Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti montesquien lezioni, Appunti di Filosofia del Diritto

Appunti sul filosofo montesquien delle lezioni del prof sabbatini di unimc

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 04/04/2023

Chiara.coppari
Chiara.coppari 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti montesquien lezioni e più Appunti in PDF di Filosofia del Diritto solo su Docsity! CHARLES-LOUIS DE SECONDAT, BARONE DI MONTESQUIEU L’assolutismo francese Luigi XIII (1610-1643) regna con la collaborazione del cardinale Richelieu, cercando di soffocare l’autonomia dei nobili. Prosegue la lotta contro gli ugonotti (protestanti) che si conclude con la presa della piazzaforte di La Rochelle (1628). La politica di contrasto agli Asburgo impone una politica fiscale durissima. Scoppiano rivolte in tutta la Francia con vere battaglie, imprigionamenti ed esecuzioni degli oppositori. Alla morte di Luigi XIII e di Richelieu gli succedono rispettivamente Luigi XIV e il cardinale Mazzarino, che regge le sorti del governo durante la minore età dell’erede al trono. Le enormi spese della monarchia provocano rivolte della Nobiltà di toga (Fronda parlamentare), che spesso blocca i provvedimenti legislativi, bocciandone o ritardandone la pubblicazione. Una seconda rivolta è quella della Nobiltà di spada (fronda di principi), repressa nel 1653. Alla morte di Mazzarino (1661), Luigi XIV governa da solo, proseguendo l’accentramento amministrativo e il contrasto alla nobiltà. Con l’aiuto del ministro Colbert realizza una stabilizzazione del sistema fiscale. Nel 1685 revoca l’Editto di Nantes (1598) e la libertà religiosa per gli ugonotti. Biografia Nasce nel 1689, arriva alla direzione del Parlamento di Bordeaux. Nel 1721 pubblica anonime le “Lettere Persiane”. Nel 1729-1731 soggiorna in Inghilterra e si forma un’altissima opinione delle istituzioni del paese. Si concentra sulla scienza politica e scrive le “Considerazioni sulle cause della grandezza dei romani e della loro decadenza”, le “Considerazioni sulla monarchia universale”. Nel 1748 pubblica “Lo spirito delle leggi”. Muore nel 1755. Metodo Secondo Fassò lo scopo di Montesquieu è: “studiare, non col metodo aprioristico e astratto degli illuministi, ma mediante la diretta osservazione empirica, le leggi della vita sociale e politica: leggi intese perciò non come principi razionali e ideali, bensì come rapporti costanti tra fenomeni storici”. Benché le leggi indagate da Montesquieu siano: “delle leggi giuridiche egli cerca e tenta di stabilire le leggi in senso naturalistico, i rapporti costanti cioè che delle leggi giuridiche, delle leggi-norme, sono le cause”. “Siamo agli antipodi della concezione che del problema delle leggi avevano i giusnaturalisti, fiduciosi di poter dedurre astrattamente dalla ragione le leggi valide per tutti per tutti i tempi e per tutti i paesi”. Cosa sono le leggi? “le leggi, intese nel loro significato più ampio, sono i rapporti necessari che derivano dalla natura delle cose”. Anche il mondo umano o intelligente ha leggi invariabili per natura ma “non le segue costantemente come il mondo fisico segue le sue. E ciò perché i singoli esseri intelligenti sono per la loro natura limitati e quindi soggetti all’errore. Essi non obbediscono dunque costantemente alle leggi primitive; e perfino non sempre seguono quelle fatte da loro stessi”. Lo spirito L’indagine di tutte le cause prossime e remote che formano le leggi umane porta Montesquieu a indagare il loro substrato storico, che ne costituisce lo spirito generale così definito da Montesquieu: “molte cose governano gli uomini: il clima, la religione, le leggi, le massime del governo, gli esempi dell’antichità, i costumi, le usanze; se ne forma uno spirito generale che ne è il risultato”. Un legislatore che non sappia tener conto di tutto ciò, non sarà all’altezza del compito, trascurando la peculiare concretezza del popolo. Metodo, leggi, spirito: un approccio storico “Le leggi giuridiche sono osservate dal Montesquieu come oggetto di un’indagine scientifica ed empirica al pari degli altri elementi che influiscono sulla vita sociale e politica e non trattate in quanto valori che a tale vita debbano presiedere. Differentemente dai giusnaturalisti, che costruivano sistemi di diritto ideale, il Montesquieu studia il diritto qual è, come componente dell’ambiente storico in cui l’uomo vive, e del quale debbono tener conto le leggi giuridiche nuove”. Le 4 leggi della natura Esse derivano unicamente dalla costituzione del nostro essere: 1. La pace nasce dal sentimento della nostra debolezza, che porta all’uomo a conservare la propria esistenza prima di indagarne l’origine. 2. Al sentimento della debolezza è connesso quello dei bisogni, che spinge l’uomo a procacciarsi il cibo. 3. La debolezza prova paura reciproca, che viene superata dal piacere che ogni animale trae dall’incontro con un animale della stessa specie e dall’attrazione reciproca dei sessi, per cui si ricerca l’unione. 