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Le norme sociali e le pratiche: aspettative, conflitti, modelli e strutture - Prof. Bortol, Appunti di Sociologia

Una panoramica dettagliata delle norme sociali, delle aspettative, dei conflitti tra ruoli, dei modelli delle pratiche e delle strutture sociali. Esplora il concetto di status, ruolo sociale, aspettative, conflitti intra-ruolo e tra ruoli, segregazione, modello delle pratiche, abiti, riflessività, pre-disposizione, confini tra culture, confini simbolici, status symbol, ideocultura, strato sociale, capitale culturale, capitale sociale, struttura della rete, tipi di capitale sociale, struttura come distribuzione delle risorse, relazioni strutturali formali e informali, rituali riusciti, teoria generale della violenza, conflitto brevi, medi e lunghi, trascinamento e sincronizzazione, interessi materiali e rituali dell’interazione.

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 26/02/2024

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leonardo-consolaro 🇮🇹

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Scarica Le norme sociali e le pratiche: aspettative, conflitti, modelli e strutture - Prof. Bortol e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! 1 Consolaro Leonardo, Sociologia. MODELLO MEZZI FINI NORME Questo modello mostra un attore che analizza con più o meno informazioni la situazione alla luce del suo scopo e agisce secondo i vincoli dati da valori e norme. -I valori sono statuizioni di ciò che è bene e ciò che è male (x è bene, -x è male) -Le norme sono principi di selezione dei mezzi legittimi e della corretta combinazione di fini e mezzi -Il calcolo è esso stesso una norma: In ogni situazione seleziona sempre il mezzo più efficace e più efficiente secondo criteri oggettivi. Le norme possono essere: -Costitutive:Regolano una cosa che altrimenti non esisterebbe (es regole scacchi) -Regolative:Intervengono su pratiche già esistenti e danno loro una forma (cod. stradale) -Formali: Leggi scritte -Informali: Mode, usi, costumi -Morali: La norma è interiorizzata, diventa parte dell’individuo, è carica di valore emotivo -Cognitive: La norma in questo caso non è interiorizzata, qui c’è spesso una sanzione se non si rispetta la norma. Le sanzioni sono la reazione degli altri attori sociali rispetto alla violazione di una norma, si dividono in: -Sanzione negativa: Punizione -Sanzione positiva: Premio Ovviamente la sanzione non si applica da sola, serve qualcuno che la amministri correttamente. RUOLI SOCIALI Finora abbiamo studiato il fenomeno delle taxi dancer come se fossero degli individui singoli capaci di decidere per sé, ma non è esattamente così, perché nella realtà le loro azioni erano influenzate dal loro Status e dal Ruolo Sociale -Lo status è la posizione occupata da un soggetto all’interno di una rete di relazioni ed è collegata ad almeno un altro status (Medico-Paziente). -Il Ruolo Sociale è l’insieme strutturato delle aspettative di comportamento rivolte a un individuo in-carne-ed-ossa che occupa uno status. -L’aspettativa è una norma: nella situazione X mi aspetto che Y faccia Z. -Status e ruoli sono sempre Tipizzazioni: Anche non conoscendo una particolare prostituta so già come più o meno si comporterà, c’è da ricordarsi che le tipizzazioni sono sempre relative ad un tempo e luogo specifico -Il Role Set è l’insieme dei ruoli che costituiscono un’istituzione (per esempio ristorante) -Ricordare un po' di lessico: -L’individuo è l’individuo umano concreto -L’attore Sociale è l’individuo con Status e Ruolo Sociale -Distinguiamo attentamente tra: -Aspettative di comportamento -Requisiti -Competenze -Stereotipi ASPETTATIVE Sono, in generale, ciò che ci si aspetta da chi ricopre uno Status e si possono dividere in: -Aspettative Normative sono letteralmente delle norme (nella situazione X l’individuo Y deve fare -Aspettative Cognitive sono personali, sono per esempio ciò che mi aspetto di trovare in un locale rustico trentino 2 I CONFLITTI TRA RUOLI / INTRA-RUOLO -Il Conflitto Intra-ruolo è quando un individuo che ricopre un ruolo deve rispettare aspettative opposte, nello stesso ruolo. -Il Conflitto tra Ruoli è quando un individuo ricopre più ruoli con aspettative ciascuno, nonche magari aspettative opposte -La soluzione a questi