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APPUNTI PETRARCA, RIASSUNTO di "I FRAMMENTI DELL'ANIMA" di M. Santagata (, Dispense di Letteratura

Riassunto chiaro e ben fatto (e colorato) del manuale "I Frammenti dell'anima", analisi approfondita della vita e del Canzoniere di Petrarca, per l'esame di Letteratura Italiana

Tipologia: Dispense

2018/2019

In vendita dal 05/03/2022

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Scarica APPUNTI PETRARCA, RIASSUNTO di "I FRAMMENTI DELL'ANIMA" di M. Santagata ( e più Dispense in PDF di Letteratura solo su Docsity! I frammenti dell'anima Petrarca concepì il progetto del Canzoniere dopo la peste del 1348, che aveva segnato la sua vita dal lutto, da scontentezza per il passato e incertezza per il futuro. Nelle sue opere (Secretum, Familiares, Epystole, Canzoniere), coinvolge e confonde vita e letteratura → letteratura per 'mettere in ordine' le vicende biografiche, continui lavori e ripensamenti sulle opere. Volontà di costruire un'immagine di sé, più che raccontarsi: attraverso le nuge frammentate, che diventano elementi fissi di un libro, lascia ai posteri un monumento che segna la sua fama → paura del vuoto, vincere la morte. Il Canzoniere è il libro più coinvolto nel progetto autobiografico, ha una travagliata vicenda redazionale, difficoltà a metterlo in atto → nel corso degli anni, il racconto cambia il suo impianto, le ideologie e i significati + agiscono influenze diverse. Antefatti Dopo la peste Il biennio 1347-48 fu caratterizzato da una lunga serie di lutti che lasciarono il poeta circondato da un largo vuoto. Laura muore di peste ad Avignone, il 6 aprile 1348; Petrarca viene informato da una lettera di Socrate – l'amico musico Ludwig van Kempen che lavorava con lui presso la famiglia avignonese dei Colonna – circa un mese dopo. A luglio muore anche il cardinale Giovanni Colonna, presso cui Petrarca lavorava come cappellano; i rapporti con il cardinale erano già rotti da tempo, diventati difficili da quando il poeta aveva sostenuto la rivoluzione anti-nobiliare di Cola da Rienzo. La passione per Laura risaliva ad anni remoti; il primo incontro, nella chiesa avignonese di S. Chiara, era avvenuto il 6 aprile 1327 e, con il tempo, la donna amata, svanito il desiderio, aveva assunto valenze simboliche, come il lauro, l'alloro poetico, e l'aura, il segno della lontananza → sulla Laura storica era fiorita una Laura culturale. Laurea occidens (La morte del lauro) → decima ecloga del Bucolicum carmen, Silvano (Petrarca) racconta a Socrate della morte di un lauro, causata da una bufera (peste), ma per la maggior parte parla della storia simbolica del lauro (poesia), delle fatiche e dell'amore che gli aveva dato per coltivarlo. La morte di Laura ( morte della poesia ) costringe il poeta a ripercorre i suoi passi per raccogliere la produzione sparsa e metterla in ordine, insieme all'immagine di sé (→ 'dove andrò stanco? ritornare ai luoghi della sventura e raccogliere le fronde sparse e i rami spezzati'). Sicuramente, la morte di Laura e di Colonna furono dolorose ma fortemente simboliche ed imposero a Petrarca di prendere delle decisioni. La vita di Petrarca, fino a quel momento, aveva ruotato intorno ad Avignone e alla famiglia Colonna. Avignone, sede della curia papale, per la quale mostrava insofferenza, aveva però contribuito a formarlo, essendo uno dei più importanti crocevia politici e culturali, sede di studiosi e di biblioteche. I Colonna, importante famiglia nobile, gli aveva permesso di accedere ai circoli storici e filologici, alle biblioteche + gli aveva organizzato la cerimonia per il conseguimento dell' alloro poetico nel 1341 , che gli permise di essere uno dei letterati più famosi di tutta Europa. La morte del cardinale aveva troncato l'ultimo legame che lo unisse ad Avignone; ora era pronto a trasferirsi in Italia. Nel 1350 compie il pellegrinaggio a Roma in occasione del Giubileo: la città che aveva sempre amato, ora, ritrovandosi solo, senza più i Colonna, si rivela sconfortante. Dopo un ultimo ritorno ad Avignone, nel 1353 lascia la Provenza per sempre. Decide di trasferirsi a Milano, una città completamente nuova per lui, per iniziare una vita nuova. Vent'anni di studi e letteratura Quando vi si trasferisce nel 1320, Bologna diventa sede del suo apprendistato poetico; nella città convergevano tutte le esperienze passate della lirica italiana (poeti siciliani, stilnovisti) e si sperimentavano nuove maniere della poesia. Non abbiamo documentazione degli scritti giovanili precedenti al 1327 → volontà di Petrarca di iniziare la storia della sua poesia in volgare esattamente quando comincia quella d' amore per Laura. Il suo vero periodo di formazione, in effetti, fu quello avignonese tra il 1326-36, un intenso decennio di studio e analisi dei testi → i suoi interessi riguardavano prevalentemente la storia antica, infatti le sue prime opere serie sono il De viris illustribus e l'Africa. Petrarca riesce ad attingere direttamente alle fonti, celate dalle