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La Nuova Definizione di Museo secondo l'ICOM: Organizzazione, Storia e Caratteristiche, Appunti di Museologia

La nuova definizione di museo secondo l'icom (international council of museums), con sede a parigi, e il ruolo importante che essa ha nel mondo dei musei. Viene discusso il concetto di leadership in musei, come sono organizzati i reparti direttivi e la museologia come estensione operativa della storia dell'arte. Inoltre, vengono trattati temi come la storia del gusto, la trasmissione di modelli e i fenomeni sociali, politici e culturali che influenzano il gusto estetico e culturale. Una visione interessante della storia e dello sviluppo dei musei.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 05/01/2024

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Scarica La Nuova Definizione di Museo secondo l'ICOM: Organizzazione, Storia e Caratteristiche e più Appunti in PDF di Museologia solo su Docsity! MUSEOLOGIA 28/02/2023 Possiamo iniziare a parlare di storia del collezionismo già dal mondo antico in modo simbolico. Con la nascita del Louvre che segna la costituzione del museo legato a progetto politico, legato ad una identità nazionale, legata all’idea stessa della cittadinanza. Museo legato alla formazione del cittadino. Scelta collezionista e Museologia è legata ad un certo obiettivo culturale, ad una certa rappresentazione della cultura. Musei sono contenuti della narrazione, si racconta una storia che può esser diversa in base a chi concepisce questa storia, a chi la elabora. Decolonizzazione dei musei, rivisitazione completa degli allestimenti, mira a produrre un messaggio differente. VISITARE MUSEI!!!!!!!!!!!! Cosa è un museo? Un luogo di tutela oppure un luogo di incontro o confronto. Nuova definizione di museo secondo l’ICOM, international council of museums, ha sede a Parigi che raccoglie una grande parte di musei. 2007: nel 2007 indica la precedente definizione di museo. 2019: conferenza di Kyoto durante la quale si è proposta una nuova definizione che si è però bloccata, ha generato una spaccatura all’interno della comunità iCOM, perché è stata ritenuta troppo innovativa, per alcuni eversiva, non applicabile secondo alcuni paesi membri tra i più influenti (Francia) 2022: dopo un lungo processo di dibattito, di riflessione, 18 mesi di lavoro, si è arrivati ad una nuova definizione condivisa che è stata approvata nel 24 agosto con una larghissima maggioranza. La precedente definizione recitava “ il museo è una istituzione permanente, senza scopo di lucro, è a servizio della società e del suo sviluppo, è aperta la pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”. Definizione molto politically correct, poi considerata inadeguata per i nostri tempi, perché il museo compensa alcuni bisogno della nostra società che altre istituzioni non colmano. È ovvio che la definizione di musei evolve. ICOM orienta e suggerisce, da delle indicazioni, poi sta a ciascuna nazione cosa trasformare in una legge. MIBAC accoglie i suggerimenti dell’ICOM, all’articolo 1 DM 23 dicembre 2004, riprende la definizione ICOM con la precisazione “promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica”, da importanza alla funzione educativa e didattica, che non è solo un servizio al pubblico, ma è una politica cultura, quale didattica deve offrire il museo al publico, deve essere inclusivo, creare alleanze con le scuole, le comunità; da importanza anche all’accoglienza, all’inclusione, questi principi vengono assolti dalla funzione educativa e didattica del museo. A Praga viene accordata una nuova definizione nel 2022 “il museo è una istituzione permanete senza scopo di lucro e la servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale ed immateriale. Aperti al pubblico, accessibili ed inclusivi, i musei promuovo la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisone di conoscenze”. “Interpreta”, il patrimonio si trasforma in virtù della nostra narrazione, attraverso il patrimonio racconto l’identità di un popolo, di una nazione, compio delle scelte. Quale criterio scelgo per decidere cosa va nei depositi? Ci sono tanti motivi in base a chi sceglie, quindi esporre è un atto critico diceva Argan, ma anche un atto politico, interpretativo. “Accessibili”, non è solo aperti a tutti, ma significa rendere comprensibile a tutti (didascalia). I musei promuovono la diversità e la sostenibilità, la diversità come valore, come ricchezza, per sostenibilità si intende anche sostenibilità sociale. “Eticamente”, molto importante, in modo corretto che segue un principio di valore e di rispetto, ma non lo fanno da soli lo fanno coinvolgendo il pubblico, le comunità. Il museo deve fare l’esperienza, esperienza anche redazionale ed emotivo, devono essere diversificate e le esperienze, per l’educazione ed il benessere, il piacere. Definizione molto diversa al 2007, ma più moderata rispetto a quella del 2019 di Kyoto. “I musei sono spazi democratizzanti, inclusivi e polifonici per il dialogo critico sul passato e sul futuro. Riconoscendo e affrontando i conflitti e le sfide del presente, conservano reperti ed esemplari in custodia per la società, salvaguardano ricordi diversi per le generazioni future e garantiscono pari diritti e pari accesso al patrimonio per tutte le persone.” Definizione molto coraggiosa, questa proposta è stata presentata da un piccolo gruppo di delegati di iCOM, questo tipo di proposta no è stata accettata anche perché non è stato un processo -> Interpretare non è banale, bisogna fare uno sforzo in più > andare incontro a un interlocutore > tipico del Museo Dialogante Democratico moderno> l’Europa lo mette al 39 per cento. Noi scopriremo che il Museo educativo fiorisce in Inghilterra, a Londra con quel che sara il Victoria and Albert Museum e approderà negli USA nel 1870 con il Metropoltan di NY > uno dei momenti più interessanti. Al primo posto nelle preoccupazioni dei primi musei della Costa orientale degli USA sara’ il ruolo educativo e faranno due cose superando subito l’Europa: 1. ragionare sul valore sociale; 2. ragionare sull’interazione nella società ( per es. con i centri commerciali dell’epoca, dove l esposizione degli ogg. riprendono i musei ) > una bellezza che diventa esposta ma da comprare. > questa è una particolarità solo della sfera museale dell’ interagire con il presente. Il sottotitolo della conferenza di Praga “ The power of museum “ > quell’essere “moderati” è stato subito compensato dalle direttive dei panel , l’insistenza sul ruolo e la capacità di entrare nella società; oltre a questo sono state tracciate 4 linee: 1. Purpose > lo scopo - musei e società civili; 2. Sustanability> la sostenibilià/ > uno dei grandi obiettivi dei musei sopratutto in termini sociali > musei e resilienza. Questo termine e stato applicato nell’ambito del museo, durante la crisi del Covid hanno resistito e si sono rigenerati, tutti si sono trovati da casa a frequentare e interagire nelle piattaforme dei musei; 3. Vision > visione > il museo deve essere portatore di progresso e miglioramento > Museum and leadership > E’ una questione cara nei musei una buona leadership ,quale essa sia se pubblica o privata ecc, il ragionamento quindi e’ giusto, molto coerente.come sono organizzati i musei = ( Galleria degli Uffizi ) ● DIREZIONE La segreteria,protocollo,consegnatario,legale ● I VARI REPARTI direttivi ( amministrativo,architettura/paesaggio, collezioni, educazione, vigilanza) Un sistema un po antico > nel 2004 nel Victoria and Albert Museum ci sono più funzioni e si parla di apprendimento ( molto diverso dall’educazione ) “learning” > un’esperienza. Io creo le condizioni con cui tu puoi imparare. All’interno di questa definizione c ‘e un focus sui bambini ,le funzioni legate all’accesso legate alle comunità ( notiamo la modernità che si aveva già nel 2004 ) ,una funzione Cultural Policy ovvero una politica culturale che e’ fondamentale perché tutto questo fa parte di una politica educativa e culturale; che museo voglio essere? democratico ,nazionalista? inclusivi? allora bisogna crearne le condizioni. Organigramma di organizzazione museale studiato da Itaca Questa verticalità’ si rompe per ridirigere un’organizzazione concentrica dove il direttore e’ centrale, certo, pero’ non significa stare sopra agli altri che stanno intorno > c’e un atteggiamento diverso. Accanto al direttore ci sono tutti gli altri organi di staff che hanno una funzione di coordinamento Organaigramma Oakland Museum of California staff organizational ( a fiore ) > al centro c’e il rapporto con il pubblico. 4. Delivery > il rapporto con le nuove tecnologie > Museums and the new technologies Per chiudere la questione sulla conferenza di Praga del 22 in sintesi i termini usati e menzionati da almeno il 30 per cento dei comitati nazionali e le parole non considerate /accolte + le dimensioni d’azione nella definizione di ruolo/entità. Bisogna destrutturare la funzione del museo. For main areas of action > Collection,conservation/preservation,research and display/exhibition; per es. i Musei vaticani continuano a comprare ( hanno una sez. di arte contemporanea ) piccolo sondaggio > scegli una parola da associare al museo. ● Cultura ● Opportunità ● Educazione > dovrebbe essere unito alla parola “ricerca” >perché la scienza dell’educazione e arricchita da una continua ricerca pedagogica. La priorità dei musei di oggi/report AAMD: 1) ampliare e rinnovare gli spazi espositivi; 2) Raggiungere nuovi pubblici > per es. i nuovi cittadini ( progetto Zambianchi ) >il museo e’ un luogo di accoglienza. Per es. gli anziani ,un pubblico sul quale si dovrebbe lavorare molto di più , loro potrebbero ma sono scomodi e faticosi, non tutti hanno avuto la possibilità di studiare e non hanno gli strumenti. Tutte le categorie di pubblico sono importanti, però anche gli anziani non sono da non dimenticare. LA STORIA DEL COLLEZIONISMO E DEI MUSEI COME STORIA DELLA CULTURA Def.Mseologia > si individuano due posizioni prevalenti 1. Museologia come organizzazione/gestione, ambito multidisciplinare > viva, presente. Quella di oggi, gestitiva. 2. Museologia come approccio teorico alla dimensione conservativa, che tende a leggere e interpretare anche in senso filosofico il fenomeno del museo. Dovrebbe occuparsi sia del presente che della storia delle collezioni, bisogna avere entrambe le competenze. Per questo e’ un rapporto tra passato e presente. Museologia è la scienza dei musei. Conoscerne lo studio della storia e delle origini dei musei, il loro ruolo nella società, gli specifici sistemi di ricerca, conservazione, educazione e conservazione, educazione, organizzazione, i rapporti con l’ambiente circostante e la classificazione delle diverse tipologie di musei. Museografia si occupa dei metodi e delle pratiche che si esplicano nei musei, in tuti i loro aspetti in modo specifico dell’allestimento e architettura. ( def. UNESCO ) Ci vogliono entrambi, architetto e storico dell’arte. Il Museum Studies di Leicester > l’essenza vera della professione che si esplicita nel museo sta nel ruolo del museo all’interno della società, una visione che punta l’attenzione sul ruolo della mediazione. Dunque, la museologia fa incontrare la pratica della conservazione, la gestione concreta della cultura materiale e la sua interpretazione storica e culturale: • la contestazione del 68 in Francia > il museo e oggetto di una revisione concettuale complessiva, che punta a superarne l’idea e ad aprire l’istituzione al sistema sociale; • in ambito anglosassone una funzione più didattica ed educativa, a partire dagli anni 80/90 il museo si libera dall’immagine di museo sacro, di tempio per essere sempre più luogo aperto al dialogo e al dibattito; • fino ad arrivare alla def. più attuale ,la definizione di globale/inclusivo/aperto > VOCE DELLA PLURALITÀ. Ci sono 4 dinamiche per parlare di musei e la loro storia: 1. Contesto > che società opera negli anni in cui si costruisce un museo( 800 > Nazione e appartenenza, un dispositivo politico e culturale che ha la funzione di rappresentare popoli, costruzione linguista e patrimoniale); 2. L’apparato ideologico/filosofico > il Louvre nasce perché è un’espressione della Rivoluzione Francese, alla fine del 700; L’oggetto semioforo ha perso il suo significato d’uso -> assume un nuovo significato > svolge una funzione di collegamento tra mondo invisibile e visibile > patrimonio di significati portatore + l’oggetto concreto e visibile -> bisogna indossare i panni del collezionista. L’oggetto collezionato ,sottratto alla sua funzione ,caricato di un significato aggiuntivo e portato all interno della collezione ma ha anche una funzione attrattiva > l’ultimo passaggio riguarda la storia dei pubblici. Nel caso dei corredi funebri dell’antichità, lo sguardo è quello dei defunti, ai quali si assicura la presenza di ammirare oggetti preziosi per l’eternità. Chi andava a vedere la collezione di Giustiniani? Aveva un gusto di suscitare la sorpresa > aveva coperto l’Amor vincitore di Caravaggio sotto un drappo verde > lo svelava al termine della visita. Un museo quale tipo di effetto può causare sui visitatori? 1. Formare il gusto e orientarlo -> ciò che deve essere conservato e ciò che non deve essere conservato > gli ogg. nei musei sono preziosi; 2. Rappresentare le identità > ruolo politico dei musei; 3. Contribuire alla memoria collettiva -> come e cosa deve essere ricordato. > pensiamo ai Musei Memoriali. -> Museo Shoa a Berlino = segna un dovere di ricordare, di non dimenticare -> l’arte come mediatrice > qui troviamo un’opera potente di un’artista Israeliano “ folle cadute “ di Galishman >un’istallazione commuovente e traumatica ( fanno rumore i dischi di metallo passando sui volti della società > e’ lacerante > l’Umanità schiaccia l’Umanità ) ; Il museo memoriale deve fare una scelta > 1 Esporre un Trauma -> potrebbe violarne una necessaria dignità; 2 Evocativo > scegliere pochi ogg. o opere d’arte mediatrici e stimolare la commozione ( A Hiroshima). L’opera d’arte e l’oggetto collezionato all’interno del museo ha quesa funzione di filtro e mediazione, secondo Pomian, tra la dimensione visibile ed invisibile. Il linguaggio che l’opera esprime è quello che usiamo noi per spiegare, l’opera stessa lo rende possibile, in generale la funzione dell’opera d’arte è quella di operare attraverso: • lo Spazio • il Tempo -> Ad es. l’Anfora Attica la conservo nella mia collezione e la guaderò attraverso molti punti di visto, mi commuove il suo essere un’oggetto capace di evocare la Grecia classica e la dimensione dell’antichità, che per la nostra cultura sarà sempre la culla della società. E’ corretto affermare che la collezione è un espressione dello sforzo, dell’impegno di un individuo o comunica dare ordine alle cose dell’universo. Il Museo esprime una certa versione del mondo -> la collezione come il museo orienta un gusto culturale ed e’ un aggregazione -> gli oggetti oltre a essere scelti ecc poi viene organizzata > per questo ci interessa -> come sono disposti gli oggetti? in modo cronologico o tematico? attraverso categorie ? Andrea Emiliani -> la museologia come estensione operativa della storia dell’arte che rivolge allo studio del museo e utilizzando gli stessi metodi della storia dell’arte li estende ai metodi di conservazione. • Storia del gusto > e’ fondamentale e riguarda la circolazione delle opere d’arte ; I musei e ele collezioni sono decisive. • Trasmissione di modelli > se studio Caravaggio e so che le sue opere sono state in parte realizzate in un tempo che aveva accesso a un determinato patrimonio, e’ fondamentale capire quale fosse il repertorio di immagini di opere ai quali poteva accedere e formare il proprio gusto > Caravaggio ha guardato l’antico si spiega con la disponibilità di opere d’arte antica delle collezioni Romane del primo 1600 -> collezione Giustiniani ci fa capire molte cose; se un mecenate ospita nella sua casa opere > mette a disposizione questi modelli per gli artisti ,ed e fondamentale -> certi collegamenti che noi facciamo spesso si facevano gia. La storia dell’arte si fa attraverso lo studio degli oggetti. • Elaborazione del canone > le conoscenze irrinunciabili -> Viene definita dalla critica e dei Musei > esporre o non esporre e’ un atto critico. Il Canone che abbiamo noi oggi non e’ lo stesso dei precedenti. • il rapporto con la classicista -> naturalmente possedere opere dell’antichità significava entrare in contato con questa dimensione di identità, alimentava un senso di appartenenza, riconoscendo il rapporto, riportandolo in vita -> Isabella D’Este > lei mise a confronto l’Antico con il Moderno > lei e’ la PRIMA COLLEZIONISTA MODERNA. Isabella si interessa alle opere della sua contemporaneità , confrontava stilisticamente gli oggetti d’arte e i dipinti > uso dell’opera, valore estetico e simbolico moderno. > Lo troviamo in seguito La storia dei Musei e la storia del collezionismo può essere considerata: • Fenomeno Antropologico >rapporto con la memoria > La donazione di Sisto IV 1471 al popolo Romano > la scelta degli oggetti definisce un patrimonio condiviso-> nel 1471 dona questi ogg. che inaugureranno i Musei Capitolini > questi simboli vengono associati all’appartenenza del popolo alla città; • Fenomeno Storico Culturale > la selezione > forma della conoscenza -> Museo Olandese di Henkeusen > raccolta di oggetti naturalistici come tartarughe e scheletri animali, la sua disposizione è un microcosmo per rappresentare il mondo naturale; • Fenomeno dei processi culturali > Collezione Giustiniani : dipinto di Luca Cambiaso 1570 > dipinto che Gherardo delle Notti dipinge nel 1617 > lo ha visto in collezione, essendo amico di Vincenzo Giustiniani; • Fenomeno sociale > influenza il gusto estetico e culturale e guida il nostro approccio verso il passato e il valore della tutela > costruire un Museo significa mettere insieme oggetti di cultura che aumenta il senso di appartenenza> il Museo di Teheran in Iran > c’e stato un momento di apertura verso l’occcidente ,prima di Comeini non e stata più accessibile al pubblico, i cittadini si ribellano; • Fenomeno Politico > Gran Galeri del Louvre ,dopo la Rivoluzione Francese aperto al pubblico > viene cambiato il nomee > da Museo Rivoluzionario a Museo Napoleonico -> propagandistico. La collezione è una forma di rappresentazione del sapere ed esprime una interpretazione del mondo e del rapporto tra l’uomo e il mondo. Citiamo altri 2 teorici identitaria della Museologia. Eilean Hooper-Greenhill > Inglese dell’Universita di Lenster, già citata ,che indaga i Musei contemporanei; prima scrisse un libro in Inglese che risale al 1991 “Museum and the shaping of knowledge “ -> si basa su un assunto teorico di fondo > il museo e una forma di conoscenza, di un’idea del sapere -> lei si ispira a un libro del 1966 di Michelle Foucault “ Le parole e le cose,Un’archeologia delle scienze Umane” parla del rapporto di significato delle cose rispetto alle comunità). Foucault -> ogni epoca storica ( definisce tre macro categoria > Rinascimentale,Classica 700, Moderna ) produce una rappresentazione della conoscenza, un episteme => Greenhill la riscrive > una storia dei Musei dal punto di vista della storia effettiva della discontinuità, aiuta Cicerone. > Cicerone parla di Brama > lo prende in giro ( ha bisogno di un consulente che lo aiutavano a capire gli oggetti da acquistare); 2. Collezioni Private > esclusive , riservate a determinate classi ( l’aristocrazia ); 3. Collezioni Virtuali > non tangibili -> immaginarie ( letterarie ,prodotte dalla immaginazione dello scrittore ) o Visuali -> dipinte. Del mondo antico abbiamo un esempio famoso che riguarda il Tempio di Lindo a Rodi 99 a.C > vengono elencati gli oggetti all’interno del tempio > 45 voci ( 37 leggibili) molto moderne > sembra un inventario del 500. E’ interessante perché c’è scritto: • il nome del donatore -> Eracle,Minossse ( personaggi mitologici ) o gloriosi come Alessandro Magno; • Descrizione del materiale ecc • lista di riferimenti a opere letterarie ,lettere ,documenti che riportano informazioni sull’oggetto. - > capiamo che questa collezione e’ per vantarsi > era un motivo di orgoglio per l’intera comunità=> senso di appartenenza. Inoltre, la stele riporta 4 epifanie di Atena : eventi miracolosi che hanno portato la Divinità a manifestarsi e ad intervenire in favore dei mortali. J.SHAYA: "To see the temple as a museum is to see it as a site that conferred authenticity on objects. It is to see that communities used such objects to express their ideas and interests; to see that an underlying logic governed collections of these objects; and to see that through these collections communities reified, affirmed, and broadcast their most cherished beliefs" (Shaya, 2005) 10/03 LE ORIGINI DEL MUSEO Abbiamo percorso le eta’ analizzate da Facault -> come punto di riferimento dei musei che ne sono espressione. Un collezionismo eclettico -> nel Rinascimento > un modo di guardare legato a riferimento a elementi estetici,cultura esoterica; La Nascita del Museo Moderno -> con la Nascita della Rivoluzione Francese > assetti culturali che ispirano la cultura enciclopedica > organizazione razionale; Un approccio piu ideologico / dinamico -> nell Ottocento > attraverso la cultura materiale > sempre piu vicino al nostro sguardo rivolto alla conoscenza; - Il museo equivale ad una rappresentazione della Conoscenza Abbiamo iniziato a parlare delle Origini, attraverso esempi celebri 1. Mondo antico / Greco Romano > > Tempio di Lindo a Rodi > noto grazie a una stele eretta dal popolo di Lindo per celebrare questi ogg. custoditi nel Tempio, ritenuti elementi di orgoglio e prestigio della città. La stele ne definisce aspetto e fonti e i presunti donatori > trattandosi di un Tesoro > sono stati offerti per omaggio a una divinita’. Alcuni di loro erano ritenuti di provenienza di personaggi del mito > serviva a accrescere l importanza misteriosa del Tempio Abbiamo parlato dell’accusa di Cicerone -> verso Verre > alla base c ‘e una bramosia , una forma di malattia e ossessione per il lusso e la bellezza che secondo il codice etico della Repubblica era incompatibile. Tutto questo ci serve ad aprire un nuovo livello di riflessione > collegare La collezione ha dei modelli politico-culturali che costituiscono anche documentazione tra il rapporto tra uomini e le cose , dei sentimenti che noi leghiamo a questo rapporto con il mondo materiale ; un rapporto che come abbiamo visto con Pomian, si alimenta di valori e di aspetti invisibili > quindi in una collezione un oggetto ha sopratutto una funzione di collegamento tra visibile e invisibile. Chiudiamo sul mondo Antico ricordando che l Arco di Costantino e’ stato cosi proposto da un grande storico : Elsner ( si e occupato di tardo antico e primo cristianesimo ) > per lui l’Arco di Costantino e’ una forma di collezionismo poichè essendo un monumento che nasce attraverso la compaginazione di oggetti di spoglio accuratamente scelti e disposti al fine di trasmettere un messaggio ( la continuita con i precedenti imperatori eccellenti per legittimare la propria presa di potere ) > lo considera un “ dispositivo” quindi un’oggetto finalizzato alla visualizzazione > con la combinazione dei vari oggetti assumono un nuovo significato { l’aggregazione degli ogg. genera un nuovo significato , quindi abbiamo vari livelli di lettura quando vediamo un museo o una collezione = primo livello, secondo livello che puo essere la storia, del come viene inserito l’oggeto nella collezione ma poi ci interessa andare a capire come quell’oggetto e stato utilizzato all;interno di una Collezione , e’ stato isolato? associato ad altri oggetti? e in che modo? } Gli oggetti di spoglio ,come l’Arco di Costantino ,che noi sappiamo anche isolare, collocati all’interno del monumento aprono un nuovo percorso storico-critico e enoi dobbiamo essere in grado di codificare i vari livelli Spoglio e culto delle reliquie > alle origini del collezionismo Medievale ( Elsner ) > l’Arco di Costantino come collezione di originali più antichi e non di copie , il fatto che Costantino scelga originali e molto importante. L’Originale porta con se un valore anche materiale, legato al suo essere proveniente da un particolare e documentato contesto. IL MEDIOEVO Questo excursus per farci capire che già esisteva questo fenomeno di collezionismo. Il collezionismo di reliquie e di oggetti Sacri. > la Ricerca di un possesso materiale in chiaro contrasto con una religione ( il Cristianesimo ) che invita a trascurare e non dare prevalenza alla vita terrena poiché si è proiettati verso una vita ultra-terrena. Il collezionismo come una pratica inconciliabile ai principi del Cristianesimo, un po lo stesso principio che vedeva il Collezionismo inconciliabile con la Roma delle origini ( accusa Cicerone a Verre , legata a un eccesso di importanza ai beni materiali ); Dunque capiamo bene che la forma di collezionismo ufficialmente accolta ,ritenuta leggitima nel Medioevo e ‘ legata alla reliquie > durante il Medioevo c’e questa pratica di venerazione delle Sacre reliquie,dei resti dei Martiri, e che ovviamente aveva una sua declinazione anche in base a delle gerarchie di importanza ( reliquie che erano state toccate da un Santo, o un resto umano proprio , il luogo ecc..). Ci sono pochi casi nella prima eta cristiana della conservazione monumentale,i cosidetti trofei, quindi noi abbiamo moltissime fonti della presenza,passaggio,trasporto di queste reliquie. Ovviamente c’era un mercato fiorente e in possesso delle reliquie era anche legato a un esercizio di potere. Le reliquie tracciavano anche una geografia sacra, del pellegrinaggio > viaggi faticosi che aumentavano lo scambio di oggetti e narrazioni,oltre che di persone. statue monete,bronzetti,putti ecc. > Cultura pre-umanisitica nel 1335 ,in Veneto. Queste sono testimonianze che noi conosciamo attraverso queste poche documentazioni pervenute > servono ad attestare che era una pratica diffusa. Dallo Scrittorio allo Studiolo > il passo che ci porta all Umanesimo. E’ questa fase pre- umanistica che ci porta alla rappresentazione del collezionista stesso, ( ad es. Studiolo Federico da Montefeltro ad Urbino e Isabella d’Este a Mantova e Fancesco I a Firenze piu tardo) Due matrici : 1. Origine Classica -> l’Atriolum di Cicerone - spazio riservato ,dedicato allo studio. Allestisce nel proprio spazio privato un ruolo che anticipa i caratteri dello Studiolo degli umanisti. Isolato dalla dimensione del negotium,ma finalizzato a un elevazione spirituale attraverso il dedicarsi ai valori,alla filosofia,al dedicarsi. Deve esseree,quindi,lontano dalla citta’ > lo Studiolo di Federico da Montefeltro e’ elevato,permette una prospettiva lunga sul paesaggio > questa lontananza si concretizza nello Studiolo di eta’ Rinascimentale attraverso la vicinanza alla natura > deve esserci un’apertura. La rappresentazione di uomini illustri come decorazione > Al di sopra delle tarsie ligne nello studiolo di Federico da Montefeltro. Sono uomini del passato, della trad. cristiana e contemporanea ( c’e Papa Sisto IV ) -> funzione di accompagnamento/medium cioe incoraggiano la contemplazione /ispirano l’Umanista /collezionista verso una riflessione virtuosa ( negli studioli trovermo le Virtu’ ). In questa fase non e solo un semlice possesso di cose, ma un progetto culturale con una finalita -> elevazione spirituale-culturale del proprietario> lo studiolo e’e privato,ha una finalta di autorappresentazione del proprietario, una costruzione di un progetto culturale che ha bisogno di essere alimentato dalla bellezza di oggetti semiofori e aiutato dai personaggi illustri. C’erano i piu svariati oggetti come cammei, oggetti preziosi, ritenuti fantastici legati al mito > il corno d’unicorno. Il modello Rinascimentale trova le sue radici nella tradizione classica e in 2. Tradizione Cristiana -> si riflette nella Cella monastica - spazio spoglio > luogo isolato ,di studio, preghiera e riflessione. Questi due hanno dei punti in comune 1. riferimenti ,motivi di ispirazione > Dio,fede,padri della chiesa, i grandi detentori della conoscenza,i filosofi/ uomini illustri che ispiravano Cicerone 2. luogo isolato per la contemplazione PETRARCA = L’interprete migliore di una nuova sensibilità verso la cultura classica che nel suo pensiero ha due caratteristiche 1. modello assoluto,inarriviabile 2. dev’essere custodita ,conservata e trasmessa i posteri Questa consapevolezza per la cultura antica incoraggia uno studio rigoroso e filologico, quindi una conoscenza,uno studio che non si sostanzia solo con la lettura delle fonti scritte ma che si estende all analisi della cultura materiale. Attraverso la lettura delle fonti e la comprensione,ricerca ,custodia del patrimonio materiale antiquario che va osservato ; Petrarca e anche promotore di un atteggiamento dello studioso che ricerca in maniera sistematica la contemplazione che si arricchisce dall’isolamento, della solitudine, condizione necessaria per uno studio proficuo. Questo approccio che si nutre anche di cultura materiale, la solitudine ecc favorisce -> LA NASCITA DELLO STUDIOLO. Esiste una trad. iconografica che rappresenta Petrarca come uomo di studio che sta in uno spazio isolato dove c’e uno scrittoio,dei libri e c’e una concentrazione sul singolo atto della lettura e studio . Un modello iconografico che si arricchisce nel tempo e sarà di modello per una serie di altre immagini > Tommaso da Modena ,Sala del Capitolo a Treviso } iconografia del Padre della chiesa simile a quella monastica e molto vicina all iconografia dello studioso d’antichità Petrarca. Palazzo d’Urbrino,con Studiolo di Federico da Montnefeltro -> si ispirera a tutto questo, stiamo parlando di SPAZI DI VITA e ci serve capire come erano arredati e frequentati da pochi eletti ammessi. ( Isabella studierà un preciso sistema per accogliere i suoi ospiti più illustri nel suo secondo studiolo sopratutto,moltiplica gli spazi non riservandosi piu solo allo Studiolo+ grotta > spazio che ha una volta a botte che simula una grotta naturale, quasi ad evocare l’idea dell’antico che esce dalla terra che lei iconserva sfidando il deterioramento del tempo ) ; Nella definizione dello studiolo è importante il rapporto con lo spazio esterno> guarda e permette di elevare lo sguardo a cio che sta intorno, la stessa decorazione a tarsie ,le vedute prospettiche >c’e un attenzione paesaggistica ,la dimensione naturale > continuo rapporto .confronto tra vicino- lontano,dimensione privata -esterna. Il modello di Petrarca Solitudine > questo elemento e’ un motivo di elevazione morale e lo studioso deve preferire le ore notturne perché la notte è particolarmente idonea grazie al silenzio > molto interessante che Petrarca faccia riferimento all’idea della Turris Speculationis > La torre che consente di osservare il mondo dall’alto e ovviamente come abbiamo gia detto ,Petrarca , fa costante riferimento a uomini virtuosi “ i sapienti “ come ritratti,effigi o evocati. Lo studiolo in questa fase storica sara’ sempre adiacente alla biblioteca,i libri sono una parte molto significativa e si trovano custoditi in prossimità dello studiolo stesso e in questo senso l’esperienza di Petrarca e’ indispensabile 3 elementi che Petrarca individua per lo studio virtuoso: 1. il Luogo > spazio dedicato,austero,sobrio dove ci sia solo l’essenziale 2. il Tempo > La notte > l’oscurita e il silenzio. 