscenza, considerando se stesso solo uno strumento tecnico per la ricerca. Il suo sguardo è filtrato da un microscopio che considera l’altro una cosa tra le altre cose. Freud: ® Freud iniziò a distaccarsi dalla psichiatria classica, istituzionale quando la sua paziente Emmy affermò “Stia zitto! Non parli! Non mi tocchi!” e alla parola, al contatto, allo sguardo sostituì l'ascolto. ® Abbandonando i metodi tradizionali, la psicoanalisi si distaccò dalla medicina (scienza del corpo) e divenne scienza dell’uomo. Si creò quindi un vuoto che portò a riaffiorare tecniche curative mai riconosciute dalla scienza ufficiale, come il mesmerismo e la suggestione ipnotica. In queste tecniche, pensieri e affetti, corporeo e psichico sono indistinti. ® Freud, trasgredendo dalle tecniche tradizionali, organizza un nuovo campo del sapere. Dell’originale appartenenza alla medicina rimangono solo due elementi: - la patologia viene ancora vista come possibilità per cogliere il normale funzionamento della mente - la terapia rimane il campo sperimentale dal quale trarre gli interrogativi e nel quale verificare le ipotesi esplicative. ® Freud cercherà di non scindere la teoria dalla prassi, la metapsicologia dalla psicologia clinica, poiché la psicoanalisi nasce come terapia dell’isteria e dal contatto con soggetti isterici deriva 5 di 107 la convinzione che tutto l'agire umano, anche il meno intenzionale, sia dotato di senso, di un significato nascosto che va ricercato con apposite strategie. Ogni manifestazione umana può essere letta come discorso manifesto che rimanda a un discorso latente che ne svela in senso. Tale senso però non è da svelare ma da costruire attraverso il lavoro analitico di comporre e scomporre l’evidente. L’inconscio non è una zona dell'apparato psichico ma è un'esperienza concreta e una necessità logica. ® L'inconscio di per sé è inconoscibile, ma lo si può conoscere grazie ai suoi derivati, attraverso i quali possiamo risalire alle sorgenti, a quel desiderio che anima la nostra vita: = Ilsogno = Il sintomo = Il lapsus = Ilmotto di spirito = Ilgioco ® La psicoanalisi si configura come una scienza delle tracce, resa possibile dal principio del determinismo inconscio che, negando ogni causalità, collega tutti i nostri atti in una ferrea catena associativa. L’inconscio non è il latente o il remoto ma attualità ed efficacia. Freud nel 1922 si trovò a dover formulare una definizione di psicoanalisi per il “Dizionario di sessuologia”+ articolò la definizione in 3 distinti livelli. La psicoanalisi è il nome: 1 di un procedimento per l'indagine di processi psichici cui altrimenti sarebbe pressoché impossibile accedere, è un metodo di conoscenza di territori oscuri, sconosciuti. di un metodo terapeutico (basato su tale indagine) per il trattamento dei disturbi nevrotici, è un sistema di cura, perché nel momento in cui conosce fa qualcosa che può essere terapeutico. Alcuni teorici hanno proposto un modello di psicoanalisi come solo metodo di conoscenza non solo di cura, non terapeutico. Metodo di cura per la nevrosi, non ancora la psicosi, in seguito lo diventerà. di una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa via che gradualmente si assommano e convergono in una nuova disciplina scientifica. Le conoscenze psicologiche vengono acquisite con i seguenti strumenti: conoscenza e cura. | due concetti sono inscindibili, non si possono studiare in laboratorio ma solo sul campo, la psicoanalisi mette insieme il curare e il capire come è fatta la mente. A differenza di Galileo, che ha introdotto il concetto di ripetitività dell'esperimento, la psicoanalisi non è quindi un’analisi scientifica, non è riproducibile, l’unica componente scientifica nella psicoanalisi è il metodo scientifico applicato. Freud introduce il termine metapsicologia = corpus metodico (meta = al di là di qualcosa), traccia il modello della mente che modificherà nel tempo. Questa definizione mette in luce come la psicoanalisi vada intesa in riferimento costante alla sua pratica, frutto di un continuo confronto dinamico delle tesi con il campo sperimentale ovvero la terapia. Ci sono due elementi epistemologici (che riguardano l’ambito della conoscenza scientifica) fondamentali: © la psicoanalisi trae le sue domande dall’attività diagnostica e terapeutica mentre cerca le risposte nella cura 6 di 107 © la psicoanalisi si conforma come un nuovo campo di sapere, una nuova disciplina scientifica che si distacca completamente dalla tradizione scientifica. Freud estende il sapere psicoanalitico non solo alla storia delle nevrosi, ma anche a temi come la storia letteraria, la mitologia, la storia della civiltà, la filosofia delle religioni, le formazioni sociali. La psicoanalisi, però, non può divenire un discorso onnipotente, deve avere un setting (cornice) adeguato prima di essere applicata. In ogni caso, essa con la sua capacità di decostruzione può mettere in moto alcune domande e far crollare elementari certezze mostrando la complessità degli scambi tra uomo e uomo e tra uomo e mondo. Metafora di Polifemo = ciclope dell’Odissea che possiede un grande occhio che vede tutto ma non ha il senso della profondità; Ulisse si mette sotto al ventre della pecora e il suo sguardo non riesce a vedere quello che sta sotto. La psicoanalisi tasta anche il ventre della pecora mentre la scienza guarda solo in superficie. Thomas Mann scrive “Freud e l'avvenire” (nel 36): la comprensione del segreto della realtà viene vista come un’opera dell'antica psicoanalisi = modo per comprendere la realtà, è la struttura psichica che costruisce al realtà. Il rapporto tra soggetto che conosce e oggetto si rivela prodotto sia dai processi cognitivi sia da dinamiche affettive non sempre consapevoli. Ne deriva un'immagine di uomo e di mondo molto più inquietante, dove gli scambi interpersonali sono investiti da tensioni emotive che deformano costantemente la nostra intenzionalità. Persino l'osservazione scientifica (che era considerata il baluardo della conoscenza obbiettiva e neutrale) si dimostra essere influenzata da dinamiche affettive. È perciò necessario che la conoscenza riconosca le proprie zone d'ombra, per fare questo è necessaria la creazione di una nuovo vertice, una nuova posizione di osservazione che collochi il soggetto nella posizione di oggetto tra gli oggetti, quindi dentro al campo di indagine. Questo è lo scopo che Freud affida alla psicoanalisi. Pri di soggettività: siamo noi con i nostri processi di conoscenza a costruire la realtà intorno a noi, ognuno legge il mondo conii propri occhi. Non c'è più la concezione del mondo come una cosa oggettiva e uguale, ma come una cosa da scoprire, non da immaginare. Lo studio della mente porta ad un’auto-osservazione e testimonia il fallimento della concezione scientifica del mondo, mette in discussione la facilità con cui la scienza studia la realtà, mette in crisi le certezze scientifiche non la scienza. Mann afferma che Freud è sia illuminista (scienza) sia romantico (ricerca il quid), egli si occupa dell’irrazionale utilizzando il razionale. La dimensione affettiva disturba quella cognitiva, si cerca sempre di separate le due componenti. L’associazionismo dominava gli anni di Freud: lui parte dall'idea associazionista di mettere insieme l'aspetto emotivo con quello cognitivo, di mettere insieme un certo pensiero, uno schema con un affetto. Associa, poi, all'idea di un processo il riconoscimento di quell’affetto con il processo emotivo. Quando Freud pensa alle fobie le spiega con questa composizione e scomposizione di fobie e affetti (fobie = posso aver paura di qualcosa di irreale e lo traslo, lo associo ad un oggetto). Allo stesso tempo però comincia a capire che affetti e pensieri non sono solo due cose che si possono attaccare e staccare ma pensa che forse anche i pensieri vengono dagli affetti, quando noi pensiamo una cosa è forse perché abbiamo fatto entrare un'emozione la quale esce come pensiero. Essi sono però fatti della stessa materia che entra come grezza ed esce pulita. La mente è una grande strumento di trasformazione. 7 di 107 investono vissuti sessuali ma anche perché li “vestono” cioè li velano, li occultano e li amministrano. C'è una grande differenza tra sessualità, che comprende corpo e piacere ma coincide anche con il livello mentale e culturale (rapporto soggetto, proprio corpo e mondo esteriore) e fisicità, che invece si riferisce esclusivamente ai bisogni fisici, legati al corpo dell’uomo. Foucault, nell'opera “La volontà di sapere”, cerca di descrivere il sistema con il quale la sessualità viene socialmente amministrata, incanalata, finalizzata. Ma, per fare questo, il sesso deve essere trasformato da pura condotta e reattività animale in sessualità ovvero un sistema di discorsi. La sessualità (=discorso sul sesso) lavora su due diversi campi: 1) uno che comprende persone competenti, luoghi opportuni, tempo debito, al quale si possono svelare le cause più oscure del sintomo; 2) unaltro che, al contrario, è un campo incompetente al quale spetta esclusivamente l’espressione del sintomo. La sessualità genitale ha un suo spazio e una sua legittimità sociale, mentre la sessualità infantile viene repressa e negata, il bambino non ha sesso. Se le sessualità sterili, pre-genitali insistono a rivelarsi vengono giudicate anormali e cadono quindi nella patologia. > Capitolo 2: “Biografia di una scoperta” La psicoanalisi fa un lavoro in filigrana. Biografia non di Freud, ma di una scoperta. * Freud nasce nel 1856, con una collocazione familiare particolare: il padre ha 3 matrimoni, a seguito di vedovanze, 10 figli, è molto anziano, al contrario della madre, molto giovane (eterogeneità cronologica notevole nella famiglia). Instaura un rapporto con la madre molto profondo, accompagnato da una rivalità con il padre =complesso edipico. * Particolare collocazione rispetto alla condizione ebraica: atteggiamento nei confronti degli ebrei abbastanza persecutorio, ghettizzazione con carattere di squalifica anche dal punto di vista architettonico. Nella seconda metà dell'ottocento, l’immagine dei ghetti viene messa in discussione, si verifica un'apertura dei ghetti e si presenta la possibilità per gli Ebrei di risalire la scala sociale e di accedere anche alle cariche più prestigiose. Questo, però, non è sufficiente per supportare Freud nella sua carriera accademica, cosa che richiedeva molto denaro. Riuscirà a fare un ciclo di lezioni di psicoanalisi, pur essendo sempre ostacolato. Ha a disposizione molte possibilità in più rispetto a quello che succedeva prima, ma senza trovarsi le porte spalancate. Freud è spinto a cercare di confrontarsi e collaborare con altre persone, quasi sempre ebree, fino a Jung (che diventa suo allievo). * Questa problematica ha luogo in un mondo in fermento: il passaggio tra fine ‘800 e inizio ‘900 è un periodo di grande apertura, di fertilità intellettuale (soprattutto negli ambienti di Vienna), con una particolare attenzione all’introspezione. Questo entrerà in contrasto con il sistema dittatoriale. Proprio in questo periodo si registra un duplice sviluppo: laboratori scienti (impostazione organicistica, severa e rigida) e teorie meno scientifiche (sogni, ipnosi,ecc...). Freud prende entrambi questi elementi: si applica alla formazione scientifica con grandi competenze umanistiche, legge i classici. Porta avanti entrambi i filoni contemporaneamente (romanticismo associato a positivismo) con una disciplina non unitaria, ma in cui i due elementi non sono in contraddizione tra loro. 10 di 107 Mentre Freud cercherà di essere più scientifico e rigoroso, distaccandosi dagli aspetti più magico- simbolici, Jung si concentrerà molto su di essi e sull’astrologia. > Capitolo 3: “Un paradigma di spiegazione scientifica: l’isteria” L’ISTERICA E IL LINGUAGGIO DEL SINTOMO: JOSEF BREUER Freud inizierà a lavorare con Breuer (Broier), con cui scrive a quattro mani dei libri sull’isteria. Qui vengono presentati i primi casi che diventano oggetto di studio, analizzando pazienti isterici, quasi tutte donne, ma con qualche uomo per mantenere una sorta di equilibrio. Questa collaborazione molto importante non durerà a lungo (anni 80-90). Le terapie prese in esame non furono prolungate, ma più brevi e occasionali (es. madri che prendevano camere in alberghi per accompagnare le figlie, ma per un periodo di tempo limitato). Iniziano a costruire un CORPUS TEORICO sul funzionamento dell'inconscio e della mente, sia in condizioni normali sia in malattia, concentrandosi sul percorso che porta a quest’ultima. Freud si trova già con dei modelli aperti in questa direzione, questa formulazione non nasce dal nulla, Breuer stava già lavorando alla terapia, applicando il metodo catartico (che permette a qualcosa di bloccato di emergere, è tentativo di liberarsi), usando come sistema di cura principale l'ipnosi insieme alle procedure già diffuse (massaggi, bagni caldi/freddi, per smuovere il corpo del paziente riattivandolo). Il modello di Breuer è quindi catartico, non dà ordini al paziente durante l’ipnosi, ma cerca di farlo parlare dopo averlo “addormentato”. Questo processo di intervento terapeutico permetteva di curare alcuni sintomi dell’isteria. Quando i pazienti si svegliavano avevano dimenticato tutto, ma il terapeuta richiamava alla loro memoria quanto formulato dal loro inconscio sotto ipnosi, riuscendo a mantenere i benefici ottenuti anche da sveglio. La scoperta di Breuer è fondamentale perché non solo egli individua nel ricordo quell’eziologia psicologia che già Charcot aveva indicato come l’unica possibile (visto il fallimento di una possibile connessione tra sintomi isterici e patologia organica), ma perché egli ha colto il filo che conduce alla causa: il discorso. Anna O. (una ragazza appartenente ad una delle famiglie ebree più facoltose di Vienna colpita dall’isteria) fu paziente di Breuer e oggetto di una riflessione teorica di Freud. La ragazza presentava diversi sintomi isterici: paralisi rigida, insensibilità del lato destro e, a tratti, del lato sinistro del corpo, deficienze della funzione visiva, intensa tosse nervosa, incapacità di comprendere la lingua materna, stati di assenza, di confusione, di delirio, in particolare anoressia e idrofobia (impossibilità di bere nonostante la sete)... In quel periodo ella doveva aver sofferto di un acuto esaurimento che Breuer chiamava “stato ipnoide” e che era estremamente propizio all’insorgere della patologia isterica. La ragazza instaura un rapporto molto intimo con Breuer, a metà tra un padre (Anna aveva iniziato a manifestare sintomi mentre curava il padre, che era poi deceduto) e un amante. Da qui nasce il concetto di “transfert” che, nel caso di Anna, sfocerà addirittura in una gravidanza isterica, che lei attribuirà al dottor Breuer. Il terapeuta a quel punto interrompe le sedute non sapendo come gestire la situazione. Freud inizia a studiare il caso, incuriosito dalla quantità di emozioni in gioco. (Per Anna l'abbandono del terapeuta è parallelo all'abbandono del padre, che era deceduto.) Questa divergenza porta alla rottura tra Freud e Breuer, perché Freud cerca di introdurre l’implicazione della sessualità, cosa che viene categoricamente rifiutata da Breuer (anche perché il transfert non riguarda solo il paziente, ma si sviluppa anche da parte del terapeuta). Quindi: * Breuer fuggirà dall'amore per la sua giovane paziente; 11 di 107 * Freudriconosce che tale relazione affettiva, lontana dall'essere causata dalla cura, è parte essenziale del processo terapeutico, il suo asse portante. Secondo Freud è solo con l'accettazione dalla propria sessualità che colui che intende curare può condurre il malato a risalire ai propri traumi sessuali, a riconoscerli, ad accettarli ed inserirli nei contenuti coscienti. Attraverso l’affettività del rapporto terapeutico (che Freud chiamo “transfert”) è possibile che il nevrotico abbandoni le proprie difese e faccia crollare gli argini che aveva creato introno all'evento traumatico per isolarlo ed allontanarlo, per poi tornare alla perduta efficienza. Così facendo il sintomo fisico raggiunge il suo primo scopo: comunicare, simbolicamente, una impossibilità di espressione. à Questo atteggiamento terapeutico dà voce ad una sofferenza organica, fa sì che il corpo possa svelare la propria intenzionalità psichica. Il sintomo verrà nominato da Freud “discorso d’organo” determinando quindi una rottura nei confronti della tradizionale concezione del rapporto tra anima e corpo, Freud stabilisce tra questi due poli un continuum. (Un altro caso noto è quello di Dora, paziente di Freud, testimonianza del fatto che egli stava muovendo i primi passi nella psicoanalisi vera e propria.) Differenza tra i ceti soc * Perla cura del proletariato era più idoneo utilizzare il metodo dell’ipnosi, poiché essi erano abituati alla sottomissione e all’obbedienza. * Perla cura del ceto borghese invece appariva più opportuna l’analisi psichica catartica, che poneva i soggetti più colti come protagonisti della loro terapia. La loro sofferenza era principalmente causata dall’insofferenza e dal disagio sociale. Nel caso di Anna O., come in tanti altri casi di isteriche in quell'epoca, la malattia era causata dalla forte repressione degli aspetti sessuali della personalità poiché le donne erano relegate nel loro ruolo famigliare di madre, moglie, figlia. Freud vede il sintomo come l'estremo di una matassa da dipanare fino all’altro capo, quello del trauma. Egli, inizialmente, ripone tutta la sua attenzione sulla ricostruzione dell'itinerario personale che collega un avvenimento psichico con il fatto organico, ma sembra sottovalutare le determinanti sociali e culturali della malattia. Un anno dopo la pubblicazione del saggio “Studi sull’isteria” scritto a quattro mani da Freud e Breuer, i due amici si distaccano bruscamente, il dissidio verte principalmente sull’eziologia dell’isteria che Freud attribuisce principalmente a fattori sessuali mentre Breuer nega il primato della sessualità come causa portante della malattia. FREUD E IL SUO “ALTRO”: WILHELM FLIESS Dopo il dissidio con Breuer, Freud, determinato a inserire il fattore sessuale nel lavoro analitico, inizierà un’autoanalisi testimoniata dal carteggio (corrispondenza che dura qualche anno fino al 1902) con Wilhelm Fliess (otorino e suo amico), del quale però abbiamo solo le lettere scritte da Freud. Grazie a questa corrispondenza, è possibile ricostruire l'elaborazione intellettuale che sta dietro alla genesi delle più importanti scoperte psicoanalitiche. Tali contributi teorici sono stati possibili solo grazie alla tensione intellettuale ed affettiva che si era instaurata tra i due amici e che ora conosciamo come “transfert” (positivo in questo caso). Qui possiamo vedere il lato più “umano” di Freud: si verifica una specie di “psicoanalisi” dello stesso Freud, che trova in Fliess un interlocutore con cui condividere le proprie teorie e appunti, ma anche un confidente per le sue paure e fragilità. Tutto questo porta a una maturazione del pensiero di Freud. 12 di 107 freudiano. Entrare negli spazi psichici significa anche modificarli: non è un intervento neutro. Anche il fine della terapia cambia: si passa dalla semplice “guarigione” del soggetto, alla “creazione” di un soggetto nuovo, padrone di sé e della propria storia. Se le resistenze alla cura prima erano viste come una “pianta da estirpare”, poi si rivelano essere fatte della stessa stoffa delle pulsioni, e a loro strettamente congiunte. A sua volta, l’lo del paziente si dimostra un alleato infido, un sintomo. Questo lavoro comincia a metà degli anni ‘10, quando inizia a costituirsi un corpus dottrinale riconosciuto (momento di scissioni all’interno della cerchia freudiana, es. Jung). “L’analisi non va usata per scopi polemici”: Freud, infatti, non vuole analizzare i motivi dell’allontanamento di Jung o altri dalla sua impostazione più ortodossa. NOSOGRAFIA E DELIMITAZIONE DI COMPETENZA L'inizio della terapia coincide con l'abbandono dell’ipnosi. Freud, però, ci tiene a sottolineare che non si tratta di un ripudia ma di un'evoluzione: si deve alla pratica ipnotica, infatti, abbandono dell’eziologia organica dell’isteria e la prima esperienza tangibile di inconscio, non più limitato a un concetto filosofico. La psicoanalisi, però, costruisce il proprio oggetto con l'adozione della regola fondamentale: “ognuno deve comunicare, senza sottoporre a critica, tutto ciò che gli viene in mente”. Per delimitare il campo disciplinare psicoanalitico, bisogna confrontarsi con le conoscenze già consolidate, prima fra tutte la psichiatria. Normalmente gli psicoanalisti non sono rigidi per quanto riguarda le diagnosi, non vogliono dare un’etichetta, ma focalizzarsi sull'evoluzione e il cambiamento che vive il soggetto. Il tema della diagnosi, infatti, è sempre stato oggetto di dibattito. Freud si trova a usare termini già esistenti in modo nuovo e a introdurre nuovi concetti. La psicoanalisi freudiana si concentra più sull’area nevrotica che su quella psicotica. La nevrosi è vista come un sistema di inibizione di qualcosa, legata al principio del piacere. Nella psicosi, invece c'è una deviazione, un “de-lirium” dove possono presentarsi anche episodi esplosivi, a cui Freud fa fatica a capire come applicare il proprio metodo. (metafora dell’ameba: lo psicotico per Freud si chiude su se stesso). Qui Freud fa una prima grande distinzione tra “nevrosi attuale” e “psiconevrosi”: 1. la nevrosi attuale è più legata al corpo, a un fenomeno che si sta verificando in quel determinato momento e deriva da una disfunzione somatica della sessualità; 2. la psiconevrosi, invece, riguarda il passato, un conflitto irrisolto avvenuto nell'infanzia, è meno tangibile e deriva da un conflitto psichico. Freud propone la psicoanalisi solo per le psico-nevrosi (distinzione che poi andrà perdersi): egli, infatti, taglia fuori le nevrosi attuali, asserendo che per esse non fosse necessario andare a recuperare ricordi del passato, ma che fosse sufficiente risolvere le inibizioni che caratterizzavano l’epoca di riferimento. Nelle psiconevrosi (isteria, nevrosi ossessiva, isteria d’angoscia o fobia), invece, è centrale l’idea del conflitto. Esse non si spiegavano solo con ciò che succedeva in quel momento, ma erano collegate a qualcosa che aveva la propria origine da un’altra parte, ragioni più lontane nel tempo. Mentre Janet propone un modello dell’indebolimento, basandosi solo su aspetti neurologici, Freud non si trova d'accordo: è più interessato a capire perché un soggetto arriva a quel punto, all’azione attiva di interruzione che la mente esegue. (nevrosi d’angoscia, neuro-astenia) Tra le nevrosi attuali Freud isola la nevrosi d’angoscia, caratterizzata da un nucleo di angoscia non riportabile a una causa specifica anche se suscettibile di legarsi, a posteriori, a diverse motivazioni. | soggetti che ne soffrono rivelano durante l’analisi di vivere una sessualità insoddisfatta, con un accumulo di eccitamento somatico che non trova la naturale via di scarica. l'angoscia, quindi, non è di derivazione psichica: l'eccitazione è puramente corporea e tutti i sintomi mimano 15 di 107 inconsapevolmente l'orgasmo mancato. Il sintomo prende il posto di un atto mancato, è un simbolo di qualcos'altro che non può trovare espressione per vari motivi. Mentre nell’isteria è un conflitto psichico che si converte in somatico, nella nevrosi d’angoscia è una tensione fisica che non può passare nello psichico e si esprime quindi per via organica. Anche se, in seguito, la causa specifica sarà individuata negli effetti di precoci vissuti infanti rimarrà sempre riconosciuto l'influsso, accessorio, dell'accumulo di tensione sessuale. Inizialmente Freud formula una teoria, che si rivelerà un tentativo mancato, basata su una sorta di scienza economica delle forze nervose. Questo fallimento lo spingerà, poi, a elaborare una concezione di apparato psichico espressa in modo esclusivamente psicologico. In questo stesso momento, Freud abbozza una concezione generale delle nevrosi capace di dar conto di importanti fenomeni emersi nel corso delle terapie: i meccanismi di difesa, processi psichici che si presentano come repentine interruzioni della catena associative nella verbalizzazioni del paziente, quando si produce un’incompatibilità radicale tra una singola rappresentazione e l’lo. La fonte di queste rappresentazioni incompatibili è individuata esclusivamente nella vita sessuale. Nell’isteria, il processo di difesa si converte in innervazione somatica, nella nevrosi ossessiva rimane invece nella sfera psichica, ma aderisce ad altre rappresentazioni che vanno a sostituire quella rimossa. Quest'ultima, inoltre, sembra sottrarsi all'usura alla quale i contenuti psichici sono normalmente soggetti, rimanendo conservata, finché il discorso analitico non viene attratto nella sua orbita, reinvestendola di energia psichica. Freud comincia a occuparsi dei concetti fondamentali della psicoanalisi: 1. Rimozione o desiderio