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Rischio di Commistione: Banche, Imprese e Risparmio Finanziario in Italia, Appunti di Economia

Finanza InternazionaleGestione del rischioBanca centrale e monetaRischio finanziario

Il concetto di rischio di commistione tra banche e imprese, il loro rapporto e i fattori di rischio associati. Vengono discusse le implicazioni della privatizzazione e concentrazione del sistema finanziario, la diversificazione del ruolo delle banche, il controllo di vigilanza da parte della banca d'italia e i principali rischi di mercato e commistione. Il testo include anche una discussione sulle autorità di vigilanza europee e la gestione del portafoglio residuale.

Cosa imparerai

  • Quali sono le autorità di vigilanza europee che regolano le banche?
  • Come la Banca d'Italia esercita la vigilanza sulle banche in Italia?
  • Come la privatizzazione e la concentrazione del sistema finanziario hanno influenzato il rischio di commistione?
  • Quali sono i principali fattori di rischio associati al rischio di commistione tra banche e imprese?
  • Come le banche hanno ampliato i loro ruoli nei confronti delle imprese negli ultimi anni?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 25/09/2019

vittorio-castelnuovo
vittorio-castelnuovo 🇮🇹

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Scarica Rischio di Commistione: Banche, Imprese e Risparmio Finanziario in Italia e più Appunti in PDF di Economia solo su Docsity! Concetti di base • Il sistema finanziario è il sistema dove sono collocati gli intermediari finanziari ed è formato da 4 blocchi: strumenti finanziari, mercati finanziari, regole, intermediari di varia natura e specie. • Il mercato è un luogo nel quale vengono effettuati tra operatori con esigenze contrapposte, degli scambi di beni e servizi che non sono tangibili(no materialità ad esempio obbligazioni) ○ Mercati fisici ○ Mercati telematici: oggi la maggior parte dei mercati. ○ Mercati dei broker: Il broker è un soggetto che passa degli ordini, è un intermediario tra chi compra e chi vende. Mentre il dealer è un soggetto che non solo passa degli ordini ma può eseguirli anche con il suo portafoglio e porsi quindi in contropartita diretta con il cliente perché presenta quegli strumenti in portafoglio. ○ Mercati dei dealer: ○ Mercati al dettaglio: operano tanti soggetti con volumi unitari molto piccoli ○ Mercati all’ingrosso: operano meno soggetti e con volumi unitari molto consistenti. Margini i inferiori di profitto per chi vende all’ingrosso ma guadagno lo stesso sui volumi. ○ Mercati diretti: i mercati diretti sono mercati in cui le controparti vengono direttamente a contatto e il prezzo scaturisce dalla diversa forza contrattuale delle parti. Es: Agnelli ha bisogno di finanziamenti. Ruolo importante lo ha il tasso di interesse. Se sono una buona impresa ho possibilità di ottenere facilmente finanziamenti e tasso più basso. Prime rate è il tasso attivo minimo praticato alla clientela migliore. Ha tanta forza contrattuale e ho il potere di comunicare alla banca a quale tasso sono disposto a chiedere il finanziamento e questo tasso era ben inferiore al prime rate proprio perché ho tanta forza contrattuale. Esempi di mercati diretti sono i finanziamenti, conto correnti(ho tanta forza contrattuale che mi consentono di ottenere un trattamento preferenziale) ○ Mercarti aperti: sono i mercati in cui non rileva la forza contrattuale delle parti perché il prezzo scaturisce dall’incontro tra massicce correnti di domanda e massicce correnti di offerta. Es: vado a comprare dei bot di nuova emissione e li va a comprare Berlusconi. Il prezzo di questi bot è identico per me e per lui perché il prezzo viene fuori da correnti di domanda ed offerta che sono enormi e quindi lui non ha un trattamento preferenziale Le principali tipologie di mercati aperti sono: 1) Mercato monetario: sul mercato monetario vengono scambiate attività finanziarie di breve periodo(18 mesi). Siccome sul mercato intervengono anche imprese per cui il breve periodo è di 12 mesi… non c’è una regola scritta. La prassi implica invece 12 mesi. 12 mesi di scadenza. Se emetto un BTP 30ennale ovviamente non è un titolo di mercato monetario. Ma 29 anni dopo che ho emesso il BTP la sua vita residua(quanto manca alla scadenza) sono 12 mesi. Nel mercato monetario come ragiono? Non trovo risposta da nessuna parte. E’ la prassi. Ragiono in termini di vita residua e quindi anche il mio BTP può essere anche uno strumento di mercato monetario. Il mercato monetario è quel mercato sul quale vengono scambiate attività finanziare con vita residua fino a 12 mesi 2) Il mercato finanziario: è il mercato sul quale vengono scambiate attività finanziarie di medio lungo termine. Per prassi invece, è quel mercato nel quale vengono scambiate attività aventi vita residua superiori ai 12 mesi 3)Il mercato dei cambi: mercato in cui si scambiano attività o passività finanziarie che si esplicano in valute. 4)Mercato internazionale dei capitali: mercato in cui vengono negoziati gli eurocrediti e le euroobbligazioni. Ci si riferisce ad ogni attività finanziaria tolta dal suo paese di origine e negoziata in un paese europeo. Ricordiamo che non vale la forza contrattuale. Perché gli eurocrediti fanno parte dei mercati aperti? Non sono un mercato aperto gli eurocrediti(ad esempio visto che i tedeschi rispetto agli italiani otterranno condizioni migliori). Ma allora perché non vengono inclusi nel mercato diretto? E’ cosi per prassi. (E’ un mercato aperto forse perché le euroobbligazioni in circolazione sono più degli eurocrediti è solo una considerazione) STORIA DELLA BANCA INIZIO ANNI ‘70 -Situazione dei mercati: Nel mercato monetario vengono lanciati i primi titoli di stato per finanziare il debito pubblico. Non c’era quasi niente. Mercato monoprodotto di bot. Nel mercato finanziario c’erano i titoli azionari ma ai tempi la borsa di Milano era piccola. Le azioni non hanno scadenza ecco perché sono in questo mercato visto che si pensa che sia lunga la scadenza. Vi erano anche obbligazioni emesse dagli enti pubblici (esempio Enel), da imprese e da istituti di credito speciale (Dal ’36 nuova legge bancaria: le banche possono operare solo nel breve termine e quindi 18 mesi. Oltre i 18 mesi possono operare soggetti che non sono banche ma gli istituti di credito speciale. Questi istituti ci sono stati fino al ’93 con la nuova legge bancaria).Questi istituti di credito speciale, non potevano avere sportelli e conto correnti per esempio, ma per finanziarsi emettevano solo obbligazioni a medio lungo termine e quindi tra i principali attori del mercato finanziario. Nel mercato dei cambi, l’unica attività svolta era l’attività di cambia valute. Nel mercato internazionale dei capitali, non c’era questo mercato. Nasce negli anni ’80. -il sistema finanziario: Esso era articolato in due sottosistemi: quello del sistema creditizio e quello degli altri intermediari. Quello degli altri intermediari, vi erano le società di leasing, factoring, assicuratrici ecc… Il sistema creditizio aveva altri due sottosistemi: il sistema bancario e gli ICS(fondiario, agrario, opere pubbliche, industriale ecc… specializzarti per settori). Il sistema bancario aveva sotto di se due blocchi: l’ autorità di vigilanza(come la banca d’Italia e il comitato interministeriale per il credito e il risparmio) e le banche(le banche di interesse, gli istituti di credito di diritto pubblico, le casse di risparmio che hanno natura mutualista e rispetto alle due precedenti non sono pubbliche oggi, le aziende di credito, le banche popolari, le casse rurali e artigiane) -i fenomeni caratterizzanti : il sistema bancario era pubblico e banco centrico. Gli altri intermediari contavano poco niente, le banche erano molto meno in concorrenza che oggi. -i rischi sono: il rischio di credito, il tasso di interesse, il rischio di cambio, il rischio di commistione. Il rischio di commistione riguarda il rapporto tra banche e imprese e commistione riguarda appunto integrazione degli assetti proprietari tra banche e imprese per cui se l’impresa entra in crisi, la banca rischia di seguirne le stesse sorti. Si sta parlando di partecipazioni. Alla fine degli anni ’70 il rischio di commistione non c’era perché la legge bancaria del ’36 aveva sancito che le banche operassero nel breve e gli ICS nel lungo e che le banche non potevano assumere partecipazioni nelle imprese e quindi il rischio di commistione non poteva esserci. Il rischio di credito: si ha nel caso la banca concede un finanziamento a un soggetto e questo non lo ricambia. Le modalità con cui si fronteggia il rischio di credito sono cambiate nella storia ma il fattore che è rimasto invariato sono le garanzie. La banca infatti chiede due tipi di garanzie: garanzie reali(pegno e ipoteca) e garanzie personali(fideiussione). Solitamente si concede un credito a chi è in grado di rimborsare i crediti tramite i frutti del suo lavoro. Le garanzie sono tipiche non di una azienda in funzionamento ma di una azienda in liquidazione. Perché le garanzie continuano ad esserci anche oggi? io banca concedo finanziamento ad una impresa oggi nelle condizioni in cui si trova oggi però il finanziamento verrà rimborsato in una epoca remota e io non ho certezza sul fatto che le condizioni economiche, finanziarie e patrimoniali dell’impresa saranno analoghe a quelle che riscontriamo in futuro. Ecco perché la garanzia risponde proprio a questa incertezza valutativa, cioè la garanzia dovrebbe andare a coprire le ipotesi di deterioramento dell’impresa. Non è corretta come prassi perché ti concedo finanziamento anche se non sei solvibile. Il rischio di tasso: al variare dei tassi possono verificarsi contraccolpi negativi e positivi per un soggetto che ha in portafoglio una attività o passività finanziaria. Prima i finanziamenti erano a tasso fisso e quindi se le oscillazioni portavano i tassi a salire, il cliente continuava a pagare un tasso inferiore rispetto a quello attuale, e quindi a svantaggio della banca stessa. Come ci si protegge da tale rischio? Iniziano a fare la loro comparsa meccanismi di tasso variabile che si traducono nell’individuazione di un parametro di riferimento che si muove in linea con le condizioni di mercato e una maggiorazione rispetto al tasso base(spread) in modo che con tassi variabili la banca si tutela dai rialzi dei tassi. Es: ritornano all’esempio di Agnelli, il prime rate può essere uno di quei parametri di riferimento. Nel caso di tasso fisso io banca ci perdo. Nel caso di tassi flessibili, sale anche il prime rate che si muove in linea con le condizioni di mercato.. Es: S.P. di una banca. Nell’attivo crediti al 5%, nel passivo ho una raccolta del 4%, ho un guadagno dell’1%. E’ vero solo gli importi di fonti e impieghi sono uguali e anche le scadenze uguali. Negli anni ’70 nacque così l’idea che la banca debba per forza far coincidere scadenze ed importi tra crediti e raccolta in modo da guadagnare tra la differenza tra tassi e in modo da poter essere coperta dall’aumento dei tassi. Questo principio è molto teorico e impraticabile concretamente. -i rischi. Nel rischio di credito , all’inizio degli anni ’90 le garanzie ci sono sempre. Cambiano alcune modalità di concessione del credito. Compaiono meccanismi di credit scoring, ossia avviene attribuito un punteggio a certe variabili che condiziona o meno l’erogazione del credito. (come per esempio la certezza di reddito della persona, in che settore lavora). Questi modelli di credit scoring sono relativi ai prestiti alle persone fisiche e non alle imprese. Oggi invece per le imprese ci sono i modelli di rating. Oggi ci sono modelli di rating ma anche garanzie. Con riferimento al rischio di tasso, c’era il matching delle scadenze, iniziamo ad avere una cosa in più. Sono gli anni in cui si diffondo strumenti derivati con finalità di copertura. Questi strumenti oggi vengono accusati di generare forti dissesti, perché utilizzati per speculare e non con finalità di copertura del rischio. C’è anche il rischio di cambio C’è il rischio di commistione. Fino ad adesso non c’era perché le banche non potevano partecipare più nelle imprese con la legge del ’36 ma come per la despecializzazione, qui si ha la nascita nel 1987 delle SIF, società di intermediazione finanziaria, che erano società che dovevano svolgere compiti di alta finanza e favorire l’afflusso di capitale di rischio alle imprese. Esse, potevano essere costituite da banche e queste SIF potevano assumere partecipazioni in imprese non finanziare che potevano detenere per anni in vista di una successiva dismissione. Consentiva alla banca in modo indiretto di entrare nel capitale delle imprese. È il segno di un cambiamento. Ma c’era rischio di commistione per le banche(Visto che sif potevano assumere partecipazioni nelle imprese)? Per le banche