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Il ruolo della Chiesa nella comunicazione di massa - Prof. Madonna, Appunti di Etica

Il ruolo della chiesa cattolica nella comunicazione di massa, analizzando i compiti della chiesa in relazione ai mezzi di comunicazione e la sua visione positiva e negativa su di essi. Anche del ruolo dei vescovi nella chiesa cattolica e della giustizia come componente dello studio del diritto.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 02/03/2024

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valeeecaru 🇮🇹

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Scarica Il ruolo della Chiesa nella comunicazione di massa - Prof. Madonna e più Appunti in PDF di Etica solo su Docsity! INTRODUZIONE “La comunicazione di massa, insomma, non è né un bene né un male; è solo una forza, e come ogni forza può servire al bene e al male” HUXLEY era uno scrittore inglese, famoso per diversi romanzi come “il mondo nuovo” e “l’isola”, appartengono al genere della NARRATIVA DISTOPICA (antiutopia o contro utopia, utopia negativa) NARRATIVA DISTOPICA= descrizione di una realtà immaginaria del futuro, anche se prevedibile sulla base di alcuni indicatori del presente, situazioni del futuro percepite come altamente negative, indicano delle società in cui non si vorrebbe vivere. Il capolavoro di Huxley è proprio “il mondo nuovo” (1932), qualche anno dopo, nel saggio ‘Ritorno al mondo nuovo’, riprende i temi del mondo nuovo e li analizza alla luce di scoperte tecniche e scientifiche che si erano succedute nell’arco di tempo che separa le due opere. Proprio da quest’ultimo è tratta la citazione proposta e può essere vista come una sintesi degli argomenti che saranno trattati. I mezzi di comunicazione per Huxley , I mezzi di comunicazione di massa in sé per Huxley non sono NÉ BUONI NÉ CATTIVI ma sono estremamente POTENTI: sono una grande forza che può essere diretta sia verso il bene sia verso il male ed è chi governa questi mezzi che può dirigere rispettivamente verso il bene e verso il male. Altra citazione di Huxley, tratto sempre dall’opera Ritorno al Muovo Nuovo: “La vita è breve e la conoscenza è infinita, e nessuno ha tempo per tutto, in pratica noi di solito siamo costretti tra un’esposizione indebitamente scorciata e il nulla, riassumere dunque è un male necessario, e compito del riassuntore è fare bene per quanto è possibile un lavoro che seppure intrinsecamente è cattivo è pur sempre meglio che niente, egli deve saper semplificare ma senza aggiungere la semplificazione, deve sapere cogliere i punti essenziali di una situazione ma senza ignorare troppo altri aspetti significativi della realtà, in questo modo può riuscire a esporre non certo tutta la verità, perché la verità intera su 1 tutti o quasi gli argomenti di importanza non è compatibile ma almeno assai più dei quarti di verità che sono sempre stati moneta spiccio al corrente dei pensieri” 2 elevarsi, sopra la sua singolarità e questa impostazione hegeliana della filosofia e dell’etica ha avuto una grande influenza sulla cultura occidentale, suscitando anche molte polemiche. Per esempio, contro queste tesi centrali dell’etica idealistica di stampo hegeliano Kierkegaard sostiene, con la sua riflessione nel campo religioso, l’irriducibile individualità della scelta etica. - KIERKEGAARD: sostiene che quello etico è uno stadio dell’uomo, ciò che gli permette di scegliere, abisso incolmabile tra etico religioso. Il principio utilitaristico , Di natura completamente diversa è lo sviluppo della riflessione sull’etica della cultura inglese dove prevale il PRINCIPIO UTILITARISTICO Questo principio vede la condotta morale nella realizzazione della maggiore felicità per il maggiore numero di persone (Bentham e Mill). Quando un’azione è morale? Quando realizza la maggiore felicità per il maggior numero di persone, questo proietta l’agire etico del singolo nella società. I filosofi del sospetto , Vi sono alcuni filosofi nominati “del sospetto” che sostengono che esistono forze diverse che agiscono per scelte morali: - MARK⇒ FORZE ECONOMICHE - NICE⇒ SUPERUOMO - FREUD⇒ INCONSCIO Il pensiero di Freud, il fondatore della psicanalisi, tende a ricostruire la genesi della morale dal punto di vista psicologico, i valori morali sono visti come l’interiorizzazione da parte dell’individuo di regole repressive degli istinti e delle pulsioni. Dal concetto di sublimazione nasce la condotta morale individuale che rappresenta un elemento essenziale per la genesi della civiltà. La teoria della giustizia , Nell’ultimo trentennio del ‘900, si ha una sorta di ritorno a concezioni dell’etica e morale di tipo normativo che intendono riaffermare la natura prescrittiva e oggettiva 5 delle leggi morali. Il nucleo comune di questo orientamento sta nel concepire l’etica come un qualcosa di legato alla tematica della giustizia o alle istituzioni politiche da un punto di vista morale. Si può fare riferimento in questo campo al pensiero di RAWLS con la sua TEORIA DELLA GIUSTIZIA nel 1971, in cui si propone una forma di neo-contrattualismo, un neo-contratto sociale. TEORIA DELLA GIUSTIZIA= la vita morale in quanto tale va caratterizzata secondo una prospettiva deontologica, cioè attraverso l’esposizione di alcuni principi in grado di suggerire una soluzione adeguata alle principali questioni di giustizia che si devono affrontare nella sfera pubblica. Sono DUE PRINCIPI al centro della teoria della giustizia: - IL PRINCIPIO DELLA SALVAGUARDIA della libertà è dell’autonomia di ciascuno individuo - IL PRINCIPIO DELLA DIFFERENZA o equità secondo il quale gli oneri, i premi e le limitazioni che possono essere accettati solo se rivolti a migliorare le condizioni degli svantaggiati nb. Weber tende invece a dimostrare una tesi diversa: il capitalismo moderno non è la causa ma è l’effetto, il successo economico viene visto come un segno divino La deontologia , Verso la fine del ventesimo secolo si afferma l’esigenza che la riflessione etica possa offrire dei suggerimenti utili per risolvere nuovi problemi morali che sono suscitati da grandi trasformazioni che gli sviluppi della ricerca scientifica e della tecnologia hanno prodotto nelle società moderne e contemporanee. Per la prima volta si pongono alla condotta umana alcune alternative morali. Definiti i problemi dell’etica applicata, ad esempio gli aspetti morali connessi all’esercizio della pratica medica (consenso informato, gestione di situazioni fine vita, pratica sull’uomo ecc.). È quella branca della filosofia morale che prende il nome di BIOETICA. Per etica si intende ogni dottrina o riflessione intorno al comportamento umano, al comportamento pratico dell’uomo. Tende a stabilire e indicare quale sia il vero bene per l’Uomo e per la società e quali siano i mezzi più idonei per conseguirli, i 6 doveri morali verso sé stessi e gli altri e quali sono i criteri per giudicare sulla moralità o sulla non moralità delle azioni umane. Altro concetto a cui fare riferimento è quello di deontologia, strettamente legato a quello di etica. DEONTOLOGIA= viene dal greco todeon: "ethos" comportamento “deon” ciò che si deve fare, è lo studio del dovere Il primo ad usufruirne questa parola è stato BENTHAM, lo lega alla filosofia utilitaristica. Indica quindi quei settori dell’etica e della morale che si occupano di un campo concreto di attività. Si parla anche come sinonimo della deontologia di etica o morale professionale. In realtà il termine deontologia, come termine filosofico, entra nell’uso comune da quando BENTHAM diede alla sua opera “Scienza della moralità” il titolo di “Deontology”: per lui la deontologia era la sua dottrina utilitaristica dei doveri. Dopo di lui il termine fu usato per determinare le trattazioni di determinate classi di doveri relativi a particolari situazioni sociali (per esempio la deontologia medica, deontologia giornalistica ecc.). In tempi ancora più recenti nel termine deontologia vi è un richiamo implicito anche a una codificazione di norme: si parla di CODICI DEONTOLOGICI, che sono a volte codici professionali e di autoregolamentazione di settori, perché sono gli stessi operatori di determinati settori che si danno delle regole che indicano dei limiti anche di carattere morale e non devono essere superate nello svolgimento di determinate attività. Vi è quindi un LEGAME INDISSOLUBILE TRA ETICA E DEONTOLOGIA tanto da poter concludere che la DEONTOLOGIA STESSA HA BISOGNO DI AFFIDARSI SEMPRE A QUESTO LEGAME con la morale generale. La deontologia oggi , Quando si parla di deontologia ad oggi si intende la morale professionale applicata ad uno specifico campo di azione, può avere quindi delle sotto caratteristiche. L’etica che si applica ad un campo di azione ha un legame indissolubile con l’etica generale, si fonda su esso e poi declina sul campo specifico ⇒ si basa sull’autodisciplina 7 - Ordine politico (gli imperi): caratterizza la storia moderna e contemporanea. - Ordine religioso: rappresentato dalle grandi religioni universali (buddismo, cristianesimo ecc.). Vi è stato uno SVILUPPO STORICO perché in precedenza l’umanità aveva sperimentato una religione animista, superato poi da religioni di tipo politeistico e poi lo sviluppo successivo delle grandi religioni universali. RIVOLUZIONE SCIENTIFICA Iniziata 500 anni fa e tutt’ora in corso: nasce nell’europa occidentale, in una vasta penisola dell’estremità occidentale dell’Asia che non aveva avuto un ruolo particolarmente importante nella storia. Per Harari la storia ha orizzonte di possibilità ampio e molte di queste possibilità non si sono realizzate ma avrebbero potuto realizzarsi. La storia dell’uomo ha dei crocevia, in cui si può prendere una strada o un’altra. Qual è l’elemento fondativo di questa rivoluzione? La scoperta dell’America di Colombo (1492), impresa finanziata dalla corona spagnola. Per Harari la scoperta dell’America da l’inizio della modernità, perché si comprende che per l’uomo il presente e il futuro sono diventati più importanti della tradizione del passato. Alla base vi è un DESIDERIO DI CONQUISTA degli europei che ha anche una portata negativa per gli altri popoli (tutte le rivoluzioni portano qualcosa di negativo), questo desiderio di conquista spinse l’uomo a cercare nuove conoscenze molto velocemente. Per controllare questi nuovi territori dovevano essere raccolti un'enorme quantità di DATI (la geografia, il clima, la flora e la fauna la cultura, la lingua...) e da quel momento gli studiosi di ogni campo del sapere cominciano a disegnare delle mappe lasciando spazi vuoti da riempire. Dal punto di vista del metodo e della ricerca, si inizia ad ammettere che le teorie non sono perfette: ci sono cose che non si conoscono più importanti delle cose conosciute. Poco dopo nasce il metodo scientifico grazie a Galileo Galilei e nello stesso periodo anche la comunicazione ha un importante successo, cioè l’invenzione della stampa. La rivoluzione scientifica (1500) innesca un processo storico che ha portato l’uomo sulla luna (1969) e forse in un futuro lontano lo porterà su Marte- La rivoluzione agricola ha aperto la strada alla “rivoluzione INDUSTRIALE”, avvenuta circa 250 anni fa, e a quella INFORMATICA, che risale ad appena circa 50 anni fa, 10 seguita dalla rivoluzione BIOTECNOLOGICA, ancora in corso. Queste straordinarie rivoluzioni non hanno intaccato la struttura delle nostre emozioni e dei nostri desideri. Ciò si rivela un problema, poiché il fossato tra la natura biologica e l’innovazione tecnologica si allarga. Nella parte del libro dedicate alla prefigurazione del futuro, Harari avanza il sospetto che la rivoluzione biotecnologica segnali la fine del Sapiens, che sarà sostituito da post-umani costruiti in maniera ingegneristica, cyborgs “amortali”, in grado di vivere per sempre. Oltre alle tre principali rivoluzioni si ha anche la RIVOLUZIONE COMUNICATIVA tramite l’invenzione della stampa, introdotta nella metà del 1.400 da Gutenberg, questa tecnica si rileva migliore rispetto alle precedenti perché PERMETTE UNA DIFFUSIONE DEL PENSIERO E DELLA CULTURA/IDEE mai viste nei secoli precedenti. Il linguaggio , Qual è il segreto dei sapiens e del loro successo che ha permesso loro di insediarsi velocemente nel pianeta in habitat molto diversi e di prevalere, per esempio, sui Neanderthal? La risposta è che il nostro LINGUAGGIO unico dei sapiens ha permesso loro di conquistare il mondo, ma non era l’unico linguaggio esiste, perché ogni animale ha una forma di linguaggio, ma con delle caratteristiche peculiari: - LINGUAGGIO ESTREMAMENTE DUTTILE: si possono connettere un numero limitato di suoni e segnali per produrre una quantità infinita di frasi ciascuna avente un diverso significato - È un linguaggio che si è sviluppato come MEZZO PER CONDIVIDERE LE INFORMAZIONI SUL MONDO - La capacità di parlare di cose che essi non hanno mai visto, questa narrazione ha consentito di immaginare le cose collettivamente. La possibilità di poter parlare di cose mai viste ha consentito di cooperare in maniera flessibile anche in comunità formate da numerosi individui. Le formiche e api possono collaborare insieme anche se raggruppate in comunità con un numero elevatissimo di individui…ma lo fanno in forme rigide lupi e scimpanzé cooperano in modo molto più flessibile…ma lo possono fare solo in branchi abbastanza ristretti. I sapiens, invece, sono in grado di cooperare in modo estremamente flessibile ma in un gruppo definitivo di individui della loro specie. 