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Appunti parziale sociologia, Appunti di Sociologia Dei Processi Culturali

appunti in preparazione al secondo parziale

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 23/06/2017

giulia_zaccherini
giulia_zaccherini 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti parziale sociologia e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! SOCIOLOGIA DURKHIEM: “Il suicidio” Importante perché all’interno dell’opera di D. è il primo tentativo di utilizzare il metodo che si articola nei 3 passaggi 1. Definizioni dell’oggetto 2. Esaminare e spiegare un fenomeno sociale 3. Spiegare perché un fenomeno sociale ha origini in un altro fatto sociale L’oggetto della ricerca di D. non riguarda gli individui ma il tasso di suicidio nella società, fattore di ordine collettivo, cerca correlazioni tra % suicidi e correlazione sociale e quando è significativa, quando i cambiamenti delle due variabili sono analoghi. Lui ha come oggetto di ricerca dei dati sul tasso di suicidi in EU e il osserva: lui ha tre periodi storici e prende il tasso di suicidi e osserva i mutamenti gli intervalli sono: 1866-70 / ’71-75 / ’74-80. Ciò che importa è l’aspetto qualitativo dei dati, con tabella osserva che c’è una notevole differenza tra il tasso di suicidi nei vari paesi, l’Italia ha i minori suicidi, Danimarca e Sassonia hanno tassi più alti (8, 9 volte più alti), se i dati fossero stati uguali nei vari paesi allora la ricerca si sarebbe fermata. Quindi si chiede come mai ci sia questa differenza e osserva che on questo tre periodi le posizioni rimangono uguali a livello di tasso di suicidi. Situazione stabile, ci dà l’idea che serva indagare su fattori strutturali, ci deve essere qualcosa alla radice del fenomeno Perché il tasso cambia tra i paesi e perché la situazione non cambia negli anni? SUE DOMANDE Quindi inizia la ricerca, che serve a capire se c’è un fattore legato a questi tassi, c’è una variabile che ci spiega questa situazione. Scarta il clima come variabile determinante, perché in base a questo fattore nei paesi più freddi e bui dovrebbero avere un tasso di suicidio >. Ma allora perché la Norvegia è al 4° posto? Essendo un paese freddo, quindi non valida come variabile quella del clima. Non dimostrata una correlazione significativa. Poi prende fattori psicologici ma esclude tutte le spiegazioni legate a fattori che non siano di natura sociale, le analizza tutte e poi le scarta. Quindi prova a considerare come variabile (es: l’iniziale del cognome, esempio per farci capire), variabili anche senza significato ma lui prova e conclude che esiste un a correlazione statisticamente significativa tra il livello di integrazione sociale e il tasso di suicidi, quanto più le società considerate presentano un’integrazione sociale di un certo tipo, cioè che se il tasso di integrazione è alto allora si abbasserà il tasso di suicidi, proporzionalmente inversa. Inizia a vedere quanto influisca che in uno stato gli individui siano sposati o meno, sia a livello aggregato sia a livello di zone di singoli paesi e nota che il tasso di suicidi di persone sposate è più basso di quello delle persone single, poi si incuriosisce e confronta coppie sposate con e senza figli e quelle con i figli hanno un tasso inferiore. A livello religioso, chi pratica meno suicidi e chi non pratica + suicidi e poi prova a distinguere ad esempio tra cattolici e protestanti, cattolici – suicidi e protestanti + suicidi. Tutti i tipi di relazioni sociali che integrano l’individuo nella società lo proteggono dal suicidio, essere sposati è un legame sociale forte, i figli rafforzano il fatto di essere legati, le religioni differiscono, nel protestantesimo il singolo è in rapporto immediato con dio, in questo approccio integra di meno nella società rispetto a quella cattolica, che integra di più. Tutto ciò che favorisce l’integrazione sociale determina il tasso di suicidi. I dati raccolti da D. non affidabili come quelli odierni, inoltre ci si chiede se D. avrebbe potuto trovare una variabile più ampia di quella che ha trovato, ad esempio non ha osservato il tasso di urbanizzazione quanto incide sul tasso di suicidio, dobbiamo chiederci se c’è una variabile ancora più forte. Infatti lo scopo della ricerca è di approfondire sempre. D. individua 3 tipologie di suicidi: 1. suicidio egoistico inteso nel senso che sono suicidi correlati ad un forte sviluppo dell’ego dell’individuo, dov’è forte la libertà degli individui, forte autodeterminazione che può condurre alla solitudine e alla scarsa integrazione sociale. Questo è il tipo di suicidio visto come più diffuso dove c’era il protestantesimo, scarsa integrazione sociale. 2. suicidio anomico D. osserva che è presente soprattutto che si manifesta nelle situazioni di crisi sociale, quando c’è un grande cambiamento socio-economico + suicidi, ma lui vede che l’aumento si verifica anche davanti a un forte sviluppo economico, che trasforma significativamente la società. In questi casi avviene che gli individui si trovino in una condizione di disagio, o devono ripensarsi in termini lavorativi, ritrovarlo perché l’hanno perso, ordine passato non regge. O quando vengono introdotti nuovi sistemi produttivi e quindi occorre cambiare. Es: delocalizzazione, molte aziende italiane usano la mano d’opera di lavoratori di altri paesi, in termini assoluti potrebbe anche arricchire il paese ma porta l’individuo a trovarsi in nuove situazioni e porta l’individuo ad una situazione di ANOMIA, se la società cambiare repentinamente sia nel bene che nel male richiamo l’anomia. se perdiamo il lavoro o ci sono nuovi lavori ma che noi non possiamo fare per le competenze che non abbiamo, quindi stessa situazione. Stessa cosa durante l’industrializzazione, questo incide sulla vita degli individui. D. si chiede come affrontare l’anomia e cerca di rispondersi con le corporazioni (forme antiche di associazioni dove tutti coloro che svolgevano un determinato lavoro si riunivano e parlavano delle loro esperienze), quindi per lui potrebbero servire, ma perché corporazioni professionali? Lui ritiene che unendo gli individui (associazione detta già da Tocqueville) ci si sostenga e si creano legami partendo proprio dal lavoro dato che la > parte del tempo la passavano al lavoro, stesso motivo per cui nacquero le associazioni scolastiche. La sua sociologia non è normativa. Quando si parla di corporazioni D. fa una proposta a livello politico quindi abbiamo un fattore dove lui è un pochino prescrittivo. 3. suicidio altruistico, tipico delle società pre moderne, es: soldati che si sacrificano per la patria, integrazione sociale forte. ASPETTI PROBLEMATICI di tutto Durkheim: 1. L’idea che ha di società sui generis, quando parliamo di società parliamo di una cosa diversa, es: quello di un organo nel corpo umano. Qualcuno osserva e dice che noi il corpo umano lo vediamo, ma non vediamo la società, non vediamo il tutto quindi critica sul fatto di aver reso concreta una cosa astratta (postatizzata=rendere reale un qualcosa di astratto), non esiste una società presa nel suo insieme ma esistono le parti ed esistono anche tante società non solo una, società diverse tra di loro, quindi incoerente perché altrimenti avrebbe dovuto parlare di globalizzazione queste critiche mosse a D. perché siccome la sociologia studia la totalità, abbiamo un’incoerenza da parte di D. perché se è vero che si studia il tutto come cosa che viene prima di tutto, OLISMO, allora ci sarebbe un’incoerenza perché la società non è una cosa. OVVIAMENTE, anche gli altri, tranne Tocqueville (individualista), potrebbero essere criticati allo stesso modo. 2. Società come unità chiusa e coerente: esiste veramente una società così organica? O è una cosa fittizia, la società in realtà è molto più complessa di come ce la descrive D. esistono più identità e più gruppi sociali in una società, visione monistica (cioè ricondotto a uno una varietà di fenomeni differenti) della società, reso semplice un qualcosa di complesso. 3. Riduzionismo sociale dei fenomeni culturali: nei fenomeni sociali, D. li vede solo come funzione sociale, tutto ricondotto al contributo che danno nella società, ma in realtà hanno altre manifestazioni. D. riduce ad una dimensione ciò che studia. sociale usa per comprendere le azioni e c consente di descrivere la realtà utilizzare una sola parola per descrivere fenomeni complessi ma ci si arriva per approssimazione al tipo ideale. Esempio quando classifica le azioni sociali, elaborazione di ciò a cui ci riferiamo. Questo tipo ideale è l’esempio più ampio e definisce 3 livelli, dal più particolare al - particolare: • Si riferisce a formazioni storiche colte nella loro individualità (capitalismo), usiamo uno strumento individuale, formazione storica individuale es: il capitalismo moderno (1° livello). Altro es: burocrazia (2° livello), strumento ce fa da tramite tra chi detiene il potere e coloro a cui è sottoposto, ci troviamo ad un livello di generalizzazione più alto perché esisteva anche secoli fa come oggi, abbiamo tante diverse forme di burocrazia. Non interessa solo una specifica epoca storica ma riguarda diversi contesti, ma ancora più ampio per W. Parliamo di qualcosa che spiega ogni tipo di agire in ogni uomo e in ogni tipo di società, IL 3° livello è dove sta dentro, appunto, tutto l’agire politico, quello economico, ecc.. Ma i tipi ideali non sono gabbie da cui non si può fuggire, es: agire secondo W. Esistono 4 tipi di agire e questo è indipendentemente dalla società in cui viviamo, tipi ideali dell’agire in quanto tale. • Agire razionale rispetto a un fine ciò che ci muove