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Analisi della Frase: Sintagmi, Frasi e Nominalizzazione, Appunti di Lingua Cinese

Struttura della lingua CineseLinguistica cineseAnalisi di testi in CineseSintassi Cinese

Una dettagliata analisi della struttura di una frase in cinese, comprendendo parole, sintagmi, frasi semplice e verbale, nominalizzazione semplice e relativa, e particelle modali. Viene inoltre discusso il criterio di preferenza funzionale e diagnostico per la determinazione della posizione del soggetto e del predicato in una frase. Il documento illustra anche il processo di nominalizzazione e l'uso di particelle come zhī 之, yú 與, hū 乎, ruò 若, e wéi 為.

Cosa imparerai

  • Come si distinguono i sintagmi nominali impliciti e espliciti?
  • Come avviene la nominalizzazione di una frase verbale?
  • Che cos'è una frase verbale semplice?
  • Che ruolo giocano le particelle modali nella frase nominalizzata?
  • Qual è il significato del verbo wéi 為?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 28/01/2022

sbs99
sbs99 🇮🇹

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Scarica Analisi della Frase: Sintagmi, Frasi e Nominalizzazione e più Appunti in PDF di Lingua Cinese solo su Docsity! 1 Cinese Classico MOD 1. Esame: La prova durerà 30 minuti: a) Le prime 3 domande sono aperte, a “sbarramento”: (3 risposte sufficienti-proseguo nella correzione; 1 risposta insufficiente e 2 sufficienti-proseguo nella correzione; 2 risposte insufficienti e 1 sufficiente: la prova risulta non superata) La prova vera e propria consiste in: a. 3 domande a scelta multipla (1 punto ciascuna) b. 3 domande aperte che richiedono una risposta succinta (3 punti ciascuna) c. 3 domande aperte che richiedono una traduzione commentata o una risposta articolata (6 punti ciascuna). Parole Sintagmi (aggregazioni di parole, e costituenti di base delle frasi) Frasi Frase verbale semplice: essa risulta composta dal soggetto (ovvero del sintagma nominale che funge da soggetto,SNS) e dal predicato (ovvero del sintagma verbale che funge da predicato, SVP): - FV (SNS SVP) Criterio di preferenza funzionale VS Criterio diagnostico: 1. Preferenza funzionale: secondo esso, le parole tendono a prediligere determinate funzioni e determinati significati, senza per questo escluderne a priori altri, statisticamente meno probabili ma pur sempre possibili. 2. Criterio diagnostico: ci assiste nell’identificare i ruoli sintattici in virtù della presenza di ausili specifici, quali ad esempio i xūcí 虛詞 “parole vuote” o “parole di funzione”. È assai frequente che la verifica del criterio diagnostico dia un esito diverso da quanto il solo criterio della preferenza funzionale porterebbe a concludere. xūcí虛詞: parole “vuote”; parole di funzione. shící實詞: parole piene, parole aventi un contenuto semantico. Prima di tutto, analizzando una frase, cercare sempre le parole vuote. Griglia che mostra le classiche posizioni delle preposizioni: Esempio frase da incasellare:不物於物 Bú wù yú wù: Altro esempio: 2 物物而不物於物 Wù wù ér bú wù yú wù. Partiamo quindi dalle parole vuote(不; 於). Anche 而 potrebbe essere considerata una parola vuota, ma in questo caso svolge una funzione. Quando vediamo quest’ultimo carattere, dobbiamo sapere che siamo in un ordine di grandezza diverso rispetto a quello della frase verbale semplice.而 opera una divisione fra due frasi verbali. (è una congiunzione che lega non sintagmi, ma frasi!) avrà quindi un predicato a dx e uno a sx. Le possibilità di analisi della 1°frase verbale (物物) sono due: 1. verbo - oggetto 2. soggetto - verbo La seconda frase verbale invece(不物於物): Quale potrebbe essere, quindi, il significato dell’intera frase (物物而不物於物)?: Altro strumento che possiamo mettere in campo per risolvere i problemi: la simmetria. Visto che nella 2° frase verbale manca il soggetto, potremmo ipotizzare che manchi anche nella 1°. Nella 2° frase verbale, manca inoltre l’oggetto.於 introduce il complemento d’agente! Traduzione è quindi questa: “Considera le cose in quanto “cose” e non è trattato alla stregua di una cosa dalle altre cose”. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Stessi caratteri, significati diversi: 5 verbi ausiliari: vanno nello slot dei determinanti verbali. “之” nella seconda frase, è una congiunzione che lega due sintagmi nominali, perciò i 3 elementi vanno incasellati nello stesso slot. “必” nella 3° frase è verbo ausiliare e determinante verbale. Siccome, poi, 主 non è introdotto da preposizione, lo mettiamo nello slot SNo (c.oggetto). Rimane poi 言 che occuperà posizione di soggetto. Significato frasi: 1) Il sovrano non è smarrito/perplesso/disorientato (... dimostra di non essere smarrito) 2) Un alto dignitario non presiede al rito funebre di un funzionario di rango inferiore/ordinario 3) Le parole/teorie/dottrine devono possedere dei punti essenziali-prioritari/principi fondamentali il penultimo carattere,於, abbiamo visto che introduce un c.indiretto. “之” in questo caso non è congiunzione di coordinazione che lega 2 sintagmi nominali, è sostituto anaforico dell’oggetto (lo, li, la, le etc); e che quindi va collocata nello slot SNo. “女” invece in questo caso sta per “voi”. Traduzione: “Voi non lo cercate in ciò che è fondamentale”. Finire poi, da sola, gli esempi delle slides.(compreso quello della slide n°37). Fvs: I Complementi. 6 I complementi sono elementi non obbligatori nella frase verbale, si possono collocare sia a sx che a dx del verbo e possono collegarsi a quest'ultimo direttamente (quando non introdotti da preposizione, ovvero il caso del c.oggetto - SNo) o indirettamente, per mezzo di preposizioni (complementi indiretti - SNprep). Vi è poi lo pseudo-complemento (PScompl) che per sue caratteristiche particolari è assimilabile solo in parte ai complementi e si trova associato solo a determinati verbi). 1. Il complemento diretto (SNo): solitamente non introdotto da preposizione, si trova immediatamente dopo il verbo (1° posiz. post-verbale, eccetto eccezioni). L’assenza del c.oggetto determina il mutamento della voce da attiva a passiva per i verbi transitivi, mentre la sua presenza segna il passaggio dalla voce attiva a quella causativa per i verbi intransitivi. Voce causativa: sfumature putativa e fattitiva. (guardare bene). Esempi: in rosso è il c.diretto (c.oggetto) a. 聖人治天下。 Shèngrén chí tiānxià. (Il saggio governa il mondo intero) b. 方且治之。 fāng qiě chí zhī (Al momento vorrei curarlo). Qui,之 si trova in fondo alla frase e non può essere quindi congiunzione. sarà perciò sostituto anaforico dell’oggetto. quello che lo precede dovrebbe quindi essere il verbo.治 significa sia curare bene il governo (governarlo) che curare il proprio corpo. c. 國不治。 Guó bú chí. (Lo stato/il paese non è governato). Rispetto alle frasi precedenti, nulla segue il verbo (non vi è c.oggetto), perciò la voce da attiva diventa passiva. d. 君子美其情。 jūnzǐ měi qí qíng. (La persona esemplare abbellisce il proprio comportamento) Esempio di sfumatura causativa(?) 2. I Complementi Indiretti (SNprep) La griglia evidenzia come le preposizioni prediligano posizioni precise, a parte un numero esiguo (yǐ 以 e zì自) che indifferentemente occupa la posizione pre-verbale o quella post-verbale. Un dato che qui anticipiamo e che apparentemente sembra ampliare il margine di ambiguità riguarda la versatilità della preposizione yú於, che introduce diversi complementi (direzionale, locativo, d’agente, di paragone e altri ancora). Innanzitutto la presenza della preposizione yú於 agevola non poco l’identificazione del verbo e ciò costituisce un primo punto fondamentale; in seconda battuta, trovato il verbo, la natura di questo emergerà applicando il criterio di prevalenza funzionale, che, conseguentemente, permetterà di comprendere l’entità del complemento che yú於 introduce. Ad esempio, consideriamo la frase verbale all’es. 5: 指大於臂。 Zhǐ dà yú bì. (Un dito è più grande di un braccio). 7 Si parte dalla preposizione, ma bisogna subito guardare quali elementi lo precedono e quali lo seguono (qui, 大 e臂). Seguendo il criterio della pref.funzionale,大 è verbo attributivo. Ciò ci fa quindi pensare ad un complemento di paragone. La preposizione yú於 ci aiuta a individuare innanzitutto il verbo,大, che nel rispetto del criterio di prevalenza funzionale identificheremo con relativa facilità in un verbo attributivo con il significato di “essere grande”. Sulla base di ciò escluderemo, ad esempio, che yú於 introduca un complemento direzionale, poiché un verbo attributivo meglio si presta a essere seguito da un complemento di paragone. Es.6: 資在於手 Zī zài yú shǒu. (Il talento/capitale -di un artigiano- risiede nelle mani). Potremmo pensare che anche qui 於 introduca un c. di paragone, ma non è così. Guardare sempre elementi precedenti e successivi alla preposizione. In questo caso在 è un verbo che esprime “stare” e quindi si tratterà di un c. locativo. Sulla base del principio della prevalenza funzionale viene naturale attribuire al verbo在 il significato di “risiedere, abitare, stare, dimorare”, ragion per cui於手 non può che essere identificato con il complemento locativo. Ovviamente nella stessa frase possono coesistere complementi di natura diversa, non necessariamente marcati da preposizioni (es. 8), sebbene resti altamente probabile che il complemento indiretto lo sia. Es. 7: 莊子釣於濮水。 Zhuāngzǐ diào yú Pú shuǐ (Zhuangzi pescava nelle acque del fiume Pu). Anche qui partiamo dall’elemento diagnostico於.Prima dovremmo avere il verbo, e dopo il sintagma nominale contenuto del c.indiretto. Il sintagma che segue la preposizione è costituito da due sintagmi nominali (濮水)che stanno fra loro in un rapporto di determinazione implicita. Anche qui abbiamo un c. locativo. Es. 8: 釣魚閒處 Diào yú jiān chǔ ((Egli) pescava pesci in luoghi reconditi). Non tutti i c. indiretti devono essere introdotti da una preposizione, così come non tutti i verbi transitivi senza oggetto devono diventare passivi. 