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Analisi Sistemica Regimi Totalitari: Potere, Disciplina e Legittimità - Prof. Canzano, Appunti di Sociologia Politica

Un'analisi sistemica dei due regimi totalitari nazista e sovietico, esplorando le strutture che costituiscono l'arena dove si contende il potere, le definizioni fondamentali come politica, potere e autorità, e il legame tra potere e legittimità. Anche il concetto di carisma e il ruolo del partito politico all'interno del sistema politico.

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 15/03/2024

Lauretta.98
Lauretta.98 🇮🇹

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Scarica Analisi Sistemica Regimi Totalitari: Potere, Disciplina e Legittimità - Prof. Canzano e più Appunti in PDF di Sociologia Politica solo su Docsity! SOCIOLOGIA POLITICA E SICUREZZA INTERNAZIONALE Appunti  Tra politica e società. Ceccarini-Diamanti. (No 1° cap parte prima- no 4° cap no 6° no 8°)  La rete degli invisibili. N. Gratteri (lettura)  Scenari latino-americani (no capitolo sul Venezuela) Sociologia politica  si occupa di un macro-fenomeno= questione del potere. Tenta di rispondere alla domanda “Chi detiene il potere?” Studieremo il rapporto tra potere politico e violenza. Una delle forme più macroscopiche della violenza del potere politico è il GENOCIDIO. Se il potere è organizzazione politica, quali sono le organizzazioni politiche: - Totalitarismo - Democrazia - Autoritarismo (=forma più diffusa) Come trattare il fenomeno della violenza? All’interno del potere politico. Quali sono i fondamenti del potere? Qual è il suo sviluppo? Analisi sistemica di due forme (quello nazista e quello sovietico) che vengono definite entrambe totalitarie Sottosistemi sono tutte quelle strutture che nella loro interazione danno conto ad unità del sistema politico (gruppi di pressione/di interesse | movimenti politici | partiti politici). La sicurezza internazionale dipende dalla qualità dei regimi politici. La sicurezza è data: - in primo luogo: dalla + o – grande diffusione dei conflitti internazionali (la guerra=forma di conflitto che genera violenza).; - in secondo luogo guerre di transizione guerre di faglia guerre internazionali guerra di liberazione nazionale guerra imperialista guerra civile guerriglia rivoluzione terrorismo internazionale guerra cyber guerra informale insorgenza controinsorgenza MINACCE ALL’ORDINE E ALLA SICUREZZA Terrorismo 45% della minaccia Criminalità organizzata ne due sue forme principali (associazioni mafiose e organizzazioni generali) riciclaggio racket Minacce interne all’ordine pubblico =estremismo  antagonismo e anarchismo (gruppi anarchici informali “la federazione anarchica informale”). Euroasiatismo =gruppi di estrema destra. Fenomeno quali mitologico che consiste nel ritenere l’Europa non ha niente a che fare con l’Atlantico ma ha molto a che fare con l’Asia e in della forza fisica intenzionalmente diretta all’effetto voluto da parte del soggetto attivo e non consentita da parte del soggetto passivo”. Forme violenza organizzata: - Interne alla comunità politica  guerra civile o rivoluzione. Importante non solo perché la storia è disseminata di questi eventi ma anche perché sono all’ordine del giorno in contesti internazionali differenti. GUERRA CIVILE = * La guerra civile è il punto di partenza, quella forma di violenza organizzata che si verifica tra gruppi diversi (antitetici/antagonisti) all’interno di comunità; in cui i soggetti belligeranti in conflitto sono gruppi situati all’interno della stessa comunità politica, si rompe dunque la sintesi politica. RIVOLUZIONE =2 forme: - Ascendente  una guerra civile che si trasforma rapidamente in abbattimento del potere preesistente e l’instaurazione di nuovo regime politico in modo rapido ed effettivo (es rivoluzione russa o islamica-iraniana che ha rovesciato il regime dello scià Reza Pahlavi sostituendolo con il regime degli ayatollah, attualmente al potere in una forma di autoritarismo religioso con tratti di totalitarismo); la rivoluzione è un fenomeno politico specifico che dà conto di una forma di violenza organizzata è sommovimento che parte dalla società entra nella politica (effetto )abbattendola e sostituendola ribaltando l’ordine costituito. - Discendente/permanente (tipica degli stati totalitari 20esimo secolo), parte dal potere stesso e si dirige verso la società e