no ma a livello di gruppo un po' di rischio inizia ad esserci. Oggi c’è la possibilità per una banca di partecipare alle imprese, e alle imprese di partecipare nelle banche. OGGI -Situazione dei mercati Con riferimento al mercato monetario; esplosione dei certificati di deposito. Viene rivista la tassazione delle attività finanziarie con un aumento della tassazione. Abbiamo nel mercato titoli di stato ma meno che in passato perché entriamo nell’euro e dobbiamo rispettare determinati parametri. Questo fa si che la quantità dei titoli di stato in scadenza fosse maggiore rispetto ai titoli di stato nuovi in emissione. Il problema era che a livello di mercato monetario, meno titoli di stato, meno certificati di deposito, il mercato monetario perde. Con riferimento al mercato finanziario; esplode, importanti sono ancora i fondi comuni di investimento, cresce il mercato azionario. Nasce il problema della nascita del fondo pensione. Man mano che scende il peso del mercato monetario, sale il peso del mercato finanziario Con riferimento al mercato dei cambi; abbiamo una valuta europea che è una delle principali valute mondali. Questa valuta ha portato cambiamenti importanti. I rapporti di cambi tra le diverse valute hanno attribuito ai cittadini di alcuni paesi un vantaggio competitivo forte mentre per altri paesi uno svantaggio competitivo pesante(l’Italia ha perso in termini di potere d’acquisto). Con riferimento al mercato internazionale dei capitali; è un mercato istituzionalizzato -Struttura del sistema Il sistema finanziario è composto da: sistema bancario e altri intermediari. Il sistema bancario si divide in autorità di vigilanza(bce, banca d’italia), e banche(non abbiamo più gli ICS, le banche di interesse nazionale, le casse di risparmio ecc… ma abbiamo solo le banche s.p.a., le banche popolari, le banche di credito cooperativo(ex casse rurali e artigiane). Rilevanti sono i gruppi bancari -Fenomeni caratterizzanti Privatizzazione e concentrazione del sistema finanziario, scelta del modello organizzativo da parte delle banche, rapporti tra banche e assicurazioni, rapporti tra banche e imprese, Sportelli/filiali della banche, banche e tecnologia, despecializzazione, disintermediazione/ruolo di advisor della banca -I Rischi Rischio di mercato(tasso e cambio) e rischio di commistione. Con riferimento al rischio di credito, vi sono ancora le garanzie al fine di proteggere la banca dall’evolversi in senso negativo della situazione economica, patrimoniale e finanziarie del soggetto a cui è stato concesso il finanziamento. Nascono una serie di cambiamenti regolamentari che impattano sul rischio cdi credito perché ormai la concessione di finanziamenti alle imprese passa per dei rating(giudizi di valore) che possono provenire dall’esterno(come agenzie di rating) oppure possono essere interni elaborati dalla medesima banca con una metodologia con una preventiva valutazione da parte della banca d’Italia. Non vi sono più le solite metodologie per determinare la qualità dell’impresa che chiede finanziamento. Con riferimento al rischio di tasso; si opera molto sulle varie valute ecc… si ha un massiccio utilizzo degli strumenti derivati per la gestione del rischio di tasso e di cambio. Essi possono servire per coprire posizioni scoperte(edging) oppure per fornire un contributo al conto economico dell’intermediario assumendo posizioni di natura speculativa. Non c’è garanzia di guadagnare. Capita di avere anche risultati negativa a fronte di una speculazione sbagliata. Con riferimento al rischio di commistione; la legge bancaria del ‘94(l’ultima), supera il divieto per le banche di assumere partecipazione, nascita delle SIF, nella terminologia dell’autorità di vigilanza del diffondersi della distanza di braccio ecc… Adesso la legge bancaria stabilisce che le banche possono assumere partecipazioni all’interno del capitale di imprese commerciali e industriali, quindi non solo in imprese finanziarie(banca nei confronti di altra banca). Per quale motivo la banca entra nel capitale di una impresa? Essere nel capitale di un impresa significa di poter beneficiare di informazioni privilegiate al fine di finanziare quell’impresa in modo più consapevole. Un altro motivo è quello del fatto che se l’impresa non rimborsa il prestito, o porto a perdita il presso oppure l’alternativa è quella di trasformare il credito in capitale, quindi se non mi rimborsi questo finanziamento tu mi dai una parte del capitale di questa impresa., al fine che l’impresa si ristabilisca e riesca a farmi rientrare in qualità di azionista da quanto io ho perso come finanziatore. Il rischio c’è ma non è più il rischio di commistione di prima ma sussiste comunque. Nascono nuove tipologie di rischio: il rischio operativo, cioè il rischio legato a malfunzionamento delle procedure, infedeltà dei dipendenti, IT che non funziona, furti ecc... . La banca deve accantonare del capitale per tali rischi. Un altro rischio è il rischio paese(Es: iran). Un ultimo rischio è il rischio reputazionale, cioè la reputazione viene ad un certo momento compromessa, puoi perderla anche in pochi secondi. Sul rischio reputazionale non ci sono presidi patrimoniali a copertura di questo rischio perché poco nulla regolamentato. Fenomeni caratterizzanti *Banche e sportelli Fino al 1990 la banca non poteva aprire filiali e sportelli dove desiderava. Nel ’90 si attua la liberalizzazione dell’apertura degli sportelli. Esse adesso possono aprire sportelli tramite un semplice modulo. L’effetto è che le banche aprono un numero eccessivo di sportelli rispetto ai bisogni in alcune aree del paese fino a che oggi si stanno chiudendo gli sportelli per un cambio di cultura, vedi la tecnologia che ha cambiato le modalità di interazione con la banca e l’operativa dei clienti più autonoma. Nei piani strategici delle banche una banca era ritenuta virtuosa quando aumentava il numero di sportelli e quindi la sua rete sul territorio. Oggi una banca è ritenuta virtuosa quando chiude gli sportelli perché chiudere gli sportelli significa maggiore efficienza e quindi molti meno costi per la banca. *Banche e tecnologia: ha cambiato l’operatività bancaria. La più grande paura è che intervengano in modo più serio alcune società importanti anche in ambito tecnologico: esempio Amazon, Google, ecc… Il vantaggio competitivo che avranno questi soggetti sarà il bagaglio di informazioni che portano circa le preferenze della clientela. *despecializzazione totale: le banche possono operare in qualsiasi termine, sia breve che lungo termine (despecializzazione temporale). Abbiamo anche despecializzazione funzionale, cioè che ormai le banche se lo desiderano, possono svolgere un ambito di attività completo, molto diversificato; ovviamente sarà la scelta strategica della banca a determinare quelle che in cui intende specializzarsi. *disintermediazione e ruolo di advisor della banca Le banche possono andare oltre il tradizionale modello di intermediazione(cioè raccolgo, presto, trasferisco denaro). Può svolgere anche attività che non sono strettamente bancarie. Questo ha fatto cambiare un poò il ruolo della banca e i driver di profittabilità. Prima le banche guadagnavano fortemente sullo spread tra interessi attivi e interessi passivi. In alcuni momenti storici raccolgo al 12% e presto al 19%. Ora le banche guadagno molto meno sul margine di interesse allora hanno dovuto trovare altri driver di profittabilità(vedi le commissioni sui servizi di pagamento, gestione dei servizi del risparmio, consulenza nei confronti delle diverse tipologie di clientela con cui la banca si interfaccia. *scelta del modello organizzativo di banca Per lunghi anni il problema del modello organizzativo è stato secondario in termini di priorità. Non era un problema perché tutte le banche guadagnavano tanto mentre in altre parti del mondo(come Germania) affermava la banca universale, cioè poteva fare leasing, assumere partecipazioni ecc.. . mentre in Italia questo era vietato dalla normativa. Verso la fine degli anni ’80 vengono promulgate delle direttive CEE. Importante la seconda direttiva Cee di coordinamento delle legislazioni bancarie e creditizie. Questa direttiva portava due principi: il mutuo riconoscimento e il principio del controllo del paese d’origine. Il mutuo riconoscimento sta a dire che una attività che viene considerata in un paese bancaria dalla legislazione, viene riconosciuta bancaria anche in un altro paese(ovviamente della Cee). Con riferimento al secondo principio, se una banca andava all’estero a operare, la regolamentazione cui questa banca era soggetta, non era quella del paese estero in cui si insediava ma quella del suo paese domestico originario(se una banca italiana va in Francia, è assoggettata alla normativa italiana). Questa direttiva conteneva un elenco di attività ammesse al mutuo riconoscimento, una sorta di elenco svolgibili dalle banche. E’ qui che nasce il problema perché in questo elenco vi erano operazioni che le banche italiane non potevano fare quali leasing, assumere partecipazioni ecc… . Questo elenco era stato pensato per le banche tedesche. Le banche italiane dicono che questo provvedimento è lesivo per la concorrenza internazionale. Lui francese può venire in Italia a offrire leasing mentre io italiano se vado in Francia sono molto limitato proprio per la normativa italiana in quanto deve costituire una società controllata ecc… e quindi in Francia l’utente finale pagherebbe di più È in questo momento che le banche italiane iniziano a pensare un modello organizzativo diverso da quello della banca universale tedesca. Una banca assume partecipazioni in alcune società(leasing,factoring,ics, assicurazioni, fondi comuni di investimento)formando un gruppo prendendo il nome di gruppo polifunzionale. Perché partecipando in diverse società specializzate in attività e funzioni diverse, la banca italiana può diventare così un polo di offerta completo. Questa è la risposta italiana alla banca universale tedesca. Questo modello di banca italiana torva formalità nelle Legge Amato-Carli. La legge bancaria finalmente cambia. Viene promulgata e nella legge bancaria vi è un elenco di attività bancarie esattamente quelle che trovavamo nella seconda direttiva Cee. Introduce anche una novità clamorosa, ossia che le banche sono libere di scegliere il modello giuridico organizzativo con cui operare, perché cosi le banche oltre a gruppi polifunzionali, posso fare anche le banche universali. C’è un problema, ossia che tutte le banche si erano dotate del modello polifunzionale e passare al modello di banca universale era tutt’altro che indolore. Perché? Al fine di cambiare modello, le società vengono internalizzate dalla banca ma le assicurazioni e le società di gestione dei fondi beneficiano di una riserva di attività e quindi che una banca non può svolgere direttamente attività di produzione assicurativa e gestione del risparmio. Può farlo solo tramite queste società indirettamente con una società che magari è controllata ma non internalizzata. Questo passaggio da un modello all’altro è costoso. All’inizio molte banche rimangono come gruppi. Oggi sono di più le banche universali o gruppi bancari? Ancora gruppi bancari. È meglio il modello della banca universale o il gruppo bancario? La risposta è incerta. Questi modelli sono tipicamente modelli di un intermediario che ha dimensioni grandi. Un intermediario piccolo non ha senso perché ho ha risorse e personale per adottare questi modelli. Per le banche dimensionalmente più piccole esistono il modello della banca specializzata(una banca specializzata può essere universale? Si ma non vuole), o banca a rete. Non esiste la supremazia di un modello rispetto all’altro. I punti di forza e debolezza li troviamo nella tabella sul libro. I fautori del modello del gruppo dicono che si ha un vantaggio perché se una società del gruppo non funziona o non è più strategia, si può eliminarla dal gruppo ma non è che se una società va male posso eliminarla e neutralizzare gli effetti delle preesistente attività svolta da quella società per un motivo normativo. A livello normativo è previsto che nei gruppi io posso eliminare una società nel gruppo ma permane per le attività svolte da quella società, la responsabilità patrimoniale della capogruppo. Affermano inoltre che la struttura di gruppo per la sua natura accoglie maggiori gradi di specializzazione a differenza della banca universale che è organizzata in divisioni. Ma quindi la specializzazioni a livelli di una società rispetto alla specializzazione di una divisione? Non si sa ma dipende da come avviene il processo di internalizzazione. Se nella banca universale l’internalizzazione il processo non è fatto bene, la specializzazione potrebbe essere inferiore. Il cliente non si accorge della differenza in termini di relazione. Il gruppo è molto burocratico, ossia