3. Il Complemento Direzionale: Il c. direzionale è un sintagma preposizionale che indica la direzione verso cui, da cui o attraverso cui si sposta il soggetto o viene prodotta un’azione. E’ di solito introdotto dalla preposizione 於, in particolare quando si colloca alla dx del verbo. Es.9: 亂出於人。 Luàn chū yú rén. (Il disordine scaturisce dall’uomo). Preposizione於 ci aiuta ad identificare il verbo 出.”Dall’uomo” non è tanto d. d’agente, quanto il luogo da cui l’azione scaturisce. Es.10: 晉趙武至於宋。 Jìn Zhào Wǔ zhì yú Sòng. (Zhao Wu di Jìn arrivò/giunse a -lla capitale di- Song). 10 congiunzione, è anche verbo di moto. 去 in c.classico significa invece che il sogg.si trova nel luogo indicato dall’oggetto, ma se ne sta andando da lì. per dire che ci sta andando, invece, si usa 之. Entrambi questi verbi di moto non vogliono però dopo di loro la prep. che introduce il c.indiretto. Sono verbi intransitivi che reggono un ogg locativo. Rimane da analizzare l’elemento 大, che è un determinante verbale e in questo caso va tradotto come “radicalmente, definitivamente”. Es.24: 軫欲去秦而之楚。 Chěn yù qù Qín ér zhī Chǔ (Chen volle lasciare lo stato di Qin e si diresse a Chu). In questa frase, gli elementi diagnostici sarebbero molti più rispetto a quelli evidenziati in rosso. 而 questa preposizione ci fa capire che siamo davanti ad una frase complessa (che contiene due verbi). Laddove non ci sono preposizioni, andiamo a vedere la natura del verbo per capire se l’oggetto è diretto, oppure indiretto senza preposizioni. Es.25: 陽子之宋。 Yángzǐ zhī Sòng (Il maestro Yang si diresse a Sòng). Questa non è una frase, ma un sintagma nominale per determinazione. Es.26: 田子方從齊之魏。 Tián Zǐfāng cóng Qí zhī Wèi (Tiān Zǐfāng era diretto a Wèi -provenendo- da Qí). Oltre a 之, altro elemento diagnostico è 從, preposizione che indica il complemento di moto da luogo ed in questo caso è in posizione pre–verbale. 4. Il Complemento Locativo. E’ un sintagma preposizionale che indica il luogo in cui si compie una determinata azione o in cui si trova una persona o un oggetto; dal punto di vista formale il c. locativo ha caratteristiche molto simili a quelle del c. direzionale, in quanto le preposizioni generalmente utilizzate sono 於,于,e 乎. Es.27: 孟子去齊,宿於晝。 Mèngzǐ qù Qí, sù yú Zhòu. (Mèngzǐ lasciò Qí e trascorse la notte a Zhòu). 宿 è verbo che significa “passare la notte in un determinato luogo”. Es.28: 王處于櫟。 Wáng chǔ yú Lì (Il sovrano si stabilì a Lì). Prep. è in posizione post-verbale, a lei segue il c.indiretto. Il verbo處 indica stabilirsi, dimorare. Vi sono verbi, per esempio zài在 “stare”, che non necessariamente richiedono la preposizione alla propria sinistra. Es 29: 周公旦在魯。 Zhōu gōng Dàn zài Lǔ. (Il duca Dàn di Zhōu era a Lǔ). Sequenza di 3 caratteri che corrisponde al nome proprio del duca, cui segue il verbo e poi un altro nome proprio, stavolta di luogo. 11 5. Il Complemento d’agente. Il complemento d’agente è un sintagma preposizionale impiegato nelle frasi passive che indica quell’essere animato o inanimato da cui prende avvio l’azione. Quando occupa la posizione pre-verbale è introdotto da wéi為; mentre in posizione post-verbale è prevalentemente introdotto dalla preposizione yú於,ma anche da yú于 o hū乎. Es. 30: 子父為人僇。 Zǐ fù wéi rén lù (Il figlio e il padre sono stati uccisi da qualcuno). “Il padre e il figlio” sono legati da rapporto di coordinazione. Es. 31: 身不沒,為天下笑。 Shēn bù mò, wéi tiānxià xiào. (Essi non morirono di morte naturale e furono derisi dal mondo intero). Frase verbale la cui voce è passiva, c. d’agente è introdotto da為.笑 significa sia ridere che deridere, è un verbo che in c.classico tende ad essere transitivo. Es.32: 制兵,而不制於兵。 (Essi) controllano le truppe e non sono controllati dalle truppe. Altro elemento diagnostico, oltre alla preposizione, è 而, quindi siamo di fronte a due verbi. L'elemento che sta fra 不 e 於è verbo, che ritroviamo anche all’inizio della frase, seguito direttamente da un altro elemento. Nella posizione finale, il verbo 制 sembra “perdere” un oggetto che gli conferisce voce passiva. 於 sembra quindi introdurre il c.d’agente. Oggetto tende a collocarsi fra la negazione ed il verbo. Es. 33: 八年,陳侯殺於夏氏。 Nell’ottavo anno, il marchese di Chen fu ucciso da Messer Xia. 6. Il Complemento di Paragone: E’ un sintagma preposizionale impiegato per mettere a confronto due elementi; esso si trova in frasi rette da verbi attributivi che esprimono uno stato o una qualità, per esempio 大,小,美. Occupa di norma la posizione post-verbale ed è introdotto da preposizioni quali 於, 于, o 乎. Il c. di paragone figura in certe costruzioni tipiche in abbinamento al sostituto indefinito mò莫 (nessuno, nulla), oppure affiancandosi alle espressioni mò ru莫如 (nessuno\nulla è come…) e mò yu莫於 (nessuno\nulla è più “X” di…) Es.34: 天下之水,莫大於海。 Tiānxià zhī shuǐ, mò dà yú hǎi. (Di tutte le acque del mondo nessuna è più grande del mare). 天下之水 è una sorta di tema. Es.35: 刑,莫大焉(<於之)。 Xíng, mò dà yān (< yú zhī). (Nessuna punizione sarà più severa di questa). Anche qui abbiamo 焉, fusione di 於 e 之, che non possono essere scritti insieme. In questo caso, la grandezza espressa da 大 si riferisce alla severità della punizione. 12 Es.36: 美於黼黻文章。 Měi yú fǔfú wén zhāng (Ciò) è più bello degli emblemi ricamati sulle vesti cerimoniali di corte del sovrano. Tutto ciò che segue il v. non può esser altro che il c. di paragone perchè prima di 於 c’è il v.attributivo 美 “essere bello”. Es.37: 誅莫如重. Zhū mò rú chóng (In quanto a sanzioni, non c’è nulla di meglio della severità) In questo l’elemento di paragone è quello che segue il 如. Anche in qst caso, la pensantezza espressa da 重. deve fare riferimento alla severità delle sanzioni. 7. Il complemento di strumento (o complemento di modo) E’ un sintagma preposizionale che indica non solo lo strumento, il mezzo o le modalità con cui si compie l’azione o si verificano determinate condizioni, ma anche le cause o i motivi per cui si realizza. Vi sono varie costruzioni riconducibili a questo complemento, al quale è necessario riconoscere un ambito di riferimento più ampio rispetto a quello comunemente associato al c. di strumento. In c. classico il c. di modo o strumento richiede di norma la preposizione 以, che può avere posizione sia pre- che post-verbale. Non è raro incontrare qst complemento assieme ad altri di altro tipo. Es. 38: 以先王之政治當世之民 Yǐ xiānwáng zhī zhèng chí dāngshì zhī mín. Governare i popoli d’oggi con (= applicando) il sistema di governo dei primi sovrani. Dato che la prep. è all’inizio della frase, il v. può essere solo dopo, ma dove? cercare altri elementi diagnostici, es. i due “之 “ presenti, capiamo che funzione hanno. Se fossero sostituti dell’oggetto vorrebbe dire che mi dovrei trovare davanti a due verbi, non è questo il caso. Se fossero invece entrambi verbi di moto dovrei avere dopo di essi due elementi locativi, non è questo il caso. Saranno allora due congiunzioni. Capiamo quindi quali sono i sintagmi nominali per determinazione che stringono un qualcosa che non può essere altro che il verbo, in questo caso 治, “governare”. Es.39: 君子以仁存心。 Jūnzǐ yǐ rén cún xīn. La persona esemplare mantiene integro il proprio cuore con l’amore per il prossimo. Al soggetto, jūnzǐ君子 “la persona esemplare”, fa seguito il complemento indiretto yǐ rén以仁 in posizione pre-verbale. Il predicato, oltre al suddetto complemento di strumento, comprende in primis. Il verbo cún存 “custodire, preservare” e l’oggetto, xīn心 “cuore”. Tradurre porta necessariamente a "interpretare", e l'interpretazione si alimenta della sensibilità critica soggettiva del traduttore. La comprensibilità del testo tradotto dipende tanto dall’adattamento di dati già espliciti nel testo quanto dall’esplicitazione di elementi impliciti, che concorrono a fornire una dimensione contestuale articolata a supporto dei lettori. Soffermiamoci di nuovo sulla frase “ jūnzǐ yǐ rén cún xīn 君子以仁存心”, di cui abbiamo dato la seguente traduzione: “La persona esemplare mantiene integro il proprio cuore con l’amore per il prossimo”. Si tratta di un passo tratto dal Mèngzǐ 孟子. Il brano in questione presenta termini tecnici dei quali è doveroso tener conto. Rén 仁 esprime la capacità dell’uomo di amare e di dimostrare premura nei confronti dei propri simili; Xīn 心:: non si tratta tanto del “cuore”, la priorità di xīn 心 rispetto agli altri organi è data dal fatto che in esso dimorano i valori morali che, in forma potenziale, il Cielo (Tiān 天) accorda a ogni essere umano. “Mantenere integro” (cún 存) il proprio cuore significa preservare e aver cura di quell’insieme di qualità morali innate ma latenti, che, se debitamente coltivate, consentono di raggiungere la condizione di elevatezza morale propria del jūnzǐ 君子 “persona esemplare per virtù”. Il “cuore”, in sostanza, va sì preservato, ma al contempo “educato”, solo così sarà possibile diventare un jūnzǐ 君子. L’impatto di una traduzione “diretta” del complemento di strumento yǐ rén 以仁 15 Qui gli elem. diagnostici sono 與 e 及. Se la 2° è congiunzione, vuol dire che lega l’elem che segue con l’elem che precede. Guardare bene la trad. per capire la funzione dei due elementi. 48. 莊子與惠子遊於濠梁之上。 Zhuāngzǐ yǔ Huìzǐ yóu yú Háo liáng zhī shàng. Zhuāngzǐ e Huìzǐ passeggiavano sul ponte sul fiume Háo / Zhuāngzǐ passeggiava con Huìzǐ sul ponte sul fiume Háo. Qui elementi diagnostici sono almeno 3: 與, 於, 之. Se ci fosse stata un’altra congiunzione copulativa fra i nomi propri 莊子 e 惠子, non avrei avuto dubbi. Così, invece, 與 potrebbe essere congiunzione o introdurre il c. di compagnia. 49.與齊戰。 (Il nostro esercito) farà guerra con(tro) lo stato di Qi. 50. 欲與之言。 (Egli) voleva parlare con lui. Elem. diagnostici: 欲 (ausiliare), 與, 之 (in questo caso è sostituto anaforico dell’oggetto). ci portano a un unico possibile intendimento della frase. v.principale: 言. 51. 不與我治之。 Non governarlo con me. 之 sostituto anaforico. 治 verbo principale. 不 det. verbale. 與我 rispettivamente prep. che introduce c. di compagnia e c. di compagnia stesso. Il complemento di unione può anche occupare la posizione post-verbale quando è introdotto dalla preposizione yú 於 (yān 焉 nel caso in cui il complemento sia sostituito da zhī 之) 52. 學焉(<於之)。 