ha (effetto ) l’obiettivo di trasformare la società (la cultura, le regole sociali) riducendo la società strumento della politica; - Esterne alla comunità politica  * Siria, emblematicamente rappresenta l’evoluzione dalla guerra civile (la Siria è suddivisa in sunniti sciiti curdi cristiani ed ebrei) alla rivoluzione. Qui tutto ha avuto inizio con la primavera araba, ossia rivoluzioni pacifiche alle quali il potere costituito, lo stato, l’autorità (Hafiz al-Assad, padre dell’attuale presidente siriano) risponde con la violenza e a questo punto la contestazione si trasforma a sua volta da pacifica a violenta con gruppi armati clandestini. Più gruppi organizzati ostili al potere che usano il conflitto nei termini della violenza organizzata si trasforma portano alla guerra civile. Ciò succede ancora ad ibridi, ultima rocca forte in cui i ribelli continuano le ostilità, opponendosi al potere costituito. Appena prima della primavera araba vedeva al proprio interno dal punto di vista sociale una marcata suddivisione fra sunniti sciiti curdi cristiani ed ebrei. Il potere, dopo il colpo di stato del padre di Assad che rovesciò il regime instaurando un regime politico basato sul nazionalismo arabo (il panarabismo), sul quale si fonda il partito partito ba’th (dispiegato in Siria, Egitto e Iraq) antireligioso che governava nella forma dell’autoritarismo cercando dunque di tenere tutti insieme con la forza, una sorta di convivenza forzata reprimendo sistematicamente il dissenso politico con la violenza. Con la morte di Assad va al potere il figlio (Bashar al- Assad, attuale presidente) iniziano le primavere arabe fondate su una richiesta di democratizzazione del potere, infatti le prime trasformazioni a seguito delle primavere arabe sono la caduta del regime di Ben Ali (Rivoluzione dei Gelsomini) in Tunisia e di Mubarak in Egitto (rivoluzione egiziana del 2011 o Rivoluzione del Nilo), a seguito di una primavera araba, che vedranno il realizzarsi di nuove forme di potere, le quali a loro volta verranno ribaltate successivamente ad esempio in Egitto il colpo di stato di al- Sisi (2013) che ha posto fine al potere instaurato dai Fratelli musulmani (panislamismo). Questa non provoca l’abbattimento del potere vigente con un altro tipo di potere, ma il potere reagisce violentemente, costringe i manifestanti a rispondere con la violenza ed ecco che si instaura la guerra civile, aggravata dalla divisione interna alla società, inoltre il potere è nelle mani degli alauiti (costituivano solo il 6% della popolazione siriana), raggruppamento religioso fortemente imparentati con gli sciiti (non costituiva la maggioranza del paese, ossia i sunniti). i sunniti, che rappresentavano invece la maggioranza della popolazione siriana, così come i curdi non volevano più riconoscere quel potere, da qui nasce la guerra civile ancora parzialmente in corso. Qui si è rimasti alla guerra civile, non è mai tramutato in rivoluzione. Risoluzione pacifica dei conflitti  principio fondamentale che consente la coesistenza: Monopolio della forza = monopolizzazione da parte di un soggetto istituzionalizzato (soggetto chiamato ad operare in nome di tutta la comunità, riconosciuto da quest’ultima, capace di rappresentare l’intera sintesi politica e che a livello istituzionale riesce ad eliminare/ridurre il conflitto garantendo la solidarietà la coesistenzialità e la coesione a livello di gruppo) della forza fisica, quindi ricorso alla coazione. Il monopolio della forza è garantito solo sulla base della forza, solo perché chi lo detiene è più forte degli altri e riesce ad imporre agli altri il proprio dominio. Nel corso del tempo si va caratterizzando in: Monopolio legittimo della forza (Weber) = a differenza del primo è legittimo nella misura in cui è riconosciuto da tutti i componenti della comunità, da tutte le strutture le forze gli aggregati e gli elementi della comunità. Legittimato sulla base del suo riconoscimento, sulla capacità di garantire pace interna, solidarietà, coesistenza. Leviatano di Hobbes = formazione di un’autorità interna che solo esclusivamente grazie al monopolio della forza riesce a garantire la coesistenza all’interno alla sintesi politica e solo in questo modo la politica, che legittima la forza attraverso il monopolio (o monopolizza la forza attraverso la legittimità) si costituisce come potere. Ed è così che si arriva al potere