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La definizione del gruppo e sue caratteristiche: dimensioni, forme e dinamiche, Appunti di Psicologia dei Gruppi

Una panoramica storica e teorica sul concetto di gruppo, dalla definizione di autocategorizzazione di Turner al lavoro di Cooley e Tajfel. Vengono presentate diverse forme di gruppi, come primari, secondari, folla, massa, banda e raggruppamento. anche della struttura e dell'organizzazione di un gruppo, dei ruoli, della leadership e delle norme. Le dinamiche di ingresso e socializzazione di un nuovo membro vengono esplorate, con l'esempio di etichette linguistiche e iniziazioni.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 10/09/2022

arianna.mirabelli
arianna.mirabelli 🇮🇹

4.3

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Scarica La definizione del gruppo e sue caratteristiche: dimensioni, forme e dinamiche e più Appunti in PDF di Psicologia dei Gruppi solo su Docsity! PSICOLOGIA DEI GRUPPI Prima lezione del 4 ottobre 2021 L’oggetto di studio della psicologia sociale è il gruppo. • Il macro tema riguarda la definizione di gruppo e le caratteristiche di gruppo. • che cos’è un gruppo? Quali sono le caratteristiche che definiscono un gruppo e lo distinguono da • un semplice aggregato? Perché apparteniamo ad un gruppo/a più gruppi? E quali sono i gruppi a cui apparteniamo? Negli ultimi anni la dimensione gruppale e il significato del termine gruppo ha davvero sfidato la • psicologia sociale e la nostra esperienza quotidiana. (La dimensione gruppale ha assunto dignificasti diversi vedi Dad) le caratteristiche del gruppo possono molto variare a seconda dei contesti, dei tempi storici ma • dall’altra parte ci sono sempre caratteristiche diverse che contraddistinguono il gruppo. Lo sforzo della psicologia sociale è stato quello di andare alla ricerca di una definizione di gruppo, • non semplice da identificare e spesso discusso perché ci sono elementi specifici che nel tempo hanno caratterizzato la dimensione gruppale e di gruppo Alla ricerca di una definizione di gruppo Nei primi studi dagli anni 40 si identifica come tratto comune il destino comune: i primi studi • della psicologia sociale sul gruppo sono dagli anni 40/50 quindi nel 1900 e in quel periodo si fa riferimento agli studi sugli ebrei. Il destino comune tra popoli. In un secondo tempo si é andata ad indagare la struttura sociale ossia come in ogni gruppo • fosse presente all’interno una gerarchia, una struttura che va ad indagare e approfondire l’architettura, la struttura all’interno del gruppo con la presenza di ruoli e norme. Inoltre si è resi conto che non tutti i gruppi avevano la stessa possibilità di caratterizzarsi dal punto di vista strutturale. Molti gruppi prevedevano un’interazione faccia a faccia. (definizione studiata per molto tempo • ha messo in evidenza come in un piccolo gruppo ci può essere un’interazione uno a uno con altri soggetti.) —> non tutti i gruppi prevedono questo (esempio. italiani: abbiamo la consapevolezza di appartenere a questa categoria ma non abbiamo con tutti un’interazione faccia faccia Così la definizione di gruppo si basa sul concetto di autocategorizzazione ossia quando due o • più membri si percepiscono come appartenenti alla medesima categoria sociale (Turner 1982) Definizione ripresa nel 2000 da Ruper Brown per specificare che oltre l’autocategorizzazione era • necessario che l’esistenza del gruppo stesso fosse riconosciuto da almeno un’altra persona esterna a quel gruppo (perché ogni gruppo prevede un ingroup (appartenenza gruppale) dall’altra parte un outgroup ossia tutti quei gruppi a cui noi non apparteniamo Quindi si arriva ad definizione nella psicologia sociale del concetto di gruppo negli anni 2000 con • lo psicologo Ruper Brown (esistenza del gruppo e categorizzazione come elemento chiave) Diverse forme di Gruppo, Cooley, 