Xué yān (< yú zhī). Studiava insieme a lui. 10. Complemento di tempo. In cinese classico vi sono vari modi per marcare il momento in cui si verifica un evento o per indicare la durata di un’azione, ad esempio impiegando dei modificatori dell’aspetto del verbo, oppure ricorrendo a frasi nominalizzate e/o subordinate. Costruzioni più semplici prevedono l’inserimento di un sintagma nominale o di un sintagma preposizionale – il complemento di tempo – alla fine oppure all’inizio della frase: 53. 不食三日。 Bù shí sān rì. Non mangio da tre giorni. 54.三年不出。 Sān nián bù chū. Per tre anni non uscì. 55. 開方事君十五年。 Kāifāng ha servito Vostra eminenza per quindici anni. Assai frequenti sono alcune espressioni di tempo in apertura di frase: jīn 今, jīn rì 今日 e jīn shí 今時 “oggi, al giorno d’oggi, in questo momento, ora”; gǔ 古 “nell’antichità, in passato”; qián rì 前 日, tuō rì 他日, xiàng 嚮 e xī 昔 “ieri, in passato, in precedenza, in tempi remoti”; chū 初 e shǐ 始 16 “all’inizio, prima, in precedenza”; jí 即 “all’istante, in questo preciso momento, immediatamente”, xiàng 鄉 “proprio ora, un attimo fa”. 56.今日君成霸。 Oggi Vossignoria diventerà Egemone. 57.昔堯處於丹府與藋陵之閒. In tempi remoti, Yao dimorava tra Danfu e Diling. Il c. di tempo a volte si incasella “male” (perché? fare pratica) Quando il complemento di tempo è introdotto da preposizioni, in genere vengono impiegate quelle utilizzate per esprimere il complemento direzionale, soprattutto yóu 由 e zì 自, come dimostrano le costruzioni yóu... ér lái 由... 而來 e yóu... ér lái zhìyú jīn 由... 而來至於今 “dai tempi di... fino a oggi”, yóu... zhìyú 由... 至於 “dai tempi di... fino a” (es. 58); ... yǐ lái 以來 e zì... yǐ lái 自... 以來 “da... a oggi, da... in poi” (es. 60), ma anche yǐ 以 (es. 59). Comuni sono le espressioni dāng jīn zhī shí 當今之時, dāng jīn zhī shì 當今之世 e dāng shì 當世 “al giorno d’oggi”; ... zhī shì 之世 “all’epoca di..., ai tempi di...” (es. 61); dāng... zhī shí 當... 之時 “durante il periodo...”; zì jīn yǐ wǎng 自今以往 e jīn érhòu 今而後 (oppure yú jīn érhòu 於今而後, come nell’es. 63) “d’ora in avanti, da quel momento, da allora in poi”. 58.由湯至於武丁賢聖之君六七作。 Yóu Tāng zhìyú Wǔdīng xián shèng zhī jūn liù qī zuò. Dal [regno di] Tāng fino a [quello di] Wǔdīng si sono succeduti sei o sette sovrani di grande talento e saggezza. 59. 壯者以暇日修其孝悌忠信。 Gli adulti durante i giorni di riposo coltiveranno le proprie virtù filiali e fraterne, la coscienziosità e l’affidabilità. 信 particella finale da una parte indica che un’azione ha avuto luogo, ma sembra aprirsi a condiz.nuova: nuova fase ha inizio. 60. 吾自今以來知行法矣。 Io d’ora in poi saprò come applicare gli standard normativi. 61.初,宋武公之世,鄋瞞伐宋。 Prima, al tempo del Duca Wu di Song, la popolazione dei Souman sferrò un attacco contro Song. 62.自今以往,魯人不贖人矣。 D’ora in avanti la gente di Lu non pagherà più per riscattare la libertà di alcuno. 63.於今而後,楚邦應爲諸侯正。 D’ora in poi lo stato di Chu dovrà essere governato dalle casate dei nobili. Voce e Aspetto del Verbo. La voce verbale: Se in una frase è il soggetto a eseguire o a completare l'azione, il verbo assume una voce attiva. Al contrario, quando in una frase l'azione viene subita dal soggetto ad opera del complemento d’agente, allora la voce del verbo sarà passiva. Vi è poi la possibilità che la voce del verbo sia causativa: in tal caso il soggetto, che coincide con l’agente, trasferisce sull’oggetto le qualità o le conseguenze dell’azione espresse dal verbo. 17 Nella lingua cinese classica la voce verbale è determinata da vari fattori: dalla presenza o dall’assenza del complemento diretto, da modificatori specifici o da verbi ausiliari in forma monografemica (ovvero privi del suffisso yǐ 以) e da costruzioni particolari che esamineremo più avanti con maggior dettaglio. Nel caso dei verbi transitivi, decisiva risulta tanto la presenza quanto l’assenza del complemento diretto(= l’oggetto): nel primo caso la voce verbale sarà attiva (es. 1), mentre nel secondo caso sarà passiva (es.2), MA non è sempre detto. 1.食草木之實 (Essi) mangiavano i frutti di piante ed alberi. 2. 糧食。 Liáng shí. Le scorte di cibo sono state consumate. A determinate condizioni il complemento diretto può anche essere omesso senza che la voce del verbo diventi passiva, poiché vi sono contesti in cui il sintagma nominale oggetto non è ritenuto necessario, come in frasi parallele coordinate o subordinate dove è sufficiente indicarlo una sola volta (es. 3), oppure quando il verbo è negato dagli avverbi di negazione fú 弗 (< bù zhī 不之, ess. 4 e 5) e wù 勿 (< wú zhī 毋之, es. 6): 3. 執而梏之。 Zhí ér gù zhī. Lo acciuffò e lo mise ai ceppi. 而 è congiunz. che lega 2 frasi verbali. 4. 君子弗言. La persona esemplare non ne parla. In alcuni casi (come questo e qualcuno di cui sopra) si potrebbe pensare ad una voce passiva poiché non si vede l’oggetto. in questo caso però quest’ultimo è presente, anche se “nascosto”. si trova infatti all’interno di “弗”, che è una fusione di 不 + 之 (?). 弗 nella griglia va posizionato “fra le 2 celle” o va indicato con cerchio e frecce, che quel 弗 comprende sia 不 che 之. 5. 大人弗為。 Una persona di grande valore non lo fa(rebbe). Stessa cosa della frase precedente. 6. 不得於言,勿求於心。 Bù dé yú yán, wù qiú yú xīn. Se non [lo] ottieni dalle dottrine filosofiche non devi cercarlo nel cuore. 勿 negazione più forte di 不, come già detto in precedenza. questo 勿 sta per 勿 + 之, che diventerebbe quindi 勿求之於心. In molti casi basta contrassegnare una volta sola l’oggetto per far sì che in frasi complesse entrambi i verbi si riferiscano a quest’ultimo. Anche in presenza dell’avv. di negazione 未 il c.oggetto, se costituito dal sostituto 之, slitta in posizione preverbale, senza però dar luogo ad alcuna fusione. (cercare nelle slides frasi relative a questo argomento!) Oltre che dall’assenza del complemento oggetto, la voce passiva è segnalata dalla presenza del complemento d’agente (ess. 7 e 8) e da verbi ausiliari di modo (quali per esempio kě 可, néng 能, zú 20 21. 父母愛之,喜而不忘。 Fù mǔ ài zhī, xǐ ér bù wàng Quando i genitori lo amano, lui è felice e non [si] dimentica (di loro). 22.孟子曰:「吾聞之,喜而不寐。」 Mèngzǐ yuē: “Wú wén zhī, xǐ ér bù mèi”. Mèngzǐ disse: “Quando l’ho saputo, ero così felice che non ho dormito”. Se presente, il complemento diretto determina un cambiamento della voce dei verbi attributivi, che da attiva diventa causativa, con due diverse sfumature: fattitiva, quando il soggetto fa sì che l’oggetto possegga effettivamente le qualità indicate dal verbo (es. 23) o putativa, quando il soggetto ritiene, secondo una valutazione personale, che l’oggetto abbia le qualità indicate dal verbo. (es. 24). 23. 匠人斲而小之。 Jiàngrén zhúo ér xiǎo zhī. Il falegname tagliando [il legno] lo rimpicciolisce. 24. 孔子登東山而小魯。 Kǒngzǐ dēng Dōngshān ér xiǎo Lǔ. Quando Kǒngzǐ (Confucio) arrivò sulla cima alla Collina Orientale, [lo stato di] Lǔ gli apparve piccolo. L’aspetto del verbo L’aspetto è una categoria grammaticale che fornisce indicazioni circa la durata, lo svolgimento, il grado di compiutezza e, indirettamente, la collocazione temporale dell’azione espressa dal verbo. È contrassegnato da una serie di determinanti situati in posizione pre-verbale. Connessi con l’aspetto sono anche l’avverbio di negazione wèi 未 e le particelle modali finali yǐ 矣, yǐ 已 e yě 也 e altre risultanti dalla loro combinazione. Cinque sono le categorie che definiscono l’aspetto verbale. 也 chiude un sintagma nominale o una frase verbale o nominale, però non ci aiuta a trovare il verbo. Con l’aspetto perfettivo si indica che l’azione espressa dal verbo è giunta a compimento. Sono modificatori dell’aspetto perfettivo jì 既, yǐ 已 e jìyǐ 既已 “già”, che spesso sono impiegati assieme alla particella modale finale yǐ 矣 (avente funzione perfettiva e/o incoativa, ovvero che esprime l’avvio di un’azione o di una determinata condizione). L’aspetto perfettivo è negato dall’avverbio di negazione wèi 未 “non ... ancora, non ... mai”. 25.舜既為天子矣。 Shùn jì wéi tiānzǐ yǐ. Shùn era già diventato re. 26.未聞中國之聲。 (Io) non ho mai appreso/ascoltato le arie degli stati centrali. L’aspetto continuativo indica il carattere duraturo, abituale o ripetitivo di un’azione che non è ancora giunta a compimento. I modificatori dell’aspetto continuativo più frequenti sono cháng 嘗 “di solito”, “una volta, in passato” (aspetto abituale, es. 27, negato dalla forma 未嘗, es. 28) e shàng 尚, shàngyóu 尚猶, yóu 猶 e yòu 又 “ancora, ancora una volta” (aspetto ripetitivo, ess. 29 e 30): 27.孟子嘗與我言。 21 Mèngzǐ cháng yǔ wǒ yán. altro elem: 與 introduce c.indiretto (compagnia. 28.未嘗敢飲食君之酒肉. Io non ho mai osato né bere né mangiare il Vostro vino e il Vostro cibo/la carne. 29.他日又獨立,鯉趨而過庭。 Tā rì yòu dúlì, Lǐ qū érguò tíng. Un altro giorno, [mio padre] era di nuovo solo, e io (Lǐ) attraversai la sala con passo veloce. Attraverso l’aspetto potenziale si esprime l’intenzione di svolgere un’azione, o la possibilità che l’azione, che ancora non si è conclusa, stia ancora avendo luogo. Sono modificatori dell’aspetto potenziale jiàng 將, jiāngyǐ 將 以 e qiě 且 “stare per, essere sul punto di, avere l’intenzione di, desiderare fare qualcosa”, jī 幾 “essere sul punto di fare qualcosa (con scarso successo), star quasi per, essere quasi sul punto di”, liáo 聊 “stare per, avere l’intenzione di”: 33. 宋牼將之楚。 Sòng Kēng jiāng zhī Chǔ Sòng Kēng si stava dirigendo a Chǔ. 34. 吾幾禍子。 Wú jī huò zǐ. Stavo quasi per rovinarti. Con l’aspetto puntuale si vuole indicare il momento preciso in cui un’azione viene a compiersi. I principali modificatori dell’aspetto puntuale sono fāng 方 (es. 22; ampiamente attestata è la costruzione fāng ... fāng 方...方 “un momento..., un momento...”, es. ), gū 姑, jí 亟, jù 遽, shì 適 (es. 21), xú 徐 e zhà 乍 “in quel preciso momento, proprio allora, per il momento, a quel tempo”: 35.王使適至。 Wáng shǐ shì zhì. L’inviato del sovrano giunse proprio in quell’attimo. 36.方與之食。 In quel preciso momento mangiò insieme lui. 22 37.方生方死,方死方生。 