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Appunti Neorealismo e Crepuscolari: Fenoglio, Pavese e levi, Appunti di Italiano

Appunti usati per maturità di ermetismo, neorealismo e crepuscolari Autori all'interno del file: Fenoglio, Pavese e Levi

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 25/05/2022

alice-angeli
alice-angeli 🇮🇹

5

(2)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti Neorealismo e Crepuscolari: Fenoglio, Pavese e levi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ERMETISMO L’espressione “ermetismo” viene applicata intorno agli anni Trenta da Francesco Flora, che le usò per condannare una poesia basata su oscure analogie. Questo gruppo poetico si sviluppa intorno agli anni Trenta e Quaranta a Firenze, centro molto vivace in cui si dibatte di cultura e poesia. Gli artisti si concentrano l’attenzione sulla parola, assunta nel suo valore assoluto e sganciata da impegni ideologici, fino a creare un linguaggio criptico e uno stile oscuro. L’accusa di oscurità mossa alla poetica ermetica si estende anche a Ungaretti e Montale che con i loro testi, hanno ispirato questa corrente. L’ermetismo aspira a una poesia pura, slegata dal contesto storico, in cui la parola acquista una funzione evocativa. In questo senso l’Ermetismo si richiama a una concezione “orfica” della letteratura. (misteriosa) E’ influenzato dalla cultura europea contemporanea: dalla filosofia esistenzialista provengono i temi della solitudine, dal cattolicesimo di matrice francese l’atteggiamento tormentato e problematizzante; confluiscono anche temi e metodi del Simbolismo, con il suo procedere per corrispondenze e analogie. Importante è l’influenza di Mallarmé, che ha ridotto il componimento al frammento e la parola a un elemento astratto e rarefatto, la cui difficoltà semantica finisce per preservare la purezza; altrettanto rilevante Paul Valery, che evoca una funzione incantatoria della poesia. La ricerca di una purezza e di un’assolutezza di linguaggio non approda, come accade in Ungaretti, all’espressione di una dimensione profonda, bensì una chiusura di senso, attraverso la quale si esprime l’impossibilità di raggiungere, tramite la parola, una verità essenziale. Tra gli esponenti del gruppo dei poeti ermetici si ricordano: Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto e Mario Luzi. POETICA E LINGUAGGIO Per i poeti ermetici la letteratura è assunta come passione autentica, come se fosse una prova morale: la parola autentica deve dare prova, nella sua aspirazione alla purezza, di essere un orientamento esistenziale del poeta. La poesia è protesa alla ricerca della verità e di un significato ultraterreno dell’esistenza. Questa aspirazione, è segnata da un sentimento doloroso si assenza o distanza. La poesia per dar voce a questa aspirazione deve elaborare un codice quasi segreto, che fa dell’oscurità la strada maestra per esprimere l’essenza divina nell’uomo. Tuttavia, la letteratura come percorso verso l’assoluto, verso una verità eterna, implica parallelamente il rifiuto della storia, che può manifestarsi in un sdegnoso distacco dalle drammatiche vicende dell’Italia contemporanea. Non a caso, l'isolamento degli ermetici è spesso criticato dagli intellettuali che partecipano alla lotta antifascista e alla Resistenza. La scrittura ermetica richiede una rigorosa consapevolezza linguistica. Da ciò consegue un intenso lavoro sulla parola, per giungere a una essenzialità che avrebbe nel silenzio o nell’assenza il suo punto massimo di realizzazione. La parola si carica di potere evocativo. Il linguaggio assume un valore sacrale e quasi salvifico. L'elusività della parola viene perseguita attraverso il ricorso all’analogia, spesso di difficile comprensione e priva di nessi sintattici, e alla sinestesia. Anche il ricorso a un lessico colto e raro, ricco di sarcasmi, conferiscono un senso di elevatezza aristocratica e sublime, ulteriormente rafforzato dal recupero dei metri più nobili della tradizione, come il