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La Devianza Sociale: Durkheim, Weber e Simmel, Schemi e mappe concettuali di Sociologia della devianza

Il concetto di devianza sociale attraverso la lente di Durkheim, Weber e Simmel. Durkheim vede il suicidio come un fenomeno sociale, Weber analizza il comportamento umano e la cultura in cui si situa, e Simmel indaga sulla gamma infinita di relazioni sociali. anche della scuola di Chicago e la sua approccio ecologico all'analisi delle realtà urbane.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 14/04/2022

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gigi_00 🇮🇹

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Scarica La Devianza Sociale: Durkheim, Weber e Simmel e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Sociologia della devianza solo su Docsity! LEZIONE 9 Studi di Durkehim rela/vi al SUICIDIO: nel 1897 egli scrive “il suicidio”, dis/nguendone varie /pologie. Per lui il suicidio prima di tu=o è un fa'o sociale, e per tanto va studiato come tale. Egli individua nei suoi studi 4 /pologie di suicidio: 1. Suicidio anomico => si verifica nei periodi in cui non solo non ci sono pun/ di riferimento, ma in quei momen/ in cui l’uomo non riesce più a dare un senso alla sua esistenza. Si tra=a di un suicidio dovuto a uno smarrimento totale e impotente della persona, che sente di non avere più alcuna possibilità, alcuna persona intorno a se; si trova in un totale senso di confusione e di solitudine rispe=o al senso sociale, a=orno alla persona c’è il nulla. Si tra=a di un vuoto esterno che poi si trasforma in un vuoto interiore della persona. 2. Suicidio egois;co: l’uomo si sopprime a causa del dolore insopportabile a cui preferisce esiliarsi rispe=o alla vita piu=osto che sopportare il dolore. Chi compie questo /po di suicido è “egoista” perché è completamente centrato su se stesso, non pensa alla famiglia o agli altri ma è indirizzato solo verso il proprio dolore. 3. Suicidio altruis;co => si tra=a di un a=o in cui si muore per qualcosa, per qualcuno. Si muore in nome di qualcosa (es. un ideale) , o in nome di qualcuno. 4. Suicidio fatalista => si tra=a di una sorta di via di mezzo tra una forma di ipersocializzazione e di abbandono rispe=o a determinate situazioni consolidate. ES. suicidio per fatalismo, per onore, ecc. ma anche ad esempio il comandante di una nave che cola a picco con la sua nave. Durkheim è colui che si è maggiormente interessato al problema della devianza, e a quello del consenso sociale. MAX WEBER => 1864 - 1920 Appartenente Alla scuola tedesca, Weber si occupa di quello che egli definisce l’AGIRE SOCIALE. L’azione secondo weber è sempre sogge8vamente orientata: quindi tu=e le azioni umane hanno secondo lui un senso, sono mo/vate e orientate. Non esistono azioni insensate, e senza mo/vazioni che le precedano. L’azione weberiana infaX essendo soggeXvamente orientata è quindi interpretabile dagli altri soggeX, che a loro volta la intepreteranno in maniera soggeXva. L’azione ha un buon grado di prevedibilità, ed è legata ad esso. Alcune sono maggiormente prevedibili e altre meno, ma lo sono. Egli iden/fica più /pi ideali di azione: 1. Azione razionale rispeRo allo scopo => è la più concreta, perchè qui ho uno scopo e adeguo i miei mezzi allo scopo. È estremamente importante in questo /po di azioni la coerenza tra quello che io svolgo per raggiungere lo scopo e lo scopo stesso. È infaX anche la più prevedibile. ES. azione di natura economica, tecnica. 2. Azione razionale rispeRo al valore => anche questa deve avere il requisito della coerenza. Qui infaX non importa che l’azione abbia successo, l’importante è che l’azione sia coerente rispe=o al sistema di valori di chi la compie. Qui insomma ci si man/ene coeren/ rispe=o ai propri valori non dando importanza invece al risultato, allo scopo da o=enere. 