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Psicodinamica: storia e modelli di intervento, Dispense di Psicodinamica Delle Relazioni Sociali

Una panoramica sulla storia della psicodinamica e sui modelli di intervento utilizzati in ambito familiare. Vengono descritte le quattro fasi della psicodinamica, il concetto di normalità e il modello evolutivo. Inoltre, vengono presentati i tre modelli di intervento: supra-individuale, supra-individuale-individuale e individuale-supra-individuale. Il documento si conclude con una riflessione sulle dimensioni di autonomia e dipendenza nella famiglia e sulla differenziazione del Sé. La descrizione è di circa 500 caratteri.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 27/10/2023

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anna-ratti 🇮🇹

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Scarica Psicodinamica: storia e modelli di intervento e più Dispense in PDF di Psicodinamica Delle Relazioni Sociali solo su Docsity! PSICODINAMICA Lezione 1 La storia I FASE: - anni ’50 comparsa in America di nuove tendenze nel campo delle scienze umane - approccio olistico ai problemi: sviluppo di una “scienza dei sistemi” - Studi di Sullivan, Ruesch e Batson - Neofreudiani  linguaggio differente - Da uomo psicologico  a uomo sociale - Madre schizofrenogena II FASE: la famiglia come unità di studio e di intervento Due tendenze: - Inserire le nuove acquisizioni nel quadro concettuale della psicoanalisi (continuità con il passato) Ackerman, Boszormenyi- Nagy, Bowen Whitaker) - Rottura con la tradizione e rinnovamento del linguaggio e delle categorie concettuali ( gruppo Palo Alto, Minuchin) III FASE: - Affermare il nuovo paradigma in veste rivoluzionaria al di fuori dei circuiti di potere - Crisi delle istituzioni, peso crescente dei gruppi etnici, aumento delle malattie mentali, necessità di riforme dei servizi sociali - Passaggio dall’interesse esclusivo per l’individuo a quello per i piccoli gruppi e per le potenzialità patogene e curative delle comunità - Intervento in nuove realtà (famiglia, scuola, quartiere..) - Forte richiesta sociale: applicazione prevalentemente tecnica, arresto della ricerca e della sperimentazione del nuovo modello IV Fase: Ripresa dell’interesse per la sperimentazione e l’approfondimento teorico Lezione 2 - 4/10/22 Parametro: il rapporto individuo-famiglia, letto in termini di figura- sfondo Modelli di intervento Supra-individuale: il clinico interviene sulle interazioni tra individui, comprenderne le regole che guidano le relazioni e intervenire sui parametri organizzativi che frenano il normale sviluppo o le potenzialità di quella famiglia. Obiettivo del terapista: assicurarsi di comprendere in una visione di insieme sulle regole relazionali che permetta di rompere questi parametri organizzativi. Modello supra-individuale-individuale: considera entrambi i livelli. Obiettivo di questo gruppo di teorici: non è la rottura di circuiti omeostatici ma la modificazione delle relazione tra i membri, capire quale tipo di funzione ha bloccato questa famiglia. Prende in considerazione anche il vissuto delle persone, le emozioni degli individui  dimensioni trascurate dai teorici del primo modello. Intervento quindi sia sulle regole sia sulle componenti emozionali individuali della famiglia. Modello individuale-supra-individuale: guarda come l’individuo vive e considera le relazioni familiare. Modalità in cui si concepisce e concepisce le relazioni  considerazione non solo del sistema intrapsichico ma anche relazionale. Terapeuta cosa fa? Aiuta la persona a fare un esame di realtà più verosimile, aggiustare le sue distorsioni relazionali. Individuo e le sue relazioni osservati a partire dall'’esperienza dell’individuo. I principi fondamentali che ispirano la teoria generale dei sistemi Lettura lineare è poco in grado di leggere i fenomeni complessi del comportamento e delle relazioni umane. Nuovo modello non interpreta con una lettura lineare, ma prende in considerazione una causalità circolare, che valuta quindi le interconnessioni e le influenze reciproche. Quindi studiare i sistemi come una totalità organizzate  il totale non è uguale alla somma delle parti: quello che studiamo è la mera somma di a+b+c+d ma anche le relazioni tra queste componenti e le qualità di queste relazioni. Definizione di normalità - Famiglie asintomatiche: per molto tempo la normalità è stata fatta coincidere con l’assenza di sintomi, ma il percorso sintomatico è solo la fine di un percorso di malessere (es. nel paradigma sistemico, per avere una diagnosi di schizofrenia ci vogliono 3 generazioni) - Normalità come media statistica - Famiglie ottimali - Concezione sistemica Modello evolutivo: come ogni famiglia è in grado di assolvere in maniera sufficientemente adeguata ai propri compiti evolutivi. Quali compiti evolutivi? All'’inizio di questo modello viene introdotto il concetto di 1^ cibernetica visione meccanicistica: guardava alla capacità di avere un buon equilibrio e la capacità di regolarsi: guardava alle regole intra-familiari, che tipo di equilibrio si raggiunge rispetto alle regole e come si mantiene questa omeostasi nel tempo. Si guardava poco alla capacità trasformativa e alle relazioni con l’ambiente. 2^ cibernetica invece guarda più alla tendenza a conservare un equilibrio nel tempo ma anche a modificare sia le regole intra-familiari (in base ai bisogni interni alla famiglia) sia le relazioni con l’ambiente esterno. in evidenza la possibilità di avere una teoria capace di cogliere e studiare la doppia tendenza dell’umano di mantenere un equilibrio ma anche di cambiare forma e organizzazione nel corso della vita. Il contesto È’ impossibile valutare una condizione emozionale-affettiva senza considerare il contesto in cui è inserita. Dobbiamo riuscire a capire fino a quanto dobbiamo allargare il contesto per capire un fenomeno. Come definire la famiglia Per comodità di studio diciamo che una fase può essere caratterizzata dall'’appartenenza e una può essere caratterizzata da differenziazione, ma è importante ricordare che entrambe le dimensioni sono co-presenti dalla nascita e sono sempre attive. Da una parte procediamo verso progressivi livelli di autonomia, ma forme di autonomia sono presenti fin dalla nascita. Nella nostra esperienza procediamo sempre su un binario in cui abbiamo da una parte abbiamo l’autonomia e dall'’altra la dipendenza. Quando siamo adulti per esempio  più impegnati in processi della differenziazione del sé, ma questo non vuol dire che i processi di dipendenza e appartenenza siano inattivi. Per esempio, durante le relazione di coppia si crea una dipendenza sana (interdipendenza). Anche in età adulta, quando il processo di differenziazione del sé è concluso, potrei aver bisogno di rientrare nella dimensione dell’indipendenza. L’equilibrio tra queste due dimensioni è l’aspetto che ci permette di capire il funzionamento della famiglia o dell’individuo. La differenziazione del Sé Processo a lungo termine nel quale il figlio lentamente si svincola dall’originaria fusione con il caregiver e si muove verso la propria autonomia emotiva, attraverso un continuo lavoro di autodefinizione ed individualizzazione, raggiungendo una posizione Io. (=Posizione emotiva-affettivo-relazionale che raggiungiamo quando diventiamo adulti). Il processo di separazione emotivo è lento, complicato e per lo più incompleto. Il bambino passa attraverso gradi di svincoli e si muove dall'’originaria fusione e arriva fino alla posizione Io. Nessuno raggiuge completamente questa posizione, perché i vincoli di dipendenza sono troppo forti per essere sradicati  rimane sempre un aspetto di minima sudditanza psicologia, imbarazzo, simmetria con i propri caregiver. Possono esserci delle oscillazioni: bisogno attivo ci può portare a ritornare a una dimensione di dipendenza dai caregiver, ma sono regressioni puntuali, definite da un bisogno, dopodiché si torna allo stato di indipendenza. Il grado di differenziazione determina lo stile di vita della persona ed è replicato nelle diverse relazioni (per es., nella relazione di coppia). “Un Sé differenziato è quello che riesce a mantenere l’obiettività emotiva anche quando è dentro un sistema emotivo in fermento, ma che nello stesso tempo si mantiene attivamente in relazione con le persone-chiave del sistema” (Bowen M., 1979)  guarda al peso della famiglia, ma si concentra sulla dimensione individuale. Persona stabile nella posizione Io è una persona che in situazioni emotive di fermento (fasi del ciclo di vita: nascita, adolescenza, uscita di casa di un figlio, in qui la famiglia si attiva si attiva per promuovere nuove forme di relazione per ristabilire