come specifico fenomeno politico, cioè è la trasformazione della politica in dominio esteso su una comunità/sintesi/stato (ed è quello che intende Weber per potere= dominio legittimato dal riconoscimento su una) Una volta resa legittima la forza, la politica si caratterizza per altri principi che vi concorrono a sistematizzarla: Attribuzioni della politica (principi costitutivi conseguenti al monopolio legittimo della forza) POLITICA come primato  non solo possiede il monopolio legittimo della forza, ma anche perché si esprime intanto primato come polis (comunità politica, politica nella forma della comunità che regge e comprende in sé tutte le altre. Rappresenta la sfera della politica intesa come comunità che comprende in sé tutte le altre, tutte le sfere della comunità e si caratterizza come primato dal fatto che gli pertiene in via esclusiva il ricorso alla coazione) e primato come politia (concetto introdotto da Aristotele e si intende la struttura che dà ordine alla città, alla polis, alla comunità stabilendo il funzionamento non solo delle cariche ma di tutte le autorità che si sviluppano all’interno della comunità politica) POLITICA come indipendenza  non può dipendere da nessun’ altra sfera, né della comunità, né da altri organismi internazionali. Deve essere dotata di un certo grado di indipendenza che gli consente di esser sovrana, che gli consente di esercitare il primato all’interno di quella comunità. La politica è autonoma (=non è influenzata dal punto di modo rappresenta ciò? Rappresenta l’incarnazione del potere nella misura in cui riesce ad ergersi leder/guida/capo di quella determinata sintesi politica. Come si reputa questo potere carismatico? Tramite il riconoscimento da parte della comunità nei confronti di questo individuo (guida). Facendo riferimento alla definizione di legittimità, il potere carismatico il giusto titolo da detenere da parte di un leader avviene sulla base di un riconoscimento verso le qualità eccezionali che lui possiede, che la comunità gli riconosce. Il potere carismatico non è un potere statico, che si perpetua, non evoca uno scenario passato che oggi siamo chiamati a rivivere o ristabilire, ma è un potere completamente nuovo, che viene raffigurato ad una persona per creare un sistema politico nuovo, un nuovo orizzonte politico nuovo (i leader carismatici vengono spesso chiamati guide es Fuhrer, Duce, ossia colui che conduce, personaggi ai quali viene affidata la guida della comunità). Potere nuovo affidato ad una persona per creare un sistema politico nuovo, per prefigurare uno scenario politico nuovo. Il potere carismatico poggia sulla dedizione straordinaria al carattere sacro o alla forza eroica o al valore esemplare di una persona e degli ordinamenti rivelati e creati da essa. I sistemi totalitari (soprattutto quelli nazifascisti) si sono fondati sulla figura carismatica di un leader. Rapporto che viene a crearsi nelle dinamiche di questo tipo di potere: rapporto LEADER-SEGUACE. Leader = dotato del massimo del potere, che esemplifica nella sua persona il potere. Seguaci =comunità, insieme di seguaci disposti a condividere lo stesso tipo di scenario, destino. Comunità di destino: unisce il destino del leader (e quindi dello Stato) e il destino della comunità, non vi è separazione tra i due destini (si costituisce un unicum che soggetto alla stessa sorte). Perché si obbedisce al leader carismatico? Perché questo sistema ricorre alla legittimità? La legittimità ricorre nel momento in cui la comunità riconosce al leader la giusta detenzione del potere. 2) Tradizionale = Tipo di sistema che perpetua il potere. Potere chiamato a trasmettere alla futura comunità quel tipo di potere dal punto di vista della sua statuizione con tutte le caratteristiche che possiede. Poggia sulla credenza del carattere sacro della tradizione es. papato (da traditio =trasmettere. un complesso di regole, di valori, tradizioni) es il potere regio, l’investitura. La legittimità in questo caso come funziona? La credenza da parte della comunità nella validità e nell’attualità di quel complesso di regole tradizionali e valori fa sì che chi detiene il potere e quindi è chiamato a perpetuarlo possegga il giusto titolo, ne sia investito legittimamente. 