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Appunti + slide lezioni di Federica da Milano - linguistica generale, Appunti di Linguistica Generale

appunti completi, integrati con slides, delle lezioni svolte durante l'anno accademico 2022/2023 dalla professoressa Federica Da Milano, per la materia linguistica generale.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 25/05/2024

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Scarica Appunti + slide lezioni di Federica da Milano - linguistica generale e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! LINGUISTICA GENERALE La linguistica generale consiste nello studio scientifico delle lingue e del linguaggio; è una disciplina che unisce le scienze umane con quelle scienze dette “dure”, basate quindi sul metodo sperimentale. Uno dei padri della linguistica è Ferdinand de Saussure, che non lasciò nulla di scritto, ma del quale conosciamo il pensiero grazie ad un corso che svolgeva, nel quale alcuni dei suoi alunni prendevano dei preziosi appunti dai suoi insegnamenti, con i quali successivamente è stato scritto un libro. La linguistica ha la funzione di renderci consapevoli del reale funzionamento della lingua e delle implicazioni sociali delle nostre scelte linguistiche; costituisce poi un ponte che permette di avvicinarsi alla diversità e delle lingue, e della cultura stessa. La linguistica non è una disciplina normativa, ma descrittiva: i linguisti osservano e studiano il funzionamento del linguaggio, ma non forniscono informazioni sul come si deve parlare. COMUNICAZIONE: produzione intenzionale di un messaggio da parte di un parlante in relazione a un interlocutore per assolvere una funzione ben precisa. MODELLO DI ROMAN JAKOBSON: Jakobson fu il primo linguista ad individuare i sei elementi della comunicazione: 1. Emittente 2. Destinatario 3. Contesto/referente (oggetto su cui comunichiamo) 4. Messaggio (Es. codice morse, una lingua, ma anche un vestito) 5. Canale (mezzo o supporto attraverso il quale comunichiamo, (Es. suono=canale uditivo, simbolo=canale visivo) 6. Codice/regole (è lo strumento attraverso il quale comunichiamo, (Es. codice lingua italiana, codice lingua dei segni). A questi elementi corrispondono sei funzioni della comunicazione: - Funzione emotiva-espressiva (se parlo di me, l’attenzione è volta all’emittente) - Funzione conativa (se mi rivolgo al destinatario e pongo l’attenzione su di lui, Es. “come stai?”) - Funzione referente (quando voglio fornire informazioni sul contesto o sul referente) - Funzione poetica (se abbellisco il messaggio in modo poetico) - Funzione fàtica (quando voglio assicurarmi che passi l’informazione, ponendo l’attenzione sul canale e sul contatto, Es. “mi senti?”, “mi guardi?”) - Funzione metalinguistica (quando pongo l’attenzione su quello che sto dicendo, con il codice che sto usando, sto parlando della lingua con la lingua stessa). LINGUISTICA, LINGUE E LINGUAGGIO Linguistica: studio scientifico delle lingue e del linguaggio Linguaggio: facoltà specie-specifica dell’essere umano di usare una o più lingue storico-naturali Lingue storico-naturali: lingue nate in modo naturale un una comunità e poi evolutesi nel tempo. Non tutte le lingue sono storico-naturali, ne esistono infatti di artificiali, nate per un’esigenza dell’uomo, come per esempio il braille o il codice morse. L’ORIGINE DEL LINGUAGGIO Il linguaggio umano è una capacità cognitiva e comunicativa simbolica, e si caratterizza proprio per questa componente simbolica che gli animali non possiedono. Facoltà del linguaggio umano: capacità geneticamente fondata di parlare almeno una lingua. Il linguaggio è frutto di una serie di evoluzioni avvenute nell’essere umano: - Struttura del cervello - Abbassamento della laringe (possibilità di produrre suoni più complessi) - Apparato fonatorio-articolatorio - Apparato uditivo Si ipotizza che l’origine del linguaggio sia orale, in effetti si impara prima a parlare che a scrivere, basti pensare alle lingue indoeuropee, delle quali non esistono testimonianze scritte, ma che sono state ricostruite dai linguisti, ma ancora prima dell’indoeuropeo, ancora prima dei suoni usati dagli uomini primitivi, si comunicava tramite i gesti. LE LINGUE VERBALI IN UN QUADRO SEMIOTICO La lingua è un codice, un sistema di segni. La semiotica è la disciplina che si occupa dello studio dei segni. I segni sono entità biplanari, costituiti cioè da un significante e da un significato, il primo a parlare di significante e significato fu proprio Ferdinand de Saussure. Significante: è l’immagine acustica, è l’insieme di foni o grafemi che indicano qualcosa. Significato: è il concetto, l’immagine mentale. L’ACQUISIZIONE DELLE LINGUE: L1 è la nostra lingua madre, imparata senza alcuna sovrastruttura, L2 sono tutte le altre lingue che vengono imparate successivamente. Il fatto che siamo in grado di apprendere una lingua è un fattore innato, i bambini sono già in grado di distinguere i vari tipi di suono (proprietà distintiva) - 3 mesi: sorriso - 9 mesi: alternanza di turno - Lallazione - 9-12 mesi: enunciati olofrastici QUANDO NON SI ACQUISISCE UNA LINGUA? - Caso dei bambini selvaggi - Bambini privi di input sensoriali uditivi e visivi - Bambini deprivati di contatto sociale COMUNICAZIONE NON VERBALE Gesti (accompagnano la comunicazione verbale), immagini, abbigliamento, distanza interpersonale, voce (femminile o maschile), corpo (tatuaggi, piercing…), mimica facciale, sguardo (sorriso, espressioni), silenzio, sono elementi, non linguistici, ma che comunicano. La comunicazione non verbale ha determinate caratteristiche, anche se meno potente della comunicazione verbale: - Simbolica - Iconica - Continua (non possiamo trovare delle unità più piccole) e multimodale (es. possiamo avere musica, parola, immagine, ci possono essere più mezzi, verbale, uditivo) La comunicazione non verbale precede quella verbale, sia a livello filogenetico che ontogenetico. La comunicazione non verbale è utile anche per esprimere emozioni, le espressioni del volto, gli occhi e lo sguardo. La prossemica è quello che si può chiamare distanza/spazio interpersonale: questa caratteristica varia culturalmente. I GESTI I gesti comunicativi sono segni codificati, il cui significante è dato dalla forma e movimento delle mani: non sono necessariamente universali. Classificazione: - Gesti simbolici (o emblematici o autonomi): significato stabile, codificato a livello culturale, possono sostituire un enunciato verbale, per esempio la mano a borsa. - Gesti illustratori (o accompagnatori o coverbali): non è possibile usarli indipendentemente dalla comunicazione verbale, devono essere usati parallelamente alla componente verbale. LA VOCE Nella comunicazione orale la voce fornisce informazioni non linguistiche, sull’età, sesso, stati emotivi etc. Ci sono poi delle componenti paralinguistiche, queste sono l’intonazione o prosodia (domanda, esclamazione…) e le interiezioni (ahia, oh, indicano stupore, dolore etc). APPLICAZIONE DELLA CNV - Comunicazione pubblica - Comunicazione interculturale - Interazione medico-paziente - Ambito giudiziario - Comunicazione politica - Ambito aziendale - Didattica lingue straniere LE LINGUE DEI SEGNI Sono dei codici linguistici e delle lingue storico-naturali a tutti gli effetti, cambia il canale, che è visivo, invece di essere uditivo. Sono inoltre prodotte all’interno di ciascuna comunità dei sordi FONETICA Analisi dei suoni della lingua, che in linguistica si chiamano FONI. Priorità dell’oralità sulla scrittura, sia a livello filogenetico che ontogenetico; ogni lingua ha un sistema fonetico, esistono lingue che non possiedono un supporto scritto, ma tutte le lingue del mondo hanno un’articolazione in foni (esclusa lingua dei segni). Il meccanismo di produrre foni linguistici è detta fonazione, e richiede l’intervento dei seguenti apparati: Apparati coinvolti nella fonazione: - Sistema respiratorio: responsabile della produzione del flusso d’aria - Sistema vibratorio: rappresentato dalle corde vocaliche, o pliche vocali - Sistema di risonanza e articolazione: costituito dal tratto vocale sopra la laringe che amplifica e filtra il suono laringeo, facendogli assumere le caratteristiche acustiche tipiche della voce umana. DIVERSI TIPI DI FONETICA: - Fonetica acustica: si occupa dei suoni linguisti dal punto di vista della consistenza fisica delle onde sonore dei suoni del linguaggio e di come esse si propagano nello spazio. - Fonetica uditiva: studia il modo in cui il nostro apparato uditivo riceve e decodifica i suoni. - Fonetica articolatoria : studia e classifica i suoni in base al modo in cui vengono prodotti, articolati, dall’apparato fonatorio umano. FONETICA ARTICOLATORIA: - Apparato