conflitti è la Segregazione, ovvero definire luoghi e tempi precisi per ruolo IL MODELLO DELLE PRATICHE Il modello delle pratiche vede un attore che agisce sulla situazione secondo abitudini e disposizioni già date nel passato in base alla definizione della situazione. -Le Pratiche Sono azioni ragionevoli senza essere il prodotto di un disegno ragionato o di un calcolo razionale. Sono Azioni abitate da una specie di finalità oggettiva senza essere consapevolmente organizzate rispetto a un fine esplicito. Sono Azioni coerenti senza alcuna intenzione di coerenza. Sono Azioni adeguate al futuro senza essere il prodotto di un piano o una strategia. -Nel modello delle pratiche è essenziale capire il concetto di Abiti:una volta incorporato l’agire non è più un calcolo regolato da norme e aspettative ma un Abito. -Occupando una Posizione ogni attore sociale incontra delle urgenze e problemi tipici, in risposta a ciò si sviluppano gli abiti. -Per spiegare i comportamenti di tutti i giorni non basta un modello solo, servono quindi entrambi -Entrambi i modelli hanno problemi diversi ma speculari. Per Esempio: Nel modello mezzi fini norme, abbiamo un problema, quello della norma. La norma è una descrizione della regolarità di un comportamento? O forse la stessa norma da una forma al comportamento degli attori sociali Ecco che il Modello Delle Pratiche risolve questo problema, eliminando di principio sia il concetto di norma che di valore. Però questo modello non sembra altrettanto attrezzato per spiegare l’agire inatteso O forse lo è? Ecco che vengono proposte due soluzioni: La Riflessività e Pre-disposizione -Per Spiegare il concetto di Pre-disposizione dobbiamo rivedere il concetto di Abito, Dewey corregge Wacquant dicendo che gli Abiti non stanno solo dentro il corpo dell’attore, ma piuttosto sono una Relazione tra l’attore e l’ambiente. -Dewey dice che l’abito è più una Pre-disposizione acquisita verso maniere o modalità di risposta e non verso atti particolari, ma non solo: L’abito è anche una speciale sensibilità verso stimoli, predilezioni o avversioni, piuttosto che una nuda ricorrenza ad atti specifici -Gli abiti portano inerzia, perché ogni individuo frequenta situazioni per cui ha già sviluppato degli abiti, ma questa inerzia è superabile tramite la Riflessività, esatto perché l’intelligenza umana fa si che noi siamo capaci di modificare gli abiti, eliminarne e crearne. 5 I CAPITALI In economia definiamo come CAPITALE la quantità di denaro che si investe per produrre altro denaro. -Ogni Capitale vale all’interno di una sfera sociale (campo) e non è detto che si possa convertire facilmente nel capitale valido entro un’altra sfera. -ogni status è caratterizzato da una dotazione di capitali che l’occupante può usare, ogni persona quindi ha dei capitali personali e capitali legati alla posizione. -Come ci siamo procurati i capitali personali? Semplice: Con lo strato sociale, nonché l’insieme di individui che godono della stessa quantità di capitali o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere. -Esiste quindi una STRUTTURA nonche: un sistema di relazioni stabili (durature e non casuali) tra strati. -La distribuzione dei capitali NON è casuale come neanche i meccanismi delle accumulazioni dei capitali e la loro convertibilità lo sono PERCHE’ la distribuzione dei capitali e delle opportunità dipendono PIU’ dai sistemi di stratificazione durevoli che non dallo “sforzo” o dall’”intelligenza” dei singoli TIPI DI CAPITALE Il capitale Culturale è l'insieme delle conoscenze culturali e puo essere: -Incorporato: è il più diffile da assimilare e richiede molto sforzo e tempo -Oggettivato: -Istituzionalizzato: come per esempio una patente o un diploma, istituzionalizza alcune competenze Il Capitale Economico è l'insieme delle risorse materiali (beni immobili, mobili, denaro). Si fonda sul diritto di proprietà e puo essere trasferito da un attore all'altro. Il Capitale Sociale è il complesso di risorse, attuali o potenziali, legate al possesso di una rete durevole di relazioni. -La Ricchezza dei nodi: Ogni nodo porta risorse che eventualmente possono servire -Estensione della rete: Piu la rete è vasta più il capitale sociale sarà alto. -Struttura Della rete: A seconda della forma della rete il capitale sociale sarà piu o meno attivabile