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Shakespeare: Vita e Sonetti - Fair Youth e Queen Elizabeth, Appunti di Letteratura Inglese

Cultura ingleseStoria della Letteratura IngleseTeoria letterariaStoria della lingua inglese

Informazioni sulla vita di William Shakespeare, inclusi i suoi primi anni a Stratford-upon-Avon, la sua carriera a Londra come drammaturgo e attore, e il suo ritiro a Stratford. Inoltre, il testo discute dei due candidati probabili per il ruolo del 'fair youth' nei sonetti di Shakespeare: William Herbert, III Conte di Pembroke e Robert Devereux, Conte di Essex. Viene anche esplorata la possibile identificazione di Queen Elizabeth come soggetto del Sonetto 94.

Cosa imparerai

  • Come è possibile che Queen Elizabeth sia stata identificata come soggetto del Sonetto 94?
  • Chi sono i due candidati probabili per il ruolo del 'fair youth' nei sonetti di Shakespeare?
  • Che relazioni erotiche coinvolgono l’io poetico nei sonetti della prima sotto-sequenza?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 16/06/2022

alessandra-pace
alessandra-pace 🇮🇹

4.8

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20 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica Shakespeare: Vita e Sonetti - Fair Youth e Queen Elizabeth e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! WILLIAM SHAKESPEARE (1564-1616) VITA • Il padre era un mercante di Stratford-upon-Avon che svolse anche incarichi per la città. • Shakespeare frequenta la grammar school. Aveva una buona conoscenza del latino, ma a differenza degli altri “university wits” non andò ad Oxford o a Cambridge. • A 18 anni si sposò con Anne Harhaway, una ragazza di 8 anni più grande di lui. Ebbero 3 figli, ma l’unico maschio morì bambino (Hammet) ad 11 anni. • Già nel 1592 Shakespeare si trovava già a Londra ed è già noto come drammaturgo (quindi era già da un po’ che lavorava e si trovava lì. • Alcuni anni dopo si unì ai Lord Chamberlain’s Men, che divennero i “King’s Men” quando Giacomo I salì al trono (1603). Shakespeare nella compagnia era anche attore, drammaturgo e azionista. Nel 1599 i Lord Chamberlain’s Men, che fino a quel momento si erano esibiti al “Theatre” e al “Curtain”, costruirono il Globe, che fu raso al suolo da un incendio del 1613, durante una performance di Henry VIII. • Nel 1610 circa Shakespeare si ritirò a Stratford, anche se continuò a scrivere drammi, sia da solo (The Tempest) che in collaborazione (Henry VIII). • Shakespeare non scrisse soltanto drammi, ma in gioventù scrisse anche due poemi mitologici-erotici che hanno come argomento amore e non sesso. Questi poemi sono Venus and Adonis (1593) e The Rape of Lucrece (1594), ambedue dedicati al Conte di Southampton. SONETTI Nel 1598 Francis Meres, inserisce in Palladis Tamia, Wits Treasury, una lista dei drammi di Shakespeare e afferma che Shakespeare stava facendo circolare vari sonetti. I sonetti vennero pubblicati per la prima volta nel 1609, da Thomas Thorpe, quasi certamente senza il consenso dell’autore, e furono pubblicati insieme a un lungo poema in “rhyme royale” (quella stanza di 7 versi rimati ABA BB CC). Questo lungo poema si intitola A Lover’s Complaint. Chi commissionò la pubblicazione dei sonetti a Thorpe inserisce una dedica che menziona un “begetter” (un ispiratore) e questo ha fatto scaturire delle congetture su chi fosse questo begetter. I sonetti sono 154: - primi 126 sembrano dedicati a un giovane di bell’aspetto, un “fair youth”. Fra i candidati al ruolo di “fair youth” troviamo Henry Wriothesley, III Conte di Southampton. Un altro candidato al ruolo di fair youth è William Herbert, III Conte di Pembroke (nipote di Philip Sidney), con la fama di essere un donnaiolo restio