di non sapere + Spesso questo concetto è usato in modo improprio. Nella psicoanalisi si usa per definire tutto ciò che esce dall’area della coscienza, per collocarsi nell’inconscio. Questo processo non è un “automatismo mentale” (Janet), ma avviene attivamente (ecco perché “desiderio” di non sapere). La rimozione, non solo produce il vuoto dell’amnesia, ma più spesso crea un altro ricordo, che ha funzione di copertura rispetto al primo che si vuole dimenticare. Alla rimozione, si oppone il lavoro dell’analisi: questo metodo procede per scomposizione, dissezione (analogamente al lavoro del chimico, che divide le sostanze per studiare loro elementi costitutivi), poiché i sintomi e le manifestazioni patologiche del paziente hanno un carattere estremamente composito, i cui elementi fondanti sono i moti pulsionali. Quindi, la natura dell'inconscio è frammentaria, composita e contraddittoria, e per questo le modalità dell'analisi non affrontano mai l'oggetto come unitario. Pertanto, nessuna analisi potrà dirsi esaustiva e se il suo percorso sarà, di volta in volta, provvisoriamente concluso, il suo compito sarà interminabile: il metodo freudiano, quindi, procede in modo lento, faticoso e doloroso. Freud crea una distinzione tra la rimozione “utile” e la rimozione “patologica”: un conto è rimuovere un conflitto che è stato risolto, andando quindi avanti, ma se questo conflitto continua a essere urgente dentro, non essendo stato risolto, c'è un “ritorno del rimosso” che non è stato elaborato. È qui che Freud individua la nascita del sintomo > conflitto non risolto=conflitto che ritorna, mascherato dalla presenza del sintomo. Il sintomo è quindi un modo, simbolizzato, di esprimere un conflitto che non ha trovato altra via di espressione. Il concetto di rimozione è fondamentale e non funziona in maniera equilibrata se il conflitto non è stato risolto. Il sintomo, però, non è una cosa che il paziente abbandona tanto facilmente: ci sono delle situazioni (soprattutto isteria) in cui il sintomo è tenuto stretto dal paziente (la “belle indifference” delle isteriche di fronte ai propri sintomi). I sintomi non sono altro che appagamento rispetto a un problema più grande, il soggetto ha quindi paura di rinunciare 16 di 107 3. al sintomo (“alibi”) perché in quel modo verrebbero alla luce i veri problemi. Il paziente si oppone alla cura, non è subito collaborativo. (Processo difensivo). Transfert: spostamento di qualcosa da un sistema a un altro. Questo fenomeno era già stato sperimentata sotto ipnosi, spostando i sintomi da un soggetto all’altro o da una parte all'altra dello stesso paziente. Per Freud, è il processo per cui la mente sposta un tema, un contenuto o delle emozioni da un soggetto a un altro. Più andiamo verso l'inconscio, più è facile che questo avvenga. Nel contesto della terapia, il paziente cerca un sostituto gratificante della perdita dei sintomi. Il terapeuta, quindi, si trova a sottrarsi alle richieste di amore, aiuto, consiglio e approvazione che il paziente avanza nell’ambito della relazione da transfert. Ecco che Freud affronta il problema della neutralità dello psicoanalista, che lo obbliga, come terapeuta, a riconoscere e accettare i limiti del proprio intervento senza abbandonarsi a fantasie di onnipotenza. Freud elabora la nevrosi da transfert, una patologia provvisoria dalla quale il paziente può essere liberato con la terapia analitica. Il transfert diventa un elemento significativo nella terapia analitica, pur rimanendo molto contraddittorio: all’inizio, Freud lo vede come un fattore di disturbo (vedi Breuer e Anna O.), un ostacolo alla cura; poi capisce che questo fenomeno aiuta a capire tanti meccanismi della mente del paziente ed è un sistema che permette di comprendere gli schemi che riguardano il suo passato. A questo punto diventa centrale nella terapia, che addirittura si dice basata sull'analisi dello stesso. Qui nasce la teoria del complesso edipico, in quanto il transfert si verifica con le prime persone che hai intorno, ovvero i genitori, e soprattutto il padre (cardine del complesso edipico, oggetto di intense cariche di amore e di odio, rappresentante del sociale e identificazione superegale). Affinché questo non diventi un ostacolo per la cura, però, è necessario che anche il terapeuta si faccia paziente, sia per conoscere i propri conflitti e controllare le proprie proiezioni e modificazioni, sia per non cedere alla lusinghe e alle richieste del paziente (transfert positivo) né cogliere le sue provocazioni, tentativi di fuga o di capovolgimento del rapporto analitico (transfert negativo). Prescrizioni terapeutiche: 1) accettare il paziente in via provvisoria per sondare l'opportunità di affrontare un trattamento del quale non si possono fissare anticipatamente la durata e il costo complessivo. 2) Evitare di stabilire con i pazienti (o con i loro familiari) rapporti di ami comunque relazioni sociali. 3) Periltempo, si raccomanda di instaurare con il paziente un legame serrato e costante. 4) Per quanto riguarda il denaro, è estremamente importante farsi retribuire anche le ore non utilizzate, per evitare che il cliente ricorra alle assenze per attuare una forma di resistenza al trattamento. Inoltre, il terapeuta deve rapportarsi al denaro evitando di stabilire legami di dipendenza e gratitudine, che ostacolano la risoluzione del transfert. 5) Freud appresta il setting, una situazione protetta e controllata, in cui il paziente si stende su un lettino in una posizione di abbandono, che costituisce un residuo della passività richiesta dalla terapia ipnotica. Il terapeuta si pone alle sue spalle in modo che i loro occhi non posano mai incontrarsi. Qui si costruisce uno spazio terzo, in cui coesistono la libertà di delirio e la concretezza della storia, che è la dimensione dell'inconscio. 0 17 di 107 Il sogno non coincide con l'inconscio ma è una delle sue rappresentazioni più fedeli. Contrariamente a quanto ritiene l'opinione comune, che considerava il sogno un disturbo del sonno, Freud pensa che lo scopo dell’attività onirica sia quella di proteggere il sonno dall’irruzione di stimoli interni ed esterni che potrebbero disturbarlo. Ma, mentre il ritiro percettivo protegge il sonno dagli stimoli esterni (rumori, luce...), gli stimoli interni acquistano maggior vigore a causa dell’indebolimento, l’allentamento della censura. L’interpretazione dei sogni è molto complicata, non c'è una regola fissa, perché il sogno costruisce al momento una serie di immagini di compromesso fra una forza che vorrebbe qualcosa e un’altra che inibisce il desiderio. Per Freud il sogno non deve essere capito subito, esso è censurato da un sistema mentale (che ancora non ha un nome, poi preconscio) ed è soggetto al processo di rimozione. Il sogno non è mai quello che ho sognato in sé, ma già il ricordo dello stesso è la prima fase del lavoro onirico di rielaborazione e censura. C’è un elemento del presente, uno stimolo del momento, che riaggancia pulsioni legate al passato del soggetto. Nei sogni ci sono elementi del passato remoto (infanzia), del passato prossimo (giorno stesso) e del presente (es. suono della sveglia che viene incluso nel sogno). Il sogno ha una strana concezione del tempo: noi abbiamo un'illusione di sequenzialità, ma probabilmente tutti gli eventi avvengono in contemporanea, in frazioni di secondo. Nel sogno non è tanto importante il contenuto onirico che spesso è mediato dalle esperienze della giornata (+ resti diurni) quanto la sintassi secondo cui questo materiale si organizza. Tale sintassi è sintetizzata da Freud in 4 attività oniriche: 1. Rifacimento visivo > i pensieri latenti sono rappresentati in modo che anche le componenti astratte, i nessi formali, siano resi visibili. 2. Condensazione > il materiale visualizzato viene condensato in modo che più elementi si compattino in uno solo in base a relazioni di somiglianza, di comunanza, di concordanza, anche molto flebili. 3. Spostamento > consiste in un movimento di fuga che porta dal contenuto rimosso a contenuti sempre più neutri emotivamente. 4. Ordinamento > è possibile ripercorrere a ritroso la trama del sogno, sino a giungere ai contenuti latenti. Nel processo di decostruzione l'analista si trova davanti un testo più o meno organizzato (+ la facciata del sogno), si tratta di una specie di interpretazione provvisoria con cui il sognatore cera di controllare l'irruzione del materiale onirico più inquietante, che è inquietante a causa delle deformazioni prodotte dalla censura sul vero e proprio desiderio inconscio. Freud arriva a dire che il sogno migliore è quello dimenticato, perché significa che è stato risolto. Lo stato di allarme/ansia dei bruschi risvegli a seguito di “brutti sogni” sta a significare che il sistema di censura del sogno non riesce a portare a termine il suo compito, che il contenuto nascosto rischia di essere svelato; a questo punto il soggetto preferisce svegliarsi che scoprire le sue vere pulsioni. C'è un rigido sistema di censura dei sogni: quando pensiamo di aver fatto un sogno molto esplicito in realtà è solo un'illusione di comprensione, perché il vero significato non è assolutamente quello manifesto (es. sogno di uccidere qualcuno non perché è quello che in fondo voglio fare, ma come risultato di un mascheramento del contenuto profondo). Il lavoro onirico inizia già al momento della creazione del sogno e progredisce con il racconto di esso. L’interpretazione dei sogni si conclude quando raggiunge il desiderio latente, rendendo cosciente l'inconscio. Il sogno non è in grado di svelare l'inconscio ma è la via regia verso ciò che resta 20 di 107 comunque inconoscibile: benché se ne possano cogliere alcune rivelazioni l'inconscio ha sempre un punto in cui è insondabile. Ripercorrendo il sogno ci si imbatte in tracce lasciate dai traumi infantili più precoci e obliati, la catena verbale investe, come nell'analisi del sintomo, il desiderio rimosso che viene reintegrato tra i contenuti coscienti grazie al transfert, che permette di attualizzare il passato e di rivivere le emozioni ad esso connesse. L'analisi utilizza l’interpretazione del contenuto onirico per giungere alla costruzione del passato rimosso. Al termine del viaggio troviamo: ® L'infanzia del soggetto > l’ontogenesi. ® L'infanzia dell'umanità > la filogenesi, una dimensione culturale, esterna allo psichismo individuale. Un altro tema importante è il significato simbolico di elementi ricorrenti: Freud individua un nesso tra questi e la sfera del corpo e della sessualità. (es. simboli “penetrativi” per il maschile, come una spada, e oggetti “accoglienti” per il femminile, come una scatola o una casa) Freud tuttavia afferma che il simbolo non ha mai un valore assoluto, ma va riconosciuto in relazione al soggetto che l’ha creato (chiede al soggetto di dire la prima cosa che gli fa venire in mente il proprio sogno). Questo sarà argomento della disputa con Jung, che invece crede in un immaginario collettivo universale. Per Jung, infatti, un sogno avvenuto 1000 anni fa può essere tranquillamente interpretato, senza bisogno di parlare con la persona che l’ha sognato. Freud si limita a dire che è “probabile” che il significato sia quello ricorrente, ma che senza conversare con la persona interessata si fa solo un gioco interpretativo. Il lavoro interpretativo consente di iniziare a conoscere il mondo onirico. EVOLUZIONE SCHEMA APPARATO PSICHICO DI FREUD (stimolo-risposta): 1. All'estremità sensitiva si trova un sistema P che accoglie le percezioni, all'estremità motoria invece si trova il sistema M, che apre le schiuse della motilità (risposta motoria). L’apparato psichico è quindi costruito come un apparato riflesso, il processo riflesso rimane anche il modello di ogni attività psichica. 2. Si capì poi che nell’apparato psichico rimangono delle tracce mnestiche che condizionano il tragitto: in base alla tua storia, alla tua memoria, cambia il punto di arrivo. Il tragitto quindi non è più lineare come prima (stimolo-risposta), ma viene deviato e variato dalle tracce mnestiche. 3. Lo schema dell'apparato psichico venne ridisegnato, oltre alle tracce mnestiche viene introdotto l'inconscio, da cui si genera il sogno che torna indietro, cerca una via rappresentativa per poi tornare in avanti e prendere la via verso la risposta motoria, creando dei movimenti come lo svegliarsi o i movimenti degli occhi. PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA Con il saggio “Psicopatologia della vita quotidiana” Freud delimita lo spazio psicoanalitico e dimostra la determinante presenza dei derivati dell'inconscio. Il tema principale è costituito dalla memoria (= ricordi, connessione tra le tracce mnestiche attuali e le esperienze passate) e il suo contrario, l'oblio (= cancellazione di determinati ricordi) L’interrogativo che Freud si pone è: “Perché alcuni elementi subiscono una cancellazione mentre altri si impongono con eccezionale intensità?”. Nel quadro interpretativo di Freud la cancellazione non è marginale né causale ma è costitutiva. Le rappresentazioni connesse alle prime esperienze erotiche sono destinate a subire un processo di rimozione, in questo modo si sedimenta un nucleo di rimosso attorno al quale cresce 21 di 107 l'inconscio, sia per la capacità di questo nucleo originario di attrarre a sé altre rappresentazioni, sia per la costante ed attiva azione della censura. Essendo nulla mai completamente dimenticato, assistiamo continuamente a tentativi di ritorno del rimosso che perturba le attività coscienti: mentre nel nevrotico, il rimosso disturba le prestazioni psichiche più importanti (l'alimentazione, la sessualità, il lavoro), nella persona “sana” l'inconscio perturba le attività più marginali. © “Non esiste un confine netto tra anormalità e normalità nervosa, siamo tutti un po’ nevrotici” La civiltà esige che le nostre più potenti passioni, di natura aggressiva e sessuale, siano limitate e rimosse a favore di superiori esigenze comuni, ma poiché la rimozione totale è impossibile, si lasciano degli spiragli attraverso i quali il rimosso incontenibile possa fluire, purché canalizzato in forme controllate. La contraddizione che Freud individua non è tra un interno psichico e un esterno sociale, tra pulsione e repressione, si tratta invece di una contrapposizione interiorizzata tra istanze normative e contenuti psichici rifiutati ma anche facilmente inseribili nel contesto dei pensieri coscienti. È allora la contraddizione dei sudditi, che hanno interiorizzato la legge sino a farsi censori di se stessi, che determina tanto le deformazioni angosciose del sogno quanto le produzioni divertenti dell'umorismo (> anticipa “// disagio della civiltà”). > Capitolo 6: “Il bambino psicoanalitico” IL PICCOLO PERVERSO Analizzando il sogno, il sintomo, il motto di spirito Freud ripercorre a ritroso le tracce della rimozione giungendo ai primi conflittuali vissuti infantili, a traumi di indubbia natura sessuale. Tradizionalmente la sessualità veniva equiparata alla facoltà riproduttiva, Freud dimostra invece che essa è anticipata da una sessualità infantile relativamente autonoma, sterile, finalizzata al piacere autoerotico. La sessualità del bambino si rivela “perversa e polimorfa”. Freud si trova a dover definire meglio il concetto di “sviluppo”, per indagare la mente del bambino. Egli non è un “terapeuta dei bambini” in senso stretto, ma studia la mente dei bambini. Ad esempio, “il bambino Hans” (5 anni) diventa oggetto di studio per il modello che stava teorizzando, per dimostrare che esso aveva un riscontro nella realtà: il padre di Hans era un collega di Freud e stese con lui il libro che trattava questo caso; esso si articola come un dialogo tra padre e figlio (che dimostra un’intelligenza particolarmente sviluppata). Mentre lo sviluppo psichico del bambino era controllato da Freud e monitorato dal padre, Hans sviluppa una fobia per i cavalli. + vedi complesso di Edipo. L'obbiettivo di Freud era quello di definire la storia dello sviluppo psichico del bambino; egli intende dimostrare che ciò che appare patologico nell'adulto costituisce la normalità per il bambino. Allora, scrive tre saggi per dimostrare che tutto parte da una perversione sessuale, la sessualità è il terreno di partenza (sessualità = ogni tipo di piacere). Nel primo saggio, Freud parte dal paziente adulto e perverso, basandosi sul percorso psichico e cercando di capire cosa lo portasse alla perversione sessuale. Per Freud, il bambino è un “piccolo perverso polimorfo”, ha in sé tutte le forme di perversione, che sono poi destinate a recedere con la crescita di fronte alle barriere del pudore, del disgusto e della moralità innalzate dalla società. Quando un adulto è perverso, quindi, significa che è sopravvissuto il bambino che è in lui (che nell'infanzia è troppo piccolo per mostrare tutte le sue perversioni), che residui della sessualità infantile sono sfuggiti al processo evolutivo. Cade, quindi, l’idea del “bambino puro, angelicato e asessuato”: per Freud, al contrario, l’infante è estremamente attivo e pieno di impulsi sessuali ed erotici. La visione freudiana, però, viene rifiutata dalla mentalità dell’epoca (caratterizzata da moralismo). 22 di 107 * Il maschio, invece, si trova davanti all’angoscia e alla paura di una castrazione, alla minaccia di poter perdere il pene. Egli quindi ha paura e si distanzia da tutto ciò che ha di femminile dentro di sé e si sente autorizzato a disprezzare la femminilità. Accanto a questo itinerario privilegiato, Freud individua altre pulsioni, come il desiderio di guardare e di essere guardati; ciò che è importante sottolineare è che le prime curiosità sono suscitate dagli impulsi sessuali che spingono il bambino all'esplorazione del proprio e dell’altrui corpo. Si stabilisce così una stretta connessione tra pulsioni sessuali e processi intellettivi, che permette alla psicoanalisi di elaborare un proficuo modello diagnostico e terapeutico. Spesso le nevrosi trovano la loro spiegazione nei più precoci moti pulsionali e nelle rappresentazioni che li sostengono, comprese le teorie spontanee sulla nascita dei bambini. Il desiderio del bambino di conoscere, soprattutto nel campo della sessualità, oggetto schermato dal riserbo degli adulti, spesso non si ferma anche dopo una soddisfacente spiegazione, ma anzi porta il bambino a dare libero sfogo alla propria fantasia, elaborando incredibili teorie. Le teorie infantili sulla nascita possono riassumersi così: 1. sia bambini sia le bambine pensano che entrambi i sessi siano dotati di pene (= monismo fallico); 2. ilneonato è analogo a una massa fecale e può essere generato da entrambi i sessi; 3. ilrapporto sessuale è uno scambio di bambino oppure un'aggressione del padre nei confronti della madre. In questo modo il “piccolo fantasticone” cerca in tutti i modi di accordare il pensiero alla propria fissazione libidica. Il fatto che esista un coinvolgimento funzionale tra energie pulsionali e intellettuali pone dei problemi a chiunque si trovi ad allevare o educare un bambino: la persona in questione dovrà mantenere, per quanto possibile, basso il livello di eccitazione del bambino. (ad esempio Freud individua come nocivo il comportamento di picchiare il bambino sul sedere, cosa che sollecita l'erotismo anale, determinando un atteggiamento passivo e crudele — masochismo — e quello di considerare il bambino come un oggetto sessuale.) IL COMPLESSO DI EDIPO Verso il terzo anno di età, sorge nel bambino una richiesta pulsionale genitale che reclama un suo oggetto, riconoscendolo nella persona più vicina a sé: la madre (che a sua volta vede il figlio come il suo oggetto privilegiato). Di fronte a questo rapporto esclusivo, il padre è visto come ostacolo, oggetto di odio, colui che interviene come rappresentante di una legge che lo sovrasta e che impedisce l’unione incestuosa. Ciò che emerge dal lavoro freudiano è che l’Edipo è, allo stesso tempo, una struttura universale e la vicenda personale e irripetibile di ciascuno di noi. * Esemplare appare il caso del piccolo Hans: questa è la vicenda di una terapia infantile che porta per la prima volta sulla scena scientifica l'originale concezione del mondo di un bambino di cinque anni. Hans sviluppa una fobia per i cavalli che gli impedisce di uscire di casa. Attraverso l’analisi, questo sintomo si rivela essere lo spostamento dell’aggressività, e della paura, dalla figura del padre a quella del cavallo. L’Edipo “semplice” è rappresentato dall'amore per il genitore del sesso opposto e la rivalità nei confronti di quello del proprio sesso, ma, accanto ad esso, Freud porrà anche la forma inversa, consistente nell'amore per il genitore del proprio sesso e nella rivalità con quello del sesso opposto. Il complesso di Edipo si struttura secondo lo schema drammatizzato nell’Edipo di Sofocle. (Laio, Giocasta, Edipo). Ciò che nella tragedia è rappresentato come un tentativo di uccisione del figlio da parte del padre (abbandono del neonato) viene vissuto nell'esperienza di ogni bambino, nella forma della paura della castrazione. 25 di 107 Poiché la libido è localizzata sul genitale, questo diventa una zona narcisisticamente privilegiata del corpo; per questo motivo il bambino teme che il padre lo punisca privandolo di ciò che ha di più caro, cioè il pene. Tutta questa vicenda termina con la rimozione a causa dell’impossibilità intrinseca di una qualsiasi soluzione. Il complesso di Edipo svanisce perché la sua stagione è finita e perché l'interesse narcisistico (timore della castrazione) prevale sul desiderio libidico nei confronti del genitore. Gli investimenti oggettuali, a questo punto, vengono sostituiti dalle IDENTIFICAZIONI: di fronte all’impari contesa con il rivale adulto, il bambino si identifica con l'aggressore. L'autorità paterna, fatta propria, costituisce il nucleo del SUPER-IO, l’istanza psichica che rappresenterà il sistema di valori e di divieti introiettato. Il Super-io è dunque l'erede del conflitto edipico. Il tramonto del complesso di Edipo coincide con l’inizio del periodo di latenza (tra i 6 e i 10 anni), una parentesi di tranquillità tra due tempeste emotive, durante la quale il bambino è particolarmente educabile. In ogni caso, l’Edipo permane, nonostante sembri scomparire, come struttura che organizza le istanze psichiche individuali e le modalità di rapporto sociale. Ad esempio, con la pubertà, gli impulsi sessuali latenti si ripresentano con rinnovato vigore e l'adolescente riattiva le tracce lasciate dalle figure parentali. In questo periodo Freud sostiene che ci sia una seconda ondata del complesso edipico, dove il ragazzo sposta sulle figure degli insegnanti gli antichi sentimenti. Ciò che caratterizza l’adolescente è la capacità di stabilire una relazione con un oggetto totale, il partner sessuale, diverso dal genitore amato nei primi mesi di vita, ma capace di riattivare le tracce remote di quell’arcaico legame. Tutte queste fasi fanno sì che il ragazzo metta a punto il suo patrimonio pulsionale, lo sottoponga alle richieste della società e lo organizzi, sotto il primato della genitalità, al servizio della funzione di riproduzione. Freud considera la genitalità una conquista necessaria alla coesistenza delle pulsioni con il sociale, ma egli è anche consapevole del sacrificio che essa richiede, tanto che giunge ad ipotizzare che vi sia nella natura stessa delle pulsioni sessuali qualcosa che si oppone al soddisfacimento completo, alla pacificazione del desiderio (Disagio della civiltà). Complesso di Edipo (tragedia Sofocle pag.86) TRAGEDIA DELL’EDIPO DI SOFOCLE: Laio, re di Tebe, per sfuggire alla profezia secondo cui uno dei suoi eredi avrebbe ucciso il padre e sposato la madre, ordina l'uccisione del figlioletto Edipo. Il servo però disobbedisce e al posto di uccidere il bambino lo abbandona, egli viene trovato da un pastore e adottato dal re di Corinto che lo cresce come un figlio. Edipo, insospettito da alcuni coetanei, si reca al santuario di Apollo dove apprende la profezia secondo la quale ucciderà il padre e sposerà la madre. Per sottrarsi alla profezia Edipo scappa, si incammina verso Tebe. Lungo la strada si imbatte in un vecchio accompagnato da una scorta reale e per motivi di precedenza lo uccide. Giunto alle porte di Tebe, viene fermato dalla Sfinge (un mostro metà umano e metà animale) il quale gli impone la risoluzione di un quesito. Edipo risolve l'enigma, la Sfinge, sconfitta si uccide, al vincitore viene offerta la mano di Giocasta, la regina della città, rimasta vedova di Laio. Edipo sposa Giocasta e i due hanno quattro figli e vivono felici per alcuni anni fino a che una terribile pestilenza devasta la città. L’indovino Tiresia, interrogato, svela la tragica verità ad Edipo: è lui stesso l'assassino del padre e l’amante della madre. Edipo e Giocasta orripilati si uccidono. Edipo si accieca + gesto di auto-castrazione, poi si condanna all'esilio La tragedia di Sofocle mette in luce il fatto che Giocasta sappia/non sappia (questo stimola l'interesse di Freud). Per Freud il bambino deve superare il complesso tramite la rimozione, e questo processo è fondamentale. 