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appunti PSICOLOGIA DELLE ATTIVITA' SPORTIVE integrati con slide, Appunti di Psicologia Generale

appunti della lezione integrata alle slide e approfondimenti del libro (+altri suggerimenti per ulteriori approfondimenti) di PSICOLOGIA DELLE ATTIVITA' SPORTIVE: ASPETTI EDUCATIVI E SOCIALI (M-PSI/04,M-PSI/05), presente solo il primo semestre con prof. Cinzia Di Dio + possibili domande dell'esame complessivo (sia primo semestre che secondo semestre).

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 30/06/2024

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Scarica appunti PSICOLOGIA DELLE ATTIVITA' SPORTIVE integrati con slide e più Appunti in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! Psicologia delle attivita ̀ sportive Prof. C. Di Dio Programma 1° semestre Sistema motorio e meccanismo a specchio -> obbiettivo descrivere la struttura del sistema motorio, i suoi aspetti funzionali per comprendere perchè è possibile comprendere in maniera automatica il perchè gli altri si comportano come si comportano. Corporeità-> embodyment attraverso il linguaggio del corpo (il movimento) si capisce l’aspetto emotivo, le intenzioni del movimento, senza pensarci su ma in modo istintivo Macro suddivisione encefalo Lobo occipitale: visione Lobo temporale: funzioni sensoriali ed emozionali Lobo parietali: somatosensitiva, tattile e percettivo Lobo frontale: funzioni di ‘alto ordine’ o ‘esecutive’ (controllo). Qui a livello del giro pre frontale è presente la corteccia motoria primaria. (Luogo dove partono gli impulsi dai neuroni posti in questa corteccia che danno delle direttive ai nostri effettori, cosi che noi riusciamo a muoverci. Wilder Penfield, neurofisiologo, ha caratterizzato sia la corteccia motoria primaria (nominata BA4 o M1) sia l’area somatosensitiva, entrambe si parlano es: se devo rispondere a una sensazione tattile devo sapere che cosa è stato toccato dando una risposta motoria adeguata. Lui ha rappresentato la nostra corteccia motoria primaria ->. Spiegando come una parte del nostro corpo è attivata da popolazioni neuronali che si trovano a livello della corteccia motoria primaria. La grandezza delle mani e della bocca dipende dalla loro importanza funzionale, infatti sia le dita che la nostra bocca sono molto innervate (sensibilità tattile e sensoriale), ovvero che presentano tante fibre. N.B la porzione di cervello deputata a una determinata attività motoria è anche associata alla quantità di utilizzo di quell’effettore/porzione neuronale. LE CONNESSIONI sono intrinseche, estrinseche e discendenti . La connessione tra due zone dipende dalla presenza di neuroni di una determinata zona che inviano i propri assoni in un’altra zona, così che diverse porzioni cerebrali possano parlare tra loro. Le intrinseche sono connessioni che parlano fra di loro all’interno del circuito motorio (sist. motorio e area pre- motoria) Le discendenti proiettano da F1 delle zone intermedie del nostro midollo spinale, inviando ai motoneuroni per il controllo dei movimenti Estrinseco sono connessioni al di fuori del sistema motorio, che comunicano con molte aree ma in particolare con il lobo parietale Nell’area F5 della scimmia sono presenti gli atti motori, ovvero parti di azioni stimolati dall’attivazione di specifiche popolazioni neuronali, nello specifico, nell’area pre motoria ventrale (area mano/bocca), tra queste: afferrare con la bocca e con la mano • Afferrare con la mano • Tenere • Strappare • Manipolare ecc.. • L’attivazione in pre motorie è soprattutto guidata dallo scopo di esso, es: per mangiare. Gli atti più efficaci per Parallelismo nominazione scimmia e umano : F1= M1 F2 a F5= nostra pre motoria informazioni di carattere emozionale (dandoci la sensazione) attraverso un sistema a specchio, grazie a questo si prova la stessa emozione dell’altro facendo risuonare la nostra amigdala. Questo riconoscimento delle emozioni è immediato ed automatico EFFETTO CAMALEONTE E’ la tendenza a imitare/essere imitati dagli altri (postura, espressioni facciali e maniera), avviene per modo incosciente. -ci si omologa al gruppo- A tal proposito sono stati fatti degli studi: il comportamento motorio dei partecipanti, corrispondeva inconsciamente a quello dello sperimentatore che • conoscevano per la prima volta durante l’esperimento La mimica motoria facilita l’interazione tra individui e aumenta l’ apprezzamento reciproco -> lo sperimentatore • imitava chi era presente nella stanza, e questo era stato valutato attraverso un questionario di gradimento dove il punteggio più alto era stato trovato nelle persone che erano state imitate (si entra e in armonia attraverso l’imitazione) Gli individui più empatici sono quelli che mostrano maggiore tendenza all’effetto