3) Razionale = poggia sulla credenza nella legalità e negli ordinamenti statuiti. Chi incarna il potere protempore lo fa seguendo le norme stabilite, procedure stabilite. E quindi è razionale nella misura in cui il potere è legittimato dal rispetto delle regole, dalla detenzione che poggia sulla base di regole costituzionali ad esempio. Potere politico diverso dagli altri tipi di potere (che non sono costitutivi delle relazioni) POLITICA COME CONCETTO Nel sistema politico, il potere è l’essenza, solo alla politica si imputa il ricorso al monopolio legittimo della forza. Solo il potere politiche detiene il ricorso alla coazione. Concetto relazionale di potere: potere = relazione tra unità sociali (individui o gruppi), in modo che si determinino comportamenti diversi a seconda se si detiene o si subisce il potere. Sotto questo pdv il comportamento dell’unità sociale R (subisce) dipende dall’unità sociale P (detiene). P esercita potere su R affinché R faccia un qualcosa, questo è possibile solo se P influenza/costringe R a fare qualcosa o lo punisce per non averlo fatto. (tipo positivo) Difficilmente un potere politico puo stabilire azioni positive, come invece avvengono all’interno di realtà aziendali o religioso o familiare. Concetto istituzionale di potere: P esercita un potere su R affinchè R non faccia determinate cose e succede solo se P influenza R a non fare qualcosa, impedisce R a fare qualcosa o punisce R se l’ha fatto. (tipo negativo| il detentore del potere lo esercita inibendo un determinato repertorio comportamentale). La sfera politica attiene a questo tipo di relazione per le relazioni che si instaura è fatta prevalentemente di divieti (es ambito penalistico) POTERE POLITICO specifica realtà istituzionale alla quale pertiene in forma esplicita il ricorso alla forza, alla coazione per il mantenimento dell’ordine civile e della pace interna monopolizzando a tal fine la forza. AUTORITA’ = è una specie del genere potere politico perché possiede caratteristiche che nella generalità il potere politico non detiene. (deriva dal latino àugeo dal quale discende auctoritas. Augeo verbo che sta per accrescere, ingrandire, rafforzare, dare potenzialità). E’ capace di ottenere obbedienza in virtù non della sanzione coercitiva ma del consenso, che ne deriva dall’essere considerata sia in relazione all’esercizio al potere sia in consonanza con un sistema di valori. E’ quel tipo di potere dotato di consenso e consonanza di valori rispetto a quelli professati dalla comunità. E’ possibile l’esercizio del potere se la comunità non riconosce a quel potere lo stesso sistema di valori, che professa dei valori differenti da quelli professati dalla comunità? gran parte del fallimento del multiculturalismo è dovuto al fatto che queste minoranze non hanno niente a che fare col sistema di valori di chi detiene il potere. la mancata integrazione (riconoscimento e condivisione di valori) tra la maggioranza della popolazione e i singoli “ghetti” è la causa dei disordini che vanno a crearsi all’interno di una società (es il secondo tipi di terrorismo, quello che ha origine all’interno di una società perché trova un umus favorevole affinchè si sviluppi) Consenso: (dal latino sentire insieme) si conferisce al potere. Determinante nella costituzione dell’autorità e nel suo mantenimento e nelle prospettive di durata nel lungo periodo. Senza consenso i sistemi crollano, proprio com’è crollata la prima Repubblica (inizio anni 90, quando il vecchio sistema di partiti è crollato. Esso composto dalla DC e dal PCI che detenevano il 70% (Habermas): la popolazione segue ideologie diverse, professano valori diversi. Habermas propone, per un sistema politico più unito, alimenta la fede rispetto ai principi costituzionali fondamentali (patriottismo costituzionale) Stato fragile: stato che dai suoi presupposti di fragilità (incapacità di controllare l’ordine la sicurezza pubblica, un abbassamento del livello economico) può derivare una situazione di insorgenza. Fallimento: lo stato non più controllo dei confini, dell’ordine, del territorio e tale fallimento deriva dalla mancanza delle 4 capacità. Quarta tappa ESITO AMBIENTALE (esito) consiste nella modificazione che la decisione ha operato all’interno dell’ambiente, del sistema politico nel suo complesso. Il risultato che il sistema politico ha prodotto da cui si determina il feedback, ossia circuito di retroazione che consente di capire se la politica ha dato i suoi esiti. Le decisioni producono un cambiamento (esito) Se le decisioni