3. l’ Animo > la disposizione , l’apertura dell’animo che posssa accogliere la conoscenza e possa trasformarla in un percorso spirituale. Cosa sappiamo degli Studioli di Petrarca = 1. Vancluse,Francia : abbiamo una descrizione letteraria. Era esemplato su modello di quello di Cicerone, su un giaridino e poi aveva anche la grotta ( Isabella lo riprende ) 2. Arqua’ : spazio di cui abbiamo anche piante,lo possiamo descrivere, che ritroviamo in un testo di Liebenwein “ studiolo “ ; vediamo una stanza da studio,piccola perche deve essere raccolto come una cella di un monaco + giaridno esterno + loggia prevista > disicorso della Torris Speculationis Liebenwein : ● Uno spazio per Re e Poeti > proprrio Liebnwein suggerisce un collegamento con una precisa tradizione che si sviluppa nella Francia Francia del Trecento e che ha sorprendenti affinità con l’esperienza di Petrarca; ● Lo studiolo come celebrazione dell’individuo = testimonianza dell’Antropocentrismo; ● Un nuovo modello iconografico = ne definisce l’iconografia d ello studioso >e’ quella Prime forme di studiolo Carlo magno come possibile origine di studiolo. Quale è il prototipo di studiolo nella cultura rinascimentale? È proprio in Francia che nella cerchia pontificia e poi nella cerchia della monarchia francese, troviamo i primi esempi di studiolo. La parola studiolo è una parola che cominci a comparire tardi. Nel’800 le fonti fanno riferimenti ad uno studiolo come scrittorio. Solo più tardi troneremo ad una definizione netta del termine studiolo. Quale è il prototipo? Con ogni probabilità lo troviamo il primo nella corte dei Papi ad Avignone, nel 1337, in una torre troviamo una stanzetta 7x5 che è collegata alla camera privata, affacciava su giardini, sguardo lungo, in prossimità troviamo la stanza del tesoro, l’archivio e la biblioteca. Torre dell’angelo con lo studio del papa. Questo modello francese torna nel palazzo del re di Francia. Nelle residenze Monarchiche, Carlo V dispone di uno studio che possiamo considerare come un moderno studiolo. Castello di Vincennes. Carlo V aveva una stanza privata, orientata verso il bosco, insieme ad una cappella e l’oratorio. In una miniatura troviamo Carlo V come se fosse in uno scrittoio, una architettura che delimita dallo spazio circostante, lo troviamo intento allo studio. Lo studio e la preghiera lo ispira a governare bene. Chiara derivazione del modello monastico. Il modello francese è importante, legami importante con Francia e Italia durante il rinascimento, idea come cultura dinastica. Non ci dobbiamo scordare che i medici vedono il modello francese. Liebenwein, l’estude reale diviene il trono del monarca che impersonifica la sapientia, e diviene… Abbiamo fonti che ci dicono quale fosse la consistenza materiale di questa collezione. Christine de Pisan ci descrive cosa aveva Carlo V, cammei, pietre preziose, astrolabio, quadranti, mappamondo, gioielli, statuette, rosari, antidoti di veleno, figure di animali, oggetti di varia natura che si traducevano nella rappresentazione del mondo conosciuto, microcosmo che diventato rappresentazione. Il modello di Petrarca Il modello si definisce perchè ha le sue origini nella cultura francese. Petrarca nel soggiorno francese già sperimenta una prima forma di studiolo che già stabilisce un prototipo. La pratica della solitudo è legato ad una fatica culturale che serviva a raggiungere uno status. I tre elementi della solitudo di Petrarca. Nelle sue esperienze di studiolo sia a Vauclouse che ad Arquà, studiolo, loggia e giardino. Questo modello diventa un iconografia precisa. Petrarca viene rappresentato come uomo dotto all’interno di uno spazio che è sia arredo che architettura dove la visione sullo spazio naturale è fatto significativo importante. IL COLLEZIONISMO MEDICEO Fioritura del vero collezionismo rinascimentale. Casa medici ci offre l’affermazione culturale e politico dei medici. Il possesso dei medici di oggetti preziosi si definisce sia sotto il profilo socio culturale, sia sotto lo status politico, quasi a legittimare un esercito del potere che viene reso dai Medici come una naturale affermazione. Firenze accompagna la crescita di questa famiglia che diventa sempre più importante, anche se la città non li vede come veri e propri regnanti. Cosimo il vecchio, Piero il gottoso, Lorenzo il magnifico. COSIMO IL VECCHIO Cosimo che è colui che apre la pista del collezionismo dei medici, è interessante a due forme d’arte, all’architettura e alla scultura, l’architettura ha una sua funzione pubblica, trasforma il denaro pubblico in spazio per tutti. Per garantirsi il consenso dei cittadini, essere committenti di architettura significa anche avere il consenso. Coltiva la cultura anche nelle letture, ama Seneca, fino a collezionare oggetti preziosi. I documenti più significativi che ci aiutano a ricostruire la consistenza materiale e anche la qualità della collezione dei medici, partendo con un inventario preciso del 1418 a palazzo vecchio, descrizione di Cosimo il vecchio che è articolata in una camera, anticamera, scrittoio e un gabinetto come luogo di raccolta degli oggetti. Lo scrittorio è la prima forma di questo spazio e del collezionismo dei medici. Scrittorio che abbiamo già visto nelle rappresentazioni di Carlo V, era un modello quello che persisteva. Nello scrittoio di Cosimo conteneva libri, dipinti, monete antiche con iconografie legate al mito o con immagini di uomini illustri, documenti visivi e storico, rosari, mappamondo. Questa idea del microcosmo, collezionare tutto in uno spazio limitato, anche attraverso la rappresentazione grafica e del mondo conosciuto ecco perché troviamo un mappamondo, possedere equivale a conoscere e conoscere equivale a controllare. Secondo documento del 1456 e 1465, piccola descrizione e abbiamo info sulla collezione di Piero, studietto ornato di improntanti libri e altre cose degne. Arriviamo all’inventario del 1492 di Lorenzo il magnifico. Inventario ricco perché aveva ereditato i beni del padre e del nonno, ritroviamo gli oggetti che erano stato collezionati negli inventari precedenti. Troviamo molte opere d’arte, interessante come vengono descritte e come vengono valutate, opere di Giotto, van eyck, Petrus Christus. I dipinti fiamminghi sono molto importati perché gli artisti che frequentavano i medici potevano vedere opere di fiamminghi. Ci aiuta a ricostruire i percorso di influenze artistiche. Gemme, reliquie, oggetti naturali, orologi, reliquie, oggetti che per vari motivi venivano considerati importanti. Il passaggio importante che noi troviamo ce lo abbiamo con l’avvento di Piero il gottoso che è un personaggio negletto dalle fonti, ha governato la casa medici per una manciata di anni, uomo colto, condizione di salute che nn gli permetteva di avere un una vita pubblica, quindi aveva molte possibilità di studio, molto tempo. Lo scrittoio di Piero era piccolo, aveva una volta a botte ed era privo di finestre, aveva una decorazione a tarsie, e presentava altri elementi decorativi insoliti. Medaglioni sulla volta, realizzati da Luca della Robbia, che rappresentava i mesi e le figure astrologiche, idea di microcosmo, di rappresentazione del mondo, molto simile alle cattedrali medievali. Questa decorazione ci informa rispetto ad una evoluzione importantissima dello studiolo, rispetto allo scrittori, siamo arrivati a descrivere un luogo piccolo con una decorazione programmata allo stesso collezionista, diventa uno spazio ragionato. Filarete nel trattato du architettura ci apra dello studiolo di Piero il Gattuso. Sono oggetti che alimentano la curiosità del possessore, è una collezione viva. Oggetti esotici, oggetti lontani, oggetti semiofori. Con la scoperta del nuovo mondo troveremo oggetti esotici semiofori, mettere in relazione il visibile con l’invisibile, accendere la Curiosità. (Tondi di luca della robbia,, Victoria and albert museum) i riquadri rappresentano i lavori dei mesi e i lavori. Piero con la sua esperienza ha avuto un grande impatto, un ruolo decisivo anche su Lorenzo. Lo scrittoio è il cuore di casa medici. LORENZO IL MAGNIFICO Lorenzo lega il suo nome e la sua fama con questo suo essere amante delle arti, ma anche la pratica delle arti, è figlio di Piero e riceve una formazione umanistica molto solida, studia le lingue classiche, ma si appassiona che alla letteratura in lingua volgare. Quando è molto È molto interessante aprire una finestra sulla questione della collezione medicea come luogo di studio del tempo, Lorenzo viene conosciuto più che come collezionista, come mecenate, come committente, per essere stato un grande promotore dell’arte nell’epoca, la figura di Lorenzo è legato alla formazione del giovane Michelangelo, Lorenzo aveva costruito un rapporto affettuoso con Michelangelo. Nel passo di Vasari sulla formazione di Michelangelo capiamo quanto fosse importante lo studiolo di Lorenzo. Lorenzo chiamava spesso Michelangelo per fargli vedere le cose di pregio che colleziona, lo tratta come un figlio. È un passo molto interessante. Quegli oggetti colpiscono la formazione del giovane Michelangelo, la prima opportunità dell’accostamento dell’antico. Ecco la cultura dello studiolo, se ti stimo, se entri tra le persone a me più vicine avrai anche l’accesso allo spazio più importante. Questa breve descrizione ci fa capire delle cose interessanti. Ci sono stati degli studi che hanno studiato come possano questi oggetti aver influenzato Michelangelo, il cosiddetto sigillo di Nerone ad esempio nella collezione medicea. Suggestioni che possono aver colpito il giovane Michelangelo, come oggetti possono aver dato ispirazione ad artisti che si sono ritrovati a frequentare determinati luoghi della collezione. I tondi che ornavano il cortile di casa Medici, imitando iconografie che erano presenti nei cammei di casa medici, potrebbero aver ispirato il giovane Michelangelo. Lo storico dell’arte si deve domandare quali sono le esperienze che essi fanno. Cosa guardava Michelangelo in casa Medici? Capire l’immaginario che l’artista ha costruito fin d giovane per costruire modelli e riferimenti. Particolare della tazza Farnese. Le opere si studiano nella loro storia integrale, l’opera continua ad avere una sua vita nei suoi passaggi di proprietà, l’opera lascia una traccia di se nelle culture, come ad esempio la tazza Farnese che ha fatto un percorso straordinario, i passaggi di proprietà. L’opera d’arte si deve studiare anche nella sua capacità di avere influenza e potere nelle questioni successive. Le collezioni sono luoghi di cultura, la presenza degli oggetti presenta momenti di aggiornamenti di esperienze culturali che lasciano un segno. Tornando alla collezione medici, in particolare quella di Lorenzo, bisogna sottolineare un'altra cosa. I medici guardano molto al nord Europa, bisogna stare attenti alle nostre geografie culturali bisogna rivederli perché gli scambi che c’erano in questo periodo sono molto più intensi di quello che si pensi. In generale il collezionsimo dei medici inteso come status, come pratica culturale e sociale, utile a costruire un certo prestigio, risentiva della autorevolezza di cui godeva l’ambiente francese. Abbiamo diverse testimonianze di un modello di ispirazione dal collezionismo francese soprattutto di Carlo il Saggio che potrebbe aver lasciato una traccia nel collezionismo dei Medici. Un possibile modello del grande collezionismo italiano del 400 potrebbe essere quello della collezione di Jan de …, grandissimo mecenate e appassionato di anticaglie, gemme,cammei, animali esotici. Lo conosciamo perché è stato il committente di …….. Nella collezione cera un reliquiario della sacra spina che è di provenienza della collezione francese. Di jean abbiamo molte testimonianze della consistenza della sua collezione, abbiamo una tomba a cassa che rientra in quel genere tipicamente nordeuropeo, ci sono una serie di simboli, orso a cui si associava il committente. Nel suo sepolcro troviamo una iscrizione che fa esplicito riferimento alla sua raccolta perché nell’iscrizione ce un preciso riferimento agli oggetti,”ho posseduto tutte queste cose e ora le lascio andare”. Molto interessante perché nel definire se stesso si qualifica come collezionista, ecco che l’idea che la colleziona costruisca l’identità, che fosse un effettivo strumento che serviva a costruire uno status sociale e culturale, è chiaramente confermato. Questa tomba è celebre per la figura anche dei dolenti. I modelli francesi rinascimentali, studiati poco in Italia, costruiscono delle coordinate importanti per il rinascimento italiano. Il prestigio di queste collezioni del nord Europa le dobbiamo tenere in considerazione. Il collezionismo mediceo quindi è molto significativo perché possiamo considerarlo come il primo esempio di collezionism dinastico rinascimentale,, cioè particolarmente legato ad una famiglia che si trasmette di padre in figlio, che cresce nel tempo, accompagnando l’ascesa politica e social di questa stessa famiglia. Possiamo persino dire che questa pratica abbia contribuito a far cresce il prestigio della famiglia. Questo passaggio delle generazioni ci fa capire non come il collezionismo si evolve in un periodo in cui la pratica del collezionismo diventa consapevole, strumento meno dilettantesco rispetto a quello di Cosimo. Idea che viene appositamente ideato e creato e decorato per custodire la collezione. ACCENNO STUDIOLO DI FEDERICO Nel frattempo nel resto i itali succedeva altro.in quella manciata di anni, 1450-70, ad Urbino si andava costruendo uno die luoghi più importante, più suggestivi del rinascimento italiano, il palazzo Urbino che sarebbe diventato una delle corti più ricche e stimolanti dell’Italia del rinascimento, luogo frequentato per volontà dagli stranieri, dagli artisti che provenivano dall’Europa del nord di cui parlavamo, ma è anche luogo dove si collezionavano anche oggetti nordici. Questo eclettismo lo possiamo ricostruire con una serie di luoghi e e di spazi. È un palazzo irregolare che si adatta ad una conformazione urbana irregolare, è un palazzo che nella sua conformazione ha una continuità tra spazio abitato e paesaggio. Dobbiamo oltre che quel modello che abbiamo visto con Petrarca, com le primissime forme di studiolo le riaviamo anche ad Urbino. Lo studiolo è un luogo molto piccolo per scelta, doveva essere piccolo perché doveva essere il cuore di un palazzo, è soprelevato, idea della turris speculationis, ha una prossimità con una loggia dalla quale possiamo vedere il contado. Il modello di Petrarca a rimane intatto, è un modello ancora forte. Nella personalità dello stesso Federico, l’uso dell’oggetto si adeguerà a quelle che saranno le prerogative del collezionista e del proprietario. ISABELLA D’ESTE Isabella deste, marchesa di Mantova, 1474- 1539. Isabella ha una storia che comincia a Ferrara che era una delle grandi corti del rinascimento Italian, già all’epoca è un ambiente stimolante, ricco di progetti e figure rilevanti, di modelli che aiuteranno Isabella ad elaborare una sua visione. Isabella dobbiamo legarla ad una visione vita politica e sociale molto viva, vive principalmente a Mantova dove si lega ad un uomo difficile, molto impegnato nella campagne di guerra, obbligandola anche a prendere le redini del governo, assumendo delle responsabilità complesse; sarà una madre affettuosa e coraggiosa, dove dovrà scendere in conflitto con il marito per difendere i figli. La conosciamo principalmente come committente capricciosa. Ha avuto una infanzia felice, molto legata alla madre Eleonora d’Aragona, donna molto importate, era figlia del re di Napoli, e figlia di Ercole d’Este. Isabella studia materie umanistiche. Un primo rapporto con la vita positivo, legato alla bellezza dell’arte, alla cultura, ha un amore per la musica, lei stessa praticherà musica, e si appassiona al liuto, scrive versi in musica e viene affidata a dei tuti che la istruiscono in questo senso.è un aspetto molto importante della sua formazione. In casa di Isabella quindi ed appena di uomini, colori, immagini diversi, quindi è una bimba felice. Poi capita che, essendo figlia di una famiglia così importante, le viene imposto un matrimonio di interesse. Nel 1490 sposa Francesco Gonzaga. Erano legati da un accordo precedente, quindi si trasferisce alla città di Mantova. Lei rimarrà sempre legata alla sua città natale, dove c’è la madre, Isabella viaggia molto, approfittando spesso dell’assenza del marito, spesso Studiolo di Belfiore Lo studiolo di Belfiore è uno studiolo più grande ed elaborato, più evoluto degli esempi fiorentini. Totale di 54 m2. C’erano i dipinti con muse e tarsie lignee, intagli che erano oggetti raffinati e costosi. Il lavoro di ebanisteria è un lavoro molto prezioso, molto spesso le cornici erano più preziose del dipinto stesso. Lo studiolo di Belfiore aveva lo scopo di celebrare Del buon governo e dei successi del committente. Lo studiolo è lo specchio del suo proprietario. Scendiamo nel dettaglio degli studioli di Isabella. GLI STUDIOLI DI ISABELLA Mantova era una corte frequentata da artisti di altissimo livello, quindi Isabella era incuriosita da queste presenze, da questi artisti. (Mantegna con i suoi trionfi e la camera picta). Il luogo che celera la prima stagione mantovana di Isabella è il castello di San Giorgio. Isabella trova lo spazio adatto per il suo studiolo? Non ci stupisce il fatto che ritorni la struttura solita degli studioli che abbiamo visto, struttura sopraelevata, veduta del paesaggio circostante. Lo studiolo di Isabella è piccolo con una finestra ed un balcone, torna l’idea di dover guardare al di fuori. C’erano degli armadi, una decorazione a tarsie, una decorazione a maioliche e una in marmo. Isabella per questo modello si ispira a cosa? Ci sono diverse ipotesi: - Nel 1495 Isabella torna a Ferrara, intanto che Eleonora avesse riarrestato i suoi appartamenti, potrebbe aver fatto avere delle idee interessanti a Isabella per la decorazione del suo studiolo; - Altro modello che sicuramente è importante, è il cortile del belvedere del Vaticano (il progetto inizia nel 1491, am è un progetto che cresce). Il tema che domina lo spazio è il confronto tra vizi e virtù in cui Isabella vuole rappresentare se stessa, mettere se stessa, celebrare se stessa, in un tempo che le impone continui sacrifici e difficoltà. La particolarità di questi studiolo è che le non si accontenta di uno spazio, lei appena può prevede una seconda stanza, che è la grotta. Da subito pensa ad un ambiente gemello, una grotta perché è un ambiente che ha la sua volte a botte, ambiente più oscuro, dove lei ama custodire oggetti antichi, un luogo più freddo che evoca quasi una grotta naturale, questa vicinanza anche dalla terra da cui venivano scoperte le sculture. Questa grotta aveva più o meno le stesse dimensione dell’altro studiolo, piccolissima finestra, ma più bassa rispetto allo studiolo primario, soffitto ligneo e stipite in marmo veneziano. Isabella decide di mettere il suo studiolo sulla torre, ambiente piccolo, piccola finestra, veduta della natura, esattamente come il modello di Petrarca, è proprio una tipologia adattata che torna ad essere praticata. Al piano di sotto si trovava la grotta. Molte delle informazioni he abbiamo della raccolta di Isabella vengono dagli inventari, dall’ inventario tardo del 1542. 