infinite riscritture allegoriche medievali, verificandone l'attendibilità → primo umanista, fondatore della filologia. Rifiuta anche la filosofia logica e scientifica della Scolastica a favore di una ricerca morale orientata – attraverso l'agostinismo – verso il soggetto e l'interiorità della coscienza, luogo autentico dell'etica. In questo decennio, Petrarca è più studioso che scrittore: scrive rime amorose in volgare ed epistole in latino che godono di una notevole popolarità, ma la sua fama era da studioso → mancava un'opera che ne misurasse l'effettivo valore. Prevale la produzione in volgare, un controsenso rispetto alla sua immagine di padre degli studia humanitatis. Petrarca considera le sue rime volgari come un giovenile errore → strategia di svalutazione dell'esperienza poetica funzionale al suo progetto di un'autobiografia morale ed esemplare. Petrarca nasce come rimatore in volgare, nel periodo di transizione tra la concezione duecentesca e trecentesca di letteratura. Nel Duecento la lirica (amorosa) prevaleva sulla prosa, era il livello più alto di tutti e grazie al discorso su Amore, si potevano sviluppare problemi filosofici e sociali. Nel Trecento assistiamo ad un ribaltamento: il pubblico richiede testi che raccontino una storia, opere narrative che trattino temi morali, politici, e cade la distinzione tra gli stili → Dante e la sua Commedia sono tra le cause di tale trasformazione (ibridismo poetico, poema narrativo) + la lirica diventa genere di consumo nelle corti. Petrarca si trova a scrivere le rime in onore di Laura, in un periodo poco felice per la poesia. Petrarca, producendo lirica amorosa in volgare, aveva ancora una concezione duecentesca (controrivoluzione rispetto a Dante); voleva introdurre nell'universo letterario senza regole a lui contemporaneo, la disciplina, l'ordine, la pulizia formale tipica delle scuole duecentesche → rigore stilnovista unito alla ricchezza di stili che Dante aveva introdotto. Nel 1337, con il ritiro in Valchiusa, inizia un decennio (37-48) ricco di opere, nel quale lo scrittore latino viene prepotentemente in primo piano rispetto a quello volgare, che tuttavia non smette di comporre. In meno di dieci anni, quindi, impegna le sue forze su uno straordinario e ambizioso numero di fronti. Comincia a scrivere il De viris e i Res memorande, enciclopedie storiche, e l'Africa, un poema storico sulle guerre puniche, opere maestose e ambiziose che non riuscirà mai a completare. Legge le lettere di Cicerone, che lo spingono a raccogliere il suo proprio epistolario → nasce il Il Secretum Le raccolte hanno un testo precedente, nel quale si descrive accuratamente la mutatio vitae vissuta da Petrarca, che nel 1350 è già avvenuta. Il tema della conversione è contenuto nel Secretum (De secreto conflictu curarum mearum), dialogo in tre libri che anticipa e razionalizza quanto è scritto nelle raccolte del '50. Il dialogo, che è una visione di Petrarca, avviene in tre giorni tra lo stesso Francesco e Sant'Agostino, alla muta presenza della Verità; i dialoghi a cui si ispira sono i Soliloquia di Agostino e la Consolatio Philosophiae di Boezio (modello letterario) ma al centro c'è la pratica cristiana della confessione e della penitenza (modello religioso). Agostino ha la funzione di padre spirituale che accusa Francesco peccatore, argomentando con tesi che Petrarca trae dai suoi scritti + parallelismo vita Agostino e Petrarca → Agostino rappresenta l'uomo a cui Francesco aspira ad essere e quello a cui Petrarca, che è riuscito a scrivere questo dialogo, si avvicina ad essere. Il libro, così come una confessione, deve rimanere segreto, non è destinato alla pubblicazione ma verrà diffuso dopo la morte dell'autore; tuttavia viene quasi sicuramente scritto per un pubblico, in quanto presenta un forte insegnamento morale e cristiano che, all'epoca del Trecento, non poteva essere una semplice autoanalisi destinata a rimanere in privato, tutt'al più considerando il fatto che è essenziale per capire le fondamenta delle raccolte di nuge . Il dialogo avviene durante il 16° anno dell'amore di Francesco per Laura, dunque tra il '42-43. Tuttavia la collocazione della mutatio vitae nel '43 genera dei problemi, primo tra tutti che, dal momento che i temi trattati sono strettamente collegati con le opere del '50, sarebbe stato strano che una conversione avvenuta nei primi anni '40 avesse delle conseguenze solo dieci anni dopo; inoltre le opere del '43 non presentano spunti o argomenti che vadano in questa direzione. Il '43 è probabilmente una data fittizia, una retrodatazione inventata: il dialogo è stato ideato e composto nel 1347 e poi rivisto nel '49 e nel '53, come segnano le tre date presenti in una postilla del manoscritto. Spostato in questo periodo, il Secretum aderisce alla perfezione con quanto vissuto da Petrarca (crisi biografica, svolta culturale). Agostino cerca di convincere Francesco a cambiare vita, modificare i suoi valori etici, dato l'incalzare della vecchiaia; l'allievo promette che