11 La felicità , Prima della rivoluzione scientifica gli umani di ogni parte del mondo tendenzialmente perseguivano un obiettivo diverso: guardavano per lo più al passato, volevano preservare capacità e conoscenze già esistenti. Negli ultimi cinque secoli, con l’avvio della rivoluzione scientifica, gli umani hanno cominciato a credere di poter accrescere le proprie conoscenze e capacità, investendo sulla ricerca scientifica anche dal punto di vista economico e sulla tecnologia. Così che negli ultimi due secoli il passo del cambiamento è divenuto così rapido che lo stesso ordine sociale dell’uomo, ha acquistato una natura fortemente dinamica. Harari si collega ad Huxley per quando riguarda i mass media: la felicità negli scopi dell’agire umano è uno dei fondamenti dell’etica fin dall’intuizione di Aristotele (dal greco eudaimonia), non sarebbe la prevalenza di momenti piacevoli rispetto a quelli spiacevoli, ma consiste nel percepire la propria esistenza nella sua interezza e nei suoi momenti belli o brutti come qualcosa di importante e valido. Nella felicità dell’uomo c’è un importante componente cognitiva ed etica. Una vita che abbia senso, secondo Harari, può anche essere molto soddisfacente in mezzo alle difficoltà, mentre una vita senza potrebbe essere un travaglio terribile quando confortevole sia. I mass media , Un altro aspetto di Harari allude al concetto di post-verità: il concetto di verità, fondativo della filosofia e dell’etica, sarebbe superato e si parla anche in riferimento ai problemi della comunicazione e scienze. L'homo sapiens ha sempre vissuto nell’era della post-verità perché il potere dei sapiens dipende dalla sua capacità di creare narrazioni credibili, con le quali ha conquistato il pianeta. POST VERITÀ= qualcosa che va oltre la verità Queste riflessioni di Harari si collegano ad altre riflessioni sull’uomo e sulla comunicazione. Si parla ovviamente di comunicazione di massa che caratterizza il mondo contemporaneo: MASS MEDIA. 12 per risolvere i problemi. Esistono DUE ALGORITMI: - PROCEDIMENTO LOGICO: richiede dei tempi di realizzazione molto ampi - PROCEDIMENTO PRODUTTIVO: TRAMITE un apparecchio che permette di trovare tutti L’uomo ha raggiunto dei mezzi tecnici che permettono di raggiungere il problema. Tutto sta nel trovare il giusto algoritmo Ultima lezione di Giorgio Parisi: Ci sono QUATTRO MORALI nella ricerca scientifica: - Senza dati sperimentali non si va da nessuna parte (carattere necessario del metodo scientifico) - Le idee sono come i boomerang perchè partono da una direzione ma a volte portano a una direzione diversa da quella che si pensa (fattore positivo, il pensiero dell’uomo si adatta e porta a scoperte nuove in direzione diversa da quella che si era pensata all’inizio) - Una idea inusuale/interessante/strana può trovare applicazione nei campi più diversi (guardando/studiando gli uccelli ha trovato delle idee/scoperte in molti campi) - Nonostante i nostri sforzi per prevedere il nostro futuro, il futuro ci sorprenderà 3- Etica e deontologia della comunicazione . Alla luce di quanto detto, si pongono dei casi e dei problemi di etica e deontologia della comunicazione. Ad esempio, il tema dell’informazione, la verità dell’informazione, il rapporto tra informazione e dignità umana, la verità della fiction e dello spettacolo e delle dimensioni etiche della narrazione, il problema dell’etica della pubblicità, dei nuovi media. Vi possono essere anche specifici aspetti come il tema della violenza nei media, il rapporto tra mass media e minori. COMUNICAZIONE= attività che configura il mondo come umani, il mondo non sarebbe umano se non ci fosse la comunicazione, è il mezzo/strumento principale di relazione tra noi e i nostri simili. Queste relazioni/comunicazioni oggi sono più ampliate e sviluppate grazie alle tecnologie (stampa/tv..). Alla loro radice vi è sempre la dinamica fondamentale della comunicazione, cioè il voler rivolgersi ad un io e ad un tu, anche se questo tu è spesso solo ipotetico. 15 Se la comunicazione è relazione, l’essenza della comunicazione stessa/della comunicazione di massa è la relazione. Il dire, il comunicazione è anche un FARE, la comunicazione è luogo d’incontro e di scambio e quindi deve essere sottoposta ad un GIUDIZIO ETICO. Una comunicazione AUTENTICA quindi vera e propria deve avere questo rapporto. L’essenza della comunicazione è e deve essere la RELAZIONE ed è questo il dato fondamentale che pone un’etica e una deontologia della comunicazione. Secondo Bettettini, la comunicazione è un dire e un fare, è una relazione, un rapporto di scambio, che richiede la cooperazione del destinatario per compiersi. Per questo motivo la comunicazione è sottoposta ad un GIUDIZIO ETICO, che è anche un giudizio di verità possibile sui testi della comunicazione di massa, una comunicazione autentica, insieme vera e corretta, attenta al rapporto che si instaura tra emittente e destinatario. Per etica si intende la riflessione sul comportamento dell’uomo, l’etica della comunicazione indica le linee di tale comportamento umano e il bene nel campo della comunicazione e, in particolare, della comunicazione di massa. Huxley sosteneva che “La comunicazione di massa, insomma, non è né un bene né un male; è solo una forza, e come ogni forza può servire al bene e al male” I compiti dell’etica e della deontologia della comunicazione , L’etica e la deontologia della comunicazione hanno due compiti: - PRIMO COMPITO: far acquisire agli operatori la CONSAPEVOLEZZA, la forza e la pericolosità della comunicazione ⇒ devono essere maneggiati accuratamente prima dell’uso. - SECONDO COMPITO: fornire alcune coordinate per fare in modo che i mezzi di comunicazione siano DIRETTI AL BENE E NON AL MALE 16 I PROBLEMI PRATICI DELLA LIBERTÀ TRA DIRITTO ED ETICA SE NON C’È LIBERTÀ PER L’UOMO NON VI PUÒ ESSERE L’ETICA. Per Harari la libertà non è qualcosa che si ottiene automaticamente, ma occorre lottare per essa, anche strenuamente. Anche se a suo avviso per il 99% del tempo, le scelte che l’uomo prende non sono totalmente libere, sono influenzate da varie forze: biologiche, sociali e culturali. La storia della libertà accompagna tutta la vicenda umana e della modernità per la storia umana. I processi economici, scientifici e sociali avvenuti vengono definiti da Mauro Magatti, sociologo ed economista, come capitalismo tecno-nichilista, finisce per mettere a rischio proprio quella libertà che mai come oggi viene celebrata. Si tratta, per lui, di una libertà immaginaria perché priva e privata di elementi fondamentali che la compongono come la soggettività, la spiritualità e l’autonomia individuale e collettiva Come si affrontano i problemi etici e morali? Giudicando noi stessi, facendo il bene (chiedersi cosa è giusto). Concetto di libertà: se non c’è la libertà non ci può essere l’etica. L’etica postula necessariamente il concetto di libertà, senza libertà non c’è etica, l’uomo è libero e può compiere il bene e il male Che cos’è la libertà? , SALVATORE VECCA cerca di definire i contorni di un termine molto diffuso, addirittura abusato da essere talvolta svuotato di senso. La libertà non ha un unico significato, se ci chiedessimo com’è fatto un discorso sulla libertà direbbe che “non esiste la libertà ma tante altre libertà che si connettono tra loro” ogni discorso di libertà identifica un particolare concetto. La libertà deve essere condivisa, collettiva, partecipazione e si lega alla democrazia Mancuso afferma che la libertà sia una scala, un processo per l’uomo, l’uomo inizia ad essere libero quando: - La LIBERTÀ DA: la sua mente dice di essere prigioniera e si vuole liberare 17 sono estranee alla mentalità di altre generazioni passate e poi future. Si torna quindi al carattere morale dei problemi pratici della libertà, essi per Jemolo hanno come condizione necessaria l’esistenza di uomini che abbiano il senso della libertà e possono annullarsi se questi uomini vengono meno (dimensione etica e morale dell’uomo). 2- SOLIDARIETÀ E GERARCHIA TRA LE LIBERTÀ E LORO LIMITI , Secondo Jemolo vi è senz'altro una solidarietà tra le libertà: esse sono collegate tra loro tant’è che se si afferma il PRINCIPIO DEL DOVUTO RISPETTO ALLA LIBERTÀ. Tutte le libertà sono salve, mentre se si nega anche una sola libertà non vi è ragione per cui se ne salvi qualcuna. La libertà va difesa tutta intera e le libertà devono essere difese tutte insieme, perché al contrario si rischia di perderle tutte. Ci sono anche dei LIMITI DELLA LIBERTÀ Ogni aggregazione umana non può non porre dei limiti all’attività dei suoi componenti: conservazione della convivenza sociale, la necessità, il limite di salvaguardare la libertà di altri consociati, ognuno può espandere la sua libertà finché non danneggi quella altrui. Vi è un problema più generale che riguarda gli ordinamenti democratici, cioè il problema di quanto la maggioranza possa imporre alle minoranze. Anche questo per Jemolo è un problema pratico della libertà e della democrazia, e a suo avviso la libertà è in PERICOLO quando un gruppo politico comincia a ritenersi indispensabili e insostituibili e pensano che costituirebbe un male inaccettabile se il loro potere andasse ad altri. Tutti questi aspetti riguardanti i problemi pratici della libertà e della democrazia hanno una specifica proiezione nel mondo della comunicazione e dei mass media. 20 3- LA LIBERTÀ FONDAMENTALE DI DIFFONDERE LE PROPRIE IDEE , Per Jemolo, se un dittatore negasse tutte le libertà politiche ma se consentisse ancora la libertà di espressione del pensiero/critica ci potrebbero essere degli sviluppi favorevoli alla libertà e alla democrazia. Un aspetto fondamentale di questa libertà è la LIBERTÀ DI DISCUSSIONE o LIBERTÀ DI PROPAGANDA LIBERTÀ DI DISCUSSIONE o LIBERTÀ DI PROPAGANDA= libertà di convincere gli altri di aderire alle proprie opinioni Anche nel campo della libertà di discussione si creano molti problemi pratici della libertà: vi è una LIBERTÀ DELLA MENZOGNA. Per Jemolo, convinto del modello liberale, le falsificazioni storiche si combattono sul loro terreno, predisponendo degli strumenti di tutela stabilendo anche agli enti morali le proprie difese. Questa libertà è strettamente legata al tema della comunicazione, perché, secondo Jemolo, da questa libertà fondamentale discende la libertà di possedere tutti i mezzi idonei (stampa, radio, cinema, televisione: i nuovi media) per tale diffusione. 4- L’UOMO LIBERALE , Secondo Bettetini e Fumagalli, non possiamo illuderci che le nostre conquiste di civiltà siano un bene ormai acquisito per sempre, ogni progresso morale e ogni conquista sul campo dei diritti umani va sempre difeso e salvaguardato, perché così come si sono fatti dei passi avanti si possono fare dei passi indietro. I principali problemi dell’etica e deontologia della comunicazione sono problemi pratici della libertà. È per questi problemi che il diritto è importante, ma soprattutto l’etica. Un regime di libertà non si crea soltanto formando leggi che garantiscano i diritti e le libertà, ma deriva soprattutto dall’opera di uomini che abbino vivo il senso della libertà. Per Jemolo, l’uomo liberale non può non essere uomo morale, perché ogni deviazione del proprio spirito rende gli uomini meno pronti a combattere per la difesa 21 delle libertà ed è quindi necessaria un’educazione alla libertà, in cui occorre ricordare che le conquiste di libertà non sono mai definitive. Conclude la sua riflessione affermando che di fronte alle barriere di solitudine e mortificazione che a volte vengono erette in un regime di libertà, avvertirà che la libertà non può giungere a tutto e non può sostituire l’amore - la forza che tutto raggiunge -, ma anche l’amore non ottiene la sua dignità se non quando è libero. Nell’ultima pagina della sua opera ritorna al pensiero iniziale: “per vivere in un mondo libero bisogna essere uomini liberi e che libertà individuale e collettiva va usata eticamente per andare verso il bene e non verso il male” come diceva Huxley 22 Riconoscimento molto ampio della libertà di opinione, di pensiero e di espressione, con riconoscimento nell’ultima parte del testo anche di ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza limite regionale. A livello EUROPEO vi è un altro testo fondamentale, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), il cui art.10 tutela proprio la libertà di espressione: 1. Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, cinematografiche o televisive. 2. L’esercizio di queste libertà, poiché comporta doveri e responsabilità, può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale o alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di informazioni riservate o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario. In ITALIA, dove valgono le norme sovranazionali, vi è però una specifica tutela giuridica della libertà di espressione di pensiero, rappresentata dall’art. 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.” 25 Questa libertà di espressione del proprio pensiero è riconosciuta da chiunque, ma vi sono delle libertà che hanno un riconoscimento universale, per cui la cittadinanza non costituisce un limite. La libertà di manifestazione e i suoi limiti , La Corte costituzionale italiana ha qualificato questo principio come “pietra angolare dell’ordinamento democratico, e come presupposto stesso della vita democratica e condizione indispensabile per l’effettuazione di scelte libere e consapevoli da parte degli individui”. L’art. 21, che da un riconoscimento così ampio sia oggettivo che soggettivo alla libertà di manifestazione di pensiero, pone anche dei LIMITI: - BUON COSTUME: limite esplicito a cui si può fare un parallelismo con l’art. 19 della costituzione: Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa...purché non si tratti di riti contrari al buon costume. BUON COSTUME= è la morale, con riferimento alla morale in campo del pudore sessuale, clausola generale che ha un’evoluzione storica della società. La libertà d’informazione , Vi sono altri limiti impliciti a difesa di alcuni valori costituzionali, che sono limiti legati all’onore derivante dalla reputazione della persona umana art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”. Da questo concetto è legittimata la punizione di alcuni reati, come l’ingiuria. Questa libertà di informazione rileva sotto diversi aspetti: - LIBERTÀ D’ INFORMARE - DIRITTO DI INFORMARE E DI ESSERE INFORMATI Sia il polo attivo del diritto dell’informazione sia il lato passivo, il diritto di essere informati, sono entrambi valori, principi e diritti di rango costituzionale e molti studiosi del diritto costituzionale, fra questo Costantino Mortati, hanno ricondotto il diritto di essere informati all’art.21 e su questa linea si è mossa anche la giurisprudenza della corte costituzionale che ha considerato questo diritto di essere informati come il risvolto passivo della libertà di manifestazione del pensiero. Altri studiosi hanno negato questo collegamento automatico tra diritto all’informazione e manifestazione del pensiero e hanno ricondotto il lato passivo del 26 diritto all’informazione non tanto alla libertà di manifestazione del pensiero dell’art. 21, quanto direttamente al principio democratico, sancito nel primo articolo della Costituzione Italiana, perché un regime democratico necessita sempre di una pubblica opinione vigile e informata e un nesso inscindibile tra informazione, conoscenza e democrazia. Elementi che contengono forti elementi di verità che possono essere alla base della libertà di informazione. 