21/03 LEZIONE 7 ISABELLA D’ESTE 1479- 1539 PT.2 Abbiamo molti documenti su Isabella, scriveva molto, era una cartomane, scriveva molte lettere e ne abbiamo la testimonianza ancora scritta e documentata, la maggior parte nell’archivio storico di Mantova. Dal punto di vista anche dei gender studies, Isabella è un esempio molto importante, ad esempio corrispondenza tra Isabella e Eleonora da Aragona, sono degli esempi di testimonianza della formazione della giovane donna indirizzata al matrimonio. Leggendo la corrispondenza di Isabella possiamo ricostruire la sua vita. Uno degli aspetti importanti che dobbiamo ricordarci è che non dobbiamo disgiungere la collezione dalla loro storia. Isabella mantiene rapporto con Andrea Mantegna fino alla morte dell’artista, ci sono le lettere. Dobbiamo ricordarci che cosa ha visto Isabella, ha visto un passaggio d’epoca, non solo dal punto di vista degli equilibri (sacco di roma, scoperta dell’America, ha visto già molto del rinascimento alto, sono stati già realizzati i capolavori del rinascimento), quando muore Isabella siamo in pieno manierismo, dobbiamo vedere le date; Isabella pretendeva che gli altri artisti dipingessero ciò che lei vuole. Da un parta Isabella ha un atteggiamento da committente del passato, si scontra con degli artisti che iniziano ad avere consapevolezza dello loro status, rivendicano piena autonomia, poi in realtà lei si spinge avendo contatto con altri artisti più moderni, come ad esempio Correggio, artista di una generazione molto più avanzata di Leonardo, Mantegna, Perugino. Isabella era molto esigente, donna di potere e quindi esercitava questo potere in quesa dimensione che lei ritiene più gratificante. Si forma sotto la politica dell’equilibrio costruita da Lorenzo il magnifico, crea anche lei questo sistema di gestione, in cui si forma il magnifico rinascimento italiano. I piccoli marchesati erano degli stati che avevano la loro autonomia e che avevano le loro corti. Rompendosi questo equilibrio si rompe questo sistema culturale. Lei poi ha visto le conseguenze della rottura di questo equilibrio sullo scacchiere politico italiano. Quando parlavamo di Mantegna che realizza I Trionfi di Mantova, cultura antiquaria che permeava la corte di Mantova, nel frattempo Isabella colleziona queste anticaglie che lei ritiene ossessione, “questa ossessione di collezionare le cose antique”. Quando Isabella raggiunge roma nel 1514-5, poi negli anni del sacco 1527, potrà godere delle cose antiche di Roma, è una vera una rivelazione per lei. Intensificherà poi questo suo desiderio di ricerca delle cose antiche, che raccoglieva ed acquistava grazie ai suoi collaboratori, si procaccia oggetti anche dall’antico Grecia, ma uno de suoi limiti e vincoli con cui doveva confrontarsi erano le disponibilità economiche, perché non aveva una disponibilità immediata, era donna e moglie e quindi non poteva predisporre di un patrimonio economico che potva utilizzare come voleva. Quando non riesce ad acquistare oggetti importanti cerca di procurarsi artigiani che possono replicare un’estinzione oggetti, incita quindi la messa di pratiche di copiare. Questo gusto dell’antico verra ripreso nelle arti. Il gusto dei collezionisti influenza poi la collezione. Riguardo alle lettere che si conservano. Le lettere ci fanno capire il comportamento, l’atteggiamento del personaggio. Lettera del ritrovamento del Laocoonte, lettere di Sabadino degli Arienti, 1506. “Per essere vaga de la pictura et statuaria vetuste”. (Lo storico cerca la storia delle persone, Marc Bloch e gli orchi). Isabella scrive a Perugino nel 1503, documenta uno dei dipinti del famoso studiolo, questa Lettere accompagna anche i contratto, un contratto molto vincolante. (La poetica nostra inventione, il programma iconografico). Guida la mano del pittore, gli chiede di rappresentare esattamente quello che lei ha immaginato, è una descrizione fortemente dettagliata. Ci sono state delle ipotesi di ricostruzione, il suo primo studiolo lo allestisce nel castello di San Giorgio, poi si sposta nella grotta vecchia, e li allestisce un nuovo studiolo, sistema le cose, cambia il concetto della grotta, si avvale di un giardino nel quale dispone anche delle sculture ed in questo suo secondo studiolo lei fa sentire l’influenza che aveva avuto il viaggio a Roma, l’ammirazione del giardino del belvedere, quindi anche la raccolta. Quale è il senso del ciclo? È un auto celebrazione di Isabella, si considerava a una musa, amava l’arte a 360 gradi, era un corte vitale. Questa ricorrenza delle ari e delle vortici è una cifra stilistica del mecenatismo di Isabella. Lei chiede temi sicuramente influenzati dalla pittura perdita che di per se è importante. Tra Le prime dispersioni di eccezionale rilevanza c’è quella della collezione Gonzaga. Isa muore nel 1539. Nel 1627 l’ultimo erede, l’ultimo signore di Mantova, Vincenzo II Gonzaga muore senza discendenti e la collezione si disperdono. La collezione andrà nelle mani di un parente lontano, Carlo I di Nevers. Questo passaggio viene messo in discussione dai potenti che vedevamo malamente questo avvicinamento , e ne deriva un conflitto. Carlo cerca di tutto per tenersi i beni e lo stato di cui diventa erede, quindi per dare quanti più soldi possibili per finanziare questa guerra, vende tutto perché non dà una grande importanza alla collezione. Prima della morte di Vincenzo molte corrispondenze cercavano di usare il tema dell’arte per ottenere dei favori, degli appoggi politici. La risposta che va data a “come mai le opere di isa sian finite al Louvre?”. Furono legittimante donate al cardinale Richieleu, e questo evento è successo molto prima della morte di Vincenzo. Durante la fine della dinastia, era importante accaparrarsi degli alleati politici. Gia documenti del 1624 abbiamo documenti che ci attestano questa donazione. Nell’ inventario dopo la morte di Vincenzo Gonzaga, non troviamo i quadri di isa. Ci troviamo nel 1627. Quindi già nella prima metà del 600 questi abbandonano l’Italia e raggiungono la Francia. Questo è sempre un fenomeno di dispersione. Subito dopo la morte di Vincenzo, Carlo di Nevers si libererà di tutto il resto. Questa vendita viene affidata ad un intermediario, Daniel Nijs, un mercante fiammingo che operava a Venezia, si occupava della compravendita di quadri. Questo mercante vende la collezione Gonzaga e ne trae un enorme profitto. Il re d’Inghilterra Carlo I nel 1629 acquista il resto della collezione, alcune opere sono rimaste in Inghilterra altre in giro per l’Europa dopo l’esecuzione di Carlo I nel 1649. Il prezzo si sceglieva in base a: - Gusto; - Rarità di un oggetto, rispetto al valore sono interessanti le copie dei maestri più ricercati, come Caravaggio, vittima di un fenomeno di imitazione. Gli artisti proteggono le loro invenzioni,ovviamente per opere destinate a collezioni private; - Esclusività; - Stato di conservazione. MARGHERITA D’AUSTRIA 1480- 1530 Costituisce una collezione di grande prestigio. È stata una donna di grande autorevolezza e potere, figlia dell’imperatore Massimiliano. Lei si distingue per la sua passione collezionistica, allestisce una raccolta nel palazzo di Mechelen, residenza legata alla insatiable imperiale. Nel caso della corte di marghe abbiamo documenti importanti. Essendo una corte imperiale, c’era la possibilità di procacciarmi oggetti rari con una facilita che Isabella non aveva. Tanti oggetti provengono dal nuovo mondo, un fenomeno molto precoce, siamo nei primi anni del 500 e l’America è stata scoperta da poco. Una caratteristica di questa raccolta è la sua disposizione. Non è contenuto in un unico spazio, ma è distribuita in tutto l’appartamento. Ci sono vari ambienti, cabinet apres le jardin. L’inventario ci racconto molto di piu del semplice elenco degli oggetti, ci dicono la provenienza, lo stile, del valore, della qualità. Ci sono opere di tante scuole diverse, la ricchezza della collezione. Questa collezione è interessante perché è coeva a isa ed era un possibile modello che non dobbiamo ignorare o sottovalutare perché tale era la circolazione dei modelli che si aveva notizia di questa raccolta, era scontato che nel pensare e costruire una collezione, un collezionista volesse emulare qualcun altro. ALFONSO I D’ESTE È noto soprattutto per i suoi famosi camerini che si trovavano nel castello di Ferrara e che lui fa decorare a grandi artisti del suo tempo. È vasari che ci parla di questo camerino di Alfonso. Le info sui camerini di Alfonso ci vengono date soprattutto da un fenomeno di dispersione. Questa collezione viene dispersa poiché nel 1598 la devoluzione di Ferrara, un momento molto importante in cui lo stato della chiesa acquisisce il ducato; quindi Ferrara perde la sua autonomia e i collezionisti bramosi fanno si che le opere più importarti vegano requisite portate altrove, qui gli oggetti più importati erano I Baccanali. Nel 1598 si accorgono che le tele più importati erano stat espropriate già da Pietro Aldobrandini. (Ill festino degli dei, offerta venere, bacco e Arianna e Andrii). L’inventario aldobrandini del 1603 troviamo già le tele di I Alfonso I d’este. Lettera di Annibale roncaglia, agente del duca Cesare, vede i camerini vuoti con due professioni che conoscevano il luogo cosi capiscano cosa era stato preso. I camerini andavano a creare un vero e proprio appartamento i cosiddetti “appartamenti camerini”. - Camerino di alabastro decorato con temi della classicità, tutto in alabastro, realizzato da Antonio Lombardo; - Camerino dei baccanali. Con la devoluzione di Ferrara , agli inizi del 600 si apre una nuova stagione pittorica, cioè la pittura veneta arriva a roma in una delle collezioni più importanti e diventa essa stessa scuola di pittura. La storia delle opere anche a grade distanza tempo, generano nuove storie. Quindi quando studiami Poussin, Carracci e ci domandiamo la loro formazione, dobbiamo capire che opere hanno visto. L’arrivo dei bacccanali ha segnato una svolta per gli artisti e per i collezionisti che erano i committenti degli artisti. (Differenza tra studiolo e camerino: - Studiolo è eclettico e lo studiolo è rappresentazione della personalità del collezionista; - Camerino. ) COLLEZIONISMO NEL RINASCIMENTO rispetto al gusto dell’antico Il fenomeno oscilla tra due comportamenti opposti, da una parte la bramosia di possesso, e dall’altra parte la consapevolezza che più cresceva il collezionismo antiquario, più patrimonio antiquario si disgregava. Si comincia ad avere un senso di tutela del patrimonio, lettera di Raffaello a Leone X è uno dei capisaldi della tutela di questo paesaggio archeologico. È una denuncia verso una esigenza di tutela anche per l’abbandono in cui versava roma. Ci sono almeno 3 momenti cruciali di questo processo: 1. Donazione di Sisto IV nel 1471, più restituzione che donazione, dei bronzi nelle collezioni capitoline. Sisto IV fa questa donazione alla città di Roma, questo gesto viene ricordato sistematicamente perché è considerato come l’atto fondativo di quelle che saranno le collezioni capitoline; i musei capitolini saranno fondati nel 1734, è il primo museo pubblico; questo gesto di Sisto IV di donazione alla città di Roma, coincide con un momento in cui il papato cerca di riformular il concetto di patrimonio Rapporti diplomatici I rapporti sono legati a tutti e 5 le potenze dell’Italia. Ruolo di Piero della Francesca Dedica che fa piero a Guidobaldo, donazione de testi e dei volumi è importante, ricorda per la questione della biblioteca. La datazione dello studiolo è del 1476. Le fonti sono solo due che descrivono lo studiolo vespasiana da bisticci e Bernardini baldi. Il tema è legato a vita attiva e vita contemplativa. La biblioteca È un corpus enorme. L’acquisizione viene fatta in vari modi (slide). La collezione libraria di Federico si trova ora nella biblioteca vaticana. 28 aprile 1631: Morte di Francesco Maria Il della Rovere, ultimo duca di Urbino 77 AVEVA proibito nel suo testamento la dispersione e la vendita dei volumi della biblioteca di Palazzo Ducale. 7 agosto 1657: Alessandro VII Chigi con un Motu Proprio dispone che “detta Libraria con ogni diligenza [...] sì conduca da Urbino a Roma et honorevolmente sî riponga nella Libreria Vaticana, in luogo separato e cospicuo, con ornamenti corrispondenti e con l'armi della casa Della Rovere, et.ivi sia e si conservi a perpetua memoria di detta Casa, con monimarsi sempre la Libreria de'Duchi di Urbino" Il Palazzo Ducale di Urbino 1450: inizio dei lavori 1465-1472: Luciano Laurana (1420-1479) © dalmata. Conosce le esperienze architettoniche di Brunelleschi e Leon Battista Alberti; da sa Viene nominato nel 1468 «ingegnero e capo di tutti lì maestri»; cortile interno del palazzo: «il capolavoro assoluto del rinascimento architettonico italiano per ritmo e armoniosa maestà» (Antonio Paolucci) Dal 1472: Francesco di Giorgio Martini (1439-1501) * formazione senese, alla bottega di Lorenzo di Pietro (padronanza di tecniche diverse); *. straordinaria versatilità (pittore, scultore, ingegnere, architetto). È impegnato nel progettare opere civili, idrauliche e militari a difesa del Ducato; tra il 1469 e il 1472 fu «operaio dei bottini», ingegnere sovrintendente gli acquedotti sotterranei della città. N.B. Si presume un intervento essenziale alla progettazione da parte di Federico in tutte le fasi NATERIALE DIDATTICO LO STUDIOLO Sulle fonti è interessante notare come ci siano solo due testimoni oculari che presentano una descrizione: 1. Vespasiano da Bisticci (1421- 1498): discorsosulal decorazione pittorica, parla di Giusto di Gand; 2. … Le tarsie Armadi, cassapanche, virtù (Fede, Speranza e Carità) nelle nicchie, nella quarta nicchia viene rappresentato Federico. Gli oggetti sono disposti casualmente, oggetti vari, strumenti musicali, illusione prospettica. Perché sono stati inseriti questi oggetti? Il programma iconografico è complesso, la tarsia con la finestra si aprono queste due nicchie dove vengono rappresentate le armi e dei volumi, c’è questa polarità cruciale nel programma iconografico dello studiolo. Sembra che il duca si sia spogliato della corazza per dedicarsi allo studio. È un equilibrio tra le due dimensioni. Si ricollega allla sapientia e alla fortitudo. A federico viene attribuito un peso diverso rispetto alle tre virtu. Virtutibus iter ad astra, federico è un exemplum dell’uomo virtuoso. Tutto il programma iconografico è legato a questi passaggio di concetto attraverso le immagini. Gli uomini illustri Il ciclo doveva interrompersi al livello dell’ingresso nella loggia, doveva esserci i doppio ritratto di Pedro Berreguete. Gli uomini illustri al Louvre 1631 Antonino Barberini preleva i finti e le tavole rimangono fino al 1812 nell’ collezione Roman dei Barberini. Scorra colonna e campana, 1861 Napoleone III li compra e li espone al Louvre. Il programma iconografico Perché uomini illustri? Dove possiamo trovarli ritratti simili? Federico adatta un modello culturale già radicato che incoraggiava il dialogo con personaggi autorevoli. Ci sono delle Come si evolve la storia del collezionismo? Abbiamo una prima fase pionieristica e che sarebbe quella che corrisponde all’epoca dello studiolo, la sua affermazione in determinati contesti. Verso gli inizi del 500 vediamo che il collezionismo comincia a lasciare quella caratteristica di esclusività, comincia ad essere pubblico infatti abbiamo una seconda fase che porta alla moltiplicazione degli spazi del suo ruolo, giardino, la collezione comincia ad invadere l’intero edificio e l’intera abitazione nella loro complessità. Fine 500 inzio 600 comincia a crearsi la galleria lo spazio espositivo per eccellenza che nasce in Francia e che verra moltiplico nelle collezioni italiane. Verso il museo Il museo di Paolo Giovio sul lago di Como Villa ispirata a modello antichi, realizzata su modello della villa di Plinio il giovane. Le caratteristiche sono: ci sono elementi che si raccordano agli elementi dello studiolo