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APPUNTI NIEBLA, UNAMUNO, LETTERATURA SPAGNOLA II, RESTA, Appunti di Letteratura Spagnola

Appunti dettagliati su Niebla di Miguel de Unamuno del corso di Letteratura Spagnola II con la prof.ssa Ilaria Resta.

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Scarica APPUNTI NIEBLA, UNAMUNO, LETTERATURA SPAGNOLA II, RESTA e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Niebla composizione 1907 e pubblicazione 1914. Evoluzione dalla narrativa realista e naturalista fino alla fase sperimentale dell’inizio del Novecento, a causa di eventi fondamentali nella Spagna. La fine del Grande Impero spagnolo, con la perdita delle ultime tre colonie, ha delle forti implicazioni per quanto riguarda la reazione del rapporto editoriale spagnolo. Generación del ’98  regenacionistas ma, nel caso di Unamuno, riflessione che lo porta a cercare di comprendere meglio sé stesso e gli aspetti più interni dell’esistenza  Letteratura di Unamuno: carattere fondamentalmente esistenzialista. Viene ridiscusso anche il rapporto con la fede, la quale si oppone alla ragione. La perdita delle ultime tre colonie e il Desastre del ’98 non sono gli unici eventi a scombussolare la Spagna. 1885  morte improvvisa di Alfonso XII che provoca ulteriori scompigli. 1886  nasce Alfonso XIII e diventa Re di Spagna da neonato  sarà sovrano di Spagna fino al 1931. Abbiamo nel 1923 il golpe da parte di Primo de Rivera che prende il potere in accordo con il sovrano. 1931  libere elezioni che portano alla formazione della Seconda Repubblica, che durerà ufficialmente fino al 1939, dove inizierà la dittatura di Franco che durerà fino alla morte di Franco nel 1975. INFLUENZA CORRENTI FILOSOFICHE SULLA LETTERATURA Nella fine dell’Ottocento ed inizio Novecento si iniziano ad imporre le correnti filosofiche Irrazionaliste che si opporranno alle precedenti Positiviste  nella letteratura avremo contrasti con il Determinismo degli scrittori realisti e naturalisti. Nell’irrazionalismo domina il caos, non ci sono leggi naturali, e nello scrittore del Novecento lo notiamo chiaramente come non ci sia una struttura precedentemente determinata, come in Galdós ad esempio. Unamuno fa scrivere il prologo a Víctor Goti, il quale mette in discussione come siano state andate effettivamente le cose per quanto riguarda la morte di Augusto Pérez. Unamuno risponde nel prologo successivo arrabbiandosi con Goti e dicendo che le cose sono andate diversamente. Il progetto previo del sapere cosa l’autore scriverà non c’è: la narrazione si crea al momento della scrittura tanto che i personaggi, dotati di vita propria, sfuggono alle intenzioni dell’autore. Tutto ciò è strettamente legato a un carattere di tipo esistenzialista. Vi sono riflessioni da parte di Augusto su chi sia lui realmente. Sono importanti le riflessioni che Augusto fa per uscire dalla “niebla”. Nel romanzo realista abbiamo una voce narrante al di sopra di tutti che fornisce tantissime descrizioni. Nei narratori come Unamuno, invece, l’idea di fornire dati al narratore precedentemente perde di senso visto che la narrazione è mutabile. Il lettore deve fare un grande sforzo di interpretazione ma, soprattutto, di riflessione. Victor, a un certo punto nel prologo, mette in dubbio la sua possibilità di libertà  viene messa in dubbio anche la possibilità di essere libero di Unamuno. L’autore vuole portare a riflessioni sulla vita quotidiana e sulla condizione umana. C’è uno stretto rapporto tra autore-narratore-personaggio-lettore  leggere della vita di Augusto deve portare lo stesso lettore a fare una riflessione su sé stesso. NARRATORE Narratore allo stesso tempo eterodiegetico ed omodiegetico. Genette ci parla della Metalessi narrativa, che è il momento in cui realtà e finzione si confondono. Al trentunesimo capitolo dell’opera, Augusto Pérez, che