2- LO STATUTO GIURIDICO DEGLI OPERATORI DELL’INFORMAZIONE: CENNI , L’ordinamento professionale dei giornalisti , ORDINAMENTO PROFESSIONALE DEI GIORNALISTI: la prima disciplina della professione giornalistica è molto risalente, la legge 2307 del 1925 istituiva un ordine dei giornalisti con sedi periferiche e la tenuta di albi/ elenchi di professionisti. Questa regolamentazione risentiva del tempo storico in cui è stata emanata, cioè la dittatura fascista con il suo ferreo controllo sulla stampa e sulla libera informazione. Questa legge del 1925, dichiarata poi incostituzionale in alcune sue parti dalla Corte costituzionale dopo l’avvento della costituzione repubblicana del 1948, è stata poi modificata dalla legge n.69 del 3 febbraio 1963 sull’ordinamento della professione del giornalista, che restituisce su nuove basi democratiche l’ordine dei giornalisti. Diviso in DUE ELENCHI: - GIORNALISTI PROFESSIONISTI: coloro che esercitano in modo esclusivo o continuativo la professione di giornalista - GIORNALISTI PUBBLICISTI: svolgono un'attività continuativa e retribuita anche se esercitano altri impieghi I poteri disciplinari, riguardanti l’ordine nazionale e regionale dei giornalisti, riguardano gli iscritti che si rendano colpevoli di fatti non conformi al decoro e dignità della professione. Esiste un articolato e procedimento disciplinare che è iniziato e condotto in prima battuta dal consiglio regionale ed è possibile proporre appello al consiglio nazionale e le decisioni prese dal consiglio nazionale possono essere impugnate dal giudice ordinario ⇒ GIUDICE DELLO STATO 27 soltanto putativa ⇒ ritenuta vera in buona fede dal soggetto ma può essere scriminante se frutto di una ricerca seria e diligente sulle fonti - CRITERIO DELLA CONTINENZA: deve essere una forma civile nell’esposizione dei fatti ⇒ il modo di dare le notizie non devono essere eccedenti rispetto allo scopo informativo da perseguire e deve avvenire nel rispetto della dignità della persona nb QUESTE TRE CONDIZIONI VALGONO PER IL DIRITTO DI CRONACA. Il diritto di critica , Occorre distinguere da quest’ultimo il DIRITTO DI CRITICA, anch’esso deriva dalla libertà di manifestazione del pensiero. Si distingue da quello di cronaca perché non si concreta nella narrazione di fatti ma NELL’ESPOSIZIONE DI UN GIUDIZIO, opinione, fondata sull’interpretazione soggettiva perché è appunto un’opinione. Perché questo comportamento sia discriminato rispetto ai reati visti, valgono sempre il criterio della pertinenza e continenza, rimane più sullo sfondo il criterio di verità perché si tratta di un’opinione, anche se la critica non può travisare e manipolare i fatti in modo strumentale. La libertà di espressione di critica soccombe di fronte alla necessità di tutelare i diritti fondamentali della persona, questo limite della continenza si applica anche al diritto di satira. Ma anche la satira non può ledere la dignità della persona, si applica il criterio della continenza. 3- DEONTOLOGIA DEL GIORNALISTA: DIRITTI E DOVERI , Le norme di autoregolazione , Le norme deontologiche della professione di giornalista sono in massima parte norme di autoregolazione. NORME DI AUTOREGOLAZIONE= stessa categoria degli operatori del giornalista, si dà delle regole e continua a darsele, a partire dalla metà degli anni 80 del Novecento fino ad oggi. I principali diritti e doveri del giornalista sono delineati già da una legge che disciplina la professione giornalistica, la legge n°69 del 1963 e in particolare dall’articolo 2 della legge n°69, rubricato Diritti e doveri del giornalista: È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di 30 legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Questa prima parte: - Riafferma che il DIRITTO FONDAMENTALE dell’operatore dell’informazione, del giornalista è proprio la LIBERTÀ DI INFORMAZIONE, nel rispetto della personalità altrui, dei diritti altrui, con limite principale alla libertà di informazione - Accenna anche al rispetto della verità sostanziale dei fatti, libertà di informazione e verità dell’informazione che sono i due poli tematici dell’attività del giornalista, dell’attività di informazione. LE NOTIZIE CHE RISULTINO INESATTE DEVONO ESSERE RETTIFICATE E RIPARATI GLI EVENTUALI ERRORI. I giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori. Diritti e doveri fondamentali fissati già dalla legge n°69: da queste norme fondamentali derivano le norme deontologiche, frutto dell’autoregolamentazione della categoria dei giornalisti che ha avuto un’evoluzione. Come tappe di questa evoluzione: - Carta dei doveri del giornalista (1993) - Carta di Treviso (1990) - Vademecum firmato a Treviso (1995) nb Gli ultimi due sono documenti dedicati a un tema delicato che è quello del rapporto tra informazione e minuti La carta di Treviso , Approvata nel 1990 a Treviso dall’ordine dei giornalisti e dalla federazione nazionale della stampa italiana di intesa con un’istituzione nota di tutela dei minori, Telefono azzurro, e con altri enti della città. Trae la sua ispirazione dagli stessi principi e valori della nostra Carta costituzionale del 1948, ma anche dai diritti garantiti dalla convenzione 31 dell’ONU del 1989 sui diritti dei bambini oltre che dalle normative europee in questa materia. Integrata da un successivo documento di carattere deontologico, vale a dire il Vademecum di Treviso del 1995, è stata poi nel tempo aggiornata L’aggiornamento più importante è avvenuto nel 2006 e nel 2012 dove è stato sottoscritto un altro protocollo in questa materia con l’organizzazione già citata di Telefono azzurro. Principali contenuti di queste norme deontologiche riguardanti il rapporto tra il giornalismo e i minori: - I giornalisti sono tenuti ad osservare la normativa penale, civile ed amministrativa che regola la corretta informazione in materia di minori, in particolare di quelli che sono coinvolti in procedimenti giudiziari - I giornalisti sono tenuti a garantire l'anonimato del minore coinvolto in fatti di cronaca giudiziaria e in fatti di cronaca potenzialmente lesivi della sua personalità - I giornalisti devono evitare di pubblicare qualsiasi elemento che possa portare a identificare un minore coinvolto in procedimenti giudiziari, sia esso un dato (generalità dei genitori, indirizzo di casa, scuola, ecc.) sia esso una fotografia o un filmato. Analogo comportamento deve essere osservato per episodi di pedofilia e abusi di ogni genere. Il minore non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive o radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psicologico, e ciò a prescindere dall'eventuale consenso dei genitori. Nel caso di comportamenti lesivi o autolesivi (come suicidi, gesti inconsulti, atti di criminalità che siano posti in essere da minorenni, fermo restante il diritto di cronaca) occorre non enfatizzare quei particolari che possano provocare effetti di suggestione o emulazione. Una particolare attenzione deve essere posta nei confronti di eventuali strumentalizzazioni che possano derivare da adulti interessanti a sfruttare l’immagine, l’attività o personalità del minore. ⚠ Queste norme vanno applicate anche al giornalismo online, a quello multimediale e altre forme di comunicazione giornalistica che usano nuovi strumenti tecnologici. 32 IL TITOLO QUINTO DEL TESTO UNICO è dedicato alle SANZIONI, ma in realtà, attraverso l’articolo 15, opera un rinvio: - all’articolo 2 della legge n°69 del 1963 - al titolo terzo della legge 1963 in tema di sanzione disciplinare - agli articoli 51 e seguenti della legge n°69 del 1963 L’articolo 51 elenca le sanzioni disciplinari che possono essere comminate al giornalista e se sono pronunciate con decisione motivata dal consiglio, previa audizione dell’incolpato, e sono l’avvertimento, la censura, la sospensione dell’esercizio della professione per un periodo non inferiore a due mesi e non superiore a un anno, e poi la sanzione più grave che è la radiazione cioè l’esclusione dall’alto. L’articolo 52 più specificamente disciplina la sanzione più lieve che è quella dell’avvertimento; infatti, deve essere inflitto nei casi di abuso o mancanze di lieve entità da parte del giornalista ed esso consiste nel rilievo della mancanza commessa e il richiamo del giornalista all’osservanza dei suoi doveri. Quando non sia conseguente un giudizio disciplinare e disposto direttamente dal presidente del consiglio dell’ordine, l’avvertimento e rivolto oralmente dal presidente e se ne riduce un verbale sottoscritto anche dal segretario, ed entro i 30 giorni successivi il giornalista al quale e stato rivolto l’avvertimento può chiedere di essere sottoposto a procedimento disciplinare qualora non condivida la misura presa. L’articolo 53 disciplina la sanzione della censura, che si infligge nei casi di abuso o mancanze di gravi entità e consiste nel biasimo formale per la trasgressione accertata. Ancora più grave, articolo 54 della legge n°69 del 1963, e la sospensione dall’esercizio della professione che può essere inflitta nei casi in cui l’iscritto abbia compresso, abbia gravemente leso la dignità professionale della propria professione. Ipotesi ancora più grave e disciplinata dall’articolo 55 della radiazione, cioè dall’esclusione della professione giornalistica che può essere disposta nel caso in cui l’iscritto con la sua condotta abbia gravemente compromesso la dignità professionale fino a rendere incompatibile con la dignità stessa la sua permanenza nell'Albo, negli elenchi o nel registro. Esiste un procedimento disciplinare che può portare alla combinazione di queste sanzioni la cui competenza appartiene al Consiglio di disciplina territoriale presso il 35 Consiglio dell’ordine al quale è iscritto l’incolpato, azione disciplinare che è iniziata d’ufficio dal competente consiglio anche su richiesta dal procuratore generale. Naturalmente l’incolpato, appena in possibilità di infliggere la sanzione, deve essere formalmente invitato a comparire davanti al Consiglio e il Consiglio, assunte delle sommarie informazioni, contesta l’interessato con una lettera raccomandata i fatti che gli sono addebitati e le eventuali prove raccolte e assegna un termine, che non deve essere inferiore di 30 giorni, per essere sentito a discolpa e l’interessato può presentare documenti e memorie difensive, i provvedimenti disciplinari sono poi adottati a votazione segreta e corredati con una motivazione e vengono notificati all’interessato e al pubblico ministero, e vi è anche un termine di prescrizione spirato il quale non si può più esercitare l’azione disciplinare, che e di 5 anni dal fatto. 4- ACCENNI AD ALCUNI CASI CHE SI SONO VERIFICATI , Caso Tortora , Il caso Tortora è una vicenda che ha interessato un celebre giornalista e conduttore televisivo, Enzo Tortora e che si è rivelata un clamoroso errore giudiziario. Il 17 giugno 1983 Enzo Tortora venne arrestato a Napoli con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico formulata sulla base della dichiarazione dei pentiti della camorra Il 17 settembre del 1985 Tortora venne condannato in primo grado a 10 anni di carcere e successivamente venne assolto dalla Corte d’appello il 15 settembre del 1986 e il 17 giugno del 1987 la Corte di cassazione confermò questa assoluzione, ma poco tempo il 18 maggio del 1988 Tortora morì di cancro a causa del calvario giudiziario a cui era stato sottoposto. La falsità delle accuse che i pentiti avevano mosso a Tortora fu poi accertata perché uno di questi pentiti, Gianni Melluso nel maggio del 2010, ammise che le sue accuse erano totalmente false. Il caso Tortora non è solo un caso giudiziario a seguito del quale, a seguito anche di un referendum popolare, è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico L’ISTITUTO DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE DEI GIUDICI, ma e anche una vicenda importante per la professione dei giornalisti e per l’etica e la deontologia dell’informazione. 