come gli uomini illustri e anche una attenzione storiografica di organizzazione dei dipinti, degli stili che ci porta ad un ragionamento più maturo sul senso stesso del collezionismo, elaborazione di tipo storiografico del collezionismo, vediamo una consapevolezza maggiore, una consapevolezza critica che comincia ad affermarsi già una capacità di comprensione del fenomeno artistico. Da qui a poco avremo le prime edizioni delle vite di Vasari ,un ragionamento di tipo critico su fare arte, rapporto tra storiografia e collezionismo, valutazione critica e collezionismo. Es. Isabella d’este già lo anticipa con i confronto tra antichi e moderni. Nel 1565 viene scritto il primo trattato di museografia da un medico olandese Quiccheberg, documenta il criterio di orientando della collezione di Alberto V di Baviera. Da un ordine, un senso alle opere, (opere arte sacre, strumenti musicali, oggetti esotici, dipinti), definisce delle regole per organizzare la collezione, si comincia ad uscire dal programma dello studiolo. C’era un gusto eclettico di combinare oggetti diversi tra loro. Alla fine del 500, 1584, viene aperto il primo vero spazio esposto al pubblico che è la tribuna degli Uffizi, questa apertura è la prima vera raccolta dinastica messa a disposizione del pubblico. È un luogo architettonico destinato ad una collezione in modo esplicito che viene concepito per essere fruito da possibili spettatori. La tribuna degli Uffizi La Tribuna venne realizzata fra il 1581 e il 1583 dall’architetto Bernardo Buontalenti per “tenere le più preziose gioie ed altre delizie onorate e belle che abbi il Granduca”, Francesco I de' Medici. Secondo la concezione del museo di allora, non doveva esporre solo opere d’arte come sculture e pitture, ma anche oggetti straordinari e curiosi, provenienti dal mondo naturale. Una WunderKammer (camera delle meraviglie) concepita come uno scrigno prezioso, condensato di conoscenze. La struttura, a pianta ottagonale, svetta dai tetti degli Uffizi e richiama esternamente, celebri edifici dell’antichità classica, come l’antica Torre dei Venti di Atene, e dell’età cristiana, come i Battisteri e le Basiliche. L’architettura della Tribuna è pervasa da riferimenti simbolici. La cupola, richiamo alla volta celeste, esternamente presenta una lanterna sormontata da una banderuola di ferro legata ad una lancetta che ne riproduce gli spostamenti su una rosa dei venti all’interno. La lanterna ha anche una funzione di meridiana: sia gli Equinozi che i Solstizi erano “a loro tempo assegnati quando veniva il Sole a questi punti, passando il lume Solare per certo luogo forato”. “Quel sovrano artifizio” faceva conoscere con certezza i meccanismi celesti, anche a chi era “poco pratico di pianeti, del moto del cielo e delle stelle”. Francesco I aveva concepito la Tribuna, da un punto di vista di arredi e fregi, come un luogo che rappresentasse i quattro elementi del mondo naturale. L’elemento Terra era reso dal pavimento che l’architetto Bernardo Buontalenti realizzò disegnando una raggiera a 8 spicchi-simile ad un grande fiore-composta da marmi policromi intarsiati (con alabastro dell’Africa settentrionale, porfido verde della Turchia, porfido d’Egitto) e raffigurazioni di piante e animali che il naturalista Jacopo Ligozzi dipinse lungo lo zoccolo, andato perduto. L’elemento Acqua fu evidenziato dalle 5780 conchiglie di madreperla della specie pinctada margaritifera, fatte arrivare appositamente dall’Oceano Indiano, e incastonate su un fondo tinto con lacca di cocciniglia, ottenuta – com’era d’uso - da milioni di piccoli insetti, sotto al quale furono stesi 130 metri quadri di lamina di foglia d'oro. Infine l’elemento Fuoco fu messo in risalto dalle pareti ricoperte da pregiati velluti rosso cremisi con frange dorate. L’elemento Aria lo ritroviamo nella svettante lanterna aperta ai venti e nelle otto finestre che si aprono in alto sulle pareti rischiarando l’interno. L’effetto è quello di uno scrigno che si apre al visitatore in tutto il suo splendore, fino quasi a stordirlo. La Tribuna è stata il cuore dell’esposizione delle collezioni medicee ed è l’ambiente che ha forse visto più riallestimenti e riadattamenti nel corso dei secoli. Sculture antiche al centro e dipinti di grandi dimensioni alle pareti animano ancora oggi il suggestivo spazio circolare avente il suo fulcro nella celebre Venere, qui giunti da Villa Medici sul Pincio nel Seicento. Goggi oggetti erano disposto in alte pareti, secondo un ordine ben precise, su mensole, e i ripoti e Iano disposti su dei registri sovrapposti. La descrizione ci viene fornita da Bocchi in “le bellezze della città di Firenze”. Passaggio che segna una sensibilità nuova. Siccome alle persone piacciono le cose belle e il granduca permette a chi è interessato di venire, questi oggetti stanno meglio o in una galleria piuttosto che in una piazza perché vengono protette dagli agenti atmosferici, è bene che sia un pubblico ed è altrettanto bene che ci sia uno spazio chiuso dove sono protette e custodite. 04/04 DALLE WUNDERKAMMERN AL COLLEZIONISMO SCIENTIFICO È il primo step per parlare di musei di scienza, musei scientifici. La wunderkammern , significa la camera delle meraviglie. Uno spazio all’interno del quale troviamo naturalia ed artificialia. È un progetto che si sviluppa metà del 500. È uno degli spazi in cui troviamo l’incontro degli elementi naturali(coralli, piante, animali essiccati) e degli elementi artificiai (elementi fatti dagli uomini stessi ritroviamo la natura nel senso che sono oggetti fatti da uomini ma partendo da elementi naturali). Tutto è incentrato alla meraviglia. Questo fenomeno è tipico delle corti europee e tedesche. Il valore è molto alto, pietre preziose, e questo si andrà a sommare ad un interesse costante che in questo periodo porterà all’interesse dello strano, di meraviglioso di tutto quello che gli altri non hanno. Loro hanno la necessità di riempire queste stanze, che ci porterà all’horror vacuai. LA WUNDERKAMMERN DI RODOLFO II DI PRAGA Personaggio introverso, forse soffriva di depressione e quindi cercava un modo per star con se stesso, nel camp dell’arte e dell’alchimia, ma aveva necessità di affermarsi a livello di corte. Creerà la w. Più grande d’Europa, avrà interesse nei confronti dell’arte e della natura, e verrà aperta a scienziati ed artisti quest w. Il ritratto dell’arcimboldo racconta quegli interessi per il bizzarro, L’esotico, questi elementi raccontano di Rodolfo. Ci interessa la cultura eclettica che Rodolfo voleva promuovere nella sua corte, protettore di magia, alchimia, filosofa naturale. Praga è uno dei luoghi più frequentati dai sapienti del secolo. (Calchi di lucertole in gesso, ora è id tartarughe, figurine di argilla egizia, un teschio di avrà gialla, corni di questo c’è questo connubio,ma nel rapporto con Paleotti si consolida perchè l’immagine ha un valore conoscitivo di condensare informazione e di raccontarla. ) Studia i testi classici i senso critico, cerca di metterli in discussione per capire se sono effettivamente validi, ha anche molto in mente i bestiari medievali in cui ci sono molte immagino di figure particolare, spesso inesistenti a cui aldrovandi cerca did are spiegazione. Racconta la natura del suo museo, pubblico, aperto e vuole ricreare un piccolo mondo. Aldrovandi muore senza eredi perchè i figli muoiono giovani, però questo lo porta a lasciare tutti i suoi averi, il suo museo ed orto lascò doli al senato ringraziali pravergli cocnessoquegli spazi. Verrà smantellato e abbandonato. È fondmatake che lo lascia al senato e vuole che sia a eroe visitabile. • 18000 esemplari naturalistici manufatti archeologici ed esotici • 7000 piante essiccate conservato e in 15 tomi • 17 volumi di acquerelli • 14 armadi contenenti incisioni • Oggetti americani Parte importante della sua collezione sono gli oggetti americani che sarà così importante che lo porteranno a creare il rombo so naturalistico ed etnografico. Siamo in un periodo in cui gli interessi del modo American sono enormi, arrivano oggetti di tutti i tipi, disegna lui stesso gli elementi. COLLEZIONSIMO DI OGGETTI AMERICANI Aldrovandi è molto interessato agl oggetti americani, così tanto che nel 1567 programma una spedizione scientific in America, verra mandato qualcun’altra. Però è molto contemtuot che qualcuno vada a fare questa spedizione scientifica. Per lui il valore del mondo americano ha un valore socntifico, è importante in quanto si può studiare e si può catalogare lui importo che si riescano a tosare nuove informazioni e che riescano a d arrivare in Europa. Questo approccio di aldrovandi gli oggetti americani, sarà che Bologna sarà La prima città a studiare in senso critico l’America. Le altre cotta collezionai, aldrovandi da un taglio diverso, vuole sapere quale è il loro valore, li considererà talmente importanti che li paragona ai classici, si ritrova a trovare i punti in comune delle due culture. L’arrivo di questi oggetti nuovi in un contesto culturale sempre più interessato a questo mondo. Gia con Raffaello vediamo questo elefantiaco regato dal re del Portogallo, vediamo che l’interesse di oggetti aèrticalre è sempre in sottofondo. (Ferdinando de medici e scipioe borghese). Ci sarà un decisivo cambiamento 600entesco come ad esempio l’accademia dei lincei fondata nel 1603 che avrà questo tesoro messicano del 1570, documento con oggetti americani di quella spedizione scientifica. Accademia con due prospettive, quella prospettica scientifica a tema didascalico. Nel 600, il barocco avrà dato impulso al collezionismo scientifico, ricordiamo Galileo e aldrovandi si è guardato intorno pero non è riuscito a guardare verso l’alto, invece Galileo permette di avvicinarsi alla contemplazione del mondo celeste. Nel 700 ulteriori evoluzione, l’illimisomo cercando di selezionare e frammentare le conoscenze, non permette queste un sole di artificiai e naturalia, è quasi antiscientifico pensare che questi due mondi possono stare insieme. Questo porterà all’impostazione di musei che si dedicano solo all’arte o solo ai musei. I mirabilia non diventano più una novità e si arriva a lasciarli da parte. Nell 800 cercheranno di riprendere la questione delle w., ricerca di oggetti strani e praticale, si cercherà di ricomporre le w. 18/04 IL COLLEZIONISMO LINCEO (FEDERICO CESI, JOHANNES FABER) L’accademia dei lincei Fondata nel 1603 a roma da Pietro cesi e alcuni suoi sodali, quindi co fondatori. Che scelgono la formula dell’accademia per dedicarsi al allo studi della natura. La scelta della lince è voluto da cesi e rappresenta l’importanza della vista, lince dotati di oculatissima vista, quindi ritengono la conoscenza come quel processo che si acquisisce attraverso lo sguardo, attraverso la vista. Il principio della conoscenza empirica, quindi cerco di descrivere il più possibile ciò che vedono, da qui l’importanza delle collezioni, delle raccolte. I testi dei lincei, sono densi di citazioni delle opere sia dei classici ma anche di contemporanei, di filosofi naturali contemporanei. Il dato interessante è la raccolta anatomica, raccolta di scheletrì voluto da Faber, scheletrì di animali confrontati con esempi umani. IL MUSEO KIRCHERIANO AL COLLEGIO ROMANO Collezione di Kircher, allestisce uno straordinario museo che raccoglieva meraviglie di ogni genere. 1678. Rispetto alle sperimentazioni empiriche dell’accademia dei lincei, kircher si dedica ancora una attività sapienzale, non scientifica, centralità della meraviglia e dello stupore. La conquista della conoscenza scientifica è molto lenta. UNA NUOVA FRUIZIONE? Durante il 500 questo collezionismo antiquario comincia ad avere un ruolo sempre più centrale. Articolo di stenhouse, tre tipologie di collezioni del 500: 1. Ville e giardini a imitazione delle residenze romane; 2. Cortili e giardini interni; 3. Studioli. Nella Roma del secondo 500 c’è una prevalenza legata al modo ecclesiastico che possono realizzare collezioni di una certa importanza. Lo stesso Stenhouse individua due momenti che corrispondo a due comportament differenti: - 1550-1565: funzione limitata, non molto aperta ai visitatori. Chi entrava nelle residenze? Esisteva già un pubblico? Non tanto, queste collezioni esistono a non sono aperte ad un numero importante di visitatori, incide sicuramente il momento delicato della posti riform e quindi la risputa della controriforma, non ostentare il lusso era un codice; - 1580-1600: inizi un cambiamento che si ritrova in una apertura , uan maggiore accessibilità delle collezioni, nuovi allestimenti, viaggiatori e che vogliono accedere alle collezioni. Come lo sappiamo? Le info le prendiamo dai documenti di ogni genere. Le fonti rispetto a questo fenomeno sono le lettere, diari di viaggio. - Lettera: Fulvio orsini scrive a Gianvincenzo Pirelli, 1582, turismo LA DONAZIONE GRIMANI E LA NASCITA DEL MUSEO PUBBLICO A VENEZIA Muore nel 1523 e lascia la sua collezione alla repubblica di Venezia, con una volontà precisa, collezione deve essere pubblica, deve essere in un museo pubblico. La prima collocazione di questa raccolta è il palazzo ducale. La vicenda Grimani non si esaurisce con le volontà di Domenico, continua con i nipote Giovanni, riuscirà a portare a compimento e volontà dello zio. Porterà alla realizzazione dello statuario pubblico che a Venezia unisce le due collezione di Domenico e Giovanni. Questa raccolta lascia la residenza dello zio Grimani nel 1594, quando muore Giovanni, e sarà nell’anticamera di palazzo ducale. Quando muore Giovanni e stabilisce che le volontà ad dello zio venissero rispettare, Giovanni stabilisce delle regole: - Trovare un luogo pubblico adeguato; - Riunire la sua donazione con quella dello zio, ospitata nella sala delle teste ritenuta inadeguata; - Garantire un’illuminazione dall’alto, quindi del tutto simile a quella della sua Tribuna. Un architetto importate viene incaricato per sistemare l’anticamera della biblioteca Martina, architetto scamozzi. Crea una sorta di foro antico, in cui si accostavano con mirabile effetto, un affollamento studiatissimo, torsi,busti statue, frammenti, iscrizioni. Modello di museo evergetico. 1523: testamento di Domenico grimani, museo pubblico, palazzo ducale 1587: donazione di Giovanni Grimani, statuario, libreria di San marco; 1569: apertura al pubblico dellostaturaio con la sistemazione dello scamozzi. Evento precoce, concetto id pubblica fruizione lo vedremo pncalmet durante e il periodo dell’ illuminismo. Quindi risotto alla data, è già un concetto molto precoce, inizia una sensibilià verso la fruizione per il pubblico, diverso dalla restituzione dei bronzi con sisto IV, restituzione alla città di roma. Restituzione diverso dalla donazione. 