sonetto. “Ed è subito sera” pg. 252 Metrica: Componimento di tre versi liberi di lunghezza variabile: un dodecasillabo, un novenario e un settenario. La lirica si riferisce a un soggetto collettivo (“ognuno” del v. 1): l’io del poeta sembra sciogliersi in una specie di fratellanza universale, basata sulla comune esperienza del dolore. Questa dialettica tra radicamento e sradicamento, lo smarrimento esistenziale e la fugacità del vivere vengono espressi attraverso un sistema di immagini rapido e scarno, che veicola la visione del mondo, tormentata e problematica, dell’autore stesso: dall’affermazione perentoria sulla solitudine degli uomini (verso 1), al sole che prima ferisce (v. 2) e poi tramonta all’improvviso (v. 3). Se insomma Ed è subito sera sviluppa alcuni temi tipicamente ermetici, non bisogna dimenticare che l’autore, in saggio del 1946 (Poesia contemporanea, poi in Poesie e discorsi sulla poesia, 1971) che sicuramente risente anche della tragedia del secondo conflitto mondiale, spiega che la sua attività vuole contribuire alla ricomposizione e alla ricostruzione dell’uomo contemporaneo. Ed è subito sera rimane comunque un testo esemplare della fase ermetica di Salvatore Quasimodo, basata sulla rappresentazione di esperienze interiori e sulla dialettica tra inclusione ed esclusione dal mondo esterno. La lirica ha valore programmatico anche rispetto alle soluzioni stilistiche adottate in questo periodo: tra la altre, l’uso di immagini astratte (il “cuor della terra”), la retorica preziosa e raffinata, il gusto per gli effetti di luce, la sintassi paratattica e la ricerca fonico-timbrica. L’estrema brevità del testo - influenzata anche dall’importante traduzione quasimodiana dei Lirici greci del 1940 - mette in evidenza la trama di corrispondenze foniche come allitterazioni e insistenze timbriche. La sintassi paratattica e le soluzioni prosodiche creano un effetto musicale di “staccato” che conferisce ai versi un andamento grave e sentenzioso. NEOREALISMO Dal 1926-27, con l'introduzione del cinema diventa uno dei più importanti strumenti di comunicazione. In Italia, ad esempio, si assiste negli anni Venti alla “fascistizzazione” dell’industria cinematografica, sottoposta al controllo del regime, che promuove l’autocelebrazione, una massiccia campagna propagandistica. Accanto al cinema va ricordato il ruolo della radio, che diventa sia in Germania sia in Italia, l’organo di informazione quotidiana più importante. Sullo schieramento opposto, quello inglese, è fondamentale il ruolo della Bbc. In anni di frenetica attività e di progresso economico, alcuni autori cinematografici si ritagliano però uno spazio critico: Michelangelo Antonioni, Luigi Comencini e Luchino Visconti, il documentario è volto alla documentazione sulla situazione post-bellica. In Italia la prima forma d’arte impegnata in una riflessione profonda intorno alla rappresentazione del dopoguerra, anche nella sua dimensione tragica e traumatica, diventa così il cinema. Questa attenzione verso la realtà era stata inaugurata nel 1943 dal regista Luchino Visconti con il film Ossessione. Il montatore del film, Mario Serandrei, utilizzò per primo il termine neorealismo, per indicare il nuovo modo di raccontare, rapido ed essenziale, legato alla osservazione della vita popolare nei suoi aspetti più autentici. Dalla fine del conflitto il cinema italiano produce dunque alcuni capolavori, girati direttamente sulla strada e con l’impiego di attori non professionisti. Esempi di questi primi film sono: Roma città aperta di Rossellini, che narra i nove mesi di occupazione nazista di Roma; Sciuscià di De Sica, che racconta le storie di un lustrascarpe, e Ladri di biciclette. In letteratura il Neorealismo arriva in un secondo momento. Al centro dell’attenzione si pone il problema del ruolo sociale e politico dell'intellettuale, la cui attività è concepita primariamente quale strumento per influenzare il progresso dell’umanità e le sue posizioni politiche. La milizia politica