fino ad allora era stato presentato come un personaggio di finzione, all’improvviso va a trovare Miguel de Unamuno a Salamanca. All’inizio il narratore si presenta come eterodiegetico, dove Unamuno si presenta come il creatore di questi enti di finzione che pensano di essere liberi (non hanno un libero arbitrio). Questa sovrapposizione di livelli narrativi l’avevamo già vista in Cervantes, tipico del Quijote cervantino dove abbiamo una sovrapposizione di piani  in Unamuno questa sovrapposizione è portata all’estremo, tanto che il personaggio parla con l’autore. Esteticamente questo processo produce una quasi totale sparizione del narratore onnisciente e la delega di scelta al lettore di interpretazione in base a ciò che legge. Se l’interpretazione è delegata al lettore, avremo una concentrazione non sulla narrazione, non sulla descrizione ma sul dialogo. Miguel de Unamuno (1864-1936)  la morte del figlio di meningite gli provocherà riflessioni sulla vita. È stato rettore per molti anni dell’Università di Salamanca, essendo docente di greco. Era appassionato di Filosofia. Non passa tutta la vita a Salamanca perché, quando arriva la dittatura di Rivera, Unamuno si oppone e viene esiliato a Fuerteventura. Ritorna nel 1931 ad essere rettore dell’Università di Salamanca con le nuove elezioni. Nell’Ottobre del 1936 era rettore dell’Università di Salamanca: si apre l’anno accademico dove sono presenti dei gerarchi franchisti. Unamuno guarderà negli occhi un gerarca franchista dicendogli una frase, viene imprigionato ai domiciliari nella sua casa e, pochi mesi dopo, muore. Fede vs Ragione: anche per la morte del figlio, comincerà ad avvicinarsi a queste correnti irrazionaliste. Il dubbio porta a una serie di domande, tra cui l’esistenza di Dio e del perché debba portare a brutti eventi nella vita. La fede ti porta a voler credere che ci sia un Dio, ma la ragione ti porta da tutt’altra parte. Trattati teorici sulla tematica: - Del sentimiento trágico de la vida (1912) perché ci fa comprendere come le riflessioni di A. Perez siano più importanti dell’azione (delle dinamiche narrative ottocentesche). L’azione, in Niebla, è sottomessa al processo di riflessione che si realizza nella mente di A. Perez e che poi lo mette a confronto con gli altri personaggi ➔ più avanti, infatti, comincerà a riflettere sul rapporto fede e ragione e sul senso dell’esistenza con Victor Goti > abbiamo un esplicitazione progressiva da parte del personaggio di quelle che sono le sue inquietudini esistenziali. Inoltre, attraverso Niebla, c'è la volontà, da parte di Unamuno, di creare uno stretto rapporto tra l’autore, il narratore, il personaggio e i lettori Egli cerca di coinvolgere i lettori ➔ infatti, il suo scopo non è di far divertire i lettori ma di farli riflettere (scopo che si intuisce sia dalle parti preliminari e sia da una serie di interviste che egli farà in merito alle riflessioni in Niebla) ⬇ Dunque, il suo scopo è di portarli, come dice poi lo stesso V. Goti nel prologo, ‘ad avere problemi di digestione' (metafora che egli utilizza) : V. Goti dice che lo scopo che ha l’autore è quello di portare il lettore a riflettere ‘se quella che è la condizione di A. Perez possa essere la condizioni di tutti’ ● abbiamo un prologo scritto da V. Goti: V. Goti è un amico di A. Perez ma sembre che sia amico anche di Unamuno > quindi, entriamo in quella che è la metalessi narrativa (che si realizza nel momento in cui l’ente di finzione che si proclama amico dell’autore) ● “la tan lamentable historia de mi buen amigo Augusto Perez”: aggettivo che sta già connotando quale sarà l'esito di questa vicenda, una vicenda che specifica poco dopo in cui dice che ‘ A. Perez era arrivato, come Hamlet, ad aver messo in dubbio la propria esistenza’. Parla di una storia ‘lamentable’ perché ha a che vedere con la trama vera e propria> si capisce