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La Poetica di Giovanni Pascoli: 'Fanciullino' e la Poesia 'Lavandare' e 'L'Assiuolo', Dispense di Lingue e letterature classiche

Due poesie di Giovanni Pascoli, 'Fanciullino' e 'Lavandare' e 'L'Assiuolo'. La prima poesia mostra la visione di Pascoli sul 'fanciullino' e la sua relazione con la natura, mentre la seconda e la terza illustra la poesia 'Lavandare' e 'L'Assiuolo', che presentano immagini nostalgiche e malinconiche del poeta. Pascoli esprime la necessità di ascoltare la voce del 'fanciullo' interno per creare poesia 'pura'.

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 24/05/2018

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Scarica La Poetica di Giovanni Pascoli: 'Fanciullino' e la Poesia 'Lavandare' e 'L'Assiuolo' e più Dispense in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! LA POETICA PASCOLIANA I due brani rappresentano le caratteristiche fondamentali della poetica pascoliana. Nel primo testo emerge la visione che il Pascoli ha del " fanciullino" : il fanciullo osserva ogni cosa con occhio incantato e non si sente affatto superiore rispetto alla natura, e anzi s'immerge con timore in essa, parla agli animali e alle nuvole, s'immedesima con i fili d'erba. Ciò è rappresentato da una serie di segnali emotivi come : "lagrime" , "brividi", "riso", "pianto", ecc. Nel secondo brano , invece, il Pascoli afferma che, per essere un poeta , deve ascoltare la voce del fanciullo che è in lui. Il poeta è precisamente colui che, come i fanciulli, ha mantenuto l'infantile capacità di meravigliarsi e d'intuire, piuttosto che di ragionare. Da lui non potrà che nascere una poesia «fanciulla»: egli rinuncerà all'eloquenza, alla dottrina , cioè i modi solenni da poeta-vate, perché il fine della poesia è solo la poesia «pura». LAVANDARE La poesia “Lavandare” è stata scritta da Giovanni Pascoli tra il 1892 e il 1894 e fa parte della raccolta di poesie Myricae. In questa poesia Pascoli ci presenta un quadro nostalgico della campagna , suddividendo la poesia stessa in 3 strofe ognuna con un andamento diverso : la prima è statica, infatti non descrive nessuna azione ed è dominata dall’immagine dell’aratro abbandonato nella campagna, che dà un senso di desolazione in cui la sola presenza di vita è il movimento della nebbia. Nella seconda strofa si trovano soprattutto elementi uditivi ed è vista ,quindi, come una strofa dinamica, anche grazie alle rime interne, che aiutano a velocizzare il ritmo della strofa ; in questa è presente la figura delle lavandaie , intente a lavare i panni , mentre cantano tipiche canzoni tradizionali. La terza strofa, invece, può essere definita drammatica, perché descrive il triste canto di amore e nostalgia di una lavandaia ,che aspetta il ritorno di suo marito, rendendo tutta la strofa molto più lenta delle altre . In questa poesia emerge lo stato d'animo smarrito e malinconico del poeta , che allude all’incompletezza e all’infelicità dell’essere soli. Importante è l'immagine dell'aratro in mezzo al campo,immagine con cui si apre e si chiude la lirica, che diviene SIMBOLO di abbandono e di tristezza. L'ASSIUOLO L'assiuolo di Giovanni Pascoli fa parte della raccolta Myricae. La poesia si svolge in una campagna addormentata, notturna, in cui il poeta fatica a scorgere la luna. Le immagini si susseguono prive di ordine logico, come rivelazioni improvvise via via più profonde. Il vero filo conduttore è il verso dell’assiuolo ,un uccello notturno, che , dal buio arriva alle orecchie del poeta come un pianto triste e lontano. Pascoli si interroga sul mistero che incombe sul nostro universo e sul destino dell'uomo . La figura retorica più caratterizzante di questo componimento è l'onomatopea, utilizzata dal poeta per rendere il verso dell'assiuolo" chiù" che chiude ogni strofa . Le tre strofe sono un crescendo di inquietudine e drammaticità ed hanno una costruzione molto simile: all’inizio prevale un’immagine di luce (la luna che sta per sorgere, le stelle che brillano, i monti illuminati) ma nella conclusione la luce e la vita che esse simboleggiano vengono negate da immagini di segno opposto (il nero del temporale, il sussulto e il grido doloroso, le porte che non si possono più riaprire).Nell'ultima strofa emerge chiaramente il concetto di natura che caratterizza la poesia pascoliana ( il vento sulle cime degli alberi o il suono delle cavalette) ; proprio descrivendo il suono delle cavallette , Pascoli ci avvicina al significato simbolico della poesia : quel suono richiama quello degli antichi strumenti utilizzati negli antichi culti egiziani per evocare l'idea di resurrezione dopo la morte. La visione pessimistica pascoliana subentra nella poesia , rendendo ben evidente il concetto di non poter mai più rivedere i nostri cari perchè mai potremmo vincere la morte; i punti interrogativi , infatti, con cui la poesia si apre e si chiude trasmettono il senso di incertezza e di dubbio del poeta. IL TUONO "Il tuono" viene pubblicato nel 1900, nella quinta edizione della raccolta Myricae, collegando questa ballata ad un'altra scritta precedentemente: Il lampo. Entrambe descrivono l'inizio del temporale attraverso notazioni visive e acustiche . Pascoli, con questa poesia, vuole descrivere il tuono che, con alto fragore, rintrona nella notte scatenandosi in tutta la sua violenza terribile. L’essere umano all’udire questa voce possente della natura, s’impaurisce come il bimbo che piange spaventato nella notte buia.All’immagine minacciosa della natura si contrappongono, però, le figure rassicuranti della madre e della culla. Infatti, ad intervenire per tranquillizzare il suo bimbo fu la madre, la quale si assume un simbolo di protezione, di
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