Fāng shēng fāng sǐ, fāng sǐ fāng shēng. Nel momento in cui si nasce (in quel momento =) si muore, nel momento in cui si muore si nasce. L’aspetto d’incidenza indica la frequenza, la sequenza o il grado d’incidenza dell’azione espressa dal verbo. I modificatori dell’aspetto di incidenza sono: - i numerali (es. 38); - chū 初 e shǐ 始 “per la prima volta”; - chóng 重 (es. 39), fù 復, jiàn 荐, jiàn 薦, yòu 又 e zài 再 “per la seconda volta, una volta ancora, due volte, ripetutamente”; - shǎo (shāo) 少 e xiǎo 小 “un po’ alla volta, gradualmente” - dài 代 e dié 迭 “alternativamente”; - tǎng 儻 “talvolta, occasionalmente, sporadicamente”; - sù 夙, xiān 先, xīn 新, zǎo 早 e zǎo 蚤 “di recente, presto, in anticipo” (es. 40); - cóng 從, hòu 後 e suì 遂 “in seguito, poi, alla fin fine” (es. 40); - měi 每 “ogni volta”; - hǎn 罕 e xiǎn 鮮 “poche volte, raramente”; - cháng 常, duō 多, lǚ 屢, qì 亟, réng 仍 e shuò 數 “molte volte, frequentemente, ripetutamente, spesso”; - cháng 常, héng 恆 (es. 41), rì 日, rìrì 日日 e zhāoxī 朝夕 “costantemente, sempre”. 38.三戰三北。 Tre volte dette battaglia, tre volte fu costretto alla fuga. 39.凶憂重至。 Xiōng yōu chóng zhì, jī yú sǐ wáng. Terribili tormenti sopraggiungeranno uno dopo l’altro. 40.先事後得。 Xiān shì hòu dé. Prima assolvi le tue mansioni (= il dovere) e dopo otterrai la ricompensa. 41.恒稱其君之惡。 Héng chēng qí jūn zhī è zhě, kě wèi zhōng chén yǐ.” (Egli) rileva puntualmente le mancanze del proprio sovrano. I Verbi Ausiliari. I principali verbi ausiliari di modo sono kě 可 / kěyǐ 可以 “potere”, néng 能 / néngyǐ 能以, kè 克 / kèyǐ 克以 “essere in grado di, avere le capacità di”, 足 zú / zúyǐ 足以 “essere sufficiente a, bastare”, dé 得 e huò 獲 “ottenere, riuscire a, potere”, kěn 肯, shì 嗜, yìn 憖, yù 欲 e yuàn 願 “desiderare, volere”, bì 必 e dāng 當 “dovere”, gǎn 敢 e qǐng 請 “osare, permettere”. Essi, al pari degli altri determinanti verbali, si situano alla sinistra del verbo: 29. 鮮克有終。 xiān kè yǒu zhōng Pochi poterono avere una degna conclusione. 30. 五十者可以衣帛矣。 Wǔshí zhě kěyǐ yī bó yǐ. 25 12.一妻一妾而處室. Yī qī yī qiè ér chǔ shì Egli viveva con una moglie e una concubina. Questo costrutto determina il modo in cui il soggetto “svolge una determinata azione”. Non si tratta di un c. di compagnia. Tra gli avverbi di negazione, il più frequente è certamente bù 不 “non” (es. 13); wú 無 è pressoché equivalente a bù 不, anche se è capace d’imprimere un tono imperativo (es. 14) o di escludere la possibilità che si compia l’azione espressa dal verbo (es. 15): Commentato [AA1]: Box/commento su ran suffisso verbale, come 爾 (v. 鏗爾) e 而 13. 公不悦。 Il duca non era contento (di ciò). 14. 無與王遇。 Dobbiamo evitare d’incontrare il sovrano. 與王: c. di compagnia 15. 民無能名焉。 Il popolo non era in alcun modo in grado di trovare le parole giuste per descriverlo. 焉 fusione di..? yu e zhi? Anche l’avverbio di negazione wú 毋 conferisce al verbo un tono imperativo: 16.毋以小謀敗大圖. Non deve rischiare di compromettere i propri ambiziosi piani con misere macchinazioni. 以小謀: complemento. Struttura di qst frase: avv di negazione-complemento-verbo- oggetto (大圖. ) Un altro avverbio di negazione assai comune è wèi 未 “non ancora”, “non... mai”, “non proprio...” (es. 17): 17.未有陰陽。 Ancora non c’erano yin e yang. Abbiamo visto che, quando il verbo è preceduto da un avverbio di negazione, se l’oggetto è costituito da un sostituto personale, tende a slittare in posizione preverbale. Ciò avviene anche quando il verbo è negato e regge come oggetto il sostituto dimostrativo zhī 之, che si colloca tra l’avverbio di negazione e il verbo. Nel caso in cui l’avverbio di negazione sia bù 不 oppure wú 毋, anziché bù zhī 不 之 e wú zhī 毋之 si trovano, di norma, rispettivamente le fusioni fú 弗 (< bù zhī 不之; ess. 18 e 19) e wù 勿 (< wú zhī 毋 之; ess. 20 e 21): 18. 君子弗言. La persona esemplare non ne parla. 19. 得之則生,弗得則死。 Dé zhī zé shēng, fú dé zé sǐ. Se lo ottengo vivrò, se non lo ottengo morirò. Costruzioni parallele, in qst caso una positiva e una negativa. 20. 不得於言,勿求於心;不得於心,勿求於氣。 Bù dé yú yán, wù qiú yú xīn; bù dé yú xīn, wù qiú yú qì. 26 Se non [lo] ottieni dalle dottrine filosofiche non devi cercarlo nel cuore, se non [lo] ottieni dal cuore non devi cercarlo nell’energia vitale. 21. 事成勿發。 Shì chéng wù fā. Se una mansione è già stata assolta non dovrete più svolgerla. Si registrano tuttavia eccezioni a queste regole generali (ess. 22-24): 22.弗過之矣。 Fú guò zhī yǐ. Non lo supererà. 23. 一與之齊,終身弗改之矣。 Yī yǔ zhī qí, zhōng shēn fú gǎi zhī yǐ. Una volta unitasi a lui, [la moglie] fino alla propria morte non la cambierà (la propria condizione). 24. 王欲行王政,則勿毀之矣。 Wáng yù xíng wáng zhèng, zé wù huǐ zhī yǐ. Sire, se desiderate attuare un governo degno di un sovrano illuminato, allora non demolitelo (il Palazzo di Luce). Anche in presenza dell’avverbio di negazione wèi 未 il complemento oggetto, se costituito dal sostituto zhī 之, slitta in posizione pre-verbale, senza però dar luogo ad alcuna fusione (ess. 23 e 24): 25. 王未之見。 Il sovrano non gli concesse mai udienza. 26. 景公未之行 Il duca Jing ancora non li (= i miei consigli) aveva messi in pratica. Molto frequente nella letteratura classica è il ricorso alla struttura 不可(以)不 bù kě(yǐ) bù che contempla una doppia negazione che indica la necessità e l’imprescindibilità dell’azione espressa dal verbo: 27. 君子不可以不脩身 jūnzǐ bù kě yǐ bù xiū shēn La persona esemplare non può non coltivare sé stesso. 28. 法禁不可不審 fǎ jīn bù kě bù shěn Norme e proibizioni non possono non essere esaminate attentamente. Verbi con Costruzione Anomala. Con questi, la griglia data dal prof. sulle preposizioni NON funziona. In qst casi è probabile che il c.indiretto preceda l’ogg. e che l’ogg sia introdotto da prep. preverbale. Vi sono dei verbi che presentano una costruzione anomala, poiché ammettono un ordine inverso dei complementi post-verbali e in alcuni casi prevedono anche l’uso di preposizioni specifiche, soprattutto per introdurre il complemento oggetto. I più ricorrenti verbi con costruzione anomala sono wèi 謂 “dire 27 qualcosa a qualcuno” (da non confondere con wèi 謂, verbo che regge uno pseudo-complemento); wèn 問 “chiedere, domandare, informarsi”; gào 告 “dire, parlare, raccontare, descrivere, riferire”; yǔ 語 “dire, parlare, descrivere”; yān 言 “dire, parlare, descrivere, spiegare”; jiāo 教 “insegnare”; yǔ 與 “dare, conferire, affidare”; shòu 授 “dare, conferire, trasmettere”; yuán 援 “tirare, prendere per / in mano”; cì 賜 “dare, conferire”; kuì 饋 “regalare, portare in dono”; ràng 讓 “cedere con deferenza, affidare”; duó 奪 “prendere con forza, arraffare”; jiā 加 “aggiungere, aumentare”. Nel caso di wèi 謂, il ricevente figura spesso in prima posizione post-verbale senza essere introdotto da preposizioni, mentre l’oggetto compare solitamente in seconda posizione post-verbale introdotto dalla preposizione yuē 曰 (es. 1). Quando il verbo è seguito da un solo costituente nominale, nella maggior parte dei casi si tratta del ricevente (es. 2): 1. 或謂孔子曰:「子奚不為政?」 Huò wèi Kǒngzǐ yuē: “Zǐ xī bù wéi zhèng?” Qualcuno disse a Kǒngzǐ (Confucio): “Maestro, perché non assumete incarichi di governo?” 謂 può essere sia v.anomalo che introdurre pseudo compl.(=c. che non può essere sostituito da zhi o suo?) 2.謂王良,良不可。 Wèi Wáng Liáng, Liáng bù kě. [Il visconte Jiǎn 簡] suggerì a Wáng Liáng [di assumere l’incarico], ma Liáng non ritenne che fosse il caso. Nel caso di wèn 問, solitamente questo verbo è seguito dall’oggetto, che può essere introdotto sia dalla preposizione yuē 曰 sia, seppur di rado, dalla preposizione yǐ 以 (es. 3). Spesso il ricevente non viene menzionato, ma, qualora fosse presente, di norma è introdotto dalla preposizione yú 於 in posizione post-verbale dopo l’oggetto (es. 4), tranne quando l’oggetto è introdotto dalla preposizione yuē 曰. In questi casi il complemento indiretto tende a posizionarsi in prima posizione post-verbale (es. 5): 3. 公即召而問以國事。 Gōng jí zhào ér wèn yǐ guó shì. Il duca [lo] chiamò all’istante e [lo] interrogò sugli affari dello stato. 4. 子張問仁於孔子。 Zi Zhang chiese a Confucio delucidazioni sul senso di umanità. (LY 17.6) 5. 孔子問於老聃曰:... Kǒngzǐ wèn yū Lǎo Dān yuē:... Kǒngzǐ (Confucio) domandò a Lǎo Dān:... (Zhuāngzǐ 22; G. es. 444) Come criterio di carattere generale possiamo affermare che i verbi con costruzione anomala compaiono in strutture che tendono a sovvertire la sequenza di base V SNO SNPREP. Si registra poi un uso frequente delle preposizioni yú 於 e yǔ 與 (es. 8) per introdurre il complemento indiretto, mentre le preposizioni yǐ 以 e yuē 曰 precedono il complemento diretto. A volte è il complemento indiretto a collocarsi, con o senza preposizione, subito dopo il verbo (ess. 6-7) e il complemento diretto si trova sia in posizione pre-verbale (ess. 7-9) sia post-verbale (es. 6). Quando il complemento diretto è omesso, è possibile che lasci come unica traccia di sé la sola preposizione (es. 10). Infine, vi sono casi in cui il verbo anomalo non è seguito da alcuna preposizione (es. 11): 6. 吾告之以至人之德。 Wú gào zhī yǐ zhìrén zhī dé. 30 si definisce con Y”, dove Y rappresenta lo pseudo-complemento. Tanto il costituente alla sinistra di zhī 之 quanto lo stesso pseudo-complemento possono essere sia sintagmi nominali (ess. 9-10) sia sintagmi verbali (ess. 11-12): 9. 此之謂物化。 Questo è ciò che si definisce “trasformazione degli esseri” 10. 禮義之謂治 Sono i principi morali che (io) definisco con “ordine/buon governo” 11. 是之謂不知務。 Shì zhī wèi bù zhī wù. Questo lo diremmo “non comprendere le priorità”. 12. 是謂反逆. Questo lo diremmo “contravvenire le norme”. Occhio a shi! Lo pseudo-complemento figura anche con alcuni verbi neutri, ossia quella categoria di verbi la cui voce rimane attiva indipendentemente dalla presenza o meno del complemento diretto. Tra questi verbi segnaliamo shǐ 使 “causare, fare in modo che, far sì che, permettere”, che spesso è seguito dallo pseudo-complemento in seconda posizione postverbale. Negli esempi 13 e 14 il complemento diretto del verbo shǐ 使 coincide a livello logico con il soggetto del predicato dello pseudo-complemento. Poiché però zhī 之 nell’es. 14 è oggetto di shǐ 使, ciò esclude che possa essere considerato il vero soggetto grammaticale del verbo zhí 職 in quanto in cinese classico non è ammesso il ricorso a zhī 之 per sostituire il soggetto: 13.使⺠養生,喪死無憾。 