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Appunti Neorealismo, PAVESE CALVINO LEVI, Appunti di Italiano

Appunti sul neorealismo con spiegazione di Pavese, Calvino e Levi e alcuni pezzi delle opere

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 06/05/2020

arielesse
arielesse 🇮🇹

4.3

(15)

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Scarica Appunti Neorealismo, PAVESE CALVINO LEVI e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! NEOREALISMO Dopo la conclusione tragica della seconda guerra mondiale gli artisti italiano sentono una forte esigenza di ritrovare e far rinascere i valori formali che erano stati alla base del Novecento. Ciò vuol dire che per alcuni riguarda ad esempio la corrente del Cubismo e alla sua esperienza di indagine sulla realtà o per altri partire dall’Astrattismo. All’interno del medesimo movimento quindi le diverse aspirazioni e i diversi linguaggi trovano unità di spazio e di dialogo, finchè i singoli artisti non prenderanno strade diverse, dando origine all’esperienza neorealista, astratta e informale. Il Neorealismo è una corrente che comprende anche gli scrittori e letterari italiani successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Questo movimento si caratterizza per il suo avvicinamento alla vita e per mettere in luce le piaghe e i problemi della società, si sente infatti di aderire alla realtà e di farne un impegno sociale e civile. Il Neorealismo si pone così come punto di rottura rispetto al passato con l’obiettivo di formare una nuova mentalità. Dopo il secondo conflitto mondiale quindi, si sentì il bisogno di formare le coscienze per rendere i cittadini partecipi. Soprattutto serviva spronare gli intellettuali verso la partecipazione attiva alla vita politica e culturale del paese. La loro volontà era quella di rappresentare su carta la realtà e le problematiche vissute dalla gente per comunicare un messaggio positivo di rinnovamento. Il modello per eccellenza dei neorealisti fu Giovanni Verga, massimo esponente del Verismo italiano. Con le sue opere in prosa, Verga si occupò delle classi più povere della popolazione, denunciando il loro tenore di vita e mostrando per la prima volta al grande pubblico i vissuti della povera gente. Gli eventi del tormentato arco di tempo compreso fra l’inizio del secondo conflitto mondiale e il dopoguerra rafforzarono negli scrittori italiani la consapevolezza di quanto fosse importante adeguare la letteratura al mutare dei tempi, ponendo i loro strumenti al servizio della società contemporanea e dei suoi urgenti problemi. Come spesso accade nell’ambito delle esperienze culturali, le correnti letterarie che presero forma in questi anni furono conseguenza di una situazione storica e sociale in trasformazione, e quindi di un progressivo modificarsi nella visione del mondo, e nacquero all’insegna della rottura con il passato e della ricerca di nuove soluzioni; tuttavia esse conservarono significativi legami con la tradizione. Il Neorealismo però non è una vera e propria corrente letteraria, ma piuttosto un orientamento generale della cultura, racchiuso in un breve volgere di anni, che risponde a parametri omogenei in campo tematico e formale, e che abbraccia vari settori, raggiungendo la massima rappresentatività nel cinema; anche in letteratura, però, ispira testi di notevole efficacia. In questo periodo si diffonde, inoltre, la concezione secondo la quale gli intellettuali debbano dimostrare un atteggiamento di impegno e di partecipazione alla vita politica e far sentire la loro voce nel momento storico in cui vivono. In letteratura il neorealismo si propone di rappresentare la realtà di tutti i giorni, la poetica si fonda attraverso l'utilizzo linguaggio semplice e diretto, accessibile alla maggior parte della popolazione. A differenza dello scrittore verista, il neorealista, attraverso l'impegno politico sociale intende trasformare la realtà, non soltanto descriverla e narrarla Italo Calvino, nella Prefazione del 1964 al suo romanzo d'esordio Il sentiero dei nidi di ragno, spiega appunto che il Neorealismo “non fu una scuola, ma un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, specialmente delle Italie fino allora più sconosciute dalla letteratura”. Si può quindi parlare di un orientamento di diversi autori verso un rinnovamento tematico, contenutistico e linguistico della letteratura e del "fare" letteratura. Questa esigenza di cambiamento coincide del resto con il mutamento della situazione politica italiana, con il passaggio dal fascismo alla repubblica, attraverso la drammatica esperienza del secondo conflitto mondiale e della guerra di Liberazione (ricorda sempre Calvino: "L'essere usciti da un'esperienza - guerra, guerra civile - che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un'immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari, carichi di storie da raccontare, ognuno aveva la sua, ognuno aveva vissuto vite irregolari drammatiche avventurose, ci si strappava le parole di bocca"). La produzione neoralista - richiamandosi sin dal nome alle esperienze del realismo ottocentesco e del verismo verghiano - si caratterizza per l'inedito tentativo di descrivere la realtà contemporanea di un Paese di fronte a sconvolgimenti epocali; l'attenzione per il reale (e la riscoperta di piccoli mondi regionali e locali, prima osteggiati dalla propaganda del regime) si unisce con l'intento di testimonianza etica e civile attraverso lo strumento del romanzo e della narrazione. Questo interesse per i localismi, evidente nelle ambientazioni di molte opere, si esprime innanzitutto nella scelta di dialetti e forme linguistiche regionali per far parlare i propri personaggi. Spesso poi, la trama e il mondo rappresentato riguardano eventi assai vicini a chi legge: gli eventi sono quelli drammatici e cruenti dell’esperienza partigiana (cui partecipano direttamente molti scrittori neorealisti) e della liberazione dal nazifascismo, oppure delle lotte operaie e contadine; la letteratura diventa così anche uno strumento di denuncia e, al tempo stesso di espressione di sé. Tradizionalmente Il sentiero dei nidi di ragno viene considerato un romanzo neorealista; e a ragione. L’anno d’uscita (il 1947), l’ambientazione partigiana e l’esperienza personale dell’autore a monte della storia raccontata sono caratteri che testimoniano un’indubbia appartenenza ad una famiglia letteraria. Come Calvino stesso riconobbe, nella celebre Prefazione del 1964 alla nuova edizione del romanzo, lui come tanti suoi coetanei avvertiva la responsabilità che un evento d’importanza storica come la guerra affidava all’uomo di lettere, protagonista e allo stesso tempo interprete di quegli avvenimenti. Tuttavia l’immagine della Resistenza che emerge dalla storia di Pin e della scalcagnata brigata del Dritto non è certo quella eroica e vincente che si è soliti associare alle narrazioni neorealiste, che spesso erano incentrate su una rappresentazione stereotipata ed edulcorante dei drammatici avvenimenti che avevano scandito la “guerra civile” combattuta tra partigiani e nazifascisti tra il 1943 e il 1945. Il romanzo di Calvino si colloca infatti in quella schiera di opere che, tra la fine della Seconda guerra mondiale e la metà degli anni Cinquanta, s’incaricarono di raccontare la storia recente mostrandone le contraddizioni, gli errori, i risvolti più problematici. Il sentiero dei nidi di ragno si presenta allora come il romanzo di un intellettuale che nell’esperienza partigiana ha maturato una notevole consapevolezza politica e che vuole sfruttare le strategie retoriche e narrative per dar vita a un racconto problematico e coinvolgente. Così Calvino, da un lato prova a guardare i fatti appena accaduti da una prospettiva inusuale, che permetta di rivelare contraddizioni e miserie, ma anche eroismi e umanità di una vicenda storica troppo spesso ridotta ai minimi termini della retorica celebrativa. Egli orienta la narrazione verso un complesso ma indiscutibile ottimismo, proprio di chi crede nel progresso della Storia,
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