26 di 107 Freud si concentra sul bambino maschio, inizialmente pensa che per le femmine sia tutta la stessa cosa, cambiando semplicemente i ruoli e le parti (“complesso di Elettra”), ma poi arriva alla conclusione che i due percorsi non sono speculari. La bambina si trova in una posizione diversa: inizialmente i suoi investimenti sono sulla figura materna e poi verranno spostati su quella paterna. Un tema importante è la rabbia della bambina nei confronti della madre che l’ha “fatta femmina”, che non l’ha dotata di pene + delusione che mette in moto lo spostamento verso il padre. (dopo la crescita della femmina, l'odio può spesso essere spostato sulla suocera, un’altra madre). A questo punto la bambina si rivolgerà al padre chiedendogli un figlio che la compensi della sua dolorosa inferiorità. Al cambiamento dell'oggetto d'amore corrisponde un mutamento di zona erogena, la libido trasla dal clitoride alla vagina trasformandosi da attiva a passiva. Contemporaneamente le pulsioni aggressive verranno distolte dall'oggetto e introiettate, dando origine alla disposizione masochista femminile, necessaria alle vicende riproduttive (gestazione, parto, allattamento). Il figlio del padre è una produzione fantastica che ritornerà, in futuro, come ricordo di seduzione, nella anamnesi delle isteriche. Alla domanda di amore della figlia, si oppone il divieto dell’incesto che il padre, come figura sociale di portatore della legge, rappresenta. Non essendoci alcuna minaccia di castrazione, i legami edipici non saranno mai totalmente spezzati, ella rimarrà per sempre dipendente dall'autorità, priva di iniziativa, con deboli interessi sociali e scarsa capacità di sublimazione, rimarrà, secondo Freud, un’eterna bambina. La donna svilupperà l’invidia del pene e ricercherà appagamento nella maternità. Il tema delicato della scena edipica è che la relazione dei genitori è esclusiva, il bambino deve elaborare il lutto e l'esclusione dalla coppia genitoriale. Freud vede l'origine della nevrosi in uno schema edipico non abbastanza superato, in cui la rimozione non ha funzionato. (la rimozione non porta all’eliminazione completa, le figure della madre e del padre rimangono dentro di noi, le proiettiamo sulle persone con cui ci relazioniamo, ma rimangono in sottofondo, c'è un filo conduttore ma gli oggetti cambiano). Nella nevrosi gli oggetti parentali sono troppo presenti e il soggetto è così vincolato agli obblighi edipici inconsci, da non riuscire a creare legami con altre persone. Il Super-io nasce dopo il complesso edipico, esso si forma in modo più ampio nel maschio poiché egli teme la minaccia della castrazione; la femmina, che l’ha già subita, sviluppa un Super-io meno rigoroso. (Freud è stato visto come maschilista per questo punto di vista, questo schema è poi stato superato e modernizzato + bisogna vedere questo modello contestualizzato nell'epoca di riferimento). UN MASCHIO MANCATO Molte critiche sono state rivolte al modello esplicativo di Freud dove il determinismo biologico tende a minimizzare, se non negare, la determinazione dei fattori sociali. Le confutazioni sono state avanzate principalmente da psicoanaliste donne, le quali hanno cercato di elaborare uno schema di sviluppo della sessualità infantile femminile autonomo e hanno cercato di spiegare il rapporto che esse hanno con il proprio corpo e con la propria posizione sociale. Freud postula un’originaria bisessualità psichica di tutti gli esseri umani, ma l'oggetto privilegiato della sua osservazione è il bambino maschio. In un primo tempo delinea per la sessualità infantile femminile un modello speculare a quello maschile ma esso si rivela inadatto. Nei “tre saggi sulla teoria sessuale” la bambina condividerebbe con il bambino una sessualità orale, anale e inizialmente anche fallica. Essa vive la sua conformazione anatomica come uguale a 27 di 107 Le nostre possibilità di essere felici, di vivere secondo il principio del piacere, sembrano limitate dalla nostra stessa costituzione. Per provare piacere, è necessario che ci sia stata deprivazione e l'intensità del godimento è maggiore più è stata grande la sofferenza provocata dal bisogno. L’infelicità è dunque una componente essenziale della felicità, ed entrambe sono inserite in un complesso sistema di scambi tra uomo, natura e società. Tre sono i pericoli che minacciano costantemente la vita dell’uomo: 1. il deperimento organico 2. le forze distruttive della natura 3. le relazioni con gli altri uomini (causa delle maggiori sofferenze) L'organizzazione sociale (che in un ottica ottocentesca veniva vista come una delle più promettenti acquisizioni dell'umanità), quindi, davanti all’analisi psicoanalitica, si configura come una pericolosa minaccia. Con il termine “Kultur” (= civiltà), Freud intende l’insieme delle norme e delle istituzioni che servono per regolare la distribuzione dei beni e le tecniche volte a procurare i beni necessari alla sopravvivenza di una società. Secondo Freud, l'impulso di morte è un qualcosa di primitivo, di innato: gli uomini desiderano le stesse cose e quindi, essendo qualcuno di loro costretto a rinunciarci, si generano degli impulsi belligeranti. La società è un tentativo compromissorio tra gli uomini, dove ognuno deve rinunciare a qualcosa, di conseguenza nessuno è mai totalmente soddisfatto e felice, nessuna società è perfetta, sono tutte frutto di un compromesso tra gli uomini e quindi di una rinuncia. La civiltà si regge sull’uso della libido e sulla repressione dell’aggressività, dal momento che la libera espressione delle pulsioni sarebbe dirompente e distruttiva. Con il patto sociale, quindi, l’uomo rinuncia alla felicità in cambio della sicurezza. La società, per costituirsi e mantenersi, deve sottrarre energie libidiche individuali, usandole per stabilire legami tra gli uomini, in modo da creare realtà sempre più estese. Al tempo stesso però, deve tutelarsi dalle cariche aggressive, che rappresentano forze contrarie al suo movimento di coesione. La società si configura allora come il campo di battaglia di forze contrapposte, che Freud denomina (da Platone) Eros e Thanatos, amore e morte, congiunzione e disgiunzione: si è così introdotta l’irriducibile dicotomia delle pulsioni. Alla pulsione sessuale Freud, quindi, contrappone un’antagonistica pulsione di morte. UNA CONFLITTUALITÀ INSANABILE Freud ritrova le motivazioni per le quali l'individuo è spinto a comportarsi in modo diverso all’interno di un’aggregazione collettiva rispetto che in una condizione di isolamento, nei rapporti sublimati che uniscono l’individuo alla massa e la massa al suo capo. Nella figura del capo, Freud scorge la corrispondenza con l’lo ideale, un'istanza interna della personalità, del quale ricostruisce la genesi a partire dai primi rapporti con le figure parentali e dalla loro introiezione. Il bambino, non potendo esternarla riversa sul proprio lo, interiorizza, l'aggressività provocata dalle proibizioni imposte dai genitori. In tal modo, istanze antipulsionali vengono contrapposte a quelle pulsionali, già presenti nell’lo. In un primo momento, la rinuncia pulsionale era provocata dal timore dei castighi ma progressivamente, con l'accumulo di forze aggressive, viene gestita da un'istanza interna, da una coscienza morale, il Super-lo. Le rinunce pulsionali, anziché ridurre, aumentano le pretese del Super-lo, che si fa sempre più tirannico ed esigente. Inibendo le energie pulsionali, il Super-lo appronta energie desessualizzate, corrispondenti alle richieste sociali. © C'è quindi un’eterna contrapposizione tra Eros e Thanatos. 30 di 107 In seguito al primo conflitto mondiale e al crollo del preesistente sistema di sicurezze che ne derivò, Freud fu costretto ad ammettere l’esistenza nell'uomo di una pulsione aggressiva sorda e silenziosa, ma di cui cogliamo gli effetti mortali. L’aggressività ha due origini: 1. La società > deriva dalle frustrazioni che essa provoca con le sue numerose richieste 2. E’ una dotazione originaria dell’uomo + è un suo bagaglio costituzionale. Essere uomini civili significa rinunciare alla libera e spontanea gestione della sessualità e dell’aggressività. A livello cosciente, questa rinuncia viene mascherata da un processo di razionalizzazione, ma essa permane nell’inconscio, dove si rivelerà allora sotto forma di malessere diffuso, sottile ma ineliminabile chiamato “Disagio della civiltà”. La sottomissione dell'energia libidica alle norme sociali può portare alla nevrosi di cui però il paziente scorge esclusivamente le componenti personali senza riconoscere il contesto storico- sociale nel quale sono inserite. l’uomo ha la necessità di vivere in comunità ma allo stesso tempo chiede per sé non solo sicurezza, ma anche felicità. Ciascuno di noi, per quanto socializzato, rimane egoiste e asociale. Contro l’ineliminabile angoscia prodotta dall’impossibilità dell’uomo di vivere isolato e dalla sua costitutiva insofferenza alla vita di gruppo, sono stati individuati diversi rimedi o modalità di difesa: 1. il metodo più efficace appare il ricorso alle droghe che inibiscono il dolore e producono piacere, ma allo stesso tempo comportano un grosso spreco di energie vitali; 2. ilsecondo metodo è l'agire sulle pulsioni stesse abbandonando il prioritario “principio del piacere” (“voglio tutto subito”) per investimenti a lungo termine ma più sicuri e redditizi, secondo ciò che Freud chiama il “principio di realtà” il quale opera in due sensi: * nella modificazione del mondo esterno (=negazione o fuga dal mondo / allucinazione di un mondo diverso + es. illusione religiosa); * nell’elaborazione dell'economia psichica interna (=spostamento di energie libidiche da mete specifiche a fini più socialmente apprezzati > es. l’arte e la cultura) 3. un altro metodo è rappresentato dalla ricerca del bello, che contraddistingue l'atteggiamento estetico, in un tentativo consolatorio. 4. La soluzione più generalizzabile è costituita dall'amore per il prossimo, da cui derivano alcune delle gioie più grandi della vita, ma nulla garantisce la sua permanenza in quanto l'oggetto d’amore è sempre minacciato di perdita. © Non esiste però alcuna realtà da contrapporre alla civiltà, per questo non resta che accettare la condizione umana e il suo disagio esistenziale. Ampliando il punto di vista della psicoanalisi dalla dimensione individuale alla dimensione sociale, l’immagine dell’uomo muta. Freud chiude il saggio con un tentativo di sintesi: teoria del funzionamento psichico individuale ricostruito intorno alla centralità del Super-lo e all’analogia tra Super-lo sociale e individuale. > Capitolo 8: “La metapsicologia” UN’IMPRESA INCOMPIUTA Con “metapsicologia”, Freud intende indicare la dimensione teorica della psicoanalisi e sostiene che essa potrebbe sostituire la metafisica, spiegando ciò che c'è di soprannaturale nel mondo come proiezioni verso l'esterno di moti psichici irrisolti. Più volte Freud ha avvertito il pericolo che una teorizzazione prematura portasse ad un irrigidimento del pensiero ma, allo stesso tempo, sentiva la necessità di fissare le conoscenze acquisite in un corpus che ne garantisse la conservazione, senza però riuscire del tutto a realizzarlo 31 di 107 (vedi “Progetto” e “Metapsicologia”); anche se manca, quindi, una compiuta sistemazione teorica, elementi di teoria sono presenti in tutti gli scritti. In “Metapsicologia” la psicoanalisi si presenta come un discorso parziale, lungi dal dire tutto ma con un oggetto specifico, lo psichico, e un suo metodo d'indagine, l’analisi. Cercando di delineare l'oggetto della sua indagine, riconosce la prima frontiera nella PULSIONE (che non verrà mai definitivamente sistematizzata o organizzata all’interno di un quadro teorico, per questo viene definita “/a mitologia della psicoanalisi”). La pulsione, ai confini tra il somatico e lo psichico, è un concetto limite: è la spinta che proviene dall'interno e che muove i bisogni dell’Es. Si differenzia dagli stimoli esterni perché proviene dall'interno e non può essere vinta mediante azioni di fuga (es. c'è troppa luce + mi sposto o chiudo gli occhi, se ho fame invece non posso sfuggire se non con un'azione specifica.). La pulsione determina uno stato di eccitazione (= sofferenza), che richiede l’intervento del sistema nervoso. > PRINCIPIO DI COSTANZA > il sistema nervoso può essere inteso come un apparato che deve eliminare gli stimoli che gli pervengono, o ridurli al minimo livello. Questo assioma troverà diverse formulazioni: * nel PRINCIPIO DI MORTE sarà interpretato come tendenza a raggiungere uno stato del tutto esente da stimoli; * nel PRINCIPIO DI PIACERE come tentativo di raggiungere al più presto la scarica della tensione tramite l’appagamento del bisogno. Nell’analisi della pulsione, Freud distingue tre elementi fondamentali: 1. la FONTE zona dell'organismo dove compare l'eccitazione o processo fisio-chimico che la provoca. Benché tutte le parti del corpo possano diventare fonti pulsionali, sono privilegiate le zone di contatto con l’esterno (occhi, bocca, sfinteri, genitali,...). A ogni zona corrispondono pulsioni parziali, che non verranno mai superate del tutto, ma solo integrate sotto il primato della genitalità. 2. l’OGGETTO > tramite attraverso cui si ricerca il soddisfacimento. Si tratta dapprima di un oggetto parziale (es. seno), successivamente di un oggetto totale (es. partner sessuale). L'oggetto può essere o reale o fantasmatico (a seconda che l'apparato psichico segua il principio di realtà o di piacere). 3. la META > è una sola: la soddisfazione. Le pulsioni di autoconservazione corrispondono ai bisogni fondamentali per la conservazione dell'individuo, mentre le pulsioni sessuali mirano alla generazione di altri individui, alla conservazione, cioè, della specie. Tra queste due tipologie di pulsioni c'è un complesso gioco di interferenze, differenze e contrapposizioni: * inizialmente le pulsioni sessuali ricevono da quelle di autoconservazione un oggetto (es. seno della madre), da cui poi si distaccano. * Le pulsioni vitali sono predeterminate dalla fonte somatica e dall'oggetto, mentre quelle sessuali sono molto più indistinte. * Nel primo caso possiamo parlare di bisogno (a una spinta specifica, corrisponde una risposta specifica. Hai sete + bevi), nel secondo invece di desiderio (si tratta di raggiungere il soddisfacimento tramite l’attivazione di rappresentazioni psichiche). * Le pulsioni sessuali sembrerebbero funzionare, a livello energetico, a scapito delle prime: le energie contropulsionali con cui l'apparato psichico si oppone alle esigenze sessuali sarebbero sottratte alle pulsioni dell’lo. 32 di 107 (> L'idea di una suddivisione in parti dell'apparato psichico fu inizialmente introdotta da Breuer negli “studi sull’isteria”). L’inconscio è qui descritto come un archivio dove si accumulano continuamente contenuti psichici, dove l’accesso è negato alla coscienza (rimosso), ma soprattutto come una “tipografia” dove i suoi testi si producono e riproducono. In questo luogo, i rapporti delle rappresentazioni inconsce sono regolati tra loro e con i rispettivi importi d'affetto con un preciso sistema associativo. I luoghi topici sono attraversati dagli eventi psichici: nella prima topica, ad esempio, un pensiero può andare dall’inconscio al conscio o viceversa (questo caso si chiama “regressione topica”). IDENTITÀ DI PERCEZIONE E IDENTITÀ DI PENSIERO Freud non dice che il bambino non ha capacità relazionale, ma che questa va acquisita con il tempo, forzando la sua istanza naturale (distruttiva). Freud è molto contrario all’idea che si consideri l'inconscio come una sorta di “mostro”, come qualcosa di negativo. La stessa Anna Freud condivide un po’ questa visione, dicendo che l'inconscio va un po’ tenuto a bada, sotto chiave. L'identità di percezione è più vicina a quello che fa l'inconscio, cerca elementi affini a quelli che ha già trovato. Il soggetto cerca quello che già sa che gli darà il risultato che vuole. L’inconscio tende ad ignorare la cronologia, il tempo, ecc per ritrovare esattamente ciò che si è già provato. Si resta vincolati all'esperienza pregressa. * es. Edipo + io voglio riprodurre esattamente i legami che avevo a 3 anni con i miei genitori * es.ieri ho bevuto acqua e mi ha dissetato, oggi voglio esattamente la stessa acqua, quella che ieri mi ha soddisfatto + impossibile. Il passaggio verso le aree più evolute porta all'identità di pensiero. L'identità di pensiero presuppone la capacità di astrazione e riconoscimento: devo astrarre la funzione dell'oggetto e riconoscerla per ritrovare ciò che ha la stessa funzione. * es.ieri ho bevuto acqua e mi ha dissetato, oggi voglio bere sempre acqua, ma non la stessa di ieri, basta che mi disseti + equivalenza. LA PRIMA TOPICA e i luoghi della mente Freud distingue 3 /uoghi della mente: 1. Inconscio > i contenuti dell'inconscio sono costituiti da rappresentazioni pulsionali, essi si strutturano in trame originarie che possono essere composte da schemi fissi o da vissuti personali. | rappresentanti pulsionali scaricano il proprio investimento, costituendo dei moti di desiderio. Le intensità degli investimenti sono particolarmente mobili: una rappresentazione può cedere ad un'altra il proprio investimento (spostamento) oppure appropriarsi dell’investimento di più rappresentazioni (condensazione). I processi psichici inconsci sono inconoscibili, ma sono ricostruibili attraverso i loro derivati (sogni e sintomi). Il nucleo dell'inconscio, che attrae gli altri apporti, è costituito da precoci esperienze infantili che sono state sottoposte sia alla rimozione originaria, sia a quella secondaria. Recuperare l'inconscio significa quindi completare la nostra storia, accettare il bambino che è in noi. Non basta però trasferire i contenuti dell'inconscio nella coscienza, ma bisogna tradurli, poiché l'inconscio tende all'identità di percezione (le tracce mnestiche sono di cose, di percezioni visive), mentre il preconscio tende all’identità di pensiero (le tracce mnestiche sono auditive, di percezioni di parole). Nell’analisi, i contenuti dell'inconscio, che non hanno accesso diretto al mondo esterno a causa della censura, devono essere investiti da tracce mnestiche verbali, devono farsi linguaggio per poter essere integrati nella coscienza. 35 di 107 2. Preconscio > si distingue dall’inconscio perché la sua energia non è fluida, ma è /egata e il suo funzionamento è retto dal processo secondario. La rappresentazione preconscia è fatta di parole poiché deriva da fuori. I suoi contenuti sono costituiti principalmente da pensieri latenti, da ricordi che possono essere attualizzati. Il passaggio dal preconscio al conscio corrisponde ad una seconda censura dove i rappresentanti pulsionali vengono selezionati. Questo sbarramento, che controlla anche la scarica motoria, è responsabile del mantenimento del livello di attenzione. Conscio > è situato nella periferia dell'apparato psichico e riceve le informazioni sia dal mondo esterno sia dall'interno. In questo luogo, non vi è alcuna registrazione mnestica, gli stati di coscienza sono un susseguirsi di quadri fluttuanti, momentanei. Per essere attribuito a sistema conscio un sistema psichico deve: - soggiacere al principio di realtà; “organizzarsi secondo il processo secondario; = la sua energia deve essere legata alla rappresentazione corrispondente. Il trasferimento dall’inconscio al conscio avviene attraverso un canale di comunicazione fluido e controllato, non come una trascrizione irreversibile. LA SECONDA TOPICA e le figure dell'inconscio Freud distingue 3 istanze: 1. Es > è l'originaria provincia psichica dell'apparato psichico. All’inizio, la vita psichica è costituita esclusivamente dall’Es, ilsuo contenuto è tutto ciò che è ereditato, presente fin dalla nascita, stabilito per costruzione. A questo nucleo iniziale, si sovrappongono in seguito contenuti psichici rimossi acquisiti nel corso dell'attività psichica. La caratteristica più importante dell’Es è la sua impersonalità: la sua dimensione trascende la nostra persona e la nostra storia. Questa concezione è nuova per la cultura occidentale, si contrappone alla concezione cristiana dell’anima unita al corpo, stravolgendo l’immagine che l’uomo aveva di se stesso. L’Es comunque, in termini economici, è principalmente costituito da investimenti pulsionali che esigono una scarica. L’Es si oppone all’lo così come l’inconscio si oppone al coscio. lo > è l'istanza più complessa del sistema psichico (Freud ha elaborato e poi smentito diverse teorie nel tempo). Egli è giunto alla conclusione che l’lo è quella parte dell’Es che è stata modificata dalla vicinanza e dall’influsso del mondo esterno. L’lo con il tempo si conforma, come una proiezione psichica della superficie corporea. L’lo funziona da mediatore tra: mondo esterno/mondo interno (= conflitto inter-psichico) e pulsioni dell’Es/richieste del Super-lo (= conflitto intrapsichico). Per riuscire a soddisfare tutte le richieste, l’lo ha la capacità di sintetizzare i contenuti, di gerarchizzare le domande, di riassumere i processi psichici. L’Io ha quindi il compito di creare un'armonia interiore modificando il mondo esterno in vista dell’appagamento delle richieste pulsionali. L’lo mantiene però un atteggiamento critico davanti alle esigenze pulsionali, rifiuta quelle pericolose: il segnale che mette in atto le difese è l'angoscia (intesa non come paura di un evento reale, ma della possibile attivazione di traumi psichici già sperimentati nella situazione di impotenza della prima infanzia). L’insuccesso della mediazione dell'Io, rappresentato dal sintomo, può costituire una spiegazione delle nevrosi. Dall’lo si staccano due formazioni particolari: 36 di 107 © l’lo ideale + una rappresentazione eroica e idealizzata di sé che accompagna il passaggio dal narcisismo primario a quello secondario; ©. l’Ideale dell'io + un modello al quale l’lo cerca di conformarsi. 3. Super-io > l’lo ideale e l’Ideale dell'Io convergeranno dell'istanza del Super-io, una formazione, in parte inconscia, che si contrappone all’lo, lo giudica criticamente, lo assume come oggetto. È un'istanza prevalentemente censoria che comprende la coscienza morale, l’autoconservazione, la formazione di ideali. Il Super-io è considerato “l'erede del conflitto edipico”: il bambino introietta il Super-io del genitore che è stato la fonte delle disillusioni decisive, il Super-io ha quindi oi e arcaica, perché viene trasmesso di generazione in generazione, rendendo una parte della personalità restia alle nuove norme e ai nuovi comportamenti. Il Super-io appare tanto più crudele e tirannico quanto più è prossimo ai vissuti infantili, alla temibilità delle onnipotenti figure parentali. Durante la crescita (e quindi la socializzazione del bambino), la funzione dei genitori viene assolta da altri adulti: progressivamente l’istanza si svuota dei suo contenuti fantastici, delle sue personalizzazioni persecutorie per divenire pura norma, un sistema di regole formali. Nell’inconscio, però, rimane sempre un nucleo infantile, soprattutto nei malinconici (che si sentono colpevoli e minacciati da punizioni) e nei masochisti (desiderosi di sofferenze espiatorie). AL DI LÀ. Freud sviluppò la teoria del dualismo pulsionale di vita e di morte, ma non riuscì mai ad integrarlo completamente nel quadro teorico: essa costituisce una dimensione a sé, un piano trasversale che condiziona e trascende ogni processo vitale. Con l’esistenza della pulsione di morte, Freud spiega esaurientemente la coazione a ripetere nei sintomi, tendenza primaria che va al di là del principio del piacere e che si presenta a causa dell’esistenza di una pulsione più radicale delle altre, la pulsione distruttiva. Secondo l’ipotesi evoluzionistica (che afferma che ciò che è organico si stacca dalla primaria sostanza inorganica e ad essa tende a ritornare per ristabilire la quiete assoluta), le pulsioni di vita rappresentano gli sforzi compiuti dall’Eros per tenere coesa la sostanza vivente aggregandola a unità sempre più estese, realizzando con ciò una concentrazione energetica, mentre le pulsioni di morte sospingono in modo demonico ogni sostanza organica a regredire verso la disgregazione inorganica, verso l'inerzia della dispersione energetica. Pulsioni di vita e pulsioni di morte partecipano nel funzionamento di tutte le istanze, connotano ogni processo psichico di ambivalenza. 