che le scelte strategiche della capogruppo fanno fatica a scendere lungo la struttura del gruppo perché vi sono degli ambiti di specializzazione societari molto forti. Nella banca universale è più facile perché vi è un unico vertice strategico e quindi le decisioni passano per le divisioni in modo meno macchinoso. Il costo di produzione e tempi del leasing nel gruppo rischia di essere più altri perché non attuo economie su tutte le informazioni interne al gruppo questo perché alcune società del gruppo difendono la loro specializzazione e capacità valutativa unica. Nella banca universale ci vuole meno tempo, costa di meno però -posti in CDA. Ovviamente qualcuno perde il posto in consiglio di amministrazione. Evidentemente i consiglieri della banca che ha perso la fusione. Ma questi consiglieri lo sanno prima della fusione che la perderanno e che resteranno a casa? Si *rapporto tra banche e assicurazioni Una banca non può internalizzare le assicurazioni perché il motivo è l’esistenza di una riserva di attività relativamente all’ambito specifico in cui sono inserite. La riserva di attività riguarda la produzione assicurativa e non la distruzione assicurativa. Una banca non potrà mai direttamente produrre una polizza però può distribuire una polizza prodotta dalla compagnia di assicurazione. Gli ambiti sono sempre stati distinti anche in ambito normativo. Sono ambiti separati ma la ricerca di una integrazione è strategica. Questo perché le polizze sono strumenti che alle banche rendono di più. È ovvio quindi che le banche si occupino di polizze. Bisogna cercare le modalità per una integrazione il più virtuosa possibile tra l’intermediario bancario e intermediario assicurativo, effettuare sinergia. Le sinergie tra questi due intermediari sono tantissime. L’esempio più emblematico di sinergia è il fatto di poter contare sulle filiali bancarie per distribuire prodotti assicurativi rappresenta un vantaggio innegabile per le assicurazioni perché normalmente la distribuzione assicurativa è sempre stata fatta mediante le agenzie di assicurazioni e gli agenti assicurativi costano parecchio all’assicurazione. L’assicurazione porta a casa premi assicurativi importanti con costi bassi. Per la banca il grosso vantaggio è diversificare l’offerta che tra l’altro rendono di più rispetto ai prodotti che offro. Come realizzare il massimo dalle sinergie? -accordi distributivi, io vendo i tuoi prodotti e tu i miei. Ovviamente c’è una commissione che viene retrocessa all’altro intermediario. Normalmente se questi accordi non sono accompagnati da una integrazione degli assetti proprietari tra i due intermediari, la loro efficacia non è straordinaria Se quindi non ci sono legami a livello di partecipazioni nel capitale, è un accordo che si può interrompere in qualsiasi momento e non ha risultati incredibili. A volte gli accordi distributivi hanno assunto una forma di desk operativi, ossia prima consistevano in un banco dove c’era una persona che proponeva i prodotti di un’assicurazione ma i risultati erano deludenti perché mancava una integrazione degli aspetti proprietari -banche che partecipano in una assicurazione e viceversa: iniziano ad esserci integrazioni in un asseto proprietario e viceversa. Conta l’entità della partecipazione ovviamente -assicurazione che entra nel gruppo bancario, vuol dire che la banca partecipa in una assicurazione a livello tale da farlo rientrare nel perimetro del gruppo e quindi nel bilancio consolidato -banca che crea assicurazione queste ultime due sono le soluzioni vincenti. Qui tutti i ricavi relativi al prodotto assicurativo mi rientrano nel consolidato. Prima mi rientrava solo la commissione con l’accordo distributivo. Qui adesso tutto. -assicurazione crea una banca banca generali ha creato assicurazioni generali. Unipol banca è nata da unipol compagnia assicurativa Oggi c’è un ulteriore elemento di novità: è la possibilità di proporre le polizze online ed è evidente che i costi si abbassano ancora di più ed è evidente che bisogna stare attenti alla qualità del servizio che si offre La sinergia tra banche ed assicurazioni si traduce in particolari prodotti; inizialmente essi erano prodotti del ramo vita (venduti dalla banca), in quanto l’Italia era un paese molto sotto-assicurato rispetto agli altri (misurazione di primi assicurativi su pil). La vendita dei prodotti assicurativi non è stata inizialmente facile in quanto la loro spiegazione ai clienti non era facile da parte degli intermediari finanziari proprio in termini di linguaggio, i clienti italiani erano meno abituati a sentir parlare dei prodotti assicurativi (per esempio i caricamenti: parte del premio assicurativo che non viene investito, ossia che rimane alla compagnia assicurativa come premio). Il personale bancario venne perciò istruito per spiegare al meglio le polizze, sia dal punto di vista informativo sia da quello commerciale. Le banche si accorsero che le polizze rendevano molto, quindi si allargarono anche ai prodotti del ramo danni (auto, salute, ecc.). Vennero anche inseriti poi i prodotti previdenziali (fondi pensione per esempio), che sono molto simili ai prodotti assicurativi. L’offerta delle banche di oggi per quanto riguarda i prodotti assicurativi è quindi completa. Si possono osservare due famiglie di prodotti: Prodotti ad offerta congiunta: possono essere venduti sia dalla banca che dall’assicurazione. Se essa viene venduta dalla banca l’assicurazione gli riconoscerà una commissione. Prodotti misti: sono quelli che presentano una componente bancaria e una assicurativa che sono così inscindibilmente legate che il venir meno di una di esse fa decadere il prodotto e lo rende non più collocabile sul mercato. Questi prodotto sono pochi, in quanto sono molto vincolanti e complessi; un esempio è il mutuo: normalmente esso prevede che la banca da al soggetto (mutuatario) delle somme di denaro, il mutuatario poi pagherà delle rate alla banca che sono comprensive di quota capitale e di quota interessi. In situazioni particolari (acquisto di prima casa) il mutuatario ha un vantaggio in termini di riduzioni fiscali nella quota di interessi: essa può essere infatti dedotta dall’imponibile delle tasse. Questo è il mutuo non misto. Il mutuo misto si configura in modo diverso: al mutuatario viene data una somma di denaro dalla banca (sui medesimi meccanismi valutativi del mutuo non misto), ma la quota interessi la si va a pagare alla banca, mentre la quota capitale viene fatta sottoscrivendo un contratto assicurativo, l’assicurazione può investire il premio e capitalizzandolo negli anni, alla fine del contratto di mutuo l’assicurazione va a costituire la quota capitale. Il problema è che è la banca a prestare il capitale, quindi alla fine sarà l’assicurazione a girare la quota capitale alla banca. Il prodotto misto presenta un vantaggio fiscale (in casi particolari): al mutuatario vengono dedotti gli interessi e anche parti dei premi assicurativi versati nel contratto di assicurazione. Un altro vantaggio è quello di diversificazione del rischio per la banca: essa praticamente annulla il rischio di insolvenza del cliente, in quanto in caso di insolvenza del cliente l’assicurazione dovrà comunque girare alla banca il capitale alla scadenza (ciò viene stabilito nel contratto di capitalizzazione). La banca però ha anche uno svantaggio: siccome il capitale viene rimborsato (con certezza) alla fine la banca può disporre di meno risorse negli anni del mutuo precedenti alla scadenza. Questo tipo di prodotto conviene alla banca in periodo di recessioni in cui il rischio di insolvenza è maggiore. Le assicurazioni da queste operazioni ottengono il vantaggio di avere premi assicurativi maggiori. Il soggetto che viene svantaggiato da questa operazione è lo Stato, in quanto ottiene meno gettito fiscale (è un’operazione di ottimizzazione fiscale). *Internazionalizzazione delle banche Si distinguono due tipi di fenomeni: -Internazionalizzazione in entrata: le banche estere che vengono in Italia. -Internazionalizzazione in uscita: le banche italiane vanno all’estero. Le banche italiane non sono mai state molto internazionalizzate; il motivo è quello per cui in Italia vi erano molte banche piccole che non disponevano dei capitali necessari per investire all’estero. Le modalità di internazionalizzazione (in uscita) sono: -Dare vita ad un ufficio di rappresentanza. L’ufficio di rappresentanza non è una banca vera e propria, ma è un punto estero che studia il mercato estero e che apre contatti con l’estero in previsione di una successiva apertura di filiale con l’autorità di rappresentanza, con le altre banche, ecc.; per fare ciè gli uffici di rappresentanza organizzavano feste ed incontri culturali per aumentare il network di conoscenze. Questo è l’antecedente di una filiale, in quanto è un’attività che non ha ricavi perché non può concludere contratti bancari. Per questo non ha senso che questi uffici durino molti anni (sono costi), anche se molto spesso vengono tenuti in vita dalle banche per motivi di pubblicità e maggiore stima del marchio. -Procedere all’apertura di filiali all’estero. Per fare ciò bisogna porre attenzione alle normative estere ed inoltre sono maggiori costi per la banca. Oltre ai costi, le filiali all’estero anche i ricavi sono un problema: aprendo poche filiali per fare dei buoni ricavi bisogna lavorare con soggetti molto grandi per fare tanti volumi (multinazionali, soggetti istituzionali, ecc.), per questo l’operatività di queste filiali viene detta all’ingrosso. Il problema è che si lavora con soggetti che hanno una grandissima forza istituzionale. Per questo le filiali lavorarono al dettaglio, quindi con piccoli clienti; per questo è necessario creare una rete di filiali all’estero per fare volumi, e questo porta ad un incremento dei costi per la banca (affitto, personale, ecc.); per esempio si avrà bisogno di personale francese che bisogna reperire presso i concorrenti (spesso bisogna dare loro stipendi maggiori per convincerli a cambiare posto di lavoro). Per tutti questi motivi l’internazionalizzazione italiana con le filiali ha prodotto risultati mediamente molto modesti. -Assumere partecipazioni o il controllo in banche estere. Le banche italiane erano inizialmente troppo piccole per comprare banche estere. Grazie al fenomeno della concentrazione però in Italia emersero due grosse banche: Intesa e Unicredit. Inoltre, in molti paesi cadde il regime comunista (Polonia, Ucraina, ecc.) e ciò rese necessario un sistema bancario privato in questi paesi; queste due banche italiane comprarono (a basso prezzo) le banche che appartenevano allo Stato nei paesi del regime comunista. Un ulteriore vantaggio era quello che i global players (americani, giapponesi, ecc.) non erano interessati a questo investimento. Ad un certo momento Unicredit riuscì ad acquistare la terza banca tedesca ad un prezzo molto basso in quanto era totalmente instabile; questo è importante perché questa banca tedesca ne possedeva una austriaca che a sua volta deteneva partecipazioni molto importanti nelle banche dell’est Europa; Unicredit perciò ereditò tantissime partecipazioni nelle banche dell’Europa orientale. Oggi Unicredit è il principale players nei paesi dell’est Europa (ad un certo punto Unicredit possedeva le due principali banche polacche e venne accusata di abuso di posizione dominante). Unicredit nei primi tempi di queste filiali fece grandissimi profitti, poi rallentò (come tutti) a causa alla crisi. Le modalità di internazionalizzazione (in entrata) sono: -Dare vita ad un ufficio di rappresentanza. -Procedere all’apertura di filiali in Italia. Questo venne fatto molto dalle banche estere, ma incontrarono gli stessi problemi che le banche italiane avevano all’estero. Per questo molte filiali estere vennero chiuse o vendute. -Assumere partecipazioni o il controllo in banche italiane. Questa fu la modalità prediletta dalle banche estere per venire in Italia; tutte le principali banche italiane vennero partecipate (anche in modo importante) da banche straniere, in modo che esse potessero avere una quota importante per decidere (volevano avere dei posti nel consiglio di amministrazione). *rapporto banca impresa Il rapporto banca impresa è stato per lunghi anni con la vecchia legge bancaria un rapporto di separatezza che negli ultimi anni con la nuova legge bancaria si è trasformato in un rapporto di collaborazione e integrazione(banche possono assumere partecipazioni nelle imprese). Negli ultimi anni il ruolo classico tradizionale della banca nei confronti dell’impresa, ossia finanziatore dell’attività di impresa, si è attenuato perché le banche hanno potuto concedere meno credito e si è ampliato il ruolo della banca di tipo consulenziale nei confronti dell’impresa. Le banche hanno dovuto imparare a svolgere questo ruolo visto che prima