Shǐ mín yǎng shēng, sàng sǐ wú hàn. Far sì che la gente possa prendersi cura [dei propri genitori] quando sono an- cora in vita e render loro le esequie una volta che sono morti senza provare risentimento nei confronti di nessuno. 14.使之職事于魯。 Shǐ zhī zhí shì yú Lǔ. Fece in modo che svolgessero i loro compiti al servizio [del principato di] Lǔ. Lo pseudo-complemento contraddistingue anche alcune costruzioni che coinvolgono verbi intransitivi come yuē 曰 “dire, domandare, rispondere” e yún 云 “dire, riportare”. Il verbo yuē 曰 non è mai seguito dal sostituto anaforico zhī 之 né preceduto dal sostituto indefinito suǒ 所 o dalla particella di nominalizzazione semplice zhī 之 o dal sostituto di nominalizzazione semplice qí 其 e non è mai alla voce passiva o causativa. Lo pseudo-complemento coincide con il discorso diretto: 15. 孔子曰: 「詩亡隱志, 樂亡隱情, 文亡隱意 [...] 」 Confucio disse: “Le odi non nascondono alcun intento (misterioso), la musica non nasconde alcuna emozione (sconveniente), le parole scritte non nascondono alcun significato (inappropriato).” 31 16. 秦伯曰: 「國謂君何︖」 Il Visconte di Qin disse: “Com’è che il paese definisce/ritiene che sia il Principe?” Yún 云 è per lo più impiegato per introdurre una citazione da un testo (es. 17), ma può anche essere impiegato per riportare un discorso altrui, dando particolare enfasi e autorità alla fonte chiamata in causa (ess. 18 19): 17. 《詩》云:「唯則定國。」 “Shī” yún: “Wéi zé dìng guó.” Recita l’ode: “Solo modelli [di governo virtuosi] rendono stabile lo stato.” 18. 牢曰:「子云:『吾不試,故藝。』」 Láo disse che il maestro pronunciò quanto segue: “Io non sono stato messo alla prova (offrendomi un incarico di governo), ecco perché sono versato nelle (Sei) discipline”. 19. 子張曰:「子夏云何?」 Zǐzhāng disse: “Come si è espresso Zǐxià (a tal proposito)?" 20. 故仲尼云:「...」 E perciò Zhong Ni disse quanto segue: “...” Dopo lo pseudo-complemento preceduto da yuē 曰 si riscontra solitamente l’uso delle particelle finali yún 云, yúněr 云爾 o yúnzhě 云者(derivanti dal verbo yún 云), che rimarcano quanto detto in precedenza (“questo è quanto stato detto..., ... ”): 21. 莊子曰:「請循其本。子曰:『汝安知魚樂。』云者,...」 Zhuāngzǐ yuē: “Qǐng xún qí běn. Zǐ yuē: ‘Rǔ ān zhī yú lè.’ yúnzhě, ...” Zhuāngzǐ disse: “Arriviamo al punto per favore. Avete detto qualcosa del tipo/che suonava come ‘Da che cosa avete appreso la felicità dei pesci?’...”. (Zhuāngzǐ 17, G. es. 290.) Il verbo wéi 為 e la costruzione yǐ 以 SN1 wéi 為 SN2 Il campo semantico del verbo wéi 為 è ampio (così come ampi sono gli impieghi della parola di funzione wèi 為): - fare, effettuare, eseguire, governare; - agire, assumere un ruolo o ricoprire una carica, diventare; - considerare; - agire per conto di; - essere, diventare (copula in frasi verbali). Il verbo wéi 為 è il perno della costruzione yǐ 以 SN1 wéi 為 SN2, che assume valore fattitivo (ess. 1 e 3, prendere SN1 per farlo diventare SN2) o valore putativo (es. 2, considerare il SN1 alla stregua del SN2). Questa costruzione è intimamente legata alla sequenza sintattica tipica del complemento di strumento in posizione pre-verbale, con la quale sembra a volte confondersi: 1. 以藩為軍。 Yǐ fān wéi jūn. Fecero gli accampamenti con/servendosi di siepi di canne. (Zuǒzhuàn, Xiāng 27, G. es. 483) 2. 百姓者皆以王為愛。 Bǎixìng zhě jiē yǐ wáng wéi ài. Il popolo ha giudicato Voi, Sire, (al pari di) un avaro. (Mèngzǐ 1A.7, G. es. 486) 3. 得天之道者為帝,得地之道者為三公。今我得地之道,而不以我為三公。 32 Dé tiān zhī dào zhě wéi dì, dé dì zhī dào zhě wéi sān gōng. Jīn wǒ dé dì zhī dào, ér bù yǐ wǒ wéi sān gōng. Chi realizza [i propri propositi] secondo il Dào del Cielo diventa imperatore, chi li realizza secondo il Dào della Terra diventa uno dei Tre Duchi. Ho fatto mia la Via della Terra, ma questo non ha fatto di me uno dei Tre Duchi. (Lǚshì chūnqiū 6.2, G. es. 485) In quest’ultimo esempio la costruzione yǐ 以 SN1 wéi 為 SN2 posta in chiusura è preceduta da due occorrenze del verbo wéi 為 con il significato di “rendere, diventare”. Pur essendo l’oggetto di yǐ 以 e di wéi 為 solitamente costituito da sintagmi nominali, tuttavia nelle fonti vi sono anche rari esempi di sintagmi verbali (ess. 21 e 22): 4. 以不足為有餘。 Yǐ bù zú wéi yǒu yú.Considerare (non essere sufficiente =) la carenza come fosse (avere in eccedenza =) eccedenza. (Dào fǎ, G. es. 488) È attestato come la struttura contempli talvolta anche l’omissione di yǐ 以 (es. 22) oppure di wéi 為 (es. 23): 5. 是為是,非為非,能為能,不能為不能。 Shì wéi shì, fēi wéi fēi, néng wéi néng, bù néng wéi bù néng. Considerare giusto ciò che è giusto, sbagliato ciò che è sbagliato, competente chi è competente, incompetente chi è incompetente. (Xúnzǐ 16, G. es. 496) 6. 聖人以人之性惡。 Shèngrén yǐ rén zhī xìng è. I saggi consideravano la natura dell’uomo malvagia. (Xúnzǐ 23, G. es. 497) Strutture Tema-commento ed elementi esposti La struttura tema-commento è molto frequente nelle fonti classiche. Il tema, che come vedremo esprime una funzione diversa da quella del soggetto grammaticale della frase, può essere introdotto da varie particelle modali iniziali, come fú 夫 (es. 1), ruò 若, ruòfú 若夫, ruòshǐ 若使, wéi 惟 (唯, 維), zhī yú 之於 “per quando riguarda, quanto a” e fán 凡 “in generale, in linea di principio; per quanto riguarda” (es. 3): 1. 夫上帝鬼神高明甚,將必知之. Ora, per quanto riguarda il Sommo Imperatore e gli spiriti numinosi, così elevati e illuminati, essi per certo comprenderanno ciò. (JIANDAHANBOHAN list. 22) Il tema può essere separato dal commento dalle particelle sintagmatiche yě 也 o yězhě 也者: 2. 今夫仁人也,將何務哉? Ora, venendo all’uomo dotato di umanità, in quale modo dovrebbe mai tenersi occupato? Particolare è la costruzione ruò 若 SN zhě 者 “per quanto riguarda uno come SN”: 3. 凡若是者, 不有大禍, 必有大恥 In linea generale, per quanto riguarda casi come questo, senza che si verifichino gravi sventure, di certo grande è la vergogna. (Sande list. 13)Non è raro che il commento sia introdotto dalle particelle modali ér 而 o zé 則, dando luogo a costruzioni molto particolari. Per sua natura, infatti, il tema è un elemento nominale ed entrambe le particelle modali sopra menzionate operano più comunemente come congiunzioni tra frasi verbali: 4. 士而懷居,不足以為士矣。 Shì ér huái jū, bù zù yǐwéi shì yǐ. Per quanto riguarda un letterato-funzionario, poniamo che aneli a una vita confortevole. Ebbene, non merita certo di essere considerato tale. (Lúnyǔ 14.2, G. es. 424) / Per quanto riguarda un letterato-funzionario, se mai anelasse a una vita confortevole, ebbene, non meriterebbe certo di essere considerato tale. È bene sottolineare la distinzione tra “tema” e “soggetto”. “Tema” è quel costituente nominale posto in primo piano all’inizio di frase per ragioni di enfasi, mentre “soggetto” indica l’agente responsabile dell’azione espressa dal verbo. È un fenomeno frequente quello che prevede l’esposizione per enfasi a inizio frase di un costituente nominale della frase verbale. Nell’esempio che segue (es. 5) l’elemento esposto è l’oggetto, poiché su di esso si focalizza il valore informativo dell’intero enunciato. Quando 35 凡至樂必悲 Come principio generale si può dire che la gioia estrema/l’estrema delizia si risolve per certo in pena/tristezza. (XZMC, list. 4) 及寡人之身,東敗於齊,長子死焉。 Giunti a parlare di ciò che mi tocca in prima persona, a Est sono stato sconfitto dall’esercito di Qí e il mio primogenito là ha incontrato la morte. (Mengzi 《梁惠王上》1.5) Vi sono poi le particelle modali ér 而 e zé 則 (da non confondersi con le congiunzioni di subordinazione ér 而 e zé 則, per le quali v. XXX e XXX) che introducono il commento: 士而懷居,不足以為士矣。 Consideriamo un funzionario-letterato: qualora egli si dovesse preoccupare eccessivamente delle proprie condizioni materiali, ebbene, ciò non basterebbe a qualificarlo come tale. (Lunyu 14.2) 聖則吾不能 Per quanto riguarda la saggezza, va al di là delle mie possibilità. (mengzi XXX) 乃若所憂,則有之。 Nǎiruò suǒ yōu, zé yǒu zhī. DA USARE POI CON SUO Le particelle modali finali si dividono in assolute, aspettuali, interrogative ed esclamative. assertive,. Le particelle modali assertive qualificano la frase come nominale e verranno dunque affrontate più avanti (v. XXX). Rientrano tra le particelle assertive anche alcune particelle esclamative e interrogative impiegate nelle frasi nominali, per le quali si rinvia alle sezioni specifiche (v. XXX). Le particelle finali assolute conferiscono all’enunciato una sfumatura di perentorietà e definitività: “questo è tutto, tanto basta, tutto qua, non c’è altro da aggiungere, semplicemente è che ...”. Le più ricorrenti sono yǐ 已, éryǐ 而已, éryǐyǐ 而已矣, éryǐyě 而已也, ěr 耳 e ěr 爾 (fusioni di éryǐ 而已), éryǐěr 而 已耳, yún 云, yúněr 云爾 e yúněryǐyǐ 云爾已矣: 既可知已 (Ciò) è già stato possibile apprenderlo/era già noto, non v’è altro da aggiungere. 有仁義而已矣。 Yǒu rén yì éryǐyǐ. Ciò che conta è che vi siano umanità e giustizia. (Mèngzǐ 1A.1, G. es. 844) 正而待之而已耳。Prendere le cose nel modo corretto e attendere ciò (= il momento gusto), non resta altro da fare. Uno spazio particolare merita di essere destinato alla particella finale aspettuale yǐ 矣, che chiude frasi verbali, da sola o assieme ad altre particelle modali finali. Yǐ 矣 indica un cambiamento di stato e l’insorgere di nuove condizioni (reali o percepite come tali) conseguenti all’avvenuto compimento di una determinata circostanza in netto contrasto con lo scenario precedente. La sua funzione perfettiva è in parte simile a quella svolta dai modificatori dell’aspetto jì 既 e yǐ 已 “già”, ma ad essa va aggiunta una sfumatura incoativa, che indica l’avvio di una nuova serie di condizioni. Simili sfumature appariranno chiare dal confronto degli esempi che seguono. Nell’esempio 852 si è di fronte a un’azione compiuta, come dimostra il modificatore perfettivo jì 既 in posizione pre-verbale. Essendo assente la particella finale yǐ 矣 non c’è alcuna aspettativa di novità o cambiamento: 填然鼓之,兵刃既接,棄甲曳兵而走。 Tiánrán gǔ zhī, bīng rèn jì jiē, qì jiǎ yè bīng ér zǒu. 36 Al rullo dei tamburi ha inizio la battaglia. (Una volta) incrociate le spade, alcuni soldati, liberatisi delle pesanti corazze e trascinando le armi, fuggono. Nei due esempi che seguono, si descrive invece un’azione il cui compimento, evidenziato dal modificatore perfettivo jì 既 in posizione pre-verbale, porta a un cambiamento di stato che perdura: 然則夫子既聖矣乎? Rán zé fūzǐ jì shèng yǐhū? Se è così, Maestro, allora [significa che] siete già diventato saggio? 