fonatorio: insieme delle strutture che l’uomo utilizza per parlare. Solo in un secondo momento questi organi si sono sviluppati per l’articolazione dei suoni linguistici, inizialmente era l’apparato necessario per mangiare, respirare, digerire. Elementi che costituiscono l’apparato fonatorio: - Organi mobili: pliche vocali, velo palatino, lingua e labbra - Organi fissi: faringe, palato duro, alveoli e denti Durante la fonazione un flusso d’aria proveniente dai polmoni viene spinto attraverso laringe, faringe, cavità orale o nasale, labbra. Durante questo percorso se il flusso d’aria può incontrare degli ostacoli, e questo incontro non incontro con uno o più ostacoli permette di generare i foni. PARAMETRI DI CLASSIFICAZIONE DEI FONI - CONSONANTI - Luogo di articolazione - Modo di articolazione - Sonorità VOCALI E CONSONANTI Grande distinzione tra consonanti e vocali. Vocali: foni prodotti senza frapposizioni al passaggio d’aria Consonanti: foni prodotti mediante un’emissione di aria che incontra a un certo punto un ostacolo che può essere totale o parziale. LA TRASCRIZIONE FONETICA: - Notazione grafica dei foni I segni alfabetici utilizzati nelle varie lingue storico-naturali rappresentano un tentativo di trasposizione della produzione verbale nel mezzo grafico. Vocali centrali: [a]: vocale centrale, aperta, non arrotondata. Vocali posteriori: sono tutte arrotondate [u]: vocale posteriore, chiusa o alta, arrotondata [o]: vocale posteriore, semichiusa o medio alta, arrotondata [⊃]: vocale posteriore, semiaperta o medio bassa, arrotondata. Foni semivocalici, semiconsonantici o approssimanti Suoni a cavallo tra suono consonantico e suono vocalico, suoni con modo di articolazione intermedio tra vocali e consonanti fricative. [j] e [w]: questi suoni si trovano nei dittonghi, ovvero unione di approssimante più vocale in una stessa sillaba. - dittonghi ascendenti: approssimante + vocale, la [j] e la [w] sono in prima posizione, [j] o [w] + vocale, es. ieri=[jeri] - dittonghi discendenti: vocale + approssimante quando la [j] e la [w] sono in seconda posizione, vocale + [i] o [u] - iato: combinazione di due vocali appartenenti a sillabe diverse. SISTEMA FONETICO E SISTEMA GRAFICO: Grafemi: sono un tentativo di rendere su un piano visivo qualcosa che viaggia su un piano uditivo, attraverso una convezione accademica. Esistono lingue che a seconda del criterio che scelgono nel loro sistema, i grafemi possono corrispondere a diversi gruppi (morfemi, sillabe o singoli fonemi). Il sistema grafico dell’italiano è abbastanza fedele, tra scrittura e pronuncia c’è corrispondenza, ma non mancano eccezioni: Es. <c> e <g>: cane [‘kane], cena [‘t ∫ena], gara [‘gara], giro [‘dZiro] <q>: quadro [‘kwadro] <ch> e <gh>: ghiro [‘giro], chilo [‘kilo] [ ∫]: scena [ ∫ena], sciame [ ∫ame] LA TRASCRIZIONE FONETICA, consonanti: Occlusive bilabiali: [p] sorda = pelle [‘pε lle] [b] sonora = bello [‘bε llo] [bel’lino] Occlusive dentali: [t] sorda = tana [‘tana] [d] sonora = dono [‘dono] Occlusive velari: [k] sorda = cava [‘kava] [g] sonora = gallo [‘gallo] Fricative labiodentali: [f] sorda = fine [‘fine] [v] sonora = vite [‘vite] Fricative dentali: [s] sorda = sale [‘sale] [z] sonora = sgarro [‘zgarro] Fricative postalveolari: [ ∫] sorda = scena [‘ ∫ena] [Z] sonora = garage [ga’raZ] Affricate dentali: [ts] sorda = mazzo [‘matstso] [dz] sonora = zelo [‘dzelo] Affricate postalveolari: [t ∫] sorda = cena [‘t ∫ena] [dZ] sonora = gelato [dZe’lato] Nasale bilabiale: [m] meno [‘meno] Nasale labiodentale: [m ¿ infimo [‘imfimo] Nasale dentale: [n] neve [‘neve] Nasale palatale: [n] gnomo [‘n⊃mo] Nasale velare: [y] àncora [‘aykora] Laterale dentale: [l] luna [‘luna] Laterale palatale: [λ ] egli [‘eλi] Vibrante dentale: [r] rana [‘rana] VOCALI E SEMIVOCALI: Anteriori (non arrotondate): Semivocale (approssimante): [j] chiaro [‘kjaro] Vocale alta (chiusa): [i] filo [‘filo] Vocale medio-alta (semichiusa): [e] gelo [‘dZelo] Vocale medio-bassa (semiaperta): [ε] aperto [a’pErto] Centrale: Vocale bassa (aperta): [a] bassa [‘bassa] Posteriori (arrotondate): Semivocale (approssimante): [w] quale [‘kwale] Vocale alta: [u] uno [‘uno] Vocale medio-alta (semichiusa): [o] colpa [‘kolpa] Vocale medio-bassa (semiaperta): [⊃] colla [‘k⊃lla] LA COARTICOLAZIONE Estensione di tratti articolari tra le unità segmentali: un articolatore impegnato nella realizzazione di un fono tende ad anticipare l’inizio o a posticipare la fine del movimento nel medesimo intervallo temporale durante il quale altri articolatori sono impegnati nella realizzazione di suoni, interferendo o sovrapponendosi. Es. articolazione delle nasali, soprattutto se seguite da affricative labiodentale o occlusive velare (anfiteatro), la nasale prende alcuni tratti di articolazione del fono seguente. LA SILLABA: In fonetica articolatoria, la sillaba è la minima combinazione di foni che funziona come unità pronunciabile. Per fare una sillaba (sillaba minima) c’è bisogno di almeno una vocale perché dal punto di vista acustico, la sillaba è un’entità prosodica costituita da uno o più foni agglomerati intorno a un picco di intensità detto nucleo sillabico. Le lingue si comportano diversamente, alcune lingue permettono di accostare tra di loro tante consonanti e una sola vocale. In italiano la sillaba canonica, prototipica è formata da consonante e vocale (cane) [‘kane] - Vocale: sillabe fatte di una sola vocale (‘a-mo) - Vocale + consonante: (‘en-te) - Consonante + consonante + vocale: (‘gra-no) - Consonante + vocale + consonante: (‘man-to) - Consonante + consonante + consonante + vocale: (‘spre-mo) Il nucleo sillabico deve esserci sempre ed è dato dalla vocale, esistono sillabe fatte solo del nucleo (‘a-mo). Attacco: consonante che precede il nucleo sillabico. Coda: consonante che segue il nucleo sillabico. (attacco) nucleo (coda) Se una sillaba finisce per vocale (no coda) si dice APERTA. [‘kane] è aperta Se le sillabe hanno una coda si dicono CHIUSE. [‘manto] 3. I geroglifici, scrittura sia ideografica che fonografica 4. Le ossa oracolari: le iscrizioni su ossa oracolari i precursori diretti degli ideogrammi cinesi moderni. INVENZIONE E DIFFUSIONE DELL’ALFABETO CONSONANTICO: Nell’area del Libano, Israele, Siria, ma anche Turchia, si ebbe il passaggio dal sistema cuneiforme sillabico a quello dell’alfabeto consonantico. Invece di usare x esempio, 5 grafemi diversi per le sillabe [ba], [bi], [bu], [bo], [be], si cominciò ad usare un solo grafema con valore di [b], senza specificare la vocale. I Fenici diffusero il nuovo sistema grafico, dotato di 22 semplici segni consonantici, presso i popoli del Vicino Oriente e altri popoli del Mediterraneo (greci). L’ALFABETO CONSONANTICO: Per indicare le vocali lunghe [a:], [i:], [u:]. Si pensò di utilizzare i grafemi consonantici ‘aleph, yod e waw. MORFOLOGIA È lo studio della struttura interna delle parole, della morfè, ovvero la forma delle parole. La morfologia è il livello di analisi linguistica che studia la struttura delle parole e i loro meccanismi di formazione. Che cos’è una parola? “La parola è un’unità del linguaggio umano istintivamente presente alla consapevolezza dei parlanti, ma di difficile definizione” (Saussure) Sul piano linguistico, la parola può essere considerata su diversi livelli: - Livello fonetico-fonologico: combinazione di suoni, o meglio di fonemi - Livello semantico: elemento dotato di un significato, che può essere lessicale (aula, libro), oppure grammaticale (di, a) - Livello morfosintattico: unità suscettibile di uso grammaticale, una parola, a seconda di dove la posiziono all’interno della frase, può assumere diversi significati.  La definizione grafica di parola è ciò che è compreso tra due spazi grafici. Parole fatte di + elementi (luna di miele, anima gemella, ferro da stiro), è una parola o sono più parole?  