Possiamo distinguere due tipi di capitale sociale (2 punti di vista): -Dell’individuo: Il capitale sociale che i’individuo ha a disposizione grazie alle relazioni che intrattiene -Del gruppo: Le risorse complessive di un gruppo di persone che le mettono in comune creando solidarietà: Per esempio Il potere:le risorse di un gruppo vengono affidate ad un delegato che gestisce il capitale sociale complessivo per il bene del gruppo. Il capitale Simbolico è l’insieme delle risorse disponibili in base al prestigio, all’onore e alla reputazione di cui gode chi ricopre una posizione all’interno di una determinata cerchia sociale. In poche parole è la misura di riconoscimento tributato a chi possiede gli altri capitali. -Il capitale simbolico va sostenuto e curato, soprattutto all’interno di un gruppo ben definito. -Il capitale simbolico si può convertire in influenza:la capacità di essere creduti senza dover dimostrare ciò che si dice. 6 CAPITALE E STRUTTURA La distribuzione dei capitali Abbiamo visto i capitali, ora però è il momento di analizzare come sono distribuiti e perché. -Ogni capitale vale all’interno di una sfera sociale (o campo) e non è detto che si possa convertire facilmente nel capitale valido entro un’altra sfera. -Parliamo di struttura come distribuzione delle risorse perché ogni status o posizione è caratterizzato da una certa dotazione di capitali che l’occupante può usare. -Avremo quindi dei capitali legati alla posizione e capitali legati all’individuo. Arriviamo quindi alla vera e propria definizione di Strato sociale: L’insieme di individui che godono della stessa quantità di capitali o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere, da ricordare è che non ci sarà mai un solo strato. -La stratificazione è sempre una struttura: Un sistema si relazioni stabili durature e non casuali tra strati. -Una cosa importante è che la distribuzione dei beni NON è casuale, poiché nemmeno i meccanismi dell’accumulazione dei capitali e della loro convertibilità lo sono. -La distribuzione dei capitali dipende dai sistemi di stratificazione (dalla struttura) più che dallo sforzo dei singoli. -I sistemi di stratificazione dipendono sempre da un’immagine generale che descrive e giustifica lo stato delle cose. La struttura La struttura è l’insieme delle relazioni tipiche e non mutevoli tra elementi (in un lasso di tempo definito) Es anche il Ruolo è una struttura, i suoi elementi sono le stesse aspettative (privilegiare il paziente, Controllare le proprie emozioni ecc…) Es in un Role-Set gli elementi sono invece i ruoli. -Ovviamente come complessi di relazioni, le strutture possono avere forme diverse, che influiranno sulle possibilità e i comportamenti degli attori in modo diverso. -Quelle che abbiamo visto sono tutte relazioni strutturali formali (medico, chirurgo, roleset) ma qui possiamo anche parlare di relazioni strutturali informali come relazioni di amicizie, inimicizie, antipatia e contraddizione. -La struttura non è un elemento statico, anzi, dobbiamo invece pensarlo sempre come una “figurazione” agita da singoli individui e da gruppi nel qui ed ora. 7 SECONDA PARTE DEL CORSO RANDALL COLLINS E L’INTERAZIONE Randal Collins è un sociologo americano allievo di Goffman. -Ha elaborato una teoria sociologica generale sulla violenza basata sulla sua teoria delle catene di rituali dell’iterazione. La teoria delle catene di rituali dell’interazione dice che la tendenza principale degli esseri umani è rimanere coinvolti in un focus condiviso d’attenzione, per poi sincronizzarsi con ritmi fisici ed emotivi dell’interlocutore. -Quindi in caso di un’interazione i casi sono due: 1-Nei casi di rituali riusciti le persone si caricano di energia emotiva, sviluppano sentimenti di solidarietà e vogliono ripetere la cosa. 2-In caso di rituali falliti si produce poca energia emotiva , questo li allontana da ulteriori interazioni. La teoria dei rituali dell’interazione ha 3 caratteristiche: -Si focalizza sulle situazioni (sistemi situati di attività) con approccio comparativo -Utilizza metodi etnografici. -Utilizza molte fonti storiche. Analizziamo gli ingredienti: -Compresenza corporea: È forse quello che diamo per scontato, può essere usato per paradossalmente rafforzare la valenza simbolica di un rito. -Confini verso esterni: Un esempio