1909 È passato un secolo dalle prime riflessioni dei Cooley intorno al 1900 il quale già inizialmente identificata la presenza di diverse forme di gruppo: Gruppi primari: piccolo gruppo composto da un numero limitato di membri, uniti da una forte • interdipendenza (livello profondo), perseguono un fine condiviso che risponde ai loro bisogni più profondi, gruppi stabili, caratterizzati da interazioni faccia a faccia, i cui legami sono intimi e spontanei, di tipo affettivo, favoriscono appartenenza e identificazione (es. gruppi familiari) Gruppi secondari: caratterizzati da un orientamento verso uno scopo specifico che giustifica • l’appartenenza dei membri al gruppo stessi, strutturazione molto elevata e ruoli rigidi e predefiniti (es. gruppi scolastici, gruppi di lavoro) In psicologia sociale distinguiamo dal gruppo alcune forme di aggregazione il gruppo si distingue da alcune forme di aggregazione come • Folla: aggregato in cui si forma un’anima collettiva e si annulla la personalità cosciente dei singoli • individui (Mucchi Faina, 2002). Si caratterizza per grado di strutturazione debole (es. Chi partecipa a una manifestazione di protesta) Massa: si distingue dalla precedente perché composta un numero superiore di persone che non • sono fisicamente raccolte nello stesso luogo (es. telespettatori di un programma) Anzieu & Martin, 1997 Banda: formata da poche persone, grado di strutturazione debole, di breve durata (es. gruppi • adolescenti) Raggruppamento: numero variabile di persone con rapporti superficiali, livello di strutturazione • medio, si riunisce periodicamente per raggiungere obiettivi comuni (es. circoli) Il gruppo ha qualcosa che si distingue da queste forme e ha caratteristiche che definiscono il gruppo. Esercizio: chi ha ragione? le Bon: “la folla è guidata da una mente di gruppo che la induce a compiere azioni che sarebbero • impensabili per gli individui presi singolarmente” Allport: “non esiste una psicologa sociale che non sia riconducibile alla psicologia degli individui” • Due ipotesi falsificato nel tempo, nel primo caso la mente di gruppo non può essere scientificamente provato, giustificato e verificato però sicuramente ci possono essere processi di influenza definiti sociali che spiegano come l’azione all’interno del gruppo sia per il singolo specifica e diversa da quella che attua in situazioni individuali. Dall’altra parte anche l’ipotesi di Allport è stata falsificata perché in qualche modo la psicologia degli individui soddisfa tutti i criteri e non riesce a spiegare alcuni fenomeni invece legati alla psicologia sociale. Infatti possiamo andare a paragonare il gruppo all’acqua (metafora di Ash per spiegare la dimensione gruppale: è come se noi avessimo diversi elementi/molecole che costituiscono l’essenza dell’acqua ma a seconda di come questa si configura (Stati diversi) noi vediamo aspetti diversi, esempio: ghiaccio, a goccioline, vapore. Può assumere forme diverse al di là degli elementi costitutivi. KURT LEWIN Questo richiama la concezione di Kurt Lewin che ritiene che il gruppo sociale ha caratteristiche distintive e reali, sono dotate di proprietà uniche che emergono dalla rete di relazione tra i membri. Siamo negli anni 50 e abbiamo le prime definizioni di Kurt Lewin (1951) come “il gruppo è • qualcosa di più, o per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha struttura propria, fini peculiari e relazioni particolari con gli altri gruppi. Quel che ne costituisce l’essenza non la somiglianza o la dissomiglianza riscontrabile tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. Esso può definirsi come totalità dinamica. Ciò significa che un cambiamento di stato di una sua parte o frazione qualsiasi interessa lo stato di tutte le altre. Il grado di interdipendenza delle frazioni del gruppo varia da una massa indefinita ad un’unità compatta. Dipende tra gli altri