a sposarsi. Inoltre, la questione più interessante è che a lui e a suo fratello dedicarono venne dedicato il First Folio dei drammi di Shakespeare. Questo ci dice che William Herber sarebbe stato in rapporti stretti con Shakespeare e la sua compagnia. Quindi le iniziali W.H. non andrebbero invertite, al contrario di Henry Wriotheslet. Ambedue i candidati appartenevano alla cerchia di Robert Devereux, Conte di Essex, ultimo favorito della regina e giustiziato nel 1601 per aver organizzato una rivolta ai danni di Queen Elizabeth. Anche questo è importante da tenere in mente perché questa figura di Devereux dovrebbe ricordarci Penelope Devereux, candidata più accreditata della Stella di Philip Sidney. - I sonetti dal 127 al 152 sono dedicati invece a una dama dai capelli e dagli occhi scuri, seducente ma poco affidabile. - I sonetti 153 e 154 sono indipendenti e sono traduzioni di un epigramma del V secolo ascritto al poeta bizantino Marianus Scholasticus e inserito in un’antologia dedicata a Cupido. I sonetti sollevano questioni sessuali delicate, da più punti di vista perchè: 1. Da una parte rappresentano un triangolo amoroso (fra il poeta, il giovane e la dark lady) 2. Ma anche per il tipo di relazioni erotiche che coinvolgono l’io poetico Gran parte della critica concorda sul fatto che nei sonetti della prima sotto-sequenza si possa leggere un’infatuazione di tipo erotico. Anche se una relazione di tipo omosessuale tra il poeta e il destinatario non può essere scartata perché nella letteratura del Rinascimento cominciò a diffondersi l’amicizia fra gli uomini su modello classico (un legame spirituale fondato sulla comprensione reciproca, privo di un coinvolgimento sessuale). L’infatuazione dell’io poetico per il giovane androgino (fair youth) è prima di tutto un’infatuazione degli occhi: il guardare è la forma principale di rapporto fra i due. È la bellezza del giovane che causa l’attaccamento dell’io poetico. La seconda sotto-sequenza è, invece, disorientante perché l’io poetico si sofferma ossessivamente sulla promiscuità dell’amante. È proprio questa promiscuità che lo eccita e lo attira. Quindi l’amore sublimato viene contrapposto a quello carnale che trascina l’io poetico verso l’inferno. Infatti, questa “dark lady” in cui il nero era collegato al male  questa contrapposizione ricorda quella proposta nel Simposio di Platone (per questo abbiamo un modello classico alle spalle). Nel dialogo di Platone troviamo Pausania che distingue fra un amore terreno o materiale riconducibile alla Venere Volgare (Pandemia) e un amore riconducibile alla Venere Celeste (Urania). - L’Amore Volgare guarda più al corpo che all’animo ed è del tutto carnale, - l’Amore Celeste non partecipa alla natura femminile ed è immune da ogni forma di libidine Il distico finale dei sonetti, da un punto di vista stilistico stona con il resto e ha lasciato spesso i lettori interdetti. È diverso nel tono: è più simile ad un epigramma (genere che veniva usato a scopi satirici). Il parlante sembra cercare il consenso gentium e sembra farlo attraverso un proverbio noto o una modalità discorsiva che lo ricorda (cfr. Sonnet 94). SONNET 94 E RICHARD II Troviamo analogie a livello di immagini chiave: - Il concetto di “stewardship” (amministrazione) - Contrasto fra apparenza esteriore e personalità reale - Nel dramma ci viene detto dell’Inghilterra era vista come un giardino circondato dal mare ed è piena di erbacce che soffocano i fiori  le erbacce sono metafore che indicano i favoriti parassitici che il sovrano preferiva all’alta aristocrazia. Il termine “weeds” è la parola su cui si chiude il sonetto (compare in posizione strategica). Chi è colui che permesso questo incontrollato fiorire, che