perfetto in questo caso può essere il concetto del tavolo in un ristorante, il fatto che tu sia seduto in un certo tavolo con certe persone di mette all’interno di un confine. -Attenzione condivisa: Attenzione che può essere su un individuo ma più spesso invece un’attività. -Tonalità emotiva comune: È probabile che all’interno di un rituale si trovi un simile orientamento emotivo tra i membri all’interno di esso. L’effervescienza collettiva: L’effervescenza collettiva è il principale processo di funzionamento del rituale di interazione, quello che permette il passaggio tra ingredienti e risultati. Chiaramente qui Collins prende spunto da Durkheim. La definizione di effervescenza collettiva di Durkheim definisce come effervescenza “collettiva” quelle forme di eccitazione comunitaria che, all’apice di un rito, risvegliano la coscienza collettiva nei membri di una società e affermano in essi i simboli sociali. I prodotti: Il rituale dell’interazione è un trasformatore di emozioni, ad un funerale partiamo con una tristezza condivisa, ma se il funerale è ben riuscito si crea solidarietà e legame sociale tra i presenti. Un feeling positivo. -ENERGIA EMOTIVAè un sentimento di fiducia ed entusiasmo per l’interazione sociale: È il prodotto persistente di un rituale ben riuscito come predisposizione verso interazioni future. L’energia emotiva non è un’improvvisa esplosione di gioia. È l’energia che serve per prendere l’iniziativa in una interazione sociale. Insomma metterci entusiasmo e guidare la sincronizzazione. L’intensità dell’energia emotiva definisce l’atteggiamento dell’individuo verso le interazioni future. -SOLIDARIETÀ cioè un sentimento di connessione tra i partecipanti. -SIMBOLI DI APPARTENENZA: La solidarietà tende ad affievolirsi, un modo per impedire ciò è quello di depositarla all’interno di simboli. Ecco che L’energia emotiva è trasferita da una situazione all’altra proprio attraverso simboli ed emblema. -STANDARD MORALI: La partecipazione ad interazioni rituali crea non solo la solidarietà, ma anche la convinzione di essere nel giusto. Conclusione: Secondo Collins gli esseri umani sono guidati da una fame di energia emotiva. L’aspettativa di guadagnare energia emotiva ci orienta verso un tipo di interazione o catena(ricca per noi). 10 SPIEGHIAMO IL MODELLO DELL’ESCALATION Chiariamo il concetto di atrocità: Le atrocità sono azioni dell’avversario che percepiamo come particolarmente indegne e malvagie, una combinazione di offesa fisica e morale che troviamo oltraggiosa. Le atrocità generano una “giusta rabbia”, nonché un’emozione che porta alla sensazione imperativa di dover punire i colpevoli, non solo per noi stessi ma per una questione di principio. Nei conflitti le storie delle atrocità vengono ripetute ossessivamente, anche senza controllare la loro effettiva veridicità. Si cerca sempre di trovare improbabili analogie storiche che colleghino atrocità passate, questo comunque ha quasi sempre effetti nulli sul mondo colto. Grazie alla polarizzazione ideologica si alimenta di questo: nessuno riconosce le proprie azioni come atrocità. C’è il bene e il male, il giusto e il sbagliato, mai una via di mezzo. In un conflitto ogni parte cercherà anche di trovare alleati. Alcuni alleati saranno facili da attivare grazie a lunghe e stabili relazioni (es USA e israele). Le alleanze sono molto diverse, esse cambiano in base al tipo di conflitto, in base alla sua struttura e alla durata. È molto raro che una parte non abbia alleati, ma l’effettiva qualità e la mobilitazione cambiano molto a seconda della posizione, negli interessi delle ideoculture. Le posizioni neutrali devono essere eliminate. In un conflitto bisogna saper mobilitare una grande quantità di risorse materiali. Una volta che il conflitto è cominciato, la capacità di usare risorse materiali è cruciale. Un esempio di questo è il caso Hamas: Si stima un’entrata di 530M annui ad Hamas, l’organizazzione poi organizza il modo in cui vengono usate queste risorse, una parte per razzi ed armamenti, l’altra per ampliare tunnel. 