alla fine del prologo perché mette in dubbio come siano andate effettivamente le vicende (questo porterà a delle conseguenze nel rapporto tra V. Goti e Unamuno, perchè Unamuno si sente in dovere di rispondergli attraverso il post-prologo) ● “misteriosa muerte”: per capire l’utilizzo dell’aggettivo ‘misteriosa’ bisogna andare alla fine del prologo V. perchè per lui è ‘misteriosa’ in quanto capiremo che non condivide quella che è la versione che è stata fornita dall’autore (sta anticipando che ha una versione differente sulla morte di Augusto Perez) ● “los deseos del señor Unamuno son para mí mandatos: frase importante per capire il rapporto che si stabilisce tra l’autore e i suoi personaggi ➔ perché ‘mandatos’, questo vocabolo ha una doppia accezione di questo vocabolo: - da una parte, può essere semplicemente l'incarico che ti viene dato - dall'altra, può essere l’ordine che gli è stato dato di scrivere il prologo e che lo porta ad obbedire a Unamuno (sinonimo di dovere) Dunque, questo termine sottolinea la sottomissione dei personaggi > viene sottolineato il fatto che sia un rapporto gerarchico che si stabilisce tra il personaggio e Unamuno ➔ Unamuno come figura che è al di sopra degli altri e che decide delle loro vite, quello che devono fare al punto tale che questi personaggi, in primis A. Perez, si ribelleranno (anche V. Goti tenta di ribellarsi attraverso questo prologo) ● “dudar de su propia existencia”: comincia ad indicare alcuni aspetti del carattere di A.Perez, ovvero il fatto che A. Perez è arrivato a dubitare che esistesse (dubbio esistenziale) > V. Goti dice che non è scettico come l’amico Perez ● “estoy por los menos firmemente persuadido de que carezco de eso que los psicólogos llaman libre albedrío”: V. Goti è arrivato a dire ➔ ‘penso che esisto ma forse non sono completamente libero’ Ritorna il meccanismo del libero arbitrio, ovvero il fatto che V. Goti, nel momento in cui sta scrivendo il prologo, si renda conto che in effetti non è proprio libero (si sente comandato da M. de Unamuno), non gode di piena libertà di agire ● “aunque para mi consuelo creo también goza Don Miguel de él”: è un punto importante perché proietta il romanzo fuori; in qualche modo, comincia a coinvolgere Unamuno e, ancora più fuori, gli stessi lettori, nel momento in cui viene fuori il dubbio che comunica V. Goti In questa frase, il personaggio di V. Goti mette in dubbio che anche a Unamuno possa succedere quello che sta accadendo a lui, ovvero, che ad un certo punto si renda conto di non avere vita propria ma di essere nelle mani di un creatore che dirige le azioni. C’è un dubbio esistenziale in quello che dice V.Goti (e dietro lui, ovviamente Unamuno ➔ dubbio: - ‘se esisto?’ - e ‘che cosa ci dà la certezza che esistiamo davvero e che non sia questo “un sogno collettivo”? > (sogno collettivo = siamo tutti prodotto di un mente e che sta scrivendo solamente la nostra storia) ● si tratta di una parte importante perchè ha a che vedere con la questione estetica della scrittura Unamuniana, ovvero il fatto che lui definisca i suoi romanzi non una ‘novela’ ma una ‘nivola’. Niebla è una ‘nivola’ ed è piuttosto curioso che sia il personaggio che dica di aver coniato il termine ‘nivola’ > ed è effettivamente V. Goti che, più avanti nel romanzo, parlando con A. Perez spiega da dove gli sia venuta l’invenzione della nivola (ancora una volta c’è questo meccanismo di confusione tra i piani della realtà e della finzione). ● “no pocos dichos y conversaciones que con el malogrado Augusto Pérez tuve, y que narra también en ella la historia del nacimiento de mi tardío hijo ”: A proposito dei piani e dei meccanismi narrativi, questa frase ci anticipa che ci saranno più livelli narrativi inseriti. Infatti ci sta annunciando che inserirà un appendice delle vicende personali legate alla sua relazione con la moglie e