un’omeostasi), mantiene l’obiettività (non perdere la posizione Io) e riesce a riconoscere i propri bisogni, anche se la famiglia sta attivando dei processi trasformativi, e quindi fa richieste molto centripete. Questo lo fa senza rompere i legami con la famiglia. Come raggiungo la Posizione Io? La raggiungo quando so assolvere contestualmente a questi compiti: 1. Devo mantenermi in contatto con i miei bisogni (mantenere obiettività) 2. Nei momenti di fermento 3. Senza rompere i legami Se in alcuni momenti non riesco ad assolvere a uno di questi compiti, non ho raggiunto la completa differenziazione del sé. Distinguere famiglie che apparentemente non hanno questi requisiti, ma li hanno in nuce e quindi dobbiamo aiutarli a farli uscire. Famiglie che hanno questi requisiti. Il sé si differenzia attraverso due condizioni: - Grado di differenziazione dei genitori: condizione che maggiormente ci indirizza - Clima emotivo prevalente nella famiglia di origine: famiglie in cui prevale rabbia, paura, angoscia, è più difficile che ogni componente del sistema trovi la sua area di bisogno perché il clima è molto ostile quindi… - La famiglia è un sistema affettivo ed emotivo plurigenerazionale che organizza relazioni ed è matrice di identità. - Il sistema famiglia è costituito da vari sottosistemi ed è “attraversato” da un asse orizzontale ed un asse verticale: c’è il tempo/ciclo di vita della famiglia (asse orizzontale), storia della famiglia nelle tre generazioni e l’influenza della dimensione storica sulla famiglia di oggi (asse verticale) Lezione 11/10/2022 Identità organizzativa della famiglia Per comprendere l’identità organizzativa della famiglia oltre ad appartenenza ed esternalizzazione è possibile utilizzare altri due criteri: - Struttura: come si organizza in termini di struttura - Funzionamento: come la famiglia vive l’esperienza relazionale Struttura - Ampiezza e ruoli: tre generazioni  quale grandezza di famiglia prendiamo in considerazione? In genere tre generazioni, se andiamo a prendere grandezze generazionali che vanno oltre probabilmente avremo un qualche tipo di correlazione, ma non diretta. Ruoli: scansione in ruoli  padre, madre, figlio etc.. danno luogo alla struttura familiare e sono culturalmente predefiniti, ogni società scandisce cosa significa essere padre, madre, figlio… Per la psicologia padre e madre sono l’idea di responsabilità, di asimmetria, di cura. A volte i ruoli, ad esempio di padre e madre, non sono attribuibili a chi ha meso al mondo il bambino, a volte ne fanno le veci i nonni o gli zii. La maggior parte delle famiglie è composta da genitore 1 e genitore 2, con ruoli complementari, ma non sovrapponibili (componente trasversale). L’assunzione di un ruolo all'’interno della famiglia è legata da due dimensioni: dalla cultura propria della famiglia d’origine e dalla cultura sociale (di cosa significa per la società avere quel ruolo, elementi in comune in tutte le società)  essere madre significa esserlo sia culturalmente, sia per il significato che attribuisce la famiglia di origine. - Legami familiari Vincolati e con limitati gradi di libertà: non tutti i legami sono familiari, ma sono inseriti all'’interno di una struttura normata da un vincolo (noi non siamo figli di tutti, ma abbiamo dei vincoli normativi). Non è solo un vincolo normativo, ma anche affettivo. Quando ad esempio c’è un abuso familiare c’è la rottura del vincolo familiare, perché si è superato il grado di libertà concesso. Gerarchicamente strutturati Definiti da attaccamento e lealtà (vedi dopo) - Tempo: individuale e familiare Funzionamento 1. Regolazione delle distanze 2. Sensibilità e complessità organizzativa 3. Sviluppo 4. Trasmissione intergenerazionale Lezione 19.10. 2022 Appartenenza e differenziazione sono due dimensioni ampie che raccontano del funzionamento della famiglia, ma possono essere specificate da altre dimensioni che sono incluse nell’appartenenza e differenziazione. Necessario che la gerarchia esista  per comprendere il buon funzionamento della famiglia, noi andiamo a ricercare queste gerarchie all'’interno della famiglia. Gerarchia è un concetto funzionale, evolutivo, che ci permette di capire se la famiglia è stata in grado di differenziare i ruoli e le funzioni in maniera adattiva. Ci aspettiamo che le funzioni genitoriali siano assegnati agli adulti, i quali attraverso queste competenze sono in grado di differenziare le competenze dei bambini  relazioni simmetriche. In una famiglia dove i compiti evolutivi e i sottosistemi sono differenti esistono rapporti gerarchici ma anche paritetici (senza gerarchia). Nel ciclo di vita di una famiglia rapporti che erano asimmetrici si simmetrizzano, e viceversa, oppure si simmetrizzano al contrario. I legami interni alle famiglie che definiscono la struttura familiare devono essere caratterizzati da: - Attaccamento: nella sua accezione più ampia  legame tipico delle relazioni affettive proprie dei genitori e figli, legame di appartenenza, vincolo, tipico dell’essere parte di una famiglia e che spesso risponde ai bisogni primari. Legami di attaccamento non sono vincolati a legami di sangue, ma devono sempre prevedere una cura reciproca. - Lealtà: legame di lealtà, di reciproco riconoscimento, di vincolo di appartenenza  sento di appartenere a quella famiglia  sentimento di gratitudine, lealtà, rispondo a regole e indicazioni familiari. Corrispondenza di diritti e doveri, di lealtà affettive. Se siamo leali avremo anche dei benefici reciproci. Regole nei sistemi variano culturalmente  la forma è influenzata dal contesto temporale e culturale. Per creare un legame di indipendenza sia necessario creare delle regole che vincolino chi sta insieme e chi no, chi appartiene a quello specifico gruppo e chi no  la lealtà ci dice chi sta insieme, ma per appartenere lealmente dobbiamo vincolarci in qualche modo, e rispondere a delle regole affettive. Tempo Lezione 25.11.2022 Famiglia disimpegnata: la pressione all'’autonomia è elemento centrale. Componenti spinti dalla differenziazione ad auto-referenziali, occuparsi in maniera autonoma dei propri bisogni sia che ciò sia in linea con le caratteristiche della traiettoria di sviluppo (sono adulti), sia che non lo sia (bambini, adolescenti, pre-adolescenti). Difficoltà a concedere la possibilità ai componenti di avvalersi dell’esperienza di appartenenza, affidarsi all'’altro, essere riconosciuto dall'’altro, essere accompagnato fino all'’autonomia. Può accadere però che i vari sottosistemi, per esempio la diade sentimentale, si chiudano in una relazione simbiotica, componendo quasi un’unità, diventando incapaci di distinguere il ruolo dell’altro, essendo iper-dipendenti. Questa diade, che ha confini molto rigidi, si sviluppa nella famiglia con l’idea che ognuno debba occuparsi del proprio benessere. Possibili configurazioni della famiglia disimpegnata ci dicono che: - Il difetto è nell’appartenenza - Il sistema più investito è il sistema Io, che ha un confine molto rigido rispetto a sé stesso  autoreferenzialità - Famiglia che all'’interno spinge molto verso l’autonomia - Ma apre i confini verso l’esterno  compiti affidati a soggetti esterni, investiti e rappresentati con qualità e compiti non propri P e M relazione molto stretta, quasi fusionale, che non permette al figlio di accedere a aspetti di scambio comunicativo e affettivo  per differenziarci come persone dobbiamo interfacciarci con gli altri sottosistemi: più riusciamo ad avere un buono scambio comunicativo e affettivo e relazionale con altri sottosistemi, più ci confrontiamo con parti di noi che non sono sempre identiche. Alleanza madre-figlio stretta, da cui il padre è escluso. Rapporto esclusivo che per il F è potenzialmente disfunzionale. P e M hanno confini labili rispetto ai figli: questo porta a una intrusione reciproca. I nonni rimangono il vertice affettivo dominante, per cui P e M rimangono in una posizione di figli. Tutti gli altri rimangono in na dipendenza asimmetrica verso il sistema di origine, il vertice affettivo. Sensibilità e complessità organizzativa Un altro aspetto del funzionamento della famiglia è la sensibilità e complessità organizzativa: le famiglie normo-funzionanti, sono caratterizzate da una flessibilità non solo dei confini ma anche delle regole affettive e delle funzioni e dei ruoli dei componenti, perché deve rispondere ai cambiamenti richiesti dall'’esterno e dall'’interno e deve seguire il ciclo di vita. Flessibilità, cioè la capacità di cogliere e rispondere ad esigenze e cambiamenti sia interni, sia esterni. più è flessibile, maggiore è l’abilità di organizzare le proprie risorse. Se la famiglia è rigida, invece, può essere funzionale in una