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Analisi di una frase: struttura e tipi di frasi subordinate - Prof. Mereu, Appunti di Lessicologia

Grammatica comparataLinguistica italianaLinguistica comparata

Una introduzione alla grammatica italiana, specificamente alla struttura e ai tipi di frasi subordinate. i diversi tipi di frasi, come dichiarative, interrogative, imperative, e le loro forme affermative e negative. Inoltre, vengono presentate le differenze tra frasi semplice e complessa, e le strutture predicative all'interno di una frase complessa. Il documento conclude con un'analisi dettagliata delle frasi subordinate, loro funzioni e forme finite e non finite.

Cosa imparerai

  • Che tipi di frasi si distinguono in base alla modalità?
  • Che cosa sono le frasi subordinate?
  • Come si distinguono le frasi attive e passive?
  • Che cosa significa una frase semplice?
  • Che tipi di frasi subordinate esistono?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 27/05/2022

alicebenedet
alicebenedet 🇮🇹

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Scarica Analisi di una frase: struttura e tipi di frasi subordinate - Prof. Mereu e più Appunti in PDF di Lessicologia solo su Docsity! Semantica e Pragmatica Programma a.a. 2020-21  L. Mereu, Semantica della frase, Carocci (primi 5 capp.).  C. Andorno, Che cos’è la pragmatica linguistica, Carocci (primi 6 capp.).  L. Mereu, La sintassi delle lingue del mondo, Laterza (solo cap. 2 dal paragrafo 1 al 5d e solo paragrafo 5 del cap. 3). 1 lezione Che cosa si intende per Semantica e per Pragmatica?  La semantica: È il livello di analisi che si occupa del significato delle espressioni linguistiche.  La pragmatica: È il livello di analisi che si occupa del linguaggio come comunicazione Cosa sono i livelli di analisi in cui sono articolate le lingue del mondo? i livelli di analisi (dal più basso fino ad arrivare al più alto; dalle unità più piccole a quelle più grandi):  Fonetica/fonologia (unità: foni/fonemi)  Morfologia (unità: morfemi)  Sintassi (unità: frase)  Semantica → lessicale (unità: parole) → frasale (unità: frasi/enunciati)  Pragmatica (unità: enunciati/messaggi comunicativi/testi) Importante: non si può studiare la pragmatica se non si conosce la semantica; non si può studiare la semantica senza conoscere la sintassi Cap. 2 del libro ‘La sintassi delle lingue del mondo’ Definizione di sintassi:  La sintassi è il livello di analisi linguistica che si occupa dell’organizzazione della frase (=F), cioè del modo in cui le parole si combinano dando luogo ad una frase. che cos’è una F?  Sin dai tempi di Aristotele si considera F un insieme costituito da una predicazione e qualcosa di cui si predica, o un predicato (=Pred) e un soggetto (=Sogg). Predicato: ciò che si dice a proposito di un soggetto Soggetto: ciò di cui si parla Sogg e pred possono assumere la forma rispettivamente di un verbo (=V) di modo finito e di uno o più nominali, ma non necessariamente: (1) Paolo parte → espressione autonoma (2) Luca vede Maria → espressione NON autonoma perché il verbo è transitivo e richiede un oggetto (3) Ha pianto molto (4) Nevica (5) It is snowing (inglese) (6) Il pleut (francese) (7) a. Simpatica Maria [frase nominale] b. Maria è simpatica → il verbo è ‘leggero’ poiché non porta tutta l’informazione dei verbi lessicali come ‘partire’ (8) R-rajul-u mariid-un (arabo) → non c’è la copula Determinante:uomo-Nominale: malato-Nominativo L’uomo è malato In inglese e francese abbiamo un soggetto apparente, ‘fantoccio’. Quello che accomuna queste F ((1)-(8)) è la presenza di una struttura predicativa (costituita da V o altro elemento predicativo) come in (7) e da un soggetto che può essere anche assente in quanto sottinteso (3), o forma vuota di significato o elemento fittizio o fantoccio (dummy subject) in (5) e (6) ma presente tramite una forma espletiva (it in inglese, il in francese) e/o tramite una forma Ø accompagnata dall’accordo di terza persona sul V (4).  