non producono cambiamento (producendo benessere) all’interno della società, il feedback ci dice che il sistema politico deve ripartire da capo (immissione). La mafia… FAMILISMO AMORALE (coniata da Banfield, antropologo americana): Comportamento orientato verso il soddisfacimento degli interessi propri e della famiglia, a discapito di quelli pubblici. (tipica dei comportamenti mafiosi) Come si strutturano le mafie? Attraverso famiglie (ndrine) Da qui ha origini il sistema ad integrazione clientelaresistema politico localizzato, che ha una prevalenza in determinate aree geografiche dove l’integrazione politica segue lo stesso principio del familismo amorale. E’ orientato all’elargizione di favori solo ai membri della famiglia, all’onorata società. Da qui origina il fenomeno mafioso. In merito all’argomento Merton ha sviluppato un’idea in merito alla funzionalità dei sistemi: ognuno di essi è funzionale rispetto ad un determinato ambito. CONFINE  È ciò che distingue, separa le questioni sociali con quelle politiche. PROCESSO POLITICO (vasta successione di interazioni) Quando una domanda diventa una domanda politica? quando a quel problema la società non è in grado di far fronte (assume rilevanza politica). Politica pubblica  norma formulata da un’autorità governativa che esprime un’intenzione di influenzare il comportamento (a livello individuale/collettivo) dei cittadini attraverso l’uso di sanzioni positive o negative (Ted Lowie- approccio delle politiche pubbliche legato alla coercizione). Si compone:  Attraverso una pluralità di provvedimenti  Promana sempre da un’autorità pubblica, dotate di una peculiare legittimità, alla quale si associa il controllo diretto o indiretto di risorse coercitive  Ha valore normativo  Si riferisce ad un determinato ambito di problemi sociali  Di essa fanno parte integrante sia i processi a monte che a valle dell’attuazione attuazione) Il processo inizia attraverso le commissioni parlamentari, o da un decreto All’interno di un sistema politico sono presenti una miriade di politiche pubbliche, 4 tipi: 1. Politiche distributive  caratterizzate dalla distribuzione di benefici, che ha una basta individuale o di gruppo. Risorse che possono attribuire a gruppi (ad esempio verso le categorie svantaggiate| verso aziende che producono determinati beni, dando incentivi alla produzione ad esempio di materiale sanitario | finanziamenti economici verso aziende che rispettano l’ambiente) 2. Politiche redistributive attengono alle politiche sociali. Welfare state. Avviene attraverso una politica di redistribuzione fiscale: prelevare da redditi individuali per garantire a tutti i servizi pubblici. Politica che attiene al trasferimento di risorse, da un ampio bacino sociale ad un altro, prevede l’impiego di risorse dell’intera società al fine di garantire uguali opportunità o stessi standard 3. Politiche regolative  attengono alla produzione di norme, tutti quei provvedimenti, misure (es cod. della strada o leggi sull’ordine pubblico o antiterrorismo o antimafia) atte a modificare il comportamento individuali o collettivi 4. Politiche costituenti  attengono alla costituzione di autorità indipendenti (privacy, antitrust) che garantiscono il buon funzionamento di quell’aspetto 02\04 SINTESI… POTERE POLITICO Si distingue in potere relazionale ed istituzionale: - Relazionale: 2possibilità di relazioni (facere  un comando, un’imposizione, un comportamento da tenere. Accezione positiva) e (non facere, il comando contiene un divieto. Quello che caratterizza di più il sistema politico). Ci possono essere delle eccezioni di natura sistemica in cui si può prevedere un facere ma non sono caratterizzanti del sistema in quanto tale. - Istituzionale: potere formalizzato, che ha bisogno di un’organizzazione (potere come organizzazione). Il potere politico inteso dal pdv sistemico Si divide in sistema (interazione che ricorre tra le strutture/funzioni interne ad un sistema) processo (successione di interazioni, suture interne al sistema politico) strutture (attori che presi nel loro ruolo e nelle loro attività sistemiche svolgono un certo tipo di funzioni) Il potere politico Si distingue da tutte le altre forme di potere (famiglia, scuola, azienda) perché nessun altro di questi pertiene in forma esplicita il ricorso del monopolio della forza. La sua costituzione è il possesso il monopolio legittimo della