La definizione di parola in base all’accento è una sequenza di suoni organizzati attorno ad un unico accento primario. Oppure le parole composte (capostazione, lavastoviglie) o i clitici (ricordatemele), sono pronomi che si attaccano al verbo precedente (enclitico) o al successivo (proclitico). DEFINIZIONE DI PAROLA: La parola non può essere interrotta, non posso inserire a mio piacere degli elementi all’interno dell’elemento parola, una parola è una sequenza di elementi che non può essere interrotta dall’interposizione di altro materiale linguistico. Le parole sono un’unità della lingua che da sole possono formare un enunciato (es. sì, no) “A word may be defined as the union of a particular meaning with a particular complex of sounds, capable of a particular grammatical employment” (Lyons). “In realtà è impossibile definire la parola da un punto di vista funzionale, perché la parola può essere tutto, dall’espressione di un singolo concetto – concreto (sedia, lavagna, libro), astratto (giustizia, amore, bello) o relazionale (come in of ‘di’, by ‘da’, o and ‘e’) – fino all’espressione di un pensiero completo, (come nel caso del latino verbo dico, dentro la quale ci sono tantissime informazioni, oppure con una forma più elaborata, come il verbo nootka, il cui significato indica una frase complessa; in questo caso la parola si identifica con la frase stessa”. (Sapir) “La parola è soltanto una forma, un’entità chiaramente modellata che accoglie quel molto o poco materiale concettuale che il genio della lingua le consente di accogliere” (Sapir) “Il meglio che possiamo fare è dire che la parola è uno dei più piccoli frammenti adeguati di ‘significato’ isolato nei quali si divide la frase. Non possiamo infrangerla senza sconvolgere il significato, poiché l’una o l’altra delle porzioni infrante (o entrambe) ci restano tra le mani come relitti inservibili”. (Sapir) Es di una frase: ‘i miei figli e le mie figlie sono degli studenti universitari’, in questa frase sono presenti undici parole grafiche, ovvero sequenza di grafemi separate dalle altre parole mediante spazi bianchi. Sono poi presenti 8 lessemi, ovvero l’unità linguistica astratta, sono elementi a cui posso ricondurre le parole, perché si ripetono con una forma diversa, ma che rimandano ad un’unica parola, per esempio figli e figlie sono due forme della stessa parola, così come miei e mie, che rimandano alla parola. La forma flessa è una delle forme che le parole possono prendere, è una variante riconducibile ad un lessema (mio e mie rimanda sempre alla parola mio) Lemma è la voce, o entrata lessicale del dizionario, che per i nomi è singolare maschile. LA FLESSIONE L’italiano, come tutte le lingue di origine indoeuropee, flette le parole a seconda del genere e numero per i nomi, e a seconda del tempo, modo e persona per i verbi. La flessione è una modifica nella terminazione di nomi e verbi che fornisce informazioni di carattere grammaticale. La flessione è qualcosa legato alla grammatica, le lingue differiscono per ciò che devono descrivere. La flessione permette a una lingua di fare delle scelte tra un sistema di opzioni obbligatore, che devono essere inevitabilmente selezionate dal parlante dopo aver compiuto una scelta libera sull’asse paradigmatico: quando pronuncio una frase, gli elementi che sono presenti nella frase si trovano sull’asse sintagmatico, mentre le scelte che avrei potuto fare e che non ho fatto, (es. bambino invece di ragazzo, professore invece di insegnante, libro al posto di quaderno), sono poste sull’asse paradigmatico, nome che rimanda ai paradigmi dei verbi latini, dei quali devo scegliere una forma, devo compiere una scelta. La flessione è il procedimento morfologico che consente di realizzare le forme flesse di un lessema attraverso l’applicazione di morfemi legati ad una base, allo scopo di esprimere i valori delle categorie grammaticali richiesti obbligatoriamente dalla lingua. ANALISI DELLA VARIAZIONE DELLE PAROLE: LE CLASSI LESSICALI: - classi di parole: ogni lingua categorizza i propri lessemi in base a classi di parole, in italiano sono 8 o 9, ma non per tutte le lingue è così, ad esempio in latino non c’è l’articolo. Queste classi di parole sono composte da elementi che hanno delle caratteristiche in comune, le classi di parole si modificano a seconda di alcuni valori che si associano alle categorie grammaticali; - categorie grammaticali: ognuna di queste ha dei valori (es. maschile e femminile, singolare e plurale) Classificazione delle classi lessicali: - significato: azioni, cose, qualità - distribuzione: ad esempio so che in italiano l’aggettivo può stare prima o dopo il nome, oppure con funzione predicativa, indica una posizione precisa in mezzo alla frase - funzione: per esempio so che il nome ha la funzione di soggetto o di oggetto, il verbo ha la funzione di predicato - forma: la parola che può cambiare a seconda delle categorie grammaticali (maschile o femminile, singolare o plurale) CATEGORIE GRAMMATICALI: Manifestazione linguistica di alcune dimensioni cognitive fondamentali dell’esperienza umana, è qualcosa che si deve applicare alla realtà, vedo se il referente di cui sto parlando è solo uno o se sono di più, è qualcosa che I MORFEMI: La morfologia è il livello di analisi linguistica che studia la struttura delle parole e i loro meccanismi di formazione. Es. ‘canile’, possiamo dividerla in #can+il+e#; questa parola è un nome, la flessione -e ci indica il genere maschile e ci dice che è una parola singolare. La parte -il, morfema derivazionale, ci fa pensare ad altri spazi come l’ovile, per esempio, in cui sono compresi degli animali; infine, can- fornisce informazioni sul tipo di animale compreso in questo spazio, è il morfema lessicale. Morfema lessicale: ci porta informazione di tipo semantico, lessicale Morfema derivazionale: da una radice deriva un’altra parola Morfema flessivo: fornisce informazioni sulle categorie grammaticali Morfema: unità minima di prima articolazione, la più piccola unità linguistica dotata di significato. Morfema= langue Morfo= parole Prendiamo la terza persona singolare del verbo essere: #è# questa parola è composta da un unico morfo, ma contiene diverse informazioni: essere + presente indicativo + terza persona singolare. Prova di commutazione: prendo la parola rigoglioso, e vedo che, come questa, ci sono le parole tempestoso, minaccioso, trovo una parte in comune tra queste parole, e mi rendo conto che condividono parte del significato, la completezza del significato è poi data dalla prima parte della parola. (es parola canile, cane, canino; ovile, porcile). CLASSIFICAZIONE DEI MORFEMI: - Autonomia: o Liberi , quando possono stare da soli (ieri, dopo, mai), parole mono morfemiche, non possono essere scomposte in altri morfemi, la parola coincide con il morfema; o Legati , quando non possono stare da soli (libr-o, sono due morfemi legati, morfema lessicale + morfema flessivo) - Significato: o Morfemi lessicali : forniscono informazioni sul lessico; o Morfemi grammaticali (flessionali e derivazionali); flessionali: forme flesse di una parola, derivazionali: derivano lessemi da altri lessemi GLI ALLOMORFI: Due o più morfi con lo stesso significato, varianti di uno stesso morfema, realizzazione diversa di uno stesso morfema: es. plurale. Es. libro/libri, gatto/gatti; uomo/uomini, questo -ini è un allomorfo, una variante particolare SUPPLETIVISMO: Ricorso a radici diverse per una stessa famiglia di significati (es. acqua-idrico; fegato-epatico). La parola derivante ha una morfologia completamente diversa dalla parola da cui deriva. LA POSIZIONE DEI MORFEMI: Classificazione posizionale: rispetto alla radice, che corrisponde al morfema lessicale - Affissi: qualcosa che aggiungo ad, gli affissi possono essere: o Prefissi : ovvero che vengono prima (es. #abil+e# e #in+abil+e#, il morfema in- indica la negazione di ciò che viene dopo, è un morfema derivazionale prefisso; o Suffissi : es #can+il+e#, seguono la radice; o Circonfissi : in italiano non ci sono, ma per esempio nei participi in tedesco si aggiunge una parte prima e una dopo (es. sagen diventa ge-sag-t); o Infissi : in italiano non esistono, sono morfemi che si inseriscono all’interno della radice di un altro morfema interrompendolo, es. latino veni vidi vici, vici alla prima persona è virco, la r interrompe la parola o Transfissi : affissi che si intrecciano alla radice in una struttura che si può definite ’a pettine’, per es. in arabo durante il processo di vocalizzazione. FORMAZIONE DELLE PAROLE: - Flessione - Derivazione: processo morfologico che da luogo a una nuova parola tramite l’aggiunta di un affisso (prefisso o suffisso) a una radice; - Composizione: processo che consiste nel combinare parole che potrebbero stare da sole (pescespada, capostazione, asciugamano). Il fenomeno della composizione è a metà strada tra la morfologia e la sintassi: i composti sono sintagmi che perlopiù presentano una testa, ossia un elemento tra i due che prevale sull’altro assegnando la categoria lessicale a tutto il composto. Composti: - Endocentrici: uno dei due componenti funziona da testa del composto, sono i composti che hanno il centro (o la testa) dentro (es. capostazione), per capire che tipo di composto sia devo fare il test dell’”è un x?”, capostazione= è una stazione? No, è un capo? Si, allora la testa è capo. Se la testa è a sinistra (capostazione), si dice che è un composto produttivo in italiano. Se la testa è a destra (scuolabus), si dice che il composto non è produttivo; - Esocentrici: (posacenere), non è né un posa né un cenere, è uno strumento per raccogliere la cenere, stessa cosa