子夏曰:「五至既聞之矣...」 Zǐxià yuē: “Wǔzhì jì wén zhī yǐ XXX” Zǐxià disse: “Per quanto riguarda le Cinque Forme di Perfezione, ebbene le ho già apprese...” Nell’esempio sottostante la conclusione dell’azione è la precondizione per l’aprirsi di nuovi scenari: 上下交征利,而國危矣。 Shàng xià jiāo zhēng lì, ér guó wēi yǐ.Se superiori e inferiori lotteranno gli uni contro gli altri per il proprio tornaconto, allora il regno si troverà in una situazione di estremo pericolo. Nell’es. XXX, invece, attraverso la formulazione di un giudizio personale si descrive una dimensione del passato non più ripresentatasi: 予於大舜見之矣。 Yú yú dà Shùn jiàn zhī yǐ. Solo nel grande Shùn ho riscontrato questo atteggiamento. (Mèngzǐ 5A.1, G. 856) La particella yǐ 矣 può dirsi antitetica rispetto alla particella finale yě 也: yǐ 矣, infatti, è strettamente legata alla categoria dell’aspetto perfettivo (al pari di jì 既 e yǐ 已) e si trova quasi esclusivamente in chiusura di frasi verbali; yě , invece, chiude frasi verbali in contesti legati all’aspetto continuativo e quando ciò avviene può essere presente l’avverbio di negazione aspettuale wèi 未 , che nega l’esistenza o l’avvenuto compimento di un’azione. Il passo che segue è estremamente chiaro nell’evidenziare la diversa funzione delle due particelle: 由也升堂矣,未入於室也。 Yóu yě shēng táng yǐ, wèi rù yú shì yě. Yóu (Zǐlù 子路) è già salito alla sala principale, ma non è ancora entrato nella sala interna. Attenzione: yi 矣 non è sempre perfettivo: pur trovandosi in contesti assieme a ye 也 assume una diversa sfumatura rispetto all’esempio precedente: 「克、伐、怨、欲不行焉,可以為仁矣?」 子曰: 「可以為難矣, 仁則吾不知也。」 "Quando aggressività, boria, risentimento, brama non sono attuati, siamo certi che in ciò possa consistere il vero senso di umanità?” Il Maestro disse: "(Quanto appena detto,) per certo può essere considerato un traguardo difficile (da conseguire), ma, se dovessi dire che in ciò consiste il vero senso di umanità, io continuo a ignorarlo". È l’esame dell’intero contesto che ci consente di chiarire il tono del discorso e di poter cogliere la sfumatura corretta. Yi , infatti, ha anche un valore ENFATICO “senz’altro, senza ombra di dubbio... per certo...” 天地為大矣.Cielo e Terra sono senz’altro grandi. (Xunzi, 3) 吾必謂之學矣。」 Io devo senz’ombra di dubbio definirlo “erudito” (LY) Le particelle modali interrogative indicano dubbio, stupore, incredulità e rendono la frase interrogativa. La più comune è hū 乎, che in molti casi ha una sfumatura retorica. Altre particelle interrogative sono hūzāi 乎哉, yúnhū 云乎, zhǐ 軹 e zhū 諸 (fusione di zhī hū 之乎), talvolta anche zāi 37 哉. Queste particelle possono anche essere impiegate in combinazione con particelle modali esclamative o assolute : 又必待吾命乎? Dovrebbe davvero essere ancora necessario attendere la nostra invocazione? (LBDH list. 4) 仁遠乎哉? La benevolenza è davvero/forse così lontana? (LY 7.30) 若寡人者可以保民乎哉? Ruò guǎrén zhě kěyǐ bǎo mín hūzāi? Uno come me è davvero in grado di proteggere il popolo? (文王之囿方七十里,有諸(<之乎)? Wén wáng zhī yòu fāng qīshí lǐ, yǒu zhū (< zhī hū)? Il parco del re Wén aveva un’estensione di settanta lǐ per lato, era davvero così? 仁矣乎? Ha già forse raggiunto la massima virtù? (Lunyu XXX) Le particelle esclamative o di accentuazione indicano meraviglia, stupore, sorpresa, indignazione e hanno la funzione di conferire alla frase un tono perentorio o esclamativo. La più comune è zāi 哉,che si trova a fine frase, da sola o assieme ad altre particelle finali come hū 乎, yě 也 o yǐ 矣 o accompagnata da sostituti interrogativi. Altre particelle di accentuazione sono lái 來, hūlái 乎來, fú 夫 e yǐfú 矣夫: 善哉善哉三善哉 Bene! Bene! Tre volte bene (= benissimo)! 蓋歸乎來! Gài guī hūlái! Perché mai non ve ne tornate [da lui]?! (Mèngzǐ 4A.3, G. es. 840) È attestato come la particella interrogativa hū 乎 si trovi in combinazione con particelle finali assolute, come nell’esempio che segue, dove al tono di definitività si aggiungono stupore e incredulità: 黃帝曰:「一者一而已乎? 」 Huángdì yuē: “Yī zhě yī éryǐhū?” Huángdì disse: “L’Uno altro non è, forse, che l’Uno? La Nominalizzazione: La nominalizzazione è un fenomeno ricorrente nei testi cinesi di epoca classica e si verifica quando una frase verbale, semplice o complessa, viene incassata come costituente nominale in un’altra frase, verbale o nominale, detta “matrice”. Ciò comporta che la frase verbale nominalizzata perda la propria autonomia sintattica e venga declassata al rango di sintagma nominale: SN (FV > SN) Per certi versi il processo di nominalizzazione è assimilabile a quello di determinazione, come confermato dall’utilizzo zhī 之, parola che funge principalmente da congiunzione di determinazione e che caratterizza due forme di nominalizzazione (semplice e relativa). La nominalizzazione prevede tre diverse tipologie: 1. semplice semplice (→) 2. relativa (↔) 3. con il sostituto indefinito di nominalizzazione suǒ 所 (→) Prima di esaminarle nel dettaglio, va detto che la nominalizzazione può essere implicita o esplicita. Nel primo caso, una frase verbale occupa la posizione riservata a un costituente nominale (soggetto e 40 zhī shàn yě 子之王之善也 e la particella finale di frase hū 乎 che rende l’intera frase verbale interrogativa. Quando il soggetto della frase nominalizzata è noto in quanto già espresso all’interno del testo, la particella di nominalizzazione semplice zhī 之 e il soggetto stesso possono essere sostituiti dal sostituto di nominalizzazione semplice qí 其 (da non confondere con il sostituto personale qí 其, per il quale XXXX): 6. 鄭三卿皆知其將為王也。 Zhèng sān qīng jiē zhī qí jiāng wéi wáng yě. Tutti e tre i ministri di Zhèng capirono che egli sarebbe diventato re. Il comandante delle truppe schierate a sinistra vide che [un uomo] stava addestrando i cavalli 41 della consorte [del duca]. (Zuǒzhuàn, Xiāng 9) Il soggetto della frase verbale nominalizzata è di norma omesso quando coincide con quello della frase matrice. In questi casi la particella di nominalizzazione semplice zhī 之 non viene impiegata e può invece essere presente la particella 者: 10. 陽虎偽不見冉猛者。 Yáng Hǔ wěi bù jiàn Rǎn Měng zhě. Yáng Hǔ finse di non aver visto Rǎn Měng. Nell’es. 9, che potremmo riscrivere *Yáng Hǔ wěi [Yáng Hǔ zhī] bù jiàn Rǎn Měng 陽虎偽 [陽虎之] 不 見 冉 猛 “Yáng Hǔ finse [che Yáng Hǔ] non avesse visto Rǎn Měng”, la particella di nominalizzazione semplice zhě 者 si colloca alla fine del predicato come contrassegno di nominalizzazione. 13. 鄉人之善者好之. Tra gli abitanti del villaggio, quelli che sono buoni lo amano" 14. 上下之不和者... Quelli che, tra i superiori e gli inferiori, non sono in armonia. Nominalizzazione Relativa. La nominalizzazione relativa dà luogo a un sintagma nominale (SNNOM.REL) la cui struttura è inversa rispetto a quella tipica della nominalizzazione semplice: infatti non è più un sintagma nominale a fare da determinante di un sintagma verbale, bensì è un verbo o un sintagma verbale che determina un costituente nominale (↔): SNNOM.REL (FV > SN ((FV ↔ SN))) 42 Di norma, tra il sintagma verbale in posizione determinante e la testa del sintagma si trova la particella di nominalizzazione relativa zhī 之, come nell’es. 1, dove il sintagma nominale gōng hōng zhī yuè 公 薨之月 “il mese in cui il duca morì” si trova all’inizio di un sintagma verbale come espressione di tempo: 1. 公薨之月,子產相鄭伯。 Gōng hōng zhī yuè, Zǐchǎn xiāng Zhèng bó. Nel mese in cui il duca morì, Zǐchǎn assistette il conte di Zhèng 2. 有國者彰好彰惡 →Yǒu guó zhě zhāng hào zhāng wù Colui che detiene (il potere su tutto) il regno manifesta le proprie predilezioni e manifesta le proprie avversioni. 45 sembrano scegliere i principi ispirati al senso di umanità, ma stando alla loro condotta li violano. La nominalizzazione con il sostituto indefinito suǒ 所: Il sostituto indefinito di nominalizzazione suǒ 所 (SNNOM. SUO) occupa la posizione pre-verbale all’interno della frase che è stata nominalizzata e sostituisce il complemento diretto (es. 1) o uno dei complementi indiretti (es. 2), mentre non sostituisce mai il soggetto, né i complementi di tempo e di luogo collocati in apertura della frase e neppure lo pseudo-complemento. La struttura del sintagma nominale con suǒ 所 ricalca quella della nominalizzazione semplice: SNNOM.SUO (FV ((SNS SVP)) > SN ((SNS → SVP))) L’es. 1 coincide con una frase verbale nella quale il sintagma nominale 吾所知 “ciò che io so” funge da soggetto del verbo 矜 “essere duro, arduo, severo, cupo, triste”: 1. 吾所知多矜 Ciò che io so è una verità tanto/davvero molto dura. Tale struttura è frutto di un declassamento dell’ipotetica frase verbale di partenza 吾知 SNO “Io so SNO” al rango di sintagma nominale per nominalizzazione; 所 entra in gioco sostituendo il sintagma nominale oggetto SNO e slittando in posizione pre-verbale. 2. 舉爾所知。爾所不知,人其舍諸? Jǔ ěr suǒ zhī 。 Er suǒ bù zhī , rén qí shè zhū? “Promuovi, dunque, coloro di cui [ri]conosci il valore. Per quanto riguarda invece coloro di cui non [ri]conosci il valore, [chiediti:] gli altri li scarterebbero mai?” (LY 13.2) Si è visto in precedenza come il sostituto di nominalizzazione semplice qí 其 e quello di nominalizzazione relativa zhě 者 derivino la propria funzione nominalizzatrice dal fatto che, oltre al soggetto, essi sostituiscano, il primo, anche la particella di nominalizzazione semplice e, il secondo, quella di nominalizzazione relativa zhī 之. Suǒ 所 invece detiene una forza nominalizzatrice che è sottolineata dalla presenza assai frequente dei vari contrassegni di nominalizzazione semplice (ovvero le particelle zhī 之 e zhě 者, oppure il sostituto qí 其), che però, va ribadito, non sono obbligatori, come risultava già dagli ess. 1 e 2: 3. 縱公之所欲. Indulgere in/seguire ciò che il duca desidera. 4. 先之所善, 亦善之... 先人之所廢毋起. 46 Ciò che i nostri predecessori consideravano buono, noi, a nostra volta, lo consideriamo buono; ciò che i nostri predecessori rifiutavano non deve essere iniziato/avviato. 5. 臣事君, 言其所不能, 不詒其所能, Quando un suddito serve a dovere il proprio sovrano ammette ciò che non è in grado di fare e non mente su ciò che è in grado di fare. 6. 