36 Nella cronaca giornalistica dell’arresto e del processo a Tortora furono VIOLATI MOLTISSIMI DOVERI DEONTOLOGICI DELLA PROFESSIONE GIORNALISTICA: - VIOLAZIONE DEL RISPETTO E DELLA DIGNITÀ DELLA PERSONA di Enzo Tortora, nel momento dell’arresto del 1983, Tortora è stato filmato a lungo e da vicino mentre era ammanettato e veniva condotto nell’auto della polizia, anzi si attese proprio l’arrivo della stampa per sottoporre lo stesso Tortora a una sorta di gogna mediatica. - VIOLAZIONE DEL RISPETTO DELLA PRESUNZIONE DELLA SUA INNOCENZA, anche se, come osserva Colloca, esso non sempre fu violato in modo esplicito perché è abbastanza raro che un mezzo di informazione titoli che una certa persona e colpevole anche quando ancora non vi sia una sentenza definitiva di colpevolezza, ma vi e un modo implicito di violare la presunzione di innocenza ad esempio quella di riportare unicamente le ragioni dell’accusa oppure raffigurare in modo negativo l’imputato o fondare la sua colpevolezza su elementi estranei al processo La maggior parte dei giornalisti italiani all’epoca del caso Tortora ebbero una linea fortemente colpevolista, una giornalista, Camilla Cederna, scrisse sulla “Domenica del corriere” del luglio del 1983, solo 2 settimane dopo l’arresto, che vi erano tutti gli elementi per trovare Tortora colpevole “perché non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non vi sono buone ragioni”, e aggiunse, sempre con poco rispetto per la persona, “il personaggio non mi è mai piaciuto. E non mi piaceva il suo Portobello: mi innervosiva il pappagallo che non parlava mai e lui che parlava troppo, senza mai dare tempo agli altri di esprimere le loro opinioni. (...). Non dico che tutti quelli che hanno un successo di questo genere finiranno così, ma lui lo sta pagando in questo modo”. Furono pochissimi i giornalisti che assunsero una linea più prudente, non colpevolista, fra questi pero vi furono giornalisti molto noti come Montanelli e soprattutto Biagi che su Repubblica scritte un articolo dal titolo “E se Tortora fosse innocente?”, rompendo in qualche modo il fronte dei colpevolisti e soprattutto richiamando l’importanza del dubbio che e fondamentale dal punto di vista etico e deontologico della professione giornalistica perché è fondamentale il dubbio in tutti i campi dell’attività umana Caso Sarah Scazzi , Un esempio più recente a cui fare riferimento e quello dell’omicidio della quindicenne Sarah Scazzi, avvenuto il 26 agosto 2010 ad Avetrana in provincia di Taranto. 37 Il giornalista scientifico può ritenere credibile una teoria se essa è scientifica, cioè conforme al metodo scientifico e non è ancora stata falsificata. PRINCIPALE DOVERE DEONTOLOGICO DEL GIORNALISTA SCIENTIFICO: - Essere ACCURATO - Deve saper DISTINGUERE tra SCIENZA CODIFICATA e SCIENZA DI FRONTIERA - Deve RICONOSCERE l’incertezza e spesso la lentezza del cammino della ricerca scientifica - Deve avere una SOLIDA PREPARAZIONE SCIENTIFICA di base e deve curare un continuo aggiornamento della sua preparazione SCIENZA CODIFICATA= quella ormai passata al ferreo e rigido controllo della comunità scientifica e consolidata nelle sue conclusioni SCIENZA DI FRONTIERA= riguarda ricerche scientifiche appena concluse o in via di conclusione che devono ancora passare al vaglio più approfondito della comunità scientifica È ancora più delicato il lavoro del giornalista scientifico quando si occupa della scienza medica perché la sua informazione in questo campo riguarda anche le aspettative di cura dei lettori e spettatori che possono essere pazienti e i loro familiari, considerazioni queste di grande attualità per la situazione che stiamo vivendo. Alla base di una società democratica vi è il libero consenso che per essere veramente libero, cioè razionalmente autodeterminato, deve nascere da una sufficiente conoscenza dei fatti e dei valori che sono in gioco. Come osserva Bettetini, “paradossalmente in una società democratica un’informazione corretta è ancora più necessaria che in una società autoritaria e dittatoriale” I regimi dittatoriali e autoritari controllano l’informazione, non riconoscono la libertà, mentre per la democrazia l’informazione è come una sorta di nutrimento, di linfa vitale e premessa perché abbia un senso che sia possibile qualsiasi discussione o decisione che riguarda lo spazio pubblico. Dopo aver delineato questo breve profilo del diritto e deontologia dell’informazione come capitolo fondamentale dell’etica e della deontologia della comunicazione, siamo tornati da dove si era partiti, a sottolineare l’importanza della libertà di 40 informazione e della verità. Thomas Jefferson: “la libera informazione è amica della scienza e della libertà civile, se una nazione pretende di essere ignorante e libera essa pretende ciò che mai è stato e mai sarà, un popolo non può essere al sicuro senza il sapere, laddove la stampa è libera e ciascuno sa leggere, tutto è al sicuro”. 41 LA TELEVISIONE: UNA CATTIVA MAESTRA? 1- LA RIFLESSIONE DELL’ULTIMO POPPER: UNA “PATENTE” PER LA TELEVISIONE. LA VISIONE DI JOHN CONDRY: LA TELEVISIONE “LADRA DI TEMPO” E “SERVA INFEDELE” , KARL POPPER è stato un celeberrimo filosofo del Novecento, ha teorizzato la CONCEZIONE FALLIBILISTA DELLA CONOSCENZA E DEL METODO SCIENTIFICO, teoria secondo la quale la scienza procederebbe attraverso ipotesi che vengono sottoposte via via a severi tentativi di falsificazione, che ne devono saggiare la validità. La verità scientifica resiste a questi continui tentativi di falsificazione: questo sul piano della filosofia della scienza. Karl Popper è stato anche un importante filosofo della politica, qui la sua concezione fallibilista della scienza e della conoscenza lo ha condotto ad assumere una posizione liberale. Popper (uno dei maestri del pensiero liberale del ventesimo secolo) ha condotto una critica severa a ogni forma di totalitarismo e autoritarismo, forme politiche che a suo avviso affondano le loro radici nel pensiero di Platone, Hegel e Marx, filosofi criticati da Popper. Le ultime riflessioni di Popper sono state dedicate alla comunicazione e in particolare alla televisione. Codice di autoregolamentazione TV , Questa riflessione sulla televisione ha un tema centrale che riguarda gli EFFETTI CHE LA TELEVISIONE PUÒ AVERE SUI MINORI, SUI BAMBINI E SULLE FAMIGLIE. Il pensiero di Popper in questo campo ha anche influenzato negli anni successivi la politica nel campo della comunicazione e in parte anche la produzione televisiva, in particolare in Italia va segnalato un codice: CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE TV e minori: nasce dalla volontà delle stesse emittenti televisive, pubbliche e private, nazionali e locali, di migliorare la qualità delle trasmissioni dedicate ai minori e aiutare le famiglie e il pubblico più giovane a un uso corretto della televisione e per 42 La televisione raggiunge sempre di più una grande quantità di bambini, si trova a fare il mestiere della maestra d’infanzia ma non è consapevole di fare questo mestiere, per questo Popper la considera una cattiva maestra, perché inconsapevole di esserlo. L’audience , Per Popper la pericolosa legge che regola e domina le produzioni televisive è quella DELL’AUDIENCE, l’indice di ascolto, che impone agli operatori della televisione, di produrre programmi sempre più sensazionalistici e di qualità spesso molto scadente. Per Popper una vera democrazia ha come scopo quello di fare crescere il livello di educazione dei cittadini, offrendo a tutti l’opportunità di essere migliore, deve tendere al meglio non al peggio, al bene non al male. Questo obiettivo deve prescindere dall’audience, che spesso spinge a realizzare invece livelli di produzione sempre peggiori. La “patente per la televisione” , La soluzione è di dare una specie di “patente per la televisione”, non una censura, una sorta di strada per migliorare, per vie educative e non autoritative, la situazione, per migliorare, dal di dentro, l’offerta televisiva. Qui Popper traccia un parallelo tra gli operatori della televisione e quelli che esercitano la professione medica, i medici sono controllati dalle loro organizzazioni secondo un metodo che Popper definisce altamente democratico, e questo controllo è necessario perché essi hanno un grande potere sulla vita e sulla morte delle persone, ora Popper propone in qualche modo di creare un’organizzazione simile anche per la televisione. Chiunque sia collegato alla produzione televisiva deve avere una vera e propria patente, un brevetto che gli possa essere ritirato qualora agisca in contrasto con determinati principi etici e morali. SCOPO PRINCIPALE DI QUESTA “PATENTE”: RENDERE CONSAPEVOLE chi si candida a produrre televisione e a operare nella televisione che è coinvolto e sarà coinvolto in un processo di educazione di massa, un tipo di educazione che è potente e importante. Ed è così che la televisione potrebbe diventare anche una maestra consapevole della sua educazione così potente e importante e quindi una buona maestra che possa orientare verso il bene. 45 La televisione per Condry, una ladra di tempo e serva infedele , Queste, in sintesi, sono le CONDRY (Studioso statunitense nato nel 1938 e morto nel 1993). Molte delle riflessioni di Popper sono legate a quelle di Condry; infatti, vi è un’influenza reciproca tra i due studiosi. Condry definisce la televisione come una LADRA DI TEMPO, come una realtà che ruba il tempo. Quando i bambini la guardano ininterrottamente per molte ore, essi non fanno molto cose che possono essere per loro molto più importanti dal punto di vista del loro sviluppo, inoltre il contenuto e la pubblicità dei programmi televisivi influenzano profondamente i bambini perché dalla TV i bambini stessi traggono informazioni sul mondo, proprio dai programmi televisivi, i bambini non sono in grado di comprendere che queste informazioni possono essere false e distorte. Il tempo trascorso davanti alla televisione viene sottratto dalla lettura che è invece fondamentale alla formazione del fanciullo. E così i bambini vengono abbandonati ad una SERVA INFEDELE, questa è la seconda provocatoria definizione che Condry dà della TV oltre a ladra di tempo, la TV racconta ai bambini fiabe con storie moderne che sono però molto meno. Giovanni Sartori , A queste riflessioni di Popper e Condry si ispira anche GIOVANNI SARTORI, politologo italiano nato a Firenze nel 1924 e morto a Roma nel 2017. Sartori accoglie il tema popperiano della educazione o meglio della diseducazione che deriva dal mezzo televisivo ma ritiene quello della violenza, che è la principale preoccupazione di Popper, solo un aspetto parziale: a suo avviso la televisione sta producendo una sorta di metamorfosi che investe la natura stessa dell’uomo. Per Sartori LA TELEVISIONE STA CAMBIANDO E CAMBIA LA NATURA STESSA DI HOMO SAPIENS (ritornano le riflessioni di Harari). La televisione non è solo un semplice strumento di comunicazione, ma un mezzo che può generare un nuovo tipo umano, un nuovo antropos, quello che Sartori chiama provocantemente HOMO VIDENS, che rischia di prendere il posto dell’homo sapiens. Si ha quindi il RISCHIO di un NUOVO TOTALITARISMO che si basa sul rammollimento e 46 sullo spegnimento di ogni libertà di pensiero e spirito critico dei video bambini che diventano poi video adulti. Le tesi di Popper sulla televisione hanno avuto anche un’accoglienza critica da parte di alcuni studiosi dei media, ma oltre che nelle tesi ancora più estreme di Sartori, le tesi popperiane trovano una convergenza significativa con le posizioni in tale ambito della chiesa cattolica, ad esempio di Giovanni Paolo II 2- LA VERITÀ E LA REALTÀ DELLA TELEVISIONE , Il concetto di verosimiglianza , Quando si parla di verità della televisione ma anche di verità di altre forme di narrazione come il cinema, non ci riferiamo alla verità universale delle scienze, la verità che non ammette eccezione come la verità della matematica, ma ci riferiamo ad un altro concetto ovvero quello di VEROSIMIGLIANZA, riferimento a cui si fece per primo Aristotele definendo il verosimile come una sorta di universale probabile non assoluto che indica ciò che avviene nella maggioranza dei casi ma che può ammettere eccezioni, ad esempio è verosimile che due genitori amino il proprio figlio ma non è impossibile il contrario. TV verità e realtà show , Con riferimento ad alcuni programmi televisivi, spesso si sente parlare di TV VERITÀ, basata sulla presentazione di alcuni casi che vengono presentati come veri ma che a volte si rivelano essere episodi non veri ma più o meno inventati, anche con la presenza di attori e comparse, e in questi programmi il pubblico in studio e a casa, tende a ergersi come una sorta di giudice del caso stesso. Spesso però con la verità ha poco a che fare. Ancora più in là si spingono i cosiddetti REALITY SHOW, che fanno riferimento alla realtà: si presentano come una sorta di porzione della realtà, mentre invece spesso hanno alla base una scrittura di finzione e ciò provoca al pubblico, agli spettatori, uno slittamento di percezione tra ciò che è reale e ciò che è finzione, a volte finzione pura. Per Fumagalli, grande osservatore della comunicazione, occorre essere molto attenti, perché spesso proprio dove il medium, il mezzo di comunicazione, si finge più vero, si possono nascondere possibili fonti di manipolazione della verità e della realtà. 47 L’effetto mimetico , Più in generale sul problema della violenza nei mass media, e in generale nella televisione, si contrappongono due visioni, DUE TENDENZE: - Un VALORE POSITIVO a questa violenza dei media: per questi pochi osservatori la visione della violenza porterebbe un EFFETTO BENEFICO di eliminazione della violenza dello spettatore; - Un VALORE NEGATIVO che attribuiscono alla violenza mass mediale una FUNZIONE mimetica, NEGATIVA, di imitazione, da parte degli spettatori. Per questa seconda visione, i bambini e gli adulti che sono posti ad una grande quantità di violenza rappresentata dai media, possono diventare più aggressivi e sviluppare comportamenti che sono favorevoli all’uso della violenza. Questo fenomeno è favorito dal fatto che, come mette in evidenza Bettetini, la rappresentazione di atti violenti nei media, ma soprattutto nel cinema e in televisione, è molto più alta di quanto avvenga nella realtà Nella realtà c’è molto violenza ma nella televisione di più: ciò può causare un EFFETTO MIMETICO. Per Bettetini talvolta è la stessa comunicazione, la comunicazione eccessiva che si dimostra violenta, perché questa comunicazione annienta l’interlocutore forzando i tempi, spinge all’estremo la drammatizzazione dei toni ed elimina ogni comunicazione autentica, perché UNA COMUNICAZIONE AUTENTICA DEVE ESSERE GRADUALE, PRUDENTE E RISPETTOSA DELL’ALTRO, quindi a volte è il mezzo stesso e la comunicazione televisiva stessa che è violenta, anche quando non veicoli direttamente di contenuti violenti. 