asciugamano o lavapiatti, hanno la testa all’esterno del composto; - Dvandva: es. cassapanca, la testa è sia all’interno che all’esterno; - Composti neoclassici: in italiano abbiamo molte parole (es. filosofia, antropologia), filos e sofia= amore per la sapienza, antropos e logo= discorso intorno all’uomo. Queste parole sono degli ibridi tra le parole derivate e le parole composte, formati da una parola autonoma più un morfema non autonomo; quindi, o uno degli elementi può stare da solo, o entrambe le parole devono essere collegate. (es. virologia, ematologia, aracnofobia). I morfemi non autonomi sono detti semiparole e sono di origine greca o latina; - Conversione: processo per cui una parola che appartiene a una determinata classe di parola può passare a un’altra classe di parole (es. parola vicino, quello che era un aggettivo, diventa un nome), anche in inglese esiste questo fenomeno (es. water acqua, to water annaffiare); - Parasintesi: verbi particolari formati contemporaneamente per prefissazione e conversione (verbo vecchiare non esiste, dobbiamo aggiungere un prefisso, in questo caso in-, quindi invecchiare); - Parole macedonia: parole che sono costituite da un mix di elementi, parole che vengono create dalla fusione o riduzione di 2 o + parole (es. cantautore è un cantante che fa anche l’autore, mandarancio è un mandarino e un arancio, es in inglese smog, smoke+fog, nebbia causata dal fumo; - Polirematiche: mettere insieme parole e formare unità più grandi, dove il significato della parola non è dato dal significato delle singole parole che la compongono, (es. luna di miele). Espressioni composte da più parole che veicolano insieme un significato unitario, non desumibile da quello delle singole parole che lo compongono. Fenomeno che dimostra che i vari livelli di analisi linguistica si intersecano tra id loro. MORFOLOGIA VALUTATIVA: Meccanismo di formazione di parola all’incrocio tra flessione e derivazione, è l’aggiunta di un suffisso alternativo che non muta la parte del discorso o le proprietà denotative essenziali del lessema, ma aggiunge un significato denotativo/connotativo. Es. libro, librino, libretto, libraccio, librone. esistono le parole che rimandano a concetti relazionali, coinvolgono i referenti in relazione attribuendo una qualità o impiegandola in processi. - Significato denotativo: (oggettivo), è il significato che trovo come significato primo, generale, più frequente, basico, sul dizionario, è l’uso non marcato, il più frequente. (es uso non marcato di un aggettivo è il maschile singolare). Ciò che il segno descrive e rappresenta in modo stabile per tutti i parlanti. - Significato connotativo: (soggettivo), impiego che viene aggiunto al significato denotativo, è secondario, figurativo, è l’uso di una parola marcato, metaforico. Insieme delle associazioni mentali a cui dà luogo una parola, non esclude quelle affettive, spesso si definisce a livello individuale, non necessariamente condiviso con altri parlanti. Es. parola volpe: significato denotativo= mammifero rossiccio dotato di coda etc. significato connotativo= essere furbi come una volpe - Intensione: indico l’insieme di proprietà che definiscono una parola, es. zaino, per avere uno zaino devo avere un certo uso, il fatto che si porti in spalla e che debba essere capiente. - Estensione: es. termine zaino, l’estensione di quel termine indica tutti gli altri referenti a cui posso attribuire quel termine, per esempio borsa io lo posso dire per gli zaini, per le borse a tracolla. Quindi borsa ha maggiore estensione ma minore intensione, mentre zaino ha maggiore intensione e minore estensione. RELAZIONE TRA PAROLE: Quando pronunciamo una parola, si attivano aree celebrali che si attiverebbero se stessimo effettivamente compiendo questa azione; quindi, dove sono le parole nella nostra testa e come sono collegate? I lessemi sono tra loro collegati, quando usiamo una parola la scegliamo all’interno di una rete di connessioni analogiche, appena stiamo parlando di un campo semantico ho a disposizione tutte le parole appartenenti a quel campo semantico. Il lessico è organizzato al suo interno, esistono delle relazioni di parentela tra lessemi: relazioni di somiglianza, vicinanza, di appartenenza a uno stesso gruppo. - Polisemia: significa che ha più di un sema, più di un significato, spesso derivati da un significato principale. Es. penna può essere la penna di un uccello o la penna per scrivere, sono collegati perché un tempo si scriveva con le penne di uccelli e inchiostro. Non bisogna confondere la polisemia con l’omonimia: es. riso può essere il cereale oppure la risata, questo non è un fenomeno di polisemia, sono solo due parole omofone e omografe, ma non hanno nessun legame di parentela, i due significati non sono collegati. Relazioni di compatibilità: le parole non hanno origine comune, ma sono compatibili, ovvero che possono essere equivalenti o sul piano paradigmatico o sul piano sintagmatico. Livello paradigmatico: - Sinonimia: lessemi diversi che rimandano a uno stesso significato, ma è molto difficile trovare due termini perfettamente sinonimi - Iponimia/iperonimia: es. io amo i cani, ma se voglio specificare che tipo di cani amo posso dire io amo i labrador, non sono sinonimi ma se voglio essere più precisa aggiungo la specifica razza di cane che mi piace, c’è un rapporto di iperonimia (sopra) iponimia (sotto). Il termine iperonimo è cane, mentre i suoi iponimi sono labrador e tutte le altre razze. L’iperonimo sarà il termine con maggiore estensione e minore intensione, mentre l’iponimo sarà labrador, perché ha maggiore intensione, maggiori caratteristiche specifiche e minore estensione, perché labrador non lo posso collegare ai bassotti, ai dalmata etc. In generale è una parola più specifica collegata ad una più generica. - Meronimia e olonimia: meros significa parte in greco, olos significa tutto, quindi parte di tutto, per esempio le gambe del tavolo sono un meronimo del tavolo, i meronimi sono dei singoli lessemi che indicano una parte del tutto, che è l’olonimo. Livello sintagmatico: - Collocazione: quando due lessemi tendono ad essere usati insieme: se dico saluti, posso trovare come collocazioni cari saluti, sinceri saluti, cordiali saluti etc. - Solidarietà semantica: è quando due termini si implicano a vicenda, se io parlo di abbaiare so che c’è un cane di mezzo, se dico volare c’è un uccello o un aereo. Relazioni di incompatibilità - Antonimia: sono quei termini che sono i poli opposti di una scala graduabile, per es, caldo freddo, ma di mezzo c’è tiepido, fresco. - Complementarità: relazione non graduabile, opposti in cui un lessema indica l’eliminazione dell’altro, es. vivo-morto, vero-falso. - Inversione: opposizione tra due termini che rappresentano prospettive capovolte di una stesa realtà, es. compare e vendere. SIGNIFICATO LETTERALE E NON LETTERALE: - Frasi idiomatiche: espressione in cui il significato è legato alla lingua specifica e non si interpreta sommando i significati delle singole parole, es. se dico cuore di pietra, oppure proverbi Spesso alla base delle espressioni idiomatiche ci sono metafore, figure retoriche che funzionano come scorciatoie cognitive per esprimere il mondo a partire dalle esperienze sensoriali. Sono espressioni anche molto difficili da tradurre da una lingua all’altra. FIGURE RETORICHE DEL CONENUTO: - Metafora: realizzazione di un conflitto di natura concettuale che nasce nel momento in cui un termine viene preso da un ambito concettuale e spostato in un’altra non tipica: la sua presenza in un’enunciazione determina un’incoerenza che va risolta attribuendo al termine un’interpretazione particolare su base analogica. - Metonimia: il conflitto, l’incoerenza sono risolti risalendo dal termine letterale al valore traslato per contiguità logica e materiale (la causa per l’effetto, il contenente per il contenuto, l’autore per l’opera), per esempio bere un bicchiere di vino, non bevo il bicchiere. - Sineddoche: come la metonimia introduce un conflitto per incoerenza, ma la relazione incoerente viene risolta ricorrendo ad una differenza di quantità tra un oggetto complesso e una sua parte, tra entità di maggiore e minore estensione (una parte per il tutto). Es. ho un tetto sotto cui vivere, significa che ho una casa. - Ossimoro: conflitto che si basa sulla contraddizione di due ermini che vengono associati. (un freddo caldo) Le metafore in cui viviamo Lakoff and Johnson (1980) “Metaophors we live by” Le metafore non solo influenzano la lingua, ma anche il pensiero e l’azione perché è tutto il sistema mentale ad essere metaforico. Figure retoriche nella pubblicità: creatività linguistica, livello di significante e di significato, es. vivident, mordi la