camaleonte • I VITALITY FORMS Com’è il modo in cui mi muovo? È caratterizzato dalla cinematica: dinamica di movimento che fa si che noi ci muoviamo in un modo piuttosto che in un altro (lentamente,velocemente) La dinamica del movimento mi informa non solo cosa sta facendo un individuo, ma anche il suo stato interiore. Esse sono composte da 4 componenti base del movimento: Inizio, durata, fine 1. Forza 2. Spazio 3. Direzione 4. Condon e Sander primi anni ‘70, gìà i neonati si muovono in sincronia con il parlato degli adulti, mostrando nel loro movimento una struttura gerarchica che riflette quella linguistica dell’interlocutore (lallazione ecc..) Marloc (1999): le emissioni verbali nei neonati -picchi e qualità verbali- corrispondono a quelle del loro interlocutore Trevathen e Aitken (2001) la peculiare sensibilità agli aspetti temporali e alla forma del movimento del corpo degli altri permette ai bambini di reagire con i cambiamenti nella dinamica del proprio corpo in modo appropriato e sincrono al ritmo e l’espressione dell’interlocutore -> interazione fisica e corporea del neonato si sincronizza a quello dell’interlocutore I vitality quindi sembrano essere fondamentali per garantire una sincronizzazione armoniosa con gli altri individui, fondamentale per le relazioni sociali (questo venne appreso durante lo studio dell’effetto camaleonte) I LEGAMI DI ATTACCAMENTO NEL CICLO DI VITA Capire come l’empatia sia un fondamento dei processi di sviluppo di relazioni già a partire dall’infanzia L’attaccamento definisce la qualità del legame/relazione tra un caregiver (una persona che si prende cura) e un altro individuo (bambino). Quando il bambino nasce non è equipaggiato di grande capacità riflessiva, le prime cose con cui entra in contatto sono 1. Aspetti fisici del mondo 2.la sensibilità del comportamento dell’altro con cui entra nella vita dell’altro: il primo modo per entrare a contatto con l’altro è attraverso il proprio corpo. Quando si è sempre in contatto con un particolare caregiver si sviluppa il patrimonio motorio sintonizzato con le espressioni affettive e motorie dell’altra persona -> cosi col tempo si sviluppa un attaccamento Alle origini della teoria dell’attaccamento c’è una teoria dello sviluppo della personalità basata sull’analisi dei percorsi evolutivi e delle differenze individuali. La prima formulazione di questa teoria e a cura di John Bolbi intitolata ‘attaccamento e perdita’, e i lavori osservazioni di Mary Ainsworth sulle prime relazioni madre/bambino; secondo questa teoria il bambino è dotato di una predisposizione biologica innata a costruire legami di attaccamento ricercando prossimità e contatto fisico con i suoi caregivers con la finalità di ottenere conforto e protezione sia al livello fisico che emotivo, questo permette di raggiungere la sicurezza necessaria per affrontare le situazioni di vita utilizzando la figura di attaccamento come fonte di conforto o come base sicura per l’esplorazione La qualità di questa relazione costituirà il fondamento delle competenze relazionali e ed emotive che il bambino svilupperà nel corso del ciclo di vita. A tal proposito è stato importante l’esperimento di Harlow (1958) -> delle scimmie erano state messe in una gabbia senza le loro mamme ma delle scimmie ‘fantoccio’: 1) di metallo fredda ma con del cibo 2) senza cibo ma molto coccolosa perchè fatta in stoffa; le scimmiette si anadavano a sfamare velocemente dalla scimmia di metallo per poi stare tutto il tempo con l’altra scimmia. In questo modo ignoravano il loro bisogno primario di nutrirsi ma avevano più bisogno di stare a contatto con la scimmia ‘piacevole’ -> il bambino è spinto a formare legami di attaccamento con figure capaci di proteggerlo, essendo dotati fin dai primi mesi di vita di modalità comunicative come il pianto, il sorriso, le vocalizzazioni, in grado di attivare l’intervento del caregivers… grazie al quale poi si riesce a esplorare le varie cose del mondo. Si struttura un sistema di attaccamento che, grazie ai processi di elaborazione delle informazioni provvedenti dall’esterno, allo scopo di mantenere un equilibrio statico tra prossimità al CareGiver in condizioni percepite di pericolo o di stress e di distanziamento dal CarGiver ed esplorazione dell’ambiente in condizioni di assenza di stress Ci sono fasi di sviluppo dell’attaccamento: Fase 1 (0-3 mesi): repertorio comunicativo che ha disposizione (pianto, sorriso, vocalizzazioni), rivolgendo tali comunicazioni ai caregivers che si occupano di lui con solo un'embrionale discriminazione di tali figure. Fase 2 (3-6 mesi): discriminazione delle figure di attaccamento → figure familiari (madre). Fase 3 (6-12 mesi): le figure di attaccamento prescelte diventano le figure privilegiate per ottenere protezione e consolazione, mentre