erano orientate su altra materia. “dal corporate lending al corporate finding”, ossia da operazioni che producono interessi a operazioni che producono commissioni. Un elemento imprescindibile sono le informazioni, deve conoscere l’impresa in un modo diverso da come la devo conoscere quando concede crediti. Non deve valutare la capacità di rimborso dell’impresa ma la capacità di crescita, finalizzata all’attività di consulenza. Per acquisire un bagaglio informativo più ricco, la banca può mettersi in veste di analista interno, di soggetto interno all’impresa e la modalità più tipica per essere all’interno dell’impresa è quella di entrare nel capitale, ossia assumere partecipazioni visto che oggi questo è possibile. È possibile che una banca assume partecipazioni in una impresa, ha quindi informazioni da analista interno che le permettono di finanziare l’impresa, e magari di svolgere di consulenza. Può fare quindi queste 3 attività svolte contemporaneamente da una banca che crede particolarmente nell’impresa e intende stingere tanto i rapporti con questa impresa in modo da realizzare sinergie proficue. Può capitare che una impresa insolvente e che va male e non riesce a saldare il debito nei confronti della banca, la banca per evitare che il suo bilancio peggiori ulteriormente non vedendosi il suo credito rimborsato, può convertire questo credito in quote di capitale dell’impresa. Se il bilancio dell’impresa è in utile, la banca si porta utili che vanno a compensare il credito che non è stato rimborsato. Ci sono imprese sane che sono saltate perché qualcuno non ti paga e se qualcuno non paga l’impresa essa va in crisi soprattutto se questo si combina con un contesto nel quale le banche non sono più cosi pronte a finanziare l’impresa. Avere per esempio come cliente lo Stato, lo stato prima o poi ti paga ma devo aspettare molto tempo per incassare dei crediti e se nel frattempo sono in tensione finanziaria e le banche non ti sostengono, anche una impresa ben gestita può entrare in difficoltà. Altre imprese con crediti molto alti e i clienti sono entrati in difficolta che non sono riusciti a pagare e hanno trascinato in crisi l’impresa stessa. Si creano catene di questo genere. -vigilanza per finalità, o per obbiettivi. Per finalità perché gli intermediari sono sottoposti al controllo congiunto di più autorità, ognuna competente con riferimento a ciascun obbiettivo della regolamentazione, indipendentemente dalla forma giuridica del soggetto e dall’attività. -Vi è un ulteriore modello di vigilanza, quella accentrata che è presente in Gran Bretegna. Accentrata perché è prevista un’unica autorità di controllo competente su tutte le tipologie di intermediari, indipendentemente dalla loro natura. La competenza dell’autorità unica si estende a tutti gli obbiettivi della regolamentazione. Tipi di vigilanza: • vigilanza informativa: è fondamentale che le autorità siano in possesso di dati, informazioni attendibili e aggiornate periodicamente altrimenti la vigilanza si baserebbe su dati poco veritieri e potrebbe essere meno tempestiva. Contiene quindi tutte le misure volte ad acquisire dati e informazioni da parte degli intermediari funzionali all’esercizio di una azione di vigilanza qualitativamente adeguata. Il flusso di andata va dalle banche alla banca centrale secondo schemi ben costituiti in schema dei conti (tu mi devi comunicare questi dati con queste caratteristiche e con questa periodicità). Queste informazioni poi ricevute dalla bc vengono elaborate mettendole insieme a tutti gli altri input informativi che provengono da tutte le banche del sistema e poi restituisce alla banche un flusso di ritorno che può essere utile da un pinto di vista di orientamento strategico delle banche sia da un punto di vista di comparazione con le attività delle altre banche. • vigilanza ispettiva: ispezioni della bc presso le banche per verificare che tutto sia in regola. Queste ispezioni possono essere classificare in molti modi; tra cui in ispezioni straordinarie e ordinarie. Nel momento in cui la vigilanza informativa la bc prende coscienza che una banca presenta dei dati anomali o potenzialmente pericolosi per la stabilità della stessa banca posso mandare una ispezione straordinaria, in quanto c’è qualcosa di grave che non va ed è per questo che è la più pericolosa. Le ispezioni ordinarie invece, vengono effettuate ogni certo numero di anni con periodicità per vedere che tutto funzioni bene ed è quindi meno minacciante perché non ci sono gravi motivi di urgenza. Nonostante lo sviluppo della tecnologia e l’invio di dati online il controllo è sempre necessario, anche per controllare gli aspetti organizzativi di una banca, che non si vede dai dati inviati online. • vigilanza regolamentare: emana disposizioni di carattere generale aventi ad oggetto l’adeguatezza patrimoniale, il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni, le partecipazioni detenibili, organizzazione amministrativa. Questa vigilanza a sua volta si può dividere in 4 fattispecie: -prudenziale(misurazione e contenimento del rischio, la variabile da monitorare è il patrimonio), -vigilanza protettiva(chiamata anche vigilanza in caso di crisi, si chiama cosi, bisogna andare a proteggere i contraenti deboli, ossia i depositanti perché se la banca salta e i soggetti non sono protetti questi ci smenano). Prevede due tipi di interventi: quelli destinati alla prevenzione e quelli da porre in essere quando la crisi è diventata irreversibile, l’intermediario non è più in condizione di ordinato funzionamento e deve essere posto il liquidazione. In questo caso per proteggere i depositanti esistono dei fondi di garanzia quali il fondo interbancario di tutela dei depositi previsto per le banche spa e popolari e fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo solo per le banche del credito cooperativo. Il fondo è alimentato dagli apporti delle singole banche e l’adesione al fondo che un tempo era volontaria, ora è obbligatoria a copertura delle difficoltà in cui una banca può incorrere. Ogni depositante, se la banca salta, può vedersi restituiti le somme depositate fino al controvalore di 100mila euro da ogni banca. Ecco perché per chi ha tanti soldi diversificare in questi casi. Montepaschi non è stata fatta saltare perché il fondo non era sufficientemente capiente. È meglio quindi diversificare? Usiamo il condizionale appunto per il motivo precedentemente detto soprattutto per le banche grandi questi fondi non sono capienti. -la fair play regulation, comprende un insieme di norme volte a garantire la trasparenza e correttezza del mercato dei servizi finanziari, quindi sia obblighi informativi e norme di comportamento da tenere nei confronti della clientela. La fair play regulation può essere esercitata anche dalle autorità di vigilanza nei confronti delle banche. -vigilanza strutturale: implica controlli che servono per definire la struttura del sistema finanziario e bancario. Parliamo di controlli all’entrata (come faccio a entrare in un sistema, attraverso la creazione di nuove banche e la trasformazione in banche di società finanziarie) e controlli all’espansione(come faccio a cresce in un sistema in cui sono già presente, come l’apertura di nuovi sportelli, trasferimento sportelli, cessione di sportelli). Con riferimento ai controlli all’entrata, vi sono 1)vincoli di natura giuridica come il fatto che sia adottata solo la forma di SPA, o di SCARL. 2)Ho anche un vincolo di capitale sociale di 10milioni per le SPA e POPOLARI e 5milioni per le BCC. 3)Inoltre chi partecipa al capitale deve avere requisiti di onorabilità ossia bisogna essere a posto con il casellario giudiziario: su una banca nuova no ma esistente ed inoltre se ero a capo di una banca fallita ecc.. negli ultimi 3 anni, non posso creare una nuova banca. 4)Un’altra norma riguarda i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controlli abbiano i requisiti di onorabilità e di professionalità anch’essi previsti dal testo unico. Le misure previste per le banche nuove sono più stringenti perché una banca nuova è molto più rischiosa di una esistente perché non ha clientela e la clientela in qualche caso è clientela che è stata rifiutata da banche esistenti e se è stata rifiutata ci sono motivi quali inaffidabilità, insolvenza ec… ecco perché ha misura stringenti. 5)È necessario inoltre un programma di attività e le sue previsioni di sviluppo nei successivi tre anni che deve essere valutato dall’attività di vigilanza Distinzione tra banche SPA e banche POPOLARI SPA:Le seconde sono popolari trasformate in SPA. Per tutte le SPA il capitale non può essere inferiore ai 10 milioni però c’è un elemento in più. Con il decreto di Renzi, le popolari grandi che hanno total assets superiori a 8miliardi, o si trasformano in SPA o riducono il loro attivo. Per le popolari quindi, il voto non è più capitario ma ogni socio ha tanti voti quante sono le azioni da lui possedute. Esistono però delle popolari più piccole il cui totale attivo non supera gli 8 miliardi e quindi valgono le norme delle popolari e qui è previsto il voto capitario Se faccio una BCC non può essere inferiore a 5 milioni, c’ il voto capitario, il v.n. delle azioni nel complesso non può superare le 50 mila ecc.. Le nuove banche sono tipicamente BCC, perché è più facile per effetto di una concentrazione, andare contro di più alle esigenze locali del territorio. Per le società finanziarie trasformate in banca? Oltre alla creazione di nuove banche, vi è un’altra modalità con cui possono nascere nuovi istituti creditizi, ossia la trasformazione delle società finanziarie in banca (cerca esempio), che devono rispettare gli stessi requisiti della creazione di nuove banche. Le società finanziarie che si trasformano in banca devono divenire Spa, in quanto spesso questi istituti si trovano in centri nevralgici dell’economia, ossia in grandi città. Al contrario delle nuove banche, le finanziarie trasformate hanno un alto indice di sopravvivenza, in quanto possiedono già una clientela alla quale è possibile proporre i prodotti bancari e poi può scegliere una clientela più selezionata e sicura. Controlli all’espansione -Apertura e chiusura di sportelli Non servono procedure speciali per aprire una nuova filiale, ma bisogna compilare un modulo e la banca d’Italia autorizza l’apertura con un silenzio assenso. Da un periodo dove è esplosa l’apertura di sportelli si è passati oggi ad una tendenza nella chiusura di essi (nuove tecnologie, costi, lunghi periodo di break even point) principalmente per motivi di efficienza (minori costi). Questo ha causato problemi sociali in quanto molte persone perdono il loro posto di lavoro, ed in un mercato del lavoro poco flessibile come quello italiano ciò crea dei disagi. -Trasferimenti di sportelli. Questo fenomeno si è attuato in un momento in cui l’apertura di nuovi sportelli era difficile. Se una banca voleva aprire una filiale in un particolare luogo, poteva chiudere una filiale e trasferire tutte le risorse in un altro luogo, previa autorizzazione della Banca d’Italia. -Cessione degli sportelli. Significa la vendita di essi ad un'altra banca. I motivi sono vari: distribuzione geografica strategica delle filiali, per motivi di razionalizzazione nel caso che una banca vada male (per esempio quando il Banco di Napoli andò in crisi fu costretta, anche dalle autorità, a vendere gli sportelli al nord per concentrarsi sulla sola area del sud Italia). La compravendita di uno sportello, spesso, comprende anche la clientela e il personale dello sportello in vendita. Il problema nel vendere uno sportello è determinare il prezzo di vendita; le autorità di vigilanza stabiliscono delle linee guida: il prezzo non deve discostarsi dall’analogo prezzo che è stato stabilito in operazioni similari sotto il profilo delle dimensioni dello sportello e dell’area geografica. Si capisce come questo criterio sia molto grossolano, in quanto due sportelli di dimensioni uguali possono avere dimensioni molto diverse; inoltre, ciò che conta in uno sportello è il personale e tutti gli aspetti riguardanti il personale sono molto difficile da valutare. Un altro elemento aleatorio nell’acquisizione di uno sportello è capire quanta clientela e personale di tale sportello rimarranno nella nuova filiale. In passato si sono verificati acquisizioni di sportelli da parte di banche, che hanno strapagato il prezzo, non riuscendo mai a rientrare dell’investimento, ossia sono state operazioni strategicamente sbagliate che hanno portato alla banca compratrice delle perdite. Vigilanza prudenziale Misura e contiene il rischio. Vi sono principalmente tre controlli: -Norme sulla concentrazione dei rischi (grandi fidi). Il problema è che se si concedono grandi finanziamenti ad un unico soggetto e tale soggetto entra in crisi, la banca ha conseguenze molto gravi. Per