21/04 FEDERICO BORROMEO E LA PINACOTECA AMBROSIANA Borromeo, cardinale e intellettuale milanese, nel 1607 fonda la biblioteca che sarà aperta al pubblico nel 1609. Biblioteca con 30000 opere, codici, manoscritti, opere a stampa, e segue nel 1618 l’apertura della pinacoteca, in cui confluisce la raccolta privata del cardinale. (Corrispondete con l’accademia di licei). Nel 1620 apre una Accademia del disegno, ad ogni pinacoteca si affianca una accademica, soprattutto durante il 700. Nel 1625 scriverà un’opera che è la descrizione dello stesso museo, opera che si intitola museum, spiega le motivazione che lo spingono a scrivere questo testo. Scrive un primo catalogo, divulgare la consistenza stessa della collezione, che genererà una pratica letteraria, l’ekphrasis. Nella visione di Borromeo la produzione delle copie ha un vantaggio, trasmettere l’invenzione delle stesse opere d’arte, una visione favorevole alle copie, come le trascrizioni delle opere, così le opere d’arte. (Prime esperienze di trasmissione, sisto IV, Aldovrandi, Venezia e Borromeo). Il gusto del cardinale, gusto per la natura morta e il paesaggio, canestra di frutta di Caravaggio e il vaso di fiori di Bruegel dei Velluti, particolarità di raccogliere in unico dipinto tante specie diverse che fioriscono in periodi diversi. Amante dei pittori fiamminghi, paesaggi. LA GALLERIA La galleria è uno spazio architettonico che nasce principalmente in Francia e che entra nella tradizione Italiana tra 500 e 600, e soprattutto nel 600 la galleria diventerà lo spazio identitario e caratterizzante del grande collezionismo privato. Galleria e studiolo: differenza dei movimenti fisici, nella galleria si vive l’architettura, è un luogo di passaggio, galleria è uno spazio che collega spazi differenti. Galleria delle carte geografiche è definito come bellissimo spasseggio, si parlava nelle gallerie, ruolo sociale. Gia nel 1615 le gallerie erano presenti nell’Italia, un passo nell’opera di Scamozzi dedicato alla forma delle gallerie. Le gallerie servono a far passeggiare le persone e per far passeggiare gli ospiti nelle corti, si parla i accordi, trattati, momenti di piacevole e virtuosa conversazione. La galleria deve essere al piano nobile perché deve essere uno spazio esclusivo. Galleria dei primi del 600 a Torino, galleria realizzata per Carlo Emanuele di Savoia, e c’è una lettera del pittore Federico Zaccarii che descrive la decorazione di questa galleria. L’intera galleria era una rappresentazione del mondo, ricostruzione dell’universo, cosmografia. Lo scopo della galleria è quello di stupire, lo spazio ha un ruolo politico e sociale, doveva persuadere, progettazione di tipo politico e persuasivo, mettere a loro agio, ma anche in sorpreso imbarazzo. C’è una abilità nell’uso dell’arte, dello spazio, dell’architetta che serve al luogo del potere. LA GALLERIA A ROMA NEL 600 Le gallerie a roma vengono accolte come spazi di ostentazione politica ed esposizione di meraviglie, mostra la derivazione del modello francese, unione di pittura e antichità, nuovi criteri di allestimenti, funzioni celebrative e narrative, mostra un forte gusto di tipo scenografico. Luogo di esposizione a roma sono principalmente proprietà di prelati e aristocratici. Roma a inizio 600 si pensa subito a galleria borghese, di cui ci parla Baglione, ci parla della residenza borghese, fuori porta Pinciana è stat aperta una villa. Le caratteristiche specifiche della villa sono: - Aspetto antiquario, ostentazione; - Carattere pubblico, statue in facciata; - Eclettismo, natura e arte, teatro dell’universo; - Espressione del collezionismo di Scipione Borghese, collezionista famelico, pregiudicato, si apporta della deposizione di Raffaello. Nell’allestimento originario, era meno sistematico, esposti in modo spontaneo, divisone tematica che serviva ad esercitare l’osservatore su determinati soggetti o nuclei iconografici (Madonna dei palafreneiri, Adamo ed Eva di Baglioni, Passigsno e Cavaloere d’arpino). Si facevano queste associazioni per stimolare l’osservaotore. Abbiamo una fonte 1650, Manilli, ci racconta come poteva essere l’aspetto a metà del secolo la galleria. Rapporto tra antico e moderno, forte celebrazione dinastica e un apparato simbolico che l’osservatore può ricostruire attraverso la lettura di quello che sta vedendo. LA COLLEZIONE GIUSTINIANI Una delle collezioni più straordinarie del primo seicento a roma, eccezionalità determinata dalla sua ricchezza, 600 dipinti e 1800 sculture, collezione eccezionalmente ben documentato, sappiamo tantissime cose, lo sappiamo perché ci sono degli inventari, dalla fine 600 all’inizio del 700, siamo in gradi di ricostruire tutte le acquisizioni, collezione straordinariamente parlante. Palazzo giustiniani, senato della repubblica. La collezione era dotata di una galleria decorata e dipinta, di cui possiamo ricostruire l’organizzazione interna e i criteri espositivi. Ha le tipiche caratteristiche della galleria seicentesca, spazio allungato per passeggiarci, ha una volta, per specifici committenti, ma acquirenti che comprano liberamente le opere nel mercato dell’arte. Preciso legame tra l’esposizione del collezionismo e la nascita di un libero mercato dell’arte che produce una grande quantità di opere che sono opere generalizzate. Nel nord Europa la cultura dell’immagine libera (macellai). Storia economica legata alla storia dell’arte. Testo della Cage sulla medicina e arte, la particolare attenzione che Mancini riserva alla pittura di paesaggio è legata alla ricerca di un benessere che all’interno delle case, la collocazione specifica di queste opere poteva facilitare lo stato d’animo sereno, quindi benessere, come mettere in correlazione arte e medicina. Decorazione della farmacia portatile, pittura di Elsheimer. Riflessione metodologica. Nascita di una nuova concezione dell’arte Siamo nel 600, un’epoca nuova del collezionismo, più matura, più articolata dal punto di vista delle opere, della loro circolazione, dell’organizzazione stessa delle opere che diventano molto più grandi, più impressionanti, un collezionismo bulimico che sfuggiva all’idea della prevalenza degli stili, il collezionismo fa cadere certe barriere ideologiche tra classicismo e naturalismo. Nella collezione Giustiniani troviamo l’opera sia degli uni che degli altri, Lanfranco e Caravaggio, la predilezione di uno stile non era così manicheo, si era in grado di apprezzare la varietà degli stili. Luigi Spezzaferro scrisse un saggio illuminante, riconosce nella maturazione del collezionismo seicentesco romano la nascita di un nuovo sguardo all’arte, un modo che lui definisce più adulto, più maturo, un fenomeno innanzitutto di laicizzazione, sguardo separato dall’ iconografia, opere che vengono rifiutate vengono acquisite dai collezionisti privati. Questo significa che per la destinazione primaria non erano accettai, ma erano comunque opere riconosciute di grade valore. C’era una ricerca ossessiva di alcuni artisti. Il collezionismo privato ci porta a riconoscere una maturazione di un gesto, capacità di apprezzare le opere d’arte in se, aldilà delle vicende dei rifiuti, aldilà delle questioni iconografiche, aldilà della funzione, questa defunzionalizzazione dell’opera d’arte sacra la trasforma in opera d’arte pura. Guardare l’opera in se, frutto della creatività del genio, del grande esteta, è frutto di una consapevolezza moderna. La collezione privata diventa una camera di decompressione di opere d’arte all’interno della quale le opere cominciano a vivere di vita propria in un periodo precoce. “Riconoscimento autonomo dell’opera”, operazione in quanto creazione che viene apprezzata e collocata nella collezione stessa. Osservazione più laica, cioè senza pregiudizi nell’opera. LA NASCITA DEL MUSEO MODERNO Entriamo nel 700 parlando di modernità. Il 700 è l’epoca che ci porta verso una nuova idea di collezione. Il collezionismo del 700 ci porta a riscontrare interessi diversi: - La dimensione pubblica e sociale del museo, si afferma una visione politica del museo, apertura delle collezioni per una pubblica utilità; - Organizzazione ed evoluzione degli approcci espositivi, anche con la pubblicazione dei primi cataloghi; - La cessazione di beni alla comunità; - Sviluppo di una sensibilità volta alla diffusione della conoscenza, molto vicino al concetto moderno. I due fattori che costituiscono i pilastri del museo del 700 sono: 1. L’esigenza di tutela, che ispirerà la nascita dei musei pontifici, opere messe nelle collezioni dei papi per non essere alienate, per non essere disperse; 2. Valore del bene pubblico. LA FONDAZIONE DEI MUSEI CAPITOLINI 1734 Nel 1734 papà Clemente XII fonda il museo attraverso un’acquisizione fondamentale come l’acquisizione della collezione Albani che entra a far parte della collezione capitolina e segnerà la nascita del grande museo di antichità a Roma. (Fedecommesso viene abolito durante la rivoluzione francese). (Domanda sul Domanda sul fedecommesso). I papi comprano le collezioni, le uniscono ad altre collezioni e le restituiscono al pubblico, principalmente per intento di conservazione ed educativo, infatti viene subito fondata l’accademia de nudo, quindi il museo come luogo di studio. Nel 1741-1745 abbiamo la pubblicazione dei primi cataloghi che servivano a guidare il pubblico nella visita. Nel 1748 viene acquista la collezione di dipinti di Pio da Carpi che porta alla nascita della Pinacoteca Capitolina. Quando andiamo vedere i musei capitolini vediamo anche la disposizione, l’esposizione, l’allestimento che si è tenuto intatto dal 1734, quindi non possiamo spostarli. I musei di per se sono di capolavori. EDITTO ALBANI, 1733 L’editto che precede la nascita dei musei capitolini, è un momento che segna una sorta di svolta nella storia della tutela. Il papa acquista la collezione Albani e lo riversa al pubblico, lo fa attraverso un editto e stabilisce la nascita di un nuovo museo. Quello che ci interessa è la motivazione del papa. Il papa lo fa per pubblico decoro della città di Roma e per il vantaggio del pubblico e del privato bene, l’utilitas, per la pubblica utilità, principio legato al principi di democrazia e di bene comune, accessibilità. IL MUSEO LAPIDARIO DI SCIPIONE MAFFEI A ROMA Si focalizza sulle epigrafi e c’era un museo specifico, raccoglie epigrafi antiche e le battezza come le antichità parlanti, perché sono formate da parole, marmi che portano anche la venusta. L’elemento interessante è che maffei vuole attrarre l’attenzione degli studiosi sull’originalità del pezzo. Se queste epigrafi vengono studiate o lette solo attraverso la trasmissione delle trascrizioni, si rischia di replicare degli errori, moltiplicare gli errori. Dobbiamo avere il contato diretto con l’originale che deve essere studiato nella sua originalità. Questo pone una grande attenzione sull’iniziativa del Maffei che è un personaggio che incrocia la sua esperienza con Caylus. Pomian mette a confronto Caylus e Maffei, due contemporanei che versano sul valore dell’antichità e sul valore filologico delle opere un‘attenzione, ossia studio dei reperti antichi come studio del passato. Fascino, mistero, bellezza, per questo motivo venivano attratti. Guardano all’antico con uno sguardo moderno, la possibilità di comprendere meglio il passato attraverso questi esperti. Allora i monumenti diventano degli oggetti che assumono il valore di prove della storia, non solo passioni del gusto, sono oggetti da leggere , interpretare e comprendere. Nel 1736 maffei si fa promotore di un particolare iniziava, scrive al cardinale Polignac, creare un museo delle antichità a Parigi che abbia le stesse finalità del suo museo lapidario, raccogliere iscrizioni e i monumenti figurati. In questa lettera ci dice che tutti i reperti hanno un’importanza, ci danno la possibilità di far parlare il passato, questi oggetti devono essere conservati. “Così fatte cose debbono rendersi pubbliche.in questo modo saranno publiche, ma insieme custodie, perché sotto gli occhi d’una guardia.” Il museo moderno fiorisce con la costituzione delle grandi collezioni di fine 700. (pio clementino e louvre). Nascita dei musei capitolini nel 1734, nato per volontà dei pontefici per la tutela e la fruizione pubblica. Con la nascita del museo ci sarà la nascita dell’accademia del nudo. Galleria e accademia affiancati per strategia e per un obiettivo culturale. A livello europeo c’è uno scambio tra le competenze italiane e quello che succede all’estero, come abbiamo visto il contributo dell’Algarotti, il caso interessante della nascita del museo lapidario di Maffei (domanda esame), museo specialistico, nasce con una specializzazione ben precisa, quelle antichità parlanti erano dei reperti dotati di iscrizione, ma erano valorizzati dal Maffei anche in quanti documenti che dovevano esser studiati nella loro originalità, non basta leggere la trascrizione, è importante poter accedere ai materiali originali. Altro caso importante di cui ci parla Pomian delle vite parallele tra Maffei e Caylus, un antiquario e un archeologo che in qualche modo condividono la stessa cosa la stessa sensibilità, con prospettive diverse, ma entrambi condividono questa idea dell’importanza del museo come luogo di studio e di conservazione. La vicenda è documentata dalle lettere dalle quali emerge che il Maffei già nel 1730 proponeva di costituire un museo delle antichità a Parigi, avete tutto ma vi manca un museo delle antichità, il museo è necessario perché le opere possono degradarsi, quindi è importante garantire questo luogo perché è un luogo di conservazione, studio ed elaborazione culturale. Caylus viene a sapere di questa segnalazione di Maffei a si fa lui stesso portavoce della identica richiesta. C’è una rete di tendenze su queste tematiche. Nasce la repubblica delle lettere nel quale l’elemento di maggiore prestigio dell’intellettuale era la quantità di persone che si conosceva anche all’estero. Essere ritratti con delle lettere in mano perché sottolineava la capacità di sapersi relazionare. Importante la circolazione delle idee nel 700. BRITISH MUSEUM Primo vero museo pubblico per eccellenza, nato nel 1759. La nascita è legata alla volontà testamentaria di un personaggio, Sir Hans Sloane, decide di lasciare questa sua collezione allo stato inglese, però lo fa ad una condizione. Lascia al re di Inghilterra con una precisazione, a beneficio dell’Inghilterra, e chiede che si crei come condizione un museo pubblico e prevede una sorta di compenso che i suoi eredi devono percepire. Libri, stampe, manoscritti, erbario, oggetti esotici, antichità. Il parlamenti accetta questa decisione, viene istituito il museo pubblico che avrà una sua vicenda, nasce come museo naturalistico e poi si estende, piano piano vengono acquisiti nuovi nuclei collezionisitici, da questo momento in poi collezioni private convergono al British Museum. Una delle collezioni più importanti che influiscono è quella di Charles Townley, tipico grand tourist. COLLEZIONE TOWNLEY Abbiamo un dipinto della sua galleria, vediamo i visitatori, una caratteristica delle opere delle gallerie è che vengono rappresentati i visitatori, ci sono anche gli artisti, visitatori spesso insieme, spesso delle coppie e poi ci sono gli artisti, idea di museo come luogo di studio. ACQUSIZIONE BELLICHE Il British Museum è anche frutto di acquisizione belliche, il caso celebre è la stele di rosetta che viene scoperta dai francesi ma che poi passa in mani britanniche. Altra acquisizione celeberrima sono i marmi Elgin, marmi acquistati da Lord Elgin con tutta una serie di questioni. LA FRANCIA PRIA DELLA RIVOLUZIONE Già agli inizi del Settecento c’è una riflessione con Caylus. Si inizia a discutere sul concetto di patrimonio e nazione. Nel 1750 si inizia a vedere una svolta, viene aperta una collezione pubblica, apertura due volte a settimana del Palais du Luxemburg per iniziativa del marchese di Marigny, accesso a questa roccolta di pittura. Questa iniziativa è interessante perché si sono conservati degli schizzi e dei cataloghi delle opere esposte, c’era un allestimento interessante, opere esposte con una modalità comparativa, l’idea era quella di stimolare la sensibilità dei visitatori per ispirare una reazione partecipata, stimolare il dialogo che stimola consapevolezza, accresce il gusto e trasforma il luogo espositivo come luogo sociale. Nel 1755 ci sono già delle richieste per trasformare il Louvre come palazzo delle arti, richieste isolate, ci troviamo in pieno regno assolutistico e quindi chiusura nei confronti dell’apertura delle collezioni reali. Prima della rivoluzione sappiamo che c’era un’attenzione e un interesse per il tema del museo. Ci sono sperimentazioni da parte di architetture per pensare uno spazio espositivo. Nel 1753 il Prix du Rome propone la progettazione di un museo il cui tema era la realizzazione di una galleria associata ad un palazzo, con rotonda a cupola con lacunari, fiancheggiata da galleria. Nell 1778 si propone la realizzazione di un museo distinto in varie sezioni espositive. La Francia prima della Rivoluzione si stava interrogando sulle questioni dei musei, non c’erano questioni politiche ma filosofiche, questioni che dovevano allinearsi al pensiero illuminista. Quello che ci sfugge è che la realtà della seconda metà del 700 è un periodo in cui si ragiona talmente tanto sui musei che si pensa alla forma, all’accesso, la copertura lignea, l’illuminazione, un’interrogazione a 360 gradi. C’è un dialogo con il resto del mondo sul tema del museo. IL MUSEO DEL LOUVRE Quando scoppia la rivoluzione la questione del patrimonio diventa una questione di dibattito politico e culturale quasi immediato, per motivi ovvi, si pone la possibilità dell’accesso di una collezione negata al popolo, aprire i palazzi del re, far vedere cosa c’era dentro i palazzi, rendere questo patrimonio, patrimonio della nazione. Componente politica schietta. Il museo del Louvre diventa un simbolo di questo passaggio del patrimonio al popolo, patrimonio che diventa il bene di tutto il popolo, il luogo dell’esercizio stesso della cittadinanza. Ricordiamo le parole di David: il museo è il luogo dove il padre porterà il figlio, dove il maestro porterà l’allievo, luogo in cui si cresce e si diventa adulti, si diventa cittadini. La questione educativa dei musei non è una questione di servizio, il museo che educa e celebra la sua stessa dimensione politica e democratica. Nel 1792 viene istituito il museo rivoluzionario nel palazzo del re, nel 1793 viene inaugurato il Louvre. Il museo rivoluzionario ha un ruolo di propaganda strategica nel messaggio rivoluzionario, il museo diventa promotore dei valori della rivoluzione, così