il bambino sviluppa ansie di separazione quando tali figure si allontanano. Fase 4: rapporto tra il bambino e le sue figure di attaccamento si delinea maggiormente reciproco mentre la comunicazione da parte del bambino è sempre più intenzionale e orientata al raggiungimento di scopi condivisi con il caregiver. Il ruolo del Caregiver deve essere in grado di rispondere alle richieste di vicinanza e protezione del bambino in modo sensibile aiutandolo nella regolazione delle emozioni di paura e stress e assecondandolo sia il distacco da lui che la conseguente esplorazione dell’ambiente in condizioni di tranquillità STRANGE SITUATION Ainsworth 1978 -come si studia la qualità dell’attaccamento- L’attaccamento è una relazione tra caregiver e bambino che, a un certo punto, si avvicina verso una figura che preferisce diventando talmente sensibile che se avviene una situazione di allontanamento si trova in una situazione di stress e disagio. Ainsworth crea una situazione in laboratorio in cui ricrea una situazione di allontanamento per capire come reagisce il bambino quando la madre se ne va e quando ritorna: Il bambino è in un ambiente nuovo che non conosce: il laboratorio, nel momento in cui c’è la madre il bambino si sente al sicuro ma, quando la madre se ne va inizia a piangere; nel momento in cui la madre ritorna il bambino smette di piangere e si fa consolare dalla mamma. Questo però non avviene in modo metodico, ci sono comportamenti diversi a seconda del tipo di attaccamento che il bambino ha sviluppato con la madre. L’esperimento ha l’obbiettivo di attivare i comportamenti di attaccamento del bambino nei confronti del genitore, sottoponendolo a una situazione di stress moderato, ma crescente e identificare diverse tipologie o pattern di attaccamento, sulla base dei comportamenti. 1) patter sicuro (madre presente): con la presenza della madre il bambino gioca in modo tranquillo, nel momento in cui si allontana si mette a piangere e quando il genitore rientra si fa consolare; invece con l’estraneo è diffidente e moderatamente sempre in ansia 2) patter insicuro evitante (madre insensibile e rifiutante): il bambino non ricerca attivamente la figura materna, nel momento in cui la mamma è presente si isola giocando e non fa riferimento sulla mamma, non mostrando nemmeno emozioni turbolenti nel momento della sottrazione della madre -> questo comportamento è dovuto dalla trascuratezza del bisogno emotivo del bambino (es: una mamma fredda e distaccata che non riconosce i bisogni Dall'osservazione del comportamento del bambino e del caregiver durante la strange situation, si possono categorizzare 3 pattern prevalenti di attaccamento: SICURO INSICURO evitante INSICURO ambivalente - resistente Un quarto pattern è stato aggiunto successivamente: DISORGANIZZATO I modelli operativi interni sono concepiti come strutture affettivo-cognitive basate sulla generalizzazione dell’esperienze di attaccamento, queste hanno un doppio ruolo: Organizzano le informazioni e le emozioni relative alle differenti esperienze di attaccamento vissute dal 1. bambino bambino Svolgono una funzione motivazionale fungendo da guida rispetto al comportamento relazionale del soggetto 2. nell’esperienze interpersonali. Inoltre i modelli operativi interni che il soggetto costruisce nei suoi primi anni di vita tendono a mantenersi stabili, funzionando, anche in modo inconsapevole, come una sorta di filtro rispetto alle successive esperienze di attaccamento sperimentate dal soggetto nel corso della sua vita infantile ed adulta. ATTACCAMENTI MULTIPLI La formazione dei modelli operativi interni non è limitata alla fase pre verbale dello sviluppo ma prosegue anche nelle fasi successive. In tali fasi è molto importante il dialogo verbale, soprattutto relativo alle emozioni che intercorre tra il bambino e le sue figure di attaccamento-tale dialogo contribuisce alle evoluzioni dei modelli operativi formatisi nella prima infanzia. Nel corso dello sviluppo si dà luogo a un modello più generale di attaccamento che riassume l’esperienze di attaccamento sperimentate nei diversi periodi di sviluppo. Mentre nella prima formulazione la teoria dell’attaccamento aveva focalizzato il suo interesse di studio sulla relazione di attaccamento del bambino alla madre, a partire dagli anni 90 sono iniziati studi sull’attaccamento alla figura paterna, che si è scoperto simile a quello riscontrato nei confronti della madre anche se indipendente da esso. Inoltre le ricerche che hanno studiato i pattern di attaccamento che il bambino sviluppa nei confronti del padre, evidenziano come i comportamenti paterni siano la capacità di sostenere il gioco del bambino la sua attività esplorativa fornendogli sicurezza nell’esplorazione. Ulteriori studi hanno messo in luce il