3. Azione affeVva => è data appunto dall’affeXvità, emo/vità, dalla sen/mentalità. Si tra=a di un /po di azione che infaX è scarsamente prevedibile proprio perchè è de=ata da ques/ impulsi emo/vi, sen/mentali possiamo dire. 4. Azione tradizionale => qui si agisce secondo abitudini, secondo tradizioni acquisite. Non c’è uno sforzo di pensiero, di coerenza, o di principio, ma è l’azione a de=are la regola. Weber iden/fica poi dei /pi ideali di POTERE: 1. Potere razionale => legalità degli ordinamen/ statui/; 2. Potere tradizionale => cara=ere sacro delle tradizioni valide da sempre; 3. Potere carisma;co => valore esemplare di una persona; ==> ma cosa c’entra la devianza in tu4o ciò? Weber fa un analisi più ar/colata di quanto sembri: egli innanzitu=o analizza il comportamento umano, e in secondo luogo, analizza la cultura in cui questo stesso comportamento umano è situato, perchè effeXvamente, ogni /po di comportamento umano è situato ed è collegato a un determinato /po di cultura: infaX abbiamo de=o che la cultura da un senso all’agire umano. Quindi i comportamen/, si sono razionali rispe=o allo scopo o al valore, si sono affeXvi, si sono tradizionali, ma tuX sono incarna/ e radica/ in quel grande bacino che è la cultura, che da senso, da significato, fa da guida per tu'e le azioni , per tu8 i comportamen/, per tu8 i valori che guidano l’uomo. Ovviamente quindi tuX i comportamen/ sono diversi, in relazione al fa=o che la cultura è diversa, e i valori di riferimento anche, e quindi in questo senso Weber si pone effeXvamente su un piano di rela;vismo culturale. Egli infaX, individua dei fenomeni culturali e vede che a seconda del contesto, ques/ assumono degli aspeX, delle cara=eris/che e delle interpretazioni estremamente diverse tra loro. ES. pros/tuzione => in determinate culture, essa è un qualche cosa di estremamente immorale, perchè va proprio contro al sistema is/tuito dei valori; ma in altri contes/, sopratu=o storici, la pros/tuzione era una cosa posi/va, non sicuramente immorale, ma anzi quasi un qualche cosa di patrioXco, perchè le pros/tute aiutavano a sollevare il morale ai solda/ nei periodi di guerra. Quindi non si puo dire che la pros/tuzione è immorale, perchè essa lo è solo in relazione un determinato contesto storico e culturale, questo perchè è proprio la cultura stessa che fa da guida a tuX i comportamen/ ,agli usi, e alle azioni abitudinarie e non. GEORGE SIMMEL => 1858 - 1918 Egli è forse colui che si interessò meno al problema della devianza; Simmel studia la società e la sua geometria di relazioni. Egli vede la società come una forma di solido con all’interno tan/ /pi di relazioni, di legami, e lo studio della sociologia per lui è proprio lo studio della geometria degli accadimen; sociali; per cui la società è una geometria di relazioni e interazioni. Egli sos/ene che le interazioni fra individui abbiano una gamma molto ampia: possono essere amichevoli, in/me, deta=e dall’indifferenza, dalla repulsione, dal fas/dio; quindi abbiamo una gamma di possibili /pologie relazionali pressoché infinita, e ai due poli di queste infinite possibilità abbiamo l’aRrazione e la repulsione. Simmel si occupa infaX del rapporto io - società => che egli vede come una simbiosi costante di cooperazione e confli=o, di dominio e di dipendenza, di vicinanza e di lontanava, di amore e odio, di a=razione e di repulsione. La TEORIA DELLE CERCHIE SOCIALI di Simmel dice che c’è una pluralità di cerchie di appartenenza nelle società moderne e industrializzate. L’individuo moderno è a=raversato da tante cerchie relazionali: si può trovare un parallelismo tra la solidarietà meccanica di Durkheim e la solidarietà organica; infaX vi sono due modelli contrappos/ => nella solidarietà meccanica c’è una società estremamente coesa, mentre nella seconda la societa è frazionata secondo la divisione del lavoro e interdipendente in cui emerge l’individuo. Se le societa industriali erano cara=erizzate da cerchie concentriche in cui l’individuo si trovava in mezzo ed era controllato dalla cerchia familiare, degli amici, e da quella is/tuzionale, conseguentemente le cerchie relazionali erano integrate e coeren/. Il dramma della modernità e della post modernità è che da un modello di coerenza e fusione con poca libertà (l’uomo pre-industriale non è un uomo libero infaX a prendere le decisioni era la famiglia, in par/colare l’uomo più anziano, e anche la tradizione), perchè è parte del corpo comunitario, tra 800 e 900, vista la situazione con nuove tecnologie, emerge L’INDIVIDUALITA’ funzionavano le norme della societa americana di allora, non le avevano di certo interiorizzate come dei soggeX che erano na/ e cresciu/ in questo contesto. Notarono quindi che nessuno dei due /pi di controlli funzionava; entrambi ques/ due /pi di controlli erano estremamente deboli. A sua volta un controllo sociale blando, debole, favorisce