37 di 107 lo aveva fatto sentire in colpa nell'infanzia, anche se non aveva compiuto assolutamente nulla. > es. SOGNO di un uomo che ha curato il padre prima che morisse: suo padre era nuovamente in vita e parlava con lui, prima che egli si accorgesse in modo doloroso che il padre era già morto, senza che lui lo sapesse. INTERPRETAZIONE: suo padre era in vita e parlava con lui, prima che egli si accorgesse in modo doloroso che SECONDO IL SUO DESIDERIO il padre era già morto, senza che lui sapesse DI AVERE QUESTO DESIDERIO. Si tratta di un figlio che è sollevato dalla morte del padre che era in preda alle sofferenze, ma che è poi dilaniato dal senso di colpa, riconducibile al desiderio che aveva avuto nell'infanzia della sparizione del padre per poter coronare il suo amore per la madre > condizione di auto-rimprovero con cui si spiega il senso di colpa per aver “desiderato” in qualche modo la morte della persona cara in un certo momento della vita. 40 di 107 L’IO E L’ES - Freud Scritto del 1922, introduce qui l’idea di separare l’io e la coscienza. Dal 1922, quindi, si può parlare di “lo”, “Es” e “Super-io” (+ seconda topica, ovvero la seconda configurazione strutturale- geografica del sistema psichico). 1. IO > Personalità psichica in cui ciascuno di noi si riconosce. È una struttura della mente con una configurazione duplice (divisa in una parte consapevole e una inconscia, divisione introdotta in questo testo). Ha come motore principale il rapporto con le percezioni: l’lo ha bisogno di essere in continuo contatto con le percezioni, da utilizzare per arricchire le proprie funzioni. Ecco perché non è possibile avere un “Io” a partire dalla nascita, è un cosa che si forma in un momento successivo, dopo un certo tempo. Svolge un ruolo fondamentale nei meccanismi difensivi, è al servizio dell’autoconservazione; un eccesso di difese, però, può produrre le nevrosi. 2. ES Si contrappone all’lo e si basa sulla spinta pulsionale. È una struttura pensante inconscia, sede appunto delle pulsioni. 3. SUPER-IO > Struttura di carattere normativo destinata al controllo dell’lo, sia proponendo un modello ottimale di comportamento (Ideale dell’Io) sia attuando forme di punizione a carico di comportamenti (o fantasie) disapprovati. L'/o ideale, invece, è un immagine grandiosa del sé che prende presto la piega di una concezione di esagerata onnipotenza. RAPPORTO TRA COSCIENZA E INCONSCIO L’inconscio è la struttura centrale della psiche, la coscienza invece, pur essendo la struttura più perfezionata, è solo una delle qualità dell’attività psichica che può anche rimanere assente (es. quando dormiamo). È come se la coscienza fosse lo schermo su cui proiettiamo le cose, mentre l'inconscio è tutto ciò che ci sta dietro: quasi tutto il sistema mentale è inconscio, una piccola parte può diventare conscia, ma solo temporaneamente. L'idea di qualcosa di psichico che non sia cosciente mette in discussione la concezione filosofica tradizionale: il fatto che l’lo esista solo in correlazione alla coscienza (+ “Cogito ergo sum”), e va contro la sensazione di sicurezza del sé dell'uomo. Le pulsioni inconsce non possono affiorare alla coscienza direttamente, ma solo attraverso rappresentazioni, che sono la traduzione del contenuto pulsionale in raffigurazioni mentali. Dal punto di vista descrittivo esistono due tipi di rappresentazioni: * RAPPRESENTAZIONI LATENTI > capaci di farsi coscienti, possono affiorare alla coscienza. Sono semplicemente accantonate, ma possono essere facilmente riportate alla memoria. * RAPPRESENTAZIONI RIMOSSE + non sono abilitate a divenire coscienti, se non con un lavoro psicoanalitico, che deve sciogliere la resistenza dell'Io, esercitata per mantenere attiva la rimozione, oppure possono cercare delle forme di espressione mascherate (sogni, sintomi,...). Dal punto di vista descrittivo ci sono due tipi di inconscio: latente (preconscio) e rimosso. Dal punto di vista dinamico, invece, c'è solo un tipo di inconscio: l'inconscio rimosso, che è l’unico ad avere una forza operativa (= a produrre rappresentazioni e influire sui processi decisionali). L’inconscio latente (preconscio) non è dinamico, è un punto di transito, ed è molto più vicino al conscio. L’lo è un nucleo organizzato e coerente di processi psichici, a cui è legata la coscienza. Freud si accorge dell’esistenza di un /o inconscio (es. il paziente, informato di essere dominato dalla resistenza, non sa come definirla e non è cosciente della sua presenza). Ecco che ci troviamo di fronte a qualcosa di inconscio anche nell’lo. 41 di 107 Come l’lo non coincide con la coscienza, l'inconscio non coincide con il rimosso; è corretto dire che ogni rimosso è inconscio, ma non che ogni inconscio è rimosso, proprio perché una parte dell'Io è inconscia ma non è “rimossa”, anzi è proprio l'elemento che attua la “rimozione”, tra le altre difese, è quindi “rimuovente”. Esso però non è neanche “/atente” nel senso del preconscio, non può quindi essere richiamato alla coscienza modificando l’attenzione. Questa specie di inconscio, quindi, prende il nome di “Inconscio non rimosso” (definizione applicabile solo alla parte inconscia dell’lo). I costituenti del processo psichico dunque sono: * Inconscio rimosso profondo (parte dell’Es) * lo inconscio o Inconscio non rimosso (anch’esso potrebbe essere parte dell’Es, secondo quanto detto dopo) * Preconscio (=latente, perché può essere richiamato alla coscienza) * Coscienza (lo cosciente, ovvero “lo” vero e proprio) *Super-io (a sua volta, in parte conscio e in parte inconscio) Poiché anche l'inconscio, per essere conosciuto, dovrebbe essere reso cosciente, si pongono due quesiti ai quali Freud cerca di dare una risposta: 1. Cosa significa rendere conscio qualcosa? 2. Sono i processi psichici ad affacciarsi alla coscienza o è questa a giungere ad essi? Risposte di Freud: 1. Freud risponde che la rappresentazione inconscia è in relazione a qualcosa che rimane ignoto, mentre la rappresentazione conscia interviene laddove si aggiunge un collegamento con le rappresentazioni verbali. Il primo passo per passare da inconscio a conscio, quindi, è la parola: qualcosa diventa conscio attraverso il collegamento con le rispettive rappresentazioni verbali. Questa è la via attraverso la quale l'inconscio (rimosso) può pervenire alla coscienza. Le rappresentazioni verbali sono residui mnestici: in passato sono state percezioni e possono così diventare coscienti. La parola è essenzialmente il residuo mnestico di una parola udita. Secondo Freud, le componenti visive hanno una qualità inferiore, il pensare per immagini è un modo assai incompleto di divenire cosciente, è più vicino ai processi inconsci di quanto lo sia il pensiero in parole. 2. Ciò che rende cosciente un contenuto psichico, non è dunque uno spostamento di luogo, ma l'applicazione di una qualifica verbale: la coscienza rimane al suo posto, l'inconscio può divenire conscio ma non per questo deve risalire verso la coscienza. Per sensazioni e sentimenti il discorso è più complesso: essi diventano coscienti solo pervenendo al sistema di percezione, ma le sensazioni sono più primordiali ed elementari delle percezioni. Quelle piacevoli non hanno in realtà un carattere propulsivo, mentre quelle spiacevoli sì, perché spingono a cercare cambiamenti. Le sensazioni incontrano più difficoltà ad essere associate ad una parola che le definisca, per cui o sono totalmente inconsce o totalmente coscienti. Siamo strutturati per ritenere vera ogni percezione che provenga dall’esterno, per questo tendiamo a trasformare in percezioni esterne anche i processi di pensiero. | processi interni di pensiero si trasformano in percezioni per mezzo delle rappresentazioni verbali, che ci sembrano provenire da una fonte esterna a noi. Freud introduce la struttura dell’Es inteso come quell’elemento psichico che si comporta in maniera inconscia e in cui l’lo si continua. Questo termine viene introdotto per definire meglio l'identità dell’/o inconscio e viene disegnato come una figura tondeggiante che dà un'idea di continuità. 42 di 107 LUTTO Egli ipotizza che quando c'è una perdita (non per forza morte, qui può essere una relazione che si rompe, la perdita di una condizione come il lavoro,... qualcosa che porta il soggetto che prima aveva qualcosa non averlo più), quando il soggetto affronta le varie fasi del lutto (evento che sottrae l'energia libidica = il nostro investimento affettivo), che causa un reinvestimento verso il Sé di energie libidiche (metafora: gli pseudopodi dell’ameba), si verifica un momento di chiusura e di ritiro in cui il soggetto deve disinvestire l'oggetto perduto. Questo processo non è istantaneo e corrisponde a un’intensificazione della chiusura: il soggetto si chiude su di sé per riuscire a lasciar andare l'oggetto che non c'è più. Questo processo del lutto è normale e fisiologico e porta al superamento di questa condizione. MALINCONIA E PERSONALITÀ MULTIPLA Il tema che interessa a Freud è la malinconia: il fallimento del processo del lutto di disinvestimento e reinvestimento. Il processo che ipotizza essere alla base della malinconia è che l’lo si offra come sostituto dell'oggetto perduto, si assume il compito di ingannare tutto l'apparato psichico ponendosi come l'oggetto, usando la struttura arcaica dell’identificazione + identificazione con l'oggetto perduto. L’lo, quindi, lo sostituisce, diventando un depositario delle caratteristiche dell'oggetto, senza riuscire però a portare a termine tutto il suo compito. La parziale consapevolezza della perdita porta alla rabbia e all’aggressività che, inconsciamente, si rivolgono all'oggetto che non c'è più, che ha la colpa di averti abbandonato. Ma, dal momento che l'oggetto è sovrapposto al sé (l'oggetto è l’lo), l'aggressione di riflesso va contro se stessi (fino al suicidio). Questo processo ha quindi un ripiegamento narcisistico. Nel caso della malinconia, l’identificazione avviene con un’intensità eccessiva e il lutto non riesce ad essere superato. Anche se questo processo è in gran parte patologico, può essere talvolta fisiologico: la nostra personalità si forma con dei micro-lutti, ogni perdita cambia il nostro carattere e ci fa portare dentro un po’ dell'oggetto perduto, arricchendoci. (es. le persone che perdono qualcuno di molto vicino, gli assomigliano di più successivamente, anche fisicamente). Fra le altre conseguenze, si può formare anche la “personalità multipla” > il soggetto interiorizza tutti gli oggetti che perde senza riuscire a integrarli tra loro. Le troppe identificazioni, in contraddizione tra loro, “frantumano” l’lo. Perdita: 1. elaborazione in una condizione di normalità + LUTTO 2. identificazione troppo intensa con oggetto perduto + MALINCONIA 3. identificazioni troppo numerose con oggetti perduti > PERSONALITÀ MULTIPLA Si intuisce nel modello freudiano che lo sviluppo più “sano” dovrebbe permettere di giungere a qualcosa che abbia carattere affine all’ereditare: la perdita viene riconosciuta, l‘investimento libidico può avvenire su un oggetto sostitutivo e possono essere acquisite le funzioni e le caratteristiche di ciò che si è perduto. Le condizioni patologiche, invece, sembrano voler far “sopravvivere” intatto l'oggetto perduto, impedendo tale evoluzione. L’lo si immedesima in quest’oggetto (ad esempio, edipico), unico a disposizione dell’Es, che così resta fortemente limitato nell’investire altri oggetti. Nel caso in cui, invece, le figure edipiche siano state prima accettate, ma poi anche disinvestite, l'individuo può far proprie le loro caratteristiche e le loro funzioni, permettendo all’lo di procedere nella costruzione della sua personalità. 45 di 107 Per quanto Freud privilegi la figura paterna, riconosce che il Super-lo si forma tramite l’identificazione con entrambe le figure genitoriali: * nelcaso della madre, l'investimento oggettuale avviene precocemente sul modello della dipendenza dal seno materno, tramite una scelta “per appoggio”; * nel caso del padre, avviene invece un’identificazione vera e propria, con cui il bambino si “impossessa” del padre. Le due relazioni procedono in modo parallelo, fino a quando il rafforzarsi dei desideri sessuali per la madre mette il padre in una posizione di rivalità e ostilità. identificazione col padre assume così un orientamento competitivo: il bambino vuole distruggerlo per sostituirsi a lui presso la madre (complesso edipico). Lo schema delle identificazioni non resta tuttavia così lineare. Freud ipotizza che, oltre al rovesciamento simmetrico nel caso della bambina (che in seguito si rivelerà troppo semplicistico), in ogni soggetto, maschio o femmina, abbiano luogo scelte per appoggio e per identificazione in forma combinata, portando ad una struttura di genere che contiene necessariamente identificazioni e relazioni oggettuali con entrambi i sessi. Nel 1899, in una lettera a Fliess, Freud si dice dell‘idea di considerare ogni atto sessuale come un processo in cui sono implicate in fantasia “quattro persone”: il bambino non ha solo una posizione ambivalente nei confronti del padre ed una scelta oggettuale nei confronti della madre, ma può essere attratto anche in modo simil-femminile dall'oggetto paterno e provare rivalità e ostilità nei confronti di quello materno. Eros, attraverso l‘identificazione e la sublimazione di questa bisessualità, fonda i sentimenti di amicizia, in particolare fra persone dello stesso sesso. Il complesso edipico è quindi di natura duplice, positiva e negativa, per effetto della bisessualità originaria del bambino. Queste modellizzazioni del Sé in relazione alle figure edipiche si pongono a fondamento di uno dei più importanti “/ascitì” di queste fasi: la formazione del Super-io e dell’Ideale dell’Io (Freud ne parla qui come di cose analoghe, anche se l’implicita distinzione — Ideale dell'Io = modello da raggiungere, Super-io = sistema di controllo/punizione — verrà mantenuta più nettamente nel tempo successivo). Il Super-lo è dunque il risultato delle prime scelte oggettuali dell‘Es, ma si costituisce anche come struttura oppositiva a tali scelte (formazione reattiva). Il bambino sembra ricevere due ordini contraddittori: “Così (come il padre) devi essere” e “Così (come il padre) non devi essere”, ovvero impara a diventare come lui, ma non puoi fare tutto quello che lui fa. Rileviamo come il superamento del complesso edipico sia un discorso di introduzione della dimensione temporale: la contraddizione può essere superata solo se introduciamo un “sii, ma non ora!”. Questo messaggio va inteso come una spinta propulsiva che induce a crescere, invece che fermarsi alla competitività, come è implicito nel mito di Edipo, dove il successo della dimensione temporale fu fondamentale per la risoluzione dell’enigma posto dalla Sfinge: solo pensando al passaggio da bambino (4 piedi) all’adulto (2 piedi) al vecchio con il bastone (3 piedi), Edipo riuscì infatti a prevalere sul mostro. Da un lato il Super-io, oltre a rappresentare il regolatore morale individuale, diviene anche il prototipo di ciò che è moralmente più alto e esteticamente mirabile per la collettività, ma, mentre l’lo è essenzialmente il rappresentante del mondo esterno, della realtà, il Super-io gli si erge contro come “avvocato del mondo interiore, dell’Es”. Dunque il Super-io nella sua funzione di regolatore morale, non è solo un ostacolo nei confronti dell’Es, ma può farsi portavoce (avvocato) delle sue ragioni e dei suoi bisogni, senza impedire tutte 46 di 107 le manifestazioni. Come sempre (cfr. Due princìpi dell’accadere psichico), Freud non propone sistemi censori radicali e sacrificali di tipo moralistico, ma procedure sensate finalizzate al dare soddisfazioni possibili alle spinte dell‘Es. Così anche impulsi collettivi avidi e ostili possono trasformarsi in funzioni relazionali utili (religioni e sentimenti sociali come derivati di relazioni inconsce ambivalenti con genitori, fratelli,...). LE DUE SPECIE DI PULSIONI In questo paragrafo, Freud vuole collegare queste strutture (Es, lo, Super-io) con le due pulsioni: Eros e di morte. L’lo è sotto l'influenza delle percezioni, che hanno grosso modo lo stesso significato che hanno le pulsioni per l’Es. Anche l’lo, però, soggiace all'influenza delle pulsioni al pari dell’Es, di cui în fin dei conti è solo una parte che ha subito una modificazione. Le due specie di pulsioni sono la pulsione di vita (Eros), che comprende sia la pulsione sessuale (esplicita o sublimata) che la pulsione di autoconservazione (sopravvivenza del sé), e la pulsione di morte. Entrambe le pulsioni (vita e morte) sono considerate essenziali e agiscono sinergicamente in modo conservativo. * Alla pulsione di morte spetta il compito distruttivo (catabolico) e tende a “semplificare” gli elementi vitali. * Alla pulsione di vita spetta il processo costruttivo (anabolico) di instaurare legami, “complicando” (rendendo più complessa) la vita. Freud non privilegia una sola delle due pulsioni: esse sono sempre compresenti. Non si può quindi eliminare la pulsione di morte, ma occorre tenerla “impastata” con la pulsione di vita, in modo tale che le due pulsioni si controbilancino. L'amalgama ottiene un risultato praticabile, solo le eccedenze possono essere disturbanti. È nell’eccesso di “dis-impasto” che Freud vede qualcosa di patologico. Per ridurre la componente autodistruttiva, già una parte dell'impulso di morte viene rivolta verso l'esterno, dando origine alla distruttività verso gli altri, ma quando la pulsione di morte viene completamente sganciata da quella di vita, abbiamo la prevalenza di una forma libera e incontrollata di sadismo, privata di ogni forma di amore/compassione verso l’altro. Possiamo pensare che, ad esempio, negli amori idealizzati, “troppo perfetti”, la pulsione distruttiva sia pronta a comparire attraverso un improvviso capovolgimento nella posizione opposta appena il soggetto mostra un minimo difetto. Facile è il passaggio, allora, dal più intenso amore ad un feroce odio. Freud stesso è colpito dalla polarità amore/odio, che stanno in un rapporto di ambivalenza, dal cambiamento repentino che può avvenire tra l'uno e l’altro. Non è facile riconoscere le spinte originarie, perché l’Es cambia facilmente le sue caratteristiche, è mutevole: si può pensare di odiare tantissimo un oggetto e in realtà amarlo, si può sovrapporre amore all’odio e odio all'amore. Più l’Es agisce senza il controllo dell’lo, più questi cambiamenti sono potenti. Freud, però, pensa anche al modello di genesi di almeno una delle forme di paranoia rapportata all’omosessualità rigettata (che aveva proposto con lo studio sul caso Schreber), quando aveva ipotizzato che un trasporto omosessuale rifiutato a livello inconscio potesse trasformarsi in odio e poi essere scisso e proiettato nell’altro, che diviene così un persecutore (lo amo lui > lo odio lui > Lui odia me). Anche una dedizione amorosa troppo devota potrebbe nascondere impulsi ostili trasformati, così come gli impulsi ostili potrebbero sostenere i processi di identificazione (es. quella che poi verrà definita come identificazione con l'aggressore). In ogni caso non si tratterebbe di trasformazioni dirette di odio in amore o viceversa, ma di sostituzioni facili tra i due sentimenti. 47 di 107 Freud dice chiaramente che un'istanza fondamentale dell’lo è quella di poter passare dalla condizione di angoscia a quella di poter “vivere ed essere amato” anche dal Super-io, a sua volta parziale “rappresentante” dell’Es, e così accedere ad una più serena possibilità di esistenza. In forza della sua relazione con il sistema percettivo, l'Io stabilisce l'ordinamento cronologico dei processi psichici e li sottopone all'esame di realtà e, mediante l'inscrizione dei processi di pensiero, ottiene di procrastinare i deflussi motori e controlla le vie di accesso alla motilità. È anche per questo che Freud vede nella psicoanalisi un aiuto al progresso dell'Io: “La psicoanalisi è uno strumento inteso a rendere possibile la conquista progressiva dell’Es da parte dell’lo”. * PerFreudilSuper-io si forma tardi + dai 5 anni, dopo aver superato il complesso edipico e aver interiorizzato la figura del padre * # Melanie Klein > Super-io si forma subito, tra 0 e 3 anni, e il problema sorge quando esso è troppo forte, radicato e sadico. 50 di 107 SECONDO SAGGIO sulla teoria sessuale: “LA SESSUALITÀ INFANTILE” - Freud IL TRASCURATO PERIODO INFANTILE * Premessa: non è vero che il bambino è asessuato, c'è una precoce attività sessuale nei bambini, nonostante l'opinione popolare lo neghi. Questo errore è il motivo dell'ignoranza a proposito della vita sessuale. Nonostante nella letteratura ci sia traccia di una sessualità infantile vera e propria (es. erezioni, masturbazione e condotte analoghe al coito), questa viene sempre descritta come un fatto eccezionale o come un esempio di corruzione indesiderata, mai come la normalità. AMNESIA INFANTILE (# neuroscienze, sostengono che l’amnesia sia dovuta al mancato sviluppo dell’ippocampo, che però si sviluppa intorno ai 2 anni) L’amnesia di cui parla Freud riguarda tutto il periodo pre-scolare, non si limita ai primi due anni di vita, ma arriva fino al superamento del complesso edipico (6/8 anni). Da lì la memoria inizia a strutturarsi in maniera solida. Freud introduce un modello dinamico per l’amnesia: il bambino piccolo non è senza memoria, ma è destinato a dimenticare attraverso un processo attivo di oblio. Anche se spesso ci sembra di avere dei ricordi, essi sono frutto di fantasia o risultato di racconti di altri. L’amnesia, nel bambino, sopprime i ricordi perché essi sono troppo dolorosi (così come fa l’isteria in età adulta per quei ricordi “proibiti”): è troppa la tensione emotiva e la conflittualità pulsionale. + amnesia come attività psichica ATTIVA dell'oblio. Le tracce rimosse dall’amnesia non sono scomparse, ma sono diventate inconsce, sono ancora presenti nel bambino. Amnesia # scomparsa. Si tratta di uno spostamento verso l'inconscio, in cui è sempre possibile che qualcosa sfugga, che qualcuno di questi aspetti riemerga (es. sotto forma di sintomo). > analogia con l’isteria (che però avviene in un altro momento della vita) L’amnesia isterica si spiega solo con il fatto che il soggetto abbia già delle tracce mnestiche, sottratte alla coscienza, che in età adulta trascinano, attirando a sé per associazione, il materiale su cui agiscono le forze della rimozione. Per Freud, allora, anche l’amnesia infantile è da collegare alle pulsioni sessuali (come l’isteria) e ai conflitti generati dalla sessualità infantile. La psico-sessualità infantile, quindi, condiziona questi processi di crescita e i meccanismi sviluppati in seguito (es. amnesia isterica). PERIODO DI LATENZA Il neonato possiede germi di impulsi sessuali, che continuano a svilupparsi, ma poi subiscono una repressione, che può a sua volta essere interrotta da irruzioni dello sviluppo sessuale (la vita sessuale dei bambini viene ad esprimersi intorno ai 3/4 anni). Poi, ad un certo punto, il bambino sembra rinunciare alla gestione diretta della sua sessualità. Questo periodo, però, non corrisponde alla scomparsa della sessualità, ma solo a una “latenza” appunto, che prosegue fino alla pubertà. Nel periodo di latenza, inoltre, i moti sessuali sarebbero inutilizzabili, dal momento che le funzioni procreative sono rimandate. > inibizioni sessuali (es. il bambino non vuole farsi vedere nudo neanche dalla madre) È durante questo periodo che si costruiscono quelle potenze psichiche che più tardi si presenteranno come ostacoli alle pulsioni sessuali e che ne costringeranno la direzione. (es. disgusto, pudore, ideali estetici e morali). Si ha l'impressione che a fare ciò sia l'educazione, mentre in realtà si tratta di uno sviluppo condizionato organicamente, l’educazione si limita a favorire ciò che è organicamente predeterminato e a dargli un'impronta più netta. 51 di 107 Meccanismi principali della latenza: 1. formazione reattiva + rovesciamento della pulsione nel suo opposto, meccanismo difensivo inconscio (es. voglia, legata alla fase anale, di sporcare e distruggere porta il soggetto ad essere fissato per la pulizia e l'ordine). Questa è una via dell'opposizione che ci aiuta a vivere in modo civile, senza esagerare, se no si rischia di sfociare nell’ossessività. 