F=un insieme che ha senso compiuto, cioè è un’espressione autonoma, dotata di un Pred e un Sogg Quali e quanti tipi di F sono identificabili in una lingua? Se consideriamo F come ((1)-(8)) costituiti da un solo pred, possiamo distinguere in base alla modalità tra:  F dichiarative come (9): (9) Luca è uscito  F interrogative di tipo sì/no come (10) o di tipo K (cioè si interroga solo su una parte della frase) o wh- come (11): (10) Hai finito i compiti? (11) Che cosa ha comprato Luigi?  F imperative come in: (12) Esci subito di qui  F esclamative: (13) Che bel giorno è questo! Oltre al tipo di F subordinata, distinguiamo anche tra forme finite e non finite della F subordinata:  Se la subordinata ha il V di forma finita (o flessa per Tempo, Persona e numero), allora abbiamo una subordinata esplicita: (32) La ragazza dice [che andrà al cinema] (forma esplicita)  Se il V della subordinata è di forma non finita (o non flessa), allora abbiamo una subordinata implicita: (33) [Andando al cinema], ho incontrato Lucia (forma implicita) Forme finite hanno morfema per accordo, tempo, aspetto. Sono quelle flesse, coniugate. Forme non finite sono date da infinito, participio e gerundio. Sono quelle che non si accordono. Elementi/Costituenti di F Abbiamo già detto che questa è costituita da un sogg e da un pred come in: (34) Mario parte (F minima) Mario=soggetto, parte=predicato In termini di grammatica tradizionale si tratta di funzioni grammaticali identificate in base a nozioni di tipo logico-semantico: soggetto=l’entità che compie l’azione predicato=ciò che si predica del sogg Oltre a queste nella F vengono identificate funzioni come quella di complemento oggetto, come in: (35) Il ragazzo ha incontrato un’amica Il ragazzo=sogg, ha incontrato=pred, un’amica=(complemento) ogg Ogg=l’entità che subisce l’azione del verbo Il problema è che queste funzioni non definiscono in modo univoco tutti i soggetti o i complementi da cui è composta una F. Ad esempio il soggetto non corrisponde sempre all’entità che compie l’azione, come si vede in: (36) Paolo ha ricevuto una lettera da Maria (37) A Mario piacciono i ravioli e l’ogg non è sempre l’entità che subisce l’azione: (38) Paola soffre il freddo invernale Vari tipi di complementi obliqui (complemento di termine, di argomento, di agente, di luogo, ecc.), senza coglierne sempre né le adeguate generalizzazioni semantiche, né la distinzione in funzioni richieste dal V come sono tutti i nominali in (36)-(38) e funzioni circostanziali o avverbiali o aggiunte come il complemento obliquo in (39): (39) Luca ha incontrato il fratello al cinema Circostanziale/aggiunto=informazioni non necessarie ai fini di dotare la F di senso compiuto. In altre parole, (39) è una F di senso compiuto anche senza il complemento sottolineato: (39)a. Luca ha incontrato il fratello-→ manca l’obliquo, cioè il complemento sottolineato in (39), dove obl=complemento introdotto da preposizione Ma (39a) è una F completa, cioè ha senso compiuto anche senza l’obl, diversamente da (39)b. *Luca ha incontrato (*=F non grammaticale) Convenzione: * = non grammaticale Questo non significa che possiamo da ogni F eliminare il compl obl ed avere sempre una F grammaticale. Ad es.: (40) Luca ha dato un libro all’amico Tale F non è grammaticale se togliamo l’obl: (40)a. *Luca ha dato un libro Oltre al rapporto col pred, rispetto al quale un elemento può essere dipendente o fornire