善攻者必以其所有 Colui che eccelle nello sferrare attacchi (ai nemici) deve confidare in ciò che egli possiede/nelle risorse a propria disposizione 7. 弊邑之王所甚憎者,亦無先齊王 Tra coloro i quali il mio sovrano maggiormente detesta, ebbene nessuno viene prima del re di Qi. 8. 所貴於天下之士者... Suǒ guì yú tiān xià zhī shì zhě... Ciò che si apprezza maggiormente nei funzionari al mondo / in qualunque funzionario...Quando la sostituzione investe un complemento indiretto, l’eventuale preposizione, la cui presenza non è obbligatoria (es. ), si situa tra suǒ 所 e il verbo (ess. ): 9. 有司未知所之. Il funzionario ancora non sa dove tu sia diretto. 10. 禮無所逆。 Le norme tradizionali di comportamento non ammettono alcunché in contrasto con esse (= con le norme tradizionali di comportamento). 11. 无所於逆... Non c’è alcunché contro cui ribellarsi... 12. 師之所處,棘荊生焉. Shī zhī suǒ chǔ, jí jīng shēng yān Là, dove le truppe si accampano, crescono [solo] rovi spinosi. 13. 狐貍所居, 豺狼所嘷... Húlí suǒ jū, cháiláng suǒ háo... I luoghi in cui le volpi dimorano, i luoghi in cui i lupi ululano... 14. 財用有餘而不知其所自來 Egli possiede ricchezze e beni in eccedenza e ignora da dove essi provengano. 15. 禍福同道,莫知其所從生。 Huò fú tóng dào, mò zhī qí suǒ cóng shēng. Sventura e buona sorte rispondono ai medesimi princìpi, eppure nessuno sa da dove nascano. (Dào fǎ, G. es. 594) 16. 聖人以治天下為事者,必知亂之所自起。 Shèngrén yǐ chí tiānxià wéi shì zhě, bì zhī luàn zhī suǒ zì qǐ. Quei saggi che considerano governare il mondo il loro compito prioritario devono sapere da dove proviene il disordine. (Mòzǐ 14, G. es. 604)17. 孟孫氏不知所以生,不知所以死 Messer Meng Sun non sapeva perché/in base a cosa fosse vivo e non sapeva perché/in base a cosa dovesse morire. Quando il sintagma nominale con il sostituto indefinito suǒ 所 viene incassato come complemento diretto dei verbi di esistenza yǒu 有 e wú 無, oppure di verbi con il significato di “ottenere, prendere” (dé 得, huò 獲 e qǔ 取), suǒ 所 può essere omesso. Quand’è così, l’eventuale preposizione che introduceva il complemento sostituito da suǒ 所 tra il sostituto e il verbo può essere presente: 18. 臣下得欲 Ministri e sottoposti ottengono ciò che desiderano (HFZ 33) 19. 不學《詩》,無以言 [...] 不學《禮》,無以立。 Se non studierai le Odi non disporrai degli strumenti per/non avrai modo di parlare [in modo corretto] [...] Se non studierai i Riti non disporrai degli strumenti per/non avrai modo di occupare il ruolo che ti compete [nella società] 47 20. 人各有以事君 Ognuno dispone degli strumenti per servire il proprio sovrano... In presenza di avverbi, modificatori dell’aspetto, sostituti indefiniti e i verbi modali che occupano una posizione pre-verbale, suǒ 所 si colloca alla loro sinistra: 21. 王之所大欲可知已。 Wáng zhī suǒ dà yù kě zhī yǐ. Ciò che il sovrano ardentemente desidera può essere compreso. (Mèngzǐ 1A.7, G. es. 609.) 22. 不以所已臧害所將受 (Xunzi 21) Evitare di compromettere con ciò che si è già custodito (nella propria mente) ciò che si è in procinto di accogliere. Vi sono casi in cui la struttura tipica della nominalizzazione relativa si sovrappone alla costruzione con suǒ 所. Ciò fa sì che la testa del sintagma che segue la congiunzione di determinazione / particella di nominalizzazione relativa zhī 之 coincida talora con l’elemento che suǒ 所, elemento pleonastico, dovrebbe sostituire e che invece viene reso esplicito per assicurare la pienezza del contenuto comunicativo: 23. 仲子所居之室... Zhòngzǐ suǒ jū zhī shì...La casa in cui Zhòngzǐ abitava… L’esempio 23 consiste in un sintagma nominale costituito da una frase nominalizzata dal sostituto indefinito suǒ 所 (Zhòngzǐ suǒ jū 仲 子 所 居 “il luogo dove Zhòngzǐ abitava”) che funge da determinante di shì 室 “casa, dimora”, testa del sintagma. Tra il determinante e il determinato si trova la congiunzione di determinazione / particella di nominalizzazione relativa zhī 之. Ovviamente, l’elemento che suǒ 所 sostituisce è, a livello di contenuto, proprio shì 室 “casa, dimora” e un’ipotetica redazione alternativa dell’es. 22 sarebbe potuta essere Zhòngzǐ jū zhī shì *仲子居之室, omettendo suǒ 所, sulla falsariga dell’esempio che segue: 24. 毀不居之室 [Duca,] demolite le dimore in cui [i cortigiani] non abitano... L’es. 25 presenta due strutture identiche a quelle che contraddistinguono l’es. 22, ma offre alcuni spunti di riflessione aggiuntivi. Il sintagma nominale suǒ ài zhī guó 所愛之國 si presta a esser inteso in almeno due modi: “i regni di coloro che [egli] ama” e “i regni che egli ama” (se indentificassimo la testa del sintagma guó 國 “il regno” con il contenuto di suǒ ài 所愛 “ciò che [egli] ama”). Allo stesso modo, anche il sintagma nominale suǒ wù zhī guó 所惡之國 si presta a esser inteso in almeno due modi: “i regni di coloro che [egli] detesta” e “i regni che [egli] detesta” (se indentificassimo la testa del sintagma guó 國 “il regno” con il contenuto di suǒ wù 所惡 “ciò che [egli] detesta”). È il contesto a fornirci indicazioni su quale sia l’interpretazione più corretta e a chiarire in quali casi suǒ 所 sia pleonastico: 25. 所愛之國,而獨利之;所惡之國,而獨害之. Suǒ ài zhī guó, ér dú lì zhī; suǒ wù zhī guó, ér dú hài zhī. Per quanto riguarda i regni di coloro che [egli] ama / Per quanto riguarda i regni che [egli] ama, [egli] potrà liberamente (decidere di) render loro beneficio; per quanto riguarda i regni di coloro che [egli] disprezza / Per quanto riguarda i regni che [egli] disprezza, [egli] potrà liberamente (decidere di) recar loro danno. Nell’es. 26 suǒ 所 è pleonastico: 26. 失其所欲之路。 50 9. 非我也,夫二三子也。 Fēi wǒ yě, fú èr sān zǐ yě. Non è dipeso da me, ma da voi, miei discepoli. 10. 非道也。 Fēi dào yě. Non è affatto il Dào. (Běn fá, G. es. 646) Tra i marcatori della frase nominale figura anche shì 是 “[è] proprio”, termine che riveste un ruolo di primo piano nell’evoluzione della predicazione nominale e copulativa. Shì 是, oltre alla funzione di sostituto dimostrativo che indica vicinanza rispetto al parlante, ovvero “questo” (es. 11), assume anche il ruolo di verbo che si contrappone a fēi 非, dando luogo in epoca classica alla dicotomia shì 是 / fēi 非 “è giusto / è sbagliato”, “approvare, assentire / disapprovare, negare, criticare” (es. 12): 11. 是心足以王矣。 Shì xīn zúyǐ wàng yǐ. Questo cuore è quanto basta per esercitare un governo illuminato ( / diventare un buon sovrano). (Mèngzǐ 1A.7, G. es. 692) 12. 不是師法 Non approvare l’autorità del proprio maestro e dei modelli di riferimento oggettivi. È in virtù di tale contrasto rispetto a fēi 非 che, nel tempo, shì 是 ha sviluppato anche la funzione tipica del marcatore di frase nominale (ess. 13 e 14) che, ribadiamo, non prevede il ricorso alla copula: 13. 夫蹶者趨者,是氣也。 Fú jué zhě qū zhě, shì qì yě. Saltare e correre: queste sono azioni del tutto imputabili all’energia vitale. (Mèngzǐ 2A.2, G. es. 724) 14. 今子欺之,是教子欺也 Ora, se un figlio inganna [gli altri], significa proprio che qualcuno gli ha insegnato a ingannare [gli altri] Si osservino i due esempi sottostanti al fine di cogliere con maggiore nettezza la differenza tra una frase nominale con e una senza il marcatore shì 是: 15. 此何種也? Cǐ hé zhǒng yě? Questo (che tipo di =) cos’è? (Hán Fēizǐ 32, G. es. 698) 16. 此是何種也? Cǐ shì hé zhǒng yě? Questa, esattamente, cos’è? (Hán Fēizǐ 32, G. es. 699) Oltre a shì 是 vi sono altri marcatori di frase nominale, come bì 必, chéng 誠, gù 固, guǒ 果, nǎi 乃 (SN1 / appartiene proprio, veramente, davvero, sicuramente alla categoria / SN2) e dú 獨, wéi 惟 (唯) (solamente / SN1 / appartiene alla categoria / SN2): 51 17. 士,誠貴也。 Shì, chéng guì yě. [Questi] eruditi sono davvero nobili d’animo. (Zhuāngzǐ 29, G. es. 725)18. 我,必不仁也,必無禮也。 Wǒ, bì bù rén yě, bì wú lǐ yě. Io di certo sono uno che non si comporta secondo i princìpi di umanità, di certo non ho rispetto delle tradizionali norme di condotta. (Mèngzǐ 4B.28, G. es. 726) 19. 唯知時也。 Wéi zhī shí yě. Si tratta solo di conoscere i tempi [in cui viviamo]. (Zuǒzhuàn, Xiāng 4, G. es. 728) È frequente che uno dei due sintagmi nominali (più spesso il primo) sia costituito dai sinonimi cǐ 此 o shì 是 “questo” (da non confondersi, come abbiamo visto, con il marcatore di frase nominale shì 是) oppure da bǐ 彼 “quello, l’altro”: BOX: tutti e tre sostituti dimostrativi non sostituiscono mai il soggetto, occhio!: 20. 此非吾所謂道也。 Cǐ fēi wú suǒ wèi dào yě. Questo non è per nulla ciò che io chiamo Dào / Questo non è per nulla riconducibile a ciò che io definisco Dào. (Zhuāngzǐ 28, G. es. 739) 21. 是非汝所知也。 Shì fēi rǔ suǒ zhī yě. Questo non è ciò che tu sai. (Mèngzǐ 4B.31, G. es. 740) 22. 是忘其親也 Questo significa dimenticarsi dei [doveri verso i] propri cari. 23. 其所知,彼也;其所以知,此也。 Ciò che essi conoscono è “quello”; gli strumenti grazie a cui riescono a conoscere sono invece “questi” / Un conto è quello che conoscono, un altro conto sono gli strumenti grazie a cui conoscono [le cose]. Alla luce della varietà della natura degli elementi costitutivi della frase nominale (semplici sintagmi nominali, sintagmi verbali, sintagmi nominali per nominalizzazione, frasi verbali complesse) ne deriva come assunto generale che qualunque elemento sia incassato come SN1 o come SN2 assuma di fatto un valore nominale: 24. 王之不王,不為也,非不能也。Wáng zhī bù wàng, bù wéi yě, fēi bù néng yě. Se un sovrano non esercita un buon governo, dipende dal fatto che non agisce [come dovrebbe], non dipende assolutamente dal fatto che non ne è capace. (Mèngzǐ 1A.7, G. es. 741) 25. 殺一無罪、非仁也 Uccidere un innocente non esprime in alcun modo un’azione conforme al senso di umanità. 26. 無羞惡之心,非人也 (Chi dimostra di) essere privo di un cuore capace di provare vergogna del male commesso non appartiene in alcun modo al genere umano. 27. 樂,所以修內也;禮,所以修外也。 La musica s’identifica con lo strumento attraverso cui si coltiva la propria dimensione interiore; i riti s’identificano con gli strumenti attraverso cui si coltiva la propria dimensione esteriore / sociale. 28. 堯、舜之王,利天下而弗利也。 Yáo, Shùn zhī wáng, lì tiānxià ér fú lì yě. La regalità di Yáo e Shùn consisteva nel recare beneficio al mondo senza però trarne alcun vantaggio personale. (Táng Yú zhī dào, list. 1, G. es. 707) Anche la frase nominale può assumere una forma interrogativa, grazie all’inserimento della particella modale finale interrogativa hū 乎 che fondendosi con la particella modale di frase nominale yě 也 dà luogo alla fusione yú 與 (歟): 29. 