è che noi agiamo in vista di un fine determinato e calcoliamo razionalmente i passi necessari per raggiunger e quel fine, che è un qualcosa di esterno a noi e che ha una sua reazione, es: architetto che costruisce un immobile. Diventa essenziale il fine per cui facciamo un’azione e ciò che porta alla comunità, è un agire strumentale che ci porti al conseguimento di un’utilità. • Rispetto a un valore noi siamo mossi dal valore affermare un valore in sé, agiamo prima di tutto perché vogliamo affermare qualcosa che noi riteniamo di valore, azione mossa esclusivamente dal fatto che un individuo vuole richiamare l’attenzione su un suo valore, al netto delle conseguenze, a prescindere dell’utilità che l’azione potrebbe portare, es: crescere un figlio afferma un valore, non ha un tornaconto, afferma un valore in se. Più importanti per la dimensione il senso è più forte e sono più interessanti a livello sociale. • Agire affettivo determinato da un particolare stato d’animo, mosso da uno stato d’animo in una situazione passeggera o mosso da un istinto passeggero, anche noi mossi da un’emozione passeggiera. • Agire tradizionale si agisce sulla base di una consuetudine, perché è gentile fare così perché tutti lo hanno sempre fatto o lo fanno, salutare anche uno sconosciuto, ma non è una cosa intenzionale, fa così per abitudine e non gli da un vero e proprio senso, o anche i rituali nella vita sociale, modi di fare ripetuti es: dare la precedenza ad una persona anziana a prendere l’ascensore. Secondo W. Queste forme di agire sono presenti in ogni società e perché difficile trovare una di queste forme di agire nella sua purezza, è difficile che noi agiamo esclusivamente in modo razionale rispetto a un fine, anche le altre forme di agire sono un po’ presenti, il capitalista si vuole ottenere un profitto (agire rispetto a un fine) ma magari vuole affermare il valore del marchio della sua azienda, a volte lo stesso imprenditore può investire in un determinato settore anche a livello affettivo perché conosce qualcuno che opera in quel settore. Una ragione può prevalere sulle altre ma non sono mai da sole. W. osserva che nella società moderna c’è una crescente diffusione dell’agire razionale rispetto a un fine, le azioni dell’uomo sono mosse sempre di più da motivi strumentali. 2 fenomeni moderni: DISICANTAMENTO DELL’UOMO e EMERGERE DEL CAPITALISMO, trovano la loro origine dall’agire razionale rispetto a un fine. In economia prevale solo il capitalismo, solo il primo agire cioè quello “rispetto a un fine”. W. vede attivo un forte principio di razionalizzazione che si spiega nei due fenomeni precedenti. LA SCIENZA: CARATTERISTICHE • Le scienze è un’aziona razionale rispetto a un fine razionale o rispetto a uno scopo(fine)/ valore, o è tutte e due le cose insieme? • La scienza come azione razionale rispetto a un valore? Secondo W. è entrambe le cose, qual è il fine di un agire scientifico? E qual è il valore connesso? il fine è la conoscenza VERA della realtà, scoprire la verità dei fenomeni che studiamo. Ma è anche un agire razionale rispetto a un valore, perché? il valore della verità è lo stesso fine della scienza, prima del fine dobbiamo essere certi che la verità è importante e che ricercarla è importante, se la verità non avesse un valore non ci sarebbe la scienza, perché cercare la verità se non vale. • L’oggettività della scienza La scienza è oggettività nel senso che deve formulare delle ipotesi, o dei tipi ideali che possono essere riconosciuti validi. La scienza non dipende dal singolo non è soggettiva, risultati riconoscibili per tutti coloro che si occupano di un fenomeno. • Incompiutezza della scienza Essa è sempre incompiuta, ci porta a un sapere che non arriva mai a esaurire la realtà, non ci viene spiegata in modo esaustivo togliamo ogni possibilità di novità, la scienza cerca di spiegare ad esempio C non solo A e B, ricerca di una spiegazione più ampia, siamo lontani dal positivismo perché pretende un sapere finito e compiuto e ci spiega il senso della storia e ci da il futuro e se affidiamo tutti ai tecnocrati non ci saranno più guerre, ha la pretesa di essere compita nel positivismo. W. è più prudente (è “modesto” in un certo senso), non promette cose che non può mantenere. LE SCIENZE SOCIALI: rapporto tra le scienze storico- sociali e i valori, W. era venuto a contatto con studiosi che si definivano “i socialisti della cattedra”, erano docenti di UNI che il loro avere ampio uditorio nelle università per portare avanti tesi politiche. Lui inizialmente li stimava ma poi afferma che non voleva che uno scienziato sociale usasse le scienze come mezzo per la propaganda quindi qu’ nasce il problema tra scienza sociali e valori e W. ragiona ed arriva ad un concetto che è quello della AVALUTATIVITÀ bisogna distinguere tra l’avere a che fare con dei valori (scienze sociali), ma dall’altra non possono diventare normative, non si possono usare mezzi intrinsechi per cambiare i risultati della ricerca. Lo studioso ha dei valori personali che incidono sul suo are scienza perché si orienta in certi ambiti, se uno crede, ad esempio, nei valori di Marx allora sarà portato a studiare l’anomia e l’alienazione dell’uomo. Ma lo studioso non deve far prevalere la sua idea ai dati veri della ricerca, magari lui la pensa in un modo ma poi viene dimostrato che la sua ipotesi non trova conferma, quindi non deve far prevalere i giudizi che lui ha con i risultati della ricerca, deve essere disposto a riconoscere di aver sbagliato e deve essere disposto a correggersi perché ciò che importa è la realtà. Il punto di osservazione di uno scienziato e i suoi giudizi, non possono prevalere sulla realtà se non trova una conferma, non può sostituire la sua opinione alla realtà in questo si è avalutativi, per questo la scienza è avalutativa. Per W. o si fa politica o si fa scienza, non si può usare la scienza per fare politica. DUE TIPI DI ETICA E IL POLITICO: Etica della convinzione es uomo politico che può agire secondo questa etica, l’uomo politico promuove un’idea politica perché vuole affermare un valore e l’etica è guidata dal fatto che lui è convinto di un determinato valore, non riconosciuta importante la conseguenza, importa essere coerenti con un principio. A cosa conduce se si esagera/preso nell’assolutezza: quali sono le priorità dell’uomo politico? es: un sovrano assolutista, o il rivoluzionario descritto da Marx, il primo posto ce l’ha la convinzione e il valore. Etica della responsabilità qui l’uomo politico agisce avendo presenti le conseguenze e la decisione politica che lui prende, si sente responsabile per la comunità e per gli effetti che l’azione politica avrà, si occupa anche della sua efficienza sullo scopo da raggiungere. A cosa conduce se si esagera/preso nell’assolutezza: valutate conseguenze e decide prima ancora e mette in secondo piano le sue idee, es: Bismark, attento al calcolo delle conseguenze di una decisione ma più in generale (prassi trasformista, si guarda l’opinione pubblica e guardate conseguenze azioni, uomo politico che assume i sondaggi come faro della sua azione politica), in generale politica machiavellica, perché il realismo diventa cinismo, fondamentale il perseguire degli obiettivi mettendo in secondo piano i mezzi. ▲ Il politico che decide a dedicarsi al governo e perseguire il bene comune, quale tipo di etica dovrebbe abbracciare? Il politico ideale quale delle due etiche? se la prima non ci fosse non ci sarebbe il movente per impegnarsi, se la politica fosse priva di quella dimensione sarebbe solo cinismo e occupazione del potere, ma secondo W. serve una certa etica della responsabilità perché altrimenti la politica rischierebbe di non essere efficace, ok perseguire obiettivi ma bisogna considerare anche il limite e quanto possono essere raggiunti questi obiettivi e quanto costa quella determinata azione politica? Il politeismo dei valori: chi vive nel mondo sperimenta una lotta tra una pluralità di valori(..) dovrà scegliere tra uno di questi dei vuole servire, ma sempre si troverà in conflitto con qualcuno degli altri dei del mondo LOTTA/CONFLITTO: elemento essenziali della società, W. non descrive la società come un tutto integrato pacificamente ma le società hanno un tasso di conflittualità elevato, a partire dalle relazioni sociali più semplici fino al quadro più ampio, a livello di rapporto con gli altri stati. Passaggio epocale ha in sé anche i germi della lotta del conflitto, quindi W. anticipa quello che sarebbe successo. PLURALITÀ DI VALORI: non esiste più una concezione unitaria del sapere ma esiste una pluralità di valori, la coscienza collettiva frammentata e non esiste più una coscienza collettiva come la pensava Durkheim, non c’è più un valore che possa includere in sé tutte le altre. Quindi l’INDIVIDUO dovrà scegliere quale dio servire: W. usa la parola DEI come sinonimo di valori e viceversa, i valori diventano dei in quanto plurali. Nonostante il contesto moderno include altre visioni, contesto di secolarizzazione in realtà abbiamo ancora a che fare con gli dei, con degli assoluti, di tipo etico e non religioso, ognuno ha un valore nella propria vita e lo fa diventare il suo dio. Potrebbe essere la sua nazione, sostituiscono gli dei del passato e vengono assolutizzati, se è vero quindi l’individuo sarà sempre in conflitto con gli altri dei del mondo, l’etica non è in grado di garantire la pace, non c’è per forza un legame stretto tra etica e pace, politeismo addirittura messo come causa del conflitto. Contributo a livello di coesione sociale ma attenzione perché le cose non sono sempre così. CONCETTI SOCIOLOGICI BASILARI: si parte