questo si impongono dei limiti. I grandi rischi sono le posizioni di rischio verso un unico soggetto: fido maggiore o uguale al patrimonio di vigilanza delle banche (aggregato di voci positive e negative, comune in tutte le nazioni europee, stabilito dall’autorità di vigilanza, ossia la Banca d’Italia). Il limite principale è il limite individuale: ogni grande fido non può superare il 25% del patrimonio di vigilanza della banca. Nel concreto spesso non si concedono grandi fidi, ma si fanno più finanziamenti in modo da arrivare alla cifra da finanziare. Nella pratica sono le banche a concedere grandi fidi, anche se il loro patrimonio è molto grande; questo perché esiste una correlazione tra dimensione del finanziato e dimensione del finanziatore. Prima che venisse eliminato, esisteva anche un limite globale: l’ammontare dei grandi fidi concessi dalla banca non poteva superare l’800 % del patrimonio di vigilanza. Se una banca concede grandi rischi, essa assume comunque una posizione di rischio (se il debitore dovesse entrare in crisi la banca ne risentirebbe). I grandi rischi assunti da una banca non si trovano in stato patrimoniale, bensì nella nota integrativa, come stabilito dalla normativa bancaria. Questo rappresenta una tutela del cliente per valutare al meglio il livello di rischio di una banca. -Partecipazioni detenibili dalle banche. Possono essere di due tipi (a seconda del rischio): delle industrie nelle banche e delle banche nelle industrie. In generale possono essere considerate le seguenti partecipazioni detenibili dalle banche: -Partecipazioni in banche. -Partecipazioni in assicurazioni. -Partecipazioni in società strumentali (commerciali ed industriali con il requisito della strumentalità). La loro attività è funzionale allo svolgimento dell’attività bancaria, per esempio un’impresa informatica che lavora solo per la banca. Spesso queste società sono captive, ossia partecipate al 100% dalla banca. Un altro esempio di queste società sono le imprese che gestiscono il patrimonio delle banche (affitti, manutenzioni, ristrutturazioni, ecc.). -Partecipazioni in imprese non finanziarie (commerciali ed industriali). La norma sulle partecipazioni è contenuta nel TUB, ma essa non è quella ora in vigore, in quanto nel 2013 è valida una normativa europea che ha cambiato delle norme. L’articolo del TUB considera inizialmente tre categorie di partecipazioni: -Banche e società finanziarie. Soglie di autorizzazione della Banca d’Italia: 10% e 20% del capitale dalla banca partecipata (sono due soglie diverse e si necessitano due autorizzazioni diverse). Si deve chiedere l’autorizzazione alla Banca d’Italia anche se si assume una partecipazione superiore al 10% del patrimonio di vigilanza della banca acquirente (partecipante). Le autorità non pongono dei limiti per la detenzione della singola partecipazione e per il complesso. In basilea 2 dicono che il tier 1 sia almeno pari al 4% delle RWA. Quindi non posso fare un PV solo con tier 2. Il tier 1 ha una componente core che si chiama core tier 1 che è composta da capitale azionario versato, gli utili non distribuiti, riserve palesi, riserva legale. I primi due elementi è rappresentato dal common equity che è la parte più pura del core tier 1 che deve essere almeno il 2% delle RWA. Il tier 1 è composto a sua volta dal Lowe Tier 1 che deve essere inferiore al 15% del tier 1 ed è composto che strumenti innovativi di capitale(Pag. 576-577). Nel tier 2 c’è dentro le riserve occulte, riserve di rivalutazione, accantonamenti a fondi generali per rischi su crediti, strumenti ibridi di patrimonializzazione, strumenti innovativi di capitale non computabili nel patrimonio di base. Questa è la parte nobile del tier 2. La parte meno nobile del tier 2, composta da passività subordinate lunga scadenza che non può essere superiore al 50% del tier 1. Eventualmente c’è la possibilità in basilea 2 di avere il Tier 3, composto da debito subordinato a breve, passività subordinate non impotabili nel tier 3 perchè eccedenti il limite del 50% del tier 1. Questo tier 3 è ammesso solo per la copertura del rischio di mercato entro il limite del 71,4% di K rm. Le deduzioni invece sono elementi da togliere dal tier 1, altri da togliere dal tier 2. Sapere a quanto ammonta il PV è importante per sapere lo stato di salute di una banca. Basilea 3: ci si accorge che Basilea 2 non funziona. Basilea 3 introduce una rivisitazione del PV dando maggiore enfasi alle voci patrimoniali pure cambiando anche i coefficienti patrimoniali. PV= Tier 1 + Tier 2 – deduzioni. In basilea 3 la possibiltà di avere un tier 3 non c’è e cambia la composizione del tier 1 e tier 2 e il loro peso nei coefficienti. PV= [(CET1 – deduzioni) + Tier1 aggiuntivo] + Tier 2 Il tier 1 deve assorbire le perdite in condizioni di continuità d’impresa, deve essere almeno il 6% delle RWA(attività rischiose) mentre in basilea 2 era il 4%. Il CET1(common equity) composto da due elementi aggiuntivi quali riserve soprapprezzo azioni e altre riserve palesi. Esso deve essere almeno il 4,5% delle RWA. Il CET 1 inoltre è soggetto all’applicazione di deduzioni diverse. Il tier 2 deve assorbire le perdite nel caso in cui la banca messa preventivamente il liquidazione. Rispetto a basilea 2 non considero 3 voci. Indice di patrimonializzazione rimane sempre sull’8. Si aggiungono i buffer di conservazione del capitale che hanno un importo del 2,5%. Essi sono cuscinetti patrimoniali che hanno come obbiettivo quello di preservare risorse patrimoniali in eccesso rispetto ai requisiti minimi durante le fasi di espansione per poi attingervi nelle fasi di tensione. Sono quindi strumenti per fronteggiare la prociclicità. Infatti l’attività bancaria è riconosciuta come un’attività prociclica infatti in caso di recessione economica le banche riducono credito, riduzione investimenti, aggravamento crisi. In caso di periodi di espansione è più facile per le banche concedere credito. Ecco perché è utile accantonare i periodi di espansione economica. Ecco il perché delle maggiorazioni del 2,5% da aggiungere al CET1, al tier 1, e all’indice di patrimonializzazione complessivo. Ecco perché importante è il patrimonio. Non esiste reddittività senza accollarsi un margine di rischio. Per far ciò serve un maggior patrimonio rispetto al passato. Ecco perché gli aumenti progressivi delle percentuali. Basilea 3 introduce il leverage ratio. Una ulteriore novità in merito alla liquidità: sono previsti 2 coefficienti minimi il cui valore non potrà scendere sotto l’unità. -LCR: attività di liquidite di alta qualità/ deflussi di cassa stressata >= 1 . è volto a misurare la resistenza delle banche a potenziali crisi di liquidità nel breve termine. -NSFR fonti stabili / attività meno liquide >= 1. È volto ad assicurare una provvista stabile su base continuativa che consenta la sopravvivenza della banca per oltre un anno in uno scenario prolungato di stress specifico della banca. Con riferimento alla liquidità il breve periodo è un mese. Uno dei problemi più grossi per le banche è ottenere liquidità. Si pensava che per definizione le banche avessero liquidità(sia sottoforma di raccolta dai depositi che mercati interbancari). Ecco perché fu un problema sottovalutato. Con la crisi del 2008, il mercato interbancario and in crisi. Non c’era più fiducia delle banche tra loro e diventate più caute a prestarsi denaro sul mercato interbancario. Il problema di liquidità è diventato evidente. Ecco perché devono essere rispettati coefficienti in termini di liquidità. Oltre al fondo interbancario abbiamo una serie di norme di vigilanza che tutelano la banca e tutelando la banca hanno anche un impatto sui depositanti. RISCHIO DI CREDITO I crediti ad un certo momento vengono concessi in un altro modo: non solo facendosi dare bilanci per calcolare i diversi indici, ma si utilizzano oramai dei rating. I metodi utilizzati per concedere credito sono due: -standardizzati -basati sui rating interni che si dividono in rating di base e rating avanzato(in cui è la banca stessa a determinare PD, LGD, EAD) Vengono considerati: Probabilità di default che quindi non rimborsi il prestito(PD) Esposizione della banca nei confronti dell’affidato nel caso vada in default(EAD) Tasso di perdita in caso di insolvenza(LGD) Il metodo standard: chi stabilisce queste voci? Non vengono stabilite tutte dalla banca ma stabilite dall’intervento di alcune agenzie di rating che danno un giudizio espresso in voti. A fronte di ciascuna fascia di rating abbiamo determinate ponderazioni. Concedendo esempio 100 euro di prestito da una impresa con voto alto, non è richiesto il capitale dell 8% ma più basso. Se le imprese non hanno rating, la ponderazione è 100% ossia se chiedo credito per 100, è richiesto il capitale di 8. In pratica i vari valori elencati prima sono tutti stabiliti dall’agenzia di rating o dalla banca centrale. Qui c’è una inefficienza perché se finanzio una piccola media impresa e quindi senza rating, sia che vada bene o male, il capitale necessario per 100 euro di prestito è 8. Questo metodo quindi è più costoso. Quindi se io banca lavoro con imprese con AAA, ho meno reddittività in quanto i tassi sono più elevati in presenza di rischio Perché non tutti adottano quelli interni? Devo coinvolgere pesantemente l’organizzazione I rating interni: le classi di attività non sono suddivise da fasce di rating ma le classi di attività sono relative a banche, soggetti sovrani, clientela al dettaglio, partecipazioni azionarie, crediti commerciali acquistati. Per ciascuna di queste classi viene effettuata una analisi in termini di rating. Per ognuna delle classi è previsto un insieme specifico di elementi di rischio, ponderazioni e requisiti minimi per l’ammissibilità. Vi è la necessità di disporre di serie storiche di dati. Il rating deve essere fornito da chi nell’organizzazione non ha vantaggio a darlo!! Vi sono due livelli: -il metodo di base; qualcosa lo produce la banca, solo la PD mentre la LGD e EAD continuano ad arrivare dall’esterno. -il metodo avanzato; tutte e 3 le variabili vengono stimate all’interno e si traduce quindi in maggior lavoro. Quali tra questi 3 metodi è meglio? In termini di assorbimento di capitale, il più conveniente è il metodo di rating interno avanzato, quindi il più conveniente ma anche il più impegnativo e sono poche le banche che adottano il metodo di rating avanzato. Sono poche perché il metodo deve essere validato dalla banca d’Italia ma anche perché è più difficile, non ci sono competenze interne e quindi bisogna investire e quindi tirare fuori soldi senza che la autorità di vigilanza mi dia la garanzia sull’approvazione del metodo, rappresenta un freno. Il metodo standard non conviene: se una banca è piccola è il metodo più risparmioso ma non il più efficiente. Transizione verso i metodi di rating interni dove gran parte della banche si avvale del metodo di rating interno di base. Bisogna evidenziare che il modello di rating lascio poco spazio all’apprezzamento di fattori qualitativi. Alcuni ritengono come elemento di delicatezza che il modello di rating rischi di diluire la rilevanza di alcuni fattori di tipo qualitativo sicuramente importanti ai fini della concessione di un finanziamento. RISCHIO OPERATIVO (Pag. 593) Anche a fronte del rischio operativo vengono applicati 3 metodi quasi analoghi solo che funzionano in maniera diversa: nel rischio operativo non vengono concessi crediti, è un rischio derivante dalla tipologia di alcune attività. -metodo standard: il capitale da detenere a fronte del rischio operativo è commisurato al margine di intermediazione di una banca. La ponderazione è stabilita pari al 15% -metodo tradizionale: identifica linee operative dell’attività bancaria(corporate finance eccc.) e a fornte di ciascuna attività viene fissato un coefficiente patrimoniale basato su un coefficiente di ponderazione che varia a seconda della linea di business -metodo avanzato: la singola banca deve definire tutti gli elementi di valutazione e misurazione del rischio operativo, presentarli alla banca d’Italia, farseli validare e poter operare con un modello interno di questo genere Anche con riferimento al rischio operativo un modello avanzato assorbe meno capitale che un modello di rating standard VIGILANZA IN AMBITO EUROPEO A livello UE abbiamo una serie di autorità di vigilanza. Si basa su 3 livelli: -meccanismo unico di supervisione -meccanismo unico di risoluzione delle crisi -assicurazione unica dei depositi, è l’estensione in ambito europeo di quanto detto in ambito italiano. Come faccio ad assicurare i depositanti in ambito europeo. Non diciamo nulla di più perché non ci sono soluzioni definitive. Stabilire regole comuni e un manuale di istruzione della vigilanza a livello europeo. Le tappe di avvicinamento: • comprehensive assessment delle banche – valutazione del profilo