tappa ma diventa disfunzionale nelle altre. Flessibilità non vuol dire, però, labilità dei confini. Maggiore è la flessibilità, maggiori sono le risorse che la famiglia mette in gioco per accompagnarsi nei cambiamenti e nei processi trasformativi. Un altro aspetto che riguarda il funzionamento è che le famiglie procedono sempre attraverso il superamento di crisi. L’evoluzione consiste in un processo di perdita di equilibrio e di riorganizzazione verso un nuovo equilibrio. Solitamente le famiglie attraversano una fase, lasciando la precedente, abbastanza automaticamente e affrontano il superamento di crisi in modo abbastanza implicito. Ma questo non vuol dire che le difficoltà non si possano esprimere, anzi spesso si traducono in sintomi dei componenti: - configurazioni sintomatiche, nascono in famiglie dove le crisi diventano insuperabili - famiglie dove le crisi si sentono ma in modo transitorio  piccoli riaggiustamenti. Video di Andolfi con la famiglia con origini ebree Lezione 26.10.2022 Video Andolfi: quando il bambino si fa carico di qualcosa che non appartiene alle sue competenze, vuol dire che gli è arrivata una fragilità che non lo riguarda in prima persona (in questo caso l’espressione della rabbia). Andolfi, dividendo i fogli e chiedendo a ognuno di disegnare la propria rabbia, separa le esperienze di rabbia: - confine sottosistema bambino-sottosistema genitore reimpostato - mostra che è importante che i compiti evolutivi siano vissute all'’interno del proprio sottosistema, legato alle proprie esperienze. Il movimento di Andolfi quindi si collega con i confini, con i compiti evolutivi  posizione supra-individuale individuale: il disturbo del bambino era molto legato a un tema specifico del caregiver. Meccanismi di difesa della famiglia belga: - evitamento della rabbia  dimensione della rabbia non è elaborato, quindi arriva nella generazione successiva (Ilan) come elemento forte e non elaborato  amplificazione dell’espressione di rabbia e incapacità del genitore di gestirla - esperienza specifica della rabbia, che in alcune generazioni è stata evitata, o vissuta e contenuta Questa modalità difensiva (evitamento) regge fino a quando la necessità del bambino si sincronizza con la difficoltà del genitore. Quando questa modalità difensiva si incontra con la dimensione dell’esperienza di rabbia dei genitori, si crea un corto circuito  amplificazione del sentimento di impotenza del genitore, che si astiene dal contenere Ilan perché non è in grado.  tema della trasmissione intergenerazionale. Significato del sintomo: la rabbia Ilan e la sua famiglia danno un significato specifico al sintomo.  Ma il significato che la famiglia attribuisce a un evento critico che vive con difficoltà è corretto? Da una parte, può essere che la rappresentazione di Ilan sia egocentrica (“sono sbagliato”), ma può anche essere che il significato attribuito dalla famiglia in u momento di difficoltà non sia corretto. Andolfi propone una rivisitazione del significato, per una famiglia che in questo momento di difficoltà fa fatica ad avere un punto di vista adeguato. Dice che grazie alla manifestazione di Ilan, la famiglia è riuscita a capire quali sono i problemi sottostanti a questa difficoltà  il sintomo è una porta di ingresso: bimbo come amplificatore che mostra il funzionamento della famiglia. Visione supra-individuale-individuale: nel fare diagnosi, non ci fermiamo alla dimensione bambino, o a quella genitoriale, o a quella di coppia, ma le consideriamo tutte e tre, salendo anche alle generazioni precedenti: bisogna valutare la complessità della famiglia, essendo anche capaci di destrutturare gli elementi, in modo da capire bene la posizione di tutti, per poi ricomporre tutto, ottenendo una visione di quello che è accaduto più complessa. Alleanza con il bambino: per riportarlo nella sua zona di comfort, crescita e benessere  riportare il problema nel suo sottosistema. Andolfi dice a Ilan: “Io posso aiutarti se tu smetti di esercitare una funzione che non è tua”  può aiutarlo se lui sente che è possibile abbandonare il ruolo di portatore di sintomo e di identificarsi come Ilan figlio e scolaro. Vediamo quindi come il bambino è considerato competente, come guida efficace nel contesto familiare. Stern: now-moment  momento in cui il paziente e il terapeuta si sintonizzano molto intensamente, è un salto nella comprensione di sé stesso e nel processo trasformativo. Lezione 2.11.2022 Identità organizzativa della famiglia Trasmissione intergenerazionale con cui la famiglia si assicura un senso di identità, ogni famiglia trova una specificità di contenuti e modalità di trasmissioni. Scopo: assicurarsi sopravvivenza nel tempo, attraverso una dimensione culturale di appartenenza  attraverso la dimensione biologica della riproduzione ma non solo (a diagnosi come evento traumatico ma anche come punto di partenza per riaggiustare l’immagine del figlio, riconoscendone le difficoltà. Relazione tra sibling e fratello affetto da autismo La dimensione individuale e dei vissuti personali nella scelta del partner Reazione di coppia è una fase cruciale del ciclo di vita mettere in atto un processo di apprendimento e nuove competenze Definizione: di Vella, 1992 La genitorialità Stereotipi verso la figura materna Lezione 8.11.2022 Presentazioni Lezione 9.11.2022 Mito familiare All'’interno della trasmissione dei modelli intergenerazionali, e della crescita nella matrice familiare esistono dei gradi di libertà individuali. Il mito consente alla famiglia di trasmettere il significato dei ruoli e delle funzioni. Distanziamento dal mito familiare Come la dimensione familiare arriva nell’esperienza individuale nell’età adulta? Il passaggio da mito familiare a individuale è un passaggio evolutivo. Elementi identitari della famiglia che diventano stabili nel tempo possono trovare una risignificazione all'’interno del percorso individuale. Se sono stato riconosciuto come individuo e accompagnato nelle diverse fasi di vita posso distanziarmi dal mito. Ciò vuol dire da una parte accettare le parti compatibili con me e i miei aspetti esperienziali, includere nella mia esperienza alcune parti del mito e dall'’altra escludere gli elementi che contrastano con la ricerca di un’identità autonoma, di differenziarmi. Mito è uno degli elementi che garantisce la matrice identitaria ma consente di riconoscere come proprie alcune parti del mito e di non accettare le altre parti che mi omologano agli altri. Passare da mito familiare a un mito individuale significa trovare una posizione Io rispetto alla gestione dei valori e alle caratteristiche principali dei miti familiari, senza disconoscermi. Anche nelle scelte individuali posso incontrare individui che hanno raggiunto una posizione individuale matura, differenziandosi dal contesto familiari, ma anche persone che hanno invece una modalità di iperinclusione nella famiglia, oppure di rifiuto nei suoi confronti. Appartenenza e separazione Posizioni emotive che hanno un andamento ondulatorio (si dipanano nel ciclo di vita della famigliadifficoltà la famiglia può ricompattarsi intorno a un vissuto comune della famiglia) che caratterizza la dinamica emotiva delle relazioni affettive armoniche. Possono essere vissute come mutualmente escludentesi (invischiamentovivo soltanto il sentimento di appartenenza, oppure taglio emotivovivo solo la differenziazione). Le posizioni escludenti non sono funzionali. Il taglio emotivo Una delle modalità la difficoltà di vivere queste due posizioni in maniera adeguata è il taglio emotivo: un brusco allontanamento emotivo e /o fisico. Uno dei componenti recide il legame familiare, spesso coincide con allontanamento fisico. Di solito è una scelta che si fa alla ricerca di una posizione individuale, di differenziazione, perché la vivono come l’unico modo per separarsi dalla famiglia. Perché si arriva a una posizione del genere? In adolescenza dobbiamo iniziare una dialettica con i caregiver per rendere paritetico il rapporto  ciò vuol dire che devo avere anche una sufficiente forza emotiva per affermare la mia individualità, superare la barriera intergenerazionale. Se arrivo a questo momento con una fragilità relazionale affettiva, per esempio vivendo in una famiglia invischiata, sarà complicato farlo  non vengo riconosciuto come individuo autonomo quindi vivo questa dialettica, che mi porta al confronto e alla risoluzione dei conflitti, come pericolosa, destrutturante. Il taglio, quindi, è un evitamento del processo dialetticoestraniamento che preserva dal confronto e dalla risoluzione di conflitti. Può produrre arresti evolutivi e sentimento d’incompletezza che può condizionare le successive relazioni. Lezione 14.11.2022 