freschezza (metonimia), freschezza profonda, gusto morbido (sinestesia), Geox, la scarpa che respira (metafora) WEB SEMANTICO E ANALISI DEI SENTIMENT: Un termine che si usa molto nell’ambito di internet e del web è proprio il web semantico; c’è stato un mutamento, in cui si è iniziato a parlare di web 2.0, il lettore e il consumatore di pagine internet diventò attivo; c’è una forte componente creativa e di personalizzazione dei siti, basti pensare al mondo dei social, si parla di User Generated Content, contenuti sia generati che sfruttati dall’utente: consumer + producer = prosumer, è un ibrido tra chi produce e chi consuma. Un esempio è quello dei tag o degli hashtag, ovvero parole chiave, che ci permette di collegarci a tutte le pagine in cui quella parola è stata citata, questo è uno strumento linguistico potentissimo. Il web oggi è una grandissima risorsa per i linguisti, tramite il quale - Frasi a tema sospeso: es. Federer, non ho mai visto un tennista così top - Frasi dislocate a destra: es. te l’ho già presentato, Fabrizio - Frase scissa: es. è con te che voglio andare al cinema - Frase presentative: es. c’è un cagnolino che ti aspetta LA FRASE SEMPLICE: Frase che ruota intorno a una sola predicazione, una sola forma verbale. Linguista francese Lucien Tesnière (1959) disse che una frase che contiene una predicazione è un’espressione linguistica di un processo, lo ha paragonato a un “piccolo dramma”, pronunciando o scrivendo una frase io metto in scena il concetto di cui voglio parlare, come se fosse una piccola rappresentazione teatrale con degli attori e delle azioni. <3 Nella frase più frequente il verbo rappresenta il canovaccio, contiene le caratteristiche essenziali del processo, fornendo indicazione sul numero e sulla natura dei personaggi richiesti, chiamati argomenti (il bambino ha mangiato le caramelle, gli argomenti che il verbo mangiare chiede sono due, il bambino e le caramelle). Al centro di una frase semplice troviamo un nucleo di relazioni grammaticali (soggetto e complemento del verbo), circondata da informazioni accessorie, che si trovano alla periferia del nucleo, chiamate ‘margini’, non fondamentali per la comprensione della frase (il bambino ha mangiato le caramelle nella sua stanza); hanno la funzione di esprimere relazioni concettuali e accessibili indipendentemente: per esempio le coordinate spaziali e temporali del processo, il modo o lo strumento con cui l’azione è compiuta. I VERBI: I verbi hanno una valenza, ovvero un numero di elementi necessari per essere saturati, per esempio il verbo mangiare è bivalente (qualcuno che mangia qualcosa), mentre il verbo dormire è monovalente. La valenza è la capacità di un verbo di entrare in combinazione con un certo numero e un certo tipo di elementi linguistici chiamati argomenti o attanti. Questi elementi sono necessari, poi ci sono i margini, quegli elementi non necessari a saturare la valenza del verbo, sono circostanziali. Piano semantico e piano sintattico, nel concetto di valenza vanno insieme. Elementi circostanziali sono accessori. - Verbi zerovalenti: in italiano verbi atmosferici (piove, nevica...) - Verbi monovalenti: es. dormire, stare, sedersi - Verbi bivalenti: es. amare, arrivare, mangiare (sono verbi transitivi) - Verbi trivalenti: es. dare, dire - Verbi tetravalenti: es. tradurre, traslocare, (io traduco qualcosa da una lingua all’altra) FRASI COMPLESSE: - Clausole argomentali: (o completive) sono quelle frasi dipendenti che occupano nella frase la stessa valenza che hanno gli argomenti della frase principale; (penso che domani nevicherà, la seconda frase indica l’oggetto del mio pensiero, è un elemento necessario a saturare il verbo della frase principale). Possono corrispondere ad un argomento della valenza del verbo della reggente a scelta tra soggetto, oggetto, obliquo. - Clausole circostanziali: (o avverbiali), integrano la frase reggente modificandola con l’aggiunta di informazioni accessorie o circostanziali (ho preso l’ombrello perché piove; mi dedicherò al giardinaggio quando andrò in pensione). - Clausole relative: (o aggettive) corrispondono ad aggettivi perché si attaccano e modificano un nome (il gatto rosso dorme sul tavolo; il gatto che ho visto ieri dorme sul tavolo) I RUOLI SEMANTICI DENTRO LA FRASE: Le frasi servono a descrivere un processo, un contenuto, dal punto di vista di come lo metto in forma, come lo rendo linguisticamente, abbiamo la sintassi. Livello sintattico-strutturale: funzioni sintattiche (soggetto, complemento oggetto) Livello semantico parlo di ruoli semantici: il soggetto non è sempre colui che compie l’azione (il topo è rincorso dal gatto). Non c’è sempre una situazione biunivoca, il soggetto può essere anche colui che subisce l’azione. Verbi di azione: una delle valenze è rappresentata da un elemento animato che solitamente è il soggetto, può esserci anche un secondo argomento che è il paziente, colui che subisce l’azione, ma ci sono altri ruoli semantici: - Beneficiario: entità, solitamente animata, a vantaggio della quale viene svolta un’azione (io ti presto una penna, ‘ti’ è beneficiario) - Esperiente: entità animata, colui che prova un’emozione, stato d’animo (a me piace il gelato; gelato è il soggetto dal punto di vista sintattico, mentre ‘a me’ è l’esperiente, colui che prova il piacere di mangiare il gelato) - Strumento: entità, solitamente inanimata, per mezzo della quale si realizza l’azione, (ho tagliato la mela con il coltello, con il coltello è lo strumento, in sintattica è un elemento circostanziale) - Luogo: indica dove si volge un’azione - Causa: indica il ruolo tematico di un elemento che ne determina un altro (per il freddo mi è venuta l’influenza, in questo caso indica la causa) - Possessore: entità a cui si riconosce una proprietà di qualcosa (il gatto di Giovanna è scappato). LE FUNZIONI SINTATTICHE: - Soggetto, oggetto, elementi obliqui (introdotti da una preposizione) Tradizionalmente: - Analisi logica: costituenti nominali come “complementi” - Analisi grammaticale: assegnazione delle parole alle classi lessicali - Analisi del periodo: classificazione delle clausole (frase complessa) L’analisi logica tradizionale mescola degli elementi semantici e sintattici e oscura la diversa qualità delle relazioni, che noi abbiamo trattato come relazioni obbligatorie (argomenti) e le relazioni facoltative (circostanziali).  Soggetto: funzione sintattica del costituente che regola l’accordo in numero con il verbo. In italiano spesso il soggetto precede il verbo, ma in altri casi -frasi con ordine marcato- il soggetto può occorrere in posizioni diverse per ottenere effetti comunicativi e informativi particolari.  Oggetto: altro costituente retto dal verbo senza la mediazione di una preposizione, è il costituente che nella frase passiva diventa il soggetto. Nelle frasi non marcate l’oggetto segue il verbo. Le altre funzioni sintattiche (argomenti/circostanziali) sono realizzate mediante preposizioni e sono chiamate funzioni oblique. I SINTAGMI: Sintagma: è un gruppo solidale di parole in cui valgono le regole di accordo o di reggenza (è il risultato della sintattica). Le rappresentazioni ad albero: rappresenta la struttura di una frase in costituenti immediati (frase costituita da elementi), -non è da ricordare come si rappresenta una frase- F / \ SN SV | | Francesca studia FRASI COMPLESSE: La sintassi del periodo:  Coordinazione: frasi allo stesso livello gerarchico (per asindeto/polisindeto); es. “La docente spiega la coordinazione e gli studenti prendono appunti”  Subordinazione: rapporto di dipendenza tra proposizioni; es. “Mentre la docente spiega la subordinazione, gli studenti prendono appunti” Gli elementi che mi permettono di connettere le frasi si chiamano connettivi. - Verbi svuotati di significato: guarda, dai, scusa, vedi… - Frasi: ne consegue che, come vedremo tra poco… Connettivi semantici: relazioni di tipo logico-semantico e grammaticale tra gli elementi che connettono. (Es. Se mi aspetti 10 min, allora riuscirò a venire alla festa) Connettivi pragmatici: (segnali discorsivi) congiunzioni e locuzioni che non hanno funzione sintattica di collegamento frasale in senso stretto; esprimono il punto di vista del parlante su quanto sta enunciando, servono per indicare il contatto tra i due interlocutori. (Es. Allora, siete pronti? Gli amici ci aspettano). I connettivi pragmatici prevarranno nei testi orali e segnalano il progredire del discorso, agiscono sull’interazione linguistica del discorso, mostrano che c’è un legame tra il mittente e il destinatario, funzione metatestuale, agendo sulla struttura del testo, funzione riempitiva, per tenere aperto il canale. UNITA’ DEL TESTO: - La testualità non si presta facilmente a riduzione a unità classificabili e definibili in modo rigido - Per la scrittura l’organizzazione del testo è segnalata dalla punteggiatura - I testi sviluppano sequenze unitarie dal punto di vista logico- argomentativo, che spesso occupano uno spazio anche tipologicamente e visivamente separato, detto capoverso I capoversi di un testo stabiliscono tra loro relazioni di natura, ad esempio di esemplificazione, narrazione, descrizione. TIPI DI TESTO: classificazione: 1. In base alla funzione comunicativa prevalente (punto di vista dell’emittente), ovvero l’intenzione, la funzione comunicativa dell’emittente. 