2. sublimazione + trasformazione delle pulsioni erotiche in canali più accettabili socialmente (es. spinta erotica si trasforma in un amore più asessuato). Questo meccanismo è funzionale alla convivenza. > interruzioni del periodo di latenza: ogni tanto irrompe una saltuaria manifestazione sessuale che si è sottratta alla sublimazione, oppure un'attività sessuale permane durante tutto il periodo di latenza fino all’irrompere delle pulsioni sessuali nella pubertà. Paradosso: quegli educatori che dicono che il bambino è asessuato, sono quasi ossessionati dal reprimere qualunque istinto sessuale infantile. Ma se non ci sono istinti da reprimere, cosa cercano di eliminare con questo tipo di educazione? LE MANIFESTAZIONI DELLA SESSUALITÀ INFANTILE > IL CIUCCIARE Prendiamo la suzione come modello delle manifestazioni sessuali infantili (già studiata dal pediatra Lindner). Il “ciucciare” consiste in un contatto di succhiamento ritmicamente ripetuto con la bocca, in cui lo scopo di alimentarsi è escluso. Durante questo processo di manifesta una pulsione di “afferrare” qualcosa (es. il lobo dell'orecchio di un’altra persona) ed esso porta al completo assorbimento dell'attenzione del bambino e al sonno oppure a una reazione motoria analoga all’orgasmo. Freud individua, infatti, nella fase di suzione, lo sfregamento di alcune parti del corpo sensibili, che identifica come precursori di attività autoerotiche: questo sottolinea la natura sessuale di quest’operazione. > Introduce il concetto di AUTOEROTISMO, dal momento che la pulsione non si dirige verso altre persone, ma si soddisfa sul proprio corpo. L'azione del bambino nasce dall’idea di riprodurre esperienze già sperimentate, per ricercare un piacere già provato. In questo caso, il bambino si succhia il dito per riprodurre la sensazione del seno della madre, senza ottenere, però, nutrimento > processo allucinatorio. In questo processo le labbra del bambino sono la “zona erogena” e la sensazione di piacere viene prodotta dall’afflusso di latte caldo. L'attività sessuale, quindi, si appoggia in primo luogo a una delle funzioni vitali del bambino, per poi distaccarsene. Quando spuntano i denti, infatti, si distingue maggiormente la funzione di nutrizione (ora masticare) e di provare piacere (succhiare). Il bambino, inoltre, si rende indipendente dal mondo esterno, che non è in grado di controllare, non servendosi più di un oggetto estraneo (il seno della madre), ma di un punto della propria pelle (come il pollice). Comincia, così, a evidenziarsi il fatto che la bocca sia anche un oggetto capace di mordere e distruggere qualcosa, fonte di aggressività. * Se l’importanza della zona erogena della bocca persiste, il bambino diventerà un adulto raffinato in fatto di baci, oppure incline ai vizi del fumo e dell'alcol. * Se, al contrario, ha il sopravvento la rimozione, si svilupperà un disgusto per il cibo o vomito isterico. (es. pazienti con disturbi nel mangiare erano energiche ciucciatrici nell'infanzia). Possiamo quindi notare le tre caratteristiche essenziali di una manifestazione sessuale infantile: 1. sorge appoggiandosi a una delle funzioni vitali del corpo; 2. è autoerotica; 3. la sua meta sessuale è dominata da una zona erogena. 52 di 107 + CONCEZIONE SADISTICA DEL RAPPORTO SESSUALE Se i bambini assistono in età infantile a un rapporto sessuale, lo vedono come un aggressione o un atto di maltrattamento, dunque in senso sadistico. Questa impressione contribuisce alla predisposizione verso lo spostamento sadico della meta sessuale. è AMBIVALENZA Presenza contraddittoria di elementi, doppia presenza di qualcosa, doppio gioco. Il bambino inizia a differenziare i due sessi. 55 di 107 TERZO SAGGIO sulla teoria sessuale: “LE TRASFORMAZIONI DELLA PUBERTÀ” +> LE TRASFORMAZIONI DELLA PUBERTÀ Quando un soggetto riesce a stringere dei legami affettivi si può considerare una situazione di normalità, nonostante non si possa mai raggiungere la completa sanità mentale: i conflitti saranno sempre presenti. Anche nella clinica l’età adolescenziale (13/14 anni) è un periodo molto complicato, a rischio, qui può andare in crisi un sistema che era apparentemente e fino a quel momento funzionante. Non tutto quello che accade in questo periodo, però, deve essere considerato irreparabile, deve essere guardato contestualizzato nel periodo in cui si verifica. Da un lato si rischia di sottovalutare alcune situazioni banalizzando (“è l’adolescenza...’), ma non bisogna neanche etichettare come psicotico per tutta la vita un soggetto che manifesta un disturbo in questo periodo, in cui il sistema sta ancora cercando un modo di funzionare. Il concetto di “oggetto” trascende la materialità della cosa, ha una natura vivente, caratteristiche antropomorfe. Esso si colloca oggettivamente nella realtà esterna, magari deformato. (Melanie Klein sposta l'oggetto nella mente, dipende dal modo in cui lo rappresentiamo e da come ci relazioniamo con la realtà esterna). La ricerca della sessualità implica un rapporto con la realtà esterna, la ricerca dell’altro fuori dal soggetto. Il soggetto si dà una NUOVA META SESSUALE: non è più autoerotismo, ma ci rivolge all’esterno. L’altro però non è sempre a disposizione (come il sé) ma può dire di no: entra in gioco la consensualità. Il processo di esposizione all’incertezza del mondo emozionale è molto complicato poiché bisogna attrezzarsi a ricevere una risposta negativa tanto quanto una positiva. Tutte le pulsioni parziali collaborano a questo processo e tutte le zone erogene sono subordinate all’area genitale (non più fallica, perché funzionale anche alla procreazione). Il discorso di Freud cerca di vedere in parallelo le differenze tra i due generi sessuali, anche se da un lato insiste sulla necessità di una differenziazione netta, dall’altro parla della necessità di considerare questa distinzione come intrecciata (doppio triangolo edipico) e mescolata (bisessualità psichica). > Differenziazione/inevitabile mescolanza Questo processo comporta un tragitto differente per il bambino e la bambina: * il maschio ha una strategia comportamentale nella sessualità, ha come oggetto sessuale la madre e mantiene l'investimento erotico principale su di lei (dopo il superamento dell’Edipo di sposta su un altro soggetto sempre di sesso femminile); * la bambina invece, nonostante all’inizio si rivolga alla madre, dopo l’Edipo si rivolge al padre. Questo cambiamento d’oggetto rende più delicato il processo di crescita della bambina. Il tema degli investimenti pre-genitali confluisce nella gerarchizzazione degli atti sessuali. Si riprendono le fasi dell'infanzia: 1. baci> orale 2. controllo dell'oggetto d'amore, possessività+ anale (anche qui si può sfociare in patologie, gelosie eccessive, oppure ribaltamento e quindi rapporti con prostitute o senza legami affettivi) L'importante è tener conto della gerarchizzazione che va a formarsi: siamo affascinati anche dall’estetica (“l'occhio vuole la sua parte”), trasformiamo una pulsione fisica in un compiacimento estetico, che può diventare precursore dell'atto di “cattura” vero e proprio. Il concetto stesso di bellezza nasce dall'idea di trasformare un “prendere con gli occhi”, un appagamento estetico. 56 di 107 MECCANISMO DEL PIACERE PRELIMINARE Le pulsioni originarie trovano soddisfacimento nella combinazione di elementi orali, visivi, anali, fallici, genitali, erotici,... > pericolo del piacere preliminare: se uno di questi passi preliminari diventa troppo importante, il soggetto non procede nell'utilizzo delle proprie risorse connesse alla sessualità. (es. nelle isteriche si manifestava un bisogno di sedurre in maniera esagerata, ma si fermavano lì, c'era qualcosa che impediva la realizzazione del piacere anche per sé). L’impedimento è quindi prodotto da un’ipertrofia degli elementi preparatori, che subentrano al posto della sessualità vera e propria. La sessualità dell'adulto non è quindi così diversa da quella del bambino. LA TEORIA DELLA LIBIDO Energia, espressione della pulsione della sessualità. Idea dell’investimento e del ritiro, bisogno di reinvestire su altri oggetti (es. nel lutto). Superamento del narcisismo, uscita dalla chiusura e attaccamento a sé, se questa apertura fallisce si sfocia nella psicosi. La libido narcisistica o dell’Io permette al soggetto di acquisire la sicurezza iniziale (il bambino ha quest'idea di onnipotenza), ma poi deve attenuarsi e gli investimenti energetici devono essere spostati all’esterno; come dopo l’Edipo, l'investimento deve essere ritirato dalle figure edipiche per essere poi pronti a investire la libido su altre figure. DIFFERENZIAZIONE DEL MASCHIO E DELLA FEMMINA Modello monistico fallico: la libido è di natura fallica, sia che si tratti di uomo sia di donna, sia che l'oggetto di desiderio sia uomo sia che sia donna. Intreccio tra spinte erotiche interne in una condizione che mantiene le distinzioni (non legate obbligatoriamente alla corporeità). Un soggetto ha nella mente aspetti sia femminili sia maschili + disgiunzione del corpo dalla mente, il genere non coincide sempre con il sesso. Freud individua nella bambina la persistenza del nucleo maschile originario (connessione con il mito di Adamo ed Eva = donna creata da una parte dell’uomo, togliendo una parte del corpo dell’uomo si ottiene il corpo della donna + CASTRAZIONE) e la donna investe una parte del proprio corpo, che rappresenta le vestigia dell’organo genitale maschile, della funzione fallica (clitoride). Freud struttura su questi elementi la sua teoria: la bambina si convince che il clitoride sia il suo “pene” (in forma ridotta). In seguito, anche nel proprio corpo come già aveva fatto con la figura della madre, si verifica un dis-investimento del clitoride a favore della vagina. IL RINVENIMENTO DELL'OGGETTO Concetto scandaloso per l'epoca: le attenzioni materne nei confronti del bambino sono di natura sessuale. Questo per Freud non solo è normale, ma è necessario per la formazione del modello che avrà poi il bambino: una madre incapace di esternare il suo amore pone le basi per la nevrosi, così come un eccesso di affettività. Un bambino avido di affettività non si sente sicuro al momento poi del distacco dalla madre. + barriera contro l’incesto (vedi totem e tabù) Nota importante: utilizzo della fantasia nell'adolescenza è fondamentale per avviare i processi di pensiero. Se un atto viene fatto intempo troppo breve, se viene a mancare quel momento in cui esso è incanalato più nella fantasia che nella realtà, evitiamo il processo di crescita, perché diamo voce più al bambino onnipotente. > prevenzione dell’inversione 57 di 107 sono immagini originarie che partecipano dell’istinto, del sentimento e del pensiero, conservando un'autonomia; costituiscono la memoria dell’umanità che permane nell’inconscio collettivo, matrice comune a tutti i popoli, senza distinzioni di tempo e di luogo, che si trasmette per eredità genetica. Si tratta di un alfabeto mitologico, mistico, di figure costanti che a tutti dicono qualcosa perché attivano la parte dell'inconscio collettivo ad essi collegato. Tra gli archetipi più importanti ci sono: il Vecchio, la Grande Madre, il Bambino, il Mandala, la Ruota, le Stelle, l’Animale. Tuttavia, l’analisi non incontra mai gli archetipi nei vissuti soggettivi, ma l'immaginario interiore, il contenuto psichico, in cui le forme archetipe si storicizzano. (inconscio freudiano: topografia, produce i suoi contenuti # inconscio junghiano: biblioteca, li contiene). Sogni: Anche per quanto riguarda la visione dei sogni Jung si distacca da Freud ritenendo che si possa interpretare anche un materiale onirico di tantissimo tempo fa perché quel materiale parla dall’inconscio collettivo, vi è una simbologia costante e ricorrente che se studiata permette di interpretare tutti i sogni. Per Freud, al contrario, i sogni sono interpretabili solo essendo a contatto con il soggetto, che deve far emergere attraverso le libere associazioni una serie di connessioni; interpretare un sogno presente in un libro o una pergamena non è un lavoro psicoanalitico vero e proprio. Per Jung, invece, anche in un sogno di mille anni fa è sufficiente cercare i simboli comuni dell'inconscio collettivo, non è necessario parlare con il soggetto. L’inconscio collettivo è eloquente attraverso i simboli, che lui conosce in quanto studioso. Connessione sincronica: quello che accade in un punto ha una connessione con ciò che accade in un altro luogo nello stesso momento. Il modello di Jung deduce eventi collaterali grazie a una connessione simultanea. Egli nella ricerca di questi contenuti inserisce strutture costanti; per esempio gli archetipi. Modello di insegnamento: nel modello di Jung c'è un po' di insegnamento, di pratica che istruisce, importanza della figura del sapiente (come per esempio il Guru indiano). La realizzazione di sé è una forma di superamento dei propri limiti grazie a queste figure che oltre ad essere dei curanti devono istruire gli individui. L'inconscio va governato un po' come “animale pericoloso”. È La realizzazione del sé L’analisi risale dal sintomo al complesso, dal complesso al simbolo e dal simbolo all’archetipo. Fine della terapia è la realizzazione del sé, archetipo dell'unità, ideale regolativo dei processi di maturazione, è l'integrazione dei contenuti inconsci nella coscienza. La psicosi è l'irruzione destrutturata delle immagini archetipe. Occorre, invece, lasciarsi invadere dall’inconscio, non per perdersi nella sua infinitezza, ma per allargare i confini della nostra psiche a un divenire continuo che realizza la coesistenza dei contrari che ci dividono. Jung sostiene, inoltre, che nelle nevrosi sono già insite delle indicazioni terapeutiche, che il sintomo è già un tentativo di adattamento. Nella cura, quindi, bisogna assecondare le tendenze vitali del paziente, seguendolo nella sua autorealizzazione. L’analista è qui compartecipe, con il suo stesso inconscio, del processo d'analisi. Dallo spazio interattivo del transfert, sorgono le produzioni immaginarie in cui si rivela l'inconscio collettivo. La terapia junghiana non è codificata come la freudiana, ma cambia a seconda del soggetto che ha davanti. Anche il ruolo del paziente è diverso: è attivo nell’analizzarsi e nel prendere contatto con il proprio incontro. La strada della cura, che conduce alla totalità del sé, passa attraverso una serie di integrazioni della personalità originariamente frammentata, sintesi di coppie di opposti. Il massimo dell’individualità di un uomo consiste nella capacità di riconoscere che una realtà del mondo interiore ci preesiste, così come quella del mondo esteriore. 60 di 107 >» Capitolo 11: “Psicologia e società: Alfred Adler” è Una nuova utenza: il proletariato urbano Delle due componenti della civiltà, società e cultura, solo la seconda per Freud può essere dominata, sino a risarcire l’uomo delle menomazioni pulsionali inferte dalla prima. La società è mutilante ma offre, con la cultura, una protesi che può raccogliere e riciclare le energie sociali rifiutate. Bisogna accettare come inevitabile il disagio della civiltà, sublimarlo nella produzione culturale. Figura ideale: l’intellettuale. Vi sono 3 cose impossibili: curare, educare, governare. Con Adler si assiste all'estensione della terapia psicoanalitica oltre l'ambito della prestazione professionale borghese. La sua psicologia verrà a contatto con pazienti appartenenti ad ambiti sociali radicalmente nuovi e ciò comporterà notevoli mutamenti. Adler entra a far parte del gruppo dei primi seguaci di Freud ma il suo pensiero non è un approfondimento o un ampliamento della psicoanalisi, bensì una dottrina autonoma. Duramente attaccato da Freud, è costretto a rassegnare le dimissioni e a uscire dal gruppo freudiano portando con sé alcuni seguaci come lui vicini al partito socialista. Freud lo accusa di non aver saputo ammettere la centralità della libido e di aver preferito al suo posto l'aggressività. Adler sostiene la necessità che la cura diventi un se sociale gratuito per i lavoratori e si rivolge al proletariato urbano, una classe sociale in ascesa che si va organizzando nei partiti socialdemocratici, nei sindacati e nelle cooperative. Afferma il rapporto esistente tra situazione economica e malattia nell’ambito di una determinata attività produttiva. È Inferiorità e adattamento La cultura dell’epoca è permeata dal darwinismo sociale, che vede l’esistenza concepita come una lotta che si conclude con la sopravvivenza del più adatto. Adler, attraverso la teoria dell’inferiorità, tenta di dimostrare che “i/ più adatto” non è il più forte, bensì il più debole: sia debolezza biologica, psicologica o sociale, essa contiene in sé la spinta al suo ribaltamento, alla superiorità. 1. Principio dell'unità: ogni essere umano è un tutto unico e indivisibile. 2. Principio del dinamismo: la lotta per la superiorità è un principio vitale, analogo allo sviluppo dell'organismo. 3. Principio dell’influenza cosmica: tempera la realizzazione individuale con il senso di comunità cioè dell’appartenenza dell’individuo ad un ordine generale, naturale e sociale. 4. Principio della spontanea strutturazione delle parti: lega l’unità della personalità in termini dinamici di costante riorganizzazione degli elementi della vita psichica in conformità alla meta prescelta. 5. Principio di azione-reazione tra individuo e ambiente: tenta di definire una modalità di interrelazione tra le 2 dimensioni, tradizionalmente contrapposte. Su tutto domina il sentimento di comunità che inserisce l'individuo nella società e nel cosmo. Dal fine, dal traguardo che l’uomo si pone, nasce l’unità della persona. Ogni fine funziona come motore e organizzatore della personalità. Ciò che contraddistingue il nevrotico è l’individualismo sfrenato delle sue mete che si presentano sempre disgiunte dagli scopi collettivi. Se il fine è uno solo, i modi per raggiungerlo sono infiniti: secondo Adler, ogni individuo vive secondo uno “stile di vita” irripetibile, unico, per le sue predisposizioni, per la storia familiare e sociale. Questo fattore attivo, unificante è il “Sé creativo”. Una piena estrinsecazione del “Sé creativo” dovrebbe portarci all’autorealizzazione, intesa come equilibrio ottimale tra le esigenze della comunità e quelle dell'individuo. La nevrosi si configura come il prevalere del polo individuale, a scapito della dimensione collettiva. La terapia per Adler è educazione e la guarigione è la riconquistata capacità del paziente di vivere pienamente e attivamente le sue esigenze personali nel contesto di quelle sociali. 61 di 107 » Capitolo 12: “Psicoanalisi e politica: Wilhelm Reich” + Crisi del riformismo e critica della psicoanalisi Reich appartiene alla 2° generazione di discepoli di Freud. La sua formazione avviene all’interno del Politecnico psicoanalitico e il suo progetto è la liberazione sessuale e la rivoluzione sociale. Mentre la psicoanalisi si chiude in una difesa apolitica delle sue teorie, Reich affronta da solo il problema del “potere”. Per rispondere alle esigenze di un contesto sociale allargato, Reich fonda il Seminario terapeutico, un laboratorio teorico dove si incontrano i giovani analisti che avvertono come insufficiente il tradizionale modello di cura. Il programma freudiano tratto dalla terapia alto-borghese non è proponibile a tutti, infatti non può essere esteso al proletariato. Reich organizza un'Associazione che si propone di affrontare l'educazione sessuale dei giovani. Lavorando nei centri di igiene sessuale, viene, quindi, a contatto con le difficoltà materiali del proletariato, in particolare con la loro impossibilità di avere una soddisfacente vita sessuale, che chiamerà “miseria sessuale delle masse”. è La miseria sessuale delle masse Mentre tenta di risolvere problemi medici (contraccezione, igiene, aborto, terapia delle malattie veneree), riconosce nella sessualità il terreno privilegiato della repressione. Se per Freud, l'aggressività è una pulsione scomoda da sistematizzare, per Adler una deviazione patologica della naturale aspirazione alla superiorità, per Reich è una potenzialità legittima che solo la repressione sessuale più capillare riesce a deviare dai suoi obiettivi. Si iscrive al KPD di Berlino (Partito comunista tedesco). Vi è un divario, secondo Reich, tra le coni i materiali dei lavoratori e la loro ideologia. Mentre l'ideologia della classe dominante riflette i suoi interessi, quella del proletariato è un'adesione all'ideologia dominante nonostante sia contraria ai suoi reali bisogni. In questo divario, tra l’economico e l’ideologico, Reich colloca il lavoro della psicologia collettiva. Bisogna spiegare le pulsioni con la cultura e la storia, non viceversa: sono i rapporti sociali che interferiscono sui bisogni umani modificandoli e, solo successivamente, i bisogni così plasmati interagiscono sui fattori storici. Ogni ordinamento sociale forma i caratteri di cui ha bisogno per esistere. In una società divisa în classi è la classe dominante che decide il carattere più idoneo alla sua sopravvivenza ed è la famiglia il luogo ove accade, accanto alla produzione sociale, la produzione ideologica. Si è nel momento in cui dalla cura del nevrotico si passa a un programma politico. L'umanità non vive interamente nel presente: il passato, la tradizione della razza e quella del popolo, che solo lentamente cedono alle influenze del presente, a nuovi cambiamenti, sopravvivono nelle ideologie del Super-io. Impossibilitati ad esprimersi, gli impulsi sessuali repressi si trasformano nel loro contrario, in energie contro-pulsionali. Mentre l’Es è il ricettacolo degli istinti, l’lo si fa agente della repressione. Il sintomo è la resistenza in quanto manifesta l'impulso e la sua inibizione. La resistenza finisce per costituirne il carattere. Il carattere è precipitato delle forze istintuali e repressive dell'individuo. è Utopia della sessualità liberata Se la società si oppone alla natura sessuale dell’uomo, alla sua istintualità, occorre denunciare il moralismo puritano ed instaurare una sesso-economia. Il fine è quello di liberare le energie sessuali dell'individuo dalla corazza caratteriale che le imprigiona rendendo possibile la maturità e la salute. In Reich, l'individuo sano rappresenta la natura e quello nevrotico la società. Il nevrotico è caratterizzato da un’economia libidica particolare: gli è impossibile raggiungere la potenza orgastica, cioè il completo abbandono alla convulsione involontaria dell'orgasmo e lo scarico completo dell’eccitazione al culmine dell’amplesso genitale, perché le resistenze antipulsionali vi si 62 di 107 alla società a lui attuale. La terapia non deve essere un riadattamento alla società, bisogna creare un soggetto in grado di combattere il sistema + lotta sociale. Secondo la Horney, non esiste una “psicologia umana”, in quanto ogni società elabora un suo modello di normalità e di anormalità del tutto relativo e contingente. La nevrosi, tuttavia, è sempre caratterizzata da una certa rigidità nel modo di reagire e da una forte discrepanza tra potenzialità e realizzazione effettive. Nevrotico = colui che autodetermina il proprio fallimento, indotto più dai conflitti mentali che dalle avversità obiettive. | conflitti nevrotici, però, si differenziano da quelli comuni a tutti soltanto per il grado di intensità: gli uni e gli altri derivano dall’ansia di base che caratterizza i vissuti infantili. Nel nevrotico si verifica la compresenza di tre atteggiamenti: 1. ricerca gli altri (come reazione al senso di impotenza) 2. se ne allontana (per soddisfare la sua esigenza di autosufficienza) 3. si mette in conflitto con loro (per esprimere la sua ostilità). Spesso uno solo di questi tratti emerge mentre gli altri restano inconsci. Sul loro intreccio, che costituisce il nucleo di ogni nevrosi, concresce una proliferazione di atteggiamenti reattivi che finiscono per eclissarlo. Tra gli effetti reattivi è considerato anche il Super-io, inteso come immagine idealizzata di sé che ostacola la presa di coscienza dei propri limiti, a favore di un lo megalomane infantile. Lo sviluppo libidico, che per Freud procede per fasi geneticamente indotte, per la Horney, è una sequenza di reazioni del bambino al mondo circostante culturalmente determinante. Il fulcro dell’analisi è quindi la presa di coscienza dei rapporti interpersonali, così come si rivelano nel transfert. Sono da ritenersi inconsci tutti i vissuti mentali di cui non controlliamo appieno l'intensità emotiva e le concatenazioni ultime. ERICH FROMM e il so imo umanistico * Horneye Sullivan + pensavano i modelli culturali nel tradizionale sento antropologico * Fromm impostazione basata sull'analisi delle forze economiche, politiche e religiose alla base della società. L’autore più vicino all'area psicologica, si rivolge maggiormente al mondo inter-psichico. Il suo lavoro è maggiormente interessato allo studio del singolo (es. aggressività, non è innata). Rifiuto dell’innatismo, l’uomo è dotato di una intrinseca capacità evolutiva, l'animo buono dell’uomo viene distorto dagli aspetti repressivi della società. Ogni individuo contiene una parte di aggressività inevitabile, che sviluppa quando è vittima di organizzazioni sociali repressive (abbandonati i concetti di distruttività e pulsione di morte). Considera il sistema freudiano pesantemente influenzato dal pensiero meccanicistico dell’epoca. Deluso non solo dalla teoria marxista che non è più in grado di orientare la storia, ma anche dalla psicoanalisi che ha perso la sua carica liberatrice, sente l'esigenza di una parallela revisione che porterà al socialismo umanistico, che contrappone al quadro pessimistico della condizione attuale. È la ragione che, nel momento in cui si riconosce surdeterminata da elementi extrarazionali, li controlla e li domina nel suo più potente apparato. Identifica le determinazioni socio-culturali con l'inconscio e considera la coscienza come una formazione di compromesso che tenta di conferire un’apparenza di razionalità alla vita alienata dell’uomo moderno. In ogni società divisa in classi le motivazioni reali non sono razionali ma vengono razionalizzate a posteriori da un autoinganno ideologico. L'analisi è, prima di tutto, critica all’alienazione dell’uomo contemporaneo, della sua aridità ed infelicità. La società favorisce l’organizzazione di personalità fissate a stadi pre-genitali, di caratteri orali ed anali più rispondenti alle sue richieste. Fromm attribuisce quindi al carattere genitale i valori di libertà, indipendenza, creatività, socievolezza. 