al disorganizzazione sociale. - Sulle tradizioni e sui valori => che venivano importa/ in questo caso dai contadini polacchi; in questo caso avevano notato che dopo essersi insedia/ cambiavano anche i valori di ques/ stessi contadini, che si ampliavano che si aprivano ai valori e alle tradizioni della societa americana in cui si venivano a insediare. Ques/ due studiosi dicono sostanzialmente che: il reato può essere una reazione da parte di una persona al disagio percepito per il faRo di trovarsi all’interno di una disorganizzazione sociale, quindi di un mancato controllo sociale, di un cambiamento rispe=o alla prospeXva relazionale al quale non era abituato. Quindi la devianza non è causata dall’individuo in quanto tale, perchè si parla di “disagio percepito a causa di”, pero di fa=o, una societa disorganizzata, con scarso ordine e controllo sociale, è terra più fer/le in questo senso per portare l’immigrato polacco (in questo caso) a compiere aX devian/. Il confliRo secondo i sociologi del confli=o viene visto come s/molo al cambiamento, non c’è cambiamento se non c’e crisi. E da ogni crisi, ci sara nuovamente un passaggio a un nuovo equilibrio , perchè non è possibile ripris/nare le medesime condizioni di prima, ci sara sempre un qualche cosa di modificato. IL MUTAMENTO SOCIALE => è infaX sicuramente posi/vo; occorre trasformare la disorganizzazione sociale in un una nuova organizzazione a=raverso un periodo di mutamento societario. In questo caso loro ado=arono un po la metodologia di Weber dei ;pi ideali, e declinarono 3 /pi ideali riguardo l’acce'azione o la non acce'azione del cambiamento. Il cambiamento secondo ques/ studiosi viene favorito oppure sfavorito da una simbiosi , un matrimonio tra: predisposizioni personali, aXtudini, valori e tradizioni, che in qualche modo frenano la loro ambizione o la pura personalità nell’individuo, incanalandolo in un /po di comportamento che ovviamente è socialmente acce=ato. I desideri dell’uomo infaX sono sempre un po controlla/ dalla societa in quanto tale, perchè per stare in società occorre tenere leggermente a freno tu=e quelle che sono le nostre predispozioni i nostri desideri o i nostri is/n/. Comunque, ques/ due autori, per ideare i 3 ideal /pi di cui parlavamo, partono dalla convinzione per cui i bisogni umani sono sostanzialmente un insieme di desideri di: - avere nuove esperienze, di essere s/mola/, di conoscere cose nuove; - Affermazione e dominio: abbiamo bisogno di essere s/mola/, di apprendere cose nuove, ma anche di affermarci , di dominare, di essere produXvi, anche per col/vare la nostra autos/ma; - Essere acceRa;, corrispos/, apprezza/ socialmente; - Sen/re un senso di sicurezza e tentare la fuga dalla paura; Sulla base di cio, e sulla base di questa dinamica tra più fa=ori che favorisce o sfavorisce il cambiamento, emergono i 3 ideal;pi, che presentano quindi un diverso grado di apertura o di chiusura rispe=o ai cambiamen/: 1. FILISTEO => è la persona che per sua predisposizione personale va in crisi quando ci sono dei cambiamen/, delle interferenze. È rassicurato dalla rou/ne, da una rou/ne sempre uguale. Nel momento in cui va in crisi è molto rigido nei confron/ dei possibili cambiamen/, non è ne aperto ne favorevole. È un /po che ostacola il cambiamento inoltre, perchè non è una cosa ne che corrisponde a una sua dimensione cogni/va ne a una sua dimensione emo/va. => parlano di un /po umano conformista, rigido; 2. BOHEMIEN => un /po aperto a tu'o, perchè non ha una vera stru'ura. Non è aperto perchè è consapevolmente aperto al cambiamento, ma perchè è semplicemente astru=urato, non ha una stru=ura , non c’è niente che non gli vada bene proprio perchè non ha una sua stru=ura che lo direziona e che gli dice se acce=are o non acce=are delle cose. Non ha un metodo, ne mentale, ne di s/le di vita. 3. CREATIVO => è l’unica figura realmente posi/va al cambiamento. Viene de=o innovatore, perchè non nega la tradizione, anzi, ma è pronto e molto aperto alle varie innovazioni. È molto stru=urato e riesce a sos/tuire delle tradizioni non più funzionali con delle innovazioni che ri/ene più efficaci. Questo contributo è un contributo tu=’oggi importan/ssimo nel pensiero sociologico perchè fu la prima ricerca di natura etnografica volta proprio a osservare il contesto dell’immigrazione statunitense negli anni 20. Con/nuiamo la