di rischio di tutte le banche sottoposte a vigilanza BCE • asset quality review AQR • stress test (scenario normale e scenario avverso) – esame della leva finanziaria, della governance e della struttura organizzativa • obiettivi: – assicurare parità di trattamento tra banche sottoposte a sistemi di vigilanza basati su prassi contabili e di supervisione molto diverse tra loro (es. “sofferenze” bancarie) – valutare tutte le tipologie di rischio (incluso quello sovrano) – piena trasparenza sugli attivi delle banche – assicurare un adeguato livello di patrimonio (CET1 e T1) La vigilanza della BCE riguarda: • quali banche? gruppi bancari più rilevanti – tot Att ≥ 30 mil.di euro oppure 20% Pil nazionale – in ogni caso: primi 3 gruppi di ciascuno stato aderente al SSM • quali compiti di vigilanza? – autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria; – assunzione di partecipazioni nelle banche; – adozione di regole di vigilanza prudenziale, di analisi e valutazione dei rischi uniformi per tutte le banche; – imposizione di capital buffers più elevati – vigilanza sui conglomerati finanziari – realizzazione di interventi tempestivi in caso di crisi di banche La BCE esercita vigilanza diretta sulle banche più significative. Sulle altre banche la vigilanza è di tipo indiretto, ossia che le banche meno significative non sono vigilante immediatamente ma attraverso l’operato delle cosiddette autorità nazionali di controllo ossia banca d’Italia. Esistono banche sistemiche più importanti delle banche rilevanti dichiarate tali da Basilea. Se salta una banca devo fare sistema e metterci quattrini. Il costo del salvataggio delle banche in crisi non può pesare solo sugli stati. Un salvataggio di Stato non è più ammesso. Non si può salvare con i soldi statali e se siamo azionisti della banca non siamo tutelati. Gli obbligazionisti ci rimettono a seconda del tipo di obbligazioni e non è giusto che si perda tutto. Tuttavia anche i depositanti sono tutelati. I privati devono coprire le perdite della banca in crisi per l’8% dell’attivo della banca. Interviene poi l’utilizzo del fondo unico di risoluzione per il 5% dell’attivo della banca. In ultima battuta, i governi potranno intervenire. La funzione creditizia(o allocazione risorse) La funzione creditizia è l’elemento in cui si estrinseca il collegamento tra i clienti che depositano risorse finanziarie presso la banca e le imprese che necessitano di risorse finanziarie con la quale operare. L’intermediario non solo fare da intermediario di risorse finanziare ma anche trasformare le scadenze e i rischi di queste operazioni. Nella funzione creditizia abbiamo: Approccio micro si allude ad un singolo operatore, ossia il bilancio di un singolo operatore per studiare la funzione creditizia Approccio macro ragiono per settori istituzionali e non per singoli operatori + ESERCIZI SUL QUADERNO Alla base della funzione creditizia vi è il principio della diversificazione del credito concesso, sia in merito alla forma tecnica di finanziamento prescelta, alla durata, al settore di appartenenza, per finalità che il finanziamento deve perseguire La funzione di trasmissione degli impulsi di politica monetaria Senza la banca la politica monetaria non si trasmette e non funziona. Gli intermediari finanziari danno finanza agli imprenditori per consentire loro di intraprendere progetti di crescita e sviluppo. La banca centrale, se vuole raggiungere qualche obbiettivo in termini reali, è fondamentale passare per le banche che a loro volte trasmettono impulsi al sistema reale. La BC non ha potere di agire direttamente sul sistema reale. Schema di trasmissione se la banca centrale vuole raggiungere obbiettivi reali, non può raggiungere direttamente gli obbiettivi finali ma può operare attraverso -strumenti quali operazioni di mercato aperto, coefficiente di riserva obbligatoria, controlli amministrativi -obbiettivi operativi: base monetaria delle banche, tasso a breve termine -obbiettivi intermedi: tassi di interesse, quantità di moneta, credito bancario -obbiettivi finali: crescita reddito, piena occupazione, livello dei prezzi. 15/05/2019 I primi due sono quelli largamente più utilizzati. L’attivazione di strumenti da parte della BC non consente direttamente di ottenere obbiettivi finali ma consente di ottenere degli obbiettivi di secondo e terzo livello. Il perseguimento di essi conduce indirettamente al conseguimento di obiettivi finali. Esempio di trasmissione: perseguire un obiettivo finale di piena occupazione. Le imprese devono assumere e la BC non ha alcun potere impositivo nei confronti delle imprese però la BC può fare operazioni di mercato aperto ad un determinato tasso con cui finanzia il sistema bancario a tassi più bassi. Così facendo, la BC raggiunge obiettivi operativi. Le banche a cui è stato concesso credito a condizioni più competitive potrebbero concedere a loro volta credito alle imprese a tassi più contenuti raggiungendo così obiettivi operativi(Di conseguenza ciò incide sul sistema reale). Nel momento in cui si innesca questo procedimento, le imprese a loro volta hanno necessità di assumere con il raggiungimento indiretto dell’obiettivo finale della piena occupazione Operazioni di mercato aperto l’obiettivo di queste operazioni è quello da parte della BC di regolare la quantità di liquidità che affluisce al sistema finanziare. Nel momento in cui c’è troppo poca liquidità nel sistema finanziario la BC farà iniezioni di liquidità del sistema per ripristinare un livello adeguato. Nel momento in cui invece c’è un eccesso di liquidità, essa attiverà strumenti per ridurre la liquidità in eccesso. Tali operazioni possono essere di due tipi: • operazioni con effetto temporaneo: è il caso delle operazioni pronti contro termine tra banca e BC. • operazioni con effetto definitivo: la banca centrale compra dei titoli del sistema bancario e li paga. Unico effetto definitivo e unico flusso in entrata per il sistema bancario. Lo stesso esempio nel momento in cui la BC vende titoli. Si possono dividere in due macrocategorie: • Le operazioni di mercato aperto, sono promosse, decise ed effettuate dalla banche centrali. Possono essere operazioni di rifinanziamento principali, operazioni di rifinanziamento a più lungo termine che sono entrambe operazioni pronto termine di immissione di liquidità. Abbiamo anche le operazioni di fine tuning che possono essere sia di immissione che di assorbimento di liquidità. Abbiamo anche le operazioni di tipo strutturale che sono operazioni di immissione o fuoriuscita di liquidità definitiva. • Le operazioni su iniziativa delle controparti dipendono delle controparti stesse. Nel momento in cui la banca ha troppa o poca liquidità prende l’iniziativa per effettuare una operazione in contropartita con la BC o con altre banche. La loro frequenza avviene a discrezione delle controparti. Il tasso che contraddistingue queste operazioni è il tasso overnight. Tra queste operazioni abbiamo sia operazioni temporanee di immissione di liquidità e quelle assorbono liquidità tramite depositi(oggi tassi negativi su depositi ossia la bc non vuole oggi che le banche mettano le loro risorse presso la bc invece che prestarle all’economia reale) Tutti questi strumenti vengono posti in essere congiuntamente! Aggiustamenti continui Riserva obbligatoria riserva che le banche sono obbligate a depositare in un conto tenuto presso la BC detto conto di riserva. È uno strumento di politica monetaria. Ma su quale forma di raccolta devo versare la riserva obbligatoria? Qual’ è il suo ammontare? L’aggregato soggetto a riserva obbligatoria viene suddiviso in due blocchi: • poste soggette a riserva obbligatoria e pagano una aliquota dell’1%. (depositi overnight, depositi con scadenza predeterminata fino a 2 anni, depositi rimborsabili con preavviso fino a 2 anni, titoli di debito in circolazione con scadenza fino a 2 anni • poste soggette a riserve obbligatoria e che pagano una aliquota dello 0% ma nulla vieta che in futuro la BC aumenti l’aliquota di riserva( depositi con scadenza predeterminata oltre 2 anni, depositi rimborsabili con preavviso oltre 2 anni, titoli di debito in circolazione con scadenza oltre 2 anni, pronti contro termine) Suddivisione che viene sulla base di una discriminante temporale. (in questo caso il breve termine è 2 anni La riserva obbligatoria viene periodicamente pagata ogni mese (Viene pagata sui flussi e non sugli stock) e deve essere mantenuta per un periodo di un mese all’interno di un periodo detto periodo di mantenimento( dal 17 del mese al 16 del mese dopo) È stato stabilito che posso prelevare la riserva obbligatoria dal conto di mantenimento del mese precedente per un importo pari al 100% ma a condizione che alla scadenza del periodo di mantenimento la riserva dovuta venga ripristinata Se dal calcolo che effettuo viene che devo versare una riserva obbligatoria, è prevista l’applicazione di una franchigia di 100mila. La finalità è stata introdotta pensando alle banche piccole che avranno da pagare una riserva obbligatoria piccola e quindi sotto i 100mila le banche sono esonerati dall’obbligo di versamento. (ESERCIZIO QUADERNO) Sottostante all’adempimento di riserva obbligatoria vi è molto lavoro e questo lavoro costa molto e per le banche piccole questo costo potrebbe essere elevato. Ecco perché esiste la franchigia ma soprattutto è possibile che l’adempimento di obbligo di riserva venga effettuato da un’altra banca per conto della banca piccola per non appesantirne le procedure. Succede nel caso di un gruppo bancario e la banca capogruppo adempie gli obblighi di riserva per le diverse banche piccole ma è possibile che vi sia un istituto centrale di categoria che si occupa di tali adempimenti. La riserva obbligatoria viene remunerata prima dell’entrata nell’euro era in base a un tasso fisso del 5%. Ha generato molte asimmetrie. Adesso la remunerazione è variabile e la riserva obbligatoria viene remunerata al tasso delle operazioni di rifinanziamento principale effettuate dalla banca centrale, ossia oggi 0% Se effettuo degli sbagli nel versamento, si è soggetti a sanzioni Sub funzioni che non sono così centrali come le precedenti • Funzione economico sociale(sostegno al territorio nella quale la banca opera). Una parte di questa funzione è concentrata nelle mani delle fondazioni bancarie LE GESTIONI BANCARIE • Gestione titoli • Gestioni crediti • Gestione liquidità/tesoreria • Gestione del patrimonio Esse, pur rimanendo una certa separatezza funzionale, l’ottica che tende a prevalere è quella di gestione ALM(assets liabilities management) che raccoglie tutte le quattro gestioni. Oggi nella banca c’è un ufficio che si occupa della ALM. Tale ufficio è molto vicino ai vertici e da questo ufficio trova emanazione un comitato chiamato ALCO(Assets Liabilities Committee). Sempre più correlate tra loro Gestione titoli È la gestione del portafoglio titoli della banca. • Gestione del portafoglio residuale; Se il rapporto tra impieghi e depositi alto, gran parte della raccolta effettuata dalle banche va ad alimentare attività di concessione del credito. Ne consegue che il rapporto titoli/depositi sarà basso. Il nome dato a questa gestione è la gestione residuale del portafoglio titoli. La banca investe in titoli quanto rimane dei depositi dopo aver investito in prestiti. L’investimento in prestiti è quindi prioritario rispetto l’investimento in titoli. Caratteristiche di tale portafoglio con gestione residuale liquidità; devono essere titoli liquidi, spesso a breve, non speculativi, spesso titoli di stato. Il portafoglio titoli assume configurazione di cuscinetto di liquidità che vado a sgonfiare quando ho buone opportunità di finanziamento sul mercato e viceversa vado a gonfiare nel momento in cui la concessione del credito sul mercato presenta problematiche non sopportabili. Possono presentarsi difficoltà a vendere titoli e investire in nuovi prestiti Effetto blocco(QUAD.). • Gestione flessibile(analitica) Se il rapporto tra impieghi e depositi è più basso, il rapporto titoli depositi sarà più alto. La caratteristica desiderata del portafoglio titoli reddittività e quindi che in portafoglio non abbia solo titoli di stato ma anche titoli obbligazionari più lunghi e titoli azionari. Il portafoglio è più rischioso. Mira ad un contributo positivo a conto economico. Entrambe nella pratica sono due ipotesi teoriche e didattiche. Abbiamo versioni ibride nella pratica. 17/05/2019 Come faccio a scegliere un titolo da mettere nel portafoglio di una banca? La banca vuole inserire nel portafoglio dei titoli con elevata qualità, ossia con caratteristiche di solvibilità dell’emittente del titolo, la liquidità di un titolo, la negoziabilità di un titolo, la forma tecnica del titolo. ○ solvibilità dell’emittente: l’investitore può avere contraccolpi importanti in termini di rendimento e ritorno del capitale investito. Come si misura la solvibilità di un emittente? 