4. A questa spinta di conoscere e la sua comunicazione aggiungono un secondo legame che gli altri animali non conoscono. Le leggi positive Montesquieu inverte l’antropologia di Hobbes, legando la guerra alla socialità e non all’isolamento degli individui: “non appena si costituiscono in società, gli uomini perdono il senso della loro debolezza, cessa l’uguaglianza che esisteva fra loro e ha inizia lo stato di guerra”. Ciò accade fra nazione e nazione e al loro interno, tra i privati, rendendo necessaria l’istituzione delle leggi tra gli uomini. Tra le nazioni si stabilisce un diritto delle genti. Nelle rispettive società si stabiliscono: - Diritto politico (pubblico) che riguarda le relazioni tra governanti e governati. - Diritto civile (privato) che riguarda i rapporti che tutti i cittadini hanno tra loro. Le forme di governo Montesquieu nella sua opera più nota “si misura criticamente con la tradizionale tassonomia di stampo aristotelico-polibiano e presente, in realtà, non solo una tipologia tripartita delle forme di governo, ma anche una tipologia bipartita delle stesse”. In altre parole Montesquieu non utilizza la classica tripartizione (monarchia/artistocrazia/politia e la conseguente degenerazione in tirannia/oligarchia/democrazia). Montesquieu opera in moda diverso, fornendo due tassonomie, basate su un approccio teorico descrittivo e su uno valutativo. Tassonomia teorico descrittiva “si fonda sul principio della concentrazione dei poteri statuali, e pone allo stesso tempo in evidenzia il genere di struttura costituzionale caratterizzante ognuna delle forme di governo e la passione umana che permette a quello specifico ordinamento di conservarsi”. Repubblica, Monarchia e Dispotismo Seguendo il testo “Spirito delle leggi” la tassonomia è così strutturata: “il governo repubblicano è quello in cui tutto il popolo, o soltanto una parte del popolo, detiene il potere sovrano; il monarchico quello in cui governa uno solo, senza legge e senza regola, trascina tutto con la sua volontà e i suoi capricci”. Va notato che Montesquieu distingue 2 forme di repubblica: la democratica e l’aristocratica in base all’estensione del corpo legislativo, che fa regole in vista del bene comune. Natura e principio Tali classificazioni delle forme di governo sono basate sulla distinzione tra natura e principio: “fra natura del governo e il suo principio, vi è questa differenza, che la sua natura è ciò che lo fa essere quello che è, il suo principio è ciò che lo fa agire. L’una è la sua struttura particolare, e l’altro le passione umane che lo fanno muovere”. Da ciò segue che ogni forma di governo avrà bisogno di leggi differenti, che avranno a che fare tanto con la prima che con il secondo. Governi e principi Se la natura di ciascun governo risiede nella sua struttura, per quanto concerne il principio, Montesquieu ritiene che: - Nella Repubblica democratica esso sia la virtù, il sacrificio di sé per il bene comune, nel rispetto dell'uguaglianza e della frugalità. - Nella Repubblica aristocratica la «moderazione», che attenua le disuguaglianze tra il popolo e i pochi sovrani, evitando che questi abusino del potere, violando ogni forma di giustizia. - Nella Monarchia le leggi prendono il posto delle virtù e lo stato agisce come una macchina grazie al loro meccanismo; il principio è l'onore, il quale richiede preferenze e distinzioni. - Il principio del Dispotismo è la paura. La monarchia: pesi e contrappesi il principio della monarchia, l’onore, va letto in stretta connessione con la sua natura. In breve, la monarchia si basa su un sistema di pesi e contrappesi: ciascuno rivendica i suoi privilegi , frenando gli altri. Perciò sono fondamentali i poteri intermedi, subordinati e dipendenti come nobilita, tribunali, clero, città che godono di particolari prerogative. Per usare un’espressione efficace di Montesquieu: dove non c’è monarca non c’è nobiltà, dove non c’è nobilita, non c’è un monarca ma c’è un despota. Da tale descrizione si evince il favore di Montesquieu per il sistema misto inglese e la sua avversione per l’assolutismo francese, che l’autore fa fatica a mascherare. La corruzione delle forme Nel libro VIII Montesquieu scrive che la corruzione di ogni governo comincia quasi sempre con quella dei principi. 1. Nella democrazia lo spirito dell’uguaglianza viene meno oppure si estremizza: nessuno vuole padroni e la struttura organizzativa si spezza in norme degli interessi personali. 2. L'Aristocrazia degenera, perché «il potere dei nobili diventa arbitrario» soprattutto a causa dell'ereditarietà dei privilegi, che spegne lo spirito di moderazione. 3. La Monarchia si corrompe con la fine dell'onore, cioè dei privilegi a cui i corpi intermedi sono attaccati e che rappresentano un limite per gli altri, soprattutto il monarca. Si comprende che il dispotismo è già di per sé una forma degenerata di governo, anzi rappresenta l'esito della corruzione di ciascuna delle tre forme precedenti. Libertà Secondo gli autori del libro: “Lo spirito delle leggi è un'opera che può essere anche intesa come una meditazione sull'oppressione (e sui mezzi per contenerla) e allo stesso tempo come una riflessione sulla libertà (e sugli strumenti per ampliarla). Montesquieu ha una concezione 'gradualistico-quantitativa' della libertà: i governi possono essere più o meno liberi (cioè moderati) e possono dunque salvaguardare, in misura ora più ora meno ampia ed efficace, lo Stato, così come l'individuo, dal pericolo esiziale dell'oppressione”. Libertà La parola chiave di questo impianto è la libertà, di cui Montesquieu individua due tipi (e relativi sotto-tipi): 1. La libertà filosofica consiste nell'esercizio della propria volontà, o almeno (se si deve parlare per tutti i sistemi) nell'opinione che si ha di esercitare la propria volontà. 2. La libertà politica non consiste affatto nel fare ciò che si vuole. In uno stato, vale a dire in una società dove ci sono delle leggi, la libertà può consistere soltanto nel poter fare ciò che si deve volere, e nel non essere costretti a fare ciò che non si deve volere. La libertà è il diritto di fare tutto quello che le leggi permettono.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved