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APPUNTI PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA E DELL'INFANZIA, Appunti di Pedagogia

appunti completi, chiari, sostitutivi dei libri.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 30/03/2021

serenaz95
serenaz95 🇮🇹

4.5

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Scarica APPUNTI PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA E DELL'INFANZIA e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA E DELL'INFANZIA - Prof. Anna Lazzarini Europa del '900 -> Il corso è dedicato all'immagine dell'infanzia e della famiglia che prende forma nelle pagine di un autore, Walter Beniamin, un grande intellettuale europeo che vive all'inizio del '900. Walter Banjamin (1892-1940) -> non è un pedagogista, è uno dei più grandi filosofi del '900 e del nostro tempo, un critico letterario, scrittore, saggita, uno dei principali testimoni della modernità (termine chiave del nostro corso). Ci ha consegnato un corpus di opere di straordinaria profondità e varietà, i suoi interessi spaziano dalla critica letteraria, negli anni '20 del 900 scrive testi di critica letteria, fiosofia, teologia, cultura popolare e qui inseriscono saggi sulla letteratura per l'infanzia, giocattoli, viaggio, arte popolare, cibo, mezzi di comunicazione nuovi che verso gli inizi del '900 iniziano la loro comparsa nelle case borghesi (mezzi come radio, telefono, cinema). Non scrive trattati, bisogna andare alla ricerca di materiali (articoli di giornali, racconti di bambini per la radio ect). La vita di Walter Benjamin è una vita molto sfortunata, passati per lo più in esilio a Parigi, proviene da una agiata famiglia ebraica, nasce a Berlino nel 1892, a partire dalla presa di potere di Hitler nel 1933, conduce la vita in esiilio, in particolare a Parigi. Benjamin non è stato solo un critico letterario inegualiabile, un teorico rivoluzionario del suo tempo, ma ha lasciato una grande quantità di scritti al confine tra narrativa, reportage, analisi culturale, autobiografia, uno dei testi "Infanzia berlinese intorno al 1900" (che analizzeremo) uno dei capolavori della lettereaura tedesca dell'800, è la sua autobiorafia di bambino che vive i cambiamenti di Berlino all'inizio del 900, non è un'autobiografia intesa in senso cronologico, una collezzione di immagini, fotogrammi, emozioni suscitate da piccoli momenti quotidiani, inteso in senso frammentario. Benjamin non ci consegna, neanche per quanto riguarda l'infanzia, un'opera sistematica, una pedagogia o filosofia dell'educazione, ci consegna frammenti e immagini da cui ricostruire a posteri il mondo dell'infanzia e della famiglia del '900. La nostra sarà un' esplorazione, non delle teorie, ma dei dettagli, frammenti, oggetti -> ricostruzione a posteriori di idea di infanzia e famiglia. Cresce a Berlino intorno al '900, in una famiglia di ebrei assimilati e molto benestanti, "è figlio dell'impero tedesco", ma è anche figlio di una travolgente modernità capitalistica, perchè in quegli anni a Berlino, la modernità capitalistica si rende visibile, precipita nella metropoli -> diventa forma della modernità, in questi anni una moltitudine di intellettuali riflette sulle profonde trasformazioni che accadono dentro le città, un momento particolare per la cultura tedesca e poi francese, in cui si comincia a riflettere sulle trasformazioni dell'epoca. Quello che andremo a ricercare, è il modo in cui a partire dai dettagli, Benjamin ricostruisce un'idea della famiglia, dell'infanzia e dei borghesi moderni, ricavandone un'idea di modernità. La famiglia e l'idea di infanzia con cui oggi ci confrontiamo sono profondamente figlie di quel periodo, di quella idea. Figlio dell'impero tedesco, ma anche della modernità capitalistica, nel 1900 Berlino è la città più moderna d'Europa perchè nuove tecnologie, nuovi meteriali compaiono compaiono per esempio nell'architettura, da giovane si oppone all'ingresso della Germania alla Prima Guerra Mondiale, passando di conseguenza molti anni in Svizzera. Negli anni '20 del 900 prende forma quell' esperimento politico democratico che chiamiamo "Republica di Weimar" , dura 14 anni e da prima Benjamin sperimenta il conflitto fra sinistra e destra radicali che scoppia alla fine della Guerra, poi la crisi dei primi anni della giovane Repubblica e infina la sfibrante frammentazione politica degli anni '20 che porta nel 1933 alla conquista del potere da parte di Hitler e del socialnazionalismo. Come quasi tutti i maggiori intellutuali dell'epoca, lascia il Paese nell'estate del 1933 per non farvi più ritorno, muore nel 1940, in esilio a Parigi oppresso dalla solitudine, dalla povertà e dalle scarse opportunità editoriali. Una figura intellettuale grafiosa, ma con un cono d'ombra, una figura chiaroscurale, muore molto giovane nel 1940 quando fugge da Parigi, cercando di arrivare in Spagna, per poi imbarcarsi per Lisbona, da lì raggiungere moli intellettuali tedeschi che si erano rifugiati negli Stati Uniti, fugge dalla Parigi occupata dai tedeschi, si dirige in Spagna per imbarcarsi a Lisbona, dove durante il tragitto nella località catalana, sul confine franco-spagnolo, nel 25 settembre del 1940 gli viene requisito il visto di transito, la traversata che da Parigi lo aveva condotto al confine era stata molto faticosa, a causa di problemi cardiaci, il corpo già sofferente era stato stremato dall'ultima fatica. Giunto alla meta, seppe che quel giorno era stata chiusa la frontiera in uscita, insieme a un gruppo di profughi con cui aveva attrversato la Francia avrebbe dovuto riprendere la via del ritorno verso la Francia da cui era fuggito, quella stessa notte, Walter Benjamin si toglie la vita, stremato nel corpo e nello spirito. Solo il giorno dopo, a Marsiglia si sarebbe saputo che in quel momento non si poteva passare in Spagna, se lui fosse partito il giorno dopo lo avrebbe saputo, se fosse arrivato un giorno prima sarebbe passato, la malasorte è una delle componenti della vita di Beniamin, una personanificazione particolare nei suoi racconti, un omino con la gobba che interviene ogni volta per creare dispetti. L'altro testo importante che analizzeremo è "Figure dell'infanzia" si parla di immagini, famosi materiali da cui andremo a recuperare frammenti, immagini, analisi di oggetti ad esempio i giocattoli e i giochi -> vanno a disegnare un immaginario dentro cui l'immagine dell'infanzia prende forma. Analizzeremo "il mondo dell'infanzia e della famiglia" nella casa borgehse dell'inizio del '900, case inondate da suppellettili, da oggetti, comincia ad essere presenti anche camere per i bambini, uno spazio dedicato ad essi, non a caso anche la produzione in serie dei giocattoli inizia in questo periodo. LEZIONE 30/05/2019 Un filosofo tra i più impotanti del '900, nasce a Berlino, un luogo molto significativo per la sua vita, non solo perchè uno dei suoi nodi principali è la città, essendo un innamorato delle città, ma anche per questioni biografiche e di cronologia, si trova ad attraversare un momento particolare della storia, il passaggio di fine '800 e inizio '900 -> passaggio della modernità: ci sono una serie di invenzioni tecnologiche, rivolgimenti di pensiero di vere e proprie rivoluzioni Questi scritti non hanno un carattere sistematico, nè gli oggetti, nè le immagini, ma nemmeno i ricordi (frammenti senza ordine cronologico, istantanee, fotografie accostate) ma oltre a questo anche una quantità di motivi, temi , personaggi specificamente legati all'infanzia che risultano in qualche modo disseminati nella sua opera. Il grande pregio del libro "Figure dell'infanzia" è quello di raccogliere in un volume, materiali che sarebbe stato difficile reperire e di offrirne una sistemazione. Possiamo trovare scritti legati all'infanzia in particolar modo in "Infanzia berlinese" (racconto delle sue memorie da bambino), in un libro di aforismi "Strada a senso unico" e poi in una serie di articoli di recensione, saggi d'occasione pubblicati in una decina d'anni su quotidiani tedeschi. Quello che noi faremo, accompagnati da Benjiamin è ricostruire un'antropologia dell'infanzia, costruita dall'accostamento di materiali minori, intrecciati in una trama di immagini, di rimandi visivi, ma anche sonori, olfattivi, tattili, come sono i ricordi, in particolare però ciò che questa antropologia dell'età infantile porta alla luce, sono immagini, non a caso il titolo è "Figure dell'infanzia" perchè le immagini sono un elemento molto importante nella teoria della conoscenza di Benjiamin, nel senso che la conoscenza procede per immagini, è un pensiero per immagini, è quello che emerge da tutta la sua produzione. La percezione estetica, la visione, riveste un ruolo importante nella conoscenza, la visione diventa una vera e propria rivelazione, una fulminea percezione di qualcosa che non è semplicente esprimibile attraverso concetti, ma prende forma in figure che colpiscono la mente, rilevando il loro segreto significato. In particolare a partire dagli anni '30, Bnejiamin sviluppa questa concezione che chiama "immagine dialettica", un'immagine in movimento colta però nell'istante del suo arresto quando colpisce la nostra attenzione e il nostro pensiero; l'elemento figurale nell'immagine dialettica è compenetrato con l'elemento specualtivo del pensiero (sono figure così importanti perchè nella loro forma figurale, estetica, immaginifica, manifestano un grande carattere di pensiero speculativo in profondità). Questa compenetrazione di pensiero ed immagini è all'orgine della qualità metaforica, figurativa del linguaggio di Bejiamin, è tutto legato perchè conosciamo attraverso immagini fignificative, alcune del quali dialettiche, il linguaggio che in qualche modo le deve esprimere deve essere figurativo e metaforico di grande intensità semantica, l'effetto prodotto è quello di una difficoltà di lettura. STRUTTURA DEL TESTO -> carattere frammentario, anche nella produzione di Benjiamin sull'infanzia, il testo, che è un'antologia di testi raggruppati, non tanto per provenienza, ma il criterio è per temi. L'ontologia è corredata di 3 saggi importanti su Benjiamin e sul rapporto con l'infanzia: - la corposa introduzione - due approfondimenti finali, dei curatori dell'opera. L'Introduzione intorduce al lavoro svolto dai curatori, è la genesi dell'opera di Benjiamin e dell'operazione svolta dai curatori . I 2 approfondimenti sono: - dedicato in particolare al tema del ricordo che costituisce un itinerario pedagogico negli scritti di Benjiamin - grande passione per i libri dell'infanzia, in particolare per le illustrazioni (molto interessato perchè è tramite le figure che i bambini apprendono in maniera immediata e molti pedagoghi dell'epoca consideravano un orpello essenziale) -> da fare molto bene! L'organizzazione è per temi: - bambini = racconti, descrizioni analisi e visioni dell'infanzia in una serie di testi, una parte molto significativa perchè oggetto di interesse primario - libri e lettura - ricerca letteratura per l'infanzia l'operazione sarà estrapolare da questi testi le considerazioni che Benjiamin fa di alcuni oggetti o attività tipiche del'infanzia che ci daranno tracce, indizi e segnali attraverso cui construire a posteriori la sua visione e immagine dell'infanzia e della famiglia borghese. (Da una parte l'importanza dell'oggetto, dall'altra l'attività di lettura, ma da entrambe proviene l'idea d'infanzia). - giocattoli = vedono il passaggio dall'artigianato di scarto, ovvero un oggetto non di produzione specifica, un oggetto di scarto della produzione; l'idea dello scarto (come la soglia) è un elemento importantissimo nella conoscenza di Benjiamin. - teatro dei burattini = si intreccia con la cultura popolare tedesca, compagnie di girovahi che portavano marionette, cerca storie raccontate dal teatro dei burattini per proporle alla radio. Il teatro avrà un'importanza fondamentale perchè fra le poche esperienze pedagogiche strutturate storiche che Benjiamin salva, non critica, c'è quella del teatro proletario. - ricostruzione a posteriori e di molti materiali disseminati che ci da l'idea di quale teoria dell'educazione può emgerere dalla lettura dell'infanzia di Benjiamin, l'educazione sarebbe impensabile senza aver attraversato le immagini, ricordi, ecc. -> non una teoria ma una ricostruzione dal basso. IMMAGINI -> la teoria delle immagini è legata a un tema, un nodo , quello della soglia, un'idea particolarmente significativa nella produzione di Benjiamin, tanto che è possibile far riferimento al suo pensiero come un "pensiero sulla soglia". Soglia -> la figura, immagine della soglia (porta = tra andare e stare) evoca un orizzonte entro cui iscrivere questa figura chiaroscurale di Benjiamin, è la metafora con cui legge il suo percorso intellettuale, sua opera ma anche la vicenda privata ed esistenziale, inoltre l'esperienza della soglia ci consente di comprendere l'approccio di Benjiamin. L'immagine della soglia in qualche modo sottende un ampio repertorio di immagini che ricorrono in tutta la sua opera, nel suo immaginario, ma anche nella sua lingua e danno quest'idea chiaroscurale, dipingono un colore, un'atmosfera, un tono, che sono inconfondibli (figure del crepuscolo, dell'attesa, dell'ombra, sono figure che abitano mondi intermedi, l'infanzia è una di queste figure). La soglia è uno spazio reale, ma anche uno spazio figurato, metaforico, la soglia disegna una delimitazione dello spazio, diversa da quella del confine. Confine -> è una delimitazione geometrica, una linea netta Soglia -> è un 'area di passaggio, qui si sperimenta un mutamento, è uno spazio e un tempo di passaggio, di sosta, attesa , ma anche di avanzamento, lo spazio del transitare, luogo in cui si fa esperienza di un mutamento, designea un luogo misterioso, complesso, più del confine, uno spazio in cui dentro e fuori non si escludono reciprocamente ma restano indistinti, uno spazio di ambiguità tra dentro e fuori, letteralmente ma anche figurativamente è un "passage" -> area di passaggio fra interni ed esterni (che sono interni diversi), questa nozione di soglia ed esperienza che porta con se, è abitata da una tensione tra andare e stare, passaggio e sosta. A Parigi in quegli anni, in virtù di nuove concezioni di vetro e ferro si costruiscono questi passaggi, sui lati di questi corridoi coperti, diventano luoghi in cui sui lati si aprono i negozi del lusso, sono le grandi botteghe in cui la merce incomincia a fare comparsa ed esser esposta in maniera accattivante, spazi del salotto borghese, un luogo in cui interno ed esterno si conpenetrano. Questa idea della soglia ha il suo achetipo nel passaggio, non è solo spaziale ma è anche temporale, la sopravvivenza gia nel '900 di un mondo che va al tramonto. Nell'universo di figure e allegorie di Benjiamin, molte sono le figure della soglia, del crepuscolo ( ex. il collezionista, l 'angelo, traduttore, le prostitute, raccoglitori di stracci, pupazzi e burattini, esprienza di risveglio dal sogno, esprienza straniante delle droghe e infine l'età dell'infanzia, un'età di passaggio). LEZIONE 02/05/2019 Una delle protagoniste dell'esperienza di Benjiam sia da adulto ma anche di bambino, è la sua città natale, Berlino dell'inizio '900, è la città più moderna d'Europa, il turbine della modernizzazione, ha gli effetti più immediati (ad esempio nella mobilità, una delle caratteristiche più significative della modernità). Fino al '600-'700 la società europea era caratterizzata da stabilità, mentre verso la fine dell'800 alcune capitali europee diventano la prova che è visualizzabile, plasticamente evidente, delle profonde trasformazioni della vita delle persone ad opera della moderizzazione capitalistica e tecnologica. Questo periodo storico è un concentrato di grandi rivolgimenti, con la prima e seconda Rivoluzione Industriale, alla fine dell'800 avviene una grande trasformazione, masse contadine abbandonano le campagne e si riversano nelle città, con effetto dirompente sulla struttura della città. La città presenta così cambiamenti demografici, sociali, lo sviluppo della grande fabbrica porta ad una urbanizzazione dirompente, creando però molti problemi sociali. La metropoli dell'800 subisce la più grande trasformazione ad opera del capitalismo urbano e dell'industrializzazione, non solo un tema di trasformazioni ma anche di comparsa di luoghi che prima non esistevano, cambia così il volto delle città, il modo in cui le persone vivono le città, cambia l'organizzazione urbana, strutturandosi sul piano archittettonico urbanistico in modo diverso (iniziano a diffondersi l'utilzzo di mezzi pubblici). Il mondo dell'800 è ormai al tramonto, ma allo stesso tempo anche quello dell'infanzia, la malinconia permane nella pagine, ma da ampio spazio alle novità che la modernizzazione capitalistica porta con sè e si intorducono nella vita quotidiana, anche di un bambino (ex. storia d'Europa dagli anni '30 porta alla guerra, conduce il nostro autore a riflettere sulla storia della categoria del ricordo è una categoria fondamentale. Il mondo della modernizzazione capitalistica in cui le città d'Europa vengono immerse è interpetrato come un sogno, nei passage di Parigi , come se "un grande sonno si fosse impossessato dell'Europa" come se l'irruzione del capitalismo avesse fatto addormentare le coscienze dei cittadini, il lavoro del ricordo è come un risveglio dal sonno, lo scopo della sua riflessione nei passage e nei testo di tesi di filosofia della storia, il suo scopo è quello di risvegliare le coscienze dal sonno, quidni dal sogno in cui il capitalismo le ha immerse, risvegliare quello spirito critico che appunto riveli che si tratta di un sogno. Ricordare allora consiste nel portare alla luce, come il lavoro dell'archeologo, disotterrare, scavare e portare in superfice, anche con il rischio di distuggere qualcosa. In questo caso significa condurre il passato al presente, riportare il passato nel tempo presente, è il lavoro della memoria che si fa nell'analisi, portare a coscienza nel presente ciò che è stato rimosso nel passato. Il risveglio non è una cesura, è una soglia, un passaggio fra lo stato di sonno e lo stato di veglia, è la presa di coscienza progressiva, o meglio, il ricordo di quello che si ha sognato (altro elemento interessante, i sogni sono successioni di immagini). Ricordo e risveglio sono esprienze di soglia, un'area di passaggio. Questo risveglio al presente è il risultato di una nuova e diversa comprensione della storia, che farà tesoro di una nuova presa di coscienza, un risveglio che ci dimostri le contraddizioni che il capitalismo, industrializzazzione, consumismo di massa hanno in qualche modo ricoperto di immaginazione, sogno , per non farci leggere la realtà drammatica di quelle contraddizioni. LEZIONE 07/05/201 Ricordo -> una parte molto significativa. "Infanzia berlinese" presenta una struttura molto originale, non è una semplice autobiografia con una narrazione lineare di ricordi e di esperienze personali che hanno segnato l'infanzia, ma è una successione di istantanee, immagini, coerente con la teoria della conoscenza di Benjiamin (concepisce le immagini come un momento assai significativo del conoscere) , una successione di immagini, come fotografie, di interni e di esterni, di esperienze che sono giustapposte come tanti frammenti capaci però di evocare racconti, ricordi, molto spesso nascosti, sepolti, in quel mondo di oggetti che abbiamo visto caratterizzare gli interni delle case borghesi. Immagini, oggetti, infanzia, apparentemente non così significativi, ritrorvati, messi insieme, salvati. Questi ricordi hanno come cornice lo spazio (casa borghese) ma anche un tempo (modernità) in queste case sopravvivono traacce di un mondo, ovvero dell' 800 avviato al tramonto, un mondo fatto di porcellane, merletti, mobili, vetrinetti, libri vecchi, profumi di casa. Questo interno avvolgente protettivo è il luogo della sicurezza, protezione dell'infanzia, una specie di microcosmo che satura però gli spazi, oggetti, suppelletti, immagini, anche la prescrizione (come il bambino deve essere e come si deve comportare), questo guscio protettito è allo stesso tempo un luogo di sicurezza ma anche spazio in cui il bambino si sente imprigionato (da questo dover essere borghese). L'opera ha il tono del commiato, per un mondo che sta tramontando e anche per un tempo già tramontato (testo scritto negli anni '30) questo tono di saluto e di ricordo perme in tutta l'opera e conserisce un'atmosfera malinconica, la malinconia è il mood che perme in tutta la sua produzione, in quest'opera di esprime in modo significativo perchè è focalizzato sui ricordi dell'infanzia. La stessa Berilno nel 900 preannuncia il suo tramonto, la sua rovina, in un certo senso Benjiamin ne scruta i segni e se ne accorge, per questo riesce a ripercorrere tutti i ricordi coniugando l'incanto ma anche lo stupore di chi è stato bambino nel XIX secolo e il risveglio (metafora che utilizzeremo all' intero del tempo e dei ricordi) di chi si desta nel XX secolo. "Infanzia berlinese" è non solo la narrazione, seppure straordinaria, dei ricordi dinfanzia, ma è l'opera in cui le esperienze del ricordo e della memoria si legano alla concezione della storia di Benjiamin, qui cominciamo a ragionare su che cosa significa ricordare nella concezione filosofica di Benijiamin e che rapporto ha l'esprienza del ricordo con la sua idea della storia (non solo autobiografia ma la vera e propria storia). Il lavoro del ricordo apparre a Benijamin come il risveglio da un sogno, investito dalla modernizzazione capitalistica ("Passage di Parigi" opera di frammenti e "Infanzia berlinese" opera conclusa, negli stessi anni, nell'epoca della maturità della sua produzione) il lavoro del ricordo è in entrambe le opere interpretato come risveglio, il sogno è quello in cui il capitalismo ha in qualche modo avvolto il mondo occidentale, si tratta di un sogno con il quale il capitalismo in qualche modo ci fa apparire il mondo delle merci, che è anche il mondo dell'industria, del lavoro, della fatica, ma anche delle contraddizioni del capitalismo (disuguaglianze) ci racconta questo mondo come un grande sogno, come una grande fantasmagoria (concezione di Marx, la merce smette di significare per cio è che è nella realtà e si trasforma in un sogno). Ricordare vuol dire risvegliarsi da quel sogno, significa portare alla luce, (dissotterrare) condurre al presente il passato; portare il passato nel presente e prenderne coscienza, questo è il risveglio, in questo passaggio dal passato al presente accade il risveglio. Non è l'unico Bejiamin ad avere questa idea del ricordo e del risveglio, ma anche molti autori e poeti surrealisti parigini degli stessi anni, che hanno questa attenzione al mondo onirico che la nuova veste della città di Parigi porta con sè. In particolare la concezione della memoria involotaria di Proust, scrittore tra i più straordinari del '900 scrive un'opera maestosa "Alla ricerca del tempo perduto", una concezione di ricerca del tempo perduto, una ricostruzione dei ricordi capaci di evocare mondi, una riflessione sulla concezione del tempo, non solo lui ma anche Freud e la concezione dell'incoscio come quella dimensione nascosta, sotterrata dell'umano, tra le più significative che deve essere portata alla luce, che muove gli uomini al di là della loro parte cosciente, della quale hanno controllo e che nell'analisi deve essere dissotterata, attraverso il racconto dei ricordi e infine ultimo legame di questa idea del risveglio e del ricordo, la "Teoria del feticismo delle merci" di Marx, c'è una costellazione di concezioni che sta dietro questa idea. ll risveglio non è una cesura brusca tra stato di sonno e di veglia, ma è l'inizo della veglia, è la presa di coscienza di ciò che si è sognato -> è un'esperienza di soglia, uno stato di passaggio (il risveglio, i riti di passaggio, sono esperienze scomparse della modernità e ne restano poche tracce) non è un confine, ma un'area di passaggio. Anche il sogno (collegato al pensiero di Freud ) prende forma in una successione di immagini che ci appaiono al momento del risveglio, molte esprienze diurne sono dei "dejavù", immagini che hanno colpito la nostra mente, ricordare significa produrre una presentificazione del passato, rendere il passato presente, il risveglio al presente è il risltato di una nuova conprensione della storia. Al risveglio /ricordo, corrisponde quindi una diversa concezione della storia, che Benjiamin porta alla nostra attenzione, a questa idea del ricordo/risveglio corrisponde non un rimando lineare al passato, cioè non una rievocazione di un tempo lienare come successione continua di eventi, ma corrisponde un nuovo accesso al presente, attreaverso il passato, è questo portare nel presente ma in modo improvviso, atteaverso una rottura della linearità del passato: un 'idea discontinua, di rottura rivoluzionaria. Il risveglio è questo portare come un'irriuzione il passato nel presente. Questo accesso del passato nel presente è ciò che Benjiamin chiama "tempo attuale, ora" -> passato che fa irruzione nel presente, un tempo che diventa immagine (istantanea), è la scintilla in cui il passato carico di futuro, transita nel presente. La nostra vita non è una successione oggettiva di temporalità dell'orologio, ma è impressione che del tempo abbiamo nella nostra soggettività, il tempo è il modo in cui le esperienze quotidiane riescono a rievocare per noi momenti di grande significatività. La storia personale non è interpretata come una successione temporale lineare, ma come un insieme di momenti discontinui, particolarmente significativi alla luce del soggetto che vive quelle esperienze, era una concezione già condivisa sul piano filosofico (Bergson), ma poi il grande romanzo dell' 800 e del 900 si concentra su questa idea completamenre soggettiva, sganciata dalla linearità cronologica dell'orologio che è la linearità della scienza. Tutto il romanzo della fine dell'800 e inizio '900 ha in sè questa idea del tempo (James Joyce, "Ulisse" = 600 pagine in cui il protagonista vive il tempo di una giornata; ogni esperienza diventa particolarmente significativa e capace di rievocare monti e tempi perduti, ritrovati attraerso il ricordo). L'esprienza della letteratura di questi anni ci racconta di questa profonda trasformazione dell'esperienza del tempo (metropoli -> idea tempo e spazio muta grazie all'introduzione di innovazioni) l'esperienza del tempo di ciascuno e della società cambia. In questi ultimi 40 anni dell 800 e 20 anni di inizio 900, in cui la modernizzazione si trasforma in modernismo, cioè da luogo ad una serie di rivolgimenti intellettuali che trasformano profondamente la storia della cultura in Europa (nascita del grande romanzo moderno, della psicoanalisi, sociologia, pittura) sta emergendo una concezione della temporalità e della spazialità che è la relativa al progetto che sente e percepisce (ex. cubismo di Picasso, concezione della relatività applicata alla spazialità pittorica, mostra la visione dei soggetti a partire dallo sguardo di chi guarda, uno sguardo deformante -> nel 900 tutto è nell'occhio di chi guarda, dando luogo ad importanti sperimentazioni, anche nella letteratura). Il tempo individuale, personale, discontinuo, fatto di esperienze, simultaneità di immagini e di ricordi del passato è ciò che Benjiamin ha in comnune con molti altri protagonisti del pensiero e della letteratura del suo tempo. Ma Benjiamin va anche oltre, in qualche modo applica questa sua concezione del tempo e del ricordo anche all'idea del tempo della storia, conoscere storicamente il passato significa esprimere la possibilità di un risveglio nel presente, quella presa di coscienza del risveglio dal sonno che si attua attraverso il ricordo, che rende il passato conoscibile nel presente. La conoscenza storica è rivolta al passato, ma la prospettiva capace di orientare lo sguardo è Una seconda unicità è che le tutte le storie delle città hanno discontinuità, però quelle che hanno toccato Berlino hanno modificato il tessuto urbanistico in una maniera che altre città non hanno vissuto. Ha subito 3 eventi distruttivi, segnata da 3 date: '33, '45 e '61 e poi '89 un momento liberatorio. Una caratteristica di ancora oggi, è che il passato, presente e futuro si mescolano in maniera non lineare e questa l'ossessione della carriera intellettuale di Benjiamin. '33 -> presa di potere del Nazismo, non amavano Berlino, ci sono distruzioni culturali, l'atteggiamento distruttivo e autodistruttivo del Nazismo nei confronti delle arti e della scienza. Nazisti ricordati per le stragi su milioni di europei, però prima di questa strage in tutta Europa, le prime vittime sono state i tedeschi stessi. '45 -> memesi colpisce Berlino, oltre che esser bombardata è anche oggetto dell'assedio e la fase finale dell'invasione russa e la città viene distrutta (52% degli edifici). '61 -> divisione ermetica della città, alzato il muro (ovest ed est e circondava tutta Berlino ovest) '89 -> in un anno non solo cade il muro, ma i 2 stati tedeschi si riunificano, una discontinuità però positiva, un esperimento storico. Quale strano rapporto ha avuto Berlino con il suo passato? Il periodo dal '33 all '89 i berlinesi dopo l'89 l'hanno considerato un "periodo nero", si è sviluppata una nostalgia fortissima per quanto Berlino fosse la capitale del mondo delle arti, cinema, scienza e tecnolgia, questi anni erano già anni creativi, però la Germania aveva perso la guerra, c'erano spesso guere civili, violenze, anche se non dobbiamo dimenticare solo di leggere gli anni '20, nostalgia che si è accoppiata ad un altra nostalgia ancora più remota, del periodo gueglielmino, in cui la Germania aveva l'ambizione di essere una grande potenza, periodo in cui Berlino è diventata un caso unico in Europa di industrializzazione rapida (legame sulla storia vicenda personale benjiamin -> da una parte figlio impero tedesco, ma anche industrializzazione, come se questa ambiguità e doppia nostalgia fosse incarnata anche nell'esprienza ed esistenza di Benjimian. Di famiglia ebra, rappresenta l'ebraismo molto tormentato, lui stesso aveva alcuni elementi della cultura ebraica, ma amico di persone sioniste che hanno cercato di coinvolgerlo). 1) gli ebrei a Berlino c'erano da sempre, fino al '33 di grande tolleranza religiosa, un ambiente domiato dai nobili e poi proletari dell'industria, di cui una buona parte era della classe ebrea (la presenza ebraica fortissima e accettata). 2) mentre la Germania aveva governi nazionalisti e poi mutevoli, è sempre stata di sinistra, social democratica, spiega tante realizzazioni all'avanguardia rispetto la classe operaia. Che cosa succede? In tutte le città, in forme diverse, il passato pesa, ma Berlino di più. Si è proposto di rifare il tessuto urbano, con una grande nostalgia degli anni '20, è pattata l'idea di costruzione critica, doveva simulare i volumi e altezza degli anni '20, da guida alla ricostruzione, si è creato un gioco di incastri tra vecchio e nuovo. Berlino com un terreno di sperimentazione degli urbanisti. Una storia tormentata anche prima dell'800, Berlino nasce tardi e in una zona periferica germanica, originariamente popolata dagli slavi e anche nel Medioevo e poi età moderna, ma centrale rispetto all'Europa. Una città poco tedesca. La Germania venne unificata negli stessi anni di quella italiana e per questo abbiamo alcuni punti in comune. Fino all' inizio 800 Berlino era poco popolata e una buona percentuale erano militari, la fama di Berlino nasce come una grande caserma, però questi capi non amati dalla popolazione. Rendendosi conto di una arretratezza aprirono le porte agli stranieri, in particolare ai francesi, sviluppando sopratttuto l'ambito dell'agricoltura. Berlino diventa una città famosissima per la filosofia, poi dalla metà del secolo anche la capitale tedesca e poi europea della matematica e fisica (1850-1933 il centro scientifico mondiale più importante). - boom culturale - boom economico (fino anni 30 non c'era l'industria) -> 1835 la Rivoluzone Industriale inizia a prendere piede, il primo impulso viene dato dalle ferrorie, gli anni '30 sono il momento storico in cui l'Inghilterra investe sulle ferrovie creando le basi, i paesi europei sono indietro, però in Germania la prima ferrovia tedesca è a Berlino, ma un magnate decide di sfidare gli inglesi, riuscendo, arriva a produrre un numero di locomotive maggiore di quello inglese. Crea le prime fabbriche, Berlino viene sopranominata "terra del fumo", è all'avanguardia per le altre rivoluzioni industruali , prima il vapore, seconda l'elettricità (Simens costruisce il primo treno elettrico, tram e poi fonda azienda) diventa non solo d'importanza industriale ma cambia anche il panorama urbano. Berlino di qualifica come città d'innovazione tecnologica: 1926 la prima trasmissione televisa, successivamente i primi tentativi di produzione cinematografica, persino il primo computer 1942. LEZIONE 14/05/2019 Libri per bambini -> Benjiamin era un appassionato collezionista, a partire dal 1918 comincia a raccogliere libri antichi e preziosi, parte dei quali va a costituire la collezione di Benjiamin di libri per bambini, questa collezione è stata messa in salvo dalla rovina, conservata con cura dalla moglie Dora e ora conservata a Londra. Il gesto, la pratica del collezionismo, è per Benjimian, la raccolta maniacale di oggetti prezioni che corrisponde a un gesto rivoluzionario perchè il collezionista è agli occhi di Benjiamin un rivoluzionario, colui che custodisce quello che altri altri hanno scartato, in qualche modo riabilita questi oggetti dall'uso comune e li libera dal loro uso funzionale e li colloca in un altro luogo e in un altro tempo, non sono solo oggetti delle contemporaneità ma anche oggetti antichi. Nella sua collezione, il bibbiofilo, raccoglie e riabilita una letteratura marginale, dei vecchi libri per l'infanzia, alcuni dei quali costituiscono delle vere e proprie rarità, non ancora rovinate dalla produzione in serie, da questa passione non dobbiamo cogliere l'esibizionismo ma la volontà rivoluzionaria, anarchica, di scardinare la continuità omogenea del tempo attraverso il recupero di frammenti di un mondo perduto -> questo è il senso del collezionare in Benjiamin materiali inediti, per lo più scartati dall'uso comune, strappati dal contesto e riordinati in un nuovo contesto, che illumina questi oggetti reciprocamente. L'oggetto di quei libri, cioè la letteratura per l'infanzia, ci riferiamo a un genere già in sè marginale, uno scarto della letteratura ufficiale. Cominciamo quindi con la lettura del libro "Figure dell'infanzia" , la lettura è trattata in 2 capitoli, in uno si concentra sugli oggetti, nell'altro si concentra sull'esperienza della lettura. Alcuni sono testi sono di "Infanzia berlinese", altri articoli d'occasione scritti per giornali, altri ancora conferenze radiofoniche; come fate a sapere dove li ritroviamo nella produzione letteraria di Benjiamin? A pagina 307 ci sono le fonti, gli autori e curatori dell'opera, sono una molteciplità di fonti raccolte da essi, per ogni capitolo troviamo titolo del brano e da dove viene. Dal punto di vista esperienziale, vedremo come da questa antropologia dell'infanzia emerge questo tema significativo, verso l'inizio del 900 il tema dell' esperienza è un tema che comincia a diventar importante, è anche un tema filosofico, ne parla in questo senso e ne riconosce la centralità delle esperienze dell'infanzia: leggere e giocare, due attività molto importanti nell' infanzia. Lettura -> è per Benjiamin un'esprienza di totale abbandono, immersione, in un altro tempo e luogo, una sorta di rapimento e di immersione. Lettura brano "febbre" di "Infanzia berlinese" -> descrizione del letto, cuscino, della cura materna, ma anche dei racconti che la madre durante la convalescenza gli elargiva. Lettura brano "libri per ragazzi" -> di cui Benjiamin è grande collezionista, diventano ben presto anche oggetto di riflesisone di critica (la diffusione della letteratura d'infanzia nella prima metà 800 è il risultato dell'innalzamento degli indici di alfabettizazzione grazie alla scolarizzazione, ma la differenza di questa letteratura non è l'effetto di un programma pedagogico intenzionale, la letteratura d'infanzia secondo Benjiamin emerge dalla vita borghese, dalle sue atmonsfere protettive. Il libro dell'infanzia nasce dentro il contesto culturale di cui porta con sé dei segni, si carica di tensioni, ambivalenze, è il prodotto della cultura moderna e della sua volontà di controllo sociale; la pedagogia moderna nasce dalla tensione fra 2 anime contrapposte, che non si risolve mai: la conformazione, l'idea che la pedagogia sia uno strumento di controllo sociale e di conseguenza l'invenzione delle istituzioni dentro le quali l'educazione ha una funzione di controllo e conformazione sociale, per evitare la devianza, l'altro polo della tensione che comincia a emergere in Rousseau in modo chiaro, cioè quello della liberazione, liberare il fanciullo la sua creatività e anche questo è un polo importante dell'educazione. Questa tensione è un concetto di base che informa la cultura pedagogica fino ad oggi). Questa tensione abita in profondità tutta la storia della riflessione pedagogica, qui Benjiamin ci sta dicendo che i libri dell'infanzia nascono dentro la cultura borghese e hanno una forte impronta di controllo e conformazione sociale, in qualche modo la diffusione di questi testi è anche uno strumento di controllo, questo in qualche modo lega anche la letteratura d'infanzia a una forte intenzionalità educativa, sono legati a intenti didascalici, educativi, che hanno come scopo, quello di evitare devianze e invece, di conformare ai valori dell'obbedienza, sacrificio e rispetto (valori borghesi). Questa è la panoramica, nel 1924 Benjiamin recenscisce una storia della lettura del "libro di Karlo Obrker", lettura "Figure infanzia" pag.84 -> studioso e collezionista Benjiamin, riflette sul fatto che questo testo manifesta invece una forte autonomia rispetto alla prospettiva pedagogica di stampo illuminista intrisa di intenti moralistici, istruttivi ,edificanti, quest'opera, ci dice Benjiamin costruisce le origini della storia del libro dell'infanzia a partire dalla fiaba, dall'abecedario, dal racconto popolare, che sono le radici della letteratura dell'infanzia. All'inizio della storia del libro per bambini c'è quel dizionario illustrato (collegamento con storia della pedagogia) di Comenio, sulla cui immagine, nel periodo illuminista, si diffonde anche il libro elementare e si aggiungono tutta una serie di libri per bambini, in particolare si riferisce al dell'infanzia sono figli della cultura del proprio tempo e quindi in questo periodo storico, in particolare, essi trovavano dalla cultura borghese, una cultura intrisa di controllo, l'infanzia è uno dei bersagli prediletti di una educazione volta al controllo, alla confromazione sociale, evitando qualsiasi forma di devianza. Secondo Benjiamin, il tesoro nascosto del libro dell' infanzia, ciò che lo sottrae agli intenti moralistici è la sua testualità complessa, il suo intrecciarsi in particolare con un importante apparato iconografico, con le illustrazioni. Le immagini dialettiche, sono immagini che consentono la conoscenza, in cui l'aspetto figurativo e l'aspetto speculativo vanno di pari passo. E' immgine che favorisce quell'esperienza di totale immersione nel piacere del testo. LEZIONE 15/05/2019 Importanza immagini "Figure infanzia" pag. 123 -> rapporto fra scrittura e immagine. La conoscenza per i bambini passa anche dall'atto del guardare, non solo dalla lettura e pronuncia delle parole, va oltre. Per Benjiamin il libro e la letteratura per l'infanzia non funzionano quando diventano appannaggio delle mire dei pedagoghi, la cultura borghese destinava all'infanzia produzioni letterarie di tipo moralistico e didascalico, è già Rousseau che dice nel secondo libro che che le favole con la morale sono da evitare, anche qua siccome l'intento è quello della liberazione, parte dell'esercizio di libertà e creatività è nella parte dell'illustazione, nella parte scritta spesso si appropriano questi "pedagoghi" di stampo illuminista, che hanno questo intento ottimista di insegnamento pedante. 1) Da tenere conto l'importanza dell'apparato iconografico, che comunica direttamente con il bambino, c'è una sottile affinità tra bambino e artista, pur senza strumenti cognitivi il bambino attraverso il disegno e le illustrazioni intuisce, coglie il significato, senza bisogno di didascalie, parole che eccedono e quindi corollario di questa questione, allora vede con sospetto Benjiamin la specializzazione, il fatto che alcuni specialisti si impadroniscano della letteratura dell'infanzia, finirebbero per dare quell'impronta pedante volta al controllo che tanto danno può fare all'educazione dei più piccoli (non perchè non ci siano storie, modalità d'illustrare che siano più adatte ai bambini, è chiaro è così). 2) La letteratura dell'infanzia, oggi in particolare, nasce come una letteratura marginale, è la sua origine, nasce come materiale di scarto della letteratura ufficiale, con il tempo ha acquisito una maggiore importanza, sviluppando specifiche aree di interesse, con un'importanza formativa molto forte. Critica che Benjiamin rivolge ai pedagoghi quando vogliono disporre materiali esplicitamente rivolti ai bambini, invece secondo Benjiamin sono attratti da luoghi di lavoro, materiali di scarto, falegnameria, ricombinano, riutilizzano scarti e riproducono un mondo nuovo, non solo con i disegni e illustrazioni nella quale si immergono, ma è quello che accade con la fiaba -> materiale considerato di scarto, dal mito e dalla leggenda, residuo della letteratura, considerato residuo delle forme dell'immaginario umano. Grazie agli studiosi la fiaba diventa uno degli oggetti di studio più raffinati e sofisticati e il bambino interviene sul materiale della fiaba, la manipola, in forma narrante nuova, come farebbe con i materiali e oggetti. Pag. 89 "Figure dell'infanzia" -> una letteratura dei margini, una doppia marginalità caratterizza libri dell'infanzia: 1) letteraria, di genere, di scarto 2) iconografica, perchè anche gli illustratori o "i figurinai" stanno ai margini dell'ambiente pittorico ufficiale, anche queste figure ricercavano spazi adeguati per una pittura specifica e popolare, la tradizione di stampe popolari e letteratura, ad essa collegata, era molto diffusa in Europa. Una letteratura popolare che si unisce alle iconografie, libri che vengono portati nelle città e compagne dei venditori ambulanti, attraverso essi, si componeva quella cultura popolare fatta di prodotti artigianali, naturalmente molto diversi da quelli offerti dell'editoria moderna (riviste), i fascicoli di questi libretti contenevano romanzi, aneddoti, consigli pratici di vita quotidiana, miracoli ecc.. accompagnati da immagini, per spiegare e convincere, da qui deriva la letteratura dell'infanzia, di tipo popolare, poi nella modernità, diventa il libro anche della borghesia, attraverso il quale si insegna e i pedagogi impartiscono lezioni, ma Benjiamin vuole liberarsene, attraverso l'illustrazione. Finiva per appropriarsi di quei contenuti che gli adulti scartavano, nasce offrendo storie ereditate dalla tradzione della stampa popolare, questo passaggio dal genere popolare -> genere infantile ha il suo eco nel percorso della fiaba, essa è un'espressione della cultura orale e popolare, è la favola che poi viene presa, scritta, ma la tradizione è popolare poi successivamente viene codificata in maniera organica e diffusa maggiormente. Molti disegnatori, già del 700 - 800 illustravano i foietton, libretti, fascicoli romanzati di racconto popolare con immagini, sia i libri per l'infanzia, confondendo spesso i due tipi di illustrazione. Nei libri per bambini sin da subito le figure contraddicono volutamente l'atmomosfera censurata della letteratura dell'infanzia del tempo, in particolare fine 800 e inizio 900, "l'illustrazione è lo spazio di libertà", come dice Benjiamin. In una conferenza radiofonaica Benjiamin riflette sulla metafora che accosta la lettura al cibo, il leggere e il mangiare "divorare libri" -> usa questa metafora, non è semplicemente un modo di dire, esprime la sua concezione di lettura, rientra fra i bisogni primari, non si legge per ampliare il patrimonio di conoscenze ed esprienze, ma accrescere noi stessi, in particolare i bambini non leggono per empatia ma per assimilazione -> non semplicemente leggono perchè la lettura, storia, personaggi, producono una immedesimazione, ma attiviamo dei processi di identificazione, oppure di rifiuto, Benjiamin va oltre, non leggiamo per empatia, immedesimazione, i bambini leggono per assimilazione (mangiano, hanno bisogno dei libri come del cibo -> anticipa una serie di acquisizione che poi psicologia e psicoanalisi faranno), per la crescita stessa, il "potere=possono fare" di essi. "Infanzia berlinese" pag. 112 "conquista dello scrittoio" -> siamo partiti dal leggere come immersione, qui invece c'è l'idea della conquista di uno spazio (scrittoio) e di un tempo (lettura) per sè, che è quello della lettura. LEZIONE 16/05/2019 "Infanzia berlinese" pag. 27 Giocare e giocattoli -> 1) ci introduce al tema del giocattolo, va nella casa della zia che ha un'aura magica, accolto da questo suolo di domestiche che lo introducono attraverso 2 soglie diverse, come un rito, gli viene dato questo cubo di vetro che contiene al suo interno una miniatura di miniera, con tutti i personaggi e questo aspetto, della miniera, del cantiere, come dell'aspetto artigianale, lo sguardo sui macchinari, luoghi di lavoro è ciò che lo attira, ancora una volta, attira l'attenzione di Benjimin, la miniera mostrava tesori dal lungo lavoro e lasciava intravedere lo splendore argenteo, anche se un ambiente di lavoro povero, questo tipo di giocattolo è un giocattolo borghese. E' un collezionista di giocattoli, per metà della sua vita non vive nell'agio, eppure per quella stessa metà, è un incallito collezzionista di pezzi rari: libri e giocattoli (cose non per consumismo, ma vena anarchica rivoluzionaria che esce dal collezzionismo) -> i bambini sono interessati a questi prodotti di scarto. 2) Come per quanto riguarda i libri, c'è una passione sensoriale, per l'oggetto in sè, per il suo possesso, ammirarli, toccarli, però c'è anche la passione della conoscenza (colleziona libri preziosi però lo sguardo del saggista sui testi emerge) rispetto al giocattolo, le riflessioni riguardano da un lato la storia dei giocattoli, dall'altro la riflessione sul giocare, capacità di contemplare una serie di motivi e di influssi teorici che gli provengono anche da altri autori, dalla psicoanalisi di Freud. Nei brani che troveremo, ripercorre la storia dei giocattoli, riconosce come l'orgine dei giocattoli in Europa risalga all'industria domestica, all'artigianato che nasce tra ceti contadini e artigiani, una collocazione proletaria, povera, li nasce, i giocattoli (analogia riflessione libri) non nascono da produttori specializzati, sono produzioni secondarie, delle produzioni "residuali" di corporazioni diverse, mestieri diversi, come se fosse produzione secondaria per artigiani che quotidianamente costruiscono altro e nel tempo che resta, come attività secondaria, si dilettano nella costruzione di giocattoli, una precisa lavorazione di prodotto. Solo nel XIX secolo, la produzione giocattoli diventa un professione vera e propria perchè anche le abitazioni cominciano a riservare ai bambini delle camere da letto, con scaffali, bauli, piccoli scrittoi e sedie, che vanno riempiti di oggetti per il gioco (nasce il sentimento dell'infanzia, collegamento con Ariès, evolujzione della famiglia dell'infanzia, importante sapere come vivevano le famiglie, fino al 700 la famiglia dell'Europa rinascimentale viveva in ambienti promisqui, la casa era spesso una sola stanza, al massimo due, questo vuol dire che tutte le funzioni si svolgevano in 2 ambienti massimo, assenza spazio privato, comincia ad essere presente nel '700, il trionfo dello sguaro privato avviene nell'800, il riconosciamento della dimensione privata della vita di ciscuuno, in particolare donne e bambini va di pari passo con il riconoscimento della loro specificità, attribuiendogli spazi deputati, oggetti e abbigliamento. Questi sono gli anni (infanzia berlinese è il trionfo di questo, oggetti, atmosfere, attenzioni -> guscio protettivo intorno a Benjiamin che egli stesso ci racconta). Nascono in questi anni costruttori di giocattoli professionisti, nel XIX secolo quando i bambini delle casa borghesi cominciano a possedere la propria camera, anche i veri e propri venditori appaiono tardivamente. In Europa sono i tedeschi e i russi a possdere il genio del giocattolo. Nei testi la storia del giocattolo si intreccia con le considerazioni di Benjiamin, i bambini prediligono nei giocattoli le forme semplici, primitive, in cui ritrovano quello stile domestico popolare di produzione, queste qualità vengono ricercate e perseguite nella produzione dei giocattoli; i materiali che prediligono sono il legno, argilla, carta e carta pesta, cui solo successivamente, si aggiungono vetro , metalli, alabrastro. Benjimin riconosce l'attrazione che i bambini sentono per i materiali di scarto, eliminati nei oggetti simbolo, ad esempio giocattoli, l'utilizzo ludico di particolari oggetti può essere un fattore di facilitazione in importanti fasi di transizione per la costruzione di positivi rapporti affettivi per i bambini, garantendosi in senso di siurezza analogo a quello di alcune persone significative. Emergono altri motivi freudiani, in particolare emergono nell'analisi che Benjiamin riseva alle bambole e burattini. "Figure infanzia" testo "elogio alla bambola" pag. -> attrazione e repulsione, attrazzione perchè la bambola riproduce le fattezze infantili, ma nello stesso tempo repulsione per la sua natura inanimata. Bambole, burattini e marionette sono manifestazioni di quell'esperienza ambigua della soglia (umano non umano, animato inanimato) esperienza ambigua perchè essendo un'esperienza che attrae ma allo stesso tempo allontana, insinua il dubbio che qualcosa che sia privo di vita possa animarsi. Manifestazioni del sentimento perturbante (riprende concetto saggio Freud) -> Freud comincia con lo smentire teorie su questo sentimento, l'idea che il perturbante sia legato a qualcosa di ignoto, troviamo inquietante qualcosa che non conosciamo, ravvisiamo la distanza, Freud descrive questo sentimento come quacosa di spaventoso, legato a cosa che ci è noto e ci è familiare, il perturbante sarebbe questo sentimento di inquietudine, spaventoso, terrificante, legato a qualcosa di familiare. Il passato era familiare (teoria Freud) irrompe nel presente percepito come estraneo, distante, ma perturbante non è niente di insolito, ma anzi, qualcosa di familiare fin dai tempi antichi ma diventato estraneo a motivo della rimozione. Questo sentimento può essere generato dalla bambola, fa riferimento a un racconto di Hoffman, in cui racconta della bambola e del suo aspetto erotco, sensuale ma anche un aspetto di innocenza, insieme ha un aspetto vitale, un oggetto che si può animare, ma in reatà resta inanimato. Le marionette, burattini, condividono con la bambola la soglia animato- inanimato. In questo saggio "elogio alla bambola" Benjiamin, mostra la sua vena di collozionista e passa in rassegna le b amole un tempo riprodotte in terracotta, sostituite in porcellana, sia quelle di materili poco preziosi ma più resitenti come la pezza. anche i urattini e marionette sono il residuo di una cultura teatrale alta, tova spazio nei teatri dell'epoca, nel caso delle marionette e burattini. cap. giocattoli, teatri LEZIONE 22/05/2019 Teatri -> da un lato il teatro dei burattini e delle marionette, dall'altro i racconti radiofonici, questa è l'occasone per tornare indietro, ad alcuni brani di "Infanzia berlinese", anche sulla lettura, perchè al di la della questione delle marionette e dei burattini che abbiamo intrecciala qto con il discorso delle bambole, giocattoli e tema perturbante, si apre la qesroine decisiva della narrazione, racconto orale, ascoltare storie: benjiamin aveva avanzato il paragone tra la lettura e il nutrimento, lo stesso paragone si uò utilizzare per le storie, costituiscono per tutti i bambini e adulti, un autentico nutrimento. (infanzia berlinese febbre, in c'è la descrizione del momento in cui la febbre lo coglie lo costringe a letto e lo fa oggdi cure da parte della madre, le stesse mani che mi davano cure scorrevano storie). tutto queso patrimonio costituisce l autentio nutrimento per i bambini, ascoltare i racconti di un narratore significa stimolare immaginazione, svilupare conoscenze, conprendere le porprie paure, emozioni, asprazionei, la più grande e antica e nobile delle arti, vuol dire mettere in forma le esperienze. un libro che benjikian dedica, un breve sagio, all arte della narrazione, in cui benjimin condensa pensieri e riflessioni sull arte del narrare, scrive " narratoe prende cio che narra dall esprienza, propria ma anche dall esprienza che gli è stata riferita, degli altri, la trasforma in esprinza per coloro che acoltano la storia£, la narrazione è l'arte iscritta in qualche modo da un punto di vista storica delle società premoderne (racconto orale), la cultura popolare, delle fiabe, dai mercanti girovaghi, frutto di quella sapienza di chi na vissuto a lungo, che evoca "forme di esprienza che costituivano la base dell'artigianato" -> riferimento a un tipp di cultura popolare, forma raccontata tramandata della cultura orale, e che ha a che fare, "con forme di art" = un tipo di cultura residuale, mette insieme elementi eterogenei . "fondate us singolari consonanze tra anima, oocchio e mano" = torna questo tema del popolare come artigianale, visione, ascolto, ma anche ma mano. " epsrienza e povertà" parlando dnella narraizone , riferisce un fatto particolare, il fato che dalla prima guerra mondiale,tornavano reduci persone che non riuscivano a RACCONTARE l'esprienza vissuta (traumi), che benjimian iscrive al trauma bellico, dal laltro il fatto che il primo conflitto mondiale costtuisce un grande impatto con la modernità, dice che la modernità in qualche modo favorisce una perdita, atrofia dell'espriezna, che corrisponde al declino dell'arte di narrare. lasciando posto all informazione, forma narrativa della modernità. il grande narratore ha invece le sue radici nel popolo, per quesro, la fiaba, la dorma narrativa delle origini, è anceh oggi la prima consigliera dei bambini, dopo esser stata per lungo tempo consigliera dell umanità, il primo vero narratyote è il narratore delle fiabe. la fiaba è considerata residuo entro la storia spriiturale dell umanità, apparentemente una forma di cultura anacronistica, in realtà la fiaa tradizionale è una delle matrici profonde della cultur,a invariante e trasversale, transtorica e transculturale. benjimin attira l 'attenzione su un aseptto ddella cultura poolare ,considerato marginale, qui vuole restituirgli importanza, in modo raffinato. crocevia essenziale della sotria della cultura, la fiaba è oggetto di interesse delle discipline più sofisticate e raffinate, la fiaba è inece al cuore delle culture, strordinaria capacità evocativa e formativa dell'inteorità e del carattere, in particolare lo è formativa per i tem iche tratta, oggetti della fiaba sono le esprienze di formazione, al centro del racconto fiabesco è sempre un aiggio iniziativo, un rito di passaggio, un inizzazione, che si arrichisce con figure chiave, silboli, paure ecc... è il mezzo della comunicazione orale, anch nelal forma comunicativa e on solo nel contenuto he esprime , rassicura, rende partecpe, potente mezzo educativo., evoca paradigmi della crescita. un elmento cruciale nella crescita e formazione.l interesse che suscita agli occhi di benjimin ci costringe a superare l immagine riduttiva della fiaba come semplice testo per bambini, andare oltre alla marginalità culturale. complessità -> pluralità livelli espressivi, molteplicità intrecci, piani semantici e di testualità, la fiaba tradizoonale manifesta una ricchezza e pluralità che le consentono di attraversare epoche storiche. diventa il carattere dominate i questa forma di racconto, relativa ad un percorso di esprienza, cosellato di prove e sviluppato in una divendsione tra realtà e fanstasia. LEZIONE 23/05/2019 Anche nella lettura di Benjiamin, hanno l'autorità dell'araico, legami profondi con l'inconscio individuale e collettivo e hanno la forza di evocare traiettorie dell'esistenza (problemi educativi legati alla crecsita) esorcizzando la negatività e operando sulla rassicurazione. Le fiabe sono perfettamente adeguate alla mente infantile e al suo contenuto di angoscia, frustazioni e paure, sono in un certo senso fuori dal tempo e insieme sanno esprimerne immagini , significati, visioni di tanti tempi diversi, presentano situazioni o pesonaggi archetipici e che incarnano aspetti contraddittori del bambino e dell'uomo, come del mondo interiore. Parlano lo stesso linguaggio realistico, rispettono la sua visione magica del bambino, trattano problemi universali e modi di risolverli (rassicurazione e consolazione) e lo fanno esorcizzando incubi e angosce, placando paure, ad affrontare la vita. Le fiabe raccontano un processo di inizzazione, di crescita, presentano alcuni riti di passaggio e prove da superare, Italo Calvino nella sua racconta "Fiabe italiane" dice: "le fiabe sono vere" = la loro verità non è quella lineare del rapporto causa-effetto, la verità della fiaba è l'immaginazione, è la verità dell'immaginazione che attraverso fiabe risponde agli interroativi eterni, per tutte queste ragioni anche a Benjiamin sembra del tutto insensato, edulcorale i messaggi delle fiabe, ricoprire di patina incensurata di alcune situazioni di paura e angoscia che le fiabe presentano (niente censura) i bambni non sono passivi, la forma della narrazione orale, avvince, rassicura, rende partecipi i bambini, manipolano i materili, li comprendono e trasformano i contenuti appresi. Nella fiaba, il soprannaturale, l'elemento magico, non è più pproblematico di ciò che è quotidiano e famigliare, la capacità di suscitare paura e spavento, ma nel contempo di consolare, deriva delle caratteristiche formali, non nasconde la crudeltà dei personaggi, non addolcisce la logica punitiva che copisce i malvagi, ma stempera queste cose dentro la sua particolare forma narrativa e stilistica. Per il suo carattere di residuo della cultura, di orgine popolare, suscita l'interesse di Benjiamin, ma c'è anche un altro aspetto disinteresse e la capacità della fiaba di tenere insieme l'elemento della visione e la dimensione dell'ascolto, una voce narrante che è capace di evocare un mondo di immagini, di parole che in qualche modo rendono visibile ciò che visibile non è, tutto questo stimola l'immaginazione, rende possibile l'incantamento e stimola conoscenze, apprendimento. Trova questa densa qualità dell'ascolto in un mezzo che all'inizIo del 900 compare nelle case borghesi e sopratutto prorompe nell'immaginario moderno: la radio, suscita l'interresse, come strumento di riproducibilità tecnica, (interessato alla cultura popolare, nei primi 20 anni del 900 una serie di innovazioni tecniche modificano in radicolare le percezioni spazio e tempo degli abitanti, traformando le forme dell'esperienza umana). Uno degli strumenti più nteressanti per verificare questa trasformazione, diventa il dispositivo volto a rinnovare anche le forme della narratività, scrive racconti radiofonoci, l'ennemsimo genere residuale in cui l'autore sperimenta in modo originale, specificamente dedicate ai bambini e ragazzi, è uno strumento di diffusione della cultura a domicilio, un mezzo di divulgazione quotidiana che consente la partecipazioen a un evento, l'aggregazione di una comunità che stanno in sè isolati, ma legati alla simultaneità dell'atto dell'ascolto. Diventa un mezzo capace di costruire collettività di persone radunate nella sincronia dell'unità di tempo ma distribuite nello spazio (come traforma l'idea di vicinanza e lontananza). Il mezzo radiofonico, quindi, diventa per Benjimin, un mezzo che custodisce una complessità materialità quel mondo dell'infanzia fatto di giochi, giocattoli, voci, tempi, luoghi. Come detto in precedenza partecipa ai "movimenti della gioventù", prende le distanze con lo scoppio della 1° Guerra Mondiale, ma durante gli anni di Weimar la sua proposta pedagogica assume forme residuali (non scrive un intero trattato di pedagogia), si oppone ad una certa pedagogia borghese che Benjamin riconosce come legata a forme di controllo pervasivo (riforma scuola movimento culturale, pedagogica coloniale, pedagogia comunista, pestalozzi, cerco nel testo). - proposta letteraria - riflessione che prende forma attraverso decostruzione premesse