bambino sia in grado di sviluppare già nei primi anni di vita legami di attaccamento anche con Divers non familiari, come l’educatrici della scuola per l’infanzia, utilizzate al pari delle figure genitoriali come base sicura e come fonte di consolazione e sicurezza fisica ed emotiva. Anche in questo caso la qualità dell’attaccamento può essere discordante da quello che il bambino ha costruito con i genitori. TEORIA DELLA MENTE (ToM) Scopo: comprendere che il nostro comportamento è guidato da credenze rispetto agli stati mentali dell’altro. Le credenze sono basate su pensieri, ovvero processi cognitivi - la cognizione è un processo dei lobi frontali che si sviluppa fino all’età di 20 anni, insieme ai processi cognitivi, questa ci permette di essere esseri umani diversi dalle altre specie animali - Le risposte empatiche di carattere viscerale sono innescate da un sistema di risonanza automatico, che poi alimenta la cognizione e grazie a questa abilità noi siamo in grado di rispondere in modo corretto e appropriato al contesto. La teoria della mente è quindi una capacità cognitiva che ci permette di teorizzare rispetto alla mente degli altri (rappresentanti stati mentali proprie e degli altri per prevedere e anticipare il comportamento proprio e altrui) IL CONCETTO DI STATO MENTALE stati mentali: sono le condizioni della mente espresse da ciascun individue, ogni stato può essere oggettivizzato, rappresentato e comunicato (funzione riflessiva) è un processo cognitivo di alto ordine. la teoria della mente studia come il bambino costruisce la comprensioni delle emozioni fondamentali e degli stati fisiologici. Le emozioni generano i desideri: es, ho fame -> desidero andare a mangiare Noi cominciamo dall’inizio a costruire una comprensione base di cosa sono questi stati mentali e nella relazione ideale tra madre e figlio si incomincia a capire e conoscere in primis gli stati d’animo miei. Le mostre esperienze percettive generano le nostre credenze, che genere a delle aspettative delle previsioni rispetto all’esito di un determinato comportamento. È importante la credenza perchè con essa il bambino inizia a ragionare in termini di verità/falsità fondata su soggettivamente e non più termini oggettivi. capire che la mente rappresenta il mondo e che tali rappresentazioni guidano l’azione è la tappa cruciale per • l’acquisizione di ToM, che si manifesta intorno ai 4 anni di età. Ma questo non significa che prima dei 4 anni non vi sia alcuna forma di mentalismo • Prima della credenza (4anni) il bambino costruisce progressivamente una comprensione della mente. • Se non rispetto ciò il rischio è di non essere contestualmente adeguato IL PERCORSO EVOLUTIVO DELLA ToM (ovvero la capacità di poter fare delle supposizioni rispetto a cosa prova e pensa un altra persona per riuscire a regolare il mio comportamento), essa non è un acquisizione ‘tutto o nulla’, ma è un processo evolutivo piuttosto graduale secondo un PERCORSO EVOLUTIVO TIPICO Il superamento del compito di falsa credenza a 4 anni è il momento in cui i bambini manifestano la competenza della teoria della mente (anche se puoi viene fuori gradualmente) i precursori della ToM -> la teoria della mente parte dalle seguenti dimensioni chiave 0-2 anni -> attenzione congiunta condivisa (es: mamma e bambina condividono l’attenzione su uno stesso • oggetto) qui si da una valenza sociale alla condivisione ma attraverso lo sguardo. Qui il bambino capisce che c’è qualcosa nel mondo che interessa a qualcun altro. Pointing (indicare) tramite cui si fa notare al bambino che qualcosa interessa (es: la mamma guarda la mela e il bambino capisce che la mamma sta guardando la mela e poi associa il fatto che la mamma la stia guardando perchè vuole mangiarla). Comprensione dell’agency: quando faccio qualcosa questo qualcosa incomincia a fare effetto sul comportamento di qualcun altro e comincio a comprendere quali sono le mie capacita. Che il mio comportamento ha effetto all’esterno: ‘io sono agente di qualcosa’. Gioco di finzione, che cominciano a rappresentare un pensiero astratto. 2-4 anni -> il bambino comprende prima gli stati mentali più semplici, • quelli non rappresentazionali come desideri ed emozioni, dopo comprende anche gli stati mentali rappresentazionali, come le vere e le false credenze. Ai 2 anni si ha la comprensione dei desideri altrui (che però ancora si sovrappongono a quelli personali del bambino es. il bambino nota che la mamma sta guardando la mela, se al bambino non piace può pensare che la mamma stia guardando la mela perchè non le piace). A 3 anni si inizia ad avere la comprensione della vera credenza, capendo che c’è un contenuto mentale nella nostra mente e anche nella mente degli altri; anche se usati sono ancora basati sulla realtà Nel momento in cui si inizia ad astrarre un pensiero, quindi a capire che 1. La mente ha un conte nuto. 2. Che il conte nuto della mente di ciascuno può essere diverso. 