2. In base ai vincoli che i testi pongono al destinatario nell’interpretazione (rapporto emittente-destinatario) 3. In base alle capacità cognitive richieste all’autore (testi autonomi=testi nuovi, creati sul momento, testi scritti a partire da altri testi=parafrasi di una poesia) 4. In base al canale o mezzo di trasmissione attraverso cui vengono veicolati (testi scritti, orali, digitati, radiofonici)  Criterio funzionale: le tipologie testuali - Testi espositivi (o informativi): testi che hanno come funzione primaria quella di trasmettere informazioni, conoscenze (es. saggi specialistici, manuali didattici, articoli scientifici, verbali, voci dei dizionari e enciclopedie, guide turistiche); esistono anche testi espositivi orali: le lezioni, conferenze, seminari, esami orali, relazioni orali). Per la loro natura devono essere chiari, leggibili, con una progressione lineare degli argomenti. - Testi descrittivi: prevale la funzione di descrivere qualcosa, è più dettagliato sul descrivere qualcosa o qualcuno, la funzione principale è quella referenziale. Possono essere divisi in soggettivi (descrivo qualcosa che mi piace o che non mi piace mettendo in luce il mio punto di vista, il mio giudizio personale) e oggettivi (descrivono qualcosa così com’è), ci saranno molti aggettivi e tempi verbali semplici, principalmente tempo presente e costante presenza del verbo essere. - Testi narrativi: narrano un evento o una serie di eventi a un destinatario, tutti i testi letterari sono narrativi, in testi molto lunghi possono esserci delle componenti anche descrittive, espositive ecc. (es. romanzi, fiabe, novelle, racconti, ma anche cronache giornalistiche o storiche, aneddoti, resoconti di viaggio, blog). Solitamente prevalgono gli indicatori temporali (avverbi, connettivi). - Testi argomentativi: presentano una tesi e le relative tesi a supporto, con lo scopo di convincere il destinatario circa la bontà della tesi, sono molto rilevanti le connessioni logiche e c’è un ampio ricorso a connettivi semantici. Spesso sono legati a professioni specifiche: es. arringhe avvocati, interventi in dibattiti, interviste, articoli, trattati scientifici, recensioni, editoriali, testi pubblicitari. - Testi regolativi (o prescrittivi): sono di diverso tipo, sono testi che regolano un comportamento del destinatario fornendo istruzioni, divieti e obblighi: testi del galateo, Codice civile e penale, istruzioni per l’uso, ricetta di cucina. Sono piuttosto eterogenei, anche all’interno dei testi legali ci sono delle differenze (Codice civile, codice nautico, Codice penale, costituzione). Il registro è molto formale. I VINCOLI ALL’INTERPRETAZIONE: Classificazione legata i vincoli all’interpretazione del testo: libertà di interpretazione da parte del destinatario. Questo criterio è stato proposto da Francesco Sabatini e riguarda i vincoli interpretativi che un autore pone nel testo e quindi la maggiore o minore libertà di cui gode il destinatario nell’interpretare il testo: - Testi fortemente vincolanti (testi normativi, regolativi), destinatario pochissima libertà di interpretazione (leggi, foglietti illustrativi dei farmaci, ricette) - Testi mediamente vincolanti: il fruitore ha una certa libertà (testi espositivi, argomentativi, informativi e divulgativi) - Testi debolmente vincolanti: non viene richiesta una grande rigidità, il destinatario è libero di interpretare (testi letterari) TESTI E MEZZI DI COMUNICAZIONE: Riguarda il canale o il mezzo attraverso cui il testo viene veicolato - testi orali: unidirezionali, programma televisivo in cui c’è un conduttore che parla agli spettatori da casa, dove questi ultimi non possono rispondere, non c’è un dialogo, bidirezionale sono i dialoghi quotidiani. - testi scritti: testi che si prestano a una lettura integrale (romanzo), testi scritti per una consultazione parziale (enciclopedia), testi scritti per essere recitati (sceneggiature cinematografiche), testi che imitano il parlato (dialoghi nei romanzi) - testi digitati: testi per il web di tipo statico o unidirezionale (siti web), testi dinamici e interattivi (social network, blog, forum, chat). Un’altra categoria che ci permette di fare una classificazione tra tipi di testo diversi è il fatto che ci sono testi che si possono considerare sincroni o asincroni. - Testi sincroni: chiamano in causa l’oralità piuttosto proprietà tipiche della composizione scritta. Analisi di chat o di scambi su sistema di messaggistica istantanea, si avvale degli strumenti dell’analisi conversazionale, perché mima un botta e risposta come se fosse un dialogo. - Testi asincroni: tipicamente le mail, che vengono mandate senza presumere che il destinatario risponda immediatamente, sono testi scritti a cui si applicano i criteri tradizionali della linguistica testuale. - Testi digitati: hanno caratteristiche molto ibride, possono essere pubblici o privati, dimensione dell’anonimato o della gestione d’identità, persistenza o evanescenza del segno, rapporto uno-a-uno o uno-a-molti della comunicazione, carattere chiuso o aperto di un testo. LA VAIAZIONE LINGUISTICA: Ogni sistema linguistico non è omogeneo, ma presenta al suo interno variabilità. Varietà linguistica: iperonimo di lingua o dialetto Sociolinguistica: disciplina che studia la variabilità delle lingue. Lingua e dialetto: Dialetto: lingua propria di un limitato numero di parlanti, che si trova a convivere con un’altra lingua dagli usi più estesi. Il dialetto è un sistema linguistico: ha un sistema fonologico, morfologico, sintattico ecc. Lingua e dialetto: differenza socioculturale, non linguistica. REPERTORIO LINGUISTICO ITALIANO: Quando si parla di una comunità di persone che parlano una o più varietà in comune si parla di comunità linguistica; aggregato umano caratterizzato da un’interazione regolare e frequente per mezzo di un insieme condiviso di segni verbali e distinto da altri aggregati simili a causa di differenze significative nell’uso del linguaggio. L’insieme di queste varietà si chiama repertorio linguistico, ed è l’insieme delle varietà usate regolarmente in una comunità linguistica. Repertorio linguistico italiano è fatto dalle varietà definite in base ai vari assi di variazione + dialetti italoromanzi + le lingue di minoranza (parlate nelle isole linguistiche da comunità più piccole, e sono purtroppo destinate a sparire, nonostante ci siano delle leggi che mirano alla preservazione delle lingue di minoranza, legge n.482 del 1999) FENOMENI DI CONTATTO LINGUISTICO: Spesso, soprattutto in queste piccole comunità di minoranze linguistiche, un soggetto diventa bilingue, nel suo repertorio linguistico ci sono lingue a contatto tra loro. Quando in un soggetto vengono a contatto più lingue si parla di bilinguismo o plurilinguismo. Il bilinguismo era proprio dei soggetti che dominavano a livello nativo due lingue, nasce in contesti famigliari dove i genitori parlano una lingua diversa, oggi la visione così netta di bilinguismo sta sparendo, oggi si parla di soggetti che conoscono a un certo livello più di una lingua. A livello individuale il bilinguismo è la presenza all’interno di un individuo di due varietà linguistiche A livello nazionale esistono paesi in cui si parlano più lingue a livello nazionale (es. Belgio, Malta), considerate sullo stesso piano a livello politico, amministrativo e sociale, le lingue devono essere riconosciute ufficialmente. In Italia si trova nei territori che ospita minoranze linguistiche e storiche (Valzer in Valle d’Aosta), queste aree sono anche tutelate dalla costituzione italiana, dove si parla di preservare queste lingue. Bilinguismo è un caso di contatto linguistico, i due codici si alternano in modo non regolamentato, non rigido. Nel caso della diglossia invece due varietà di una lingua esistono fianco a fianco in una società, le lingue non sono considerate sullo stesso piano, ogni lingua ha un proprio ambito ed è nettamente separata dall’altra (paesi arabi: esiste l’arabo classico, varietà A (alta), che è usato in ambiti formali, varietà B (bassa) invece sono le varietà usate nella quotidianità, dove gli ambiti di uso non sono interscambiabili). IL