Salvador Minuchin “In tutte le culture la famiglia imprime un senso di identità nei suoi membri”  famiglia è centrale in tutte le culture  La famiglia è la matrice psico-sociale dei suoi membri  L’esperienza di identità si fonda su appartenenza e denso di differenziazione  Nel bambino il senso di appartenenza si forma attraverso la sua appartenenza ai gruppi e l’appropriazione di modelli transazionali  modelli transazionali La famiglia dovrebbe delimitare campi di autonomia adeguati all’età del bambino, che egli sperimenta come “differenziazione”. Il senso di identità è influenzato dal senso di appartenenza ai diversi gruppi. La famiglia è un sistema aperto che opera attraverso modelli transazionali. Modelli transazionali: transazioni ripetute che definiscono come e quando e con chi stare in relazione (non è la transizione). La famiglia non vive solo di omeostasi, ma anche capace di mutare un equilibrio in base a bisogni interni ed esterni. Famiglia è un sistema aperto che funziona su modelli transazionali, che sono frutto delle esperienze che la famiglia ha ripetuto nel tempo. Es. famiglie in cui il rispetto è fondamentale, lo vivrà a pieno, potenzierà tutte le situazioni e i contesti dove c’è rispetto. I modelli sono mantenuti attraverso due sistemi di costrizione, che mi consentono di mantenere una stabilità nel tempo, consentono al sistema di esistere e affrontare i cambiamenti possibili (meccanismo dell’omeostasi): - costrizioni generali: appartengono a tutte le famiglie. Es. il fatto che ci sia relazione di potere tra genitori e figli  prescinde dalla cultura della famiglia, l’asimmetria è una regola generale - costrizioni specifiche di ogni famiglia: modelli di comportamento familiari che definiscono le aspettative reciproche, le regole morali, come si gestiscono gli eventi quotidiani. Diventano automatiche, spesso implicite. Lezione 21.11.2022 I confini – Minuchin I confini definiscono le regole del sottosistema (chi e come vi partecipa). Hanno la funzione di proteggere la differenziazione del sistema. Ogni sottosistema ha specifiche funzioni e fa specifiche richieste ai suoi membri. Le capacità interpersonali sono legata alla possibilità che ogni sottosistema ha di essere libero rispetto all’interferenza degli altri. Se vivo in una famiglia bilanciata, vuol dire che questa mi ha lasciato vivere liberamente la mia posizione di figlio, cioè ho avuto accesso agli altri sottosistemi in maniera armonica. Assenza di rapporto non è un fattore di protezione, ma anzi può compromettere lo sviluppo delle competenze interpersonali. I confini devono essere chiari e permettere, dunque, che i membri esercitino le proprie funzioni senza interferenze, ma permettono i contatti con altri membri di sottosistemi. Devono essere leggibili sia dal sistema intrafamiliare che dal sistema extrafamiliare  esempio: la coppia deve definire cosa è proprio e cosa non lo è. Tanto più un confine è presente in maniera chiara, tanto più il sottosistema vivrà la sua dimensione in salute.  per esempio, nella coppia dei genitori  definire i confini in modo chiaro fa sì che sia il sottosistema coppia sia il sottosistema figli siano protetti nella loro esistenza. I confini devono essere anche flessibili, per consentirmi di modulare cambiamenti all'’interno della famiglia (crisi evolutive) e cambiamenti rispetto al sociale. Confini rigidi: comunicazione difficile tra i sottosistemi e le funzioni di difesa sono danneggiate (invischiamento e disimpegno). Quali famiglie hanno confini rigidi? Quelle disimpegnate e quelle invischiate  categoria rigidità rimanda alla disfunzionalità della famiglia. Rigidi vuol dire che non sono né chiari né flessibili. Quando ho un confine troppo aperto, non chiaro, la mia capacità di difendere il sottosistema è troppo debole, quindi il sottosistema è danneggiato. Per studiare la famiglia non usiamo categorie ma un continuum  Ogni famiglia può essere collocata in una qualsiasi posizione del continuum e gli estremi indicano uno stile transazionale. Al centro del continuum abbiamo confini chiari e flessibili. Operazioni agli estremi potrebbero portare patologia. La maggior parte delle famiglie ha sottosistemi invischiati o disimpegnati. Famiglie invischiate Le famiglie e/o sottosistemi caratterizzati dall’invischiamento promuovono un forte senso di appartenenza a discapito dell’autonomia. Presentano difficoltà rispetto alla differenziazione e il sistema scoraggia l’esplorazione e il padroneggiamento dei 15 crocette (forse penalità) e 2 aperte (1 è sul lavoro di gruppo) Lezione 28.11.2022 La normalità In letteratura  Offer e Sabshin: riflettono su cosa è l’individuo normale: 1. Normalità come salute (assenza di patologia) 2. Normalità come media statistica 3. Normalità come utopia (funzionamento ideale o ottimale) 4. Normalità come processo (processo evolutivo individuale) La famiglia normale Primo filone: Famiglie asintomatiche  assenza di problemi, ma la normalità si valuta proprio nei momenti in cui la famiglia ha dei problemi. Inoltre, il disturbo può essere individuale, e non per forza questo influenza tutta la famiglia (il disturbo non è familiare) e viceversa. Secondo filone: Famiglia normale come media statistica: tendenza a patologizzare tutto ciò che non è al centro della curva. Famiglie composte da un vedovo e sua figlia andrebbero nella coda quindi questa famiglia sarebbe patologica. La salute spesso non corrisponde alla normalità. Famiglia tipica: modello comune e prevedibile. Terzo filone: Famiglie normali come famiglie ottimali: valutare la famigli sull' base del funzionamento e questa famiglia deve avere della caratteristiche ideali rispetto a una dimensione culturale (varia di cultura in cultura). Gli ideali variano sulla base di una dimensione culturale. Pattern ottimali per il funzionamento di una determinata famiglia possono non coincidere con lo standard giudicato ideale. Quindi la normalità dipende dalla cultura che osserviamo? Quarto filone: Famiglie normali come processo: famiglie che affrontano i processi transazionali  iniziamo a valutare le famiglie non in maniera statica, ma andiamo a vedere il suo funzionamento all'’interno del modificarsi del tempo e delle caratteristiche interne ed esterne al sistema. Famiglie normali basate sui processi transazionali (transazioni: «transazioni ripetute stabiliscono modelli su come, quando e con chi stare in relazione», in un dato momento e contesto) Concezione di tempo diversa rispetto a prima  sviluppo e dinamicità della famiglia  famiglia non statica e legata a un singolo tempo. Focus su funzionamento come diverso dalla normalità  e quindi considerare le famigli come disfunzionali e funzionali e non come normali e non normali. Adattamento una delle dimensione attraverso cui possiamo valutare una famiglia. “Sviluppo familiare normale è concettualizzato in termini di processi adattativi che implicano la capacità di affrontare con successo i compiti specifici di ogni periodo della vita e le difficoltà transitorie che si presentano”. Esempio: una coppia che ha appena avuto una bambina, in questa fase la famiglia potrà avere un atteggiamento di tipo centripeto. La stessa famiglia dopo 15 anni potrà avere uno stile centrifugo. Ma quindi è normale o non normale? Dobbiamo osservare il processo, le fasi di vita del singolo individuo e quelle della famiglia e così possiamo valutare. Eventi normativi e paranormativi: eventi inaspettati possono cambiare la configurazione della famiglia ma questo non vuol dire che la famiglia diventa disfunzionale. Problem solving e riparazione: come la famiglia riesce a riadattarsi, ad essere sufficientemente flessibile di fronte a un problema. Quindi non parliamo di famiglia normale, ma di famiglia sana, tipica, funzionale. C’è quindi un continuum. Orientamento professionale: in base a questo si può avere una visione diversa su ciò che può essere tipico e funzionale. Dobbiamo considerare le credenze culturali e le esperienze culturali. Altre normalità: diade dominante come elemento centrale  formata da genitore e dal figlio per tanto tempo. Negli ultimi anni  cambiamento della diade dominante: si mette al centro la coppia, genitori che lavorano entrambi, più importanza al rispetto reciproco e reciprocità, importanza della simmetria in una coppia. Nella società occidentale: il modello di famiglia in cui entrambi i coniugi sono impegnati professionalmente e hanno una relazione più bilanciata ha sostituito in buona parte quello più gerarchico e tradizionale, basato sui ruoli rigidi e complementari dell’uomo autoritario che lavora e della donna casalinga che si occupa dei figli. Ma quali sono le dimensioni più o meno generali tramite cui possiamo valutare il funzionamento di una famiglia? - Legami intergenerazionali - Condivisione dei valori - Intese affettive e risorse economiche - (crescita e educazione dei figli) Nuove configurazioni familiari: negli ultimi anni - Famiglie ricomposte (appartenenza vs separazione) - Coppie e famiglie di fatto - Famiglie monogenitoriali - Formate da una persona sola - Coppie same-sex e omogenitoriali - Culture miste e famiglie immigrate - Famiglie adottive Le risorse: siamo programmati e istruiti a cercare della patologia (ciò che non funziona, che non siamo abituati a vedere). Invece vanno cercate le risorse, cioè quello che la famiglia può attivare nei momenti di difficoltà.  