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La Tragedia di Medea by Euripide: Struttura e Analisi, Appunti di Italiano

Una dettagliata analisi della tragedia greca 'medea' di euripide, compresa la sua storia, la struttura e i personaggi. Il dramma, rappresentato per la prima volta nel 431 a.c., narra la storia di medea, una donna abbandonata dal marito giasone che si prepara a sposare glauce. La tragedia è ambientata a corinto e comprende un prologo, tre episodi e cinque stasimi. I vari elementi di una tragedia greca, come il prologo, la parodo, gli episodi e i stasimi, e fornisce un'analisi dettagliata di ciascuna parte. Medea, abbandonata e infuriata, pianifica la sua vendetta.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 11/11/2021

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sebastiano-petrella-mt-biker 🇮🇹

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Scarica La Tragedia di Medea by Euripide: Struttura e Analisi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Gianni Ghiselli Scheda: la Medea di Euripide La tragedia fu rappresentata per la prima volta nel 431, lo stesso anno in cui iniziava la Guerra del Peloponneso, tra Atene e Sparta. La scena è ambientata a Corinto. Nella descrizione del dramma indichiamo i nomi tecnici che designano le varie parti di una tragedia greca (genere fortemente formalizzato). Il Prologo (che precede la tragedia vera e propria) consta di due parti. Nella prima (vv. 1-48) la Nutrice di Medea informa gli spettatori sull'antefatto del dramma e sulla sorte miserevole della padrona abbandonata dal marito Giasone, che si prepara a sposare Glauce, la principessa di Corinto. Nella seconda (vv. 49-95) il sopraggiunto Pedagogo racconta alla donna di avere saputo che il re Creonte ha deciso di cacciare dalla terra corinzia la straniera della Colchide e i suoi figli. La Parodo (così si chiama la parte introduttiva della tragedia greca) comincia con un canto (vv. 96- 130): si sente la voce di Medea che, dall'interno, invoca la morte per sé, per i figli e per Giasone, mentre la Nutrice cerca di proteggere i bambini dalla rabbia materna (una furia non impotente ma devastante, poiché la disgraziata donna appartiene comunque alla "razza tirannica" abituata da sempre alle prepotenze). Nei versi successivi(131-213) troviamo dei dialoghi lirici tra il Coro, Medea e la Nutrice. Il Coro ha udito le grida di Medea e domanda alla Nutrice che cosa sia accaduto. La vecchia risponde che la casa con la famiglia di Medea sta andando in rovina. Quindi si sentono le parole gridate dalla moglie abbandonata che si augura la morte, ma le donne del Coro cercano di distoglierla dal suicidio. Allora la protagonista si rivolge agli dèi, abbozza una "preghiera nera" e indirizza il suo desiderio di distruzione su Giasone e la nuova sposa. La Nutrice e il Coro cercano di concordare un intervento per aiutare Medea e distoglierla dai suoi propositi suicidi e omicidi, ma la vecchia descrive la propria pupilla come bestialmente infuriata, quindi espone una sua idea della poesia che dovrebbe consolare gli affanni, non allietare i banchetti. Medea intanto continua a infuriare dall'interno. Il primo Episodio (vv. 214-270) è diviso in tre scene. Nella prima Scena (vv. 214-270) Medea descrive la triste condizione della donna, e la sua in particolare, senza mostrarsi però rassegnata, anzi dichiarando propositi di vendetta. Le donne di Corinto manifestano simpatia e comprensione per lei. Nella seconda Scena (vv. 271-356) entra Creonte,il re di Corinto padre di Glauce, la nuova sposa di Giasone. Egli ordina a Medea di andare subito in esilio; ma la donna, utilizzando la propria intelligenza e l'irresolutezza dell'uomo riesce a ottenere una proroga, breve ma sufficiente per attuare il suo piano di vendetta. I versi 357-409 costituiscono la terza scena del primo Episodio. Il Coro in un breve canto (vv. 357-363) di intermezzo compiange le sventure di Medea,la quale poi prende la parola per rivendicare la propria natura eroica. Il primo Stasimo ('‘stasimo' è deniminato il canto del Coro che divide due episodi) è diviso in due coppie strofiche. Nella prima (vv. 410-430) si sostiene che la pessima reputazione di infedeltà con la quale sono state sempre marchiate le donne, non solo dall'opinione volgare ma addirittura dai poeti, è immeritata, o per lo meno non è più meritata di quanto lo sarebbe dai maschi; ma i poeti , maschi appunto, sono stati parziali a favore del loro sesso.
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