informazione aggiunta, ci sono da considerare altri rapporti interni alla F che la grammatica tradizionale non coglie. Pensiamo alle ambiguità strutturali, cioè a quei casi in cui in una stessa F si possono identificare relazioni diverse fra gli elementi, tali da produrre interpretazioni semantiche diverse, come in (41): (41) Luigi parla al cugino della moglie a. Luigi [[[parla] [al cugino] [della moglie]]] b. Luigi [[parla] [al cugino [della moglie]]] In questi casi c’è l’ambiguità: ‘la paura di Luigi’ può voler dire la paura verso Luigi oppure la paura che ha Luigi. In (41a) il secondo complemento obl della moglie indica l’argomento del pred parlare, in (41b) tale complemento fornisce un’informazione aggiunta sul nominale cugino (dice di quale cugino si tratta). Data la difficoltà di identificare questi elementi su basi logico-semantiche (cioè in base alla definizione di sogg o ogg), cercheremo di utilizzare proprietà che mostrano come essi vengono segnalati, proprietà relative alla forma degli elementi (se sono costituiti da più parole e se queste parole sono nomi, verbi, ecc.) e alla loro distribuzione (se occupano posizioni particolari nella F, quali elementi costituiscono il contesto linguistico in cui occorrono), ricorrendo alla semantica solo per disambiguare forme con più significati. come sono composti i nominali che costituiscono i sogg e gli ogg negli esempi inclusi fin qui: in tutti i casi c’è almeno un sostantivo, nome proprio o comune, che può essere accompagnato da un articolo o da un dimostrativo, o da aggettivi o anche da altro materiale determinando, raggruppamenti nominali sempre più complessi: (42)a. Luigi b. Il cugino c. Questo libro d. La geografia economica Gli elementi in (42) possono fungere sia da sogg che da ogg come illustrato in: (43) La geografia economica studia le risorse economiche della terra (44) Il ragazzo studia la geografia economica (45) Mario ha letto questo libro (46) Questo libro è interessante Quello che accomuna i nominali in (43)-(46) è che, indipendentemente dalla relazione che hanno col pred, possono avere struttura interna, cioè possono essere costituiti da gruppi di parole che formano una struttura; possiamo chiamare tale struttura ‘sintagma nominale’ (=SN) e possiamo rappresentarla nei seguenti modi: (Vedi sul libro La sintassi delle lingue del mondo cap.2, p. 24, strutture (42a-d)) In (42a-d) N (=nome) è l’unico elemento obbligatorio per formare un SN, ad N si possono aggiungere il Det (= determinante (o articolo)) e l’agg (=Agg) Notiamo anche che un obliquo è un raggruppamento di parole in parte simile al SN: (47)a. Paolo ha regalato un libro a Maria b. Paolo ha regalato un libro a una ragazza c. Paolo ha regalato un libro ad un’amica romana Gli obliqui in (47) hanno la stessa struttura interna dei SN in (42), in più sono introdotti da una preposizione (P); sono quindi anch’essi dei sintagmi che possiamo chiamare ‘sintagmi preposizionali’ (=SP) e che possiamo rappresentare come sul libro nel cap.2, p. 24, strutture (44ac). A questo punto possiamo di nuovo porci la domanda riguardante la composizione interna di una F in quanto struttura che contiene almeno un SN e un V; ad esempio, la F minima (34) (può essere rappresentata come sul libro nel cap.2, p. 24, strutture (45)) Come è composta una F con sogg ed ogg, come, ad esempio (48): (48) Luca vede Maria Potremmo dire che (48) è costituita da un SN seguito da un V e da un SN e rappresentare la F (come sul libro nel cap.2, p. 25, strutture (47)). In realtà, (47) nel libro non coglie i diversi rapporti tra i due SN ed il V, ad esempio mette sullo stesso piano il sintagma sogg ed ogg non cogliendo la relazione di accordo che c’è tra il nominale