50 Riflessione di Popper , Riflessione di Popper, insegnamento fondamentale della sua filosofia: L’ESSENZA DI UNA DEMOCRAZIA CONSISTE NEL METTERE SEMPRE IL POTERE POLITICO SOTTO CONTROLLO. L’essenza della democrazia e il poter cambiare i governanti senza violenza deve valere: - per ogni potere (non solo quello politico) - per i mezzi di comunicazione - per la televisione, la cui potenza e pericolosità è stata messa in evidenza da Popper ma anche da altri studiosi. La televisione è spesso una cattiva maestra ma se diventa consapevole della sua forza educativa e diseducativa, può diventare anche una buona maestra. 51 PUBBLICITÀ E INTERNET: ALCUNE QUESTIONI ETICHE 1- L’ATTUALITÀ DELLE RIFLESSIONI DI UMBERTO ECO SULLE TECNICHE DELLA PUBBLICITÀ , Umberto Eco , UMBERTO ECO è stato uno dei grandi protagonisti della cultura italiana nella seconda metà del Novecento. È stato anche un attento osservatore della comunicazione fin dalla sua giovanile collaborazione con la RAI, ha indagato il progresso dei mezzi di comunicazione di massa e ha dedicato alla comunicazione giornalistica il suo ultimo romanzo Numero zero del 2015. Ha studiato anche la comunicazione pubblicitaria, in particolare “le tecniche della pubblicità fin dal saggio del 1968, ciò che non sappiamo della pubblicità televisiva.“ Il saggio di Eco è per molti versi ancora attuale e vi è in particolare una sua frase provocatoria che ci introduce nel nostro argomento ma anche nel metodo di ricerca e di analisi proprio di Umberto Eco: “Ho analizzato gli elementi del linguaggio pubblicitario (...). Facendo questo ho assolto a un compito di chiarificazione che credo valido, ma indirettamente ho fornito agli operatori pubblicitari elementi per controllare il proprio lavoro. Così chi analizza la tecnica di un omicidio, fornisce istruzioni agli omicidi futuri. Ma - che gli omicidi piacciano o meno - non ci si può esimere dallo studiare i modi per la stolida preoccupazione di non rendere pubbliche le tecniche”. Questa riflessione di Eco ci dice che prima di indagare le questioni etiche e deontologiche della pubblicità e in genere della comunicazione bisogna conoscere le sue tecniche. Per lui, poiché una società usa, e non potrebbe fare diversamente, delle tecniche di persuasione, il problema non è quello di negare moralisticamente l’esistenza di queste tecniche, né tanto meno di coltivarle per pochi eletti, ma semmai di CONOSCERLE, FARLE CONOSCERE E RENDERLE PUBBLICHE. LA CONOSCENZA DELLE TECNICHE PUBBLICITARIE È NECESSARIA E PRELIMINARE ALLO STUDIO DEI PROBLEMI ETICI E DEONTOLOGICI CHE LA PUBBLICITÀ PONE. 52 2- L’ETICA DELLA PUBBLICITÀ E L’ETICA DEL CONSUMO , FORTE LEGAME TRA PUBBLICITÀ E SOCIETÀ DEI CONSUMI. Strettamente legata all’etica della pubblicità e l’etica della comunicazione aziendale, in cui la stessa azienda produttrice che offre comunicazione sull’attività dell’azienda, studiata ad esempio da Brioschi. Domande fondamentali che occorre porsi dal punto di vista etico: - È giusto persuadere ai consumi? E in che termini lo è, con quali limiti? - Quali sono i limiti di una comunicazione pensata per convincere le persone a comprare? Codice di autodisciplina pubblicitaria , In Italia esiste un CODICE DI AUTODISCIPLINA PUBBLICITARIA che ha avuto diverse edizioni (ultimo aggiornamento nel 2020, la prima edizione del codice risale al 1967). Anche nella pubblicità ci troviamo di fronte ad un’autoregolamentazione del settore, gli stessi operatori pubblicitari si danno delle regole. Tra i principi generali del codice vi è quello che la pubblicità non deve fornire dati falsi su ciò che si sta promuovendo principio della verità: - Articolo 1: LA COMUNICAZIONE COMMERCIALE DEVE ESSERE ONESTA, VERITIERA E CORRETTA⇒ deve evitare tutto ciò che possa screditarla. - Articolo 6: CHIUNQUE SI VALE DELLA COMUNICAZIONE COMMERCIALE DEVE ESSERE IN GRADO DI DIMOSTRARE, a richiesta del Giurì o del Comitato di Controllo, la VERIDICITÀ dei dati, delle descrizioni, affermazioni, illustrazioni e la consistenza delle testimonianze usate. - Articolo 29: fa riferimento a un organo di garanzia, il Giurì GIURì= organo di garanzia, composto da membri nominati dall’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria e scelti tra esperti di diritto, di problemi dei consumatori, di comunicazione. I membri del Giurì durano in carica due anni e sono riconfermabili 55 - Articolo 30: prevede la costituzione di un altro organo di garanzia, il Comitato di controllo COMITATO DI CONTROLLO= organo di garanzia, organo garante degli interessi generali dei consumatori, è composto da membri nominati dall’Istituto e scelti tra esperti di problemi dei consumatori, di tecnica pubblicitaria, di mezzi di comunicazione e di materie giuridiche. Questi organismi di controllo effettuano un’attività para-giustiziale nei confronti della materia pubblicitaria: - Articolo 36: Chiunque ritenga di subire pregiudizio da attività di comunicazione commerciale contrarie al Codice di Autodisciplina può richiedere l’intervento del Giurì nei confronti di chi, avendo accettato il Codice stesso in una qualsiasi delle forme indicate nelle Norme Preliminari e Generali, abbia compiuto le attività ritenute pregiudizievoli. La parte interessata deve presentare una istanza scritta indicando la comunicazione commerciale che intende sottoporre all’esame del Giurì, esponendo le proprie ragioni, allegando la relativa documentazione e i previsti diritti d’istanza. - Articolo 38: Il Giurì, al termine della discussione, si ritira in camera di consiglio ed eccezionalmente, al fine di chiarire residuali dubbi, può invitare il consulente tecnico, se designato, a partecipare senza diritto di voto. Qualora il Giurì ritenga di non aver acquisito elementi tecnici sufficienti per la pronuncia di merito, ammette una consulenza tecnica d’ufficio, nomina il C.T.U., formula il quesito e fissa il termine di deposito della relazione. Durante la fase di consulenza tecnica d’ufficio deve essere rispettato il principio del contraddittorio e garantito il diritto di difesa. Il Giurì emette la sua decisione, comunicando immediatamente il dispositivo alle parti. Quando la decisione stabilisce che la comunicazione commerciale esaminata non è conforme alle norme del Codice di Autodisciplina, il Giurì dispone che le parti interessate desistano dalla stessa, nei termini indicati dall’apposito Regolamento autodisciplinare. - Articolo 39: se la comunicazione commerciale presa in esame appare manifestamente contraria a una o più norme del Codice di Autodisciplina, il Presidente del Comitato di Controllo, con proprio provvedimento, può ingiungere alle parti di desistere dalla medesima. 56 Altre autorità nel settore pubblicitario , Oltre questi organismi - il Giurì e il Comitato di controllo-, vi sono altre autorità che vigilano sul settore pubblicitario (secondo la legge n°287 del 1990): - AUTORITÀ ANTITRUST - AGCOM AUTORITÀ ANTITRUST= autorità garante della concorrenza e del mercato, che può intervenire con apposite sanzioni in caso di pubblicità ingannevole AGCOM= autorità di garanzia della comunicazione, che ha il potere di sanzionare la pubblicità ingannevole o la violazione dei tetti di affollamento pubblicitario da parte delle emittenti radiotelevisive. Etica del giusto consumo , Secondo Bettettini, il vero snodo del problema etico della pubblicità riguarda UN’ETICA DEL GIUSTO CONSUMO: l’etica della pubblicità si sovrappone all’etica del consumo. Differenza tra beni necessari e beni superflui , La distinzione tra i beni necessari e quelli superflui a prima vista può sembrare semplice ma non lo è: vi è un’evoluzione per la quale alcuni beni che oggi sono considerati indispensabili non lo erano qualche decennio fa. In ogni società il bisogno è costruito socialmente, può mutare con l’evolversi della società. Altra distorsione del sistema che può essere generata dalla società dei consumi e anche dalla pubblicità: la SPROPORZIONE La sproporzione può avere un certo acquisto rispetto all’insieme delle condizioni socioeconomiche del soggetto o dell’ambiente in cui vive. Per Bettetini, la spinta del consumo da parte della pubblicità è legittima ma deve essere una spinta dolce e mai assolutizzante, non deve caricare l’oggetto che si pubblicizza di un valore assoluto e allo stesso tempo non sono compatibili con i principi dell’etica e della deontologia quelle strategie comunicative che implicano l’uso del corpo, molto spesso concentrando l’attenzione più sul messaggio che sul prodotto da acquistare, non sempre risultano efficaci anche dal punto di vista pubblicitario. 57 Problema di carattere politico o etico-politico, il rapporto tra internet e sistema democratica , La rete garantisce l’accesso a un più ampio flusso di informazione e di questo accesso diventa sempre più protagonista e responsabile il singolo utente della rete che deve scegliere se e come connettersi. C’è anche un RISCHIO CORRELATIVO, vi è il rischio parallelo che vi sia uno svuotamento di quei luoghi reali di confronto, di partecipazione e di riconoscimento reciproco, che sono fondamentali nella costruzione di una comunità. La rete può favorire una sorta di atomizzazione della vita civile, fatta di individui commessi che sono come atomi isolati, come realtà isolate una dall’altra, e ciò fa nascere un problema politico molto importante, in quanto comporta il rischio di una caduta dell’iniziativa democratica con conseguenti pericoli per la stessa tenuta della democrazia. Ci sono le cosiddette comunità virtuali, le quali però, sempre per Bettetini, sono efficaci là dove c’è già un tipo di comunità reale preesistente, in questo caso la comunità virtuale accresce le potenzialità, ma difficilmente e significativa la comunità virtuale che nasce in assenza di una preesistente comunità reale. Esiste un altro pericolo per la rete segnalato sempre da Bettetini: la MANCANZA DI RESPONSABILITÀ di molti suoi attori, non c’è responsabilità e non c’è democrazia. Vi è un’esigenza prioritaria che è quella di orientarsi in questo mare “magnum” delle informazioni che si possono attingere dalle reti, l’esigenza e la capacità di selezionare le informazioni realmente utili e vere in questo caleidoscopio che è la rete. 60 CHIESA CATTOLICA E COMUNICAZIONE: FONDAMENTI BIBLICI E TEOLOGICI 1- RELIGIONE, ETICA E COMUNICAZIONE , Molte impostazioni etiche traggono la loro radice da una tradizione religiosa, sono dunque etiche religiose, si può parlare di un’etica ebraica, cristiana, islamica, e così via. ETICHE RELIGIOSE= etiche che traggono la loro radice da una tradizione religiosa Esiste quindi uno STRETTO LEGAME TRA LA TEOLOGIA E LE SITUAZIONI CONCRETE ETICHE E POLITICHE, che configurano l’etica individuale e pubblica, di conseguenza, poiché vi è un legame tra etica e comunicazione e vi è un legame tra etica e religione, vi è anche un legame tra religione e comunicazione, anzi si può forse intendere la religione stessa come una forma di comunicazione, questa impostazione traspare da Pace. TEOLOGIA= studio della religione La pace come forma di comunicazione , Per Pace vi sono molti collegamenti che rendono le religioni meno lontane tra di loro di quanto si sia portato a credere, sotto le sacre volte nulla si crea e nulla si distrugge, per riecheggiare una famosa frase tratta dal mondo della fisica. Le religioni possono essere rappresentate come GRANDI SISTEMI DI CREDENZA STRATIFICATI, correlati tra di loro che si alimentano tra di loro, perché sono accomunati da una struttura comune e profonda, cioè il potere della parola, della comunicazione che è capace di fissare e spostare i confini degli universi di senso individuale e sociali. 61 Lo stesso rito religioso che manifesta un’appartenenza religiosa, per Pace, è una sorta di comunicazione in atto, è una narrazione che si trasforma in gesti che trasmettono un senso. I riti permettono a un sistema religioso di controllare i propri confini simbolici cercando di incanalare il flusso della comunicazione fra i credenti e fissare un limite tra ciò che è coerente e ciò che non lo è rispetto alle grandi narrazioni prodotte dal sistema religioso stesso. Ci sono poi delle specificità che riguardano la chiesa cattolica a partire dai fondamenti biblici e teologici: tutta la sacra scrittura e la storia di un dialogo, di una comunicazione tra Dio e la comunità. Carlo Maria Martini (1927-2012) fu studioso della teologia e della sacra scrittura utilizzando un approccio laico per sottolineare le implicazioni etiche e deontologiche. 2- LA COMUNICAZIONE NELL’ANTICO TESTAMENTO LA LOGICA DEL SERPENTE NELLA PRIMA FAKE NEWS DELLA STORIA E IL FALLIMENTO DELLA COMUNICAZIONE NELLA TORRE DI BABELE , Il cristianesimo, come altre tradizioni religiose, si fonda su un libro sacro, la Bibbia che rappresenta la rivelazione di Dio, la sua comunicazione, la sua parola, ci si riferisce alla sacra scrittura e alla tradizione. La sacra scrittura si struttura in: - ANTICO TESTAMENTO: composto da 46 libri di carattere storico, profetico che prepara la venuta di Cristo - NUOVO TESTAMENTO: porta a compimento, nella visione cattolica-cristiana, la rivelazione di Dio in Gesù, comprende 27 testi di cui i 4 Vangeli. Accanto alla sacra scrittura, nella visione cattolica, vi è la tradizione, intesa nel senso latino dell’etimologia come trasmissione. Episodi sulla comunicazione tramite la Bibbia , Nella bibbia esistono molteplici episodi riguardanti il tema della comunicazione tra cui ne ricordiamo i due più rilevanti: - ADAMO ED EVA⇒ la logica del serpente e il concetto di verità - LA TORRE DI BABELE⇒ la crisi della comunicazione 62 dalla forza dello spirito inviata dal figlio e inviata nel mondo per annunciare il Vangelo di Gesù, e nella visione cattolica vi è il dovere della missione della chiesa e dei suoi fedeli, cioè quello di proclamare il Vangelo in tutto il mondo a tutti gli uomini fino alla fine dei tempi, ed è chiaro che ciò richiede anche l’uso dei mezzi di comunicazione di massa. 