Crisi come potenzialità: crisi vista come momento in cui è possibile mobilitare le proprie risorse e uscire dalla crisi. Le fasi del ciclo di vita della famiglia 6 tappe principali del ciclo di vita, ognuna caratterizzata da una crisi (evento critico) e conseguenti compiti di sviluppo: 1. La formazione della coppia 2. Nascita primo figlio 3. Famiglia con figli 4. Famiglia con figlio adolescente 5. Famiglia con figli adulti 6. Famiglia in età anziana 1)Evento critico: formazione dell’identità di coppia uscire dall'’immagine di me come figlio e entrare nell’immagine di me come compagno (coppia stabile definita dopo un anno di relazione)  questo comporta dei compiti di sviluppo (come figli, come coppia, verso l’esterno). Bisogna costruire una nuova identità di coppia, che si aggiunge all'’identità come singoli. Rapporto di dipendenza reciproca: la base è la reciprocità, ma ci possono essere momenti in cui un partner è più dipendente dell’altro. Progetto generativo: uno dei compiti che la coppia deve svolgere è avere dei figli. Lezione 29.11.2022 Evento critico: la formazione della coppia Compiti di sviluppo come coppia: - Costruire una nuova identità di coppia - Negoziare sui vari aspetti della vita quotidiana - Rapporto di reciprocità nel rispetto dell’altro - Progetto generativo - Ascoltare l’altro Compiti di sviluppo come figli: - Definire confini di coppia chiari - Equilibrio tra lealtà verso i propri genitori e verso il proprio partner (appartenenza e differenziazione) Compiti di sviluppo con l’ambiente esterno: - Coppia instabile: al secondo piano, le famiglie di origine sono più chiare perché tuti e due i partner hanno fatto taglio emotivo, quindi totale mancanza di sicurezza e stabilità (per mancanza di fondamenta), i partner si sentiranno insicuri e soli (anche per conflitti  paura dell’abbandono). Partner sono orfani psicosociali: cercano un genitore nell’altro partner. Sono sempre alla ricerca di rassicurazioni, di non sentirsi soli e difficilmente questo bisogno verrà soddisfatto dall'’altro partner, quindi verrà riversato sul piano dei figli: spesso figli coinvolti nei conflitti genitoriali. - Condizione di incuria e distacco dalle proprie famiglie d’origine - Mancanza di sicurezza e stabilità - Partner insicuri e soli - I due partner sono attratti l’uno all’altro dalla comune condizione di deprivazione affettiva (orfani psicosociali) - Ognuno chiede all’altro di diventare il genitore che non ha mai avuto, creando una grande confusione sulle aspettative e richieste interne alla coppia - Uso strumentale della relazione  non è caratterizzata da intimità e complicità ma costante richiesta di presenza e vicinanza affettiva (incapacità di tollerare la distanza). I due partner devono sempre essere insieme e fare le cose insieme  la coppia è uno strumento che mi serve a tollerare il fatto di stare da solo. - Costante ricerca di rassicurazione: se questa non verrà dalla generazione precedente o dalla relazione attuale, allora la cercheranno nei figli - Coppia sandwich: età media delle coppie si è alzata, ma spesso la vecchiaia dei genitori corrisponde con la presenza di figli  la coppia si trova schiacciata tra i bisogni dei figli e quelli dei genitori. - Sono coppie schiacciate tra due forze che le comprimono: dall’alto la generazione anziana e dal basso quella dei figli - Aumento della longevità - La generazione anziana è presente più a lungo nello sviluppo della coppia e nella crescita dei nipoti - Nido vuoto vs nido pieno: se i figli non escono di casa e gli anziani vivono più a lungo, la coppia quante possibilità ha di «sentirsi in due» e di mantenere un chiaro confine coniugale? - Difficile mantenere vivo e vitale il proprio spazio di intimità - Fenomeni depressivi o disgregativi - Non ha a che fare solo con la struttura di una specifica famiglia ma ha a che fare con l’architettura sociale all’interno della quale viviamo Modello della Scabini introduce anche la nascita del primo figlio come evento critico Evento critico: nascita primo figlio I due partner devono assumere un ruolo genitoriale, essere in grado di slegarsi dalla loro immagine come figlio e legarsi all’immagine di sé come genitore: non è così facile e scontato. Compiti di sviluppo come genitori: - Assumere il ruolo genitoriale (compiti genitoriali) - Prendersi cura del bambino - Fornire un valido modello di attaccamento affettivo ed educativo al figlio. Concetto di rispecchiamento: rimandare gli stati emotivi del bambino, aiutare a costruire la vita emotiva del bambino. Compiti di sviluppo fondamentali includono costruire il sottosistema genitoriale, senza dimenticarsi del sottosistema coniugale  momento in cui le famiglie vanno in crisi. Compiti di sviluppo come coppia: - Includere nella relazione coniugale aspetti connessi alla genitorialità - Ridefinire le modalità comunicative all’interno della coppia - Stabilire confini chiari tra il sistema coniugale e quello genitoriale Compiti di sviluppo come figli: - Ristrutturare le relazioni con i propri genitori attraverso il comune ruolo genitoriale - Definire le aspettative nei confronti dei propri genitori individuando le diverse regole del ruolo e delle funzioni dei nonni e dei genitori  fondamentale rispetto alle richieste che vengono fatte: è importante definire i ruoli e i compiti per fare funzionare il tutto. Tutto questo senza una separazione avvenuta rispetto alla famiglia di origine Ridefinire i rapporti con l’ambiente esterno (lavoro, amicizie) in base alle esigenze della famiglia.  Capacità di integrare il sottosistema coniugale e sottosistema genitoriale  Capacità di stabilire confini chiari non solo tra questi due sottosistemi, ma anche col terzo piano, definendo quali sono i ruoli e le aspettative La famiglia con bambini Evento critico: i figli crescono Compiti di sviluppo come genitori: - Adempiere ai compiti di crescita e accudimento dei figli - Aiutare i figli a confrontarsi con la realtà sociale ed extrafamiliare - Gestire i rapporti con la scuola: dare il giusto peso all'’istituzione, al posto in cui i figli passano più tempo, tenendo ben distinti sistema coniugale e sistema genitoriale. Compiti di sviluppo come coppia: - Mantenere i confini chiari tra il sistema coppia e il sottosistema genitoriale - Continuare a investire nella coppia e nei propri interessi: passare da una rappresentazione di figlio di qualcuno a genitore di qualcuno, ma anche di partner di qualcuno  se non riesco a vedermi come partner, ma solo come genitore, di conseguenza farò delle richieste al figlio e alla partner che non sono adeguate (vedremo poi). Compiti di sviluppo come figli: - Costruire una relazione sempre più paritaria con i propri genitori (simmetria): si forma una relazione più paritaria con i genitori, perché per la prima volta abbiamo lo stesso ruolo. - Coinvolgere i nonni, nel rispetto dei confini reciproci, nella cura dei nipoti Contesto sociale: funzione di mediazione atta a inserire il bambino nel contesto sociale  per anni la psicodinamica ci ha detto che il ruolo del padre è quello di inserire il figlio nel contesto sociale, adesso è compito della coppia. Evento critico: I figli diventano adolescenti Adolescenza: Si iniziano a vivere le spinte più forti all'’individuazione, al volersi separare dai genitori, momento in cui si cerca di spostare legami di attaccamento all'’esterno, con qualcuno che non faccia parte della nostra famiglia. È un momento che quini porta delle sfide all'’assetto, alla flessibilità e alla capacità di adattamento della famiglia. Genitore tenderà ad ostacolare questa tendenza, non favorisce lo svincolo dei figli. Compiti di sviluppo come genitori: - Rinegoziare la relazione genitori-figli al fine di consentire l’individuazione dei figli - Aumentare la flessibilità dei confini familiari e permettere lo svincolo progressivo dei figli - Fornire una guida sicura e validi modelli di identificazione Compiti di sviluppo come coppia: - Ridefinire la relazione coniugale e reinvestire in essa: è normale avere uno stile centripeto nei primi anni del figlio, ma pi è necessario rinvestire il tempo impiegato per il figlio in altre cose - Valorizzare l’attività lavorativa e professionale di ciascuno dei due partner e coltivare gli interessi culturali e sociali come singoli e come coppia Compiti di sviluppo come figli: - Mantenere un rapporto equilibrato con la famiglia d’origine (confini chiari) - Accettare il processo di invecchiamento della generazione precedente Contesto sociale: funzione di mediazione atta a inserire l’adolescente nel contesto sociale. Evento critico: I figli escono di casa Compiti di sviluppo come coppia: - Reinvestire nella relazione coniugale - Crearsi nuovi interessi e occupazioni - Prepararsi al momento dell’uscita di casa dei figli Compiti di sviluppo come genitori: 1. Divorzio emotivo : situazione precedente alla decisione di separarsi i membri si accorgono che la coppia non funziona come prima. Due fasi: fase del ping- pong in cui si oscilla tra momenti di aggressività e momenti di riconciliazione, fino ad arrivare al punto di non ritorno coniugale (consapevolezza personale che gli svantaggi che la coppia porta ai singoli membri sono più dei vantaggi). 