3. Che il contenuto della mente altrui può essere falso -> valutare la ToM: il compito di falsa credenza di primo ordine dello SPOS TAMENTO INATTESO, dove si raccon ta una storia a un bambino per misura re la capacità della teoria della mente; la storia parla di sally e Anna, Sally ha un cestino, mentre anna ha una scatola, sally ha una palla e la mette nel suo cestino e poi viene chiam ata dalla mamma e esce. Riman e anna che dopo che sally è uscita prende la palla e la mette nella scatol a. Sally ritorna e vuole giocare con la sua palla; la domanda è ‘dove cercherà la palla Anna?’ Noi ragioniamo su quello che Sally sa, quindi diremmo che le cercherà la palla sul cestino (il nostro è un ragionamento cognitivo su quello che c’è. Sulla testa di Sally) - i bambini che rispondono così hanno maturato delle capacità di decentrare il proprio pensiero da quello di Sally- Mentre un bambino che non ha raggiunto ancora questa fase risponderà che la palla è nella scatola, perchè non riesce a dissociare il proprio pensiero da quello degli altri e pensa che anche gli altri pensavano e sappiano le stesse cose che sa lui. Altri strumenti dopo il compito di falsa credenza eyes test bambini • Eyes test adulti • e si osserva la risposta)- si basa su un comportamento quantificabile e osservabile, e deve adottare un metodo sperimentale e oggettivo; quindi legato ai costrutti Stimolo-risposta (S-A). Il comportamento è determinato in modo causale, cioè secondo regole costanti, dall’ambiente che presenta l’individuo degli “stimoli“ ai quali associare delle ‘risposte’. L’apprendimento in questa ottica, non è altro che la creazione di associazioni stabili tra risposte dell’individuo e stimoli dell’ambiente. come si studia l’apprendimento nell’ottica comportamentista: si pongono tre domande Come si creano le associazioni? 1. Come si mantengono nel tempo? 2. Come si estinguono? 3. Nello sviluppo di questo approccio si distinguono tre fasi: Condizionamento classico (pablov). 1. Condizionamento operante (skinner) 2. Apprendimento sociale (bandura) 3. -condizionamento classico- Il cane biologicamente quando ha fame saliva, S-> cibo R-> salivazione. È un associazione biologicamente guidata, perchè il cibo ha intrensicamente delle proprietà che esercitano una risposta nel confronto del cane. Gli studiosi hanno cercato di capire quali regole segue questa associazione nella mente del cane. Quindi vengono associati degli ‘stimoli’ (il campanellino) al cibo, a forza di associare stimolo e cibo è come se il campanello assorbisse le proprietà intrinseche del cibo e va a stimolare nel cane la stessa risposta che eserciterebbe il cibo (per questo il campanello diventa lo stimolo condizionato, il suo status viene condizionato dalla continua associazione con l’altro stimolo) 2. Cognitivismo Andare oltre l’idea secondo cui apprendimento e sviluppo coincidono e per cui anche abilità complesse altro non sono che sequenze di associazioni stimolo-risposta. Va oltre al comportamentismo perchè mette in evidenza il fatto che noi, a differenza degli animali, non abbiamo sempre lo stesso comportamento davanti allo stesso stimolo e il comportamento comunque non è sempre uguale per tutti. Questo perchè ci sono una serie di contenuti mentali che sono diversi per ognuno di noi. Studiare lo sviluppo cognitivo significa indagare come maturano le nostre conoscenze e le abilità di comprensione e ragionamento su noi stessi, sulla realtà fisica e sociale. L’abilità cognitive non sono elemento statico parte del nostro processo mentale ma nel corso degli anni, si modificano, si evolvono consentendoci di costruire la nostra conoscenza in modo sempre più complesso L’ottica di Piaget è quella costruttivista, in quanto si costruisce la propria conoscenza grazie all’integrazione delle cose esterne ai contenuti mentali. (Svizzera) Mentre l’ottica di Vygotskij, pone l’accento al contesto socio culturale che cambia il modo in cui ogni persona crea delle rappresentazione mentali ( come processa la mente) Piaget è un grande Studioso nella prima metà del 900che ha contribuito nel periodo delle grandi scuole psicologiche alla storia della psicologia e a definire la natura, le caratteristiche e le idee che noi abbiamo di persona umana Il problema che lui ha affrontato a Parigi con Simont, era un problema di metodo; l’interesse per lo sviluppo intellettuale era un interesse precedente a piaget (800, in cui i bambini venivano studiati attraverso la tecnica dei diaristi: si creava un diario della crescita dei comportamenti del bambino). La psicologia alla fine dell’800 si pone il problema del metodo e il primo metodo che viene in mente agli