non ha potato quando era tempo? È tutto uno scambio metaforico che si riferisce a Richard II, che poi verrà deposto. RICHARD II Fu messo in scena per ordine dei supportes di Essex la sera precedente della fallita ribellione dell’8 febbraio 1601 in quanto, per la fazione di Essex, la regina era ormai diventata un altro Richard II, circondata da favoriti che avevano su di lei un’influenza corruttrice. Quindi, la compagnia fu pagata proprio per sobillare il popolo la sera prima della ribellione. Infatti, la regina Elizabeth per gli Essex era soffocata dai “weeds”, cioè dalle erbacce. Le erbacce, per Essex e i suoi amici, erano la fazione che li osteggiva, guidata da Robert Cecil (figlio del segretario di Elizabeth). Essex vedeva sé stesso come un Bolingbroke redivivo: il sarchiatore di cui il giardino (l’Inghilterra) di Elizabeth aveva tanto bisogno. Quindi c’era un’identificazione tra questo re inattivo (Richard II e Elizabeth) circondato da corruttori e Bolingbroke che prende il potere ed Essex stesso. Bolingbroke si autoproclama re con il nome di Enrico IV Secondo un aneddoto, Queen Elizabeth si sarebbe vista come l’incarnazione di Richard II, non perché circondata da parassiti e quindi inattiva, ma perché circondata da persone che volevano deporla come fu deposto Richard II. Questo aneddoto ci racconta che nell’agosto del 1601 Elizabeth avrebbe detto al suo archivista, William Lambarde: “I am Richard II, know ye not that?”. Di analogie con Riccardo II fanno presumere che il Sonetto 94 fu composto negli stessi anni e non è difficile immaginare che i lettori del sonetto associassero i “basest-weeds” con Robert Cecil e i suoi alleati. Identificate le erbacce non è anche possibile che i lettori associassero il giglio in putrefazione con la regina che stava invecchiando? Il giglio era associato alla castità e alla Vergin Mary, il giglio veniva norlamente associato alla regina (figura come motivo decorativo sul suo abito in vari dipinti). Altri esempi sul sonetto sembrano supportare questa associazione. Infatti, Elizabeth ha ereditato le “heaven’s graces” (v.5), cioè lei era la legittima sovrana d’Inghilterra per diritto e grazia divina. Lei ha scelto di preservare la sua verginità, si era rifiutata di sposarsi e procreare. Inoltre, la regina aveva per legge il controllo sulla riproduzione della sua immagine dipinta. Quindi, chi più di lei è “lord and owner of her face” (v.7). Solo i ritratti autorizzati potevano circolare. Il motivo machiavellico che vuole che i potenti deleghino il lavoro sporco a sudditi compiacenti ha rilevanza se connesso al sovrano: chi più dei principi rinascimentali si appoggiava a degli “stewards” per mantenere la loro eccellenza immacolata? (v.8) Abbiamo quindi connesso tutti i versi del sonetto dal 5° all’8° alla regina. Ha più senso legarli alla regina che al fair youth. SHAKESPEARE E THE ESSEX CIRLCE I sonetti di Shakespeare, abbiamo detto, che giravano tra il circolo di Essex. Si pensa che appena arrivato a Londra, negli anni 1591-92, Shakespeare abbia fatto parte della compagnia teatrale di Henry Herbert, secondo Conte di Pembroke, un amico di Essex. Fu alla compagnia di Shakespeare che il 7 febbraio 1601 fu commissionata e pagata la performance al Globe di King Richard II allo scopo di sobillare il popolo in vista della rivoluzione programmata per il giorno dopo. Inoltre, King Richard II era stato messo in scena anni prima ma viene rispolverato in questa occasione perché probabilmente serve. Altra cosa interessante e questo riguarda la regina è che lei in un certo senso raccolse la sfida perché lei commissionò un’altra performance del dramma per sé stessa, a cui lei stessa assistette, la sera di Martedì Grasso del 1601, vigilia dell’esecuzione di Essex (che ebbe luogo il 25 febbraio). Cioè rispose con la stessa moneta, per rimarcare la sua vittoria. Dunque, una lettura topical (es: legata agli eventi contemporanei) dei sonetti è possibile e siamo autorizzati a cercare contenuti pro-Essex nei sonetti che trattano tematiche generali di ordine etico-politico. 