2. Divorzio legale : ufficialità del fatto che la coppia voglia separarsi. Coincide con presa di contatto con avvocato, ci si affida al sistema giuridico per determinare questioni patrimoniali e affidamento minori. È importante aver elaborato la fase precedente: se non riesco ad accettare le conclusioni della prima fase, difficilmente riuscirò ad ufficializzare la separazione. 3. Divorzio economico : la suddivisione dei beni di proprietà e decisione rispetto all'’affidamento e assegno di mantenimento. 4. Divorzio genitoriale : capacità che i coniugi devono avere di modificare e rinegoziare i ruoli, la relazione con i figli stessi, riuscendo a trovare un accordo, e a comunicarlo ai figli in maniera funzionale. È difficile riuscire ad arrivare a questa fase se non si è affrontata la precedente, che spesso crea delle interferenze rispetto a questa tappa  se un partner è ancora fermo al divorzio emotivo, userà tuti i mezzi disponibili per mantenere la relazione, uno di questi modi può riguardare le questioni economiche. 5. Divorzio dalla comunità : separarsi vuol dire allontanarsi da tutti gli altri. Mutamento delle relazioni sociali: con famiglia di origine 6. Divorzio psichico : ritrovare una progettualità individuale. Non è più necessario contare sul fatto che è presente un coniuge. Progetto non è più di coppia, ma del singolo. Il non superamento delle fasi precedenti porta a un profondo malessere psicologico, che può manifestarsi in diversi modi. Il legame disperante: forma disfunzionale in cui un coniuge o tutti e due non riescono ad arrivare al divorzio psichico. Per esempio, spesso cronicizzano il conflitto legale, per mantenere il sottosistema della coppia  se non raggiungiamo un accordo rispetto all'’affidamento dei figli o aspetti economici della coppia, manterrò intatta la relazione tra sottosistema coniugale e genitoriale. Influsso sui figli: - Perdita di armonia e unione familiare - Possibili maggiori problemi con droghe e alcol - Maggior uso di trattamento psicologico - Percentuale più alta abbandono scolastico - Rapporti vissuti come più conflittuali dai genitori Aspetti positivi: È vero che la separazione non è mai ben accolta dai figli ma i figli sono resilienti e capaci di cercare amore e accudimento anche in situazioni critiche. Il punto è evitare l’ostilità aperta: genitori che tendono a essere ostili tra loro, e a coinvolgere il figlio in una triangolazione (o frammentazione), usando il bambino all'’interno del conflitto. Minuchin ci dice che i genitori tendono a coinvolgere il bambino nei conflitti, creando quello che definiamo braccio armato. Andolfi parla di triangolazione: dinamica «che si attiva quando l’inevitabile quota d’ansia in una diade trova una detenzione nel coinvolgimento di una terza parte vulnerabile che finisce per stabilire un’alleanza parziale o garantire l’abbassamento dei livelli d’ansia». Nel momento in cui si forma un conflitto, una tensione nella diade dei partner, questa tensione trova la via di sfogo in un altro sottosistema, per esempio quello del figlio. (definizione più generale). Minuchin parla di “problemi cronici di confini relativi al passaggio di tensioni in un sottosistema attraverso altri sottosistemi”. Sintomi disfunzionali possono comparire se un sottosistema si serve sempre dello stesso membro (esterno a quel sottosistema) per diffondere i conflitti del sottosistema. Ciò avviene assai spesso quando i genitori usano un figlio per deviare o deflettere i conflitti coniugali. Il confine tra il sottosistema genitoriale e il figlio diventa diffuso, e il confine intorno alla triade genitori-figlio, che dovrebbe essere diffuso, diviene, invece, esageratamente rigido. Questo genere di struttura è chiamato triade rigida».  molto simile a quello di Andolfi  concetto di deflettere l’ostilità, l’ansia su un terzo membro. (definizione più specifica della triade rigida). Haley parla di triade perversa: bambino costretto a coalizzarsi con uno dei due genitori, l’altro viene squalificato dal suo ruolo di genitori. (definizione ancora più specifica riguardo alla triade perversa). «In questa situazione un bambino è costretto a coalizzarsi con un genitore contro l’altro, che viene squalificato nel suo ruolo genitoriale. Questa coalizione può rimanere latente e negata a un livello esplicito» Tornando a Minuchin: parte dal presupposto che i figli possono essere usati per nascondere o deviare un conflitto tra i genitori  triade rigida. Diverse forme di triade rigida: a. Triangolazione patologica (che Minuchin definisce solo come triangolazione): due genitori in conflitto cercano di usare il figlio come arma (figlio come braccio armato) nei confronti del coniuge. Il conflitto può essere aperto o nascosto, ma il figlio viene usato per cercare di attaccare l’altra parte. Parla quindi di entrambi i genitori, che cercano di usare il bambino. Bambino si trova in struttura disfunzionale, totalmente paralizzato, all'’interno di una conflitto. b. Nella coalizione (per Andolfi coalizione genitore-figlio): uno dei due genitori si allea al figlio, in una coalizione definita trans-generazionale, contro l’altro genitore c. Nella deviazione i coniugi tendono a rinforzare il comportamento deviante/disfunzionale del figlio, perché per questa coppia è più facile avere a che fare con questo tipo di comportamento che avere a che fare con le difficoltà che sono in realtà presenti all'’interno del sottosistema coppia  li aiuta a sviare o nascondere i loro problemi di coppia (per Andolfi esiste la deviazione- attacco “mio figlio è la causa di tutti i miei problemi” o deviazione-supporto “mio figlio è malato, ha bisogno delle mie attenzioni”) d. Nella parentificazione, il figlio assume funzione di accudimento nei confronti di uno o di entrambi i genitori, incapaci di svolgere il ruolo che compete loro, e finisce col caricarsi di responsabilità adulte che non gli appartengono  quasi un’inversione di ruoli. Triangolazioni positive: - Il terzo può essere un mediatore, risolvere incomprensioni, attivare risorse  è un po’ la dinamica tipica di un sostegno alla genitorialità, alla coppia. Il terzo agisce come attivatore di risorse relazionali o come mediatore di conflitti o incomprensioni per l’evoluzione dell’intero sistema. Nelle interazioni triadiche ognuno dei partecipanti può osservare cosa accade tra gli altri due, mediando o informando gli altri. (es. due genitori che discutono su un certo argomento). - La presenza di un terzo è un fattore di conoscenza relazionale e di crescita; favorisce la vicinanza affettiva e l’ascolto - Dinamica in cui per esempio viene a mancare uno dei genitori, e il nonno o la nonna viene chiamato a un piano generazionale diverso rispetto a quello di appartenenza  può essere di aiuto alla diade e può non essere patologico Lezione 6.12.2022 Fattori di stress - Età dei figli: sopra i 6 anni inizia a diventare un fattore di rischio. Le cose peggiorano se i figli sono all'’inizio della fase adolescenziale. Tempo familiare e tempo individuale  adolescenza è fase critica, in più c’è la grande sfida della separazione che diventa un fattore di stress - Conflittualità elevata e delegittimizzazione genitoriale ne è una conseguenza - Cattiva relazione col genitore che ha ottenuto l’affido - Triangolazione - Diminuzione delle risorse economiche - Uno dei due genitori con disturbo mentale o psichico - Nuovo partner di un genitore: in certe configurazioni familiari può esserci l’introduzione di un nuovo partner  tensioni possibili con ex-coniuge e figli. - Scarso