4- LA RIFLESSIONE DI CARLO MARIA MARTINI. I FONDAMENTI BIBLICI DELLA COMUNICAZIONE. IL “LEMBO DEL MANTELLO” E I MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA , Riferimento alle lettere scritte da Martini: due riflessioni legate al tema della comunicazione. Martini propone: - SCENA DI RISANAMENTO DELLA COMUNICAZIONE - IL LEMBO DEL MANTELLO SCENA DI RISANAMENTO DELLA COMUNICAZIONE la comunicazione ha delle malattie ma in questa scena della vita di Gesù si ha un risanamento, quando Gesù fa uscire un uomo dalla sua incapacità di comunicare, guarigione del sordo-muto a cui Gesù da un comando riportato nel Vangelo: “apriti”. A seguito di questo comando, si aprirono le orecchie e si sciolse il nodo della lingua di questa persona che comincia a parlare correttamente. Questo passo evangelico per Martini esprime bene quelle che sono le malattie della comunicazione, ma anche la possibilità che si possa essere guariti con anche l’intervento di Gesù da queste malattie. IL LEMBO DEL MANTELLO si tratta di un miracolo emblematico di Gesù, quello di una guarigione avvenuta con il semplice contatto del lembo del suo mantello. Per Martini questo è un’immagine dei mezzi di comunicazione di massa, perché vi è la massa, la folla anonima che si accalca intorno a Gesù. Nell’episodio evangelico tra la massa una persona comincia ad emergere, ha un progetto e una volontà precisa, quella di toccare il lembo del mantello di Gesù, soprattutto ha una grande fede e infatti viene guarita, dalla massa emerge la persona. 65 Questa è l’immagine che Martini offre dei mass media, in particolare della televisione, perché è il più forte dei mezzi di comunicazione che detengono un enorme potere, potere che può essere anche distruttivo e nefasto, perché non è facile coglierlo subito nella sua pervasività. Vi può anche essere una visione positiva dei mezzi di comunicazione di massa, ed è senz’altro positiva l’immagine con cui Martini inizia la sua lettera, l’immagine del lembo del mantello di Gesù. “Anche i mass media, pur pericolosi, possono essere considerati dei doni di Dio, come il lembo, vi possono essere dei beni che vengono dai mezzi di comunicazione di massa, dai media, vi è una libertà dell’incontro possibile tra Dio e l’uomo attraverso i media. Di conseguenza, dell’incontro possibile tra la chiesa e il pianeta dei mezzi di comunicazione sociale.” Fatte le premesse, Martini instaura un dialogo con il televisore, rivolgendosi direttamente con questo mezzo, lo sceglie tra tutti gli altri media perché la considera il simbolo di questa babelica città dei media, di questa nuova Babele dei mezzi di comunicazione dove viviamo e dove vogliamo incontrarci. I compiti della chiesa sulla televisione , Per Martini, vi sono alcuni compiti che la chiesa stessa ha in rapporto alla televisione e più in generale ai mezzi di comunicazione di massa: - DEVE PRATICARE LA COMUNICAZIONE: deve avere dei propri mezzi di comunicazione a tutti, hanno il compito fondamentale dell’evangelizzazione. La diffusione del messaggio di Gesù deve avvenire tramite mezzi di comunicazione sociale (Pentecoste). Quest’immagine della Pentecoste viene letta da Martini come un invito all’utilizzo da parte della chiesa dei mezzi di comunicazione per la diffusione del messaggio evangelico. - DEVE SVOLGERE RIGUARDO AI METODI UN RUOLO EDUCATIVO E PROFETICO: ruolo di educare le persone, gli operatori della comunicazione, al corretto e retto uso dei mezzi di comunicazione e profetico, cioè di annuncio di quelle che sono le verità del cristianesimo anche con riguardo ai media. - DEVE INFLUENZARE I MEZZI DI COMUNICAZIONE: nella produzione di messaggi veri e corretti. - DEVONO ENTRARE NEL MONDO DEI MEDIA (in modo particolare i laici): invito alla chiesa a praticare la comunicazione, a svolgere nei riguardi dei mezzi di comunicazione un ruolo educativo e profetico, a influenzare la produzione di 66 messaggi dei mass media e l’invito ai cristiani di entrare come protagonisti dei media anche gestendoli direttamente. Il rapporto tra comunicazione e informazione , Martini dedica una parte della sua riflessione anche al rapporto tra comunicazione e informazione. Egli parla di una sorta di MALATTIA DELLA COMUNICAZIONE MEDIALE, dei mass media, che è quella di ritenere che la comunicazione stessa sia semplicemente l’accumulo delle informazioni e dei dati. I mezzi di comunicazione di massa ci rovesciano addosso una valanga di messaggi, eppure a questa quantità dell’informazione non corrisponde sempre una qualità dell’informazione stessa. Spesso ci si trova di fronte ALL’INCAPACITÀ DI COMUNICARE: gli scambi sono apparentemente facili ma in realtà non sono vere comunicazioni. Quello che rimane fondamentale, per Martini, è proprio l’impegno educativo nel campo dei mezzi di comunicazione di massa. Qi in qualche modo la riflessione di Martini si lega a quella di Popper, che riteneva fondamentale l’educazione nel campo dei mass media per preservare la democrazia. Per Martini questo compito educativo deve essere anche della chiesa e della comunità cristiana in un duplice atto: ci deve essere un’educazione dei ricettori dei mezzi di comunicazione, che deve: - ESSERE TESA A NON RASSEGNARSI MAI a un ruolo soltanto passivo da parte dei recettori stessi - ESSERE ANCHE EDUCAZIONE degli operatori della comunicazione. L’educazione dei comunicatori deve essere tesa a ritrovare spazi di libertà e di creatività all’interno del ruolo che ciascuno è chiamato a svolgere nei diversi ambiti della comunicazione. 67 2- DEFINIZIONE GENERALE DI DIRITTO CANONICO E DISTINZIONE CANONICO E DISTINZIONE CON ALTRE DISCIPLINE , La figura del papa , Il papa (capo della chiesa, vescovo di Roma) viene scelto da molti secoli dai cardinali, esponenti del clero romano. Oggi sono i vescovi i quali svolgono funzioni a capo delle diocesi del mondo e nella curia romana (esponenti che operano con il papa) e viene scelto in un’assemblea specifica “CONCLAVE”, a cui possono partecipare i cardinali. Avviene questa elezione in una clausura e sono tenuti al segreto, sono vietate delle ingerenze esterne perché nel passato (sia quello risalente fino a inizi 900) ci sono state tante ingerenze soprattutto politiche. Risulta eletto colui che ottiene il voto favorevole della maggioranze, dei 2\3 dei presenti Chi può essere eletto? - In base alla normativa canonica qualunque battezzato di sesso maschile - Se viene eletta una persona già inserita nella chiesa basta l’accettazione per diventare papa - Se fosse eletto uno non vescovo, dovrebbe immediatamente essere consacrato vescovo e poi diventerebbe papa, quindi c’è un altro requisito cioè essere insegnata del ministero episcopale Paragrafo 2 del codice del diritto canonico: nel caso che il romano pontefice rinunci all’ufficio si richiede che sia fatta liberamente e che venga manifestata, non si richiede che la si accetti da parte di qualcuno Benedetto XVI nel 2013 aveva convocato un concistoro che però non aveva un oggetto specifico legato alla chiesa tanto meno legato alla rinuncia in cui pochissimi collaboratori ne erano a conoscenza. CONCISTORI= assemblea di cardinali I requisiti sono: - LIBERTÀ DELLA DECISIONE: molti la contestano ma la dichiarazione dice chiaramente con piena libertà dichiaro - COMUNICAZIONE DEBBA ESSERE DEBITAMENTE, cioè nel modo adeguato, 70 MANIFESTATA: che è rispettato, addirittura viene fatto in maniera pubblica e in una delle assemblee più solenni per il diritto canonico - LA RINUNCIA FOSSE LEGATA AL BENE DELLA CHIESA (requisito messo in atto dopo ma ormai da tanto): questo c’è perché lui rinuncia proprio per il bene della chiesa perché non più capace di svolgere in maniera adeguata il suo compito di Papa Questo tema è di attualità perché spesso ci sono state voci dei possibili dimissioni dell’attuale Papa Francesco: il papa può o accettare la rinuncia (che deve essere fatta con più di 75 anni, a meno che non ci siano altri problemi), e una volta avvenuta l’accettazione, verrà poi scelto un nuovo vescovo che è il vescovo emerito. La curia romana , Alla basi del diritto canonico c’è la curia romana: il papa, capo della chiesa, nell’esercizio del governo si avvale dell’aiuto di alcuni organismi che compongono la curia romana CURIA ROMANA= uffici che aiutano il papa nel governare la chiesa DIOCESI METROPOLITANA= provincia ecclesiastica ORGANISMI NAZIONALI= raggruppano i vescovi di ogni Stato o Nazione⇒ conferenze episcopali Il vescovo controlla la propria chiesa particolare, la diocesi⇒ svolge funzioni pastorali coadiuvato dai sacri Ministri (PRESBITERI= preti e diaconi che svolgono servizi in varie circoscrizioni come la parrocchia (posto sotto la guida spirituale di un parroco) Il diritto penale canonico , DIRITTO PENALE CANONICO: la chiesa pur essendo una confessione religiosa, la comunità che opera prevalentemente spirituale ha sempre rivendicato una PODESTÀ COATTIVA: un potere di erogare ai propri metri delle sanzioni penali. Il diritto penale poi è stato disciplinato 1983 libro VI del codice canonico, che è stato integralmente riformato da papa Francesco nel 2021 È una disciplina che affonda le sue radici nei secoli ma di fondo è molto recente 71 Delitti e pene , DELITTI VIOLAZIONI DELLA LEGGE, del precetto che sono gravemente imputabili al soggetto a titolo di dolo (violazione volontari) o di colpo (la violazione dipende dalla negligenza del soggetto) PENE nel diritto della chiesa si distinguono in: - MEDICINALI⇒ correzione - ESPIATORIE⇒ punizione MEDICINALI radice semantica di medicina, sono quelle che mirano alla CORREZIONE del reo come una medicina che deve curare: - SCOMUNICA: la più celebre che esclude il soggetto colpito dalla comunione con la chiesa, vieta la partecipazione a qualsiasi cerimonia ministeriale, funzione ecclesiastica - INTERDETTO: vieta la partecipazione - SOSPENSIONE: ad alcuni o a tutti gli atti della potestà degli organi di governo ESPIATORIE mirano prevalentemente alla PUNIZIONE del delitto: - DIMISSIONE: privati definitivamente di ministro sacro, di chierico La seconda parte prevede i singoli delitti e le pene previste per essi, penalmente sanzionati i delitti contro la fede e l’unità della chiesa, ad esempio: - Eresia - Postasia: il distacco dalla fede - Scisma: la separazione di una chiesa per fondarne un altra ancora oggi sono puniti come delitti contro la fede e l’unità della chiesa (delitti contro i sacramenti, contro la fama e il falso, contro la vita, la libertà e la dignità dell’uomo) - Canone 1397: puniti rapimento, ferimento, omicidio, mutilazione e aborto - Canone 1398: sanziona i delitti contro il sesto comandamento, pornografia nei confronti di minori e di persone prive dell’uso di ragione 72 Funzioni della Chiesa , IL COMPITO DELLA CHIESA È PREDICARE IL VANGELO e poi di vivere una vita santa, ma prima viene l’annuncio e poi il sacramento, prima la comunicazione del messaggio Questo aspetto ha la priorità logica rispetto agli altri, nel diritto della chiesa si parla delle TRE FUNZIONI: - INSEGNARE: funzione a cui spetta la propria è la funzione di insegnamento che viene prima, e quindi anche i mezzi di comunicazione (sociale come li chiama la chiesa), fanno parte della funzione di insegnare della chiesa e possono dare un contributo alla trasmissione della fede - SANTIFICARE - GOVERNARE La comunicazione è al centro dell’azione della chiesa. Per la chiesa la comunicazione è una missione, nessun investimento è troppo alto per trasmettere il nome di dio. Ma è una storia che parte da Pietro e gli apostoli che sono i primi comunicatori della storia della chiesa e Paolo diffonde il messaggio cristiano oltre il giudaismo, l’ebraismo, l’apostolo dei genitali fino ad arrivare alle lettere dei papi e all’avvento della stampa a caratteri mobili, un potente mezzo che nasce in ambito protestante ma poi la chiesa cattolica se ne impossessa presto. 75 CHIESA E CATTOLICA E COMUNICAZIONE: PROFILI ETICI E GIURIDICI 1- DAL XIX SECOLO AL CONCILIO VATICANO. IL MAGISTERO PONTIFICIO TRA LA METÀ DEL XIX I PRIMI ANNI DEL XX SECOLO. IL CODEX IURIS CANONICI DEL 1917. GLI INSEGNAMENTI DI PIO XI, PIO XII E GIOVANNI XXIII , “E qui conviene trattare di quella non mai troppo esecrata e condannata libertà di stampa, di tutto diffondere nel pubblico, che con tanto clamore alcuni osano reclamare e promuovere. Inorridiamo, venerabili fratelli, vedendo da quante mostruose dottrine o, per dir meglio, da quanti mostri di errori, siamo assaliti, che per lungo e per largo vengono diffusi da valanghe di libelli e di scritti, scarsi di peso ma gravidi di malizia, dai quali irrompe sulla terra una deprecata maledizione”. Citazione di una lettera enciclica inviata dal Papa Gregorio XVI a tutto il mondo cattolico. Sono parole che esprimono una dura CONDANNA NEI CONFRONTI DELLA LIBERTÀ DI STAMPA, da cui consegue la costante sollecitudine della chiesa nel perseguire e condannare quella che il Papa di allora chiamava la peste della cattiva stampa e viene così condannata la libertà di informazione (nonostante sia la base dell’etica dell’informazione). Nel luglio del 1861, esce il primo numero del primo giornale rivolto alla chiesa, L’osservatore romano, giornale che è presente tutt’ora. Scopo principale del giornale: smascherare e confutare coloro che si scagliano contro Roma e il pontificato. Questa condanna della libertà di stampa di Gregorio XVI, viene ribadita in un documento successivo molto noto, il Sillabo, documento pontificio pubblico da Papa Pio IX. Il sillabo , Il Sillabo elenca e condanna 80 preposizioni che rappresentano, agli occhi della chiesa, alcuni dei più caratteristici e pericolosi errori del tempo, sono errori condannati dalla chiesa, uno tra questi errori è: 76 - I cittadini hanno diritto ad una libertà totale, che non deve essere ristretta da alcuna autorità ecclesiastica o civile, e possano manifestare pubblicamente i loro pensieri a parole, a mezzo stampa, in ogni modo. Ancora una volta vi è una condanna da parte di Pio IX della libertà e della libertà di stampa in particolare. Questa condanna rimane con Papa Leone XIII, nella sua enciclica Immortali del 1885. Papa Leone XIII afferma che la libertà di pensiero e stampa, nella sua sconfinata ampiezza, non è per sé stessa un bene di cui l’umano consorzio abbia ragione di allietare, è invece fonte e principio di molti mali. Il male e l’errore per il Papa non possono pretendere diritto di essere messi in vista e propagati