forza, che nessun’ altra istituzione può possedere o prevedere di possedere all’interno della società. Ed è proprio perché si tratta di un’organizzazione istituzionalizzata, riconosciuta da tutti come tale che il potere si possa esplicitare in modo legittimo il potere, viene quindi riconosciuto legittimamente il suo potere. sistemi politici diceva che ogni tipo di decisione possiede un certo grado di valutazione economica e va a dispiegare gli effetti nella sfera economico-finanziaria, quindi tutte le domande stabiliscono degli interessi diversi). Nella rilevanza politica di una domanda è contenuta una certa valutazione economica. Lo struttural-funzionalismo presuppone la polifunzionalità/multifunzionalità delle strutture, quindi se dell’aggregazione degli interessi se ne occupa principalmente il gruppo di pressione, non è detto che non se ne possono occupare altri, perché i gruppi di pressione fanno sia articolazione in via principale che altre funzioni. Quindi l’articolazione è prerogativa del gruppo di pressione ma anche di atri attori (a cominciare dal gruppo di pressione) 2° fase: aggregazione degli interessi trasforma/aggrega le domande in politiche vere e proprie, ossia va a predisporre piattaforme programmatiche, è cioè quella fase in cui si vengono composti all’interno di un programma per poi sottoporla alla sua distribuzione o redistribuzione. L’aggregazione è la strutturazione degli interessi, vengono composti, trasformati in programmi di azione pubblica. E all’interno di tali interessi c’è tutto, tutto quello che una società ha al suo interno, tutti i problemi sociali, tutte le possibili soluzioni. (il covid-19 non è solo un problema sociale, ma anche la capacità operativa di importanti strutture di difesa, a cominciare dalla NATO, perché indebolisce rispetto ai due nemici principali: Russia e terrorismo internazionale). Quando si fa una politica pubblica occorre tener conto di tanti attori, tanti risvolti. Ecco perché ad una domanda deve seguire l’aggregazione degli interessi (tutte le possibili soluzioni rispetto a tutti quei problemi potenziali). La pandemia pone dei problemi in ambito di criminalità organizzata (‘Ndrangheta) che sta approfittando della situazione per aumentare la propria capacita di influenza occupazione del territorio soprattutto in termini economici (Gratteri) 3° fase: formazione delle norme  corrisponde alla produzione della legislazione. Funzione svolta dal sistema politico attraverso la produzione legislativa. 4° fase applicazione delle norme, legata alla messa in atto. Molte politiche pubbliche non funzionano perché pur dotate di buone intenzioni, nella messa in atto, l’inefficienza, l’impotenza della PA può vanificare le buone intenzioni (es nella lotta al riciclaggio, nell’ambito scolastico in cui la burocrazia non funzionando vanifica le politiche mirate alla scuola). 5° fase: amministrazione delle norme ossia il sistema sanzionatorio che la norma porta con sé e che deve essere amministrata. Molto spesso tale sistema (sanzionatorio) non è efficiente (es caso delle violenze di genere) e ciò ha come conseguenza l’incapacità di prevenire i reati. 6° fase: socializzazione politica  sta per mantenimento o per cambiamento delle culture politiche presenti un sistema politico. La socializzazione politica attiene alle culture politiche (ossia ideologie/sistemi di pensiero legati alla politica che influenzano i comportamenti politici). Ciò che stabilizzano un certo sistema di pensiero in relazione alla politica è dato dalla socializzazione. La socializzazione politica è l’avvicinamento alla cultura politica, cioè aderirvi o comportarsi in modo che quella cultura politica venga modificata. Alla socializzazione politica contribuiscono quelle agenzie sociali che influenzano il comportamento (es. famiglia che può fornire un certo tipo di cultura politica). La socializzazione attiene a divulgare delle culture o cercare di cambiarle. Il movimento è il principale attore in materia di socializzazione politica (rispetto soprattutto all’estremismo politico, alla violenza politica, entrare in clandestinità diventare gruppi terroristici), producono cambiamenti all’interno delle culture politiche (es movimento del 68, no global, femministe) predisposti nel cambiamento, nel favorire la socializzazione legata al cambiamento politico, presuppone il passaggio da una certa cultura politica di un’altra