sostegno da parte della rete parentale-amicale Fattori di protezione: - Buone relazioni di attaccamento con almeno un genitore - Buoni rapporti entrambi i genitori - Presenza di un altro adulto significativo, che può essere nonno, zia, ma anche un nuovo partner - Buone relazioni con fratelli - Buona autostima - Buone capacità intellettive - Buon andamento scolastico Evento/tappa che prima era paranormativa e che oggi sta diventando un evento normativo  caratterizzati da evento critico: separazione coniugale, e anche da compiti di sviluppo, come coppia e come genitori. Compiti di sviluppo come coppia: - Elaborare il divorzio psichico e le perdite relative alla separazione - Riconoscere il proprio contributo al fallimento coniugale - Gestire il conflitto in maniera evolutiva Compiti di sviluppo come genitori: - Continuare a essere entrambi genitori - Rispettarsi reciprocamente nei ruoli di madre e padre - Favorire accesso dei figli all’altro genitore e alla sua famiglia d’origine. Nel legame disperante può essere impedito l’accesso all'’altro genitore, oppure squalificato l’altro come genitore. - Collaborazione e cooperazione con l’altro genitore Separazione può portare ad altre e nuove configurazioni familiari: numero di figli di genitori divorziati sta per eguagliare il numero di figli di coppie sposate. Gli esiti sono di tre tipi: molto fragile che cambia idea abbastanza velocemente e che non sembra in grado di dare protezione a R. Il papà, invece, è descritto come una figura distante e normativa: “ogni volta che provo a parlare con lui, parte con delle spiegazioni sulla vita”. Altro racconto significativo: quando aveva un anno R ha ingoiato un anello di plastica. Chi l’ha salvata è stato il gatto perché il papà era al telefono e la mamma in cucina. Il gatto, a quanto racconta R, si è accorto che non stava bene ed è andato a miagolare intorno ai genitori fino a che non sono andati a controllarla in camera. madre preoccupata, concentrata sulla parte sociale padre preoccupato e concentrato sulla parte scolastica e di educazione (che tipo di persona sta diventando) R fa di tutto per stare con la mamma Rapporto della madre con la figlia è molto paritario: no regole, no confini. Triangolazione patologica in cui entrambi i genitori cercano coalizione con la figlia ma questo ha portato a una coalizione con la madre più che col padre. Risorse? Renata, con dei genitori con un ruolo così energetico, è capace di mantenere una posizione attiva e non completamente assoggettata. Riesce a dire alla madre di non voler essere coinvolta. Punto di forza: non ha difficoltà a crearsi delle amicizie. È moto intelligente, in grado di trovare delle soluzioni a delle grosse mancanze che ha avuto: per quanto l’ambiente familiare sia disastrato, lei parte da ottime basi strutturali  è in grado di fidarsi (con tempi lunghi e grandi difficoltà). Quindi si può intervenire in che modo? Si può arginare il sistema familiare intorno, cercare di tirare fuori quel che c’è di buono dai genitori, spiegare a Renata che ci sono alternative rispetto a quello che sta facendo (l’autocura che ha trovato lei è lo stordimento: uscire, bere, fumare), puntando sulla sua intelligenza, e puntando sul fatto che lei ha chiesto un aiuto. Periodo lockdown  separazione ma rimangono più di una anno nella stessa casa perché non riescono ad accordarsi sui figli. Difficoltà ad accettare la separazione difficoltà a mantenere una regolarità sul tempo dei figli con madre e padre. Hanno dei ruoli ma non li rispettano, anche per la madre è difficile definire il ruolo che ha Il padre non è italiano e ha una famiglia molto lontana (no taglio emotivo, ma stile genitoriale volto alla performance), la mamma non sembra avere taglio emotivo, ma lo stile genitoriale è simile a quello della famiglia di origine (famiglie affettiva ed emotiva fino all'’eccesso). Modalità in cui padre e figlia vivono la rabbia  il padre la vive in maniera repressa (tende a covare il sentimento fino a che la rabbia esce in modo implicito), la figlia la fa uscire un po’ di più (molte parolacce, tono alto di voce, riesce a manifestare un po’ di più). Visione dell’uomo che decide, lavora  difficoltà a lasciare andare e permetter che la decisione della separazione arrivi dalla madre, tant’è che Renata stessa non ha una visione di sé come il papà, ma si vede più nella mamma. Episodio della vacanza: Renata fa due settimane a casa da sola. Relazione tra mamma e Renata (confini diffusi, sono amiche), e tra Renata e papà sono diverse. Confini: sottosistema fratelli invaso completamente da quello genitoriale. La madre nei confronti della figlia è invischiata, ma avendo un funzionamento di questo tipo, sta costruendo una nuova relazione di coppia, in cui probabilmente si sta invischiando (anche in questa direzione), per questo probabilmente lascia la figlia due settimane a casa da sola (si disinvischia per poco tempo dalla sua parte, per invischiarsi dalla part del suo nuovo partner). Nessuno vede le figlie nelle decisioni che prende, né il padre, né la madre. Renata è legata alla madre in una coalizione, ma in cui non c’è appartenenza  senza appartenenza non posso differenziarmi  è facile che lei in futuro faccia un taglio emotivo nei confronti della madre. Tutta la rabbia che ha probabilmente la riverserà verso di sé: mettendosi in queste situazioni un po’ pericolose, ma magari anche con atti di autolesionismo. In questo caso è importante lavorare con Renata, ma anche con i genitori  integrazione, lavorare insieme per un obiettivo comune. Non sedute con tutta la famiglia ma un terapeuta vede solo Renata e poi solo genitori (oppure un altro terapeuta). Lezione 12.12.2022 Il contesto italiano e le tematiche LGBT Le rappresentazioni dell’omosessualità Atteggiamento: “può essere inteso come una forma valutativa di conoscenza (oscillante tra il positivo e il negativo),non molto lontana dalla definizione più classica di opinione”  è l’attitude: che assume più una valenza mentale, ma anche più pratico Rappresentazione sociale: «un sistema di immagini e di idee costituito tramite una ricostruzione simbolica della realtà, in base ai valori, alle norme e alle credenze espressi nei gruppi sociali e per mezzo dei processi comunicativi in cui gli individui e i gruppi sono quotidianamente immersi»  sono qualcosa che riguarda un gruppo sociale, è un atteggiamento che riguarda una popolazione, un gruppo Pregiudizio: “atteggiamento di ostilità o rifiuto verso un gruppo nel suo insieme o nei confronti di un individuo appartenente a quel gruppo”  è solo negativo Una fase del ciclo di vita: l’adolescenza  definizione di Carter e McGoldrick: “fase specifica del ciclo di vita individuale e familiare”. Gruppo del Minotauro aggiunge qualcosa, sistematizzano, parlando dei compiti evolutivi tipici di questo periodo: - Nascita sociale: creare rete sociale che ci permette di separarsi dalla rete familiare, può portarci a sentimenti positivi ma anche ad ansia - Separazione e individuazione: inizio a costruire una mia identità adulta e matura. Per potermi separare devo aver fatto esperienza di un’appartenenza. Non si esaurisce con l’adolescenza, ma è un punto cruciale di questa fase  deve essere concessa la possibilità di separarsi. - Mentalizzazione del sé corporeo: il nostro corpo cambia, compaiono cose che non avevamo, produciamo cose, passiamo da una condizione di non generatività a una di generatività, passiamo da pensiero di immortalità a pensiero di mortalità. È una fase importante e delicata: poter avere ua rappresentazione di noi e del nostro corpo come mortali e generativi è importante. - Definizione/formazione valori: iniziamo a uscire nel mondo, a vedere ciò che è altro rispetto a noi, a formarci delle regole nostre, che ci permettono ci muoverci nel mondo Quali sono i fattori che maggiormente influenzano le rappresentazioni dell’omosessualità? E perché? - Essere maschio o femmina - Rappresentazioni di genere Lezione 13.12.2022 La ricerca Lo scopo dello studio è quello di indagare le rappresentazioni rispetto all’omosessualità, rispetto al matrimonio tra persone dello stesso sesso e rispetto all’origine dell’omosessualità. I Partecipanti: Il campione originale è composto da 449 partecipanti (226 Maschi e 223 Femmine) di età compresa tra i 14 e i 21 anni (M =18). Il campione è stato reclutato in 4 diversi istituti superiori di Milano: 1 liceo scientifico, 1 liceo classico, 1 liceo delle scienze umane e 1 istituto tecnico. Abbiamo coinvolto in totale 34 classi. Gli strumenti I partecipanti hanno risposto in maniera anonima a 3 diversi strumenti autosomministrati, valutati tramite scale likert e ad un questionario anagrafico creato appositamente per il nostro