raccoglierà i frammenti dell'anima sparsi, ordinandoli → le raccolte del '50 sono un corrispettivo, simbolico, dell'imporsi del controllo razionale sugli impulsi sentimentali. Nel primo libro, Agostino accusa Francesco del difetto di volontà , che non gli permette di realizzare le sue aspirazioni; il modo per rafforzare la volontà è l'intensa meditazione sulla morte. Nel secondo libro, vengono analizzati i sette peccati capitali, con particolare attenzione all'accidia, quello di cui Francesco si è macchiato maggiormente. Nel terzo libro, si discute intorno alle due catene che tengono Francesco prigioniero: il desiderio amoroso e per la gloria. I dialoganti hanno posizioni contrastanti: nell'ottica dell'allievo, amore e gloria non sono peccati , bensì i più felici pensieri della sua vita + non sono generici desideri ma si tratta dello specifico amore per Laura, che qui si unisce alla sensualità (lussuria) e della gloria legata alle due opera maiora. L'ossessione per la laurea poetica deriva dal fatto che si chiama con lo stesso nome della sua amata, le due cose sono indivisibili e in un gioco di rimandi continuo → le nuge e le opere classiciste sono qui poste sullo stesso piano di importanza. Secondo Francesco, l'amore per Laura è fonte di perfezionamento , lo ha stimolato alla virtù e all'amore per Dio → amore alla base del perfezionamento morale e della ricerca della fama letteraria → ripresa dello stilnovismo, donna come scala al cielo. Secondo Agostino, Francesco ha così ribaltato la gerarchia dei valori , preferendo la creatura al Creatore e amando quest'ultimo solo in quanto artefice della creatura, quindi commettendo un peccato. Alla fine, Francesco è costretto ad ammettere che la malattia amorosa comporta la trascuranza sia di Dio che del soggetto; a causa dell'amore, l'innamorato non è più padrone di se stesso, ma dell'amata, ed è preso in giro dalla gente, anche per il fatto di essere un vecchio amatore, data la sua età avanzata. Il soggetto è completamente in balia degli altri, che lo fanno agire e lo giudicano, senza che lui possa riprendere il controllo → l'unica terapia è la continua meditazione sulla morte e l'allontanamento dai posti che sono teatro del suo amore (Avignone, Provenza → trasferimento in Italia nel '53). Anche la ricerca della gloria ha prodotto una sovversione nella scala di valori, ponendosi prima della virtù. Il rimedio è di cambiare il suo modo di fare letteratura, da oggettiva (parlava di altri ed era scritta per altri) deve diventare soggettiva (concentrarsi sulla propria intimità e ricostruire la vicenda interiore) + meditare sulla morte. Deve dimenticare il pubblico e scrivere di se stesso, tenendo conto che la sua esperienza personale può essere esemplare per il pubblico, che tuttavia non deve essere il destinatario principale. Francesco replica che non può mettere da parte le sue opera maiora, quindi si affretterà a terminarle in modo da potersi dedicare il prima possibile a se stesso → è proprio questo il periodo nel quale lavorerà più intensamente agli scritti classicisti. Presa di distanza dalla poesia volgare, considerata peccaminosa. La letteratura umanistica e quella amorosa sono entrambe causa dell'alienazione del soggetto, che deve ritornare in se stesso raccogliendo i frammenti sparsi della sua anima, quello che Petrarca fa con le raccolte del '50 → il raccoglitore maturo ordina l'io diviso passato, la registrazione dell'esperienza passata equivale a restituire l'autore a se stesso. La nuova produzione morale deve nascere dalla meditatio mortis, proprio quella che compie lo scrittore in seguito alla peste e che renderà la morte il principale argomento del Canzoniere. Escamotage letterario: forse i nuovi scritti morali con al centro il soggetto ai quali Agostino faceva riferimento, erano proprio le raccolte che ordinavano le nuge giovanili → rimedio agli errori, pentimento. La finzione autobiografica Perché la cronologia fittizia del '42-43? Nella lettera ai posteri (Seniles), Petrarca afferma di aver abbandonato ogni pratica sessuale intorno ai quarant'anni, quindi nel 1344, ma anche questa è finzione letteraria → la conversione alla castità non c'è stata a quarant'anni, come ci confermano le lettere a Boccaccio e al fratello Gherardo che la collocano dopo il Giubileo → una conversione fittizia per una biografia manipolata. Nel '53 scrive la familiare nella quale racconta l'ascesa al Monte Ventoso con il fratello; tuttavia essa viene datata nel 1336, subito dopo l'escursione. L'epistola anticipa la conversione sull'imitazione della vita di Agostino: il santo, infatti, manifesta i primi segni di crisi spirituale a 33 anni, proprio quando Petrarca colloca la lettera. La funzione delle due epistole è funzionale al Secretum , collocato nel 39° anno di età, mette in scena i presupposti psicologici che motivano la conversione e certifica la i dati di una falsa biografia, la veridicità di quanto affermato nelle lettere. Il Secretum è l'architrave della nuova biografia di Petrarca e