favorendo la socializzazione politica. Come dice Weber il potere razionale/legale (riferito alla democrazia che poggia sulla bontà delle leggi, delle istituzioni) poggia sull’alimentazione costante della fede nella legittimità, dunque prevede una socializzazione costante verso le regole democratiche, e quindi verso la democrazia. La sfiducia nelle istituzioni dipende da una non efficace socializzazione del nostro sistema politico verso la democrazia. Le uniche istituzioni che godono di una legittimità (fiducia) al 70% sono le forze dell’ordine: la fiducia verso le istituzioni sta sotto il 50%, non c’è un efficace socializzazione politica verso la legittimazione delle istituzioni (es nella cultura della legalità, in riferimento alla mafia, come diceva Weber alimentare la fede nella democrazia, nelle regole democratiche che attengono alla legalità del comportamento individuale e collettivo istituzionale. Il deficit di cultura della legalità è dovuto all’attività delle mafie ma è dovuta anche e forse soprattutto ad una mancata socializzazione verso la cultura della legalità. La lotta alla mafia non è condotta soltanto dalle forze dell’ordine, non attiene solo al penale ma anche al sociale, dal punto di vista della socializzazione politica che alimenti la cultura della legalità. Essa nonostante le lotte della magistratura, delle forze dell’ordine, non sta aumentando.) Oggi più che mai i capi mafia sono capaci di risolvere molti problemi, chi accetta aiuti da organizzazioni criminali si lega ad essa, la criminalità organizzata va ad occupare quelle posizioni che lo stato non occupa, divenendo una istituzione sociale in grado di risolvere i problemi (le banche concedono molto difficilmente prestiti ed è qui che subentra la mafia con lo strozzinaggio, poiché dispongono di liquidità, e il guadagno sta nell’obiettivo di impossessarsi del tessuto economico/occupazionale e dunque delle attività commerciali) 7° fase: reclutamento politico  la sua funzione attiene alla capacità di ogni sistema politico di dotarsi del personale politico a tutti i suoi livelli (amministrazione pubblica, governo, parlamento, partiti e tutte quelle organizzazioni che concorrono alla formazione del sistema politico).il reclutamento politico non è indifferente al di interesse pone una questione che assume rilevanza politica diventa gruppo di pressione. Il gruppo di pressione è sempre gruppo di interesse ma non al contrario. I gruppi di pressione vengono identificati spesso in USA come lobby. Tutti i gruppi potrebbero essere considerati gruppi di interesse (gruppo parrocchiale, l’associazione polisportiva, la confindustria ecc.) perché hanno degli interessi da rappresentare. I gruppi di pressione sono tutti quelli che agiscono all’interno del sistema politico, i quali fanno capo ad interessi rilevanti internamente al sistema, interessi che possono essere economico-finanziari o interessi simbolici/valoriali/culturale (il loro interesse è costituito dalla promozione di valori/simboli). Definizione Truman ci dà una prima definizione: il gruppo di pressione è quello che opera sulla base di atteggiamenti condivisi e che se ne fa portatore presso altri gruppi del sistema politico. Un gruppo per essere tale deve raggruppare un certo numero di individui che hanno le stesse intenzioni/atteggiamenti, stessi interessi che portano attraverso l’attività della pressione verso altre strutture/istituzione del sistema politico (es. lobby, gruppo che ha gli stessi interessi da rappresentare, condivisi al loro interno, il quale fa pressione affinché tali interessi vengano soddisfatti). Essendo la democrazia caratterizzata principalmente, dal pdv socio-politico (cioè sistemico), dal pluralismo interno, i gruppi di pressione sono la linfa vitale (non c’è democrazia senza pluralismo, e quindi i gruppi di interesse/pressione), altrimenti chi rappresenta gli interessi? (nel regime fascista se ne occupavano lei fasci e le corporazioni, cioè organizzazioni istituite dallo stato stesso). L’essenza della democrazia sta nel pluralismo dei gruppi che, dall’attività competitiva, garantiscono il conseguimento degli interessi da parte della più ampia platea possibile. La democrazia non si risolve durante l’atto del voto. 4 Tipologie di gruppi: - Anomico : o che esprimono interessi anomici. Si identificano in folle disorganizzate, espressioni spontanee di protesta che si