65 di 107 Scopo dell'analisi: presa di coscienza critica delle limitazioni, dello sfruttamento e dell’alienazione che ognuno subisce vivendo nell’epoca del capitalismo. L'uomo è pronto a barattare la sua libertà con l'appartenenza sociale per paura della solitudine. Egli si sta progressivamente allontanando dalla natura e da se stesso. Indaga il trasformarsi dell’aggressività da energia finalizzata alla sopravvivenza (propria di tutti gli animali) in aggressività maligna, tipicamente umana. Sadismo e necrofilia non sono istinti innati dell’uomo ma perversioni socialmente indotte. L'amore della vita è la vera natura dell’uomo, che merita un destino migliore rispetto a quello che la società gli impone. Il suo pensiero è definito “radicalismo umanista”. “Avere o essere” fa riferimento alla valorizzazione di una necessità di essere, non avere come bene capitalistico, critica volta a contrastare la tendenza umana a lasciarsi sedurre dai beni materiali. L'individuo non ha più bisogno degli schemi della nevrosi infantile, perché oramai possiede la dimensione genitale + processo evolutivo spontaneo. SULLIVAN: psicoterapia e antropologi: Oggetto all’epoca di una notevole diffusione e forte critica. Campo della clinica istituzionale (ospedali psichiatrici), USA. Egli è il portatore di idee di tipo culturalista nella clinica: la società vista come causa. Con i culturalisti, infatti, condivide la critica all’innatismo e al pessimismo di Freud. Egli propone una psicologia generale fondata sui rapporti interpersonali (non solo reali, ma anche immaginari, ad es. con antenati, eroi della letteratura o posteri) anziché sulle dinamiche intrapsichiche, a cui questi ultimi vengono subordinati. Lo sviluppo infantile inizia con l’esperienza dell'angoscia di base che si evolve poi come ricerca di sicurezza, intesa come approvazione da parte dell'ambiente. La nevrosi, pertanto, è suscitata soprattutto dagli attriti con gli altri, dalla loro disapprovazione. È tra i primi ad affrontare un'indagine dinamica e interattiva delle psicosi. Oltre le dinamiche regressive della psicosi, vi è un carattere comunicativo, dove il linguaggio svolge una funzione eminentemente difensiva. Inizia a comparire l’idea che la causa della psicosi sia la madre, non più la famiglia, che è la portavoce di una legge di una società repressiva e artefice della patologia del bambino a causa della sua freddezza (madre frigorifero). Non è più la società nel suo insieme a essere responsabile, ma la figura materna. Si parla di “madre schizofrenogena” (concetto che diventerà di moda in questo periodo) che è sempre o troppo oppressiva o troppo fredda. Si torna a individuare un trauma alla base della patologia e per questo motivo si vanno a cercare comportamenti anomali che padri (soprattutto) e madri possono aver esercitato sui bambini. > operatività eccessiva porta a numerosi processi, comportamenti persecutori, bambini tolti alle famiglie. Vengono sottovalutati gli aspetti psicologici individuali, ci si basava su delle prove inconsistenti tornando all’idea del “bambino angelicato” che non può avere nessuna consapevolezza e conoscenza nell’ambito della sessualità (non Sullivan in senso stretto). Modello fortemente deterministico, che cerca una causa unica, quando invece c'è sempre una pluralità di cause e aspetti da tenere in considerazione. Rischio + fare appello a un'eccessiva razionalità, l’lo tende a riassumere il suo ruolo di controllo e potere di cui era stato privato da Freud. La terapia è definita come una relazione interpersonale a due. Egli amplia l'applicazione del colloquio psichiatrico al campo delle psicosi. La guarigione è affidata all’lo, alla volontà, all’intenzionalità razionale e cosciente. Anche Sullivan ha una visione critica della società, ma ritiene reciproco e reversibile il rapporto individuo-società. La società è considerata troppo esigente e quindi ansiogena per l’individuo. La 66 di 107 psicologia, prevalentemente descrittiva, non ricostruisce i meccanismi psichici secondo i quali avviene l’interrelazione individuo-società. Si delinea quindi una nuova disciplina: la psicologia sociale. CLARA THOMPSON Clara Thompson accusa la teoria freudiana di essere solo quantitativa, imputando il disturbo psichico al mancato deflusso delle energie pulsionali. In realtà sarebbe “l’interazione dinamica tra le persone” a costruire la causa della malattia mentale per l'eccesso di frustrazioni. Ella considera infatti la nevrosi come causata dalle frustrazioni prodotte da questa interazione. Vede, quindi, ogni patologia come determinata da fattori socio-culturali. Lo sviluppo stesso è prevalentemente indotto dal sistema di divieti e di ingiunzioni proveniente dal sociale. Riguardo la pulsione di morte, la Thompson crede che i comportamenti aggressivi e ripetitivi altro non sono che reazioni all’aggressività sociale. La psicoanalisi ha il compito di pacificare i conflitti più laceranti nell'unità della persona. L'individuo è considerato come un elemento naturale, autonomo, influenzato dall'esterno da un sociale alienato. In realtà, però, il concetto stesso di individuo è il risultato della nostra struttura sociale, non qualche cosa che sta prima dei suoi effetti. Il pessimismo freudiano viene respinto in nome di una visione ottimistica ed efficiente della vita. | neofreudiani non concepiscono più la civiltà come un dato omogeneo e universale, ma come una variabile che muta nei diversi contesti socio-economici e culturali. La civiltà è dentro e fuori di noi e il compito della psicoanalisi è quello di ritrovarne la dinamica storica nel microcosmo del soggetto, nei suoi conflitti mentali e nei suoi sintomi. Da Freud si suddividono vari filoni: * Ortodossie (IPA) + Europa, USA e Sud America * AnnaFreud > intreccio con i culturalisti, prevalenza dell’lo rispetto all’Es. Hartmann (= “scientifici”) + Evolve in tutto quello che sarà precursore delle teorie dell’attaccamento. Importanza della parte visiva: videoregistrare le sedute, schemi che cercano elementi psicodinamici standardizzati * Winnicott > a cavallo tra Anna Freud e Melanie Klein * Melanie Klein > relazioni oggettuali (differenza nell'oggetto per gli inglesi e per gli americani: inglesi = l'oggetto è nella mente, fortemente legato alla fantasia del bambino (Klein e Bion); americani = si vede per davvero, esiste nel mondo reale). * Lacan > linguaggio. Prevalenza del tema del linguaggio, l'inconscio si esprime con il linguaggio. Ermeneutica + la psicoanalisi è racconto, attenzione narrativa: non interessa la verità, ma la storia del soggetto. Sottrarsi alla necessità di scientificizzare. Panoramica per capire che nel mondo la diffusione culturale di un modello porta a una diversificazione. > CAPITOLO 16: LA CLINICA PSICOANALITICA DOPO FREUD KARL ABRAHAM: l’estensione della clinica Abraham rappresenta il discepolo e continuatore del sapere freudiano. Il suo atteggiamento è clinico e il suo lavoro è la conferma del rapporto vitale che la psicoanalisi intrattiene, appunto, con la clinica. Si trova ad affrontare il problema delle psicosi, confermando e integrando il modello freudiano, indagando sulle fasi più precoci dello sviluppo infantile (partendo dai primissimi mesi approfondisce rispetto al periodo edipico su cui si concentra Freud) e affrontando il problema delle psicosi: egli, infatti, vuole dar conto di affinità e differenze tra queste e le nevrosi. Abraham, 67 di 107 Una situazione molto controversa, che portò a criticare Abraham, si ritrova nel gioco tra bambino e adulto che Freud aveva individuato e collegato alle dinamiche isteriche: Abraham parla di seduttività infantile, dà una sorta di colpa al bambino per il suo essere seduttivo nei confronti degli adulti. Sottolinea i meccanismi edipici di Freud con una maggiore concretezza. Viene accusato di incolpare il bambino deresponsabilizzandolo (lettura sbagliata): egli aveva individuato un comportamento infantile che effettivamente esiste, ma senza giustificarlo e soprattutto senza “assolvere” la risposta dell'adulto. > Ferenczi > Il bambino non ha una concezione erotizzata consapevole e chiara: si aspetta di trovarsi davanti una mentalità infantile come la sua. Il bambino si aspetta una risposta “tenera” dall’adulto, non erotizzata. Dall’altra parte, l'adulto (pedofilo) tratta il bambino come oggetto sessuale, come se fosse anch'egli un adulto, risponde con un linguaggio di seduzione ad un linguaggio di tenerezza. DISSIDENZE: Wilhelm Stekel e Victor Tausk Wilhelm Stekel (1868-1942) Allievo e paziente di Freud, lascerà la Società Psicoanalitica per la rottura sulla teoria e sul modo di intendere la terapia. Egli aveva proposto un inventario di simboli psicoanalitici ai quali far corrispondere un significato fisso nei sogni. Freud parla invece di creazione individuale e collega il simbolo onirico con il vissuto personale attraverso l’analisi delle libere associazioni. Stekel ricerca scorciatoie perché ritiene che l’analisi classica richieda tempi troppo lunghi. Tenta di aggirare il transfert e di circoscrivere il conflitto del paziente, da sciogliere passivamente, attraverso l'accettazione o attivamente, con opportune scelte di vita. Teorizza per la prima volta l'istinto di morte che sarà poi ripreso da Freud. Victor Tausk (1879-1919) Fu allievo di Freud e, dopo una repentina interruzione dell’analisi, si suicidò. Fu l'analista più brillante della cerchia di Freud. La sua morte improvvisa sollecita un ripensamento sui pericoli dell'estensione della clinica psicoanalitica al campo delle psicosi, soprattutto quando il terapeuta vive in una situazione di isolamento culturale e affettivo. FERENCZI (1873-1933) e la psicoanalisi cosmica Fu all’origine dell’Associazione Psicoanalitica internazionale che imponeva il mantenimento della purezza dottrinale. Figura molto controversa: collaboratore e, per un certo periodo, paziente di Freud. Ufficiale nel periodo della prima guerra mondiale, nel 1918 gli viene concessa la prima cattedra di psicoanalisi all’Università di Budapest. Si fa portavoce del pensiero freudiano fino agli anni ‘20 del 1900, in parte però si stacca dal modello di Freud, cercando strategie terapeutiche differenti: la critica di Ferenczi è fondamentalmente procedurale e pratica, a differenza di Jung per esempio. Egli vuole salvaguardare la dignità scientifica ma nello stesso tempo è sensibile alle esigenze di un'utenza più estesa. Ha un’attenta considerazione delle condizioni sociali che inducono la nevrosi; è convinto che la rimozione delle pulsioni sessuali produca energie psichiche particolarmente idonee ad essere manipolate dall'autorità. L’analisi, incontro tra 2 soggettività, non ha un percorso precostituito ma procede in modo imprevedibile. Convinto che il trauma più acuto sia connesso al rapporto del bambino con la madre nella primissima infanzia, egli tende, nel corso della terapia, a ricreare le condizioni che l'hanno provocato. La frustrazione indotta accresce la tensione e ne provoca la scarica attraverso derivati come tic, balbuzie e altri sintomi organici sottovalutati dalla tecnica freudiana. Sintomo = regressione indotta da inconsce carenze affettive. L’analista deve, quindi, rispondere con disponibilità e amore materni. 70 di 107 Le sue applicazioni non sono molto condivise dagli altri analisti. Per Ferenczi la cura deve prendere atto della regressione terapeutica > se una persona riesce a tornare indietro alla fase infantile, può poi imboccare strade diverse e più corrette. Gli altri analisti vedono questa procedura come manipolatoria. Tre diversi schemi: 1. Inizialmente costringe il soggetto a manifestare la sua parte infantile sollecitandolo in maniera pesante. Conduce delle sedute aggressive, verbalmente aggredisce e incalza il paziente, costringendolo a comportarsi come avrebbe fatto il “sé” infantile. A questo punto Ferenczi poteva “rieducare” il soggetto. Quest’idea è ben diversa dalla majieutica degli altri terapisti. 2. Attua la strategia opposta: egli si mette in una posizione materna,un atteggiamento estremamente protettivo e regredito a sua volta (es. abbraccia e accarezza i pazienti). Freud vede la deformazione del comportamento di Ferenczi, che adottava strategie che rompevano il setting terapeutico, per lui molto rigido. 3. Inventa per un certo periodo quella che lui chiama “analisi reciproca”: fa lo scambio fisico dei ruoli del paziente e analista (anche del lettino e della sedia). Diversi problemi scaturiscono da questo comportamento (es. egli non può essere libero di parlare di tutto ciò come vuole con i suoi pazienti, come di altri pazienti). Grossa tensione tra Ferenczi e gli altri analisti. > Senso diFerenczi: le sue procedure non devono essere attuate materialmente (errore) ma, simbolizzando il suo pensiero, rielaborandolo, ci sono delle grandi innovazioni. Ad esempio lo scambio tra analista e paziente rende Ferenczi l’iniziatore dell'interesse per il contro-transfert (cosa prova l'analista nei confronti del paziente, quali sono le reazioni che egli può avere). Non c'è più l’idea di un analista completamente svincolato e neutrale nei confronti del soggetto che ha davanti. Anche gli aspetti regressivi possono essere rivisitati per comprendere l’importanza del modello inconscio e i meccanismi che portano un soggetto a comportarsi in un determinato modo. Nasce quindi un nuovo modello analitico che prende spunto dalle teorie di Ferenczi reinterpretandole e astraendole dalla realtà. l’uomo nel rapporto sessuale riproduce (realmente ma in forma simbolica) il ricongiungimento al corpo materno: nell'atto sessuale si rivivono le fasi del processo evolutivo. Anche la donna può soddisfare, seppure per interposta persona, il suo desiderio di ritorno al corpo materno, identificandosi con l’uomo prima, con il feto poi. L'atto sessuale è quindi la sintesi di una molteplicità di processi. La storia dell'evoluzione si ricapitola poi nello sviluppo embrionale. Non vi è separazione tra psiche e soma: il corpo, come la mente, ha un linguaggio, un sapere, un patrimonio di ricordi che gli sono pervenuti tanto dalle esperienze individuali quanto da quelle filogenetiche. * Ontogenesi= effetto * Filogenesi= causa. L’intuizione fantastica della bioanali: della nostra discendenza. Studi sulla società + con l’opera “Thalassa”, l'immaginazione e la creatività dominano sul razionale e si perdono il rigore e la prudenza perseguiti da Freud. In questo libro sul mare, fa una metafora che simbolizza il ritorno alle origini, crea una similitudine tra il rapporto sessuale tra due adulti e la fusione iniziale con il mare, l'immersione dell’uomo nelle acque della pre-nascita (utero). Formula per la 1° volta il concetto di introiezione (= estensione dell'interesse originariamente autoerotico al mondo, esterno, mediante l’inclusione dell'interesse originariamente autoerotico al mondo esterno, mediante l'inclusione dei suoi oggetti nell’10). Ampliò inoltre l’analisi ai contenuti fantastici dell'inconscio e alle trasformazioni degli oggetti simbolici. di Ferenczi è che vi sia una conoscenza filogenetica inconscia 71 di 107 OTTO RANK (1884-1941) e il trauma della nascita Otto Rank fu il 1° psicoanalista non medico ad operare trattamenti su pazienti. È considerato da Freud come il più debole dei “suoi figli”. Otto Rank e Sandor Ferenczi: 1. Avvertono la necessità di fondare la teoria su un trauma reale, cui tutti gli effetti si possono far risalire come causa iniziale. 2. Sperimentano nuove vie terapeutiche. Otto Rank si propone di applicare la psicoanalisi alla comprensione dell'evoluzione dell'umanità e alla sperimentazione di una concezione unitaria dell’uomo e della storia. La posizione stessa dell’analizzato nel corso del trattamento riattualizza la situazione passiva del feto nel grembo materno. Transfert = regressione alla prima relazione oggettuale. Il problema della cura è allora quello di amministrare e provocare il distacco. l'analista interpreta questa dipendenza e la collega al “proto-trauma”, quello della nascita. Il trauma della nascita è un vissuto psicologico che ci permette di cogliere l'essenza dell'inconscio. Le manifestazioni dello spirito umano sono spiegate come tentativi di ricomporre l’unità dilacerata da quel distacco. Per lui, il legame madre-figlio è biologicamente fondato sulla felice intimità intrauterina, mentre quello col padre è molto più tardivo e di natura esclusivamente fantastica. Miti = espressione di fantasie infantili e proiezione di desideri pre-genitali. Il “dongiovannismo” non è che una metonimia dell'amore materno e la rivalità tra gli uomini per il possesso della donna è solo una riattualizzazione del conflitto edipico. Nega comunque la centralità dell’Edipo. Interpreta il disagio dell’Io come perdita d'identità connessa alla crisi di una cultura e di una civiltà. Colse la parte rimossa dell'Io nella figura del sosia, del doppio che ritorna alla coscienza con un messaggio mortale. Valorizza gli aspetti intenzionali e coscienti del trattamento: la volontà del paziente è una positiva forza organizzatrice capace di reintegrare nell’Io le pulsioni e sublimarle nella creatività (da Adler). Influenzò particolarmente l'antropologia. L’antropologia psicoanalitica ZA RÒHEIM Allievo di Ferenczi, gli fu affidata la prima cattedra di antropologia psicoanalitica. Presupposto più importante del suo pensiero è che tutti i prodotti culturali possono essere interpretati in termini psicologici. La mente umana rimane costante nel corso di tutta la storia. Ritiene che la cultura sia una reazione all'esperienza di abbandono dell’unità con la madre. Conoscitore della cultura classica, accosta i miti, i riti, le espressioni artistiche delle diverse epoche alla fantasia inconscia individuale che egli indaga nel lavoro psicoanalitico. > Capitolo 20: ANNA FREUD E LA PSICOLOGIA DELL’IO La Psicologia dell’io si sviluppa negli USA, mentre Anna Freud a Londra: non è corretto definire Anna “una degli psicologi dell'Io”. Anna Freud fu sicuramente influenzata dall’essere figlia e paziente di Freud (queste commistioni resero la situazione complicata, generando una doppia faccia che emerge dai suoi scritti). Vive la sua vita in una relazione omosessuale con Dorothy B..? oscillando tra un conformismo con i doveri imposti dalla società (causato dal padre > vita sacrificale al servizio del genitore, dipendenza) e un anticonformismo e capacità di rompere gli schemi (avere apertamente una relazione omosessuale in una società come quella dell’epoca era tutt'altro che facile). Questo la portò a lanciarsi in una serie di critiche rivolte agli psicoanalisti che, secondo lei, sceglievano i loro successori tra i più indottrinati e conformisti, ignorando chi era controcorrente. 72 di 107 I meccanismi di difesa sono messi in moto dai 3 tipi di angoscia che colpiscono l’lo: * di fronte alla morale, * difrontealla realtà, * difronte alle pulsioni. Nella maggior parte dei casi il conflitto è endopsichico ed è costituito da un eccesso di angoscia indotta dal Super-io contro la quale l’lo si difende inibendo i rappresentanti pulsionali e i loro importi d'affetto. Bisogna rendere più accessibile il Super-io attraverso l’analisi delle identificazioni che lo costituiscono, svelando l'origine delle cariche aggressive che esso sprigiona. L’lo viene distolto progressivamente dalle sue difese coatte. L’analisi delle difese deve precedere quella dei contenuti dell’Es. Nei bambini, le costituzioni dell'Io possono volgersi verso pericoli esterni, angosce reali> elementi della vita reale possono divenire patologici solo quando entrano in risonanza con nuclei angosciosi molto precoci, con oggetti negativi introiettati nei primi anni di vita. Scindere le componenti reali da quelle fantastiche può servire a rendere più sopportabile l'inevitabile carico di ansia che la vita comporta. Crisi psicotiche + i meccanismi di difesa insorgono direttamente contro l'eccesso delle richieste pulsionali, senza che sia intervenuta la mediazione superegale. Non resta che allearsi con l’lo del paziente rafforzandolo col rendere coscienti i contenuti dell’Es, senza smantellare le difese erette dall’lo. Pone l'accento sui meccanismi di difesa adottati dall’io: * rimozione > il più efficace e pericoloso; * regressione; * formazione reattiva; * isolamento; * rendere non avvenuto; * proiezione; * introiezione; * volgere suse stessi; * rovesciamento del contrario; * sublimazione; * negazione; * restrizione dell’lo * identificazione con l'aggressore = amore per l'aggressione, figure ambivalenti nella mente infantile; * ascetismo psichico e intellettualizzazione = mortificazione del corpo, attacco alla propria conformazione somatica (es. anoressia). Scopo dell'Io: armonizzare le esigenze dell’Es, del Super-io e del mondo esterno. Noi non cogliamo il lavoro dei meccanismi di difesa ma possiamo inferirlo dai risultati. È l'eccesso che rivela la patologia di una difesa, unitamente alla sua automatica ripetizione. Anche gli atteggiamenti del corpo possono rivelare meccanismi di difesa eccessivi. È essenziale l'osservazione diretta. Ciò che le sta a cuore, più che la cura, è la profilassi delle malattie nervose: definire un modello di evoluzione normale per non considerare patologiche quelle che sono solo regressioni temporanee o lievi ritardi di sviluppo. 75 di 107 Fa uno schema che definisce l’infanzia nella sua specificità e individua 4 settori: 1. L’egocentrismo: la madre esiste solo come fonte di soddisfazione e frustrazione. 2. L'immaturità dell’apparato sessuale: le conoscenze sessuali sono riportate a spiegazioni connesse con le fasi pre-genitali. 3. La debolezza del pensiero: del processo secondario di fronte alla forza degli impulsi e delle fantasie. 4. La diversa valutazione del tempo: gli impulsi dell’Es sono insofferenti a ogni dilazione. La prospettiva genetica Freud > scale evolutive che colgono, ad ogni livello dello sviluppo, l'interazione tra Es, lo e Super- io e le loro reazione alle influenze ambientali, cioè tra strutturazione, maturazione e adattamento. La linea evolutiva più importante si snoda lungo alcune tappe fondamentali: 1. L'unità biologica madre-figlio è caratterizzata dal narcisismo 2. Il neonato giunge a costituire un rapporto intermittente con l'oggetto parziale (seno) che esiste nel momenti del bisogno e scompare in quello della sazietà. 3. L'oggetto viene interiorizzato e ottiene un’esistenza psichica costante. 4. Ilrapporto con l'oggetto viene connotato dall’ambivalenza pre-edipica: amato e odiato. I successivi periodi sono quelli descritti da Freud: 5. Fase fallico-edipica 6. Periodo di latenza 7. Fase pre-adolescenziale (regressione) 8. Adolescenza > abbandono degli oggetti infantili e delle pulsioni pre-genitali per stabilire il primato della genitalità e dell'oggetto d'amore esogamico. In questa concezione l’lo è, anzitutto, un “/o corporeo”. L'evoluzione infantile è sempre problematica, incerta, suscettibile di insuccessi, tanto che è necessario saper ricorrere alla regressione. Solo quando questa, anziché temporanea, diventa a senso unico, deve essere considerata patologica. Ogni personalità ha caratteristiche proprie: la tolleranza alla frustrazione, la capacità di sublimare, di sopportare l'angoscia, la tendenza a completare lo sviluppo + ogni fase ha una “patologia fisiologica”. L’altra posizione che introduce, quindi, è il bisogno di rendere quantificabili e misura! dell'evoluzione psichica con un criterio suo: li misura attraverso il criterio del confronto (paragonare il comportamento di un bambino con altri suoi coetanei per stabilire una tipologia media). Indice Hampstead: è costituito da una serie di categorie e da una struttura generale di classificazione atta a contenere la casistica. Vi sono quindi delle schede che compendiano il caso del paziente secondo un profilo. Ogni sintomo può essere riportato alla modalità, specifica di ogni età, di esprimere il conflitto. gli aspetti Una delle battaglie teoriche che farà con Melanie Klein è sulla psicoanalisi: per Anna Freud, bisogna intervenire con la terapia solo per correggere una problematica, visione opposta a quella della Klein. Per Anna Freud “la migliore educazione è la minore educazione”, essa deve autolimitarsi in modo da lasciare al soggetto spazio creativo. Inoltre, ella credeva che i bambini non fossero in grado di sviluppare un transfert, demolendo così uno dei capisaldi della teoria freudiana, riteneva che i bambini fossero in relazione con gli oggetti reali (i genitori), che essi non facessero dunque un processo di traslazione: la mente di un bambino di 3/4 anni vive nel presente, non ha una sua storia sedimentata nell’inconscio, compie un continuo essere in relazione con chi gli sta davanti. La Klein afferma, invece, che anche il bambino ha dentro di sé un’immaginazione inconscia che proietta. 