necessita di testi di cornice che la rendano coerente. La conversione viene posta intorno ai quarant'anni, in età ancora giovane, in modo da trattarsi di una vera conversione. La conversione intorno ai quarant'anni (e non prima, come a 33 per Agostino) è funzionale anche per le vicende reali biografiche: non poteva abbandonare la ricerca della gloria prima dell'incoronazione del '41, come non poteva dirsi libero dalla libidine prima della nascita della figlia nel '43. Il numero quaranta non rinvia a nessun modello storico o classico, ma deriva dalla tradizione cristiana, infatti nei racconti biblici quel numero indica il periodo di attesa della liberazione (il diluvio universale, gli ebrei nel deserto, Cristo che ascende al cielo). Petrarca confonde vita e letteratura, realtà e finzione, costruendo dati extraletterari, inseriti in uno schema accuratissimo, talvolta più forti e credibili degli stessi accadimenti biografici → attraverso la letteratura mira a costruire una vita esemplare, che in realtà non ha vissuto. Interessante come la sua abilità da falsario vada contro i principi storici e filologici a lui tanto cari. Anche gli scritti classicisti dovevano adeguarsi alla nuova conversione per far sì che tutto quadrasse nella sua biografia fittizia → segno che i testi petrarcheschi cambiano in continuazione a causa dei vari cambiamenti che l'autore vive in prima persona e la volontà che segue di renderli coerenti. Ma riscriversi significa negare la propria storia, annullare ciò che si è stati per ridipingere un nuovo ritratto. Quando riprende il De viris, invece di completarlo, aggiunge altre biografie di personaggi biblici e mitologici (Adamo, Mosè, Isacco, Ercole), come volontà di stemperare il troppo acceso classicismo degli anni prima; si interrompe presto → riscriversi era possibile ma troppo faticoso. Nel discorso sull'amore, puntare sull'aspetto sensuale di esso si rivelava funzionale: i peccati sessuali erano i più credibili a dare vita all'immagine del peccatore e il saggio raccoglitore poteva facilmente guardare al passato e giudicare le follie commesse dal giovane alienato. Laura, in quel tempo, era diventata l'allegoria del lauro, quindi, per operare la mutatio vitae , occorreva che ritornasse oggetto del desiderio; ecco allora nel Secretum le continue allusioni alla loro relazione amorosa → il mito di Laura viene riscritto. Dopo il Secretum ('43) quindi, Petrarca rifiuta le rime d'amore, come gli aveva consigliato Agostino; nel ripresentarle al pubblico nel Canzoniere, premette un sonetto di pentimento e di presa di distanza da quello che è un giovenile errore. La prima redazione del Canzoniere è quella che più si attiene alla conversione dei quarant'anni e alla vittoria della virtù sulla passione amorosa, già a partire dalla seconda segue un nuovo percorso, nel quale i punti di riferimento cronologici legati a quell'evento perdono importanza. Dalla raccolta al Canzoniere Le rime e il progetto autobiografico Il Canzoniere rimanda alle raccolte epistolari per la forma (nuge), i tempi di ideazione e le fasi di lavorazione. Per prendere le distanze e giudicarlo dalla maturità del presente, Petrarca deve rivivere quel passato e riuscire a tramutare la forma privata dei componimenti in exemplum per tutti. Il sonetto proemiale Voi ch'ascoltate in rime sparse rimanda per i temi alle epistole proemiali delle altre due raccolte, infatti vennero scritti nello stesso periodo → un uomo rinnovato che raccoglie in un volume i frammenti sparsi della sua passata poesia amorosa; un filosofo saggio che ha riconquistato il controllo delle passioni, ora mette in ordine l'esperienza giovanile, segnata dall'amore e dai turbamenti dell'animo. La raccolta è statica, è un continuo gioco di rimandi tra Laura e la laurea, e sicuramente ha contribuito a diffondere la fama di Petrarca come poeta dafneo e di Laura come allegoria per la poesia. Il primo Canzoniere Consistenza e morfologia della redazione Correggio La prima copia del Canzoniere era destinata ad Azzo da Correggio, tra gli amici di Petrarca, di nobile famiglia, viveva a Milano proprio quando il poeta si era stabilito nella città per mettere in ordine i suoi scritti. Non si possiede il manoscritto originale della redazione né copie successive, quindi ciò porterebbe ad escludere che la raccolta sia stata pubblicata; si intuisce che non è così dal momento che il sonetto 293, aggiunto dalla redazione Chigi dopo il 292, l'ultimo della Correggio, fa chiaro riferimento alla diffusione delle sue poesie, gradite dal pubblico. I filologi hanno rilevato che la Correggio era divisa in due parti: 1-142 e 264-292 e la disposizione di questi testi rimane inalterata fino alla fine, segno che nel corso degli anni il libro si sviluppa sul tronco di essa. Poco tempo dopo, Petrarca decise di ampliarla recuperando parte delle rime in vita e in morte che aveva escluso e collocato tra la sestina 142 e il sonetto 264; i due blocchi erano indivisibili dal momento che costituivano una porzione compatta