fattori, dall’ampiezza, dall’organizzazione e dalla coesione del gruppo”. (Lewin, 1951) Questo in altre situazioni dove la categoria non è così salienti, dove ci sono comportamenti siano disomogenei può essere che i nostri comportamenti siano più spiegati dalle istanze individuali. BROWN E TURNER Brown e Turner hanno rinominato questo continuum e si sono resi conto che vale anche a livello interpersonale. Rinominato perché a parere di questi autori tale continuum vale sia per distinguere il comportamento interpersonale da quello intergruppo sia per differenziare il comportamento interpersonale da quello intragruppo. I nostri comportamenti possono essere spesso dettati dalle istanze individuali o personali ed essere paralleli con le istanze sociali. Nel caso di Romeo e Giulietta si giunge a dei conflitti perché per le istanze individuali i due si sarebbero amati e sposati mentre dal punto di vista della categoria sociale non dovevano stare assieme ed essere uno l’opposto dell’altro. La scelta del loro comportamento si trova lungo questo continuum con scelte opposte. Continuum tra individui e appartenenza al gruppo sociale e contrasti hanno spiegato e sono stati elementi di interrogativo. (Vedi Bambino con il pigiama a righe) SHERIF Sherif è il padre della concezione “strutturale” del gruppo. • Siamo negli anni 70 e in particolare Sherif definisci il gruppo come caratterizzato da due proprietà • essenziali: da una struttura e un’organizzazione e dei suoi membri -che al suo interno si differenzia per funzioni, potere o per posizione sociale- e dalla presenza di una serie di norme o di valori che regolano il comportamento dei membri del gruppo nell’attività nella quale questo è inserito. Concetti di ruolo, status, norme e di leadership • Con quale strumento osservo il gruppo? Con una cinepresa che ci racconti la storia e la vita del gruppo. Una caratteristica importante dei gruppi è il loro sviluppo temporale. Visibilità e salienza della presenza di due o più categorie sociali Uniformità e omogeneità dei comportamenti e degli atteggiamenti nel gruppo Comportamento stereotipato o uniforme verso i membri di un altro gruppo Bassa Alta Bassa Alta Bassa Alta Esempio: studente universitario: ci atteniamo a comportamento dettati dalla categoria sociale alla quale noi apparteniamo Esempio: atteggiamenti uniformi per una forte accessibilità della categoria Levine e Moreland (1994) autori che hanno studiato il ciclo di vita del gruppo e hanno ideato il modello temporale di • sviluppo dell’appartenenza al gruppo Costituito da diverse fasi e l’idea che sta alla base è che ad ogni fase del gruppo, ogni membro • partecipa al gruppo ed è inserito in modo indifferente Il tema della vita del gruppo e di come un conduttore agisce all’interno del gruppo in modo • diverso a seconda delle fasi del gruppo è un tema da tenere sempre presente Quando noi parliamo di gruppi non parliamo di realtà statiche ma realtà in movimento. • = modello dello sviluppo di appartenenza a un gruppo si base sull’idea che i cambiamenti che si • verificano nel tempo nei gruppi e nei membri dipendano dalla loro mutua influenza e interdipendenza. La vita dei gruppi passa attraverso cinque fasi, a ciascuna fase corrisponde un differente ruolo giocato dalla persona. Come si diventa membri di un gruppo? prima di tutto ogni gruppo si costituisce e ogni singolo membro in qualche modo deve diventare • membro di un gruppo già costituito Fase 1 di esplorazione (membro potenziale- prospettive member) Le persone cercano un gruppo che soddisfa i loro bisogni e il gruppo come entità cerca persone che consentano il raggiungimento di obiettivi. Gli individui accedono al gruppo quando il loro livello di impegno verso quel gruppo è sufficientemente alto; i criteri di accesso al gruppo possono essere ristrettivi o ampi. Tattiche per entrare nel nuovo gruppo: • - “L’incerto” -Non “interventista” (inizialmente si adattano poi attuano anche strategie di attivismo) -Individuare dei soggetti nel gruppo che possono facilitare l’ingresso (mentor, tutor…) -Collaborare con altri nuovi arrivati Etichette linguistiche • Il nuovo arrivato viene etichettato linguisticamente per mettere in evidenza la specificità del suo status (matricole, principiante, novellino, cuccioli..) I nuovi arrivati • Classificazione dei nuovi arrivati in base al momento dell’arrivo (es. sostituti, visitatori che non si impegnano perché restano per poco, trasferiti che portano con sé alcune conoscenze dai gruppi precedenti, i regolari che entrano con l’idea di restare nel gruppo quindi si impegnano) In questa fase accade: 1) Ricognizione iniziale (Duplice processo) Membership = capacità del singolo di valutare quanto il gruppo gli può dare (sicurezza, autostima…) Groupship = cosa si aspetta il gruppo dal soggetto, ovvero la soddisfazione dei bisogni del gruppo, come il senso di coesione, uniformità, raggiungimento di obiettivi…) - In base al criterio di “Massimizzazione dei profitti e minimizzazione dei costi” proprio per orientare la scelta del gruppo entro quale far parte -Successive sviluppi: un altro fattore che orienta la scelta dei gruppi è il grado con cui le persone si sentono simili e in linea con il membro ideale del gruppo (Hogg) 2) Iniziazione = Spesso l’ingresso di nuovi membri viene sottolineato da cerimonie o rituali di vario tipo (piacevoli o spiacevoli) hanno una funzione simbolica • favoriscono nel nuovo membro il processo di transizione dell’identità • aiutano il gruppo a ridefinire i propri confini • alcune procedure servono come vero apprendistato, introducendo l’individuo agli standard • normativi e alle competenze rilevanti per il gruppo suscitano lealtà nel nuovo membro, sia nei casi di trattamento favorevole (inducono gratitudine e • colpa) sia in quelli di trattamento sfavorevole Alcune iniziazioni comportano esperienze negative, ma non scoraggiano i soggetti anzi lo stimolano a unirsi al gruppo…perché? È un paradosso: maggiori sono le esperienze negative e maggiore è coesione e fedeltà là gruppo. Perché spesso si fa di tutto per appartenere ad un gruppo. La spiegazione offerta da Aronson e Mills (1959) riprende la teoria della dissonanza cognitiva di Festinger “se ho fatto tutto ciò per diventare parte di questo gruppo, deve essere veramente importante per me”. L’esperienza di appartenenza al gruppo è incompatibile con la scoperta che alcuni aspetti dello • stare in gruppo non sono positivi e non sono come previsti. Se a questo si aggiunge che il soggetto ha subito un’esperienza negativa per appartenere a quel • gruppo, troppo dolorosa per essere rimossa, la dissonanza che ne deriva è psicologicamente non tollerabile e le persone vorranno ridurla. Quindi l’individuo tende a migliorare la valutazione del gruppo. • Più è severa l’iniziazione, più il gruppo appare attraente. • Iniziazione positiva: poi fatica può portare disinteresse e meno fedeltà al gruppo • Iniziazione negativa: poi dolore ma sempre minore dell’inizio • Fase 2 di socializzazione nuovo membro (newcomer) il soggetto è nel gruppo un nuovo membro • Il soggetto cerca di comprendere attivamente la cultura del gruppo (norme, abitudini, regole …); il • gruppo cerca di diffondere i propri modelli culturali e le proprie norme attraverso situazioni formali, informali e l’azione di membri autorevoli. Anche i newcomers cercano di modificare il gruppo per meglio soddisfare i propri bisogni e • portano nel gruppo nuove idee. Il livello di impegno in questa fase è molto alto e la persona diventa a pieno titolo membro del gruppo. In questa fase avviene: • 3) Cambiamenti nel concetto di sè Si struttura l’identità sociale. La nostra identità sociale è strettamente legata alle nostre •
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