molto meno favoriti e protetti dalla tutela delle veci, ancora una volta si CONDANNA LA LIBERTÀ DI STAMPA come possibile fonte di mali per la società. L’indice dei libri proibiti , Arriviamo così ai primi del Novecento, sotto il pontificato di Pio X, che nel 1908 attua una grande riforma della curia romana. Papa Pio X, tramite la costituzione Sapienti, riforma organicamente la Curia romana e affida a uno di questi organismi, la Sagra congregazione dell’indice, il compito non solo di esaminare i libri e nel caso proibire, ma anche di cercare i modi convenienti per condannare gli scritti di qualsiasi genere che venissero pubblicati compresi gli articoli di stampa. (Indice dei libri proibiti) INDICE DEI LIBRI PROIBITI= catalogo di scritti condannati dalla chiesa cattolica in quanto ritenuta da essa contraria alla morale cattolica Nel 1917 vi è la promulgazione del primo codice di leggi della chiesa, il Codex iuris canonici, il codice di diritti canonici promulgato da Benedetto XV nel 1917. Alcune norme, canoni, di questo codice fanno riferimento alla stampa e alla comunicazione, ad esempio il canone 1384 afferma che: La Chiesa ha il potere di esigere che i fedeli non pubblichino libri che essa, a suo giudizio, non abbia prima approvato, e di proibire, per giusta causa, di già pubblicati. Quanto, sotto questo titolo, viene prescritto circa i libri, salvo che consti del contrario, si applichi anche ai giornali, ai periodici e ad ogni altro stampato. Ed oltre a questa generale proibizione, sono previste anche delle sanzioni penali nel diritto della chiesa, la più grave delle quali la scomunica 77 ma inculcano invece la virtù, propaghino la vera dottrina, e ristorino altresì con sano di letto gli ascoltatori con sollevandoli da quelle cure che oggi soprattutto tanto preoccupano gli uomini”. Nel 1958 alla morte di Pio XII, diventa pontefice Giovanni XXIII. Il 22 febbraio del 1959, papa Giovanni con una lettera apostolica, Boni Pastoris, instituisce all’interno della curia romana la pontificia commissione per la cinematografia e la televisione, viene creato un ufficio della santa sede che ha una competenza specifica sui mezzi di comunicazione, ovvero il cinema e la televisione. In particolare i giornalisti per papa Giovanni devono per coscienza professionale essere cultori della verità, perché la verità stessa che spesso può essere conculcata e tradita dai mezzi di comunicazione, possa trionfare. Ma i giornalisti e gli scrittori operatori cattolici in questo settore, sono chiamati a una responsabilità ancora maggiore, i loro strumenti infatti non devono solo essere armi di verità ma anche armi di carità, cioè devono elevare elementi, edificare il bene e radiare la virtù nelle anime. Ci deve essere un vero e proprio apostolato della buona stampa, buono che coincide con il vero per cui vi deve essere una verità e una bontà delle informazioni. In un discorso dell’8 dicembre del 1959, papa Giovanni afferma la libertà di stampa che deve quadrarsi e disciplinarsi nel rispetto delle leggi morali e divine, che si rispecchiano in quelle umane, come la libertà dei singoli, inquadrata e disciplinata dall’osservanza delle prescrizioni positive. Dalla dura condanna della libertà di stampa di Gregorio XVI, siamo passati ad un concetto diverso, con Giovanni XXIII vi è un riconoscimento della libertà di stampa pur nel rispetto della verità di informazione e in generale della comunicazione. 2- IL VATICANO II (1962-1965) E IL DECRETO INTER MIRIFICA , CONCILIO ECUMENICO= assemblea che riunisce tutti i vescovi del mondo Nel 1959 viene convocato il concilio ecumenico da Papa Giovanni XXIII, questo concilio si svolge dal 1962 al 1965. Papa Giovanni XXIII muore nel 1963 e nel 1965 il concilio viene chiuso dal suo successore, Papa Paolo VI. I documenti emanati sono 16: • 4 COSTITUZIONI: con carattere dottrinale • 9 DECRETI: che si occupano di aspetti applicativi e pratici. 80 • 3 DICHIARAZIONI: con oggetto argomenti specifici dei quali non si è voluta conferire la solennità delle costituzioni Questo grande evento ha indubbiamente segnato un progresso nella considerazione della comunicazione per la vita e per la missione della chiesa, ed è significativo che tra i primi documenti approvati, già nel 1963, vi sia proprio un decreto, il decreto inter-mirifica, che è dedicato alla comunicazione sociale. Questo attesta come questo tema era diventato centrale nel rapporto tra la chiesa e il mondo contemporaneo. Così osserva tra gli altri un grande conoscitore del rapporto tra chiesa e mondo della comunicazione, Giulio Dori. Il documento inter-mirifica , Si apre con una sorta di rovesciamento della concezione che era propria della chiesa dell’800: è completamente diversa la frase che apre il decreto Inter-mirifica: “Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l'ingegno umano è riuscito, con l'aiuto di Dio, a trarre dal creato, la Chiesa accoglie e segue con particolare sollecitudine quelle che più direttamente riguardano le facoltà spirituali dell’uomo e che hanno offerto nuove possibilità di comunicare, con massima facilità, ogni sorta di notizie, idee, insegnamenti”. Il documento si apre con una considerazione positiva di questi mezzi, visti come delle meraviglie. Tra questi mezzi, hanno un POSTO DI RILIEVO I MEDIA perché sono in grado di RAGGIUNGERE e INFLUENZARE non solo i singoli ma le stesse MASSE e l’intera umanità e rientrano in questa categoria la stampa, il cinema, la radio, la televisione e simili, possono essere chiamati strumenti di comunicazione sociale. La chiesa definisce i mass media come mezzi di comunicazione sociale, si parla di mezzi di comunicazione sociale, e questa locuzione è di per sé stessa significativa perché sono mezzi rivolti alla società degli uomini non alla massa degli uomini. Per il decreto Inter-mirifica, questi strumenti se sono bene adoperati offrono al genere umano GRANDI VANTAGGI: - Contribuiscono efficacemente a sollevare e arricchire lo spirito - Possono portare a diffondere e consolidare il regno di dio Si afferma anche che l’uomo può adoperare questi mezzi contro i disegni del creatore e volgerli a propria rovina. 81 Il decreto inter-mirifica espone dei PRINCIPI FONDAMENTALI della dottrina della chiesa: - Il RETTO ESERCIZIO, uso, dei mezzi di comunicazione esige che la comunicazione sia sempre verace quanto al contenuto, e salvo la giustizia e la qualità, completa e riguardo al modo sia onesta e conveniente, cioè rispetti le leggi morali, i diritti e la dignità dell’uomo, sia nella ricerca delle notizie e sia nella sua diffusione. - Le RELAZIONI TRA I DIRITTI DELL’ARTE E LE NORME DELLA LEGGE MORALE: ci possono essere delle concezioni erronee in materia di etica, il documento conciliare proclama che vi e un primato dell’ordine morale oggettivo, che deve essere rispettato assolutamente da tutti, anche dall’arte e dalla libertà di espressione, vi e un chiaro riconoscimento della libertà di espressione ma su di essa vi e un primato della morale e della morale oggettiva. Il decreto inter-mirifica auspica anche una presenza della chiesa nel campo della comunicazione: - INVITA I FEDELI CATTOLICI A INCREMENTARE LA STAMPA ONESTA: a formare i lettori ad un genuino spirito cristiano, a promuovere e sostenere una stampa autenticamente cattolica, che possa formare e favorire e promuovere opinioni pubbliche conformi alla dottrina della chiesa, al diritto naturale, e di far conoscere nella giusta luce i fatti che riguardano la vita della chiesa - INVITA A SOSTENERE I PROGRAMMI RADIOFONICI E TELEVISIVI MORALMENTE SANI e quelli più adatti all’ambiente familiare, si promuovano poi con impegno le trasmissioni cattoliche mediante le quali gli uditori e gli spettatori vengono orientati a partecipare alla vita della chiesa e si invita dove ciò risulti opportuno anche a creare emittenti cattoliche radiofoniche e televisive, e a fare in modo che le trasmissioni di questi emittenti cattoliche abbiano una qualità ed efficacia. Vengono poi fornite alcune indicazioni pratiche come quella di istituire ogni anno la celebrazione di una giornata per le comunicazioni sociali, nella quale i fedeli siano istruiti sui loro doveri in questo settore e invitati a speciali preghiere per questo scopo. Il sommo pontefice deve disporre di una speciale commissione nell’ambito della santa sede per esercitare questa sua sollecitudine nei riguardi degli strumenti di comunicazione sociale. Spetta invece ai vescovi nelle proprie diocesi vigilare su queste iniziative e attività nel settore della comunicazione, ed anche, per un'efficace attività apostolica in questo campo, nell’ambito di una stessa nazione, a istituire degli uffici nazionali per la stampa 82 conseguenza di far aumentare la circolazione dei prodotti, questo a beneficio della comunità. Limite del potere della pubblicità , La pubblicità può presentare dei limiti quando: - LA PUBBLICITÀ NON È CONFORME AL PRINCIPIO DI VERITÀ - VENGONO RECLAMIZZATI DEI PRODOTTI NOCIVI O DEL TUTTO INUTILI - SI CERCA DI INSTILLARE NEGLI INDIVIDUI DELLE NECESSITÀ FITTIZIE E GLI SI SPINGE AD ACQUISTARE DEI PRODOTTI VOLUTTUARI RISCHIANDO ANCHE DI METTERE IL COMPRATORE NELLA SITUAZIONE DI NON PROVVEDERE ALLE NECESSITÀ PRIMARIE SUE (si mettono in evidenza sia gli aspetti positivi sia i pericoli della comunicazione pubblicitaria) L’ultima parte dell’istruzione del 1971 fa riferimento all’impegno dei fedeli cattolici nel campo delle comunicazioni sociali, con un’esortazione a essere protagonisti in questo ambito e questo anche su impulso e vigilanza dei pastori della chiesa. Il messaggio di Paolo VI , In occasione della giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 1977, Paolo VI rivolge un MESSAGGIO SUI PERICOLI E SULLA RESPONSABILITÀ DEGLI OPERATORI in questo punto: il papa osserva che il messaggio pubblicitario è orientato a convincere all’acquisto, ma questa opera deve rispettare la persona umana e deve rispettare il diritto e dovere della persona ad una scelta responsabile e libera. Nel 1978 alla morte di Paolo VI, diventa Papa Giovanni Paolo I, ma il suo è un pontificato brevissimo che dura meno di un mese. Tiene comunque un discorso di stampa internazionale facendo un riferimento significativo ai mass media parlando della funzione via via più importante che i mezzi di comunicazione sociale hanno assunto nella vita dell’uomo moderno. Ciò naturalmente porta con sé dei rischi che per il papa sono rischi di MASSIFICAZIONE E DIVALLAMENTO, mette in evidenza anche le possibilità che questi mezzi possono offrire all’uomo: mette in evidenza sia i pericoli che derivano dai mezzi di comunicazione sociale ma anche le loro potenzialità positive, come l’obiettivo di superare la comunicazione e arrivare alla comunione. 85 Il nuovo codice di diritto canonico , Alla sua morte, diventa Papa Giovanni Paolo II: il nuovo papa promulga un NUOVO CODICE DI DIRITTO CANONICO nel 1983, che è il codice vigente nell’ordinamento della chiesa. Questo nuovo codice nel 1983 contiene alcuni canoni che si riferiscono ai mezzi di comunicazione ad esempio: - CANONE 822: i pastori della Chiesa, avvalendosi del diritto proprio della Chiesa nell'adempimento del loro incarico, cerchino di utilizzare gli strumenti di comunicazione sociale, e sia cura dei medesimi pastori istruire i fedeli del dovere che hanno di cooperare perché l'uso degli strumenti di comunicazione sociale sia vivificato da spirito umano e cristiano. Tutti i fedeli siano solleciti nel prestare la loro cooperazione alle attività pastorali, in modo tale che la Chiesa anche con tali strumenti possa esercitare efficacemente la sua funzione - CANONE 823: perché sia conservata l'integrità della verità della fede e dei costumi, i pastori della Chiesa hanno il dovere e il diritto di vigilare che non si arrechi danno alla fede e ai costumi dei fedeli con gli scritti o con l'uso degli strumenti di comunicazione sociale - CANONE 831: sui giornali, opuscoli o riviste periodiche che sono soliti attaccare apertamente la religione cattolica o i buoni costumi, i fedeli non scrivano nulla, se non per causa giusta e ragionevole. I chierici poi e i membri degli istituti religiosi, solamente su licenza dell'Ordinario del luogo. È compito di tutti gli uomini, non solo dei cattolici, di risanare la comunicazione sociale e di ricondurla ai suoi nobili scopi, l’invito ai comunicatori, operatori della comunicazione, è quello di attenersi ad una corretta etica professionale anche per favorire un corretto uso e la coscienza critica dei ricettori ⇒ si riafferma che LA COMUNICAZIONE DEVE ESSERE SEMPRE RISPETTOSA DELLA DIGNITÀ DELL’UOMO E DEI SUOI INALIENABILI DIRITTI. La scelta degli operatori di comunicazione , Discorso che Giovanni Paolo II rivolge il 15 settembre 1987 agli operatori della comunicazione. Per il papa il lavoro degli operatori della comunicazione può costituire una forza per fare un gran bene o per fare un gran male, “voi stessi ne conoscete i pericoli come anche 86 le splendide opportunità, i prodotti della comunicazione possono essere prodotti di grande bellezza ma anche allo stesso tempo le comunicazioni possono esaltare ciò che è degradante delle persone” Vi sono per i mass media delle indicibili possibilità per fare del bene ma anche delle inquietanti possibilità di distruzione. Qui il papa evoca un forte immagine biblica di Mosè che fa una vera e propria sfida al popolo di Israele, “io ti ho posto davanti la vita e la morte scegli dunque la vita”, per il papa anche gli operatori della comunicazione si trovano davanti a questa scelta. Per la visione di Giovanni Paolo II i mezzi di comunicazione di massa possono andare verso il bene e verso il male, verso la vita e verso la morte, ed è l’uomo che sceglie. In questo discorso si parla anche della libertà di informazione considerata come un’emanazione della libertà di comunicazione. La chiesa riconosce la necessità della libertà di parola e stampa, ma va oltre perché questi diritti per il papa comportano degli importanti DOVERI corrispondenti. Così l’esercizio corretto del diritto di informazione esige che il contenuto di ciò che viene comunicato sia vero (verità e completezza dell’informazione). Vi è anche il DOVERE DI EVITARE OGNI MANIPOLAZIONE DELLA VERITÀ. Quindi gli operatori della comunicazione sono definiti da Giovanni Paolo II dei veri e proprio collaboratori della verità al servizio della giustizia, dell'onestà e dell’amore. Giovanni Paolo II ammonisce anche nei confronti di una comunicazione detta a senso unico, che impedisce una partecipazione attiva da parte dei recettori. Vi è sempre il PERICOLO nel mondo moderno CHE GLI ASCOLTATORI VENGONO PRIVATI DELL’OPPORTUNITÀ DI PARTECIPARE AL PROCESSO DI COMUNICAZIONE e quindi si invitano i comunicatori a comunicare veramente con le persone, non soltanto a parlare loro, nel rispetto sempre della dignità umana. Questo discorso del papa del 1987 si conclude con un appello molto forte che mette in risalto il potere dei media di coloro che vi operano e si appella alla loro responsabilità: “Signori e signori come comunicatori della parola umana voi siete i custodi e gli amministratori di un immenso potere spirituale che appartiene al patrimonio dell’intera umanità ed è inteso ad arricchire l’intera comunità umana, la sfida che vi si presenta richiede generosità, servizio e amore”. 