e coerente. Attori e spettatori Fra le redazioni, la Correggio è quella più ricca di testi rivolti a un destinatario storico o menzionanti personaggi reali: Pandolfo Malatesta, Senuccio del Bene, Gherardo, Cino da Pistoia, il clan dei Colonna. Sono 39 i componimenti che fanno parte di questa cerchia (destinatario identificato o meno) + la canzone all'Italia. Sono poche le persone ancora in vita e ciò rende ancora più spessa l'aura funebre della raccolta → tutti gli altri destinatari, Laura compresa, sono morti . L'unico testo sicuramente indirizzato al fratello è il 91 , La bella donna che cotanto amavi , sonetto consolatorio per la scomparsa della donna amata → Gherardo non poteva essere escluso da un libro incentrato sulla mutatio vitae, lui che era ormai da tempo convertito e diventato frate presso i certosini di Montrieux. Il Canzoniere è quindi sede di molte pietre tombali, prima tra tutte quella di Laura → il libro celebra un'epoca ormai passata (spartiacque della peste), che ha troncato affetti e amori. I Colonna sono il gruppo che stampa l'impronta più profonda sul Canzoniere, protagonisti di numerosi componimenti. Sotto il loro nome si colloca la dimensione politica della raccolta (con la sola eccezione della canzone all'Italia). Nonostante Petrarca avesse partecipato alla rivoluzione anti-nobiliare di Cola da Rienzo, sente di non poter tradire la fedeltà colonnese, in quanto i Colonna, insieme a Laura, erano stati il pilastro della vita passata, che stava rivivendo con il Canzoniere. Laura e i Colonna (il cardinale Giovanni, suo dominus) vengono strettamente legati nel sonetto 266 , Signor mio caro, ogni pensier mi tira , l'ultimo in cui l'amata compare ancora in vita, con riferimento alla doppia servitù che lo legava a loro (→ catena del Secretum ) → un lauro verde, una gentil colonna. Petrarca è lontano da Avignone e desidera ritornarvi per vedere il suo signore e Laura, che tuttavia passa quasi in secondo piano, data la preminenza del cardinale anche nell'apostrofe iniziale. Laura e il cardinale muoiono a poca distanza l'una dall'altro; Petrarca li associa anche nella morte nel sonetto 269, Rotta è l'alta colonna e 'l verde lauro . Se si amplia il prologo da cinque a dieci sonetti, si nota come l'importanza dei Colonna, anch'essi protagonisti del Canzoniere, si manifesti fin dal vero inizio: i sonetti 7-10 sono dedicati a quattro membri della casata diversi (frate e cardinale Giovanni, Agapito e Giacomo). I teatri Fin dall'inizio, Petrarca mette in relazione l'errore del soggetto innamorato con lo sfondo nel quale vive → è l'intera umanità ad aver smarrito il giusto corso, i piaceri sessuali e le attività vili hanno preso il sopravvento sulla Filosofia, la ricerca disinteressata della sapienza e della verità. Dietro questo mondo corrotto si cela Avignone, luogo della perdizione dell'innamorato e crocevia delle piaghe morali del mondo contemporaneo → unire in un solo discorso morale i vizi personali e quelli pubblici. Ruolo duplice di Avignone, principale teatro dell'amore – un amore infelice perché non ricambiato – e sede di un papato in esilio. Associata con Babilonia, la città biblica della confusione e della corruzione, che si oppone al lavoro del filosofo e letterato → la sua natura infernale viene descritta dal trittico 136-138, i sonetti babilonesi, nei quali la città è completamente identificata con la curia papale → probabilmente scritti intorno al '53, anno della definitiva dipartita da Avignone, verso una possibile liberazione. L'alternativa ad Avignone è Valchiusa , luogo degli studi e del raccoglimento , del contatto con la natura → Valchiusa come l'Elicona di Petrarca (lavora alle opere classiciste). È teatro dell'amore felice: il ricordo di Laura, che rimane irraggiungibile, è carico di dolcezza, si identifica con gli elementi naturali , con la brezza nostalgica → il paesaggio l'ha incorporata ed è diventato sacro grazie a lei. Neppure dopo la sua morte, Valchiusa perderà queste caratteristiche, rimane il luogo dove il fantasma di Laura continua a manifestarsi per tutte le redazioni. L'altopiano di Selvapiana , sull'appennino parmese, ha un ruolo completamente diverso da quello di Valchiusa: il poeta è straziato dalla lontananza dall'oggetto dell'amore e ha desiderio di ritornare ad Avignone. I boschi non portano pacificazione ma solo ulteriore sofferenza e l'apparizione del fantasma di Laura rende insostenibile il desiderio. Il cristiano, per completare il suo pentimento, ha bisogno di ben altri luoghi, ma essi non sono né la certosa di Montrieux dove si è ritirato il fratello, evocata subito dopo i sonetti babilonesi, nonostante sia un luogo santo, né Roma, nonostante i vari accenni come sede legittima del papato, faro della civiltà classica, naturale antagonista di Avignone, luogo a cui indirizza messaggi amichevoli → Roma non ha un ruolo essenziale nella vicenda amorosa o nella vita di Petrarca. Gli itinerari del protagonista Non è possibile disegnare una carta geografica degli spostamenti