1. Shakespeare sapeva che per le persone appartenenti alla cerchia di Essex (power to do good”, e non semplicemente astenersi dal male, era “the true and lawful end of aspiring) 2. Shakespeare poteva anche aspettarsi che l’immagine di una persona al potere inattiva, immobile, potesse essere interpretata come la regina, ormai vecchia e senza prole. 3. Shakespeare poteva aspettarsi che, come per la scena del Giardiniere in Richard II, l’immagine dei fiori soffocati dalle erbacce venisse interpretata in termini politici: -giardino recintato dal mare = Inghilterra -fiori = monarchi -erbacce = cattivi consiglieri o favoriti 4. Shakespeare sapeva quanto fosse diffuso l’allegorical lock-picking, anche in chiave politica CONCLUSIONI SU SONNET 94 Come può una lettura politica di questo tipo inserirsi nella sotto-sequenza dedicata al “fair youth”? È possibile che Shakespeare con il Sonnet 94 voglia offrire al giovane un exemplum dell’ipocrisia che regna nel mondo dei potenti, servendosi di figure a lui ben note. Il sonetto sarebbe una sorta di “mirror” in cui il giovane può vedersi riflesso: anche il giovane, vivendo in quel mondo di potenti, è corruttibile. Il sonetto potrebbe essere mosso da una volontà di mostrare un exemplum, che ne spiegherebbe l’inusuale tono impersonale e l’assenza di un destinatario esplicito. SONNET 130 E’ un sonetto inglese perché abbiamo 3 quartine + 1 distico finale. È una poesia molto sensoriale, si basa su una percezione a vari livelli: -nei primi 6 versi domina il senso della vista e sui colori soprattutto -nei due versi che chiudono la seconda quartina domina il senso dell’olfatto -nei primi due versi dell’ultima quartina troviamo il senso dell’udito, mentre negli ultimi due versi dell’ultima quartina troviamo di nuovo il senso della vista. TEMI Questo sonetto è stato definito “anti-petrarchesco” perché la descrizione della donna amata e le motivazioni che spingono il poeta verso di lei sono anticonvenzionali e vanno contro una lunga tradizione poetica. È un sonetto in chiave parodica e riprende il sonetto 21 in cui il poeta attacca la moda poetica del suo tempo. Parodia l’oggetto falso, truccato di un canto falso. Il poeta, nel sonetto 21, ci dice quello che NON vuole fare. Il suo canto cercherà di restituire l’immagine autentica dell’oggetto. È un sonetto programmatico. Tra le mode convenzionali c’era il blasone: piccolo componimento in versi che descriveva dettagliatamente le caratteristiche e le qualità di una parte del corpo femminile. Il primo blasone fu “Du Beau Tétin” di Clément Marot nel 1534 che fece recapitare a Ferrara, alla duchessa Renata di Francia, in cui veniva esaltato il seno di una donna. Il blasone divenne proprio una moda. Al blasone si contrappose il contro-blasone che disprezzava o si prendeva gioco di una parte del corpo femminile. Il sonetto 130, dunque, ha anche come target questo tipo di moda poetica. Rispetto al sonetto 21, nel sonetto 130 la parodia è più esplicita e si appunta sui paragoni che erano diventati convenzionali della lirica amorosa del tempo. Shakespeare smentisce una per una le tradizionali iperboli encomiastiche sulla donna amata e in questo modo decostruire la figura fittizia dell’amata angelicata che derivava da Petrarca e che poi era diventato qualcosa di stantio nella tradizione a lui contemporanea.
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