da quello che interessa l’individuo e si arriva a quello più generale che interessa alla collettività cioè lo stato, W. riconduce tutti i concetti e le istituzioni all’agire e al senso che gli individui attribuiscono al proprio agire. ▲ Agire sociale: è un’azione sensata che è orientata in vista dell’atteggiamento di altri individui, noi teniamo conto di altri, che possono essere singoli o + individui e possono essere presenti o no al momento, tenere in considerazione l’altro; dell’occidente (es: economia, architettura) hanno origine in un processo di razionalizzazione, attribuzione di centralità e > importanza alla ragione umana e alle vicende sociali. Principio di razionalizzazione, si fonda su un credo che dice che tutto in linea di principio può essere dominato dalla ragione umana, ogni fenomeno della vita e della natura umana, può essere governato dalla razionalità umana. Questa idea non si è diffusa in altre società ma solo in occidente, l’uomo può gestire la natura, la sua vita e la vita sociale, con la.. RAGIONE politica, diritto, economia diventano più razionali e tutto diventa dominabile dalla ragione umana. Qual è un'altra visione del mondo opposta a quella? l’opposto è l’idea che esiste qualcosa non dominabile dall’uomo, esiste qualcosa di non razionalizzabile, esiste qualcosa di misterioso, divino o metafisico, qualcosa di irriducibile all’uomo, non si lascia catturare o trasformare dall’uomo. Qui entra in gioco la religione, quel è un tratto comune alle religioni orientali, in riferimento a uomo e natura? È che il cosmo è sacro, Dio il sacro sono legati alla natura e alla realtà creata (anche negli animali o nei vegetali c’è un’anima religiosa), se noi accettiamo questa cosa ne derivane deriva un nostro atteggiamento prudente verso la natura, ma anche distaccato, non possiamo porci come dominatori di essa e non possiamo credere di dissezionare la natura. W. quindi sostiene che il cristianesimo, con la sua diffusione e il suo insediarsi, ha innanzitutto portato una spinta alla desacralizzazione del mondo, ha distinto più chiaramente tra trascendente e immanente, cos’è della natura e cos’è divino, quindi l’uomo si pone alla natura con più confidenza. Questo ha consentito un’affermazione di un principio di razionalizzazione progressiva. Questa spinta si è talmente sviluppata e spinta oltre, da portare un DISINCANTAMENTO del mondo. W. dice che l’uomo ha finito per accettare una visione secolarizzata dall’uomo, non abbiamo solo il fatto che la natura non è più considerata sacra, ma alla fin fine viene meno anche la religione in quanto tale e la trascendenza, quindi abbiamo anche una laicizzazione dell’uomo. Il mondo si è privato di un’aura di sacralità. Prevale l’agire razionale rispetto allo scopo, realtà sempre più pervasiva, interessa diritto, cultura cioè una mentalità di agire strumentale. QUESTO NON CI RISPONDE ALLA DOMANDA SU COS’È LA VITA! Cioè sul senso e sul significato dell’agire. Invasi ambiti pubblici e di vita privata, noi tendiamo a rapportarci agli altri partendo da questa mentalità razionalista. Diventiamo più competenti, però, come civiltà, ma come individui non ci poniamo il senso dell’attività scientifica e della vita stessa. CAPITALISMO MODERNO: etica protestante e spirito del capitalismo WEBER e MARX • M. parte da fattori economici • W. studia tutti i fenomeni sociali a partire dall’individuo, il suo studio è un sottoinsieme dello studio del processo di razionalizzazione. Infatti studia lo “spirito” del capitalismo, prima di tutto si interroga su quali sono gli elementi culturali e nazionali del capitalismo, prima di pensare alle conseguenze egli si interroga su ciò che viene prima. Com’è nato e perché e nato in occidente e non da altre parti e perché in certe zone invece che altre? Per W. il capitalismo è la presenza di impresa che hanno come scopo la massimizzazione del profitto e come mezzo la massificazione razionale del lavoro. Perseguono la massimizzazione del profitto con un’organizzazione del lavoro (p. 145). Quindi non c’è solo il desiderio del profitto, ma è l’unione inscindibile tra il desiderio del profitto e la disciplina razionale di lavoro e produzione, questo è ciò in cui consiste il capitalismo occidentale. Specifico del capitalismo, è l’unione di quel desiderio di profitto unito all’organizzazione di lavoro e produzione, questo né dà la sua specificità. Questo lo distingue dalle altre forme. W. analizza dei dati, scoprendo che il capitalismo non è nato e non si è diffuso con la stessa velocità in tutti i paesi, magari in certi paesi è nato prima ma si è sviluppato dopo o il contrario. Quindi conclude che forme di capitalismo sono nate in EU e si sono diffuse di più nelle zone dov’era radicato un protestantesimo e un ethos calvinista. Perché questa relazione tra ethos calvinista e radicalizzazione, W. cerca di studiare nei fattori culturali un qualcosa che possa motivare questa relazione. Analizza un testo (testo di Westminster) elementi e i più importanti sono: 1. nella concezione religiosa dio ha predestinato ogni umano a salvezza o dannazione senza che l’individuo con le sue opera possa modificare questo decreto divino, ogni essere umano a destinato a salvezza, non te la guadagni ma è un volere divino e nessuno è causa della sua condanna. 2. l’uomo ha comunque il dovere di lavorare per dio e di impegnarsi per costruire il suo regno e migliorare il mondo, un essere umano in questa condizione di non sapere la cosa più importante della vita cioè destino ultraterreno ma deve comunque lavorare per dio è una situazione di crisi escamotage: noi non possiamo modificare il nostro destino ma può darsi che se il nostro impegno nel mondo, se il nostro lavoro hanno dei risultati positivi è probabile che questo sia un indicatore che ci fa capire che siamo destinati alla salvezza, se noi riuscissimo a cambiare il mondo allora vuol dire cje la salvezza è il nostro destino. Questo permetteva di intravedere la risposta al dubbio sul nostro destino. Un effetto secondario al modo di rapportarsi al mondo è: che l’uomo era più attento e impegnato nel lavoro, l’idea del BERUF (lavoro/vocazione) diventava tutt’uno, il lavoro diventava religione ed essa era collegata al lavoro. Due facce della stessa medaglia. ALTRO contributo idea che il fine ultimo dell’uomo era trascendente, è + importante il rapporto personale con dio e i beni accumulati non dovevano essere sperperati o sfruttati per provare piacere, accumulo che andava a beneficio dell’opera dell’azienda, quindi NO consumo SI risparmio e alla sobrietà della vita, garantiva un accumulo di capitale reinvestibile nell’attività economica e migliorarla. Questo crea la diffusione di un ETHOS CAPITALISTA partendo da un Ethos religioso “protestante” (ciò che conta nella vita è il rapporto con dio e questo è forte nel protestantesimo). ASCESI INTRA-MONDANA: ascesi significa in generale atteggiamento di elevazione e distaccamento da qualcosa per raggiungere un qualcosa di più importante di più grande. Connessione con la dimensione religiosa. W. dice che abbiamo questa ascesi nel capitalismo, che si riversa nel mondo e il lavoro viene svolto in modo più efficiente, uomo più coerente, razionale e scientifico nel suo lavoro, perché se il lavoro è svolto bene allora significa che siamo destinati alla salvezza. l’individuo lavora su di sé, questa forma di ascesi nell’ethos calvinista cambia perché il lavoro che l’individuo fa su di sé diventa il lavoro che l’individuo fa nel proprio lavoro, l’individuo di quest’ethos cercherà di arrivare, ad esempio, puntuale a lavoro, di svolgere sempre meglio il lavoro e cercherà di ottenere + efficienza nella sua azienda, questo indica un dedicarsi al lavoro, se questo avviene noi siamo tra i salvati (prova indiretta) il lavoro ha un significato molto forte, il buon esito significa molto. 2 forme di ascesi, in generale essa è esercizio che l’uomo compie in riferimento alla relazione che instaura col divino, quella umana tende a svalutare la propria corporeità e mette in 2° piano la ricerca delle dimensioni più carnali e indirizza la sua vita verso il culto, esempio la vita monastica (questa è la prima ascesi trascendente, che trascende il mondo e ci si allontana da esso). Poi entra in ballo un’altra ascesi, che comporta un > impegno nella comunità, nel lavoro, ricerca della perfezione spirituale ma che avviene attraverso il mondo, ci si avvicina a dio attraverso un forte impegno nel mondo. W. vede che questa ascesi “intra-mondana” è propedeutica per un impegno > e maggior efficienza dell’uomo. L’ultimo sviluppo del processo è la GABBIA D’ACCIAIO dove è fondamentale il lavoro ma si dimentica la sua origine, rimane la volontà di essere perfetti nel lavoro e si dimenticano però le origini e anche virtù della mentalità sia cristiana che protestante. LA “GABBIA DI ACCIAIO” W. dice che ad un certo punto dello sviluppo occidentale e della razionalizzazione è come se tutto ciò che abbiamo detto prima, va avanti e viene radicalizzato e + ricercato ma se ne perdono la ragione, rimane la struttura esterna come una gabbia che ci avvolge ma si è persa la ragione, cioè il significato e l’origine di questo modo di lavorare e di avere un successo intra-mondano. Società secolarizzata e l’individuo è sempre + impegnato nel lavoro e della massimizzazione del profitto ma si è perso tutta la dimensione simbolica che sta alla base, quindi in questo senso stiamo andando verso una Gabbia di acciaio. Rimane solo la dimensione strumentale, utilitaristica non c’è più il fatto che il capitale debba essere reinvestito ma diventa + importante l’idea di consumo e di soddisfacimento dei piaceri. Si perde l’anima di tutto questo. Questo è tutto il passaggio descritto nell’Etica protestante e spirito del capitalismo” (lo “spirito” del capitalismo – l’etica protestante-il concetto di Beruf – ascesi intra-mondana e la “gabbia” d’acciaio). W. si limita ad osservare che storicamente in EU si sono sviluppate forme di sapere che non trovano riscontro in altri contesti. Libro criticato perché W. non avrebbe avuto una descrizione analitica dei diversi contesti ne aveva solo alcuni e quindi non avendo tutti i dati l’analisi non era del tutto affidabile data la inaffidabilità dei dati (1° critica) 2° critica W. dice la verità sull’epoca moderna ma uno studioso con così tante conoscenze avrebbe dovuto riflettere sul fatto che prima della modernità ci sono state in Eu situazioni locali (distretti) con un’economia capitalista, quindi gli storici e sociologi dell’economia hanno riscontrato questo già nell’Italia medievale. 