letterari di Petrarca: le partenze e i ritorni sono indeterminati (solo emerge il trittico dedicato al viaggio a Roma, viaggio che nella vita reale mai avvenne) nella prima parte del libro. A partire dal sonetto 107, che celebra il quindicesimo anniversario dal primo incontro, il libro si preoccupa di confermare la veridica scansione cronologica, che si attiene alla reale vicenda del protagonista. I luoghi e gli spostamenti si fanno riconoscibili → rapporto speculare tra finzione e realtà. Tuttavia, la serie di viaggi di Petrarca sono condensati in un anno, funzionale alla finzione letteraria: garantire veridicità al racconto autobiografico, manipolandolo per soddisfare le esigenze di un'autobiografia fittizia. Il gruppo di quattro canzoni 70-73 , chiamate degli occhi , rappresentano uno spartiacque nella raccolta: il protagonista rifiuta la concezione sensuale dell'amore, in nome di un sentimento spirituale. Nuovo modo di guardare Laura, non più come oggetto del desiderio ma come segno in terra della perfezione divina (70, canzone manifesto); da notare che questa svolta avviene subito dopo i sonetti del trittico di Roma (67-69), luogo capace di suscitare propositi di salvezza → Roma come spiritualizzazione dell'amore e successivo superamento nella caritas (amore verso Dio) → luogo della completa renovatio petrarchesca. Un cerchio che non si chiude Percorsi e modelli ideologico-letterari Il primo Canzoniere è quello più legato al Secretum, tra di loro vi è un rapporto di complementarità, l'uno regge la finzione autobiografica dell'altro. La raccolta è pervasa da una patina moraleggiante → già dal proemio l'io del poeta è l'elemento centrale; l'oggetto dell'amore è presentato in modo crudo, in termini morali come errore e vaneggiamento; sono presenti i sospiri, le speranze, il dolore, non il desiderio e l'ardore amoroso. Messa in rilievo dell'io → il libro vuole raccontare la storia di Petrarca e anticipa che si concluderà con una pacificazione. Il poeta deve mettere in atto gli insegnamenti appresi da Agostino, cioè che l'amore, anche nelle sue manifestazioni spirituali, è un sentimento peccaminoso di cui è necessario liberarsi, in quanto provoca il ribaltamento dei valori (creatura > Creatore) → giovenile errore amplificato in vero e proprio peccato già nel sonetto 3, quando si fa coincidere il giorno dell'innamoramento con quello della morte di Cristo. Accanto ai pochi testi di forte dimensione religiosa e penitenziale – come il 62, Padre del ciel, dopo i perduti giorni, sonetto di anniversario – vi sono quelli di impostazione moralistica, simili al proemio, e infine quelli del dissidio interiore, delle due forze contrastanti che dominano Petrarca ( desiderio e ragione ) → coscienza lacerata, aspirazione alla pace interiore e alla ricomposizione dell'io. Se la tesi di partenza è la stessa del Secretum (redimersi), tanto che si potrebbe pensare che, alla fine della raccolta, il poeta riesca a distaccarsi completamente da Laura, riconoscendola come errore – come accade nel dialogo – il finale cambia del tutto. La morte di Laura è qui vissuta come perdita, un trauma che costringe al silenzio poetico, non un'occasione di salvezza → è stato l'amore per lei a salvarlo, non la sua morte. La mancata chiusura sul binomio pentimento-redenzione mette in crisi l'impostazione iniziale del libro e il rapporto che lo lega al Secretum e alla mutatio vitae. Forse questo cambiamento, il problema etico non risolto, va letto nella direzione di altre spinte ideologiche e letterarie esterne che Petrarca ha subito nel mentre, come quella di Dante. il rapporto con Dante Nel corso della sua vita, Petrarca incrociò Dante e la sua letteratura molte volte, a partire dai probabili racconti del padre Petracco sul compagno di partito e dall'amicizia con il figlio Pietro a Bologna. Lesse tutti i suoi scritti e ne fece il maestro della sua poesia in volgare, tanto che nei testi poetici vi sono chiari rimandi. La lettura fu inizialmente in privato – Petrarca a contatto con il papato non poteva parlare di colui che l'aveva duramente attaccato – ma poi dovette ammettere che lo ammirava molto (zittendo coloro che lo tacciavano di invidia), chiamandolo 'principe del nostro volgare'. Sono ripresentate le due catene che tengono costretto Petrarca, amore e gloria, delle quali deve liberarsi perché sta trascurando se stesso → il fatto di star raccogliendo i sui testi giovanili sparsi in una raccolta è un segno di cambiamento verso questa direzione → trasforma il discorso per altri (per Laura, per i dedicatari) in discorso per se stesso. Vi sono tutti i temi del Secretum : il contrasto tra ragione e volontà/desiderio, tra rinnovamento e abitudine, l'ammissione di aver convertito la scala di valori. Il lettore ha la sensazione che quel processo di pentimento annunciato fin dall'inizio si stia per avverare, con i testi della seconda parte. Ma non sarà così. Petrarca ribalta il senso del libro: dove avrebbe dovuto esserci la vicenda penitenziale dell'io, vi è invece una