caratterizza e ispira il lavoro di gruppi non esigui di intellettuali, che portano avanti una linea politica culturale che prevede una scrittura che prende posizione rispetto ai problemi del presente. Al di là delle differenze che le distinguono , i Neorealisti condividono alcuni temi: • impegno, l’arte è concepita come strumento per intervenire nella realtà, basandosi su una valenza etica e civile; • nuove tematiche, la resistenza, le conseguenze della guerra, l’attualità storica, la vita dei partigiani; • nuova espressività, prevista la rinuncia della ricerca puramente formale, a favore di una scrittura oggettiva. Si tratta di una concezione della letteratura quale documento della realtà presente, grazie alla tradizione ottocentesca di Verga o ai modelli americani divulgati da Pavese. La produzione letteraria, tende al documento, alla cronaca. L’epoca del Neorealismo termina però in fretta, a causa della condizioni storiche e sociali, e dell’identificazione di molti suoi principi con l’indirizzo ideologico del Pci. Infatti, esso è caratterizzato dal rapporto che intercorre fra cultura e politica. “Il Neorealismo non fu una scuola” pg. 405 Questa Prefazione del 1964 dei Sentieri dei nidi di ragno di Calvino, è un testo esemplare per quanto riguarda i termini della questione del Neorealismo, poiché lo scrittore si interroga sul valore e sul significato della letteratura neorealista e insieme ricostruisce la tensione di fare letteratura. Calvino abbozza una definizione generale del termine “neorealismo”, che vede intrecciato con la letteratura bellica. Secondo lui, i giovani scrittori italiani furono indotti dalla guerra a cercare nuovi motivi e nuove forme d’espressione; maestri di questa generazione sarebbero Vittorini, Pavese, ma soprattutto Fenoglio: “e fu il più solitario di tutti che riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno più se l'aspettava, e arrivò a scriverlo senza nemmeno finirlo”. BEPPE FENOGLIO VITA Beppe Fenoglio nasce ad Alba, in provincia di Cuneo, nasce nel 1922. L'8 settembre ritorna sulle Langhe, dove combatterà tutta la guerra partigiana, sino alla Liberazione.Si era fatto una profonda cultura letteraria sui poeti e sugli scrittori inglesi. Esordí nel 1952 con I ventitre giorni della città di Alba (Einaudi), Primavera di bellezza, Il partigiano Johnny e Una questione privata. PENSIERO E POETICA L’opera di Fenoglio affronta due grandi temi, quello della guerra partigiana al nazifasismo e quello della vita nell’ambiente contadino delle Langhe. Lo sguardo dello scrittore verso questi due ambiti è segnato da un radicale pessimismo. “Forse lo sanno unicamente i morti” pg.369 E’ il brano conclusivo del romanzo. Il protagonista, si è rifugiato nel collegio di Chieri, dove l’ha raggiunto Dino. Questi, però, durante una sua assenza , è fuggito e ora Corrado decide di raggiungere la casa dei suoi genitori nelle Langhe. Il percorso che lo ha riportato a casa, è stato un percorso di parziale crescita e comprensione, grazie agli incontri e alle scene di guerra. Nel finale il tempo del racconto coincide con quello della narrazione: lo rilevano i tempi per lo più al presente, che presentano la condizione dello scrivente. La guerra è dunque ancora in corso e il narratore non sa quando finirà. Il romanzo si chiude perciò con una nota di incertezza, che viene sottolineata dalle numerose negazioni: “Non so se Cate”, “Io non credo” “Io non saprei”. Il protagonista però non è passato attraverso la tragedia senza essere stato toccato: la vista di alcuni morti repubblichini è stata per lui come un’epifania, una rivelazione che lo ha svegliato: egli percepisce l’umiliazione, la sottomissione di ogni uomo, vinto o vincitore, a un destino: “non ci sarebbe differenza” tra vivi e morti se non fosse per il destino. I vivi, dunque, una responsabilità nei confronti dei caduti: quella di trovare un senso alla morte. L’esperienza della morte vista in altri può invitare l’uomo a interrogarsi sul senso delle cose e sul