3° critica siamo sicuri che solo il calvinismo è propedeutico per lo sviluppo del capitalismo o anche cattolicesimo e protestantesimo possono essere stati d’aiuto per il suo sviluppo? Ma W. presenta elementi di interesse: forte il senso di una scienza del sociale che rifugga da un’eccesiva enfasi sul sistema sul voler racchiudere la realtà storica in un insieme semplice, è uno studioso analitico e cerca di attenersi ai dati, in lui traspare che la realtà storica sfugge al ricercatore, ha affinità con filosofi come Nietzsche o con Kafka o Baudelaire, approccio prudente alla realtà che cerca di mantenere un distacco e distanza critica sul padroneggiare la realtà politica. Col suo modo di ricercare egli si vuole allontanare dalla razionalità, non pensa che tutto può essere governato dalla ragione umana. Ci vuole mettere in guardia sui rischi che porta, infatti ha una visione drammatica della storia e di lì a poco Germania e Austria avrebbero avuto un’evoluzione drammatica, W. è in qualche modo un profeta. Razionalizzazione = al concetto di materialismo dialettico di Marx o = a Comte quando parla della legge dei 3 stadi, W. ha una visione fatalistica della storia? No, perché se apparentemente sembra ci sia un’analogia della razionalizzazione del mondo egli ci ricorda che nella storia non si danno processi irreversibili, vale per tutto quello che affronta sia legittimazione (egli analizza che fonti di origina carismatica possono formarsi in qualsiasi società e infatti poi ci sarà l’ascesa di Hitler e W. dice di non dare niente per scontato e non è detto che se qualcosa è detto come irreversibile, poi lo è veramente perché qualcosa potrebbe cambiare) potere politico che razionalizzazione. Forte l’istanza del superamento di una razionalità tecnico-scientifica. SVILUPPI DEI CLASSICI: 1. Filone funzionalista Comte, Durkheim e Parsons (che continua il percorso di D.) 2. Filone Marxista Marx, sociologia della conoscenza, teoria critica e sviluppi della teoria critica (Habermas), niente può prescindere dalla critica della società, spiegare e capire che conseguenze ci sarebbero? La premessa su cui si fonda? È possibile un relativismo radicale coerente? Se un relativismo si presenta come assoluto allora non sarebbe più relativismo. Le conseguenze dell’uso generale del concetto totale di ideologia: in primo luogo ogni sapere viene universalizzato ed è valido nel contesto storico in cui è stato pensato, in un certo contesto. Quando ci troviamo in un contesto diverso dovremo cercare un punto comune difficile da trovare, se ogni cultura è chiusa su se stessa diventa difficile andare al di la dei suoi confini questo paradosso del multiculturalismo radicale, che intende essere una proposta politica che garantisce diritti a delle minoranze riconoscendo diritti specifici su base culturale, diritti fatti in base alle caratteristiche di un certo gruppo, diritto = per l’UOMO e diritti specifici (es: in base all’etnia o lingua). Questo rischia di condurre la società a pensare di essere divisa e consolidata in gruppi diversi e quindi la società non è più uno spazio generale ma diventa frammentate, perché tolta somiglianza. POI si perde possibilità di sfondo comune per superare i particolarismi. Vale sia in ambito micro che marco. Altra CONSEGUENZA prevale, un’irrazionalità sostanziale (la ragione umana sembra aver perso la sua capacità di spiegare la realtà e di arrivare alla verità, messo tra parentesi il problema della verità, quindi nella sostanza cioè incontrare e leggere verità delle cose la ragione diventa irrazionale, essa non sa più dirci qualcosa su ciò che è più importante. La ragione umana è prigioniera della realtà in cui nasce, la ragione su ciò che c’è di sostanziale/ importante, abdica/cade. Ma la razionalità si riversa sulla dimensione strumentale, la ragione è sempre più capace di dominare ciò che esiste, non sappiamo se è vero, giusto quello che facciamo ma sappiamo andare avanti e perfezionare la nostra capacità di manipolare la realtà senza conoscere la verità.), nell’evoluzione sociale in contrasto con una razionalità strumentale (ragione che si esplica come il dominio dell’uomo della tecnica sulla natura e sulla società e anche POI sull’altro uomo). Rilevanza sulla vita politica ciò che dice e come? nel senso che questa modalità di vivere e vedere la ragione umana è quella che favorì l’avvento della società di massa, una crisi culturale va di pari passo con quella sociale nei primi del novecento, CULTUR PESSIMISMUS, va di pari passo con la crisi delle classi sociali e perdono la loro specifica visione del mondo, individui soli e privi di legami sociali significativi senza alcun senso di appartenenza. Mix esplosivo che porta al prevalere di individui isolati e sempre più indifferenti, visione del mondo anomica e caotica e individui per il quale se c’è qualcuno in grado di raccontarci coerentemente e con significato ciò che sta avvenendo e cosa significa, se questo qualcuno ci da una speranza e muove il nostro <3 verso un senso di appartenenza che ci ridà identità noi abbiamo i prodromi dell’avvento dei regimi totalitari. Di fronte a un mondo governato dal caos, dove le tradizionali forme di appartenenza sociale sono in discussione, dove la 1° guerra mondiale pesava ancora, qui abbiamo individui isolati e anomici e che vedono il futuro in modo negativo e non hanno speranza in un altro mondo rispetto a quello che avevano davanti ai loro occhi. Se arriva una proposta politica che come quella della Germania nazional socialista, era semplice e comprensibile rapidamente, allora l’ideologia nazional socialista dice che presente, passato e futuro è una lotta naturale tra le razze e c’è una classe dominante e una che crea problemi, creato un mito. A capo un leader che promette un futuro di grandezza dove appartenere a un determinato popolo è motivo di orgoglio e che ci permette di spiegare tutto ciò che accade, tutto può essere ricondotto meccanicamente ad una spiegazione. Masse disorientate senza legami sociali, vedono nell’affermazione di un capo carismatico e ideologia semplice, una riposta semplice, quindi gli uomini preferiscono abbracciare una realtà assurda che ci da un SUPER SENSO, talmente esaustivo a cui non scappa niente. Questo per non vivere nel caos. Ideologia nemica dell’imprevisto. Fenomeno totalitarismi, si parla di una pianificazione totalitaria: fondata su un massimo di irrazionalità, in riferimento alla verità, attecchisce in un contesto di caos ed enfatizza la razionalità strumentale dilagante. • Irrazionalità sostanzialela ragione umana sembra aver perso la sua capacità di spiegare la realtà e di arrivare alla verità, messo tra parentesi il problema della verità, quindi nella sostanza cioè incontrare e leggere verità delle cose la ragione diventa irrazionale, essa non sa più dirci qualcosa su ciò che è più importante. La ragione umana è prigioniera della realtà in cui nasce, la ragione su ciò che c’è di sostanziale/ importante, abdica/cade. Ma la razionalità si riversa sulla dimensione strumentale, la ragione è sempre più capace di dominare ciò che esiste, non sappiamo se è vero, giusto quello che facciamo ma sappiamo andare avanti e perfezionare la nostra capacità di manipolare la realtà senza conoscere la verità. Creata una nuova verità. Prova di questa è che nei regimi totalitari si creano nuovi miti, che non hanno un fondamento scientifico ma sono mitologiche e per questo evocative, il mito fa più presa rispetto a una spiegazione razionale fredda e distaccata, anche se reale e documentata. Affinate tecniche di controllo sociale, attraverso propaganda (cassa di risonanza delle idee del regime) e utilizzo della forza (controllo capillare dove tutto è sotto il controllo del regime, quindi nascono polizie speciali e altri servizi paralleli ai soliti ma speciali, che controllano tutto per conto del regime). • Miti nazionalisti e razziali • Razionalità strumentale • Tecniche di controllo sociale Nell’ultima fase della sua vita K.M si chiede qual è il compito che possono avere gli intellettuali in questo contesto, compito dello studioso di scienze sociali per contribuire a una società più pacificata e ordinata. Che contributo possono portare gli scienziati sociali? KM sostiene che il contributo che possono portare è significativo e dice che forse dopo la II guerra mondiale è che dovremmo lavorare in una pianificazione democratica, del tutto differente da quella totalitaria e che è più razionale e organizzata. Egli introduce l’idea politica della TERZA VIA tra socialismo e liberalismo, quest’idea sarebbe che serve trovare una strada di superamento ideologico che portò alla guerre, superamento delle dicotomie politiche (tra uguaglianza e individualità ) tenere insieme il meglio della tradizione EU in una sintesi politica, quindi si vuole tenere insieme-> centralità stato che deve redistribuire la ricchezza e organizzare servizi sociali e occuparsi di priorità sociali, dando spazio alle libertà degli individui, stato forte ma non paternalistico, deve lasciare liberi gli individui di mantenere le loro idee. Quindi KM vuole mantenere i lati positivi de liberalismo e del socialismo. CONTIBUTO DELLA SOCIOLOGIA relazionismo, perché KM in questi anni vuole dirci che è una ricchezza il fatto che noi leghiamo i nostri valori con il contesto in cui viviamo, quindi per lui vuol dire non assolutizzare la propria visione del mondo, superamento di una visione etnocentrica (etnocentrismo=idea secondo cui una cultura, è migliore rispetto alle altre, il nostro modo di vedere le cose è sempre migliore rispetto alle altre quindi il relazionismo vuole aiutarci a smettere di pensarla così e cambiare in meglio). Prese dalle diverse idee del mondo, il meglio, sintesi del meglio di ogni territorio. INTELLETTUALI ceto con la capacità di essere libero rispetto ai condizionamenti sociali della classe a cui appartengono, osservano un modo più critico, punto di vista più alto. Come Marx che ha visto all’esterno i limiti e i difetti della Borghesia, questo in quanto intellettuale e non in quanto borghese, l’ha capito confrontandosi con individui di altre classi in modo da mettersi nei panni altrui e capire meglio anche i limiti della propria classe. EGLI VEDE LA SOCIOLOGIA DELLA CONOSCENZA come una prosecuzione della realizzazione piena del primo illuminismo, quello originario (caratterizzato dall’idea che gli individui guidati dalla propria ragione possano trovare una ragiona razionale ai problemi sociali e la sociologia dovrebbero e potrebbero avere questa funzione nella società), KM dice che gli intellettuali dovrebbero farsi portatori di questo. Quindi sono gli intellettuali a dover democratizzare il mondo? Lui non fa come Comte, lui dice che potrebbero essere affiancati al principe consigliandolo, perché non vogliono esautorare la politica, quindi non prevedendo che siano solo loro a dover migliorare le cose, loro devono aiutare a migliorare le cose affiancati al principe. Il relazionismo può aiutare a superare l’etnocentrismo il relazionista farebbe ragionare l’etno centrista dicendogli che dovrebbe superare il suo sguardo perché lui è limitato. Il problema della democrazia è che bisogna rinascere, riscrivere nuove costituzioni con nuove basi in modo da creare la pace. Cioè non esistendo la democrazia in certi stati non ha origini passate, quindi deve nascere. “PARADIGMA CRITICO” NELLA SCUOLA DI FRANCOFORTE: innovano teorie di Marx e qui ci riferiamo ad autori come; Adorno e Horkheimer, chiamata così perché a Francoforte fu istituito un istituto di ricerca del sociale e gli studiosi erano per lo + ebrei e quindi è stata costretta a vari spostamenti, vissero per molti anni in America e poi torneranno in Germania. Nacque negli anni ’20 ma si sviluppò dopo II guerra mondiale. Autori influenzati da altri 3 autori: Marx, ma importante anche Weber e di Freud. Questi autori si confrontano sulle tesi della psicoanalisi di Freud per usarli nella società. Si vuole separare il Marx dei testi da quello ortodosso, prendono le distanze dalla rivoluzione sovietica e dai suoi risultati, perché la ritengono una dogmatizzazione. Marx si ma non quello ortodosso e degli esperimenti fatti, ma quello che prevede una stratificazione sociale. Weber-> gli autori lo apprezzano e soprattutto il suo tema della razionalizzazione, su questo gli autori della scuola ritengono che W. abbia letto l’occidente in modo + radicale e fondato su ciò che è alla base ultima del mutamento sociale, specificano e mettono la prova nella storia. Ci aiutano a leggere la trasformazione che ha portato l’avvento della rivoluzione di massa, in modo approfondito. Ma non apprezzano in lui, l’avalutatività, la semplicistica distinzione tra riferimento e giudizio al valore perché lo studio della società comporta un cambiamento e impegno nel trasformare la società e per questi autori W. non lo fa e loro cercano di farlo. A e H hanno scritto nel ’47 Dialettica dell’illuminismo e H nello stesso anno scrisse Eclissi della ragione e Parla dell’irrazionalità sostanziale come Mannheim, irrazionalità che ci illumina sul senso della nostra vita, ragione in una fase di eclissi, centrale la ragione strumentale cioè funzionale a chi detiene il potere nella società. Altro autore della scuola di Francoforte è Marcuse tenta di leggere la società mettendo insieme aspirazione marxista e quella di Freud, scrive poi nel ’64 un’opera che diventò uno dei punti di riferimento tra i + importanti del movimento studentesco che si sarebbe sviluppato dopo poco tempo. Altro Benjiamin, “l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” scritta nel ‘36 Altro ancora: Fromm “Fuga e libertà” e “Avere o essere” le sue due opere. THEODOR ADORNO Punto di riferimento filosofico più importante della scuola e parte su una riflessione sul METODO, critica Durkheim e Weber, in D. critica il positivismo lo critica perché vede nel positivismo una fossilizzazione dell’illuminismo, per lui il positivismo è una deriva conservatrice dell’illuminismo, se noi pensiamo alle tesi di D. sull’esistenzialismo o sul normale o patologico, D. in fondo giustifica l’esistente, lo legittima in qualche modo. 1° motivo di distanza da D POSITIVISMO che ha rappresentato un tentativo di addomesticare la spinta rivoluzionaria dell’illuminismo che vuole scardinare le istituzioni precedenti, forte istanza nel cambiamento. Nel positivismo, abbiamo un’esaltazione della società esistente e celebra sé stesso (es: Tour Eiffel), trionfo e consacrazione definitiva della scienza della società. Presentata come la società migliore delle altre. Non accettato da questa scuola. 2° motivo di critica del metodo di D. e cioè l’idea che la società deve essere intesa come oggettiva, l’idea che i fatti sociali debbano essere considerati come cose e i essi esercitano una Nelle società democratiche americanizzate la nuova ideologia è il consumo, elevato a idolo, riprese tesi di Weber ma radicalizzate, tema del consumo come assoluto pensando a Weber (gabbia di acciaio, ascesi trascendente e poi intra-mondana), assolutizzate tesi di Weber. Ideologia + dell’ordinario, stili di vita basati sul consumismo. Nei sistemi totalitari la tecnologia utilizzata innanzitutto per la propaganda attraverso i nascenti media, produrre unità attorno l’ideologia dominante, propaganda a supporto dell’ideologia, l’industria prende i posto della propaganda, anche arte, musica, letteratura e cinema devono diventare parte di una industria, cioè diventino strumento fondamentale attraverso cui si diffonde una cultura nella società, non più distinti prodotti + importanti, industria e cultura diventano intercambiabili e tutto questo va a vantaggio all’ideologia di questa società, CENTRALITÀ DELLA PUBBLICITÀ, utilizzata per sostenere l’idea di consumo (nei sistemi democratici americanizzati). Alienazione di fatto gli individui diventano estranei ai propri desideri e vivono solo in una dimensione unica di consumo, non possibile trascendere da questo, comunque molto difficile. QUAL È IL TRATTO CARATTERISTICO DI QUESTE DUE SOCIETÀ? CONSUEGUENZE? Nella prima società irregimentata, ognuno guarda all’altro come possibile spia, ognuno guardato come colui che può denunciarlo, immobilità e controllo assoluto. Esito ultimo dell’individuo nel secondo caso, alienazione dilagante, penano alle relazioni con l’altro, la dimensione più autentica dell’uomo si perde, uomo ridotto solo nella sua dimensione orizzontale, l’individuo si pensa in questo modo. BISOGNI INDOTTIidea secondo la quale uno scopo dell’industria è quello di generare nuovi bisogni > produzione + mercati e nuovi settori, macchina che si auto genera, ma gli individui pensano a loro stessi in base a come, chi detiene il potere, li pensa. Totalitarismo tedesconemici oggettivi che si oppongono, lotta tra razze e questa prevarrà, chiunque ostacoli è un nemico oggettivo, qualcuno è nostro nemico solo perché appartiene a una certa categoria es: borghese o ebreo, indipendentemente da chi è e dalle sue qualità, nelle ideologie esistono le categorie non le persone, se uno è nemico oggettivo si troverà un modo per accusarlo di qualcosa anche se non ha fatto niente RINUNCIARE ALL’ILLUMINISMO? quindi bisogna dimenticare il percorso dell’illuminismo? NO, A e H propongono una critica razionale, ma non lo vogliono dimenticare, questo è un tratto caratteristico dell’illuminismo, alla fine dell’illuminismo bisogna contrapporre un illuminismo della dialettica in senso di dialettica negativa non assolutizzata la ragione, evitare che l’uomo diventi vittima dell’uomo. Salvare l’stanza positiva dell’illuminismo, che era partito per affermare il valore e l’autenticità dell’uomo, valore conservabile se noi non assolutizziamo la ragione, che ha portato a totalitarismi e guerre ma non dobbiamo nemmeno mettere da parte la ragione, assolutizzazione=nascita nuovi miti, porta catastrofe guerra totale, ma non vuol dire dover rinunciare del tutto a essa, dobbiamo ripensare alla ragione che sfugga da questa alternativa, LA RAGIONE è LA CAPACITÀ DI PENSARE E DI ANDARE OLTRE A Ciò CHE è GIA ARRIVATA A CONOSCERE E DESCRIVERE perché LA RELTA è SEMPRE IRRIDUCIBILE AL CONCETTOla natura umana non può fermarla perché ogni volta che lo fa genera mostri, la veglia assoluta genera mostri. Ragione sempre sveglia e attenta a controllare tutto. Un pazzo non è colui che ha perso