11 Il processo di De Escalation Abbiamo visto il loop dello schema dell’escalation Ovviamente questo loop c’è in entrambi i lati del conflitto. Collins quindi afferma che chi riesce a tenere il loop “in funzione” ottiene un dominio emotivo sul conflitto che è relativamente più importante di quello fisico. Bisogna ricordare che: Il modello è una semplificazione della realtà utile per analizzare i casi storici individuali, sensibilizzandoci a cercare in una certa direzione. Nel caso di Collins, il modello rende esplicito non tanto il successo di un rituale, quanto le sue CONDIZIONI. Ecco che Collins ci dice perfettamente quali processi del rituale si possono rompere facendo spezzare il loop. Questi, secondo Collins, sono i processi che se vengono a meno, cominciano il processo di De- escalation- 1)La rottura della solidarietà del gruppo Nei confronti faccia a faccia spesso le persone non sono semplicemente interessate a guardare o a combattere, viene meno la stessa voglia di combattere. 2)La barriera di tensione e paura si impone Non si riesce più a superare la barriera della tensione/paura, questo avviene soprattutto negli scontri su piccola scala, dove le asimmetrie sono spesso maggiori. 3)L’eccitazione si intiepidisce da sola Anche qui, sempre meno solidarietà, pian piano è dimostrato come in ogni grafico di consenso politico, se all’inizio abbiamo un’alta solidarietà e polarizzazione, queste presto cominciano a svilirsi per la circolazione di atrocità o sbagli. 4)L’interruzione delle forniture militari e logistiche Non basta avere una grande disponibilità di armi e mezzi, bisogna anche saper mantenerli. Nel caso della perdita del controllo delle armi, questa può avere un enorme impatto sull’andamento del conflitto e sulla forza della parte. 5)Una rottura delle relazioni prestabilite Per ragioni di vario tipo le relazioni con gli alleati possono cambiare, come per eventuali elezioni politiche. Questo può portare alla mancanza di fondi o addirittura di armi e mezzi. 12 In una situazione di De-esclation possiamo vedere che il ruolo dei neutrali, prima disprezzato, ora torna alla ribalta potendosi proclamare come una via per uscire da un conflitto. Con l’aumentare dei processi di de-escalation il principale ostacolo alla pace è rappresentato da quei partecipanti convinti di poter ancora vincere. Nell’ultima fase del conflitto prolungato, appare una nuova configurazione di fazioni: Da una parte gli integralisti e i militanti, dall’altra il partito della pace. Le dinamiche temporali dei conflitti Abbiamo visto quindi diversi tipi di conflitti, intendendo anche quali aspetti di questi possono variare e plasmare le parti. Una elemento che non abbiamo ancora messo in conto però è il tempo, Randall Collins dice: “Abbiamo visto forme di conflitto molto diverse. Dobbiamo però occuparci della dimensione temporale: Conflitti brevi, medi e lunghi, Vediamo una tipologia che può aiutarci a distinguerli. Vediamo come possiamo capire, in base alla durata, come definire meglio la situazione del conflitto: -Abbiamo già parlato del concetto di trascinamento e di sincronizzazione, un conflitto micro è proprio quando ci troviamo in una situazione dove il trascinamento non funziona. Collins analizza che sempre nei conflitti micro chi riesce a mantenere la calma nella condizione tensione/paura avrà quasi certamente la meglio perché imporrà la sua calma sull’avversario che probabilmente a quel punto sarà più teso che mai. L’esempio perfetto è con i battiti del cuore che Collins cita: -145 battiti al minuto si comincia a perdere la coordinazione -Sopra i 175 cominciano le distorsioni di vista e udito. -Tra i 180 e i 220 c’è una buona possibilità di forward panic. -Solitamente quello che deve succedere succede entro 10 secondi, chi attacca per primo vince, se la situazione si prolunga invece subentrano ripetizione e noia (boredom). Collins ci dice che uno scontro, per prolungarsi nel tempo, ha bisogno di afflusso di partecipanti via via sempre maggiore. Ma non solo, serve anche un enorme accumulo di tensione, ecco alcuni esempi: -Le manifestazioni in piazza sono pacifiche per qualche ora finché non arriva l’episodio che scatena la violenza. Ma bisogna badare bene, queste manifestazioni non sono partite come violente, lo diventano soltanto dopo ore di accumulo di tensione. -Un altro esempio è il massacro di Srebrenica (Bosnia) dove dopo molto accumulo di tensione, il Comandante serbo Mladic riesce ad imporre il proprio dominio emotivo sui caschi blu.
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