alla nascita di questo figlio Victorcito, che non ha nulla a che vedere con la linea principale (linea principale è quella di A. Perez e delle problematiche che ha avuto con Eugenia e con le sue riflessioni) ⬇ è inevitabile questo se pensiamo ad esempio al fatto che il punto di riferimento di Unamuno è il Quijote e lì ci sono più livelli che si incastrano. ● Inoltre, alla fine del frammento, V. Goti sottolinea il fatto che lui sia imparentato con M. de Unamuno ed è il suo amico, Antolin S. Paparrigopoulos, a sostenere questo legame di parentela, legato ai cognomi ⬇ è un personaggio anche lui e viene presentato come un erudito, studioso di genealogia - e gli altri proprio perché ‘le cose sante debbano essere trattate in maniera santa’, ovvero bisogna adeguare lo stile all’oggetto che viene proposto > perchè lui dice che alcuni pensano che siccome lui sta parlando di questioni trascendentali, allora è bene che utilizzi uno stile adeguato a quel contenuto ⬇ inoltre, sta cercando di giustificare perché parlando di quei discorsi così profondi e complessi lui decida di utilizzare uno stile che mescola la dimensione alta della tragedia con quella bassa del comico > perché per lui non è necessario che ‘le cose sante debbano essere trattate in maniera santa’ (si possono trattare seriamente anche attraverso ‘il bufo tragico’) ● ‘inesperado final’ ● ‘version....erronea’ ● qui V. Goti chiude il prologo contraddicendo la versione di Unamuno perché il finale di Niebla non è condiviso da V. Goti: perché è convinto che A. Perez si sia suicidato per sua volontà, per mano propria e per mano altrui > visto che ci ha parlato con A. Perez prima che lui incontrasse Unamuno Post-prologo: V. Goti e M. de Unamuno comunicano tramite la scrittura. Infatti, c’è uno scontro indiretto tra i due ➔ “La muerte de mi desgraciado amigo” provoca una reazione da parte di Unamuno. Per questo motivo, Unamuno decide di inserire, nella parte preliminare che precede la narrazione, un post- prologo (una cosa non comune) A pag 83, vediamo la risposta di M. de Unamuno e che cosa ha motivato questa decisione di voler inserire il post-prologo e di voler ribattere a quello che ha indicato V. Goti in precedenza. Abbiamo 2 paragrafi in cui ci sono 2 momenti diversi: 1) Innanzitutto, vi è la volontà di discutere con quelle che sono le affermazioni di V.Goti. ‘prefiero dejarle la la entera responsabilidad de lo que en ese prólogo dice’ ➔ Qui, Unamuno sottolinea il fatto che uno dei suoi enti di finzione si è preso la responsabilità di agire in maniera diversa da quello che Unamuno si era immaginato. Dunque, in questa prima parte, emerge questo mescolarsi tra i 2 piani per cui l’autore sembra delegare al personaggio la responsabilità di ciò che fa ⬇ Ricordiamo sempre che quello che fanno autori come Baroja e Unamuno non è partire da un progetto previo ma scrivere ‘a lo que salga’. Quindi immaginiamo che qui un autore si sta lamentando del fatto che uno dei suoi personaggi abbia preso una strada diversa da quello che si era immaginato nel momento in cui aveva iniziato a scrivere il testo e soprattutto, nel momento in cui ha affidato al personaggio il compito di realizzare un prologo per il suo romanzo > quindi già questo porta sulla questione che M. de Unamuno discuta con il personaggio e che a quel personaggio sia delegata la responsabilità di ciò che ha detto ➔ stesso meccanismo che si presenta nel prologo nel momento in cui è V. Goti a reclamare la paternità del concetto ‘nivola’ 2) Qui Unamuno si lamenta del fatto che il personaggio abbia rilevato delle confidenze , che dovevano restare tali e che certificano quello che aveva detto V. Goti nel prologo Da una parte, si comprende che ci sia un legame profondo tra il personaggio e il suo autore ma d'altra parte, sembra che il personaggio stia prendendo una direzione diversa, al punto tale da