la ragione ma il pazzo è colui che ha perso tutto tranne la ragione, perché si è dimenticato della realtà che lo circonda, è solo capace di dominare la realtà che si allontana da esso (FILM: la rosa bianca). JURGEN HABERMASsviluppo + maturo e innovativo della scuola di Francoforte, uno dei + influenti, è al centro del dibattito politico, nasce a Dusseldorf, a Francoforte inizia a studiare con A e H, ma JH non accetta certe rigidità loro, ma rimane affinità con essi, JH succede ad A alla Cattedra di sociologia, tranne un periodo di ricerca e nel 1933 diventa professore emerito di Francoforte. Scrive molte opere: tra cui Storia e critica dell’opinione pubblica – conoscenza e interesse (messo a tema concetto di ideologia)– teoria dell’agire comunicativo (1981, opera + fondativa del suo percorso, messo a tema l’agire e da qui in poi inizia confronto + serrata con Weber e si apre all’influenza di altre tradizioni di pensiero in particolare filosofia analitica sul tema del linguaggio, prospettiva + articolata) – il discorso filosofico della modernità (1985, ci viene data una lettura della modernità e ce lo relaziona, arriva a conseguenze solo in parte sovrapponibili a A e H) . le opere dopo sono significative, ci fanno capire di quanto sia entrato nel dibattito pubblico, SOCIOLOGIA PUBBLICA, che vuole dare un contributo anche fuori dall’accademia 1998 Multiculturalismo, Lotte per il riconoscimento anche se non ancora diffuso il concetto di MULTICULTURALISMO lui lo pubblica. 2002 Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica liberale – 2004 intravista crisi culturale, politica che attraversa occidente (usato anche da W.) opera: L’Occidente diviso. UNA QUESTIONE DI METODO: Ripresa classica distinzione tra SCIENZE NATURALI E SCIENZE STORICO SOCIALI, ma le riprende con una novità, quando osserviamo lo scienziato agire nella natura, o anche un ingegnere vediamo che è fondamentale l’agire razionale rispetto a un fine (Weber), il valore ultimo dell’agire è quello strumentale, già descritto da W., quando parliamo di scienza storico sociali, ci troviamo in un’interazione diversa, fondamentale agire comunicativo, innovazione rispetto a W., manca l’agire comunicativo, gli uomini non si mettono con altri uomini solo per affermare certi valori ma gli uomini si trovano in situazioni in cui sono in relazione con altri uomini in una logica comunicativa scopo: intesa intersoggettiva, un aspetto importante della vita degli esseri umani è il tentativo di trovare punti comuni con l’altro, rafforzare relazione con l’atro attraverso il dialogo. INTESA INTER SOGGETTIVA, tipico sentimento delle scienze STORICO SOCIALI, aiutare appunto a trovare punti di intesa. Non messo a tema adeguatamente ne da W. ne da A e H, W. è studioso del conflitto e della lotta, perché è parte costitutiva dell’umano nelle relazioni internazionali e anche tra singoli. A e H sono autori del conflitto, ma non pensano al trovare l’intesa perché si preoccupano che quando si parla di dialogo c’è qualcuno che vuole far passar la sua idea ad un altro che qualcuno con le sue parole nasconde pretesa di dominio, attenti a smascherare ideologie e smascherarle. JH non ha paura di questo ma lo rende il centro, è fondamentale e definisce la sua opera, utilizza questi concetti in politica, diritto, opinione pubblica, bioetica, relazioni a livello globale AGIRE COMUNICATIVO – DIALOGO E INTESA INTERSOGGETTIVA (cioè tra due persone ma anche tra + stati, tra + soggetti, bisogna trovare punti comuni, che sono + importanti del punto che genera la lotta perché si può risalire a qualcosa che viene prima e che è intersoggettivo e questo solo col dialogo lo si può scoprire), 3 punti fondamentali. JH non è metafisico, nel dialogo emergono i punti comuni e sono l’esito della comunicazione, infatti critica tutti quelli che vogliono mettere l’oggettività legata alla metafisica, che si impone ai soggetti. Intento fondamentale per JH di portare utilità (queste scienze naturali). Le scienze storico sociali rischiano di diventare una tecnologia sociale, rischio che sociologi, storici, operano nella società trasformando il loro sapere in un agire strumentale e come se operassero un dominio, si vuole costruire un sistema perfetto, costruire una società esaustiva. Sapere che potrebbe diventare delle macchine che producono tecnologia. Critica sociale= denuncia delle situazioni in cui le scienze sociali diventano strumenti, se sono critiche le scienze sociali devono aiutare gli uomini a autocorreggersi, purificarsi da sole. COME LO FANNO? (come si autocorreggono, la parte sopra) lo fanno attraverso una teoria dell’agire. 10.11.16 SFERA PUBBLICA E AGIRE COMUNICATIVO Centralità della comunicazione dell’agire comunicativo, tesi di JH. Discrepanza tecnico economica e regresso dell’uomocose analizzate da JH in quest’opera. Tema della sua prima opera razionalizzazione tecnica e autorealizzazione umana. 1. Introdotto principio di W. JH afferma che la modernità ha rappresentato processo di modernizzazione che riguarda tecnologia ed economia, in questo aspetto bisogna osservare che dalla modernità a oggi abbiamo sia un progresso tecnologico sempre + importante, che ci fa dominare sempre di + la realtà, tutto questo sfocia in un utilizzo delle tecnologie per catturare nuove possibilità si rispondere a bisogni reali o fittizi, insistito il dominio del mondo, questo processo non sempre è coerente e indirizzato a promuoverà autorealizzazione dell’uomo, tecnologia migliora ma l’uomo e i suoi fini regrediscono, razionalizzazione, sviluppo e progresso riguarda i mezzi e non i fini della vita sociale e individuale, ma i mezzi e gli strumenti si sviluppano sempre + (ritornate tesi di scuola di Francoforte, individuo vive in una dimensione sola), individuo è società diventano meno autentici col passare del tempo. 2. Ritorna al tema ILLUMINISMO-> storicamente cos’è stato? liberazione dell’uomo, portarlo a compimento in modo da realizzarsi, storicamente così si è presentato, questa promessa ha avuto sia un riverbero sul piano del singolo sia rispetto alla società, illuminismo al singolo prometteva possibilità di pensare con la propria testa dall’altra prometteva realizzazione di una società + giusta, società dove gli individui potevano dire la loro e non + vincoli dall’esterno, niente doveva frenare gli individui a partecipare alla vita politica, illuminismo tendenzialmente universalistico. Storicamente la realizzazione di una società + giusta è passata attraverso strumenti concreti attraverso dibattiti pubblici e formazione di un’opinione pubblica, si costituisce una sfera pubblica borghese, si formano luoghi privati come i circoli e i caffè letterati, circoli di discussione, progressiva diffusione giornali, formato luogo dove la società borghese si incontra per discutere e per avanzare pretese alla politica e si forma un nuovo spazio nella società, non riguarda ne stato né famiglia, è una sorta di intermezzo tra dinamica privata e dinamica riconducibile allo stato, in molti casi quello dell’Ancien regime, sembra che illuminismo garantisca spazio nella società dove si può discutere su governo o politica, ecc. così si forma una sfera pubblica come contro altare rispetto al potere, sfera pubblica dove gli individui prendono coscienza di loro stessi e avanzano critiche su quella società, processo origine della genesi storica e in parte della rivoluzione francese. Da dove ripartire, JH non vuole partire da tesi marxiste semplicistiche, utilizza il marxismo in base critica ma in base propositiva da una sua idea e per farlo parte dall’illuminismo, promessa illuminismo sia per individui che per la società, il singolo è capace di pensare da solo. Alla società ha promesso la possibilità di realizzare una società + giusta usando la ragione illuminista anche nella vita pubblica. Dopo aver esaminato genesi storica vita pubblica borghese si chiede perché oggi tutto questo non è + valido, perché non è così significativo, perché l’illuminismo non compie la sua missione? Perché c’è la dialettica dell’illuminismo, perché le promesse non sono state realizzate: per due motivi I. STORICO: bisogna notare un fattore critico, un qualcosa che manca? Il popolo, ha avuto le caratteristiche che doveva ma era circoscritto a piccole élite della società, non ha fatto masso critica, è stato un’avanguardia e non si è imposto nella società, è rimasto circoscritto. Es: caffè letterari, quanti veramente partecipavano a quell’esperienza? Pochi, influenti si ma erano pochi. II. VIZI: Nella società contemporanea assistiamo al fatto che questa sfera pubblica borghese si trova di fronte dei nemici, crisi sfera pubblica nella società contemporanea, da una parte invadenza oppressiva dello stato1° vizio, società segnate da uno statalismo (mina l’associazione e la libera espressione, non coltivata da comune denominatore, ma egli riflette sui principi di un’etica laica, cerca principi dell’etica laica partendo dalle sue osservazioni e individua principi: 1 il principio e 2 applicazioni del principio. 