psicologi era quello dell’auto descrizione dei contenuti della vita mentale - tecnica chiamata introspezionismo che era possibile usare da una persona adulta-, è una tecnica che però presenta i limiti perchè ogni persona ha difficoltà a raccontarsi in maniera fedele inoltre, dopo la metà del 900 dopo Freud, si è scoperto che moltissimi processi mentali e attività cogniti, affettive e emotive che poi sfociano nell’azione umana sono processi di cui noi non ci rendiamo conto: vengo fatti in maniera automatica. Piaget era interessato a capire come i bambini costruiscono una propria conoscenza del mondo. E come fanno a capire la realtà entro cui vivono e agiscono. Iniziò studiando sui suoi figli, la sua strategia di studio era sottoporre sempre le stesse condizioni e delle situazioni, per vedere come evolve e come cambia il modo di rispondere alla situazione nel tempo. Secondo Piaget la costruzione delle realtà nasce dall’interazione tra maturazione delle strutture mentali e le ae_ esperienze che i bambini vivono ogni giorno Visione della mente che • is modifica col tempo e l’esperienza -> schema Visione costruttivista • dello schema -> gli schemi si modificano con l’esperienza: assimilazione e accomodamento Lo schema è l’insieme della conoscenza, all’interno di esso sono racchiuse tutte le relazioni e la associazioni tra il comportamento e gli eventi del mondo (schema comportamentale). La semplici schemi senza motore automatici (schemi d’azione ES: indico il biberon perché lo voglio) schemi mentali sempre più complessi, es: Comprendo che indicando il biberon la mamma mi fa me lo passa e continuo a farlo, più interiorizzati schemi rappresentazionale Gli schemi non sono statici ma si sviluppano, si evolvono in base a dei processi universali, che si divino in assimilazione (all’interno di schemi già creati e in equilibrio ogni volta che c’è si conosce qualcosa di nuovo questo processo si chiama ‘assimilazione’), accomodamento (qui le informazioni nuove non riescono a stare bene con schemi che già esistono, quindi bisogna o ‘accomodare’ le informazioni di uno schema alle nuove informazioni o si deve creare un nuovo schema) e equilibrazione (il nostro schema formato è in equilibrio e ogni volta che si aggiunge qualcosa di nuovo al nostro sapere si crea uno ‘squilibrio) Piaget osservava il comportamento dei propri figli e cercava di studiarne i processi mentale, questo lo faceva applicando un metodo scientifico e applicando gli stessi compiti ad ogni età per osservare come questi venissero risolti ad ogni età-> così capisce a che punto di evoluzione di sviluppo cognitivo è ogni bambino e come il modo di ragionamento rispetto a un problema si evolva con l’età. Lui osserva che in determinate fasce di età i bambini rispondo tutti allo stesso modo, ipotizza che i processi che guidano quella risoluzione del compito siano processi stabili e caratteristici di quella età. Secondo piaget questi periodi di evoluzione sono universali e funzionano per tutti allo stesso modo. Ogni stadio è in successione e tutti lo attraversano nello stesso ordine poichè ogni stadio è propedeutico a quello successivo on off 1bambinocostruisce propriaconoscenza imitaisensieil aravers II EEEE i Punti fondamentali della teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget • Concetto di SCHEMA • Processi di assimilazione e accomodamento Equilibrazione • I 4 stadi dello sviluppo cognitivo - Senso motorio: permanenza dell'oggetto, azioni rivolte a uno scopo - Pre-operatorio: creazione di schemi simbolici - Operazioni concrete: operazioni mentali, reversibilità, conservazione, compensazione, decentramento, classificazione, seriazione - Operazioni formali: pensiero astratto, ragionamento ipotetico deduttivo, egocentrismo adolescenziale Vygotskij Nasce alla fine dell’800 in Bielorussia, entra in medicina, ma cambia università diverse volte finchè non si laurea in storia. Lavora come insegnante e nella scuola professionale pedagogica dove organizzo il primo laboratorio di psicologia e a 38 anni muore di turbercolosi Influenza dall'approccio Marxista del materialismo storico secondo cui le condizioni economiche e il tipo di produzione determinano l'identità e le inclinazioni di una società in molti suoi aspetti, dall'economia, alla religione, alla morale, all'arte. Così, per Vygotskij, il contesto storico-sociale ed economico determina la struttura psicologica degli individui. Gli aspetti fondamentali della sua teoria sono: come si modella la struttura psicologica • Funzioni psichiche elementari o inferiori e di ordine superiore • Interazione sociale • Zona di sviluppo prossimale • Ruolo di Scaffolding • LA STRUTTURA PSICOLOGICA È la struttura che determina il nostro modo di pensare e reagire agli stimoli dell’ambiente e si sviluppa con l’agire