come diventerà promotore dei valori di Napoleone. I frequentatori principali sono gli artisti. Nei dipinti di Hubert Rober ci fa vedere la sistemazione con questi lucernari che cambiano la percezione dei dipinti consentendo l’illuminazione zenitale che esisteva già nei programmi museali precedenti, però questo già presuppone una concezione nuove dell’oepra d’arte che ci fa entrare in una dimensione di modernità. Inizialmente è disorganizzato, 124 sculture, oggetti d’arredo, il tutto disposto senza un criterio. Solo successivamente si inizia a ragionare per criteri di catalogazione, le opere cominciano ad essere disposti con i criteri maggiormente in voga, criteri di scuole, cronologiche o iconografiche. Molte di queste opere sottratte vengono neutralizzate dal loro contesto di origine. Modalità di esperienza diversa. Queste opere hanno la retorica delle opere restituite alla liberà, ideologia pura per giustificare la sottrazione delle opere, il progetto di costruzione Winckelmann svolge un ruolo fondamentale all’epoca era il bibliotecario del cardinale Albani, ha un ruolo importante nella progettazione dello spazio, uno spazio di definizione ed interpretazione delle opere stesse. Per lo spazio sceglie una divisione tematica, rapporto tra opere e spazio. Si manifesta il desiderio dare importanza alle opere. Villa Albani è privata, è un luogo escluso che si fa moltiplicatore di certi temi, di una certa idea di fruizione artistica. Le opere non vengono esposte all’esterno, viene data importanza al restauro, si ragiona su come le opere antiche devono essere restaurate per una buona fruizione del pubblico. Villa Albani ha il ruolo di essere un laboratorio espositivo perché poco dopo nascerà il progetto del museo Pio Clementino. LA NASCITA DEI MUSEI VATICANI Il Vaticano ha già una collezione storica e storicizzata, allestita già a fine 400-inizio 500. Raccolte principalmente di antichità. Cortile delle statue del Vaticano è un luogo che viene frequentato dagli artisti, è un luogo di formazione. Dopo la nascita dei musei capitolini, anche lo stato della chiesa vuole dotarsi di un museo Europeo. Nel 1763 Winckelmann è commissario alle antichità di Roma. È importante sapere che c’è Winckelmann che cerca di mettere in ordine storiografico il patrimonio, sforzo di sistematizzazione. Per i musei è importante perché di conseguenza i musei vengono organizzati con un certo ordine. Benedetto XIV fonda il museo di antichità Cristiane. Con la nascita del museo profano nel 1761 troviamo organizzazione sistematica, interesse che si estende ance ad oggetti minori, influenza di wincklemann. Oggetti di cultura materiale iniziano ad avere grande importanza. Museo pio clementino perché ci sono due papi dietro il progetto, clemente XIV ganganelli e pio VI braschi. Il museo pio clementino prende spunto da un acquisto importante, cioè l’acquisto della collezione Mattei di antichità che viene collocata nel palazzo vaticano per collocarle a pubblico decoro, si dispone quindi l’avvio di lavori di adeguamento perché sono palazzi preesistenti e quindi bisogna sistemarla per l’esposizione. Siamo nel 1770. Si decide di dare un ordine diverso, una nuova solennità a questi spazi che devono accogliere questo nuovo nucleo di opere. Gli architetti che lavorano sono Alessandri Dori, architetto tardo barocco dal 1770-72, dà ai musei vaticani un’impostazione scenografica, stucchi, decorazioni, eventi decorativi molto abbondanti, realizza una vasta galleria, approccio di una visione tardo barocca. Sarà soprattutto Simonetti a dare l’impostazione attuale del museo, interviene con una serie di realizzazioni, collega il cortil con la galleria delle statue, progetta l’accesso ai musei con il cosiddetto vestibolo rotondo. Simonetti è più sobrio, ha un’idea più razionale, interviene dando una svolta architettonica forte agli spazi. È celebrato il cortile delle statue, si ispira all’architettura romana, soprattutto alle domus con i loro cortili, dopo che vengono scoperte scoperte ad Ercolano e Pompei, organizza lo spazio del cortile delle statue e realizza i piccoli gabinetti- templi all’interno dei quali vengono inseriti i capolavori, e incoronati da una cupola che illuminano con una luce zenitale. L’intervento di papa Braschi, è un intervento significativo. Vengono realizzati spazi nuovi, spazi ispirati al pantheon, le terme, tempio di minerva medica e la basilica. Divisione tematica. Sala rotonda la copieranno tutti i musei d’Europa, il museo pio clementino farà scuola sarà il museo più imitato d’Europa. Grande importanza all’elemento evocativo, entrare in una dimensione classica, restituire un contesto ipotetico che aiuta il visitatore a comprendere il loro vero valore. Forte influenza dell’architettura del neoclassico. Giovanni Battista visconti aveva lavorato al primo catalogo di questo raccolte. L’idea di pubblicare i cataloghi è importante perché risponde ad un desiderio di diffondere la conoscenza del museo. Già Giustiniani aveva avuto un’idea simile. Il museo pio clementino esercitò una fondamentale influenza sulla nascita dei musei dell’intera Europa. Le grandi novità sono: - Celebrazione dell’arte nativa con forti legami con il presente; - Elemento didattico. Idea di ostentazione all’interno delle sale, ostentazione del potere, ricerca di prestigio e grandezza che il patrimonio può accrescere ed alimentare. Gustavo III realizza il museo ispirandosi al Pio Clementino, affianca al museo un’accademia. DISPOSITIVI DI TUTELA Dispositivi che sono all’origine della cultura della conservazione della tutela in Italia di cui lo stato della chiesa è stato promotore costante. 1. 1802, Chirografo di Pio VII, ha la finalità di promuovere una politica concreta della protezione delle opere, per evitare che fossero trafugate e vendute all’estero. La novità è che redige un elenco, un inizio di catalogazione, elenco di opere che non devono essere vendute, non possono essere aliante, inalienabili; criterio della legislazione e tutela preventiva; 2. 1820, Editto Pacca, il primo vero provvedimento legislativo organico totalmente destinato alla salvaguardia delle opere d’arte, proibisce l’esportazione delle opere dallo stato della chiesa impedendo l’acquisto da parte di stranieri di passaggio, questo editto è dovuto alle spoliazioni napoleoniche, quindi c’è un ragionamento profondo della relazione tra patrimonio e appartenenza culturale. Inserisce un nuovo dispositivo, denuncia di tutti gli oggetti artistici da parte dei privati possessori, disponendo controlli di verifica annuali da parte di funzionari incaricati. IL MUSEO NELL’800 Nell’ottocento è importante la rilevanza dell’architettura, questo cambia la funzione del museo, ci si pongono degli obiettivi per la progettazione, come si deve muovere il pubblico ad esempio. Il secondo aspetto importante è che la consapevolezza degli spettatori diventa più matura, più evoluta, nasce un pubblico più consapevole e più maturo, il museo diventa sempre di più luogo sociale. Altro elemento importante è la corrispondenza tra patrimoni e nazione. Il museo si lega a grandi dinastie, ma ha sempre un ruolo pubblico, l’intento era quello di far riconoscere il popolo in una nazione, lavoro identitario. Il museo riconosce un ruolo importante nell’architettura, è un luogo di fruizione, quindi si diffondono i cosiddetti musei ideali. Il modello museale di Durand, pianta razionale e magniloquente, si rifà all’idea del classico, si rifà al principio del libero movimento dei visitatori, esperienza che sia di conoscenza e di conoscenza emotiva. La rotonda è il fulcro del’ intera planimetria e le sale sono dei luoghi, dei spazi di esposizione. Questo progetto è del 1802. Bode è uno storco dell’arte e studioso di arte nordica, ha un grade ruolo nella storia dei musei perché credeva molto nella finalità didattica dei musei, quindi si inventa un modo nuovo di esporre, le period rooms, sono pensate come camere del tempo, ogni dettaglio di questa stanza d’ambientazione è curato, in parte con originali in parte con oggetti di mutazioni. Allievo di bode, valentinere, porterà queste period rooms in America, passaggio di testimone di queste sperimentazioni. I MUSEI INGLESI NELL’800 Il grande fenomeno della rivoluzione industriale, cambia il rapporto tra uomo ed oggetto, oggetti anche artigianali, o uso quotidiano. La rivoluzione industriale innesca una grande opportunità, restituire alla moltiplicazione degli oggetti una qualità estetica. Quale è il rapporto tra le opere d’arte e questa realtà? Nel 1857 a Londra viene ospita la Great Exhibition nel Crystal Palace di Joseph Paxton. È un momento di straordinaria opportunità di rapportarsi con il resto del mondo, inizia una nuova età, sappiamo che il principe Alberto ha voluto fortemente questa esibizione, dedicata all’innovazione e vuole che partecipino più paesi possibili. 6milioni di visitatori. Vuole creare un grande palcoscenico dell’arte e dell’innovazione. Quale è il rapporto tra il luogo dell’arte e il luogo della produzione industriale, si può creare una relazione? Quindi si inizia a pensare il museo della manifattura, con lo scopo di educare il popolo al buon gusto anche attraverso gli oggetti quotidiani. Affianca buon gusto e cattivo gusto, quindi intento didattico specifico. Siamo nella metà dell’Ottocento. C’è l’idea di portare la bellezza nelle case di tutti, quindi negli anni successivi il museo accresce la sua popolarità, quindi viene trasferito in una seconda sede e comincia ad avere una struttura articolata. Aperto di sera anche per farlo visitare agli operai. In questo periodo si moltiplica la produzione di gessi, per nutrire la curiosità degli artisti e dei visitatori, non si viaggia spesso, esposto anche nelle università. Nel 1899 si arriva alla fondazione del vero e proprio Victoria and Albert Museum. Questo museo che aveva la vocazione per la manifattura e il design, manterrà sempre questa sua funzione didattica che l’America ricorderà nei suoi musei. 9/05 IL MODELLO AMERICANO - Intreccio tra progresso ed arte - Divulgativa comunicazione del patrimonio culturale, quella divulgazione che lo stesso Bode aveva sperimentato icon i suoi allestimenti d’ambiente Il museo in America manifesta le sue prime espressione già alla metà del 700, un epoca in cui l’America si va affrancando dai legami con l’Europa, cercando una propria autonomia, una propria indipendenza ma rimane legata al modello Europe, francese ed anglosassone. Il primo collezionista di stampo europeo che troviamo negli USA Charles Wilson Peale, collezione scientifico naturalistico, collezione che viene realizzata a Philadelphia. Ovviamente la storia è legata alla storia dell’indipendenza. Nel 1786 apre il Philadelphia Museum che ha già un intento didattico e comprende che il museo debba avere uno scopo di divertimento, rational amusement. Il museo viene istituto con dei criteri enigmistici che sono estremamente razionali, classificazione molto rigorosa degli oggetti e farà scuola. Ritratto in cui svela la collezione, vuole accogliere il pubblico nella sua raccolta. C’è un episodio poco dopo. Phineas Taylor Barnum, legato al circo, lui compra la collezione di Peale e nel 1741 apre a New York l’America Museum, che è in realtà l’insieme di oggetti straordinari, reperti di ogni genere, all’interno del museo le persone vedono cose straordinarie, oggetti eccezionali. Le radici del museo americano sono nella commistione tra divertimento e conoscenze, nell’idea di museo in quanto luogo di intrattenimento e divertimento, potesse essere anche forte di guadagno. Barnum’s American Museum, collezione privata con meraviglie, oggetti esotici, oggetti straordinari. Diventa un luogo di esposizione pubblica. Il modello del museo americano: - Approccio evocativo e di contesto che Bode aveva sperimentato a Berlino, le period rooms; - Nascita dei musei d arte decorative e di design la cui categoria viene aperta dalla esperienza del south Kensington museum di Londra, - Mecenatismo e collezionismo privato statunitense, questo sarà un tratto fondamentale nella nascita dei musei americani. I musei americani mostrano subito un fortissimo approccio educativo il museo nasce come istituzione votata all’educazione didattica; i musei americani nascono per costituire delle identità, lo vediamo bene dopo la guerra di secessione, quindi imitano il modello della vecchia Europa e cerca di imitare per trarne delle conclusioni e formulare una propria idea di museo, che non sarà una copia, un modo diverso di pensare il museo. Si deve rendere il museo adeguato allo spirito americano, spirito imprenditoriale. Ci sono tre fasi nella storia dei musei americani (1870-1930 eta fondativa dei musei americani perchè è l’epoca in cui si elabora un nuovo modello museale): 1. 1870-1876, nascono le prime gradi collezioni (metropolitan nel 1870, Museum of Boston, pensylania museum, Smithsonian e museum): modello è l’industria arts duration, rapporto tra prorotto industriale e educazione. Il metropolitan nasce senza una collezione, ance perché i grandi imprenditori di costruire un museo perché New York deve avere un museo, lo fondano man on hanno una collezione e devono comprare le opere d’arte, nell’800 gli stati europei erano deboli e quindi ne approfittarono per comprare le opere. L’intento non era solo accaparrarsi di opere in cui si riconoscono sicuramente, c’era la voglia do costituire un modello nuovo, di crearne uno adatto alla società che voleva aprire un futuro diverso. Museum of fine arts di Boston manda dei delegati per studiare i musei europei e ne fanno una relazione. La conclusione è ch il modello europeo non può essere importato cosi come è negli Stati Uniti, non ha senso, quindi bisogna costruire un museo che migliori la società, la educhi. (Workshop al MET). 2. Nel 1880 in America nasce una classe di professionisti, cioè si capisce che il museo è un’istituzione importante, ci si domanda come deve essere, l’obiettivo, il modello organizzativo, ora c’è bisogno di una classe di professionisti. Ai primi anni del 900 troviamo i primi bollettini museali, riviste specializzate, che alimentano una consapevolezza professionale per affinare le competenze di chi lavora al museo, quindi succede che dopo la prima fase cominciano a creare un modello innovativo. A. Catalogazione; B. Nomina di ispettori locali; C. Controllo dei restauri; D. Divieto di esportazione; E. Propone una doppia sorveglianza, locale e centrale, dunque dei municipi e del governo. Lo stesso morelli scrive a Francesco de Sanctis, l’idea della raccolta universale è un artificio e non va sottovalutato per uno stato che è cresciuto con l’arte, le opere d’arte fanno parte della vita nazionale, quindi ispirano il concetto di nazione. SPECIFICITA’ DEL MUSEO CIVICO - Attenzione alla storia locale - Memorie cittadine - Svolge indagini sul territorio - Dà rilevanza ai reperti minori, frammenti archeologici, raccontano il tessuto del territorio. In altri paesi l’idea del museo civico avrà altri sviluppi, in Francia si arriverà più tardi, l’ecomuseo, in Germania i LandesMuseum e l’HeimatMuseum, legato alla cultura popolare. TEMI DELLA MUSEOLOGIA DEL 900 Nel 1922 viene istituita l’istituto internazionale per la cooperazione intellettuale, presieduta da Bergson. Ne 1926 invece focillon propone di istituire l’office international des musees, un organismo totalmente dedicato ai musei. Secondo il volere di focillon è che i musei dovevan esssere istituzioni aperte alla cittadina, nasce il msueo vivente che dialoga cn la società che cambia, il museo che è rilevante, rappresentativo ed tutti i cittadini, museo che riesce a far parlare le persone e farle incontrare. Il presidente dell’OIM Jukes Destree, sostenitore del scoiassimo umanitario,, l’arte è un valore … Henri Focillon parla dei musei come degli ambienti viventi, quindi i visitatori devono commuoversi, i visitatori devono trovare un luogo eroico, di riconoscimento, per questo viene fondata la rivista “Museion” che diventa l’organo dell’OIM, la rivista diventa la voce di questo dibattuto rimosso tra le varie istituzioni museali del momento. Era un modo per mettere insieme tutte le voci internazionali e stimolarli. La rivista sarà fondamentale per la grande conferenza di Madrid del 1934 che è una vera conferenza stelle grandi questioni dei musei. Sulle pagine della rivista ci sono tante proposte di musei diversi, ci si interroga sulle forme ideali del museo, si torna a parlare del museo ideale. Modelli di Steinberg, differenziazione tra percorso per esperti e percorso per i visitatori. Anche Le Corbusier si cimenta, progetto di museo a crescita illimitata, percorsi concentrici che rendono l’ispirazione di una chiocciola e che attraverso delle pareti movibili rende possibile l’adattamento dello spazio all’adattamento delle opere. Questi sono anche gli anni in cui il dibattito sui musei si accompagna al dibattito sulla tutela, sono gli anni della carta Italian del restauro e della carta di Atene che definirà l’idea di patrimonio come valore fondamentale per una nazione. 