1. PRINCIPIO D: sono valide le norme s’azione che tutti i potenziali interessati potrebbero approvare partecipando a discorsi razionali, immaginiamo dialogo tra 2 persone che la pensano diversamente e devono chiedersi se una norma morale è giusta, JH DICE CHE SE i due potrebbero approvare questa norma argomentando razionalmente allora quella norma è GIUSTA, se parliamo della norma VIETATO RUBARE, per lui è giusta non a partire da un comandamento, tradizione ma è giusta perché coloro che hanno partecipato alla decisione, hanno stabilito che è giusta perché si dimostra razionalmente che è giusta e che non lede i diritti di nessuno. Si arriva tutti alla stessa conclusione, è giusta perché ci arriviamo attraverso comunicazione e è giusta per un principio formale, non ci viene detto nulla sulla sua correttezza sostanziale. A questo principio JH FA 2 SPECIFICAZIONI: Principio U: norma valida se tutti i soggetti che vengono a conoscenza di questa norma accettano le conseguenze che essa porta attraverso la sua applicazione universalees: accettando la norma di prima accettiamo che se si ruba si va in galera. Fondamentale è che il principio e le conseguenze di quella norma siano valide per tutti, senza nessuna distinzione, nessuno esente da questa norma, se hanno questa caratteristica hanno un principio di UNIVERSALIZZAZIONE, non sappiamo a priori se saremo noi a essere derubati o se saremo noi a rubare. Applicazione politica di questo principio, dal punto di vista delle leggi positive, una legge dello stato quando può essere considerata valida, cosa la conduce a legittimazione? Risposta: possono pretendere validità legittima solo leggi che sono approvabili da tutti i consociati in un processo giuridicamente codificato (p234-51). Una legge in senso positivo ha una legittimità se è approvabile da tutti coloro che partecipano al corpus politico, i cittadini, secondo principi giuridicamente costituiti, una legge positiva è valida se vengono rispettate determinate procedure e se tutti i cittadini la potrebbero approvare se sono rispettate determinate procedure. Ci dice che se la legge rispetta certa procedure poi riconosciute da tutti allora questa è valida, Può essere anche moralmente sbagliata ma è giusto perché rispetta un principio formale, diventa un principio dello stato. quindi tutto ciò che è legittimo è giusto? Significa che la legge positiva stabilisce ciò che è eticamente giusto? NO. È possibile far valere un valore, contro il volere e potere delle istituzioni che devono legiferare? NO, dilemma tra democrazia e verità, essa non stabilisce la verità anche se è legittimamente statuito essa non è una verità, nessuna verità si può imporre senza passare da un procedimento democratico. 11.11.16 JH fa una lettura interessante e significativa degli autori, temi da lui trattati diventati oi di dominio comune ma difficile generalizzare questi suoi principi, che in certi ambiti o contesti specifici (negoziazioni internazionali) siano validi ma non generalizzazione, margine di impossibilità di trovare un accordo, fa parte della vita stessa. JH rimane un intellettuale molto profondo e acculturato. TALCOTT PARSONS, capitolo sul funzionalismo Comte, Durkhiem e lui fanno parte del filone funzionalista e dopo Parsons abbiamo NIlas Luman (cerco come si scrive). Importante perché può rientrare nel funzionalismo in particolare del struttural-funzionalismo, importante perché a cavallo tra prima e seconda metà ‘900 ha riallacciato percorsi separati, inizia la sua riflessione animato da un tentativo, TROVARE CONCILIAZIONE tra il filone collettivista OLISTA dall’altra quello individualista. Nella sua prima fase cerca di vedere se si può superare dicotomia tra individuo-società, azine sociale-atti sociali. A Londra conosce Malinowski che è un teorico del funzionalismo nelle società primitive, interesse nasce sia dalla lettura di classici ma anche da questo incontro in GB, in Germani approfondisce scienze sociali e filosofia tedesca, approfondisce Weber, maturata la ricerca della composizione delle scienze sociali, dal 1927 al ’73 insegna sociologia nel dipartimento di relazioni sociali, fondamentale per gli USA, fino alla contestazione studentesca metà ‘900 importante per confronto di altri studiosi. Autore molto prolifico, scrive molto, sintesi 3 opere: ’37 LA STRUTTURA DELL’AZIONE SOCIALE legato a Weber, qui P. studia la società avendo come punto di partenza l’azione sociale osservando l’individuo che agisce, rimane coerente nell’approccio; 1951 il sistema socialeopera della maturità di P. + conosciuta dove enfatizza soprattutto elementi strutturali, dove lo struttural-funzionalismo viene articolato + coerentemente, superato approccio legato all’individuo e dà + importanza all’approccio sociale. 1966-71 terza fase, SISTEMI DI SOCIETÀ, ulteriore passo e collega il suo struttural-funzionalismo con un approccio evoluzionistico, evoluzione della società. DAL’AZIONE SOCIALE ALLO STRUTTURALFUNZIONALISMOparte dall’azione sociale, cerca di collegare gli approcci di W. e D. approfondisce tematica di Weber, enfasi sul carattere libero dall’azione, qual è la specificità. Poi cerca di capire se l’uomo può agire liberamente allora perché noi ci infiliamo in un quadro fatto di vincoli strutturali, noi lo facciamo e i vincoli sono strutturali perché ci provengono dalla società in cui vivono. Ogni individuo non può prescindere da certe relazioni, libero ma all’interno di un quadro fitto di relazioni. In P. prevale l’affermare il carattere dell’agire umano e parla del fatto che gli individui danno significato alle loro azioni, IMPORTANTE, siamo alla vigilia della 2° guerra e ci sono ideologie opposte a queste e non danno valore a questa libertà, l’uomo ridotto all’insieme di relazioni in cui vive (etnia, nazione). poi il suo approccio diventa progressivamente struttural-funzionalista, si convince che la dimensione dei vincoli è quella decisiva nella vita sociale, cosa significa struttural- funzionalismo scienze sociali devono indicare strutture fondamentali (modalità di essere in relazione con gli altri che si ripetono negli altri es: famiglia) nelle società, + interessato a vedere se ci sono costanti non delle particolarità. Ci sono modalità di agire che noi troviamo in ogni società, che magari hanno forme diverse ma che sono delle costanti, le scienze sociali (sociologia) deve individuarle, come scuola (dove si socializza) e famiglia. Da qui capisce che svolgono funzioni nella società, in particolare le funzioni sono inerenti alla necessità di garantire una stabilità del sistema sociale nel suo insieme. Società nel suo insieme non fatta solo di individui. Per W. società fatta di individui, P. parte da questo e analizza le caratteristiche dell’azione sociale e poi arriva a capire che se stiamo attenti a ciò che accade nella vita sociale abbiamo a che fare con individui che si approcciano con modalità ripetute e costanti e questo fa nascere qualcosa come la famiglia, fatta dagli individui ma tramite l’agire, scuola agire influenzato dall’essere in quell’ambiente. Le strutture sociali, famiglia e scuola, hanno funzioni sociali, che condizionano l’azione umana. Capire prima di tutto capire che funzione hanno per garantire stabilità del sistema sociale nel suo insieme, questa strutture sociali. Tornano termini di D. STABILITÀ, guida lettura di P. e questo è il motivo per cui il suo approccio verrà criticato, alcuni hanno visto un suo tentativo di legittimare e dare fondamento razionale scientifico alla società americana, enfatizzando dimensione stabilità come valore cardine della società avrebbe fatto un’operazione ideologica (rivendicazioni crescenti che da lì partirono). LA STRUTTURA DEL’AZIONE SOCIALE ’37indaga sull’azione degli individui, come avviene, le caratteristiche che ha l’azione sociale. Elementi imprescindibili senza il quale non ci sarebbe un’azione sociale (tenere a mente W.): 1. Attore (colui che agisce) weberiano quindi lo mette al centro 2. Fine (perseguito nell’azione)quando parliamo di un’azione diciamo che l’attore persegue un obiettivo, ma tutto sommato siamo ancora vicini a W. fine 3. Situazione (in cui avviene l’azione) mette in luce che ogni azione individuale anche libera e consapevole, avviene sempre in una situazione, avviene sempre facendo i conti con dei vincoli, essa non è mai nel vuoto, ognuno deve tener conto di alcuni elementi chiamati… 3.a.Mezzi (elementi che l’attore può controllare), l’attore può scegliere a quale dare + importanza e dipendono da lui. 3.b.Condizioni (elementi che l’attore non controlla) non dipendono da lui. 4. Un orientamento normativoalle spalle abbiamo un orientamento normativo, abbiamo a monte dei valori di riferimento, che influiscono sul fine che noi decidiamo di perseguire e che influisce sui mezzi che decidiamo di usare o meno. Es, con politicaun liberista ATTORE, dicendo così parliamo dell’orientamento normativo, in questo caso influiscono sul fine: che potrebbe essere creare condizioni favorevoli al libero scambio, elementi di libertà nella vita economica, SITUAZIONEcondizioni: es se è il presidente del consiglio, ci sono procedure che non controlla del tutto i mezzi: in questo caso significa che fermo restando la sua azione lui può scegliere o di promuovere un certo settore, o di fare misure + generali o può fare un decreto. L’agire individuale è molto più complesso di quello che sembra, P. mette in luce il fatto che W. non evidenzia il fattore 3 degli elementi imprescindibili, mentre P. ci ha dato un’analisi più completa. IL SISTEMA SOCIALE 1951 passa ad un piano + astratto e guarda i modelli degli atti dei singoli individui, quali sono le condizioni, come possiamo chiamarle le condizioni e l’orientamento normativo. P. non vuole trovare risposta caso per caso, ma vuole trovare un elemento + formale, generale e astratto e studiando il fenomeno arriva a parlare della centralità dei fenomeni sociali, noi agiamo incarnando/ricoprendo un ruolo e noi abbiamo a che fare con individui che hanno un loro ruolo, in ogni circostanza incarniamo un ruolo sociale e P. definisce i ruoli sociali come modelli di comportamento ripetuti regolati da norme e legati ad aspettative, quando un comportamento diventa un ruolo quando è ripetuto nel tempo, il fatto che