Laura morta ma beata , il suo ruolo diventa ancora più attivo e positivo di quanto fosse in vita → la morte non recide i legami interpersonali ma li rafforza. Laura, che si presenta in apparizioni fantasmiche in Valchiusa, è una visione, un'evocazione della memoria, che prende la parola per consolare e dare insegnamenti → assume il ruolo di guida della donna beata, simile ad un angelo. La donna, prima passiva e oggetto del desiderio, diventa indipendente dall'amante e si opera per guidarlo verso la strada della caritas e dell'amore per Dio → i ruoli sono invertiti, Laura ama ed è attiva, Petrarca è amato (grazie alla caritas di Laura) ed è passivo (si lascia guidare). L'amore per Dio rende possibile la reciprocità tra i due, l'amore felice di cui Petrarca era in cerca. Due distinte interpretazioni della storia raccontata: una che si collega al Secretum e al progetto autobiografico fittizio e l'altra, attraverso la celebrazione della donna beata, riscatta il rapporto dei due amanti, condannato all'inizio. Il Canzoniere di Petrarca, dell'io, si trasforma nel Canzoniere di Laura, evidenziando la sua natura benefica, a differenza dell'apparente natura antagonistica iniziale. L'impianto della redazione Correggio del 1358 rimane inalterato per tutte le successive redazioni. I significati e le ideologie cambieranno profondamente nelle successive, soprattutto perché nel 1358, come annuncia lui stesso, finisce la servitù amorosa nei confronti di Laura → 31 anni, 21 durante la vita e 10 successivi alla morte, quindi nel '58 può dirsi esaurita. La vicenda d'amore termina nel momento in cui la letteratura l'ha tradotta in una storia. Le successive redazioni potranno solo modificare e interpretare una storia passata, mentre il primo Canzoniere le aveva dato vita. Tra pubblico e privato La forma Chigi La seconda redazione, detta Chigi – dal manoscritto che la tramanda, scritto da Boccaccio (1363- 66) – conta 215 testi divisi in due sezioni: 1-174 e 175-215; le sezioni della Correggio rimangono inalterate. Petrarca cancella la struttura precedente basata sulla mutatio vitae: sa che in lui vivono due anime contrapposte e in questa nuova forma evita di scegliere una delle sue strade, cioè se l'amore per Laura fosse un esperienza condannabile o un mezzo di perfezionamento spirituale. Qui scompare la presenza attiva della donna beata → nella Chigi prevalgono gli effetti psicologici del lutto e le manifestazioni che il trauma ha generato, non vi è la prospettiva di un amore spiritualizzato, né quella della dimensione etica dell'io. Prevale il discorso sulla poesia come dispensatrice di gloria e immortalità. Vi è anche il luogo comune della pratica poetica come sfogo dell'animo → quando Laura era viva, scriveva d'amore per alleviare l'angoscia, ora che è morta e potrebbe ambire alla gloria poetica, il dolore l'ha ridotto al silenzio. L'innamorato ridotto al silenzio può solo raccogliere i versi già composti, con il proposito di trovare la riconciliazione e il perdono espressi dal proemio. La forma Chigi sottolinea quindi la forma documentaria della raccolta, l'essere parte di un'esperienza vissuta, incentrata sul rapporto tra vita e letteratura; invita il lettore a meditare sul libro, a ricordare che gli aspetti letterari derivano da vicende reali, vissute in prima persona dal poeta. La forma di Giovanni Nel 1366 , Petrarca aveva incaricato Giovanni Malpaghini di trascrivere una nuova redazione della raccolta, ma il copista sospese il lavoro nonostante la trascrizione fosse avanzata in entrambe le sezioni. Egli non andava in ordine sistematico, ma, su indicazione di Petrarca, copiava alternativamente componimenti della prima e della seconda parte; probabilmente ha smesso perché il poeta non gli aveva fornito più materiale. Anche questa giunta ha una sua logica interna: la prima parte termina con il sonetto 190, che rievoca il giorno dell'innamoramento, la nascita del desiderio e la disillusione – i momenti principali della storia amorosa –, mentre la seconda parte termina con il sonetto 318, in cui si racconta della tragica sorte del lauro → entrambi , per il loro contenuto, si adattano bene alla funzione di epilogo. Se i testi della Correggio sono inalterati, quelli della Chigi vengono rimescolati, con l'inserimento di nuovi componimenti, riprendendo con ancora più insistenza il discorso sulla poesia . Ma se nella Chigi l'esame della condizione passata e presente della poesia volgare si traduceva in un atteggiamento autocelebrativo, mascherato dietro una falsa modestia, qui prevale l'ammissione della propria insufficienza poetica : l'incapacità di conferire a Laura la gloria che meriterebbe. Sostiene di aver tradito Minerva, dea della sapienza, preferendo l'influsso di Venere, che però non produce buoni frutti → lui che poteva essere poeta, si è limitato ad essere rimatore + opposizione poesia volgare (Venere) e latina (Minerva). La giunta di Giovanni apporta alcune modifiche al ritratto dei protagonisti: di Laura specifica il ruolo salvifico, di