76 di 107 Il transfert del bambino è rivolto prevalentemente ai genitori > i sintomi continueranno a manifestarsi in famiglia e alla famiglia dovrà rivolgersi l'interesse dello psicoanalista infantile. Il mondo esterno influisce particolarmente sulla nevrosi dei bambini perché il loro Super-io si basa ancora sull’amore di coloro che li dirigono + psicoanalisi della famiglia come necessità terapeutica. L'ideale consiste nell’analizzare anche i genitori in modo da ottenere la loro collaborazione, oppure che il bambino possa essere accolto in un'adeguata istituzione psicoanalitica. Solo qui sarà possibile elaborare un transfert funzionale alla terapia, in assenza dei genitori reali, un intervento comunque violento che pregiudica il naturale sviluppo infantile. Lo stato della psicoanal L'interesse della psicoanalisi si è spostato progressivamente dalla fase edipica a quella preedipica, i mesi ita. La figura del padre diviene cioè al rapporto tra il bambino e la madre nei pri marginale. L’analisi del transfert diviene il luogo privilegiato di questa “archeologia delle origini”, dove però il ricordo lascia il posto alla ripetizione, la verbalizzazione alla messa in atto. La psicoanalisi, dice A. Freud, ha dimostrato che molte capacità che si ritenevano innate sono invece acquisite nel corso dei primissimi scambi con la madre, ma ciò non significa che siano reversibili. Auspica di lavorare sull’intersezione di 3 coordinate: dinamica, economica e topica, considerando ovvia quella evolutiva. La mappa costruita da A. Freud presenta un valore prognostico oltre che diagnostico in quanto anticipa di un ventennio la situazione attuale della psicoanalisi. La psicologia dell'Io di HEINZ HARTMANN “Psicologia dell’Io e problema dell'adattamento” (1939) = opera manifesto. Fondamentale è il concetto di adattamento che, desunto dalla biologia evoluzionistica di Darwin, integra il modello intrapsichico di Freud con quello interpsichico dei culturalisti. Adattamento +> consiste in una situazione di equilibrio tra organismo e ambiente. Organismo + è descritto attraverso il funzionamento degli apparati biologici. Ambiente + è indagato dalle scienze sociali. È prevalentemente sociale e diviene un contenitore neutrale. Esso si configura come un dato a priori in cui l'organismo viene immerso al momento della nascita. L'adattamento si realizza prevalentemente come modificazione del soggetto. L’lo ha un ruolo centrale nel processo di adattamento. Esistono, nello psichico, “zone libere da conflitti”, in cui accadono i processi razionali senza l'interferenza dei moti pulsionali, dove l'Io può evolvere al riparo delle turbolenze dell’Es. L’intersezione dei 3 punti di vista (topico, dinamico, economico) cede il passo al prevalere della prospettiva genetica. Il predominio del principio di piacere viene sostituito da quello di realtà: l'individuo valuta obiettivamente le esigenze del mondo esterno e fornisce risposte adeguate. L’lo deve raggiungere un sufficiente livello di maturità e forza. Processo evolutivo dell'Io > la linea portante della psicologia genetica. La considerazione della sua forza o della sua debolezza informa la diagnosi, la cura e la prognosi dei disturbi psichici. Già alla nascita, il soggetto è predisposto all’adattamento, equipaggiato per affrontare le situazioni e le tensioni che gli si presentano. Ciò può avvenire con modificazioni rivolte verso l'interno (auto- plastiche) o verso l’esterno (allo-plastiche). Il bambino possiede apparati innati (meccanismi percettivi e protettivi) che sono “precursori” dell’Io. Hanno una dotazione energetica autonoma, di carattere non pulsionale. L'lo e l’Es infatti sono entrambi due istanze originarie che sorgono da una comune matrice di indifferenziazione. 77 di 107 FAIRBAIRN Vive in Scozia, viene preso in considerazione da vari autori (es. Klein), ma non gode di una grande diffusione, poiché rimane stanziato nel suo Paese; questo lo porta ad essere visto come straniero dalle scuole psicoanalitiche londinesi. Precursore dei modelli successivi, inizialmente, viene ignorato (non è in linea con tutto questo cambiamento che stava avvenendo) e poi sarà recuperato dai futuri autori per l'affermazione che le pulsioni fossero un concetto superato: l’lo non cerca il soddisfacimento, il piacere, ma cerca l'oggetto, la relazione. Egli, infatti, analizza i rapporti con gli oggetti, esterni e interni, “eso-psichici” ed “endo-psichici”, considerando l‘oggetto non un mezzo ma un fine. La libido non è più vista come ricerca del piacere ma dell'oggetto. Si prende qui in considerazione l’idea di “altro” come “oggetto relazionale”. L'oggetto è qualcosa che appartiene al Sé, dal momento che l'individuo è dalla nascita predisposto alla relazione. Viene messa in discussione l’idea freudiana della “conflittualità del bambino”, possessività e generazione di odio nei confronti dell’altro che lo limita. Il modello di Fairbairn sposta l’attenzione sulle relazioni reali, l'oggetto è inteso come cosa, situazione, persona che ha una sua autonomia e identificazione nel mondo reale. Esso può quindi essere riconosciuto al di fuori del sé. # Melanie Klein: l'oggetto non sta sempre “fuori”, ma è un misto tra quello che percepisco con i sensi e come lo vivo come luogo di proiezione del mio mondo soggettivo. In Fairbairn le relazioni sono viste come reali, si possono osservare, studiare, registrare, perché si vedono e sono tangibili. L'impostazione di Fairbairn causerà uno spostamento di asse verso quello che succederà negli anni successivi: ci si concentrerà solo sulle relazioni reali, le cose sono quelle che si vedono, si sviluppa una psicologia osservativa di tipo relazionale. Questo porterà a numerose scoperte dovute, per esempio, alla ricerca sperimentale ed empirica sul bambino e all'osservazione del comportamento dei neonati. Egli propone una teoria evolutiva incentrata sulla dipendenza dagli oggetti, dove uno stato originario di dipendenza infantile viene progressivamente sostituito da una fase finale di dipendenza adulta. L’lo è sempre retto dal principio di realtà finalizzato all’adattamento. Il piacere e l'aggressività sono deviazioni dell’unica energia libidica. Fairbairn è ancora uno psicoanalista perché, oltre a dedicare attenzione alle relazioni, si occupa dei processi di scissione: la mente si divide e separa in parti, dopo aver assorbito e portato dentro di sé le relazioni e aver dato il via a processi di scissione che dividono gli elementi interiorizzati (3 PROCESSO DI NUTRIZIONE). Il sé si sviluppa appunto grazie all'apporto di questi elementi esterni assorbiti: se introduco relazioni positive, si andrà a formare un “sé centrale” funzionante. Non tutto, però, confluisce nell’io centrale: c'è spazio anche per gli elementi frustranti inevitabili. Il bambino compie una selezione: gli elementi positivi verranno usati per formare l’lo, mentre quelli frustranti saranno accantonati. Originariamente, il bambino ha un lo unitario. Egli ricerca gli oggetti (buoni — gratificanti; cattivi — frustranti), li sente come parti di sé, mettendo in atto un processo identificativo: li introietta nel tentativo di controllarli, preferendo sentirsi cattivo piuttosto che ammettere l’esistenza di genitori cattivi. Due metodi di difesa del soggetto dagli elementi di frustrazione: 1. trasformazione dell'esperienza frustrante in eccitante, si tratta di un rovesciamento di senso, che provoca interesse e attrazione. Si viene quindi a costituire un lo carico di seduttività (= io libidico); 2. accettazione degli elementi frustranti come tali (= io sabotatore). Danneggia il soggetto stesso, porta ad autolesività e atteggiamenti negativi. 80 di 107 Di fronte ai cattivi oggetti il bambino ricorre alla difesa della rimozione. L'Io rimosso si scinde in una parte libidica e una aggressiva (sabotatore interno). Quindi, alla triade freudiana di lo, Es e Super-io, Fairbairn sostituisce tre parti: 1. io centrale (dotato di energia propria) 2. io libidico 3. io sabotatore. Questi ultimi due possono essere considerati “lo sussidiari”, prodotti delle vicissitudini delle prime relazioni oggettuali. Con queste modificazioni connette le strutture psichiche alla realtà individuale e alla storia personale. L'impresa di Fairbairn viene ripresa da Sandler, che formula un modello evolutivo del Super-io. Il bambino mette in atto dei meccanismi per ripristinare il rapporto con la madre messo in crisi dalla crescente distinzione tra sé e mondo esterno permessa dall’evoluzione degli apparati cognitivi. Tra le strategie di ricomposizione sono presenti: 1. Obbedienza 2. Imitazione 3. Identificazione Esse costituiscono un Super-io pre-autonomo, formato dalle immagini idealizzate dei genitori. Un Super-io maturo è quello in grado di funzionare in armonia con l’lo. Cura delle psicosi e nuovi rapporti terapeutici BETTELHEIM (pag.340) Egli formula modelli legati alla pedagogia e viene molto contestato nei metodi e nelle modalità. L’opera di Bettelheim è caratterizzata dallo stretto collegamento tra teoria e prassi. Egli si occupa di bambini affetti da turbe affettive ed è stato l’autore che ha creato l’immagine dell’autismo e che ha iniziato questo discorso. Usa come modello teorico quello fornito dalla Psicologia dell’lo, integrato dalla pedagogia di Dewey e dalla psicologia cognitiva di Piaget. Propone una terapia d’ambiente che realizzi relazioni stabili tra i bambini e tra essi e i membri dell’équipe. Sostiene sia necessario concedere al bambino una precoce autonomia, fondata sulla padronanza del proprio corpo. Individua come causa dell’autismo la “madre-frigorifero” anaffettiva e insufficiente, e introduce il modello della “fortezza vuota”, che viene travolto poi dalle critiche delle famiglie e degli psicoanalisti. Nel caso di problemi psichici ritiene che il sintomo vada affrontato là dove si manifesta. La terapia è basata sull’identificazione che si stabilisce con lo psicoanalista. Di fronte alle psicosi autistiche invece occorre trattare le fasi precedenti l’organizzazione dell’lo. | bambini autistici si ritraggono dalla realtà, interrompendo la comunicazione con gli altri e con se stessi. Quando si penetra l'apparente assenza di relazione dell’autismo si trova un odio sfrenato che nasconde il desiderio di ricevere l’amore della madre. La causa del ritiro artistico risiede nell’interpretazione corretta, da parte del bambino, dell’attitudine negativa con la quale gli si accostano le figure più significative del suo ambiente. Per provocare una psicosi, le angosce fantasmatiche devono aver trovato conferma nel mondo reale. La cura consiste nell’offrire al bambino un mondo totalmente diverso in cui egli si sentirà accettato e atteso. Propone di usare le fiabe come mezzo comunicativo e terapeutico. Si mette in una posizione di educatore con ruolo “salvifico” nei confronti dei bambini: educare significa, prima di tutto, amare il bambino, ma l’amore non si impara, si conquista solo realizzando se stessi insieme agli altri, nel riconoscimento di uno scopo comune. 81 di 107 Arieti, Rogers e Moreno + autori minori. Una completa teoria della psicosi è fornita da Silvano Arieti (1914-1981), che pone al centro della sua riflessione il Sé come nucleo della conoscenza auto-riflessiva. Descrive l'evoluzione del Sé intrapsichico dal livello di comportamento senso-motorio fino a quello di un’entità dotata di volontà. Dimostra una correlazione tra i processi cognitivi e quelli affettivi. Processo terziario + Il fine dell’uomo non è l'adattamento né, come per i culturalisti, l’autorealizzazione, ma è una meta che trascende la realtà e le potenzialità individuali: l'espansione del Sé. Essa non dipende dalle nostre dotazioni innate ma dal loro superamento nella creatività (= capacità di far interagire i processi primari con quelli secondari ricavandone un risultato nuovo; essa si manifesta in una molteplicità di esperienze che vanno dall’intuizione dello schizofrenico al successo sociale, dalla produzione dell’artista alla scoperta dello scienziato). Elabora un modello evolutivo a 3 livelli: filogenetico, ontogenetico e microgenetico. Carl Rogers è noto per la terapia “centrata sul cliente”. La sua teoria poggia sulla convinzione della positività dello sviluppo umano. La personalità possiede innate tendenze all'integrazione, all'attuazione del Sé e può essere colta solo nel suo divenire. Ma il mutamento è spesso impedito dalla paura del nuovo. Grazie alla terapia si può indurre la disponibilità al cambiamento. Il terapeuta si deve disporre a un’accettazione incondizionata del paziente e alla comprensione delle sue motivazioni e dei suoi fini. Intende quindi il processo terapeutico come un'offerta di aiuto, spostando l’attenzione dal sintomo al rapporto interpersonale. Moreno condivide la sua convinzione che le convenzioni sociali, sedimentate in un ruolo, incapsulino l'Io impedendogli la sua naturale evoluzione. Moreno elabora una teoria, la “sociometria” e una tecnica precisa, “il sociodramma”. Sociometria = disciplina che persegue un'indagine metodica sullo sviluppo e sull’organizzazione dei gruppi. Uno dei principali obiettivi consiste nel misurare l'intensità e l'estensione delle correnti psicologiche che si infiltrano in seno alle popolazioni e che le pervadono. La sua teoria poggia su 3 basi: 1- L'ipotesi della spontaneità creativa come forza propulsiva 2- La fiducia nei compagni umani 3- L'ipotesi di una comunità basata su questi principi e realizzabile mediante tecniche nuove. Nel sociodramma, il paziente realizza la possibilità di portare alla luce anche le sue fantasie più represse. Ritiene inefficace la terapia individuale se non si modificano le condizioni relazionali collettive. Successivamente, dal sociodramma si arriverà al psicodramma. Psicologia e terapia della personalità narcisistica In America il tema del narcisismo viene riattivato dalla constatazione che la personalità più diffusa è organizzata secondo un'economia narcisistica. Freud aveva descritto un narcisismo primario, autoerotico e indistinto, e un narcisismo secondario provocato dalla dinamica di investimento di energie prima dall’Es sugli oggetti erotici e in seguito dall’Es sull’Io. Nella psicologia americana del Sé, il narcisismo secondario ha una posizione intermedia tra il vissuto psicologico e il comportamento sociale. HEINZ KOHUT Psicologo del sé, definizione che in certo senso lo limita ma che lo identifica come colui che sistematizza al meglio questo modello. Resta all’interno dell’area psicoanalitica anche se alcuni suoi concetti sono molto divergenti, più vicini all'area dell'incidente di percorso, non hanno grande rilievo e importanza (es. complesso edipico), vengono visti come eventi causati da un “malfunzionamento” del soggetto. C'è però una 82 di 107 È evidente una piena adesione di Melanie Klein al dualismo pulsione di vita/pulsione di morte. L'idea delle pulsioni che si fondono nasce dall’impossibilità di eliminare la pulsione di morte: solo bilanciandole si ottiene l'equilibrio che ci consente di continuare a vivere. Freud individua la genesi di molte patologie nell’eccessiva separazione delle due pulsioni. Il tema della colpa nell’inconscio lascia intendere che, per Freud, un bambino fino ai 5/6 anni, non avendo sviluppato un Super-io, non possiede un vero e proprio senso di colpa + una delle contraddizioni di Freud. Melanie Klein introduce un fortissimo senso di colpa del bambino nei primi mesi e anni di vita, dovuto al Super-io arcaico. Per quanto riguarda la teoria dell'angoscia di Freud, egli cambiò profondamente idea nel tempo: nei primi anni essa è considerata come un derivato dei disturbi psichici, un deterioramento delle pulsioni che non riescono a trovare soddisfacimento (vino che diventa aceto), poi viene rinnovata quest'idea e viene vista come un segnale che rimanda a uno stato di allarme che genera delle spinte operative che danno un significato evolutivo al soggetto. Una persona, per mettere fine al suo stato di angoscia, si adopera per uscire da questa situazione. (differenza tra nevrosi e psicosi: il soggetto nevrotico teme qualcosa che gli potrebbe accadere, lo psicotico lo vive come un'esperienza già successa e che sta accadendo). Melanie Klein, partendo da questo discorso sull’angoscia, mette in dubbio questa netta suddivisione, compiendo un tentativo unificante: non esiste un’angoscia nevrotica e una psicotica, quello che cambia è la quantità. La nevrosi ha angosce psicotiche più controllate e lievi, si sfocia nella psicosi quando esse aumentano. Ogni ansia è per lei persecutoria, e quindi psicotica. (angoscia “vino/aceto”, angoscia “segnale”, angoscia “persecutoria” come centro del funzionamento psichico + meccanismo motore). Discorso lutto/malinconia: sottolinea l’importanza del discorso della “scissione”. Melanie Klein si concentra su questo meccanismo di difesa, sul processo di separazioni in parti: la mente è soggetta a suddividersi e ha bisogno di una forza che la tenga unita. Abraham e Ferenczi hanno svolto la funzione di fornire a Melanie Klein due modelli contrapposti che lei ha sintetizzato: le vicende trasgressive condotte da Ferenczi hanno ispirato in lei la forza di rinnovare le idee di Freud e di contrapporsi alla tradizione, Abraham invece, analista di Melanie Klein per quasi un anno, le trasmette i valori del rigore e dell’ordine sistematico. Da qui viene fuori una sintesi che permette al pensiero kleiniano di svilupparsi. > Capitolo 2: biografia di Melanie Klein, importante sfondo per capire come si è radicato il suo pensiero. Melanie Klein non ebbe una vita facile, cosa che la portò ad avere episodi e fasi di depressione. In particolare, si sottolinea la vicenda dolorosa connessa ai vari bambini nati nella sua famiglia: una sorella maggiore privilegiata (con cui non fu mai molto legata) e due fratelli, un fratello e una sorella sempre maggiori. Questi ultimi ebbero una certa importanza nella sua vita: la sorellina morì di tubercolosi quando Melanie Klein aveva intorno ai 4 anni, esse erano particolarmente legate e la maggiore aveva adottato come sistema difensivo rispetto al fatto che stava morendo il trasmettere tutto ciò che sapeva alla Klein. Un po’ la stessa cosa accade con il fratello: morì a 25 anni per una patologia reumatica cardiaca, anche lui si incaricò di diventare il maestro della sorellina. La Klein manifestò un’eterna gratitudine nei confronti dei due fratelli defunti. Si sposò e separò dopo poco tempo, a causa di un matrimonio infelice. Nella sua vita ci fu anche un altro grande lutto: ebbe 2 figli, Melitta e Hans, che morì poi in un incidente di montagna. Viene ricordato che sua figlia Melitta diventò una profonda avversaria del pensiero materno, schierandosi molto con Anna Freud, cosa che durerà per tutta la vita della Klein e anche oltre (si dice che la figlia manifestò gioia al funerale della madre). Non è difficile spiegarsi le ragioni che portarono Melanie Klein ad episodi di depressione. 85 di 107 Dal momento che, all’epoca, i figli erano usati come oggetto di “sperimentazione terapeutica”, Melanie Klein condurrà una terapia con il suo ultimo figlio Eric, quando aveva intorno ai 5 anni. » Capitolo 3: “LA TECNICA DEL GIOCO” Melanie Klein chiama la sua tecnica di analisi infantile “analisi del gioco”. I primi passi nella psicoanalisi infantile erano stati compiuti da Freud: egli aveva già dedotto che la nevrosi nell'adulto derivava da una nevrosi infantile, ma non esistevano studi a riguardo, eccetto quello del “Caso clinico del piccolo Hans” (1908), tramite cui Freud affermò che i bambini possono essere analizzati facendo in modo che la nevrosi scompaia sul nascere. Melanie Klein si trovò a dover fronteggiare difficoltà legate alla morale (gli analisti erano riluttanti a turbare “l’innocenza dell'infanzia”) e difficoltà tecniche. Prima infatti si pensava che i bambini non avessero il senso della malattia e dell’aver bisogno di cure, e che non avrebbero potuto collaborare nella terapia con l’uso delle libere associazioni. La Klein mette in luce che il modo naturale di esprimersi del bambino è il gioco, il quale può essere usato come mezzo di comunicazione. Il gioco è anche il modo in cui il bambino esplora e padroneggia l’esterno, l'angoscia e la fantasia. Il libero gioco del bambino, insieme a qualsiasi sua comunicazione verbale, può dunque soddisfare esigenze analoghe a quelle delle libere associazioni. Le Klein mette dunque in luce la componente simbolistica del gioco, presente anche nel lavoro onirico. Evidenzia in particolare come l’interpretazione data al bambino riguardo al simbolismo presente nel gioco, nel sogno, e in particolare alla base dell’inibizione al gioco (incapacità di giocare o ripetitività; come nelle libere associazioni) attenui l'angoscia sottostante poiché non occorre più il dispendio dell'energia psichica richiesto dalla rimozione. La Klein espone la sua tecnica in un articolo del 1953, dove si propone di analizzare un bambino con gli stessi obiettivi che si sarebbe posta nell’analisi di un adulto, facendo riaffiorare conflitti inconsci e ponendo attenzione sia alla traslazione positiva sia a quella negativa. L’interpretazione favorisce il retrocedere dell'angoscia causata dalla rimozione. La psicoanalisi del bambino non può avvenire nella sua casa insieme alla famiglia, dunque deve essere messo a punto un preciso scenario psicoanalitico: * l’analisi doveva svolgersi in sedute da 50 minuti ciascuna per cinque volte alla settimana; * nello studio doveva esserci uno scenario semplice, con mobili lisci e pavimento e pareti lavabili; * dovevaessere presente un lavabo, perché in alcune fasi di molti bambini, l’acqua ha un ruolo fondamentale; * ogni bambino disponeva di una scatola di giocattoli esclusivamente per sé, da usare solo durante il trattamento; * la scelta dei giocattoli (casette, animali domestici, figure umane, palle, biglie..) si basava sul fatto che questi non dovessero suggerire un gioco prestabilito o il tema del gioco. Essi dovevano essere piccoli in modo da rappresentare al meglio il mondo interiore del bambino. Differenze tra Anna Freud e Klein: la Freud sosteneva che nel bambino non si producesse la nevrosi di traslazione finché era dipendente dai genitori, poiché il paziente trasferisce i rapporti passati con loro. Era poi dell'idea che l’analisi del bambino dovesse essere combinata ad un'azione educativa tesa a rafforzare il suo Super-io, il quale era inesistente o debole. La traslazione negativa doveva inoltre essere evitata, favorendo la positiva. La Klein sostiene invece che i bambini non abbiano il senso della malattia ma soffrano di angosce opprimenti e desiderino essere aiutati. Essi sviluppano ben presto una salda traslazione con l'analista, in quanto, sebbene sussista la dipendenza dai genitori, non è il rapporto reale con i genitori che viene traslato, ma quello con l’imago parentale, una figura fantasmatica interna. 86 di 107 I metodi educativi non devono inoltre intralciare il metodo analitico, il quale può essere sviluppato solo con i propri mezzi. L’insistenza su un transfert positivo, favorirebbe il dirigere tutti i sentimenti ostili del bambino verso i genitori. La Klein sostiene che il bambino abbia un Super-io crudele, che l’lo non è in grado di fronteggiare. Lo sviluppo dell’lo è favorito dall’analisi delle figure interne del Super-io attraverso la traslazione, risolvendo l’angoscia e il senso di colpa connessi a queste figure. > Capitolo 4: “LA PSICOANALISI DEI BAMBINI” Prima si pensava che il complesso edipico non esordisse fino al quarto anno, ma la Klein osserva che è presente anche in bambini più piccoli. La formazione del Super-io sarebbe inoltre più precoce e complessa: il Super-io non è una conseguenza del complesso edipico, ma è parte integrante di questo. Le frustrazioni, le gelosie e le invidie della situazione edipica portano alla formazione delle aggressioni sadiche (anche cannibalesche) del bambino, le quali a loro volta portano al formarsi di figure terrificanti, che costituiscono il primitivo Super-io del bambino. Il bambino immagina i genitori che si scambiano gratificazioni libidiche corrispondenti allo stadio libidico in cui si trova (anale, orale..): queste fantasie fanno sorgere gelosie e invidie edipiche. Il bambino si difende dall’angoscia che gli incutono le terribili figure proiettandole all’esterno e cercando di introiettare le figuri parentali idealizzate. Il bambino costruisce così un mondo di oggetti ideali e oggetti persecutori, distorcendo la percezione dei genitori reali. Le dinamiche aggressive nascono da una componente psichica preesistente nell’individuo, ma il bambino si trova a doversi confrontare con la realtà e a rendersi conto che la gravità delle sue fantasie va ridimensionata. Egli prospetta l’ipotesi peggiore e vuole essere smentito, in base alle risposte esterne, può attenuarsi questo processo: * conla consapevolezza di non essere così distruttivo, il bambino migliora l’auto- rappresentazione si sé. * Quandoinvece non riceve una risposta di smentita, il bambino incrementa la quota di aggressività verso il mondo esterno. Non c'è l’idea di “pulsione”, ma di relazione con un oggetto esterno. Oggetto interno + ha una doppia natura: è sia oggetto interno, che sento dentro di me, sia oggetto esterno, reale. Esiste effettivamente nella realtà, ma può essere deformato, è carico di proiezioni che solo un individuo può applicare a quel determinato oggetto, attribuendogli una soggettività. C'è sempre una relazione: le mie relazioni con oggetti interni condizionano poi le relazioni con oggetti esterni e reali. + teoria delle relazioni oggettuali (poi chiamata “modello kleiniano degli oggetti”). # teorie oggettuali americane + riguardano solo gli oggetti esterni, visibili. La Klein scopre che nei bambini era già avvenuta una rimozione riguardante il lattante. I bambini nella fase orale hanno relazioni con oggetti parziali, che vengono rimossi: il rimosso riguarda dunque il seno materno. La relazione col seno materno è molto importante: l’introiezione di un seno buono e uno cattivo è la prima costruzione del mondo esterno. Esso è oggetto di moti pulsionali, ma anche di amore, odio e gli vengono attribuite caratteristiche proprie di una persona. Sviluppo libidico: 1. suzione > senza ambivalenza, seno buono; 2. fase sadico-cannibalesca + ambivalenza che si instaura a seguito della scissione tramite proiezione. In alcuni scritti tuttavia la Klein aggiunge che in realtà il bambino fin dall'inizio introietta il seno della madre e continuamente ne scinde gli aspetti buoni da quelli cattivi e che il pene è ugualmente scisso. 