sua costante nel tempo, il nostro essere figli, o avere genitori sono modalità di agire, di essere in relazione con gli altri, noi siamo sempre figli non è che un giorno non lo siamo, ruolo ripetuto, regolato da norme, un figlio segue delle regole e anche un genitore, ogni ruolo ha il suo compito e comporta delle norme. Ogni ruolo comporta sempre delle aspettative, noi + o meno sappiamo, venendo a lezione, cosa succederà. Ricoprire dei ruoli ci semplifica la vita e sappiamo cosa aspettarci dall’altro mentre ricopre un ruolo e perché lo ricopre, questo + o meno. P. dice che la società intesa come sistema sociale può essere vista come l’insieme dei ruoli interconnessi, essa esiste perché gli individui che la compongono ricoprono sempre dei ruoli e questo essere fatta di ruoli struttura la società, noi in quanto studenti sappiamo il contesto in cui stiamo, colleghi che prenderanno appunti, sappiamo gli orari e sappiamo di cosa si parlerà nella lezione, questi elementi ci rendono un gruppo sociale, se per caso ci fossimo incrociati a caso, ognuno sarebbe andato per la sua strada e questo non sarebbe una società, quell’incontro è un insieme di individui. Per P. la società è un intreccio di individui che ricoprono dei ruoli. Senza ruoli ci potrebbe essere anomia, differenziazione, caos. La parola sistema rimanda all’idea di un insieme coerente, le parti che lo compongono hanno un legame, c’è una coerenza, per questo chiamato SISTEMA sociale. Questo riguarda anche gli attori internazionali, relazioni internazionali, non riguardano solo gli individui, se sostituiamo questi ultimi con gli stati capiamo che ci sono stati che di solito non agiscono in modo improvviso, ma questi attori, di solito hanno certi ruoli nell’ordine internazionale, ci sono norme da seguire e ci sono aspettative di ruolo verso alcuni paesi, ci inducono ad allearci con uno stato, ad esempio. Un modello generale della società tiene conto del fatto che la società è un sistema sociale, la società si struttura partendo da valori, nell’agire essi ci condizionano e sono legati a una certa visione del mondo e a certe credenze. Questo insieme di credenze dev’essere accettato e interiorizzato dagli individui perché la società è composta da essi, serve che i valori ultimi della società, le credenze, diventino tale anche per il singolointeriorizzato. DOMANDE: Considerazioni finali Durkheim?: società come realtà SUI GENERIS, rispetto agli individui significa che la società ha proprietà/caratteristiche e un potere, che non sono riconducibili a quello degli individui. Per parlare della natura profonda della società prende esempio dalle scienze fisiche (es: h2o formate da idrogeno, gas e da un liquido) stessa cosa nella vita sociale, i fatti sociali hanno proprietà e poteri, capacità di esercitare una forza diversa rispetto a quella degli individui è qualcosa di + e di diverso (sui generis). D. sottolinea che questa dinamica è fondamentale in tutti i processi della vita sociale, capito quindi il suo OLISMO. Società chiusa nel senso che si sviluppa secondo una logica, che usa è refrattaria rispetto alle condizioni individuali, la logica che nasce nei fatti sociali è tale per cui gli individui non hanno il potere di cambiarla, opporvisi, o di trasformare la società che p chiusa all’individuo e al suo potere di trasformazione di essa. COERENTE: società insieme di fatti sociali legati, fattori collegati perché la società la si può pensare come una specie di CORPO (Olismo) le parti hanno una funzione relativa al tutto. Critica: in primo luogo non si capisce, esplicito, come si passi da individuo a società cosa lo fa passare da azioni individuali a azioni che fanno passare al nuovo. Mossa a idea di società critica secondo la quale necessariamente secondo questa concezione si vede una società statica dove gli individui sono determinati dalla società ma non possono trasformarla e non hanno un ruolo attivo in essa, se in certi ambiti può essere vero allora questa logica non si può estendere per l’analisi sociale. WEBER Distinzione tra storia e sociologia, come si distinguono in lui?: distingue questi due aspetti senza però separarli, egli è u autore di sociologia attenta alla storia. Secondo Weber la sociologia elabora tipi ideali e cerca regole delle costanti nel divenire, dei fenomeni che si ripetono nella storia diversi tra loro ma costanti. Questo per darci chiavi interpretative. Storia: finalità di analisi di azioni di formazioni storiche, di personalità individuali, si va alla ricerca dell’individuale, singola guerra, singolo individuo politico, cause di un conflitto? Attenzione verso le ricorrenze da una parte e nella storia verso il caso specifico. 3 livelli di tipi ideali: dove si va dal caso + concreto a quello + astratto. Ultimo livello classificazione dell’azione (gli altri due li ho). Il capitalismo moderno si occupa di uno specifico argomento per questo è usato dalla sociologia. 2° si occupa di cose + ampie poi 3° livello: generalizzazione, l’AZIONE, possiamo usare il tipo ideale in tutti i contesti della vita sociale. Cristianesimo distingue natura e Dio? analisi della razionalizzazione come carattere costitutivo nel processo di modernizzazione occidentale, perché qui sono venuti fenomeni non avvenuti altrove, perché solo qui è nato il capitalismo, la RISPOSTA era un fattore di tipo culturale, di come l’uomo vede il mondo in cui vivono. Ruolo importante del cristianesimo, in questo è continuatore dell’ebraismo e nella cultura delle religioni. TESI: già con l’ebraismo assistiamo ad un processo distinzione tra mondo (natura) da una parte e Dio dall’altra, nell’ebraismo e nel cristianesimo importante il fatto della creazione, ciò che esiste è l’esito di un atto libero di un Dio personale. Distinzione tra creatore e creato, Dio non si fonde col mondo come nelle religioni orientali, il mondo ha origine in dio ma sono due elementi distintiquesto porta che gli uomini hanno il compito di prendersi cura della realtà creata e del mondo, un prendersi cura tenendo conto che l’uomo può agire sulla realtà creata in virtù della distinzione tra creatore e creato. Ma noi perdiamo le origini ma conserviamo le conseguenze, legame tra mondo e dio sempre + messo in secondo piano, persa centralità della religione nella società, ma rimane l’idea che il mondo è affidato e che può essere dominato dall’uomo, perché non è sacra e quindi questo è la base del processo di razionalizzazione della cultura occidentale. Sottolineato il ruolo importante dell’ebraismo per questo, è stata la religione + chiara e ha razionalmente argomentato la visione di un dio unico, messo al centro idea CREAZIONE e il cristianesimo continua, poi anche a livello politico distinguendo la politica dalla religione. Che ruolo assumono ascetismo, profetismo e misticismo In W.?: da una parte c’è distinzione, fette sempre + ampie sono tolte alla religione, disincantamento dell’uomo tutto può essere controllato da esso. Quindi da una parte c’è questa tesi su come leggere la secolarizzazione. Profetismo: ha a che fare con la figura del profeta che è colui che è portatore in modo personale, legato alla sua persona, di un carisma, colui che in virtù del suo essere profeta annuncia una dottrina religiosa, un ordine della società, è colui che introduce nella vita sociale un elemento fondamentale, elemento radicale di cambiamento e di critica sociale perché se il profeta è portatore di un carisma capace di leggere in modo unico la realtà rispetto agli altri, si discosta ad è una novità rispetto agli altri e poi W. distingue 2 modalità/aspetti: il profeta può essere legislatore (connesso alla politica) o solo un maestro di dottrina, annuncia visione alternativa rispetto agli altri sul mondo e questo può riguardare la politica, es: legislatore che vuole cambiare la vita politica e sociale. Il maestro di dottrina un leader religioso, solo finalità religiosaquindi i profeti hanno qualità e capacità straordinarie. Il profeta può essere legato al potere. Razionalità al suo vertice quando non si riesce a dominare. Ascetismo: secondo W. esistono 2 tipi di ascesi, essa in generale indica azioni che l’uomo compie per dirigere la propria vita e conformarla a dio, ha un significato religioso, cosa devo o non devo fare? 2 tipi: 1° ascesi come fuga dal mondo: rottura forte con la società, rinuncia a ogni interesse politica a ogni interesse economico per mettersi esclusivamente a dio (ascesi radicale, distacco assoluto dal profano) 2° ascesi: si pratica rimanendo nel mondo, rimanendo nella realtà profana e avendo a che fare con essa ed è quella tipica calvinista che considera, si sé stesso e ciò con cui ha a che fare, come strumento di dio ma considera la propria azione come strumento per dare gloria a dio attraverso attività professionale, vita esemplare e condotta, il fedele compie i suoi doveri come voleri voluti da dio, come risposta alla vocazione ricevuta da dio e si chiama “intra- mondana”, è connessa all’ethos protestante. Fare scienza sociali non vuol dire rinunciare alla causalità, non solo le scienze della natura spiegano e quelle umane e sociali descrivono e narrano solamente e danno vita ad un racconto, secondo W. anche le scienze sociali possono ricorrere alla causalità ma diversa a quella delle scienze naturali. 1 perché c’è il rifiuto della mono causalità, non si può spiegare un fatto sociale usando un solo fattore, mai solo una variabile esplicativa e 2 spiegazione delle scienze sociali mai del tutto esaustive perché lo studioso deve continuare ad indagare un fenomeno cercando di mettere in luce variabili esplicative.
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