87 Il cinema , Nel messaggio della giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 1995, Giovanni Paolo II affronta il tema del cinema, considerandolo come un veicolo di cultura e proposta di valori. Si ha quindi una valutazione positiva complessivamente del cinema quando esso fornisce un’immagine dell’uomo così com’è, partendo dalla realtà, e costituisce una valida occasione di riflessioni sulle condizioni concrete nella quale egli vive. Il pontificio consiglio per la comunicazione sociale , PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA COMUNICAZIONE SOCIALE= organismo della santa sede che opera nel campo della comunicazione Nel 1997 il Pontificio consiglio per la comunicazione sociale, prende in esame l’etica della pubblicità: offre innanzitutto una definizione della pubblicità semplicemente considerata come un pubblico annuncio inteso a fornire informazioni, a suscitare interesse e una certa reazioni. Gli SCOPI della pubblicità per questo documento sono: - INFORMARE - PERSUADERE - CONVINCERE Quindi la pubblicità, a determinate condizioni, ha un valore positivo perché può informare le persone circa la disponibilità di nuovi prodotti e servizi e in questo modo può aiutare i consumatori a prendere decisioni informate, contribuendo anche a rendimento dei prodotti al calo dei prezzi, e quindi ciò può favorire uno sviluppo dell’economia e quindi anche a cascata la creazione di nuovi posti di lavoro, l’aumento dei redditi e un livello di vita più dignitoso. In molti casi anche istituzioni sociali di beneficenza comprese quelle di natura religiosa, utilizzano legittimamente la pubblicità per comunicare i loro messaggi. Con grande equilibrio si considera la pubblicità come uno strumento che in sé non è né buono né cattivo, è un mezzo di cui si può fare un corretto o un cattivo uso. Si condanna però il consumismo che può derivare da un uso distorto della pubblicità, perché essa rivolgendosi direttamente agli istinti dell’uomo può creare abitudini di 90 consumo e stili di vita che sono oggettivamente sbagliati e dannosi per la sua salute psichica, questo è considerato un grave abuso e un affronto alla dignità umana e al bene comune. La pubblicità può avere talvolta anche effetti dannosi per la morale e per la religione, perché può essere di buon gusto e conforme a principi morali, ma può essere anche volgare e moralmente degradante. I mezzi di comunicazione: un bene e un male , Lo stesso Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali nel 2000 emana un’altra istruzione di carattere più generale sull’etica della comunicazione. Il concetto fondamentale che viene sostenuto in questo documento del 2000 è un concetto chiave: I MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE SI POSSONO UTILIZZARE PER FARE DEL BENE O DEL MALE, è QUESTIONE DI SCELTA. I mezzi di comunicazione sociale nonostante il loro immenso potere sono e rimarranno soltanto mezzi, cioè strumenti utilizzabili per il bene e per il male, sta a noi scegliere, non richiedono una nuova etica ma l’applicazione di principi morali stabiliti a nuove circostanze. Si afferma anche un principio fondamentale per poter svolgere al bene i mezzi di comunicazione sociale, il principio etico fondamentale della comunicazione: la persona umana e la comunità umana sono il fine dell’uso dei mezzi di comunicazione sociale, LA COMUNICAZIONE DEVE ESSERE FATTA DA PERSONE A BENEFICIO DELLO SVILUPPO INTEGRALE DELLE PERSONE. Il tema di internet , Nel messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2002, Giovanni Paolo II tratta il tema di internet. In questo messaggio del 2002, internet viene definito dal papa come un nuovo forum, ma nel senso attribuito a questo termine in latino nell’antico Roma, dove il forum è uno spazio pubblico dove si conducevano la politica e gli affari, dove si svolgeva gran parte della vita sociale della città e dove la natura umana si mostrava al suo meglio o peggio. Era il forum romano uno spazio urbano affollato che rifletteva la cultura dominante, ma creava anche una cultura propria. 91 Questa stessa immagine del forum per il papa può valere anche per la rete, CYBERSPAZIO, e come ogni nuova frontiera, questo nuovo mezzo di comunicazione è una commistione di pericoli e promesse, potenzialità positive e negative. CYBERSPAZIO= nuova frontiera che si schiude all’inizio di questo millennio La sfida per la chiesa cattolica è quella di utilizzare il suo potenziale di internet per annunciare il messaggio evangelico, la chiesa quindi per il papa si avvicina a questo mezzo con realismo e fiducia. INTERNET È UN MEZZO E NON UN FINE, internet può offrire opportunità di evangelizzazione se utilizzato con competenza e con una consapevolezza della sua forza e debolezza. Si sottolinea anche la necessità di orientarsi nel flusso dell’informazione della rete. Nella rete è necessario orientarsi anche se è difficile. La CARATTERISTICA ESSENZIALE di internet per il papa è quello di offrire un FLUSSO INFINITO di informazioni, molte delle quali durano solo un click, un attimo, in una cultura che si nutre dell’effimero si può correre il rischio di credere che siano vere solo le cose apprese su internet, che offre molte nozioni ma non insegna a distinguere quelle fondamentali fa trascurare degli importanti valori umani, in questo modo l’umanità stessa può risultare sminuita e l’uomo può perdere di vista quella che e la sua dignità. Vi sono anche alcuni modi che il papa definisce degradanti e dannosi di utilizzare internet, e quindi coloro che operano in questo settore e anche le pubbliche autorità hanno la responsabilità che questo strumento meraviglioso serva al bene comune e non divenga dannoso. “Internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo, da questa galassia di immagini e suoni emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce? Perché solo quando si udirà la sua voce e si vedrà il suo volto il mondo conoscerà la buona notizia della nostra redenzione. Questo è il fine dell’evangelizzazione e questo farà di internet uno spazio umano autentico, perché se non c’è spazio per cristo su internet non c’è spazio per l’uomo”. Sempre nel 2002 il Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali emana un’istruzione su etica e internet. 92 Il rapporto tra nuove tecnologie e relazioni umane: il tema dell’amicizia , In un successivo messaggio, sempre in occasione della giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2009, papa Benedetto XVI prende in esame nuovamente il rapporto tra nuove tecnologie e relazioni umane, in particolare si sofferma su una parola chiave che è quella DELL’AMICIZIA. L’amicizia è importante anche nei media, queste nuove forme di amicizia digitale. Il papa torna alla radice del termine amicizia considerandola come una delle più nobili conquiste della cultura umana, che permette di svilupparsi come esseri umani (una delle più grandi ricchezze dell’umanità e l’amicizia). Ma in che rapporto e l’amicizia online nei confronti del bene dell’amicizia? Occorre per il papa grande attenzione perché a volte vi è un rischio che lo sviluppo di queste amicizie online possa andare a discapito della vera amicizia, finendo per far trascurare la disponibilità per la famiglia, per i vicini, per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno. In qualche modo si potrebbe essere più vicini ad amici distanti e inafferrabili trascurando l’amicizia vera che si potrebbe avere nei confronti delle persone vicine. Se quindi l’amicizia per il papa è un grande bene umano non deve essere svuotato del suo valore, occorre che queste nuove reti digitali siano al servizio della vera amicizia avendo un ruolo positivo quando cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace, la giustizia e il rispetto per il bene della creazione. La cultura dell’incontro , La clamorosa rinuncia al pontificato da parte di Benedetto XVI ha aperto la strada al pontificato di papa Francesco. Nel suo messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2014, papa Francesco afferma che i mezzi di comunicazioni devono mettersi a servizio di un'autentica CULTURA DELL’INCONTRO, concetto simile a quello a cui accennava Benedetto XVI l’amicizia. I media possono in senso positivo aiutare gli uomini a diventare prossimi gli uni degli altri e comunicare il bene e favorire anche una maggiore conoscenza tra gli individui, tramite un incontro vero, una vera e propria cultura dell’incontro. Tra i media, il papa individua, con le sue potenzialità positive e negative, internet, mette in evidenza anche i limiti e i problemi che possono derivare da questi mezzi, ad 95 esempio che la velocità dell’informazione supera la nostra facoltà di giudizio e di riflessione e quindi a volte non permette una conoscenza corretta del mondo che ci circonda, allo stesso tempo a volte questi mezzi non promuovono un incontro vero delle persone. L’immagine del Buon Samaritano , Alla luce di queste considerazioni, papa Francesco trae una conclusione importante nell’ambito del magistero della chiesa, affermando che in realtà la comunicazione e una conquista più umana che tecnologica, e quindi la domanda da porsi per il papa è: Come i mezzi di comunicazione possono permettersi a servizio di un’autentica cultura dell’incontro? Qui papa Francesco utilizza un’immagine evangelica, che è quella del buon samaritano, colui che aiuta la persona ferita sul ciglio della strada mentre altre persone passano oltre presi dai loro impegni, e la vicenda del buon samaritano nasce da una domanda che viene rivolta a Gesù che un giorno uno scriba, un comunicatore del tempo, fece: “Chi è il mio prossimo?”, tramite questa parabola papa Francesco cala nel mondo della comunicazione affermando che deve essere favorita la prossimità dei mezzi di comunicazione soprattutto nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie digitali. CHI COMUNICA DEVE FARSI PROSSIMO DEI RECETTORI DELLA COMUNICAZIONE. Due concetti etici sui mezzi di comunicazione sociale , Comunicare per papa Francesco significa prendere consapevolezza di essere umani e quindi la comunicazione e prossimità, e farsi prossimi ai propri simili. Papa Francesco introduce due concetti etici fondamentali a proposito dei mezzi di comunicazione sociale: - L’UMANITÀ DELLA COMUNICAZIONE: la comunicazione deve essere umana nel senso più pieno, quindi va promossa una sempre più grande umanizzazione della comunicazione - LA PROSSIMITÀ DELLA COMUNICAZIONE: deve farsi prossimo alle persone, deve riconoscere le persone delle masse (episodio lembo del mantello). 96 La segreteria per la comunicazione , Papa Francesco introduce anche delle novità rilevanti in tema di comunicazione dal punto di vista giuridico. Riferimento alla lettera apostolica dal titolo “L’attuale contesto comunicativo”, 27 giugno 2015, l’attuale contesto comunicativo per il papa è caratterizzato dalla presenza sempre più massiccia dei media digitali e quindi questo interpella anche la chiesa. Chiama la chiesa ad una nuova organizzazione per fare fronte alle nuove sfide della comunicazione. Il papa mettendo insieme vari organismi dà vita a un NUOVO ORGANISMO, DICASTERO (così si chiamano gli organismi della santa sede che operano dell’ambito della curia romana), e questo dicastero viene denominato SEGRETERIA PER LA COMUNICAZIONE ⇒ si crea un UNICO ORGANISMO CHE SI OCCUPA DI COMUNICAZIONE. In questo nuovo dicastero confluiscono diversi organismi che sono il Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, la sala stampa della santa sede, servizio internet vaticano, radio vaticana, il centro televisivo vaticano, l’Osservatore romano (quotidiano santa sede), libreria editrice vaticana, tipografia vaticana. Questo nuovo dicastero, in accordo con la segreteria di Stato, assume anche la cura del sito web istituzionale della santa sede, e anche il servizio Twitter del pontefice. Il 6 settembre del 2016 viene emanato lo statuto di questa segreteria per la comunicazione. A capo di questo organismo vi è un PREFETTO, art. 3: nominato dal Romano Pontefice ad quinquennium, regge, dirige e sovrintende all’attività del Dicastero e rappresenta la Segreteria per la Comunicazione anche nei rapporti con entità esterne alla Santa Sede. Accanto a un prefetto vi è un SEGRETARIO, nominato dal Romano Pontefice ad quinquennium, che assiste e coadiuva il Prefetto nel trattare gli affari della Segreteria per la Comunicazione. Vi sono poi i MEMBRI DEL DICASTERO, nominati dal Romano Pontefice ad quinquennium, sono scelti secondo quanto previsto dalle normative vigenti. Tra i Consultori del Dicastero, nominati dal Romano Pontefice ad quinquennium, sono annoverati chierici ed altri fedeli di diversa provenienza, esperti nelle attività peculiari 97
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