rivelare delle confidenze, senza aver ricevuto il permesso dall'autore ➔ confidenze che sono aspetti molti intimi dell’autore: ● aspetti legati non soltanto al tipo di modalità estetica che viene adottata da Unamuno ● ma che sono legati anche alle motivazioni che portano Unamuno a scrivere un romanzo come Niebla (come dice V. Goti, nel prologo, sono legati ‘a sentimientos de la existencia’ > vedremo che sarà A. Perez, parlando con Orfeo, a dire che sono gli occhi di Eugenia che hanno dissolto la “nebbia esistenziale”, quella patina in cui viveva inconsapevolmente > aveva vissuto ‘un dulce sueno’ fino a quel momento). Nel post-prologo quindi c’è una forte lamentela, da parte di Unamuno, nei confronti di quello che è stato l’atteggiamento mostrato da V. Goti nel prologo ➔ finché non arriva addirittura all’estremo della minaccia > pag. 84: Perché sta minacciando V. Goti? E perché successivamente, nel 31° capitolo, arriva anche a minacciare A. Perez? Perchè c’è un atto di ribellione da parte del personaggio nei confronti dell'autore e quindi l’autore reclama il suo potere, ovvero il diritto di fare ciò che vuole con i personaggi ➔ reclama il fatto che un personaggio come V. Goti non può decidere di sua sponte di dare una versione diversa di quelli che sono i fatti, così come vengono raccontati da M. di Unamuno (o di andare a raccontare aspetti delle loro conversazioni private). Quindi c’è proprio una volontà, da parte di Unamuno, di reclamare e di imporre nuovamente la sua egemonia (torna la figura di questo essere ‘todo poderoso’ ) > perchè poi, come viene detto nel prologo, i personaggi cominciano a comportarsi come se fossero dotati di libero arbitrio di cui parla V. Goti nel prologo (cominciano a dimostrare di voler essere liberi e di volersi svincolare dall’autorità superiore). E questo passaggio ci suggerisce che è una riflessione in movimento, sta camminando (pensa a delle cose man mano in cui le vede e che lo portano ad una riflessione); fa delle riflessioni ancora ordinarie e comuni > e sarà così finché non incrocia gli occhi di Eugenia. Questo incontro porta ad una svolta nella vita di A. Perez Senza essere consapevole, l’incontro con gli occhi di Eugenia è un incontro magnetico perché comincia a seguire quella donna inconsapevolmente, si fa condurre da quei occhi finché Eugenia non entra nel portone di casa > e lì, nella casa, abbiamo il primo incontro tra la portinaia Margarita e A. Perez, abbiamo la prima volta in cui il personaggio inizia a dialogare con altri personaggi > comincia ad esternare la propria interiorità ma, nell’esternarla, ancora continua a soffermarsi su aspetti futili (come ad esempio sull’accordo di Domingo del Arco > si tratta di una ridicolizzazione del personaggio anche per la stravaganza che dimostra) ⬇ Quindi si tratta di una svolta nella sua vita perché si rende che quei occhi hanno un significato profondo, nonostante non abbia ancora parlato con lei. Questo incontro risveglia in lui il sentimento dell’amore, sentimento legato non tanto ad una donna fatta di ‘carne y hueso’ (cap. 2, pag. 91) ma legato all’idea che si è fatto di questa donna. Si tratta di un sentimento che per la prima volta nella sua vita lo fa sentire vivo > lui si rende conto che fino a quel momento non aveva vissuto e soprattutto si rende conto che fino a quel momento non si era neanche posto il problema, non si era posto il dubbio ‘che cos’è che mi fa capire che sia vivo’ > è l’amore che dà senso all'esistenza dell’individuo Frammenti che ci fanno capire l’importanza della creazione del sentimento amoroso che emerge nella figura di A. Perez > c’è una capacità, da parte del personaggio, di plasmare l’idea dell’amore a partire dagli occhi di Eugenia : - passaggio importante: una volta incrociati gli occhi di Eugenia, lui comincia a riflettere > abbiamo un altro monologo interiore ma, già notiamo la differenza rispetto ai monologhi interiori precedenti ➔ abbiamo delle riflessioni che stanno diventando sempre più approfondite dice “Mi Eugenia” > poi specifica “esta que me estoy forjando a solas, y no la otra, no la de de carne y hueso”: questa è una riflessione importante ➔ anche successivamente A. Perez comincerà ad approfondire questo discorso sul relativismo identitario, ovvero ’quanti io ci sono?’ > ci sono tanti ‘io’ quante sono le percezioni che vengono da chi incrociamo. Per questo, lui già fa una differenza con la ‘mia’ Eugenia > è ‘la Eugenia’ che lui crede che lei sia. Tant’è che più avanti si percepisce che lui ha una visione totalmente distante da quello che lei è effettivamente > perché alla fine Eugenia lo prende in giro - “Mientras iba..la niebla espiritual era demasiado densa” > ovvero era ritornato di nuovo a soccombere in quella che lui definisce ‘la nebulosa dell’esistenza’ > non era ancora fuori del tutto da questa esistenza, avvolta nella nebbia, al punto che quando lei passa di nuovo, lui nemmeno se ne rende conto. - siamo alla fine del settimo capitolo, passaggio in cui rielabora la formula cartesiana ‘cogito ergo sum’ in’ amor, ergo sum’ . Questo già ci fa capire l’importanza dell’incontro degli occhi, è l’amore, è questo sentimento che nasce dal nulla che gli fa rendere conto della sua esistenza (esiste perché ama) - “Este amor..la niebla de la existencia”: questo amore è come se fosse la pioggia benefica che quando arriva dissolve la nebbia > è l’amore che dissolve questa nebbia esistenziale e che permette ad Augusto per la prima volta di essere consapevole, di voler vivere e di avere voglia di vivere. Secondo la critica, il romanzo si può dividere in 3 macro-momenti: 1) una prima sezione che è legata ai primi capitoli, dall’1° al 7° capitolo, in cui troviamo la rappresentazione del personaggio e soprattutto la capacità di A. Perez di venir fuori dalla nebbia esistenziale, grazie agli occhi di Eugenia. 2) seconda fase che va dall’8° capitolo al 30°: fase che riguarda l’aspetto aneddotico, le vicende che hanno a che fare con la relazione tra Augusto e Eugenia e tutti i personaggi che ruotano attorno a queste figure. 3) fase a partire dal 31° capitolo: abbiamo l’ incontro tra Augusto, il personaggio e il suo autore che porterà a questa riflessione finale sul senso dell’esistenza, oltre da un punto di vista strettamente estetico a ribaltare i canoni (ottocenteschi) del rapporto tra personaggio, autore e narratore➔ il fatto che questo rapporto tra personaggio, autore e narratore sia problematico non costituisce un'eccezione totale nella letteratura spagnola perché in parte lo abbiamo visto nel caso di Cervantes (ne abbiamo avuto una piccola dimostrazione nelle 2 novelas cortas che abbiamo analizzato e soprattutto nel rapporto tra la finzione letteraria e il prologo dell’autore in cui affronta questioni anche legate come al rapporto fra autore, personaggio e i suoi lettori ma viene affrontato anche nel Quijote) Il V° capitolo è importante per poter comprendere degli aspetti legati al passato di A. Perez, per capire, in parte, per quale motivo fino a quel momento avesse vissuto in maniera così inconsapevole (ovvero che cos’era che lo aveva portato a vivere inconsapevolmente e che cosa aveva fatto fino a quel momento). Frammenti che in parte ce lo fanno capire: qui abbiamo un momento in cui il narratore eterodiegetico sta raccontando una fase della vita di A. Perez così come si era svolta dal momento in cui aveva perso il padre > e, a partire da quel momento, la madre vive per lui (‘tengo que vivir para ti, para ti solo-le decía por las noches, antes de acostarse-Augusto’) > fin dall’infanzia, finché il figlio non si laurea in diritto, era lei che era avvolgente nella vita del figlio e il figlio dice ‘como un sueno dulce se les iba la vida’. Occhi di Eugenia  