intenzionale del mondo al fine di raggiungere uno scopo La struttura psicologica si modella con l'agire intenzionale nel mondo e volta alla produzione • La struttura psicologica dell'uomo si modella e si trasforma con l'agire nel mondo, manipolando oggetti e svolgendo azioni INTENZIONALMENTE rivolti verso la PRODUZIONE. E' questo tipo di azione che, secondo V, permette l'emergere della coscienza e che distingue l'uomo dalle altre specie animali. E' 'l'azione svolta attraverso il supporto di strumenti che crea il pensiero. • Il modo in cui le nostre strutture psichiche si sviluppano dipende anche da quello che l'ambiente, la cultura, la condizione economica, la società ci offrono, definendo quindi le opportunità, gli scopi, gli obiettivi sui quali si conforma il nostro agire. Es: un bambino cresciuto in campagna ha opportunità di vita diverse rispetto un bambino cresciuto in città, quindi la sia struttura psicologica punta a reagire agli stimoli dell’ambiente in modo diverso. si sviluppa nella associazione stimolo-risposta dove si inserisce lo strumento come mezzo attraverso il quale il pensiero diviene socio-cultura-specifico. E l’introduzione di questo stimolo-mezzo a costituire il salto dialettico che modifica qualitativamente il rapporto tra stimolo e reazione. Lo sviluppo delle funzioni cognitive ARTEFATTO SOGGETTO OGGETTO LO SVILUPPO MORALE Esso segue delle traiettorie guidate dalla predisposizione personale e da un processo di sviluppo cognitivo (sviluppo del pensiero e del ragionamento). La moralità riguarda due dimensioni dimensione di cura: a che fare con un sentimento di preoccupazioni, può essere sintetizzato nell’assunto che • fare del male agli altri senza motivo è sbagliato, mentre aiuta tare qualcuno in difficoltà è giuro-> è la dimensione morale che ci spinge verso il comportamento prosociale Dimensione di equità e giustizia: riguarda il rispetto delle regole, segue il principio di distribuzione per cui è • giusto che le risorse vengano condivide e tutte le persone possano godere degli stessi vantaggi e diritti. HOBBES diceva che noi, in quanto esseri umani tendiamo a vivere in modo competitivo -> nasciamo con un istinto di competizione che ci porta a volere tutto per se; è necessario che si stabiliscano delle norma sociali per cui il comportamento collettivo viene regolato. Alle origini della moralità c’è l’empatia, essa può essere definita in termini fisiologici: coinvolgimento di funzioni legate all’attività del sistema nervoso autonomo di substrati ormonali e • neurali, che operano nell’indurre un individuo comportarsi a sentire in modo speculare a un’altra persona. Affettiva: vera e propria condivisione emozionale, una risposta affettiva vicaria corrispondente a quella di • un’altra persona Cognitiva: comprensione dell’esperienza di un altro, come consapevolezza cognitiva degli strati interni di • un’altra persona, cioè dei suoi pensieri, sentimenti, percezioni intenzioni. I neuroni specchio sono implicati nel processo innato nel imitazione svolgono un ruolo decisivo nella comprensione condivisione dell’emozione altrui e quindi l’empatia. -> funzionano sempre perchè in primis sid e e riconoscere che cosa prova l’altro HOFFMAN parla di una serie di stadi in cui si sviluppa l’empatia: stadio 0: contagio emotivo (se la mamma ride il bambino ride, anche se non sa il perchè) • Stadio 1: empatia egocentrica (6mesi) -> si comincia ad avere una reazione al sentimento altrui ma c’è ancora • una poca differenziazione rispetto all’altro (la differenziazione avviene con la ToM) Stadio 2: empatia egocentrica (2-3 anni)-> il bambino che vede piangere capisce che sei triste e cerca di • consolarti prendendosi cura dell’altro portando eventualmente un giochino: in questo modo fa qualcosa che farebbe felice se stesso: ha comportamenti altruistici ma incentrati sui propri bisogni Stadio 3: empatia ‘veridica’ (4-5 anni)-> comincia a mettere in atto delle strategie basate sull’esigenza dell’altro, • che può essere diversa dalla propria (ToM) Stadio 4: empatia per la condizione esistenziale dell’altro (età scolare)-> completo decentramento cognitivo • La relazione tra lo sviluppo della moralità e lo sviluppo dell’empatia, che richiede una piena integrazione tra maturazione affettiva e maturazione cognitiva con lo sviluppo della abilità di teoria della mente alla base dell’abilità di perspective-taking (presa di prospettiva dell’altro e messa in atto di comportamenti adeguati all’altra persona) Il comportamento prosociale: Neanche Eisenberg-> ha recato di capire la relazione tra empatia, prosocialità e moralità: Lei distingue dei concetti come: sympathy (compassione) che poggia sulla cura (dimensione della moralità), sentimento che origina dall’empatia • ma che comprende anche un sentimento di preoccupazione (CURA) verso la condizione dell’altro che può precedere un vero e proprio comportamento prosociale Quando si ha un attivazione empatia si possono scaturire due tipi di comportamento Comportamento prosociale/morale, guidato dalla compassione, quindi si riconosce lo stato dell’animo dell’altro 1. e si cerca di consolare e chiedere perchè Disagio personale (personal distress), quando si vede qualcun’altro tristo ma la nostra attivazione empatica ci 2. fa provare un senso di disagio che si può trasformare in quello che viene chiamato ‘ritiro egoistico’, ci si allontana e is mette in atto un comportamento che non è prosociale AUTOREGOLAZIONE EMOTIVA è determinata da un tratto temperamentale denominato effourtful-control (processi di controllo) che sovraintendere l’abilità di: inibire una risposta dominante ->es: si ha una forte • forma di distress ma attraverso processi di autoregolazione emotiva si possono abbassare il livello dello stress che si è innescato per la risonanza di un altro e mettere in atto un comportamento prosociale. Attivare il comportamento desiderato anche se non è • dominante -> Si inibisce una risposta dominante di carattere fisiologico o comportamentale e attivare un comportamento desiderato. Pianificare le proprie azioni -> pianificando meglio le • conseguenze del proprio comportamento per evitare di mettere in atto dei comportamenti che non sono desiderabili Rilevalere errori della nostra condotta (modulare o il • proprio comportamento per le situazioni future In pratica un eccesso di disagio (personale distress) causato dai processi epatici può essere regolato attraverso processi di controllo (effortful control) promuovendo un comportamento con compassionevole nei confronti del disagio dell’altro. Ci sono dei fattori educativi relazionali che ci possono aiutare a mettere in atto questo tipo di processo di controllo cognitivo (effourtful control); qui il clima familiare positivo, improntato al calore e alla condivisione degli stati emotivi anche negativi sono alla base di una risposta empatica di tipo simpatetico e quindi compassionevole La tendenza alla prosocialita diventa ben presto un tratto stabile della personalità ALTRUISMO (DG) VS EQUITÀ (UG) Si ha due persone che giocano ed una si dedica alla distribuizione di un oggetto (es: figurine), il modo in cui la distribuzione avviene misura l’inclinazione alla generosità (dictator game) -> i bambini tengono di più, ma mano che si va avanti con l’età il comportamento tende ad equilibrarsi e quindi a spartire equamente gli oggetti: soprattutto dai 6 anni, momento in cui lo sviluppo morale diventa più sofisticato (la curva verde rappresenta la tendenza ad essere generoso), in questo momento la spartizione non è sottoposta a un processo di ragionamento La curva rossa rappresenta quello che vediamo nell’ultimatum game, in cui l’altro giocatore può decidere di rifiutare l’offerta, ma in quel caso nessuno dei giocatori prenderà nulla. Questo misura la tendenza all’equità.in un aciamentosicuro gioco interattivo dove il proprio comportamento viene reciprocato e dove la comprensione della mente dell’altro è un’abilità fondamentale per l’ottenimento del risultato (ripartizione nel risorse) la maturazione di abilità Cognitive e mentalistche è cruciale, come si evince dall’impennata della performance su UG dopo gli otto anni LA COGNIZ IONE MORAL E Anche la definizio ne dello sviluppo morale secondo Piaget segue degli stadi predefini ti che sono congruent i rispetto lo sviluppo in stadi dello sviluppo del pensiero (cognitivo), che sono stadio sensomotorio, preoperatorio, stadio delle operazioni concrete e per ultimo lo stadio delle operazioni formali. Ciascuno di questi stadi è caratterizzato dallo sviluppo di competenze cognitive, seguito anche dallo sviluppo morale Anomia morale (fino4-5 anni), il bambino nasce senza un senso di cosa sia il bene o il male 1. Realismo morale - morale eteronoma(5-8 anni), ciò eterodiretta dall’adulto: si tende a fare del bene perchè si 2. capisce che cosa va bene ma, allo stesso tempo si è timorosi che se si fa male si venga puniti (obbedienza). In questo momento le regole non si cambiano e si ha una responsabilità oggettiva Relativismo morale- moralità autonoma 3. (10/11 anni), momento in cui c’è un pensiero astratto e quindi, anche se ci sono delle regole crescendo ci si fa delle proprie opinioni, quindi le regole possono essere cambiate, si può assumere la prospettiva dell’altro, se una responsabilità soggettiva, cioè si può sbagliare ma si deve essere punito, si ci basa su cooperazione, c’è equità e giustizia, c’è punizione-crimine . I livelli di sviluppo stadiale, i pensieri guidano le azioni morali e indi è lo sviluppo cognitivo che influisce sul
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