studio: - Attitudes Toward Lesbian and Gay Men (ATLG-R) (Herek, 1994): Misura la rappresentazione dell’omosessualità maschile (ATG) e femminile (ATL). - Modern Homonegativity Scale (MHS)(Morrison & Morrison, 2002): Misura la rappresentazione moderna dell’omosessualità maschile (MHS-G) e femminile (MHS-L). - Attitudes Toward Same-Sex Marriage (ATSM)(Pearl & Galupo, 2007): Misura la rappresentazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il questionario anagrafico ci ha permesso, invece, di rilevare il genere, l’età, la scuola di appartenenza, il credo religioso e politico e le credenze relative all’origine dell’omosessualità. I risultati – i fattori decisivi nell’influenzare le rappresentazioni in modo positivo o negativo - Genere: maschi della ricerca hanno atteggiamento rispetto all'’omosessualità e al matrimonio same-sex maschile e femminile più negativo rispetto alle femmine - Contatto diretto: partecipanti che hanno avuto un contatto personale (hanno amici, conoscenti omosessuali) hanno rappresentazioni più positive - Età: non significativa (la letteratura dice che più si è giovani in adolescenza più si hanno rappresentazioni negative) FALSI (?) MITI 1) I figli devono avere una mamma e un papà 2) Una coppia omosessuale che desidera un figlio è onnipotente (coppia sterile) 3) In quanto coppia non generatrice non possono essere coppia generatrice 4) Le lesbiche e i gay non sono in grado di crescere un figlio 5) Le lesbiche sono meno materne delle altre donne 6) Le relazioni omosessuali sono meno stabili di quelle etero (no continuità familiare) 7) I figli di persone omosessuali hanno più problemi psicologici di quelli di persone eterosessuali 8) I figli di persone omosessuali diventano più facilmente omosessuali 9) È contro l’interesse del bambino Cosa dicono le ricerche? American Academy of Pediatrics (2005): Metanalisi sugli effetti del matrimonio samesex sul benessere dei bambini. Indagano a) capacità educative e comportamento; b) sviluppo emotivo e sociale dei bambini; c) identità di genere e orientamento sessuale dei bambini. «I risultati delle ricerche dimostrano che bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli cresciuti da genitori eterosessuali. Più di venticinque anni di ricerche documentano che non c’è una relazione tra l’orientamento sessuale dei genitori e qualsiasi tipo di misura dell’adattamento emotivo, psicosociale e comportamentale del bambino. Un bambino che cresce in una famiglia con uno o due genitori gay non corre alcun rischio specifico» C’è chi non è d’accordo: Regnerus (2012): Campione di 3000 partecipanti (18-39 anni). Figli di madri lesbiche e padri gay hanno più alti livelli di sintomi ansiosi e depressivi. Fanno maggiore uso di marijuana e tabacco e hanno bassi tassi di eterosessualità esclusiva. Problema: Nella categoria «genitori omosessuali» Regnerus ha messo qualunque partecipante che in qualsiasi momento di vita avesse avuto una relazione omosessuale. (Finiscono nella categoria anche persone eterosessuali con figli che hanno avuto un’esperienza omosessuale in adolescenza). Lo stesso autore ammette di non poter assegnare un rapporto di causa-effetto tra orientamento sessuale e benessere dei figli. Lo studio di Regnerus sembra più uno studio su figli di genitori che hanno avuto relazioni con persone dello stesso sesso piuttosto che su figli con genitori che si identificano come gay, lesbiche o bisessuali. Altri studiosi (Marks, Sullins, Amato) hanno condotto ricerche simili ma tutte con grossi problemi metodologici e inficiate da pregiudizi degli autori stessi. Inoltre, Osborne (2012) dice giustamente: «da quel che sappiamo, l’effetto [negativo del crescere con genitori omosessuali] potrebbe essere interamente attribuibile allo stigma legato alle relazioni gay/lesbiche e alle restrizioni legali che impediscono a queste coppie di intraprendere e mantenere rapporti coniugali ‘normali’» Lezione 14.12.2022 Molte ricerche con gli stessi risultati ma non possono essere presi in considerazione. Osborne: quali potrebbero essere gli effetti di crescere con una coppia same sex ma dobbiamo considerare anche lo stigma  lui dice che l’effetto negativo potrebbe essere interamente attribuito allo stigma legato alle relazioni omosessuali e alle restrizioni legali  considera il contesto in cui sono inserite le coppie. Cosa ci dicono le ricerche? American Academy of pediatrics dice che I bambini che crescono con genitori uniti in matrimonio civile traggono beneficio anche dallo status legale riconosciuto ai loro genitori  quindi è importante concedere una legislazione uguale per tutti. Sposta il focus sul benessere del bambino. Molti sostengono che crescere in famiglie omogenitoriali sia contro l’interesse del bambino  ma cos’è l’interesse del bambino, il suo benessere? - Il divorzio è nel suo interesse? - Stare in orfanatrofio è nell’interesse del bambino? - Essere concepito per sbaglio o per caso è nel suo interesse? La letteratura dice che: - quando discutiamo di coppie same sex e delle diverse configurazioni familiari è importante valutare l’interesse del bambino, quindi la capacità affettiva de genitori, di creare un ambiente che sia sicuro, che vada nell’ottica di aiutare il bimbo a sviluppare le proprie potenzialità - Ciò che danneggia il benessere del bambino non è tanto il fatto che sia una coppia same sex, è la condizione di precarietà giuridica, perché li espone a una diversità, non li espone a uguali diritti Ricapitolando: - i miti di cui abbiamo parlato ieri sono falsi miti, perché figli di coppie same sex sono psicologicamente sani e adattati in maniera - non ci sono differenze rispetto all'’orientamento sessuale o identità di genere del bambino in relazione a quello dei genitori - famiglia omogenitoriali non sono altro che una delle configurazioni possibili Problema della ricerca: nel campione erano presenti figli i cui genitori hanno avuto un qualsiasi intercorso con una persona del loro stesso sesso (anche solo un bacio). Con genitori “omosessuali”, Regnerus ha inserito persone che in un qualsiasi momento di vita hanno avuto una relazione omosessuale. Finiscono nella categoria anche eterosessuali con figli che in adolescenza hanno avuto un'esperienza omosessuale. Lo stesso autore ammette di non poter assegnare un rapporto di causa-effetto tra orientamento sessuale dei genitori e benessere dei figli. Lo studio di Regnerus sembra più uno studio su figli di genitori che hanno avuto relazioni con persone dello stesso sesso piuttosto che su figli con genitori che si identificano come gay, lesbiche 0 bisessuali. Altri autori hanno svolto ricerche simili, ma tutte con grossi problemi metodologici e inficiate da pregiudizi degli autori stessi > alla base di un buon disegno di ricerca non può esserci un pregiudizio. Secondo Osborne l’effetto negativo del crescere con genitori omosessuali potrebbe essere interamente attribuibile allo stigma legato alle relazioni gay/lesbiche e alle restrizioni legali che impediscono a queste coppie di intraprendere e mantenere rapporti coniugali “normali”. Secondo lui non bisogna concentrarsi salo e unicamente sulla coppia, ma bisogna considerare anche il contesto all'interno del quale le coppie sono inserite. American Academy of Pediatrics afferma che il matrimonio civile può aiutare a promuovere la SICUREZZA ECONOMICA E LEGALE, la STABILITÀ PSICOSOCIALE e un MAGGIORE SENSO DI ACCETTAZIONE e SOSTEGNO SOCIALI. Il riconoscimento ufficiale di un partner può aumentare le capacità di coppie adulte di occuparsi e prendersi cura a vicenda e favorisce un ambiente sicuro e sano per i loro figli. | bambini che crescono con genitori uniti in matrimonio civile traggono beneficio anche dallo status legale riconosciuto ai loro genitori. Molti sostengono che crescere con due mamme o due papà sia contro l'interesse del bambino. Cosa è a favore e cosa contro l'interesse del bambino? - Ildivorzia di due genitori che non vanno d'accordo è a favore o contro l'interesse del bambino? - Stare inunorfanatrofio è nell'interesse del bambino? - Essere concepito per caso/sbaglio da una coppia eterosessuale è nell'interesse del bambino? - Essere a lungo desiderato e attentamente pianificato da una coppia omosessuale è interesse del bambino? La realtà è complessa, e non si può dire con certezza cosa sia davvero nell'interesse dei bambini e cosa no. La famiglia, la coppia vista senza pregiudizio, la realtà, sono complesse, e non si può rispondere semplicemente si o no. L'American Psychoanalytic Association dice che è nell'interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso i genitori coinvolti, competenti e capaci di cure.
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