importanti nella sua vita Esistenza mostrata come una “dolce illusione”. Lui incomincia a riflettere sulla sua esistenza a partire dall’amore  rivisitazione del “Cogito ergo sum” che diventa “Amo ergo sum”: non è il pensiero che ti dà l’esistenza, ma l’amore (“Gracias al amor siento al alma de bulto, la toco”). “Dolor encarnado”  oltre all’amore, scopre i dubbi che l’amore porta con sé  non sa se Eugenia lo ama  Amore doloroso perché lo porta anche a una riflessione intrinseca sulla sua esistenza su cui, prima d’ora, non aveva mai riflettuto realmente. Augusto si sta ponendo delle domande, non si sta dando delle risposte  si strugge Oltre che con Orfeo, Augusto inizia a mostrare questa sua inquietudine anche con altri personaggi. Dal concreto è passato al generale  non si innamora di una sola donna, ma incomincia a guardare qualsiasi donna incontri per strada iniziando ad avere un flirt con Rosario  ritorna questo “bufo trágico” di cui ci parlava V. Goti. A Rosario confessa di essere innamorato di Eugenia, e Rosario non riesce a concepire come lui possa essere innamorato di una donna che non lo merita  Una riflessione che aveva fatto precedentemente con Orfeo, adesso la fa con Rosario. Augusto dice che era “perdido en una niebla, ciego…”  è dipendente da Eugenia nonostante lei lo rifiuti. Nel momento in cui ti accorgi di esistere, ti accorgi anche di dover morire  se precedentemente non avevi riflettuto sull’esistenza, non avevi riflettuto nemmeno sulla morte  “se me han abierto los ojos”  gli si è aperta la vista sul senso della vita ma è accecato da Eugenia. “Dormire ad occhi aperti”  topos della “vita è sogno” (Calderón de la Barca). Unamuno qui sta dicendo però, a differenza di Calderón, che il sogno non è dell’individuo, ma di qualcun altro che ti sta sognando, cioè Dio. Sogno collettivo  si chiede se noi non stessimo vivendo ma se fossimo il sogno di un altro individuo che sta muovendo i fili delle nostre vite  dormiamo tutti insieme (“¡dormir juntos el mismo sueño!”)  più avanti vedremo come dirà che noi tutti dobbiamo cercare di non far svegliare Dio perché, se il sogno finisce, finiamo tutti quanti. Riflessione ontologica esistenziale  Unamuno non vuole che il romanzo venga letto superficialmente, come una banale storia d’amore, bensì vuole farci riflettere sul reale senso dell’esistenza. Piano della finzione che sta entrando nella nostra realtà coinvolgendo noi lettori. Capitolo nel quale si sta incastrando un livello narrativo all’interno della linea narrativa principale, la quale riguarda le vicende di Augusto Pérez. Ad un certo punto V.Goti inizia a parlargli di questo nobile. Storia di don Eloíno che si incastra nella storia principale  narra V.Goti narratore intradiegetico e -qui- omodiegetico. Una volta raccontata la vicenda di don Eloíno, V. Goti dice: C’è una “storia all’interno della storia” che viene presentata come vera e che Goti decide di utilizzare come novella intercalata all’interno di un romanzo che lui sta scrivendo. Meccanismo metaletterario  si sta usando la letteratura per parlare di letteratura  progetto di V.Goti identico a quello sviluppato da Unamuno dove anche Niebla è una “tragicomedia, farsa funebre” (già vista questa terminologia nel prologo). Unamuno riutilizza il modello narrativo quijotesco sull’inserimento di testi all’interno di linea principale  ci sono dei microracconti/novelle inseriti nella linea principale. Il modello quijotesco viene ripreso anche per quanto riguarda la sovrapposizione di piani che creano tanti narratori e tanti punti di vista diversi. Goti dice di aver intenzione di trasformare questa storia in racconti intercalati alla maniera di Cervantes con il Quijote. Augusto si incuriosisce e dice: Progetto di V.Goti  scrivere un romanzo con un racconto intercalato di don Eloíno. Sarà un romanzo “sin argumento”, che “será el que vaya