proprio ruolo nella vita e nella storia. Questa acquisizione di consapevolezza risulta anche più evidente quando il personaggio torna a casa, e il suo atteggiamento verso la guerra entra in contrasto con quello dei suoi genitori che liquidano le azioni partigiane come “risse di ragazzi”. PRIMO LEVI L’opera di Primo Levi è legata alla sua deportazione ad Auschwitz. L’esperienza al campo di concentramento impone una scrittura come necessità di indagine, un dovere morale e civile. Nato a Torino nel 1919 da una famiglia ebrea, Si laurea in chimica. → gli salva la vita Muore suicida nella sua casa di Torino l’11 aprile 1987. Queste due esperienze, hanno formato la personalità di Levi: la deportazione e la formazione scientifica. Levi sente la necessità di lasciare testimonianza di quanto sofferto. Le sue opere sono schematicamente divisibili in due gruppi: testi che si propongono di conservare la memoria, testi legati alla mentalità scientifica, alla fiducia nel lavoro. SE QUESTO E’ UN UOMO Il titolo deriva da una poesia che fa da epigrafe al romanzo. L’autore dichiara nella Prefazione di coler sia fornire documenti per lo studio di alcuni aspetti umani, e come denuncia alle conseguenze del nazi-fascismo. Dunque alle origini della scrittura, vi sono alcune fondamentali motivazioni: • documentare un’esperienza estrema e lacerante; • mostrare le peggiori conseguenze del razzismo; • meditare sul comportamento umano in condizioni limite; • raccontare per liberarsi dall’ossessione; Se questo è un uomo è composto da 17 capitoli, in ordine cronologici sulle esperienze nel campo di concentramento. Della vita infernale e della “demolizione di un uomo” privato del suo nome e della sua identità. La scrittura è quella del diario nei capitoli iniziali e in quelli finali, mentre nei capitoli centrali vengono fatte delle riflessioni sulla vita e sulla morte nei Lager. Alla base del racconto vi è il ricordo, poi si fa sentire il giudizio, e il pressante appello al lettore, perché rifletta, impari. Tuttavia, il ricordo ha scopi ben più alti, lo spiega l’ex sergente Steinlauf: “si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza. “La condizione dei deportati” pg. 430 1) Iniziazione (III) Questo capitolo descrive la durissima fase iniziale della permanenza ad Auschwitz. Primo Levi viene assegnato al blocco 30, dove incontra Steinlauf, le cui parole fanno nascere in lui un fioco bagliore di impegno morale. La vita nel Lager, tende a sopprimere lo spirito e a cancellare ogni traccia di umanità. In questo clima il discorso dell’ex sergente è importante per prendere coscienza dell’impegno a sopravvivere. Il sergente suggerisce di salvaguardare la forma della civiltà, perché si può anche farcela e farcela vuol dire arrivare a raccontare a testimoniare. 2) Le nostre notti (V) Il secondo brano ha il motivo dominante del sogno. Levi pur dichiarato fautore della chiarezza, ha una straordinaria capacità di descrivere gli stati più sfuggenti della coscienza, le contraddizioni del sentimento, il passaggio tra sogno e realtà. Nel Lager anche il sogno è associato al dolore. Esso diventa l’incubo comune di un’identica scena: non essere ascoltati o creduti. 3) I sommersi e i salvati (IX) Il terzo brano offre una panoramica rispetto alla lotta per la sopravvivenza nel Lager, e utilizza una terminologia di tipo darwiniano. In sostanza, dice Levi, o si diventa un vinto, un sommerso, come i musulmani, che osservano le regole e soccombono; o ci si salva, improvvisando e imparando a sopravvivere. 4) Le tre persone del laboratorio (XV) L’ultimo brano è dedicato al laboratorio chimico, grazie al quale Levi riuscì a sopravvivere come operaio per la fabbricazione di gomma nel campo. Proprio in questo periodo Levi avverte per la prima volta la necessità di sopravvivere per poter testimoniare nonché per dare un senso alle sofferenze patite e una giustificazione alla propria esperienza rendendone partecipi gli altri.
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