1)Misurata sulla base dei rating emanati dalle agenzie di rating ma gli emittenti che hanno rating non sono molti e la maggior parte dei titoli sono emessi da soggetti che non hanno alcun rating. Inoltre la tempestività nell’adeguamento dei rating a fronte di un deterioramento della situazione dell’emittente è carente. 2)Si può usare quindi il CDS(credit default swap) ossia strumenti derivati particolari che rispetto al rating manifestano una sensibilità a spostarsi e segnalare variazioni di solvibilità di un emittente. Ma anche ad avere i CDS sono pochi gli emittenti. Una ulteriore strada percorribile è 3)l’investimento in società quotate, ossia società che ogni 3 mesi deve dare al mercato delle informazioni sul suo stato di salute. Posso quindi contare su una informazione ufficiale. Se il il proprio processo di investimento in economia, ossia un investimento che richiedeva 100 lo faccio con 70. Il tir è condizionato dalle risorse che io metto nell’investimento. Quindi se deve sviluppare l’investimento in economia con 70, il TIR sarà un tasso molto più basso rispetto a quello previsto causando problemi perché se il TIR è basso, all’impresa possono mancare le risorse necessarie per rimborsare il finanziamento di 70. Quindi in tal caso la banca ha cercato di limitare il rischio ma così facendo in realtà ha aumento il grado di rischio perché il TIR ha subito una flessione significativa. Evidentemente questa tecnica può essere anche non virtuosa. Può essere virtuosa nel momento in cui una impresa chiede 100, e se quella richiesta è coerente con l’investimento che l’impresa vuole fare con le risorse finanziarie richieste. Se questa coerenza esiste dovrebbe concedere 100 ma se la banca individua che non ci sono i presupposti potrebbe rinunciare di concedere il finanziamento oppure effettuare una limitazione del rischio. Se scopro che l’impresa che l’impresa è già stata finanziata da altre banche è un ottimo segnale e indurmi a concedere anche io il finanziamento. Però se deve già rimborsare debiti nei confronti di altri finanziatori, possa portare ad episodi di insolvenza? È sempre meglio fare una attenta analisi economica, finanziaria, patrimoniale dell’impresa e poi interpreto le informazioni provenienti dalla CR(centrale rischi) che non mi consente di decidere da sola sulla concessione o meno del credito. Il monitoraggio del rischio la maggior parte delle insolvenze non scaturiscono dal fatto che la banca ha sbagliato nell’istruttoria di fido e quindi da errori di valutazione nella concessione del primo finanziamento. La maggior parte scaturisce dal fatto che nel tempo la situazione delle imprese si è modificata in senso negativo e la banca non è stata in grado di conoscere questa evoluzione penalizzante per le sorti dell’impresa e per il rimborso del finanziamento. Bisogna quindi monitorare i fidi accordati, addirittura rinnovati. Esiste una prassi non scritta necessariamente in base alla quale ogni finanziamento concesso dovrebbe essere revisionato e rinnovato ogni 12 mesi. Il monte crediti erogato è cosi elevate da rendere spesso improponibile una revisione con periodicità annuale di tuti i fidi accordati e non revisionando mi può sfuggire il deterioramento della situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’impresa. Allora si costruisce un modello mediante il quale, senza fare una attenta valutazione si identificando una scala di priorità dei miei interventi, cercando di esaminare una quantità minore di monte crediti e mi permette di avere un ordine di urgenza con le quali le pratiche vanno esaminate. Esamino solo l’aerea grigia(area più dubbia) Accentramento e decentramento valutativo l’avvicinamento di legame tra personale e clientela che influiscono sulla corretta concessione del credito. Vengono ruotati i ruoli per evitare lo sviluppo di rapporti professionali troppo stretti. Nella concessione del fido devo adottare un decentramento o accentramento valutativo? • Un eccessivo decentramento espande al rischio dello svilupparsi di un rapporto patologico tra il personale e la clientela. • Un rapporto totalmente accentrato (direzione centrale-servizio fidi o consiglio di amministrazione) rischia che il fido sia concesso da soggetti che non abbiano mai avuto rapporti con il cliente, non conoscono l’azienda se non attraverso i numeri e non hanno mai fatto una visita aziendale. È meglio che la concessione del fido venga erogato in modo accentrato o decentrato? La realtà degli intermediari finanziari ha portato ad avere elementi di debolezza sia in una situazione troppo accentrata che decentrata. Sono nate quindi strutture intermedie chiamate “area” a cui fanno capo un certo numero di filiali e la valutazione nella concessione del fido spetta al personale dell’area, ossia ex personale delle filiali in modo di contemperare sia l’esigenza di una valutazione asettica e professionale dell’impresa richiedente fido ma allo stesso tempo una valutazione che tenga conto anche di aspetti di conoscenza di relazione con l’impresa. Analisi prospettiche: nel concedere un finanziamento oggi, dovrà essere rimborsato in un tempo futuro. È chiaro che la decisone se concedere o meno il finanziamento non deve essere effettuata sulla base di una analisi storica ma prospettica. Sono più preziose nella concessione del finanziamento un bilancio previsionale. Ovvio che il problema è l’attendibilità del dato perché spesso la banca non ha elementi di giudizio probanti per valutare la veridicità delle affermazioni dell’imprenditore. L’attendibilità delle informazioni prospettiche si basa anche su un rapporto fiduciario tra banca imprenditore. Tutte le banche hanno schemi previsionali ma per scriverli hanno bisogno come input dei dati forniti dall’imprenditore. Tasso Sub prime rate Se una impresa beneficia di un tasso pari o molto vicino al prime rate, ossia al tasso attivo minimo praticato alla clientela migliore, questa impresa è virtuosa e sana. Se i tassi sono elevati ovviamente la situazione è più preoccupante. Nel momento in cui una banca applica ad un numero significativo di clienti dei tassi sub prime inferiore al prime rate succede che c’è un problema di attendibilità del pricing perché non è detto per forza che le imprese siano virtuose. Gestione liquidità/tesoreria Gli strumenti di cui si avvale per gestire la tesoreria sono diversi da quelli per gestire la liquidità. Oggi la gestione della liquidità è essenziale nelle banche. Prima una banca di destabilizzava prevalentemente per problemi di qualità del credito ma oggi in aggiunta ci sono banche che soffrono per una carenza di riserve di liquidità immediatamente fruibili per far fronte agli impegni. Sono grandezze che incidono sull’equilibrio finanziario della banca. Sono proprio gli sbilanci tra entrate e uscite di una banca che alterano e condizionano la sua situazione di equilibrio finanziario. Problemi reputazionali. • I flussi in entrata in una banca possono derivare una diminuzione delle attività finanziarie, delle attività reali, da un flusso di liquidità in entrata a cui segue un incremento delle passività in entrata. • I flussi di liquidità in uscita possono scaturire da un investimento in attività finanziarie, da un incremento delle attività reali, oppure dalla riduzione delle passività finanziarie. Problemi possono sorgere per le poste che sono incerte sia per l’ammontare che per il tempo (dette poste a vista). Vi sono però delle valutazioni di cui le banche tengono conto(vi sono determinante date in cui si verificano determinati flussi). Queste poste a vista (come il c/c) sono meno determinabili nei modelli della gestione della liquidità e della tesoreria. L’esistenza di queste poste rende la gestione della liquidità complessa. Per evitare problemi di liquidità, le banche dispongono di riserve. Oltre a quella obbligatoria, si accantonano riserve libere per far fronte a problemi di liquidità. Quanto bisogna accantonare? Ne troppo poche riserve altrimenti ci si trova in difficoltà di adempiere ai propri impegni in caso di problemi immediati. Neanche troppe perché la detenzione di riserve di liquidità ha pesanti contraccolpi di livello economico. In alcuni casi le riserve hanno un costo opportunità basso rispetto alle possibilità di investimento. È un difficile gioco di equilibrio. -Le riserve di tesoreria vengono anche chiamate riserve di prima linea, immediatamente fruibili. I bisogni di tesoreria sono esigenze di breve termine (intesi come giorni-settimane). Le riserve di prima linea sono la movimentazione della riserva obbligatoria, i depositi presso la banca centrale, la cassa, l’interbancario. -Le riserve di liquidità (riserve di seconda linea) sono i titoli smobilizzabili, le passività a scadenza (le obbligazioni), i gap (creo intervalli temporali e per ogni intervallo calcolo il gap, ossia la differenza tra flussi positivi e negativi. è un indicatore di rischio. Un gap negativo significa che ho dei flussi in uscita a cui far fronte e devo quindi trovare in quel intervallo una riserva di tesoreria in grado di coprirle. Il vantaggio del Gap è che riesco a misurare ogni giorno quale è lo sbilancio tra i flussi di liquidità in entrata e uscita. Il gap negativo è tanto più urgente da coprire quanto più è vicino temporalmente). Il contingency founding planning Il piano di reperimento della liquidità : averlo è un obbligo stabilito dalle autorità di vigilanza e serve a dare ordine nella gestione bancaria in tema di liquidità stabilendo che nel caso vi fosse una urgenza, vengano avvisate alcuni soggetti e organi istituzionali all’interno della banca attraverso un meccanismo a “cascata” : dal capo tesoreria, si passa al direttore finanziario, direttore crediti, diretto generale, amministratore delegato, consigli di amministrazione ecc…. Il contingency, oltre alla segnalazione prevede una gerarchia di interventi che devono essere effettuati: 1. Utilizzare la cassa per far fronte ai problemi di liquidità 2. Attingere ai depositi presso la banca centrale 3. Se abbiamo un portafoglio titoli si vende affinché è possibile avere un flusso in entrata 4. Chiedere ad alcune imprese il rientro dei fidi, in primo luogo per la parte non utilizzata delle aperture di crediti in conto corrente cercando di ridurre l’impatto negativo e impopolare di tale procedura. Ogni contingency deve passare al vaglio della BC che deve validarlo. Ciascuna banca ha un proprio contingency. La costituzione di un’unica tesoreria quando all’interno del bilancio hai flussi finanziari in valuta domestica, non vi sono problemi. Ma se si hanno flussi finanziari in valuta estera, si introduce un ulteriore elemento di complessità che un determinato periodo vale un certo ammontare e con l’oscillazione dei rapporti di cambio va a modificare l’importo in valuta domestica del flusso in uscita. Per tutelarsi da tale problema si usava dividere la tesoreria in valuta domestica(euro) e tesoreria in valute (estere). La tesoreria in valuta estera era caratterizzata da maggior dinamismo e da alcuni anni è diventata prassi all’interno degli intermediari unificare la tesoreria prendendo il nome di “tesoreria unica”. Un problema che gli intermediari hanno dovuto affrontare era quello di stabilire chi fosse il capo di questa nuova unità in quanto da due unità si passava ad una sola unità. Unificazione dei flussi finanziari. 24/05/2019 Gestione del patrimonio Trattiamo del patrimonio libero (o free capital) in quanto le altre accezioni patrimoniali le abbiamo trattate. Il free capital esprime la capacità di una banca di effettuare investimenti. È anche espressione della banca della sua capacità potenziale di effettuare delle acquisizioni. Il free capital è identico e coincidente al capitale circolante netto di una impresa. Composizione del free capital • Total assets della banca: cassa, riserva obbligatoria, crediti, titoli, partecipazioni, immobili. Cassa, riserva obbligatoria, crediti, titoli, e partecipazioni attività fruttifere (Ma perché abbiamo anche le partecipazioni? Perché fruttano dei dividendi.) • Totale del passivo: raccolta (passività onerosa) + patrimonio • Attività fruttifere + Immobili = passività onerose + patrimonio • Attività fruttifere – passività onerose = patrimonio – immobili (CCN free capital) la sua composizione è questa Avere o non avere free capital si ripercuote sull’economicità di gestione e di bilancio di una banca Margine di interesse(MINT) = interessi attivi – interessi passivi. È espressione dell’attività più caratteristica, tradizione, tipica di un intermediario finanziario. • Interessi attivi = r * attività fruttifere (int. Attivi derivano dalle attività fruttifere) • Interessi passivi = c* + passività onerose • r = c + s(spread) • MINT/AF = r* AF – c* PO / AF • MINT/AF = (c+s)*AF – c*PO / AF • MINT/AF = c(FC)/ AF + s * AF/ AF • MINT/AF = c * FC /AF + s A parità di altre condizioni (costo della raccolta e spread), il margine di interesse è tanto più alto quanto è più elevato il free capital di una banca Le modalità per accresce il capitale proprio di una banca sono: 1. Autofinanziamento, se una impresa ottiene utili e li porta a capitali non chiede nulla al mercato ed è quindi la modalità preferita dal mercato. 