87 di 107 Anche nella grafica, nella scrittura a mano, si rispecchiano aspetti dell'inconscio. Lo sviluppo del simbolo è un processo che richiede un certo equilibrio tra le angosce, le risposte del mondo esterno, le patologie persecutorie. * Questo studio di Melanie Klein ha aperto la strada all'analisi degli psicotici, fino ad allora inaccessibili alla terapia a causa della loro incapacità di comunicare in termini simbolici e ha dato un nuovo impulso allo studio della patologia dell'infanzia, dato che era molto raro che venisse riconosciuta una psicosi infantile. * Inoltre, afferma che l'angoscia, quando non è eccessiva, è fondamentale per il bambino. * Questo saggio è stato un incentivo allo studio del simbolismo, sia creativo sia patologico. Melanie Klein concorda con Freud e Jones nel sostenere che gli oggetti e le funzioni primarie sono oggetto di simbolizzazione, e che la simbolizzazione è dovuta a conflitti intrapsichici connessi con la rimozione; ella però, ha descritto nei particolari come si formano i simboli a seguito del conflitto e spiegato il ruolo di angoscia e senso di colpa. Se per Jones, inoltre, i simboli sono immutabili, per la Klein essi sono sovradeterminati (= determinati da una pluralità di fattori), dal momento che un simbolo può contenere più significati. > Capitolo 7: “LA POSIZIONE DEPRESSIVA” La Klein in “Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi” (1935) esamina le prime relazioni oggettuali e ne delinea l'evoluzione, stabilendo la differenza tra angosce paranoidi e angosce depressive. Il mondo funziona meglio se riusciamo a dividere il buono dal cattivo, visione “manichea”, tenendoli il più lontani possibile. Il buono in realtà è ciò che è stato “idealizzato”. La scissione assume il carattere di un mondo in cui l’idealizzato e il cattivo sono nettamente divisi. C'è un processo di maturazione e crescita, e un processo che mette in luce che questa distinzione in realtà non riesce a farci affrontare le cose: il soggetto a furia di proiettare fuori da sé, è svuotato. La prima relazione del lattante è con oggetti parziali, con il seno della madre. Gli oggetti parziali vengono scissi in seno ideale (oggetto del desiderio) e seno persecutorio (odio e paura), ridotto in pezzi. Tra i 4 e gli 8 mesi di età il bambino inizia a riconoscere la madre come persona intera: questo cambiamento è l’inizio della posizione depressiva (la relazione oggettuale è sperimentata da una posizione diversa). L’infante ama la madre come oggetto totale e si rivolge a lei per trovare sollievo dalle persecuzioni, vuole introiettarla. Ma anche la madre è esposta a pericoli. Inoltre la madre, in quanto oggetto totale, non è più scissa: è unica sorgente di gratificazioni ma anche di frustrazioni. Il rapporto è dunque ambivalente. La madre può essere distrutta da persecutori ma anche dal lattante con sadismo e odio. E’ continuamente introiettata e ciò causa distruzione nel mondo interno del lattante. Sopraggiunge il senso di colpa: il lattante sente che i suoi oggetti interni sono in pericolo a causa dei suoi stessi impulsi e delle sue stesse fantasie. + POSIZIONE DEPRESSIVA: la necessità di mettersi in rapporto con le cose buone permette di interiorizzare dei nuclei che vanno a consolidare la struttura del sé, che inizia a porsi il problema della riunificazione del sé (= la mamma buona e la mamma cattiva sono una cosa sola, a volte buona e a volte cattiva). Il bambino si trova esposto all’impossibilità di procedere in entrambe le direzioni: non può distruggere il “cattivo” e tenersi il buono perché così attacca anche la parte buona, e non può affezionarsi alla parte buona perché in questo modo si avvicinerebbe anche alla parte cattiva. Il bambino sta iniziando a vedere meglio la realtà, individua un corpo unitario. Egli quindi passa da una condizione di angoscia persecutoria (= minacce dei concetti proiettati, odio), a un secondo tipo di angoscia, che ha una differenza fondamentale, l’angoscia depressiva (amore). 90 di 107 Il neonato si sente responsabile di un possibile attacco all'oggetto che ha di fronte (= madre), il meccanismo si sposta (= prima + ho paura che TU mi faccia qualcosa; ora + ho paura che IO sia pericoloso per te), con un rovesciamento di prospettiva La Klein riconnette questa situazione ai sintomi della difficoltà nell’assumere cibo o angosce ipocondriache (paure paranoidi di incorporare un oggetto cattivo e depressive di danneggiare l’oggetto buono). Il bambino non riesce a distinguere la parte buona da quella cattiva, quindi fa del male all'oggetto intero, si crede potenzialmente dannoso per l’altro, quindi distrugge l'oggetto oppure ne causa l'allontanamento e il proprio abbandono (= punizione da parte del mio Super-io). + angoscia di tipo abbandonico. Innesco del meccanismo della colpa, che avrà poi un carattere devastante: non c'è ancora l’idea di una colpa rimediabile, ma c'è una logica persecutoria da parte del Super-io, che punirà il soggetto con l'abbandono e l’annientamento (= da solo non posso vivere). Si intersecano quindi le angosce persecutorie e depressive. Anche la posizione depressiva è una condizione di normalità nella crescita del bambino e diventerà patologica solo se persisterà e si ripresenterà in seguito. (passaggio da angoscia di essere perseguitato a paura di diventare persecutore) Grazie al processo di introiezione dell'oggetto buono, questi processi possono essere alleviati, attraverso la consolidazione di aspetti positivi del sé che si sta formando. La posizione depressiva suscita desideri di riparazione e fantasie di reintegrare l'oggetto interno buono. Essenziale è il riapparire della madre che rassicura l’infante della saldezza e bontà dei suoi oggetti, della sua capacità di riparare e del proprio amore. La via d’uscita della posizione depressiva è il processo riparativo: ci sono strategie possibili per rimediare al danno, la colpa non è irreparabile, forse si può provare quindi a ritornare ad avere una relazione buona con l'oggetto. Prima di questo, però, abbiamo la fase maniacale: il bambino contrappone una falsa gioia a qualcosa di negativo, cerca di nascondere le angosce che stanno iniziando ad apparire con un processo falsificante di negazione. Anche questa è una normale fase transitoria che accompagna ogni fase di elaborazione di questi processi iniziali. Prima della posizione depressiva, si hanno difese contro i persecutori come: scissione, idealizzazione, espulsione e annientamento e delle parti odiate del sé. La posizione depressiva mette in moto ulteriori difese maniacali, le quali mirano a non sperimentare la realtà psichica della sofferenza depressiva e la cui fondamentale caratteristica è il diniego della realtà psichica. L'oggetto è controllato in maniera onnipotente in modo che la sua perdita non faccia sorgere sofferenza o senso di colpa. Alternativamente o contemporaneamente abbiamo la fuga nell'oggetto interno idealizzato per negare qualsiasi ammissione che sia distrutto o perduto. Una volta che riconosco il danno e lo accetto, si mette in moto un processo di lutto, come momento di riconoscimento di imperfezione dell'oggetto (= il buono e il cattivo sono nella stessa persona, che io ho danneggiato ma questo non porterà a un perdita totale). Il lutto ricorda al soggetto che è stato perduto qualcosa in sé e nell’altro, ma non si tratta di un lutto generale e irrisolvibile, in cui tutto è stato perso (# da posizione depressiva). La scomparsa nella vita adulta di un oggetto amato risveglia in chi ha subito il lutto i conflitti della posizione depressiva. La perdita dell'oggetto esterno e l’odio nei suoi confronti (poiché ha abbandonato la persona in lutto), pongono la persona a misurarsi con il cordoglio della perdita ma anche la disperazione di aver perduto il suo mondo interno. Se Per Freud il lavoro del lutto consiste nell'esame di realtà, la Klein va oltre dicendo che con l'esame di realtà vi è la continua riscoperta dell’assenza della persona amata nel mondo esterno ma esso è anche in relazione col mondo interiore e con lo stato in cui si trovano gli oggetti interni originari, con i quali era identificata la persona amata. 91 di 107 Se la persona in lutto non era stata capace di superare da infante le angosce della posizione depressiva, ora non sarà capace di elaborare il lutto. Il lutto fa rivivere anche il primissimo complesso edipico. Mentre all’inizio aveva collocato l'esordio del complesso edipico nel periodo in cui predomina l’odio, ora afferma che esso è parte della posizione depressiva. La gelosia edipica fa sentire ancora più in pericolo la relazione con il seno buono introiettato. Nella posizione depressiva entrambi i genitori costituiscono gli oggetti totali buoni ed entrambi vengono aggrediti in fantasia. Mentre Freud afferma che i desideri edipici cedono di fronte alla paura di evirazione, la Klein sostiene che angoscia, amore per i genitori, senso di colpa e desiderio di non far loro del male inducono il bambino ad abbandonare i desideri edipici e a desiderare di reintegrare i genitori, con fantasie riparatrici. + PROCESSO RIPARATIVO: implicazioni morali ma non solo, fondamentale anche per lo sviluppo psichico del bambino. Egli infatti è costretto a pensare a cosa può fare per riparare a quello che ha fatto. Questo processo chiede alla mente di attivarsi per trovare una strategia risolutiva, spinge il bambino a utilizzare le sue risorse intellettuali-organizzative. Per esempio, con la sostituzione di un oggetto con un altro, si può individuare un “oggetto di riparazione” su cui avviare uno spostamento creativo e costruttivo degli investimenti che erano sull'oggetto che non c'è più. La sostituzione dell'oggetto è alla base del processo creativo, processo della costruzione- ricostruzione, acquisizione della consapevolezza che l’oggetto può tornare, non è scomparso, si può distruggere e poi ricreare. Questo però non è un “restauro maniacale”, non deve cancellare le tracce del danno che c'è stato, anzi accetta che il danno sia avvenuto e avvia processi riparativi che riconoscono la possibilità di ridare una funzionalità. La Klein sottolinea l'aspetto importante della creatività nella posizione depressiva: il lattante mobilita tutto il suo amore per ricreare un mondo interno buono e restaurare anche gli oggetti esterni. L'arricchimento dell’io è un grande incentivo alla sublimazione e alla creatività. Analoghi arricchimenti può arrecare il superamento del lutto. Quando mancano questi processi, quando estendiamo troppo il modello della “sostituibilità” dell'oggetto, si arriva a pensare che la riparazione non possa avvenire. Per mitigare l'essere persecutorio del Super-io è fondamentale la consapevolezza che la colpa non è irreparabile. * Concetto di ambivalenza > un oggetto buono può essere anche cattivo, coesistenza di elementi contrapposti che non si distruggono a vicenda. * # ambiguità > non c'è distinzione, tutto viene confuso. Quando un soggetto riconosce i propri limiti, non vive nell’aspirazione di un oggetto idealizzato perfetto, e non aggredisce un oggetto riconosciuto completamente negativo e cattivo + riconosce nell'oggetto una coesistenza dei due caratteri. La posizione depressiva può essere riattivata in qualsiasi momento della vita adolescenziale o adulta per esempio nel momento in cui avviene un lutto. > spinta all’esplorazione del mondo: il bambino si muove alla ricerca del sapere solo se sta integrando questi aspetti della posizione depressiva. Se questa posizione non viene superata, si arresta lo sviluppo psichico (perdita degli aspetti creativi o costruttivi come il gioco). Questa maggiore definizione degli oggetti di relazioni, può portare il bambino a sviluppare una struttura edipica (precedente a quella freudiana). La Klein parla dell'amore come aspetto positivo, eros; la componente distruttiva tuttavia è sempre molto presente. La mania è un diniego degli aspetti depressi, il soggetto entra in stati di eccitamento (falsa allegria disperata e invadente). “vedete che non sono depresso!”. 92 di 107 dell’annientamento, il quale porta alla proiezione difensiva della pulsione di morte. L’lo proietta quindi la pulsione di morte come difesa contro il timore dell’annientamento. Fin dall'inizio della vita si ha una lotta tra pulsioni di vita e pulsioni di morte. Sotto la pressione della pulsione di vita, l’lo scinde e proietta la pulsione di morte all’esterno, ma allo stesso tempo anche la stessa pulsione di vita è proiettata con lo scopo di creare un oggetto ideale. Emerge quindi un’organizzazione primitiva: l’lo si scinde in una parte libidica e in una distruttiva ed è in relazione con un oggetto scisso in modo corrispondente. Meta dell’lo in questa fase è introiettare il proprio oggetto ideale e identificarsi con esso, tenendo a bada i persecutori. Il conflitto centrale tra pulsioni di vita e di morte si trasforma in una lotta tra il Sé libidico buono (identificato con oggetto ideale) e i persecutori (oggetto cattivo frammentato, morso e ridotto a pezzi nel sadismo orale). L’angoscia predominante in questa fase è invece che i persecutori distruggano il Sé e l'oggetto ideale. Contro questa angoscia vengono usati meccanismi schizoidi, come scissione maggiore tra oggetto ideale e cattivo e una idealizzazione eccessiva. Il diniego onnipotente è usato come difesa contro il timore della persecuzione. La fantasia predominante è quella di annientare i persecutori. Per mantenere l’allucinazione dell’appagamento del desiderio, il lattante deve mantenere l’idealizzazione dell'oggetto buono e distruggere quello cattivo. Quando non ci riesce, gli sembra di essere invaso dai persecutori e minacciato di annientamento. In questa fase non esiste l’esperienza di assenza, poiché la mancanza dell'oggetto buono è percepita come attacco da parte degli oggetti cattivi. Il paziente schizoide sembra privo di angoscia, ma in realtà l'angoscia è latente. Quando l’lo è indebolito da un uso eccessivo delle difese della posizione schizo-depressiva, non è in grado di lottare con successo contro le nuove angosce che dovrà affrontare della posizione depressiva. > Capitolo 10: “NUOVE LUCI SULLA TEORIA STRUTTURALE DELLA PSICHE, SULL'ANGOSCIA E IL SENSO DI COLPA” Il termine “posizione” consente alla Klein di spiegare meglio la sua concezione di “natura dell'angoscia” e “senso di colpa”. Il senso di colpa, nella posizione depressiva, è dato dalla sensazione di essere direttamente responsabili delle proprie aggressioni inferte all'oggetto buono. Nei primi stadi della posizione depressiva, il senso di colpa può avere natura persecutoria e l'oggetto interno può essere sentito come vendicativo. Il Super-io, a metà strada tra persecuzione e senso di colpa, fa sorgere una forma di senso di colpa persecutorio: coesistono il riconoscimento della propria responsabilità e la paura di essere perseguitati. Con l’evolversi della posizione depressiva e l’attenuarsi degli elementi persecutori, il senso di colpa diventa meno persecutorio e si trasforma in un’interesse vero per la sorte degli oggetti interni ed esterni, perdendo la componente punitiva delle antecedenti paure paranoidi. Freud collega il senso di colpa all’operare del Super-io, anche se a volte parla di sensi colpa anteriori (cannibalismo e sadismo anale). Quando poi avanzò l'ipotesi della pulsione di morte, fu indotto a ritenere il senso di colpa come connesso all’aggressività. La sua concezione definitiva è che il senso di colpa nasce in seguito agli impulsi aggressivi e che la severità del Super-io nasce in seguito all’aggressività rimossa del bambino. Il considerare lo sviluppo dell’infante e del bambino come un'evoluzione dalla posizione schizo- paranoide a quella depressiva pone le fasi dello sviluppo libidico in una prospettiva diversa: * entrambe le posizioni hanno le loro radici nella fase orale, in cui vi è la dipendenza del lattante dal nutrimento al seno. 95 di 107 * Le tendenze anali non sono nettamente separate da quelle orali (espulsione e introiezione, presenti anche in termini orali e uretrali). Nella posizione depressiva l'oggetto leso è parificato alle feci, per le quali sorge un’ansiosa preoccupazione: a volte vengono trattenute (paura di perdita) altre volte vi è necessità di espellerle. | meccanismi ossessivi si sviluppano dal bisogno di un controllo maniacale dell'oggetto fecale. La Klein afferma che, poiché il bambino sviluppa un certo genere di relazione oggettuale, è possibile che sia fissato ai meccanismi anali (la teoria classica è inversa). Nel corso della posizione depressiva e del complesso edipico, i genitori diventano oggetto di attacchi fantasticati, ma quando il bambino inizia ad avere consapevolezza di dipendere da loro e di amarli si originano sentimenti di perdita, di colpa e angoscia. Freud, inizialmente, considerava l'angoscia una trasformazione diretta della libido insoddisfatta (concezione che abbandonò quando si persuase che era l’angoscia che produceva la rimozione e non la rimozione dei desideri libidici a creare l'angoscia). Secondo Freud le due angosce fondamentali sono: 1. la paura di perdita dell'oggetto (preedipica) 2. la paura di evirazione (edipica). Esclude che sia la pulsione di morte la fonte diretta dell'angoscia, poiché né inconscio né infante ne hanno la concezione. La paura della morte sarebbe invece un'espressione della paura di evirazione. AI contrario, la Klein considera l'angoscia una risposta diretta all’operare della pulsione di morte. La pulsione di morte viene deviata poiché provoca angoscia, la quale assume due forme fondamentali: 1. angoscia persecutoria + posizione schizo-paranoide 2. angoscia depressiva + posizione depressiva, legata al senso di colpa. L’angoscia di perdita dell'oggetto corrisponderebbe a quando l'oggetto si trasforma in cattivo (posizione schizo-paranoide) o a quando esso è buono e si teme di perderlo (posizione depressiva). La paura di evirazione è invece di natura paranoide. Il passaggio dalla posizione schizo-paranoide a quella depressiva segna un cambiamento dai modi psicotici a quelli sani: si attenua il senso di onnipotenza e si distingue la realtà esterna da quella interna, si sviluppa il senso di realtà psichica. Si instaura l'esame di realtà, favorito dall’attenzione per l'oggetto. Il desiderio di preservare l'integrità dell'oggetto porta a un graduale abbandono dell’identificazione proiettiva e del controllo onnipotente, accettando la realtà. A poco a poco, la rimozione ha il sopravvento sulla scissione contro gli impulsi inaccettabili. Nella relazione oggettuale scissione e proiezione, persecuzione e idealizzazione lasciano il posto a una discriminazione realistica, alla capacità di amare e a un interesse reale in relazioni oggettuali mature, che consentono di vederne l’interdipendenza e di riconoscere l’ambivalenza. A determinare maturità e equilibrio della persona sono il livello raggiunto nell’elaborazione della depressione e il saldo insediamento nell’lo di oggetti interni buoni. > Capitolo 11: “INVIDIA E GRATITUDINE” Nel 1957 in un saggio sull’indivia e nel breve libro “Invidia e gratitudine” la Klein aggiunge un'ulteriore ipotesi al suo lavoro di una vita. Con Freud si era assegnato un posto a sé all’invidia solo nel caso dell’invidia del pene da parte della bambina, come sentimento distinto dalla gelosia. La Klein, nello scritto “// complesso edipico alla luce delle angosce primitive” (1945) aveva attribuito grande importanza all'analisi dell’invidia in tutti i suoi aspetti e considerava il fenomeno dell’invidia 96 di 107 del pene qualcosa di molto più complesso. Essa è un espressione della bisessualità della bambina rafforzata da due fonti: * unadiesse è l’invidia della fanciulla per il corpo della madre, immaginato come contenente il pene paterno e i bambini; * l’altra fonte risiede nel desiderio inappagato di possedere il pene del padre nell’amplesso sessuale. Nello sviluppo del fanciullo invece viene messa in evidenza la sua invidia per il corpo della madre, che contiene pene e bambini. Nello scritto del 1957 considera l'invidia come uno degli affetti più precoci e fondamentali. Sorge nella primissima infanzia e nella sua forma primitiva è rivolta al seno. L'amore, le premure e il cibo ricevute dalla madre, stimolano nel lattante due reazioni opposte: * unadi gratitudine (amore); * l’altradiostilità e invidia, basata sulla costatazione che la fonte di nutrimento non è in sé ma al di fuori di sé. L’invidia scaturisce dalla gratificazione, poiché quest’ultima è la prova della ricchezza delle risorse del seno. L'invidia può anche essere suscitata dalla frustrazione e dalla deprivazione: l’infante idealizza il seno, quando ne è privato immagina che le ricchezze che gli attribuisce siano godute dal seno stesso. Entra in gioco anche la gelosia, differente dall’invidia e dalla bramosia: * l’invidia compare prima della gelosia e sorge nei confronti dell'oggetto parziale, è distruttiva e ha come meta l’oggetto amato; * la gelosia appartiene al triangolo edipico, è basata sull'amore, da cui dipende l’odio per il rivale; * la bramosia mira al possesso di tutta la ricchezza dell'oggetto a prescindere dalle necessità del Sé e dalle possibilità e dal consenso dell'oggetto. Alcune differenze tra invidia e bramosia: 1. nell’invidia lo scopo preciso è quello di guastare la bontà dell'oggetto, nella bramosia il danno è accidentale; 2. nell’invidia vi è anche un qualcosa di difensivo poiché, se si devastano le qualità invidiate, non si farà più esperienza dei sentimenti invidiosi; 3. la bramosia agisce prevalentemente attraverso l’introiezione, l’invidia attraverso un’identificazione proiettiva distruttiva. Queste tre forme sono correlate e interagiscono. L'aspetto predatorio della bramosia può nascondere invidia (avidi per deturpare); ci può servire della bramosia per difendersi dall’invidia (se ci si impossessa di tutto, non vi è motivo per invidiare); una gelosia eccessiva può nascondere invidia (invidia per le qualità del rivale per gelosia nei riguardi dell'oggetto amato, ma può accadere anche che le qualità del rivale siano invidiate e il possesso dell’oggetto sia ricercato per non provare invidia nei confronti del rivale). Quando nella gelosia si ha una forte componente invidiosa, se la femminuccia invidia profondamente la madre, il padre viene desiderato più come ulteriore attributo della madre (nella vita adulta vengono desiderati uomini solo perché appartenenti ad altre donne); nel maschio un’invidia eccessiva della madre, porta all’omosessualità. L’invidia del pene è influenzata dall’invidia del seno: dal seno odiato e invidiato ci si rivolge al pene idealizzato, che a sua volta diventa portatore di invidia. Dunque l’ipotesi del ‘45 sull’invidia del pene come autonoma, è soppiantata dall'ipotesi che essa si origini nell’invidia del seno. L’invidia sarà fondamentale nella po: ine schizo-paranoide e in quella depressiva. Nella posizione schizo-paranoide l'invidia interferisce nell’introiezione del seno buono, facendolo diventare cattivo. Si produce così una situazione di confusione tra buono e cattivo. Ciò instaura un circolo vizioso: più l'oggetto buono interno è distrutto, più l’lo si sente impoverito. Ciò aumenta a 97 di 107
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