nostra analisi nel pensiero della scuola di Chicago.. Vi è una forte polemica in ques/ autori nei confron/ della tradizione europea e alla rela/va concezione di Stato e Diri'o come strumen/ di intervento rispe=o ai problemi sociali; Ques/ autori si sentono degli ingeneri sociali: il loro è un approccio molto pragma/co come abbiamo de=o, a loro interessava analizzare il campo sociale, il /po di organizzazione sociale , il grado di disorganizzazione e le rela/va cause, e una ricerca di azione interven/ di Problem solving. Questo è il loro approccio; Alla fine dell’800, Chicago era una ci=à molto simile alle ci=a europee; due autori della scuola di chicago, Ernest Burgess e Robert Pack nel 1915 , fanno un analisi demoscopica delle varie aree urbane, e osservano che ciascuna di queste aree ha una demografia par/colare, una composizione par/colare, è connotata o meno da autoctoni oppure da immigra/. Vedono quindi un po la cromostoria degli insediamen;, notando che ques/ si sviluppano sempre a mo di anelli concentrici. A inizio 800 succedono infaX due cose estremamente importan/: 1. L’immigrazione 2. Espansione dell’area centrale della ci=à di chicago ==> dove vanno a finire infaE ques: immigra: che arrivano a inizio 800? Per rispondere osserviamo il modello a cerchi concentrici elaborato da ques/ due autori. Gli immigra/ inizialmente, si stabiliscono ovviamente a=orno al centro della ci=à per poter lavorare. Questo schiacciamento , questo arrivo di massa abbastanza repen/no, di persone con culture estremamente diverse, comportamen/ diversi, ecc, fece si che gli abitan/ autoctoni che prima lavorano nell’area centrale, si allontanarono, e andarono in una porzione, in un area, ancora più lontana dal centro. E qui si forma la teoria del gradiente => man mano che le persone aumentano, migliorano, il loro s/le di vita , con maggior salari, maggiori possibilità, ecc, gli abitan/ si spostano sempre di più dall’area centrale, spostandosi verso la periferia. Quindi arrivano al centro partendo da un determinato status sociale, e poi si spostano dal centro nel momento in cui hanno raggiunto un miglior status sociale. Gli studiosi, osservarono che la zona in cui si concentrava una maggiore disorganizzazione sociale era sicuramente appunto quello della zona di transizione. Il controllo sociale qui è quasi zero, l’infomralità e le tradizioni si disgregano per il controllo che è estremamente diverso, complesso. Poi man mano che le condizioni migliorano, vi è la zona in cui le persone lavorano, ovvero la Working Class Zone, e a seguire la zona Residenziale e via dicendo, che sono ovviamente più ordinate socialmente. DEFINZIIONI TERMINOLOGICHE Devianza: condo=a che diverge dalle regole che disciplinano il buon funzionamento di una comunità; essa non necessariamente viola norme formalmente is/tuite. Suscita disapprovazione, disappunto, e anche reazioni sanzionatorie, come: - biasimo occultato - Pe=egolezzo che amplifica e/o distorce - Emarginazione sociale - Aggressione fisica Criminalita: violazione di norme, leggi esplicite , is/tuite dal potere legisla/vo il cui controllo è delegato agli organi di polizia e all’autorita giudiziale. Diversità: constatazione che individua in singoli o gruppi delle cara=eris/che innate, etniche, o culturali (apprese) che sono “altro” rispe=o alla maggioranza della popolazione in un dato contesto (in un dato luogo, in un dato periodo) NORMALITA E DEVIANZA: ESTREMI DI UN CONTINUUM “Non bisogna dire che un a'o urta la coscienza comune perchè è criminale, ma che è criminale perchè urta la coscienza comune” Emile Durkheim, “La divisione del lavoro sociale, 1893” => quindi è la coscienza comune, è il sen/re comune che decide, che si aggrappa a un sen/re e a dei valori comuni che difficilmente vengono accantona/. Possiamo avere 4 visioni e ;pologie di Devianza, che possiamo definire come: - comportamento che viola le norme , regole , a'ese da parte dei membri di un dato sistema sociale, valutato nega/vamente dalla maggioranza. - Comportamento che si discosta dalla media dei comportamen/, ovverosia una anormalità di /po sta/s/co - Violazione di regole sociali che riguardano le condo'e di ruolo, risultando disfunzionale al sistema. - Definizione a=ribuita ad un dato comportamento da parte di chi è in conta'o dire'o o indire'o con questo.
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