Petrarca il suo desiderio. L'errore amoroso dell'amante, che lo spingeva ad interpretare il rifiuto della donna come simbolo di crudeltà è stato corretto; ora è consapevole dell'errore insito del desiderio. Si convince che la vecchiaia avrebbe consentito ai due di approdare in un tranquillo porto, dove avrebbero potuto scambiarsi i segni di un amore non contaminato da desiderio, ma la morte di Laura ha improvvisamente infranto questo sogno. L'idea dell' incontro senile si tratta di un escamotage narrativo: Petrarca si trovava ad un punto nel quale, se non avesse trovato un compromesso che unisse le due parti opposte, la raccolta sarebbe giunta ad un punto morto → riconciliazione improbabile e mai avvenuta nella realtà ma funzionale per la storia. L'amata diventa amica, sul desiderio prevale l'amore: il contrasto viene meno e viene meno anche la parabola esemplare del racconto, la storia didattica. Emergono quindi le difficoltà in cui si è imbattuto Petrarca nel portare avanti il progetto del Canzoniere. Le forme Malatesta e Queriniana Dopo l'interruzione di Giovanni, sarà Petrarca stesso a proseguire la trascrizione della sua raccolta; ne risulterà la redazione finale Vat. Lat. 3195, che lo impegnerà per tutti gli anni successivi al '67. Nel corso di quegli anni mette in circolazione due distinte raccolte, la prima dedicata a Pandolfo Malatesta , mentre della seconda non si conosce il destinatario – prende il nome dal manoscritto, Queriniana . Petrarca, dedicando due copie del Canzoniere ad Azzo e Pandolfo, entrambi signori di piccole città (Parma e Rimini), in realtà descrive un secondo tipo di pubblico adatto alla lettura della raccolta (oltre agli intellettuali umanisti): il mondo delle corti, fatto da protettori, uomini pubblici, rimatori, appassionati di poesia volgare. Possiamo considerare entrambe le forme un sottoprodotto del lavoro in corso sul Vat. Lat. 3195, aggiungono pochi testi, nessuno di particolare importanza, ma eliminano blocchi consistenti per l'edizione finale, come i sonetti di presentimento (246-54) e quelli penitenziali (362-65). La particolarità che le caratterizza è la dislocazione dei testi nelle zone iniziali e finali → vengono invertiti i sonetti 2 e 3, in questo modo, l'errore del proemio viene subito ad identificarsi come peccato e la disposizione degli ultimi testi va in una direzione di pacificazione del contrasto etico- religioso e si conclude con la preghiera alla Madonna , testo che raccoglie tutti gli spunti penitenziali sparsi nel corso del libro. Chiedendo alla Madonna di intercedere presso il figlio, va a chiudere il cerchio simmetrico aperto nel sonetto 2 con la sua morte. La canzone alla Vergine è un chiaro rimando alla preghiera di San Bernardo nell'ultimo canto del Paradiso → segno che Dante si stava imponendo come uno dei modelli ideologici e narrativi determinanti per la struttura del libro. Nell'ultima stanza della canzone, si parla di poesia: Maria prende il posto di Laura e diventa la nuova destinataria delle rime d'amore → abbandono del culto laurano. La preghiera è preceduta da un sonetto di pentimento, per amplificare l'idea di redenzione e meglio collegarla al tema etico proemiale. L'ultimo Canzoniere La redazione vaticana La trascrizione del Vat. Lat. 3195 viene completata l'anno seguente alla forma Malatesta, nel 1374 , ultimo anno di vita di Petrarca. Conta 366 componimenti divisi in due parti: 1-263 e 264-366 ; solo in extremis effettuerà un inaspettato cambiamento, mettendo in un ordine diverso gli ultimi 31 testi. Il ruolo narrativo del libro, che era stato importante per la Correggio, qui perde ogni funzione, in quanto, alle accurate coordinate spazio-temporali che reggevano la biografia fittizia, si aggiungono nuove integrazioni che le attenuano, fino a cancellarle. Canzoniere per accentuare la finzione autobiografica (anniversari, ambientazioni simboliche, cronologia degli eventi) nella Correggio, già dalla Chigi perde importanza, fino a far scomparire l'aspetto narrativo → nel primo Canzoniere tutto ruotava attorno alla conversione fittizia a quarant'anni, ora quell'evento perde importanza e la raccolta imbocca tutt'altra strada. I contrasti tra i due protagonisti vengono estremizzati , rendendo impossibile una conciliazione delle due anime del libro. Laura viene lodata non per la bellezza, ma per le sue qualità intellettuali ed etiche , doti divine, prima tra tutte la castità , la purezza → Laura si fa portatrice di un discorso morale , diventa beata, allontanandosi dalla simbologia del lauro e della gloria poetica. L'innamorato , invece, è ancora alle prese con il problema del desiderio, disperso nella selva dell'errore, dalla quale non riesce ad uscire. Il libro presenta un forte discorso morale: il narratore è colmo di rimorsi, stanchezza, spunti penitenziali, che vanno in direzione di una redenzione finale in chiave religiosa. La canzone alla Vergine conferma il definitivo abbandono del mito di Laura.
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