sogg ed il V; inoltre, se sostituiamo al predicato semplice in (49) dei raggruppamenti più ampi e di tipo diverso come in (50)-(53): (49) Luca esce (frase intransitiva) (50) Luca ama Maria (frase transitiva: il verbo richiede un oggetto) (51) Luca scrive una cartolina a Maria (52) Luca va a Parigi (verbo intransitivo) Quanto ai rapporti di precedenza, i costituenti del Sogg precedono i costituenti del SV, a sua volta il V precede il SN e gli altri costituenti nel SV, in questo modo fornendo informazioni sull’ordine degli elementi nelle F in italiano, ordine determinato dalla sequenza Sogg-V-Ogg (o SVO). 2 lezione Nozioni teoriche Quanto abbiamo presentato nella Lez. 1 costituisce la base per costruire una sintassi o grammatica nel senso della linguistica moderna, cioè una grammatica secondo un approccio scientifico ai dati linguistici; l’approccio ci permette di tener conto dei dati, in questo caso dell’italiano, ciò che risponde ad un criterio di adeguatezza descrittiva. Tale tipo di grammatica, elaborato a partire dalla metà del secolo scorso dal linguista americano Noam Chomsky secondo un approccio inizialmente strutturalista, ha comunque anche altri obiettivi. In particolare, si ipotizza che la grammatica costituisca un prodotto della capacità linguistica umana, nel senso che i principi e le regole in essa contenuti corrispondono alle conoscenze che un parlante applica quando usa la propria lingua. In tal senso il linguista mira a costruire un modello di Grammatica Generativa (=GG), cioè un modello che tenga conto di, o generi, tutte e soltanto le F ben formate (o grammaticali) di una lingua secondo un sistema economico, rigoroso ed efficiente quale quello sottostante l’acquisizione linguistica o la capacità che un bambino ha di produrre in tempi brevi F corrette della propria lingua (criterio di adeguatezza esplicativa). Oltre che innato, il sistema è ipotizzato universale, cioè sottostante qualsiasi lingua storiconaturale, indipendentemente dalle variazioni superficiali che ciascuna lingua può manifestare. In altre parole, la grammatica è universale (GU) in quanto condivisa dai membri della specie umana, è la dotazione biologica che corrisponde a uno stato di conoscenze sviluppate “all’interno delle condizioni imposte dall’esperienza”. Quindi la GU corrisponde a ciò che Chomsky chiama “dispositivo per l’acquisizione del linguaggio” o DAL (Chomsky, 1979). Ciò significa che il sistema grammaticale non tiene conto dei dati effettivamente prodotti dai parlanti di una lingua, cioè quelli che caratterizzano la esecuzione linguistica, ma piuttosto di dati astratti quali quelli caratterizzanti la competenza di un parlante ascoltatore-ideale che non sia affetto da lapsus, distrazioni o altri problemi tipicamente connessi ad enunciati realmente prodotti nell’esecuzione linguistica (Chomsky, 1965). Fenomeni della sintassi cerchiamo di capire che cosa fa la sintassi, o, in altre parole, quali sono le tematiche che affronta che qui chiamiamo fenomeni della sintassi.  Fenomeno 1: Ordine sintattico Abbiamo già ovviamente trattato tutta una serie di fenomeni sintattici, primo fra i quali l’ordine di F di cui l’apparato grammaticale tiene conto attraverso le strutture gerarchiche o gli alberi ottenuti applicando le regole di F. Come abbiamo già precisato, gli alberi danno informazione sull’ordine attraverso i rapporti di precedenza fra i costituenti, quindi si ipotizza che l’ordine sintattico corrisponda all’ordine dei costituenti e non a quello delle parole che formano una F. Quando si parla di ordine, ci si riferisce alla sequenza tipica delle F dichiarative attive che determinano l’ordine di base; su questo tipo di F abbiamo dichiarato nella Lez. 1 