CERVELLO PLURILINGUE: Il monolinguismo è meno frequente di quanto si pensi Essere bilingue, o plurilingue, può significare che la competenza nelle lingue conosciute non è equivalente. Per essere davvero padroni di due lingue allo stesso livello occorre imparare entrambe le lingue da piccoli. L’apprendimento delle lingue oltre la lingua materna è diversificato in base all’età in cui si entra in contatto con la seconda lingua (periodo critico). BILINGUISMO: Classificazione a livello di competenza: - bilinguismo equilibrato: bilingui che hanno competenze equivalenti nelle due lingue - bilinguismo dominante: bilingui la cui padronanza di una delle due lingue è superiore alla loro competenza nell’altra. Classificazione a seconda dell’età di acquisizione: - bilinguismo simultaneo: quando il bambino acquisisce entrambe le lingue molto presto, nella socializzazione primaria, spesso in ambiente famigliare. - bilinguismo consecutivo: quando un bambino acquisisce una lingua nella primissima infanzia, ma dopo aver acquisito la prima lingua in famiglia. Erosione linguistica: quando un individuo non ha più contatti con una lingua per un lungo periodo di tempo avrà sempre più difficoltà a riprenderla. CODE SWITCHING: Possibilità da parte di un parlante di alternare tra due o più lingue nell’arco della stessa conversazione; il cambio di lingua non indica necessariamente una conoscenza imperfetta da parte del parlante dei sistemi grammaticali delle due lingue, ma rivela piuttosto delle strategie comunicative specifiche, ad esempio la volontà di ‘assecondare’ il nostro interlocutore utilizzando una lingua a lui più comprensibile. TRADUZIONE, INTERPRETARIATO, LINGUE VEICOLARI E INTERCOMPRENSIONE: Cosa succede quando due persone che non parlano la stessa lingua vengono a contatto e devono comunicare? - Servizi di interpretariato (orale) e traduzione (scritto): da una parte garantiscono la velocità, la qualità e la precisione della comprensione delle parti coinvolte, dall’altra rendono però l’individuo dipendente da una terza persona. - Lingua comune: spesso l’inglese viene spesso utilizzata come lingua franca, da un lato favorisce la mobilità, dall’altro rischia di appiattire la diversità culturale, non incoraggiando la diversità e la motivazione ad apprendere le lingue. - Intercomprensione: ogni parlante usa la sua lingua d’origine, favorendone la comprensione attraverso l’apprendimento di strategie comunicative orali e scritte, e si si impegna a comprendere il suo interlocutore che, a sua volta, parla la sua prima lingua. Funziona bene in due casi: se i due interlocutori parlano due lingue della stessa famiglia, o se uno dei due ha appreso una lingua che appartiene alla stessa famiglia. L’ITALIANO E I GIOVANI: Crescita ragguardevole dell’apporto lessicale o fraseologico di matrice anglofona. ‘senso di appartenenza del gruppo ad un più vasto universo giovanile, di dimensioni sovranazionali’. Per i Millennials e ancora più per i rappresentanti della Gen Z, proiettati fin dall’infanzia a un legame permanente con la rete e all’uso quotidiano dei supporti digitali e delle loro applicazioni anche per finalità internazionali, parole ed espressioni inglesi sono ormai moduli quasi connaturati alla propria modalità espressiva. L’esposizione dell’anglo-americanismo raggiunge il livello più alto nelle comunità videoludiche: il linguaggio dei ‘gamer’ si fonda infatti sui modelli offerti dall’inglese, spesso attraverso processi di adattamento o calco. Sempre per effetto dell’esposizione alle modalità interazionali del web va segnalata, la crescente propensione all’impiego dei cosiddetti tormentoni, parole, espressioni, intere clausole di provenienza disparata (dalle canzoni, serie tv, cinema, la galassia del ‘trash’ del web, mondo televisivo e attualità) caratteristiche di un dato momento storico. Es. so Lillo, parlare in corsivo La diffusione ‘virale’ dei modismi della scrittura (e oggi dell’oralità) della galassia digitale Il linguaggio giovanile è molto oscillatorio all’interno delle polarità diamesiche generazionali: dal parlato allo scritto e ritorno Prima fase: stadio conclusivo della migrazione verso la scrittura digitata ad ampio raggio Ultimo quinquennio: inversione di rotta che conduce ad una nuova forma di oralità, trasmessa a distanza e asincrona La rivincita del parlato è stata favorita dall’introduzione delle note vocali, podcast LA COMUNICAZIONE EFFICACE: Lingua nei suoi usi concreti, la pragmatica si occupa di questa cosa. Pragma=azione. Quando parliamo con le parole possiamo giocare, scommettere, mentire, affermare o negare qualcosa, perché le parole hanno un loro peso e hanno delle conseguenze - Conversazioni asimmetriche : formali, i ruoli della conversazione hanno uno statuto diverso (es. interviste, sedute di psicoterapia, lezione in classe, interrogatorio in tribunale, rapporto medico-paziente). I partecipanti non hanno lo stesso potere interazionale Sono fortemente ritualizzate Spesso un partecipante ha più potere di altri: il regista. La comunicazione politica: è la comunicazione che ruota intorno alla vita politica e ha come soggetti il sistema politico (che si divide in istituzioni politiche e area non istituzionale identificabile nei partiti, movimenti, gruppi di professione); il sistema dei media (editori, giornalisti, imprese di media); e i cittadini elettori. Animatore: colui che produce o dà voce a un messaggio Autore: responsabile delle parole e dei contenuti emotivi espressi Committente: persona o istituzione le cui posizioni o convinzioni vengono rappresentate. Partecipanti non ratificati: assistono casualmente ad una comunicazione non diretta a loro Partecipanti ratificati: coloro a cui si indirizza propriamente la comunicazione. La comunicazione politica nasce negli anni Cinquanta del Novecento: i partiti politici hanno peso e catalizzano i voti degli elettori e la loro fedeltà sulla base dei contenuti e dell’adesione a valori condivisi. Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta con lo sviluppo della televisione e la crisi dei partiti e dei valori che rappresentano, si inizia a definire una personalizzazione della politica che si lega al singoli leader o personaggio che appare in televisione. Dagli anni Novanta in poi con la nascita dei media digitali che allargano la quantità di informazione possibile e ne modificano la qualità, aumenta in modo considerevole la necessità per i politici di affidare la comunicazione con il pubblico a professionisti e consulenti; i media impongono alla comunicazione politica il loro stile e i loro tempi (mediatizzazione della politica) La lingua della politica: è un esercizio di persuasione, è una negoziazione verbale, un’interazione di natura contrattuale dove può determinarsi cooperazione oppure competizione. Lingua della politica come lingua settoriale composita (linguaggio persuasivo, lingua giuridica, amministrativa o burocratica). La lingua politica italiana si forma a fine Settecento, continua il suo sviluppo tra Ottocento e Novecento e riceve un forte impulso durante il regime fascista; nel Dopoguerra la lingua dei politici è caratterizzata da rigore, toni severi e asciutti (politichese). Seconda Repubblica, dagli anni Novanta in poi: la lingua della politica cambia notevolmente. Anni recenti: volgare eloquenza (Antonelli); populismo. Storia della linguistica: La linguistica come disciplina scientifica nasce circa tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’‘800. L’interesse per le lingue e il linguaggio nasce però molto prima che la linguistica assumesse una connotazione scientifica in senso stretto ed è riscontrabile in varie culture antiche: es. grammatica del sanscrito di Panini (circa IV secolo a.C), prima vera grammatica. Platone e Aristotele (onoma e rhéma=nomi e predicati). Téchné Grammatiké (Dioniso Trace?): prima classificazione organica delle parti del discorso. (greco) Institutiones Grammaticae di Prisciano. (latino) Questa storia della linguistica è però vista da un punto di vista occidentale. La linguistica in occidente nasce come linguistica storica, non teorica, disciplina interessata all’origine del linguaggio. La linguistica moderna è una disciplina relativamente giovane, che si propone lo studio scientifico delle lingue e del linguaggio; ha un atto di nascita nel 1916: Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussure, non redatto da Saussure ma scritto dai suoi allievi Linguistica storica 1786 (o glottologia): XVIII-XIX, un diplomatico inglese (Sir William Jones) va in India e si rende conto che il sanscrito aveva delle somiglianze con le lingue classiche. Linguistica storica e mutamento linguistico (es. scomparsa dei casi in latino). Linguistica storico-comparativa, o