2. Emissione di obbligazioni subordinate: rientrano nel tier 2 e cosi posso far crescere una voce patrimoniale della banca. È un criterio sussidiario rispetto al fair value e si applica alla voce 50, ai finanziamenti e ai crediti. Non si applica a valori a scadenza indeterminata e a breve termine. Costo ammortizzato: Valore iniziale - rimborsi di capitale - ammortamento della differenza tra valore iniziale e a scadenza (metodo dell’interesse effettivo) - eventuali svalutazioni originate da Impairment test (verifica in sede di redazione del bilancio di eventuali riduzioni per perdite di valore sulle attività.) In questa categoria sono comprese le attività finanziarie che si ha intenzione e capacità di mantenere fino alla scadenza. Esse sono valutate al costo storico ammortizzato. La volontà da parte dell’istituto di credito a mantenere i titoli sino alla data di scadenza deve essere dichiarato dall’acquisto e devono sussistere problematiche di liquidità da parte della banca. La vigilanza, se non venisse rispettata di tale regola, • impedirebbe all’istituto di acquisire nuovamente «attività sino alla scadenza» • imporrebbe il pagamento di una penale Utili e perdite da cessione sono imputati al CE alla voce 100. In sede di chiusura dell’esercizio se l’impairment test è negativo occorre riportare le perdite nella voce 130 del CE. Il costo ammortizzato viene utilizzato per crediti e finanziamenti(voci 60 e 70) Si tratta di impieghi (attività finanziarie non quotate) a banche e clienti originati direttamente o acquistati da terzi che prevedono pagamenti fissi o determinabili e che non sono quotati in un mercato attivo. Si indicano le attività finanziarie per cassa diverse dai titoli di debito, dai titoli di capitale e dalle quote di O.I.C.R. La valutazione avviene al costo storico ammortizzato ed eventualmente rettificato a seguito di impairment test. Il metodo del costo ammortizzato non viene utilizzato per i crediti la cui breve durata fa ritenere trascurabile l’effetto dell’applicazione della logica di attualizzazione. Detti crediti vengono valorizzati al costo storico. Analogo criterio di valorizzazione viene adottato per i crediti senza una scadenza definita o a revoca. Esercizio LA VALUTAZIONE DEI CREDITI impairment test Se per un credito si verifica un’obiettiva evidenza di perdita esso deve essere valutato “analiticamente” e si deve stimare la relativa perdita. In caso contrario, per i crediti in bonis deve essere effettuata una valutazione “collettiva” delle perdite potenziali. Rientrano in tale ambito i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, inadempienze probabili o esposizioni scadute secondo le regole di Banca d’Italia, coerenti con la normativa IAS/IFRS. • Sofferenze: posizioni verso clienti che manifestano un chiaro stato di incapacità a far fronte ai propri fabbisogni finanziari attraverso lo stato di insolvenza. • Inadempienze probabili: Esposizioni creditizie diverse dalle sofferenze, per le quali la banca giudichi improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente alle sue obbligazioni creditizie • Esposizioni scadute/sconfinanti deteriorate: Esposizioni diverse da quelle classificate tra le sofferenze o le inadempienze probabili che, alla data di riferimento della segnalazione, sono scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni e superano una prefissata soglia di materialità. Queste esposizioni possono essere determinate facendo riferimento alternativamente al singolo debitore o – per le esposizioni verso soggetti retail alla singola transazione. Può essere solo una tensione di liquidità temporanea. DERIVATI DI COPERTURA Operazioni di copertura finalizzate a neutralizzare potenziali perdite tramite l’ottenimento di utili Lo strumento derivato è designato di copertura se esiste una documentazione formalizzata della relazione tra lo strumento coperto e lo strumento di copertura e se è efficace nel momento in cui la copertura ha inizio e, prospetticamente, durante tutta la vita della stessa. L'efficacia della copertura dipende dalla misura in cui le variazioni di fair value dello strumento coperto o dei relativi flussi finanziari attesi risultano compensati da quelle dello strumento di copertura. La voce coperta viene valutata al fair value come il derivato di copertura e il risultato netto sono imputati nel conto economico (voce 90). Risultato netto dell’attività di copertura PARTECIPAZIONI Sono costituite dalle partecipazioni in società controllate, collegate e in joint venture (controllo congiunto) Sono iscritte al valore di costo al lordo degli oneri direttamente attribuibili Non si applica il fair value ai fini della valutazione Impairment: se alla fine dell’esercizio il valore attuale dei flussi futuri dell’investimento partecipativo è inferiore al valore di bilancio, si procede ad iscrivere la relativa differenza nel CE nella voce 210 (Utili e perdite delle partecipazioni). Le riprese di valore sono analogamente iscritte nella voce 210. Il passivo dello stato patrimoniale Sono classificate per esigibilità decrescente. DEBITI E TITOLI IN CIRCOLAZIONE(VOCI 10, 20 E 30) Nelle voci Debiti verso banche, Debiti verso clientela e Titoli in circolazione sono allocati gli strumenti finanziari (diversi dalle passività di negoziazione e da quelle valutate al fair value) rappresentativi delle diverse forme di provvista di fondi da terzi. Inizialmente iscritte al fair value, che normalmente corrisponde al corrispettivo ricevuto, al netto dei costi di transazione direttamente attribuibili alla passività finanziaria. Dopo l’iniziale rilevazione, tali strumenti sono valutati al costo ammortizzato, utilizzando il criterio dell’interesse effettivo. La ridps Disegno i Bose ripa Fare ic peter lente sificazione dello stato patrimoniale(parte importante) Nitto PG Pre pre a ita deb Hi Patrimoniale Vignole vii igrlo di etere intro ed Csi Pza romea e Td È DE, Ò e 8 Condividi Non posso avere sempre un ROE alto con la gestione straordianaria. Nel momento in cui non si verificano più, non si avranno più quei ricavi elevati. Scrivere un paio di indicatori preziosi e segnaletici di uno stato di salute della banca in termini di soldità, redittività ecc…? Questo è un indicatore di efficienza che è misurata con il coefficiente di solvibilità, ROE, cost-income. Cost-income Quante unità di costi operativi sono necessari per produrre un determinato livello di margine di intermediazione? Oggi tutte le banche oltre ad avere obiettivi di reddittività, anche di efficienza del processo prod.uttivo Storicamente, le banche italiane erano caratterizzate da un cost-income elevato. Oggi deve essere contenuto. Per ridurlo, devo diminuire dei costi. Ci devo essere scelte di efficienza allocativa tra le persone. Concetto di efficienza: varie gradazioni di intensità. Si tende a raggruppare queste gradazioni di intensità in: • Efficienza debole: il prezzo dei vari strumenti finanziari incorpora tutte le informazioni che riguardano i dati passati e i dati presenti dello strumento e della società che lo emette. Non ho delle informazioni sul futuro. È la più realistica, quella che maggiormente contraddistingue l’intervento di ogni operatore sul mercato finanziario. • Efficienza semi-forte: il prezzo dello strumento finanziario(es azione FCA) incorpora tutte le informazioni di cui la gradazione precedente ma anche dei dati prospettici futuri. Qualche soggetto può essere in possesso di questi dati riservati e chi ha tali dati per definizione è un soggetto interno a tale realtà(insider) e conosce i driver di economicità prospettica. Solo gli insider riescono ad ottenere performance più importanti rispetto a quelle registrate dal mercato in virtù delle informazioni riservate di cui dispongono • Efficienza forte: ipotizza delle condizioni di concorrenza perfetta ed efficienza perfetta. Tutte le informazioni sono in possesso di tutti gli operatori e quindi il prezzo che scaturisce da questa valutazione è per definizione un prezzo di equilibrio. Non c’è nessuno che possa pensare di sovraperformare. Es: Non ci troviamo in efficienza forte altrimenti sarebbe una noia effettuare un’operazione in borsa per esempio. Sui mercati si opera in condizioni di efficienza debole e quindi può capitare che qualcuno ottenga grandi performance e altri no. Tipi di efficienza ci focalizziamo su due particolarmente • Efficienza tecnico operativa: inerente al processo produttivo. Gli strumenti che incidono sull’efficienza tecnica operativa sono le procedure, lo sviluppo della IT(Sistema informativo di marketing ragiono per cliente, fidelizzazione…). • Efficienza allocativa: dipende da come un operatore distribuisce le risorse di cui ha la disponibilità. Non si allude sono alle risorse finanziarie ma anche umane. Es: efficienza che porta una banca a scegliere se utilizzare i depositi per concedere crediti o per investire in titoli. Es: a chi concedo credito? Alle imprese di quale settore? Quali imprese intendo privilegiare? Le banche preferiscono come scelta allocativa le azienda in funzionamento e non start-up. Es: dove mando a lavorare i neolaureati? Assumere persone con caratteristiche idonee. Se l’efficienza allocativa è bassa, la reddittività è bassa. Efficienza a livello di vigilanza si avvicina all’efficienza tecnico operativa. È più un processo interno alla banca. L’INFORMAZIONE Le informazioni in qualunque impresa svolgono un ruolo decisivo. L’informazione che è in possesso di determinate caratteristiche (requisiti ideali): • Timing: oltre in chiave speculativa, avere anche informazioni probanti che possono proteggermi. • Contenuti: operazione straordinaria? Piani di sviluppo? Si parla della sostanza delle informazioni • Costo: l’informazione di maggiore qualità costa di più. Più tempestiva e più attendibile. Puoi investire più consapevolmente. Vi sono soggetti particolari che sono produttori di informazione molto costose. Vi sono anche produttori gratuiti, come la banca d’Italia che pubblica la relazione annuale della banca centrale, gratuitamente rilasciato il 31 maggio di ogni anno. Anche le banche creano informazione. Danno vita ad una informazione importantissima. . La fonte maggiore per fornire informazioni al mercato sono i bilanci. Gli stakeholder hanno interesse a sapere lo stato di salute di una banca, anche le stesse imprese che vivono una asimmetria informativa; sanno la loro curva di domanda ma non sanno che disponibilità ha la banca nel concedere credito. Informazioni possono provenire anche da altri casi. Es: se una banca non concede credito ad una impresa, può essere una informazione importante. Lo stesso vale per l’opposto. La fonte maggiore per fornire informazioni al mercato sono i bilanci L’informazione è distribuita in modo asimmetrico sul mercato e il fatto che esistono delle asimmetrie informative ha delle conseguenze: • Selezione avversa: L’asimmetria informativa si manifesta precontrattualmente. Esiste prima della stipulazione del contratto. L’asimmetria consiste in una informazione nascosta. Esempio: un’assicurazione sulla vita, chi la stipula è a conoscenza del suo stato di salute ma la compagnia di assicurazioni è priva di qualsiasi elemento conoscitivo a riguardo. Non a caso le assicurazioni, richiedo che gli venga portato una serie di esami diagnostici. • Rischio morale: È diverso rispetto la selezione avversa. Qui l’asimmetria opera a livello post contrattuale. Non c’è nessuna informazione nascosta ma è una azione nascosta. Esempio: Ho stipulato assicurazione con polizza anti incendio. Ho un’auto vecchia che rischiamo di pagare soldi per rottamarla. Allora la incendiamo. • Insider trading(abuso di informazioni privilegiate): alcuni soggetti in virtù della loro posizione posseggono delle informazioni dalle quali potrebbero illecitamente trarne profitto. Esiste una normativa penale che sanziona l’insider trading. Esempio: se sono in CDA, c’è un periodo in cui non posso comprare le azioni quotate della banca. Rimedi: la franchigia nei primi due casi, prigione nell’ultimo. Esame: prova di completamento: 1 ora. 3 domande( sui 3 blocchi principali trattati), di cui: 1 esercizio(o patrimonio vigilanza, partecipazioni ecc, moltiplicatori, riserva obbligatoria, bilancio) che saranno esercizi con risoluzione rapida 1 domanda con risposta schematica: (Es: mettere a confronto gli elementi della banca universale e il gruppo) 1 domanda aperta
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