12/05 Nel periodo tra le due guerre nasce l’esigenza di creare una cultura del dialogo e della diversità -> il riconoscimento del patrimonio culturale non avviene solo dopo il secondo dopoguerra, come si pensa spesso -> proporre la pace attraverso il riconoscimento del patrimonio culturale + idea che il museo abbia il ruolo di proporre la pace -> già negli anni tra le due guerre mondiali. Il riflesso di questo interesse si riflette nella fondazione dell’Institut Internationale pour la Cooperation Intellectualle e nell’Office International des Musees, voluto da Focillon, docente di storia dell’arte, all’epoca Direttore del Museo di belle arti di Lione, che si fa promotore del ruolo del museo come facilitatore del discorso di pace. - Parla del “paradosso sorprendente” = luogo dell’interazione e dialogo tra storici dell’arte e grande pubblico, tra i conoscitori e i semplici cittadini, luogo di incontro, luogo vivente. - “Museo vivente”, Focillon coniò il termine -> si parlerà di Museo vivente quando i musei italiani dopo la seconda guerra mondiale devono essere restaurati perché danneggiati, come la Pinacoteca di Brera, la più danneggiata -> museo vivente come luogo attivo, di interazione, politico, dove potersi riconoscere, essere spazio della cittadinanza libera e democratica. - Focillon è anche promotore della rivista Mouseion, luogo culturale del dibattito, dove intervengono i grandi sostenitori della museologia contemporanea, dove si scontrano gli americani e gli europei. Dibattito con degli articoli tra lo storico Friedlander, tedesco, esperto di arte nordica e fiamminga, e lo storico Coleman -> mantenere la funzione storica di museo oppure museo didattico. La rivista è anche lo spazio editoriale che preparerà i lavori della famosa Conferenza di Madrid, 1934, che diventa il grande momento del dibattito sul museo nel 1900, su come il museo debba cambiare. La conferenza ha luogo al Museo del Prado di Madrid, da poco aveva ricevuto un nuovo allestimento moderno. Qui si parla di tutto, illuminazione, accoglienza, aspetti di climatizzazione, i sussidi didattici, conservazione di opere. Varie posizioni dei paesi in questa conferenza: l’Italia arriva con i suoi funzionari e rappresentanti di uno stato ancora dittatoriale, quindi non sostengono un museo democratico, innovativo e aperto, scelgono idee legate alla tradizione museale. Questi funzionari, tra cui Ugo Ojetti, parlano della convenienza o meno per un museo storico di accogliere mostre temporanee, un interesse tecnico. Gli anni Trenta sono un epoca di grande sperimentazione, è un epoca coraggiosa e moderna, densa di cambiamenti e ci si interrogava sulla responsabilità della cultura più di quanto si faccia oggi. IL MOMA (1929): • 1929: data fondamentale, anno in cui accadono molte cose, tra cui la nascita del Museo di Arte Moderna di New York. • Voluto da tre donne: Lillie Bliss, Mary Quinn Sullivan e Abby Rockefeller, moglie di John Rockefeller Jr. -> donne facoltose, siglare il loro nome come donne e legarsi alle trasformazioni del loro tempo -> scelgono un direttore che è uno storico dell’arte, giovanissimo, ha 27 anni, Alfred Barr. l’espressionismo astratto, come arte della libertà e della democrazia. Quindi il MOMA sostiene la politica internazionale legata all’attività della CIA. Nel frattempo in America c’erano altre persone che lavoravano molto sull’arte del presente e facevano concorrenza al MOMA: • 1942: arriva Peggy Guggenheim che sceglierà di vivere a Venezia creando un museo, oggi la Fondazione Peggy Guggenheim -> ma prima va a New York e apre una galleria dedicata all’arte astratta e al surrealismo -> ambiente capace di accompagnare il linguaggio delle opere, osmosi tra il linguaggio delle opere e lo spazio espositivo all’interno del quale erano collocate. L’attività di Peggy è intraprendete, ma anche isolata. Entra in concorrenza con lo zio Solomon. Museo Guggenheim: • Solomon Guggenheim, zio di Peggy, crea una collezione e sostiene un capolavoro architettonico, il Museo Guggenheim di New York -> accompagnato da una consulente esperta, *Hilla Von Rebay, che lo porta a promuovere la non-objective painting, arte non figurativa, non legata alla rappresentazione realistica del mondo. • Architetto Frank Lloyd Wright, il quale stravolge l’aspetto del museo tradizionale. È un museo landmark, molto visibile, inoltre la forma e il percorso interno fa si che il visitatore attraversi le gallerie seguendo una spirale che accoglie le opere, in un andamento che si avvita e suggerisce l’idea di movimento e dinamismo inarrestabile. • Museo della modernità e della sua celebrazione, dialoga con il presente, si muove, spicca nella città e parla con i visitatori. • Domina la luce e il bianco. In alto ci è una cupola rotonda portatrice di luce, che ricorda quella del Pio-Clementino. *Hilla Von Rebay, nata a Strasburgo come Baronessa, aveva studiato a Parigi e negli anni ’20 si era trasferita a New York. • Nel 1959 viene aperto il museo. L’Italia dopo gli anni ’40: Negli anni ’40 in Italia c’è un dialogo con gli USA -> Lionelli Venturi aveva lasciato l’Italia per gli USA perché si era rifiutato di aderire al partito fascista, Cesari Brandi anche ha un contatto con l’America. L’Italia non era rimasta esclusa nel dibattito internazionale, a Madrid nel 1934 gli italiani sono presenti in modo ufficiali e scelgono due temi fondamentali: 1) Ugo Ojetti -> organizzazione di mostre temporanee nei musei storici, quindi le mostre possono avere un ruolo sperimentale in uno spazio storicizzato. 2) Roberto Paribeni -> adattamento degli edifici storici ad ospitare collezioni aperte al pubblico -> tema italiano ed europeo -> come conciliare luoghi che devono essere preservati con l’accesso del pubblico? Dopo la Seconda guerra mondiale l’Italia ne esce a pezzi e molti musei danneggiati pesantemente. 1945: Costantino Baroni, Direttore dei Musei Civici di Milano, fa un discorso coraggioso e interessante: l’Italia è una nazione ridotta in ginocchio dalla guerra, se dobbiamo spendere soldi dobbiamo farlo per istituzioni che possano dialogare con la società e i cittadini -> musei viventi. Dagli anni ’50 in poi parte un lavoro di ripristino, restauro e riallestimento verso i musei, i quali erano stati usati dal regime fascista con altre funzionalità. 1953: Rapporto sul ripristino dei musei italiani, firmato da Guglielmo de Angelis D’Ossat, Direttore generale delle antichità e belle arti. Vengono accolti i principi fondamentali affermati nella Conferenza di Madrid (1934): • Utilizzo del doppio percorso: uno per i meno esperti e uno per gli esperti. • Selezione di opere, mettere una parete con poche opere. • Illuminazione naturale. • Flessibilità degli spazi. • Critica alla ricostruzione d’ambiente. Gli artefici della grande stagione della museografia italiana: Franco Albini: àlavora a Brera e poi a Genova. àPoche opere, pareti flessibili a fondo chiaro, supporti essenziali e leggeri -> struttura architettonica neutralizzata, l’opera è esaltata grazie alla leggerezza. - Luce che si irradia sul soffitto e non cade diretta sulle opere, crea un’illuminazione atmosferica che esalta le opere e non fa riflettere in modo fastidioso la luce. Es. Palazzo Bianco di Genova: - allestimento innovativo di Albini -> Monumento funebre a Margherita di Brabante di Giovanni Pisano -> posto su un dispositivo girevole che il visitatore poteva girare e interagire con l’opera. - Pareti bianchi e uso di tende alla veneziana, assomigliano a tende di uffici -> elementi di modernità -> trasformare il museo come un luogo di ufficio, familiare. - Disporre seggioline comode che si possono muovere a uso dei visitatori. Gruppo BBPR (acronimo che indica uno studio di architetti famosi per l’intervento al Castello Sforzesco di Milano, sono le inziali degli architetti Belgiojoso, Peressutti, Roger): es. un crocifisso appoggiato a dei tubi industriali. Es. Allestimento presso il Castello Sforzesco della Pietà Rondanini -> qui i BBPR creano una quinta che isola l’opera e la protegge come una nicchia, la parete è un elemento moderno, si vedono le congiunture, si vede la quinta che mette in dialogo l’opera esaltandola e monumentalizzarla. Celebrano la monumentalità dell’opera. Questo allestimento verrà smantellato, la Pietà Rondanini sarà spostata in un’altra sala ad hoc a pagamento. Carlo Scarpa: uno dei più grandi architetti italiani del Novecento, ha progettato e rivisitato alcuni allestimenti più innovativi: Palazzo Abatellis a Palermo, Castelvecchio a Verona e il Museo di Canova aPossagno. 16/05 Stagione museografica che si concentra sulla ricostruzione dei musei italiani che furono profondamente danneggiati durante la Seconda guerra mondiale à idea di museo vivente: musei aperti e dinamici, capaci di essere parte attiva nella società contemporanea, che è il senso stesso della nuova identità di museo che emerge con la Conferenza di Madrid del 1934. Franco Albini: • Intervento alla Pinacoteca di Brera: uso di pareti mobili e leggere, che possono essere modificate con facilità, uso di elementi di allestimento quotidiani: le • museo del territorio -> non ha una collezione impressionante, ma è un castello, un palazzo storico, in cui Scarpa interviene. • È diventato un museo nel museo per l’allestimento di Scarpa che ad oggi è storicizzato. • Crea spazi e accostamenti, usa la prospettiva per provocare scoperte nell’osservatore, orientamento dei quadri verso la luce naturale proveniente dalla finestra. • L’architettura è per Scarpa un semplice riparo, né una macchina da esporre -> allestire è sempre un atto critico (Argan). • La Galleria delle Sculture: sequenza di sale che si succedono l’una dopo l’altra e sono intervallate da porte e varchi che sono lineari, i quali definiscono un percorso difficile da modificare nel visitatore -> è invitato a muoversi in modo lineare -> il problema per un architetto che qui deve preservare lo spazio storico è che il percorso è difficile da orientare -> ma le opere disposte devono attrarre l’attenzione dello spettatore -> quindi l’architetto deve lavorare negli ambienti stessi per disporre le opere e orientare lo spettatore. Lo spazio deve essere movimentato e reso interessante. - Entriamo nell’ingresso principale di questa galleria: ambiente semplice e austero, colori neutri, nessuna decorazione, solo l’essenziale, le opere sono disposte in piattaforme apparentemente sospese, che sembrano sollevare le opere da terra = elemento di leggerezza. Una delle sculture ci ignora e ci dà le spalle, quindi il visitatore è costretto a muoversi per vedere e incontrare la statua. Scarpa fa parlare le opere e usa e valorizza la tridimensionalità. Inonda l’ambiente di luce sfruttando le aperture laterali con questi sguanci che accompagnano la luce all’interno esaltandola. Colore chiaro prevalente. Il vuoto prevale sul pieno, poche opere nell’ambiente, estrema semplicità dell’ambiente museale, le opere devono prevalere sullo spazio e parlare. - L’approccio che guida Carlo Scarpa è che il visitatore sia il protagonista. In uno spazio lineare egli inserisce un elemento di squilibrio, che crea interesse e curiosità. Il nostro visitatore entra e prende possesso dell’ambiente perché si trova in uno spazio che può dominare e poi viene spaesato in un elemento insolito, finché non incontra un elemento che sarà un premio, qualcosa di appagante e che aiuterà a ricordare il percorso compiuto. - A Castelvecchio l’elemento premio è la statua equestre di Cangrande della Scala che è disposta a fine del percorso, posta al di fuori e sospesa nello spazio e che guarda la città -> mette in relazione il museo con la città stessa. - Sempre a Castelvecchio in alcune sale ha opere molto piccole e per farle vedere allo spettatore Scarpa realizza una parete rossa per accendere l’attenzione -> sceglie il rosso, non un colore neutro, restringe lo spazio inserendo due pannelli mobili: lo spettatore è schiacciato, accorcia la visione e si vedono meglio le opere -> attratto e incuriosito. - Uso della luce: Crocifissione posta su una superficie metallica ed essenziale che segue la forma della scultura medievale e apre una finestra con sguanci che rendono la luce più potente e la fa dialogare con lo sguardo di Cristo crocifisso che alza gli occhi al cielo e guarda verso la finestra = è la luce simbolica, la luce divina. - Un’altra soluzione che Scarpa usa nei musei e negli allestimenti temporanei è la prolessi, l’anticipazione = tecnica narrativa usata in scrittura e serve per anticipare un fatto -> es. Mostra di Mondrian alla GNAM (1957): l’opera che si godrà alla fine del percorso è anticipata, Brodway Boogie Woogie à vano rettangolare aperto all’inizio del corridoio di accesso alla mostra con pareti removibili -> crea un elemento di attenzione, accende un’ansia perché sappiamo che si incontrerà un’opera famosa, fa sì che il percorso parli con il visitatore e gli accendi delle curiosità. àInfluenza del cinema. àL’allestimento può guidare anche la velocità di percorso del visitatore. àUso delle griglie alla GNAM, che in questo caso hanno anche la funzione di richiamarsi al linguaggio di Mondrian, uso di alcune soluzioni per rifarsi all’opera dell’artista connessa molto all’architettura. L’Italia gode di questa sperimentazione per diversi anni. L’Europa subisce un contraccolpo forte dal punto di vista della sperimentazione artistica e museografica da parte degli USA: es. Guggenheim: attrazione a livello urbanistica anche sulla città, segna un punto di svolta straordinario, come i musei blockbuster come l’Ara Pacis di Roma, Tate Britain, Guggenheim di Bilbao ecc. che hanno il difetto di essere prevalenti dal punto di vista architettonico. Parigi riprova a riaprire il ragionamento sulla modernità del museo: MUSEO POMPIDOU DI PARIGI (1977): • Propone una funzione diversa di museo. • Architetti: Richard Rogers e Renzo Piano -> sfruttano l’elemento della trasparenza, il museo era stato accusato di essere simbolo di una cultura oscurantista e statale. Adesso il museo si afferma una piazza aperta a tutti. Quartiere di Beaubourg: problematico -> necessità per gli abitanti di uno spazio di aggregazione. • Assomiglia ad una fabbrica, una grande macchina in costruzione -> si vede quello che succede all’interno dall’esterno. • Ci sono un sacco di servizi: cinema, libreria, magazzino, sala di conferenze. È una piazza nella piazza. È un centro dedicato all’arte contemporanea capace di parlare ai giovani arrabbiati, che dia voce ai giovani. àPrende nome dal Presidente Georges Pompidou, che ne volle la realizzazione con le proteste del ’68, specie quelle studentesche. àRapporto tra politica e cultura. • Il sociologo Jean Baudrillard scrive un libro: L’effetBeaubourg (1977): il Pompidou come una presa in giro, una grande presa di mistificazione che vuole ingannare i cittadini che volevano un confronto -> questa architettura non aiuta a scoprire l’arte, ma a comprarla, perché sembra un supermercato e un magazzino. Invita la massa al suo interno. L’effetto Beaubourg è mettere tutto in superficie, liquida la tradizionale lentezza della formazione culturale, fatta di riti, passaggi iniziatici e cerimonie. Il rito di massa aumenta il numero di fruizione, ma la impoverisce, la rende più veloce e immediata e più consumistica. Beaubourg è un momento di dissuasione culturale, dietro uno scenario da museo, che serve solo a salvare la finzione umanistica della cultura, ma vi si compie in realtà un proprio lavoro di morte della cultura. Molte di queste visioni si sono realizzate in altri musei, il rito di massa oggi c’è. Dopo l’esperienza del Centre de Pompidou si apre una nuova era della museologia: - La cultura si offre e si costruisce, la politica dei musei va di pari passo con la politica scolastica, della cultura del paese e dipende dalla democrazia. - Cambiamento radicale della linearità verso una nuova costruzione del museo moderno: non più linea evolutiva che ha un percorso preciso sulla costruzione dell’idea di rapporto con il pubblico -> la linearità si disperde, il museo può perseguire dal terzo millennio strade diverse, ha acquistato più piena autonomia e può dirigersi e orientarsi verso una quantità obiettivi. - Centralità del pubblico -> è l’interlocutore, co-costruisce il messaggio del museo.
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