linguistica storica: compara lingue diverse, riesce così a rintracciare l’origine linguistica, l’antenato comune. Il protoindoeuropeo e la famiglia linguistica indoeuropea Schleicher: fissazione definitiva del concetto di indoeuropeo come lingua ricostruita in opposizione alle lingue attestate storicamente. Utilizzo dell’asterisco * per le forme ricostruite. Rappresentazione della parentela linguistica mediante la metafora dell’albero genealogico delle lingue. La linguistica strutturale: lingua come sistema, che si può studiare anche solo in sincronia, vedere e studiare un fenomeno come se fossero sistemi. Dicotomie saussuriane: - sincronia: linguistica moderna generale (studia la lingua in determinato momento) - diacronia: linguistica storica (studio dell’origine, come si sviluppa nel tempo) - significante: parola in sè - significato: immagine mentale, concetto - langue: lingua come sistema astratto, sociale - parole: uso concreto della langue Per Chomsky vengono chiamate: competenza (langue) ed esecuzione (parole). - Asse paradigmatico o associativo: insieme degli altri elementi che avrei potuto usare ma che non ho scelto - Asse sintagmatico: quando guardo quali sono gli elementi presenti fisicamente, risultato di una scelta che ho fatto Da Saussure in poi si passa dallo strutturalismo (Saussure, Bloomfield) Funzionalismo: (Saussure, Trubeckoj, Jakonbson, Martinet, Halliday, Hjelmslev). Scuola di Praga (1926): contributi nel campo della fonetica e della fonologia. Il funzionalismo americano cerca al di fuori del solo sistema linguistico l’elemento che motivi l’insieme delle restrizioni grammaticali delle lingue. Si inizia ad interessarsi ala ricerca degli elementi per cui una lingua è fatta in un certo modo andando oltre agli elementi linguistici, verso i processi cognitivi. Generativismo: 1957, Syntactic Structures di Chomsky Approccio mentalista interessato a descriver le facoltà di linguaggio e la competenza linguistica di un parlante ascoltatore ideale; le dimensioni pragmatica e sociolinguistica sono meno rilevanti per questo approccio. Grammatica universale: formata da un insieme finito di principi fondamentali, comuni a tutte le lingue, e di paramenti che determinano invece la variabilità delle lingue. La classificazione genealogica: Relazioni tra lingue che presentano tratti strutturali simili così estesi da far pensare a una parentela linguistica. Lingua comune: protolingua, fase remota di una lingua, ipotetica e non attestata, ricostruita sulla base della comparazione con altre lingue della stessa famiglia. Rappresentazione dei legami genealogici tra lingue mediante la forma dell’albero genealogico. La famiglia linguistica indoeuropea: Molto diffusa specialmente in Europa e nel sub-continente indiano. Lingue isolate: greco, armeno, albanese Rami: derivano dall’antenato comune Restringimento di significato: es. latino < mulier ‘donna’ > in italiano ‘moglie’. Varietà areale dell’Italia dal punto di vista linguistico: le lingue variano in base allo spazio Dialetti italiani: sono una verità diatopica, sono varietà sorelle, derivate dal latino. L’italiano deriva dalla varietà tosco-fiorentina. Si dividono in tre aree geografiche, si basano su alcune linee (isoglosse), che segnano i confini linguistici. - settentrionale - toscana - centro-meridionale Il confine tra dialetti settentrionali e centro-meridionali è segnato dalla linea La Spezia-Rimini A nord: - Resa sonora dalle occlusive sorde intervocaliche latine p, t, k (che diventano b, d, g) fratellum < fradél - Scempiamento delle consonanti geminate: allora < alura - Nesso latino cl- > affricata palatale [ts] - Area gallo italica: vocali anteriori arrotondate come il francese: [lyna] A sud: - Raddoppiamento fono-sintattico: a casa > [akkasa] - Realizzazione prevalentemente sorda della s intervocalica - Tendenza ad assimilare il nesso -nd > -nn- es. quando > quanno Toscano: - Gorgia toscana: aspirazione delle occlusive che si indeboliscono fricativizzandosi i diventando approssimanti. Ulteriore linea Roma-Ancona, considerata limite settentrionale di diffusione di fenomeni presenti in alcune varietà meridionali. Pidgin e creoli: pidgin: nascono dal contatto linguistico tra parlanti che, non condividendo uno stesso codice, sono costretti a creare una lingua mista; lingue miste, nate per esigenze pratiche, non hanno parlanti nativi. Assenza di mutua comprensione tra il pidgin e ciascuna varietà di lingua che hanno dato origine ad pidgin, un certo grado di convenzionalizzazione e di cristallizzazione, non è una lingua nativa di nessun parlante. Vocabolario poco esteso e risorse grammaticali e stilistiche ristrette. Spesso la lingua che fornisce la base per il vocabolario è diversa da quella che fornisce i principi grammaticali Un pidgin diventa creolo quando esistono dei parlanti che usano il pidgin come lingua madre. La creolizzazione è un fenomeno che espande il pidgin soprattutto a livello grammaticale e per domini d’uso. Creolo di Haiti (a base francese) Creolo della Giamaica, creolo della Nigeria, Tok Pisin (a base inglese). Geografia linguistica e linguistica areale: Geografia linguistica: ambito dialettologico; Carte linguistiche e atlanti linguistici; Non esistono confini precisi tra dialetti, ma aree di diffusione racchiuse da isoglosse. Linguistica areale: ambito tipologico, es. lega linguistica balcanica: lingue indoeuropee di sottogruppi diversi, rumeno (lingua romanza), bulgaro, serbo, croato, macedone, sloveno (lingue slave), albanese, neogreco: - Assenza dell’infinito - Articolo postposto LA CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA: Classificazione delle lingue sulla base di tipi, ossia classi di lingue che condividono molti tratti strutturali. Tipologia morfologica: Wilhelm von Humboldt Citerio: rapporto tra morfema e parola nella lingua (indice di sintesi) 1. Lingue isolanti: (cinese, vietnamita), la parola coincide con il morfema 2. Lingue agglutinanti: (turco, finlandese, basco, giapponese), si aggiungono progressivamente morfemi al morfema lessicale di base senza fonderli e creando una catena. 3. Lingue fusive: (lingue indoeuropee), i morfemi si fondono e si accumulano e non sono separabili in modo discreto. 4. Lingue polisintetiche: (lingue siberiane), più morfemi lessicali e grammaticali in un solo lessema. “In realtà è impossibile definire la parola da un punto di vista funzionale, perché la parola può essere tutto, dall’espressione di un singolo concetto – concetto o astratto o puramente razionale (come in of, ‘di’, o by, ‘da’, o and ‘e’) - fino all’espressione di un pensiero completo (come nel latino dico oppure, con una forma più elaborata, in un verbo nootka, che significa ‘mi sono abituato a mangiare venti oggetti rotondi [mele], pur essendo occupato [a fare questo e quest’altro]). Nell’ultimo caso citato, la parola si identifica con la frase.” (Sapir) Non esistono tipi linguistici puri: es. inglese Tipo isolante: aggettivi Tipo agglutinante: plurale dei nomi Tipo flessivo/fusivo: pronomi personali, verbi irregolari Per i tipologi la variazione strutturale delle lingue è ordinata e può essere descritta con un set di restrizioni: - Universali assoluti: proprietà di tutte le lingue - Universali implicazionali: implicazioni universalmente valide (se X, allora Y) Tipologia sintattica: Joseph Greenberg Ordine basico dei costituenti: S(oggetto), V(erbo), O(ggetto). Sei combinazioni possibili, ma due più frequenti: SOV e SVO GLI UNIVERSALI LINGUISTICI: - Universali assoluti: Tutte le lingue del mondo possiedono vocali e consonanti Tutte le lingue del ondo possiedono vocali orali Tutte le lingue del mondo hanno almeno tre vocali: /i/, /a/, /u/ Tutte le lingue del mondo hanno parole, sintagmi, frasi Tutte le lingue del mondo distinguono una classe di parole che designa entità (nomi), e una classe di parole che designa eventi (verbi) Tutte le lingue del mondo hanno una costruzione negativa - Universali implicazionali: Se una lingua ha suoni fricativi, allora avrà anche quelli occlusivi Se una lingua ha vocali nasali, allora avrà anche quelle orali Se una lingua sviluppa una flessione, allora ha anche la derivazione Se una lingua sviluppa la categoria del genere, allora distingue anche la categoria di numero. Gerarchie implicazionali: singolare > plurale > duale > triale > paucale WALS: World Atlas of Language Structures LE LINGUE INVENTATE: Lingue pianificate: non nate spontaneamente dai parlanti, ma ideate a tavolino, nascono spesso come lingue prima scritte. (Es. esperanto, fine comunicativo). Kligon di Star Trek, lingue di Tolkien, na’vi (fine ludico) Esperanto: autore -> Zamenhof, data di nascita -> 1887, lingua agglutinante
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