是魯孔丘與? 52 Questo [uomo] è proprio Kong Qiu (Confucio) di Lu? (Ly 18.6) Vi è anche la possibilità che il sostituto interrogativo hé 何 costituisca, da solo, uno dei costituenti della frase nominale (solitamente il SN2): 30. 是何也? Ciò in cosa consiste? (Jing Jian Nei zhi 競建内之 list. 2) 31. 男女辨姓,子不辟宗,何也?Marito e moglie devono appartenere a clan familiari distinti: il fatto che tu non abbia evitato [di prendere in moglie una donna] che discende dal tuo stesso antenato, che cosa significa? /che cosa comporta? 32. 夫子之不援,何也? Fūzǐ zhī bù yuán, hé yě? Qual è il motivo per cui non fate nulla per salvarlo? (Mèngzǐ 4B.12, G. es. 988) La copula wéi 為 (nota bene? Box?) Il verbo wéi 為 assume vari significati: “fare, effettuare, eseguire, produrre (ess. A e B); governare (es. C); agire in quanto..., assolvere un ruolo o ricoprire una carica” (es. C); “diventare” (es. D): A. 為酒甚美. [Egli] produceva un vino di eccelsa qualità. B. 其為宮室臺榭也,足以辟燥濕而已矣. Quando essi ( = i saggi sovrani del passato) facevano costruire palazzi, alloggi, torri e padiglioni, bastava che fossero al riparo dal caldo e dall'umidità [per far cessare i lavori]. C. 顏淵問為邦。 Yán Yuān chiese lumi su come governare il paese. (Ly 15.11) D. 臣之母得生,而為公家為酒;臣之身得生,而為公家擊磬。 La madre del vostro suddito è riuscita a [procurarsi da] vivere in qualità di servitrice di bevande alcoliche per la famiglia di vostra eccellenza il duca; il vostro suddito stesso è riuscito a [procurarsi da] vivere in qualità di musico della famiglia di vostra eccellenza il duca. E. 可以為堯、禹,可以為桀、跖,可以為工匠,可以為農賈 [Un uomo] può diventare [saggio come] Yao e Yu, può diventare [empio come] Jie e Zhou, può diventare un manovale o un artigiano, può diventare un contadino o un mercante. A queste funzioni si aggiunge quella di copula all’interno della frase verbale: F. 虢射為右 Guó Shè era il suo attendente alla destra/di destra. G. 子為誰? Tu chi sei? H. 晏子為齊相 Maestro Yàn era Primo Ministro di Qí. I. 和為貴。 La concordia è la cosa più preziosa. J. 其名為鯤。 Il suo nome è Kun. Nei casi in cui compare la copula wéi 為 (ess. F-J) viene meno l’enfasi retorica tipica della frase nominale e prevale la finalità di descrivere un evento, un preciso stato di cose. Si confrontino i due esempi che seguono, al fine di far emergere la differenza tra una frase nominale e una frase verbale con la copula wéi 為: K. 曾子,師也,父兄也;子思,臣也,微也。 Zēngzǐ, shī yě, fùxiōng yě; Zǐsī, chén yě, wēi yě. Zēngzǐ era il maestro, l’anziano. Zı̌sı̄ era il suddito, il subordinato. (Mèngzǐ 4B.31, G. es. 667) 55 seconda o, in genere, dall’ultima. Nella resa in italiano è frequente il ricorso al gerundio per tradurre la frase subordinata. Il rapporto di subordinazione è solitamente reso esplicito da congiunzioni specifiche, tra cui ér 而, jì 既, jìér 既而, jìér 繼而, nǎi 乃 e yīn 因 “di conseguenza, e allora, e cosı,̀ in seguito, quindi”, érhòu 而後, ránhòu 然後 e yān 焉 (equivalente a ān 安 / àn 案) “solo in seguito, solo allora, solo dopo che, se... allora”: 1. 列子御風而行。 Lièzǐ yù fēng ér xíng. Lièzı̌ viaggiava cavalcando il vento. (Zhuāngzǐ 1, G. es. 1106) 2. 公怒乃止。 Gōng nù nǎi zhǐ. Il duca andò su tutte le furie, e cosı ̀[l’operazione] venne interrotta. (Zuǒzhuàn, Xiāng 5, G. es. 1109) 3. 知己而後知人,知人而後知禮,知禮而後知行。 Zhī jǐ érhòu zhī rén, zhī rén érhòu zhī lǐ, zhī lǐ érhòu zhī xíng. Soltanto dopo aver compreso te stesso comprenderai gli altri; soltanto dopo aver compreso gli altri comprenderai [il valore delle] norme rituali; soltanto dopo aver compreso [il valore delle] norme rituali comprenderai come compor- tarti in modo esemplare. (Yǔcóng 1, listt. 26-27, G. es. 1113) 4. 大道廢焉有仁義。 Dà dào fèi yān yǒu rényì. Essendo stato abbandonato il Grande Dào, ecco allora che compaiono i princıp̀i morali. (Lǎozǐ Guōdiàn C, listt. 2-3, G. es. 1115) BOX: Se alla sinistra di ér 而 si trova un sintagma nominale, allora è assai probabile che ér 而 assolva la funzione di particella modale iniziale che introduce il commento. Nell’es. 6 Guǎn shì 管氏 “Messer Guǎn” è il tema, mentre zhī lǐ 知禮 “conoscere i riti” è il commento. Guǎn shì ér zhī lǐ 管氏而知禮 “perfino Messer Guǎn conosce i riti” è pertanto una frase verbale semplice, che funge da proposizione subordinata in una frase verbale complessa: 5. 管氏而知禮,孰不知禮? Guǎn shì ér zhī lǐ, shú bù zhī lǐ? Se perfino Messer Guǎn conosce i riti, chi mai non li conosce? (Lúnyǔ 3.22, G. es. 1117) La subordinazione condizionale La subordinazione condizionale caratterizza due proposizioni in cui una esprime la condizione necessaria (protasi) perché si avveri quanto affermato nell’altra (apodosi). Pur non essendo obbligatoria la presenza di congiunzioni (es. 6), esse sono ampiamente attestate nella protasi (es. XXX, rú 如), nell’apodosi (es. XXX, zé 則, di certo la congiunzione più comune) o in entrambe le proposizioni (es. XXX, rú 如 e zé 則). Come dimostra lo schema sottostante, il rapporto di subordinazione condizionale riguarda anche la frase nominale: 6. 國君好仁,天下無敵焉。 Guó jūn hào rén, tiānxià wú dí yān. Se il sovrano di uno stato predilige in senso di umanità, non vi sarà al mondo qualcuno 56 che gli si opporrà. (Mèngzǐ 7B.4, G. es. 1120) 7. 如恥之,莫如為仁。 Rú chǐ zhī, mò rú wéi rén. Se mai considerassimo queste cose come disdicevoli, allora non vi sarebbe nulla di meglio che agire secondo il senso di umanità. 8. 好美如好緇衣,惡惡如惡巷伯則民咸服而刑不鈍. Hào měi rú hào Zī yī, wù ě rú wù Xiàng bó, zé mín xián fú ér xíng bú dùn. Se [il sovrano] amerà la bellezza tanto quanto amerà [ciò che evoca l’ode] “La veste nera” e detesterà il vizio tanto quanto detesterà [ciò che evoca l’ode] “L’anziano eunuco di Palazzo”, allora tutto il popolo si conformerà ai suoi ordini senza bisogno che le sanzioni penali siano messe in atto. 9. 王如善之,則何為不行? Wáng rú shàn zhī, zé hé wéi bù xíng? Se voi, Sire, approvate le mie parole, perché allora non le mettete in pratica? (Mèngzǐ 1B.5, G. es. 1123) Vi sono frequenti casi in cui la protasi coincide con il sostituto verbale rán 然 o con rú/ruò cǐ 如 / 若此, rú/ruò shì 如/若是, rú/ruò zhī 如/若之 “se le cose stanno cosı ̀allora..., se è cosı ̀ne consegue che..., in questo caso, ecco dunque che...”. Quando ciò accade, l’apodosi tende a essere introdotta da zé 則 oppure dalla congiunzione ér 而: 10. 然則小固不可以敵大。 Rán zé xiǎo gù bù kěyǐ dí dà. Se è cosı,̀ ne consegue che i piccoli [stati] non potrebbero certo opporsi ai grandi [stati]. (Mèngzǐ 1A.7, G. es. 1142) 11. 然則邦平而民擾矣. Rán zé bāng píng ér mín rǎo yǐ. Se così fosse, lo stato sarebbe in pace e il popolo obbediente. 12. 夫環而攻之,必有得天時者矣;然而不勝者,是天時不如地利也。 Fú huán ér gōng zhī, bì yǒu dé tiān shí zhě yǐ; rán ér bù shèng zhě, shì tiān shí bù rú dì lì yě. Prima di procedere con le operazioni di accerchiamento e di attacco [di una città fortificata] si deve attendere il momento propizio indicato dal Cielo; stante questa condizione, non ottenere la vittoria è la dimostrazione che il momento propizio indicato dal Cielo è meno importante dei vantaggi derivanti dalla favorevole configurazione del terreno. (Mèngzǐ 2B.1, G. es. 1145) 13. 然而其過不惡. rán ér qí guò bù wù. Se così fosse, anche cadendo in errore non saremo biasimati. 14. 不知輕重,則重者為輕,輕者為重矣。若此,則每動無不敗。 Bù zhī qīng zhòng, zé zhòng zhě wéi qīng, qīng zhě wéi zhòng yǐ. Ruò cǐ, zé měi dòng wú bù bài. Se non si comprende [la distinzione tra] ciò che è insignificante e ciò che è importante, allora l’importante diventa insignificante e l’insignificante diventa importante. Se ciò avvenisse, ogni azione non potrebbe che fallire. (Lǚshì chūnqiū 1.2, G. es. 1146) 15. 若此,則國制明而⺠⼒竭. Ruò cǐ, zé guó zhì míng ér mín lì jié. In queste circostanze, allora, le norme vigenti nel paese saranno rese chiare e la forza del 57 popolo sarà espressa al massimo livello. Le frasi nominali con la congiunzione zé 則 sono impiegate per esprimere un rapporto di conseguenza logica o temporale: 16. 然則飲食亦在外也。 Rán zé yǐn shí yì zài wài yě. Se fosse come voi dite, allora anche bere e mangiare dovrebbero essere determinati da fattori esterni [all’uomo]. (Mèngzǐ 6A.5, G. es. 1152) 17. 孔子三月無君,則皇皇如也。 Kǒngzǐ sān yuè wú jūn, zé huáng huáng rú yě. Quando Confucio stava tre mesi senza [che] un sovrano [gli conferisse qualche incarico] appariva inquieto. (Mèngzǐ 3B.3, G. es. 1153) 18. 夫愛⺠,且利之也 ; 愛而不利,則非慈母之德也 Fū ài mín qiě lì zhī yě; ài ér bú lì, zé fēi cí mǔ zhī dé yě Prendersi cura del popolo significa anche favorirlo. Se nel prendersi cura [del popolo] non [lo] si favorisse, allora non saremmo certo di fronte a quella virtù tipica di una madre amorevole. BOX v. 而: Come nel caso di er 而, zé 則 può anche essere una particella modale (e non una congiunzione di subordinazione) che separa il tema dal commento: 1. 鳥則擇木,木豈能擇鳥? Niǎo zé zé mù, mù qǐ néng zé niǎo? Gli uccelli scelgono l’albero [su cui nidificare]; come potrebbe un albero sce- gliere gli uccelli [da ospitare tra i suoi rami]? (Zuǒzhuàn, Ahi 11, G. es. 425) La subordinazione concessiva Le frasi concessive indicano le ragioni che potrebbero opporsi a un dato evento o a una precisa azione, oppure il mancato verificarsi dell’effetto potenziale conseguente a una determinata causa. La proposizione subordinata è introdotta dalle congiunzioni suī 雖, suīzé 雖則 o suīzhì 雖 至 “benché, seppure, sebbene, ancorché, nonostante che, anche se, se perfino, malgrado”, che di norma si situano in apertura della frase o tra il soggetto e il predicato. La proposizione principale può essere introdotta dalle congiunzioni yóu 猶, yóushàng 猶尚 “allora perfino, nonostante ciò, nondimeno, tuttavia, ma perfino cosı,̀ sebbene, malgrado ciò, comunque” 19. 雖君亡道, 臣敢勿事乎? Per quanto il sovrano possa mancare della guida dei principi morali, oserei mai, io, Suo umile suddito, rifiutarmi di servirlo? 20.我雖不敏,請嘗試之。 Wǒ suī bù mǐn, qǐng cháng shì zhī. Sebbene io non sia tanto perspicace, vi prego di farmi tentare comunque. (Mèngzǐ 1A.7, G. es. 1167) 21. 雖千萬人吾往矣。 Suī qiān wàn rén wú wǎng yǐ. Avanzerei anche se dovessi affrontare uomini a migliaia o a decine di migliaia. (Mèngzǐ 2A.2, G. es. 1168)
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