di qulla pedagogia, a partire dall'analisi del mondo dell'infanzia nella sua materialità. Cosa emerge da questo percorso di attraversamento? - ricordi - libri - gocattoli -giocare -teatro marionette -ascoltare sotrie -fiabe - radio Emerge che li dentro quel mondo materiale, immersi nel loro mondo, i bambini appiono come creature singolari portatrici di una straordinaria estraneità, l'immagine che esce analizzando quei mondi non è la falsa innocenza, la natura innata, ma è una estraneità totale. Questa alterità che emerge scontando il mondo dell'infanzia corrisponde ad un universo di possibilità cognitive, di sensibilità, in cui prendono forma i rapporti che i bambini intrattengono con gli adulti, le certezze dei pedagoghi impegnati nel prefigurare un'immgine del bambino e nel colonizzare questa sua alterità (farla propria)-> rendere il bambino un piccolo adulto (impresa colonizzazione) attraverso i conformismi borghesi (dannoso secondo Benjimin) è chiaro che da queste pagine, emerge un'immagine dell'infanzia molto diversa da quella degli adulti in miniatura e di adulti con riserva, fornite da questa pedagogia dell'epoca che non riesce a pensare al bambino se non in funzione dell'adulto che lo guarda (grande critica di Benjimin) questo è ciò che emerge nella riflessione di Ariés, ricostruisce il rapporto fra padri e figli, adulti e infanzia, il sentimento dell'infanzia; l'immagine di bambino che Benjiamin racconta, immagine non edulcorata, ricca di sfumature e chiaroscuri, come l'immaginario infantile. "Figure dell'infanzia" rievoca immagini e figure nella teoria della conoscenza di Benjimiamin, accompagnati però dalla voce narrante e un po' inquieta che arriva attraverso le casse. Infanzia e immaginario hanno carattere chiaroscurale, Benjiamin è attrato da chi capisce l'ambiguità del mondo infantile, come fa Klee, di cui dipinge anche i tratti crudeli e dispotici, negli stessi anni anche la pscioanalisi fonda una nuova concezione dell'uomo, Freud costruisce un immagine dell'uomo e del mondo totalmente nuova (interrogare infanzia per fondare una nuova concezione dell'uomo). La psicologia mostra come i ricordi e alcune modalità funzionali arcaiche, come i frammenti di infanzia, siano presenti e attivi nella personalità adulta (ricordo balnea nel presente) l'infanzia per Freud è luogo di estraneità di sè stessi, un altrove che attesta l'esistenza di un tempo vissuto, sottratto alla trasparenza della coscienza. Cerca di avvicinarsi alla verità dell'infanzia e riconoscere attraverso il ricordo e la rielaborazione, il bambino che siamo stati e che soppravvive in noi, Freud ritrova l'infanzia alla fine della sua analisi. La letteratura per bambini lascia emergere l'altro volto dell'infanzia, connesso alla sua realtà antropologica più profonda, ci rimanda a una visione più radicale dell'uomo iscritta nel suo inizio (infanzia stessa). In questa sua antropologia Benjiamin cerca quanto nascosto o rimosso possa salvare il passato, ma soprattutto ciò che resta a venire, nel ricordo dei bambini (nel residuo dell'origine), sembra esser custodita la speranza del riscatto, liberare l'infanzia da questa immagine edulcorata vuol dire assegnare all'infanzia un grande ruolo di riscatto nei confronti dell'umanità (discorso che si collega con la storia, teatro degli oppressi, educazione materialistica, gioco e lettura come residuo -> figure della soglia: bambini, prostitute, straccivendoli ecc). Così viene chiuso il cerchio di Walter Benjiamin, il tema del tempo che si articola nella storia, che viene riletto dall'infanzia e che diventa riscatto politico e sociale. Risposte alle domande in classe: Esperienza -> messa in forma nel racconto nella narrazione, perchè il raccoto è "imitazione delle azioni" una risignificazione; la narrazione e quindi la capacità di dare forma alla propria esperienza, è legata alle società premoderne, la modenità ( la metropoli in particolare) rende in qualche modo povera l'esperienza, genera un'atrofia dell'esprienza, un impoverimento che non si riesce più a raccontare. L'atrofia dell'esprienza, è legata anche a una certa forma di estraneità del passato, il racconto è una rievocazione del passato. Conosce l'infanzia a posteriori -> il singolo bambino è una cratura irriducibile e singolare, che posso vedere nei luoghi di lavoro e con l'utilizzo degli oggetti, che ricostruisco a partire dai miei ricordi (ex. vedo i bambini nei luoghi come cantieri, laboratori ecc). Benjiamin è materialista -> scruta l'infanzia a partire dalla materialità, non dall'immagine edulcorata dell'infanzia. LEZIONE 30/05/2019 Testo Cambi: 3 capitoli con un apparato antologico (non chiede il singolo testo, ma fare riferimenti). Il tema che riguarda il mondo dell'infanzia si articola in 3 aspetti: 1) immagine dell'infanzia, il paradigma 2) mito, mitizzazione dell'infanzia 3) dedicata alla cura (chiamata immagine) relazioni e isituione preposte alla cura dell'infanzia. L'impostazione è lineare, un attraversamento della storia dell'infanzia dal 700 al 900, con occhiali diversi nei 3 ambiti individuati, il più complesso è il primo, ripercorre alcune tappe della storia dell'infanzia, Cambi utilizza una lente teorica su un substrato storico-pedagogico, la scoperta dell'infanzia attiene a 3 percorsi che partono dal 700: - lo studio e la comprensione dell'infanzia nella lettura dell'interpretazione delle scienze umane - l'evento storiografico (nascita, storia dell'infanzia) - la messa a punto dei diriti dell'infaniza. Il primo punto (compensione infanzia) parte dal 700 dal sensismo, ovviamente riconosce in Rousseau un punto di svolta fondamentale (infanzia colta nella sua specificità nel paradigma dell'uomo, il bambino è al centro del suo sviluppo naturale, la rivoluzione pedaogica della modernità). C'è un discorso sui punti di svolta delle scienze umane fra 800 e 900, la nascita psicologica e pedagogica sperimentale e scientifiche, la nascita della sociologia e in particolare della pscioanalisi e infine sul piano sociale che attiene alla questione dei diritti emergono questioni come il lavoro minorile, il tema dell'abbandono dei minori e il tema dello sfruttamento, e come ultimo la questione dell'obbligo dell'istruzione. Il discorso sul 900 con cui Cambi articola la sua prospettiva a partire da quello che è "il secolo del bambino", si focalizza sull'obiettivo delle scienze umane che è conoscere il sè del bambino, e poi da li promuovere leggi e carte di diritti e sviluppo della cultura pedagogica. Nella psicologia le acquisizioni sono di Piaget e Vygotskij e la grande scoperta della pscioanalisi, la lente lanciata sullo vissuto psichico del bambino, il mondo interiore. Il lavoro delle scienze umane, permette di capire l'infanzia e sottrarla alle ideologie, leggerla il più possibile in sè, e di comprenderla nella sua complessità, svolgono un ruolo decisivo di cambiamento nelle pratiche educative, si presenta come un secolo di grande rivoluzione pedagogica. Nel paragrafo successivo c'è un'analisi degli apporti della pedagogia, riguardano alcune tappe fondamentali di questo sapere, mette nelle condizioni di riflettere la storia della pedagogia ma per focus, questioni fondamentali che innervano la storia stessa; Cambi riguarda 3 momenti: 1) attivismo = crescita libera del bambino, secondo natura, che ha lo scopo di migliorare le condizioni di vita del singolo e della socieà, diventa un'avventura planetaria, ha una diffusione immediata proprio perchè risponde alle esigenze di ricostruzione della società (Montessori) 2) il cognitivismo = attenzione riservata alla mente infantile attraverso studi di sviluppo, strutture e di riconoscimento della radice ludica che caratterizza la mente infantile, Cambi fa una riflessione sul fatto che il cognitivismo ha avuto un'interpretazione stretta, nel senso che si è legato a doppio filo a intepretazioni strettamente cognitive, in realtà alcuni nomi, come Piaget e Vygotsky sarebbero da reinterpretare, assegnando maggiore giustizia in una complessità più ampia. Spesso viene data una lettura scietifico-tecnica, in realtà la psicologia cognitivista ha aperto dimensioni nuove 3) prospettiva critico radicale= a partire dal '68 e da altre discipline, questa prospettiva ha lo scopo di decostruire, inquiestare gli assunti della pedaogia, del cognitivismo, da corto a una peda che legge criticamente luoghi fondanti dell'educazione. L'infanzia appare in questa prospettiva come "età liberata" perchè possa diffondersi nella rete osciale e possa cambiarne il segno, un'infanzia liberata, che da repressiva, si fa formativa e che va nella direzione della promozione di un soggetto libero, autentico e proprio.
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