che l’ordine sintattico in italiano corrisponde alla sequenza SVO. Non tutte le lingue hanno questo ordine. Ad esempio, in giapponese l’ordine è SOV: (1) Zyoon ga guuzen ni inu o korosi-te simat-ta Zyoon Nom incidentalmente cane Acc uccidere mettere-PST Zyoon ha ucciso incidentalmente il cane mentre in irlandese è VSO: (2) Chuirfeadh Eoghan isteach ar an phost sin mettere.COND Owen in su quel lavoro Owen farebbe domanda per quel lavoro  Fenomeno 2: Complementi vs circostanziali abbiamo già visto come una F subordinata all’interno di una F complessa può dipendere dalla principale in quanto è retta dal V (o da altro elemento) formando un complemento frasale, oppure può essere aggiunta alla F principale in quanto non richiesta dal V costituendo quindi una subordinata circostanziale. Questo è ciò che differenzia (3) da (4): (3) Paolo ha detto [F che ci raggiungerà nel pomeriggio] (4) Paolo è uscito [F quando ha smesso di piovere] (3)= F sub complemento del V dire (completiva oggettiva, forma esplicita) (4)= F sub circostanziale (anche detta: aggiunta o avverbiale, forma esplicita) La distinzione tra fenomeni di complementazione e di aggiunzione è uno dei compiti importanti della sintassi e riguarda il rapporto tra sintassi e lessico. Che cos’è il lessico? L’insieme di parole che costituiscono un dizionario di una lingua, ma anche l’insieme di parole che fanno parte delle conoscenze lessicali nella nostra mente. Prendiamo una parola che è un V, ad es. amare. Fra le conoscenze che abbiamo di questa parola c’è quella che ci dice che è un V transitivo, cioè un V che regge un oggetto. Questa è l’informazione che, insieme al significato, troviamo anche in un dizionario. Perché riguarda il rapporto col lessico e le nostre conoscenze su questo rapporto? Perché, se sento o leggo una F come: (5) *Paolo amava io so che quello che non va in questa F è che manca l’ogg, quindi l’ogg è un compl. del V e non un suo aggiunto o circostanziale. Il lessico quindi è costituito dall’insieme delle voci lessicali o parole, ciascuna delle quali deve specificare se regge o no un complemento; ciò vale non solo per il V e i costituenti interni al SV, ma per una qualsiasi categoria lessicale X e i costituenti interni al SX (sintagma X, cioè SN o SA o SP) Ad es. la distinzione riguarda il rapporto tra un N e gli elementi retti da N; si tratta di N particolari chiamati deverbali in quanto vengono da un V: (6) La convinzione [Fsubche la terra è tonda] era condivisa dai greci Il N convinzione viene infatti dal V convincere, infatti posso dire: (7) I calcoli matematici avevano convinto i greci [Fsubche la terra è tonda] I N comuni ovviamente non hanno questa capacità di reggere un compl: (8) *Il libro [Fsubche la terra è tonda] Finora abbiamo visto compl. e aggiunti solo frasali, vediamo un es. di aggiunto nominale: (9) Paolo amava [SNcompl Lucia] [SPagg con passione]  Fenomeno 3: Strutture complesse Questo fenomeno della sintassi è stato finora trattato abbondantemente per caratterizzare la tipologia delle F di una lingua. Il linguaggio è fatto di F che contengono altre F (ricorsività) o altro materiale in modo da creare strutture sempre più complesse. Si applicano quindi alla F vari processi di incassamento, concatenazione o coordinazione di materiale di vario tipo. Partiamo dalle strutture frasali complemento del V. Riprendiamo una F complessa data da un completiva oggettiva: (9) Luca ha detto [che il professore è uscito] (10) Non sappiamo ancora come rappresentare (10) in quanto non abbiamo ancora una regola sintagmatica per espandere un complemento frasale. Infatti, riprendendo le regole sintattiche della 1 lezione (11)
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