saliendo”. “El argumento se hace él solo”  proprio come Unamuno. All’improvviso Augusto, in una sua passeggiata, incrocia Avito Carrascal che sta uscendo da una chiesa  Avito era l’esempio di non credente, scienziato. “Lamentable historia”  già trovato nel prologo. Troviamo un piano della finzione in un altro piano della finzione. “Hogar de todas las ilusiones y todos los desengaños”  descrizione della chiesa. Non la definisce come il luogo della speranza e della certezza. Quando perdi fede, non hai più la tua ancora a cui appigliarti. Carrascal, uomo di scienza, ora dice che non sa se crede o meno  radice del problema esistenziale sia per Avito che per Unamuno. Avito non può più basarsi sul presente perché non c’è più il figlio: può solo ricordarlo o sperare. Augusto gli chiede se è credente  dice che ha un dubbio e trova la soluzione nella preghiera  rimando al pregare Dio affinché non si svegli. Lui prega con altre persone che condividono la sua stessa condizione  non si sente solo poiché non solo lui ha questa condizione, ma tante altre persone. Comunanza  legata al fatto di non avere fede poiché avere fede ciecamente significa non aver bisogno di nessuno per credere. Carrascal non si definisce né credente, né non credente. Augusto tenta di riprovarci con Eugenia, prendendo in considerazione il fatto che lei gli dica sì o no e non prendendo in considerazione il fatto che lo stava potendo prendere in giro. Quando lei gli dice: “sposiamoci”, lui ci crederà, non pensando di essere tratto in inganno. Qui nel XXVesimo capitolo, Unamuno dice che è lui l’autore e Augusto e V.Goti non si rendono conto che sono enti di finzione, tranne quando Unamuno si incontra con Augusto: XXXI CAPITOLO: Augusto va nello studio del narratore Miguel de Unamuno per discutere sul suicidio. P.254-260  dialogo tra Augusto e Unamuno: - Prima parte dove i due si confrontano sull’atteggiamento di Augusto  Augusto si rende conto di essere una maschera vuota e di essere riempito dall’autore  atteggiamento autoritario di Unamuno e remissivo da parte di Augusto. L’autore si inizia a preoccupare che il suo ente di finzione si stesse comportando diversamente armandosi di libero arbitrio. - Subito dopo Augusto Pérez rivendica la propria libertà dicendo di voler essere costretto a morire, perché l’autore ha deciso di ucciderlo ma poi lui dice ad Unamuno che forse anche lui stesso è vittima di questo sogno collettivo da parte di un presunto demiurgo. - Augusto successivamente fa un atto di ribellione estrema nel quale l’ente dimostra di non essere un pupazzo nelle mani dell’autore, dove addirittura Augusto vorrebbe uccidere il suo autore. -Unamuno non permette questo ad Augusto, irato dal fatto che Augusto si ribelli. Unamuno vuole così ucciderlo, ma Augusto si ribella in quanto essere uccisi non sarebbe un atto di libertà come il suicidio. Augusto supplica il suo autore, il quale non accetta e decide di volerlo uccidere. Il personaggio allora si rende conto che forse non è dotato di libero arbitrio (quello di cui parlava V.Goti nel prologo) e dice ad Unamuno di non averlo nemmeno lui insieme ai suoi lettori. Augusto nell’ultimo capitolo muore e questa morte è avvolta nel mistero. Il personaggio ritorna a casa da Salamanca, ed incomincia a ritornare in questa nebbia dove scompaiono tutti i suoi ricordi e si fondono in essa, consapevole di non potersi suicidare e che morirà una volta tornato a casa. L’episodio si chiude con l’elogio funebre di Orfeo che è una specie di “prolungamento di Augusto”. Fino a quel momento Orfeo era stato il confidente di Augusto fin dall’inizio, per poi cominciare a riflettere su dove sia il suo padrone (anche lui adesso riflette sul senso d’esistenza del suo padrone). Anche Orfeo muore e si dissolve anche lui nella nebbia insieme al suo padrone.
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