attivano velocemente ma che esauriscono altrettanto velocemente, che protestano su questioni specifiche che pongono l’interesse in quel preciso momento e che poi regrediscono. presenti nei sistemi politici non molto sviluppati. Sono gruppi non strutturati, senza organizzazione stabile, senza regole interne. - Non associativo : sono caratterizzati anche essi dall’assenza di una organizzazione e da una specializzazione e si basano su interessi duraturi, non regrediscono rapidamente e sono intermittenti (sta qui la differenza con quelli anomici). (es gilet gialli o associazione dei consumatori). - Istituzionale : operano all’interno di organizzazioni preesistenti. Non nascono dentro la società, ma nascono dentro realtà istituzionali preesistenti. Rappresentanti interessi interni a quella struttura, non generali. Esistono solo perché esiste l’istituzione. - Associativo: le lobby economico-finanziaria. Dotati di strutture specializzate per l’articolazione degli interessi, rappresentano finalità condivise e interessi di notevole entità dal pdv economico, hanno un personale altamente specializzato, sono permanenti. Svolgono quel ruolo importante in merito alla razionalizzazione degli interessi in seno al potere politico (es. nel funzionamento delle attività della Commissione Europea le lobby rivestono funzioni importanti, perché i decisori pubblici non sono i rappresentanti dei partiti politici ma sono i commissari inviati direttamente dagli Stati che si servono, per assumere decisioni, del lavoro fatto dai gruppi di pressione importante dal punto di vista della razionalizzazione delle politiche). Le lobby negli Stati Uniti hanno un ruolo piuttosto importante perché non vi è una presenza forte del partito politico, ciò non solo durante la campagna elettorale che poi eleggono il presidente fungendo non solo da supporto economico, ma anche duramente tutta l’attività legislativa, sono dotate di uffici e dialogano quotidianamente con senatori e congressisti al fine di orientare le decisioni, determinarle. Ci sono lobby nei paesi in via di sviluppo (quindi con scarso indice democratico) che sono in grado di impossessarsi dello stato, di occupare il potere quasi nella sua interezza. Come agiscono?  Azione diritte di tipo formale: esercitata direttamente dal gruppo di pressione presso le istituzioni (es stati uniti o nella commissione europea)  Azione diretta di tipo informale: le lobby operano internamente al sistema politico ma non presso le istituzioni rappresentative. Le lobby operano attraverso i partiti politici (caso Italia, Francia, Germania). Questo tipo di attività si chiama gate keeping= il partito si fa promotore presso le istituzioni rappresentative degli interessi delle lobby. Rapporto tra partito e lobby: Se il partito politico è forte controllerà le lobby, ma se non è cosi, se i partiti sono destrutturati, le lobby determinano le scelte del partito politico. In tale rapporto hanno prevalso le lobby, soprattutto in Italia, in cui i partiti non hanno finanziamenti pubblici (come in Germania), quindi i finanziamenti dei partiti politici derivano da fondazioni (detto formalmente) che rappresentano informalmente le lobby, le decisioni dei partiti dunque sono influenzati da questi gruppi di pressione.  Azione indiretta: il gruppo si rivolge all’opinione pubblica attraverso le campagne di stampa, condizionando l’informazione, creando climi di opinione che impongono determinate decisioni che vanno a loro vantaggio (= promotional group, promuovono i loro interessi attraverso calcolate/mirate campagne di stampa) in uno stato nascenti diverso, e quando ciò termina (perché come dice Freud deve terminare altrimenti si arriva alla follia) subentra l’amore, che non è altro che il ripristino di uno stato normale, istituzionalizzazione in termini politici, è un circuito di retroazione che ci porta allo stato precedente, normale) il movimento è quella realtà sociale o politica capace di operare delle trasformazioni attraverso il suo statu nascenti (il suo insorgere, modificando le regole, le interazioni precedenti) per poi lasciare il posto al ripristino di situazioni normali, che può prevedere il recupero di alcuni assetti precedenti oppure può produrre il ritorno allo stato normale attraverso importanti modificazioni (es femminismo, nel suo insorgere va a rompere equilibri nell’interazione tra uomo e donna, modifica la considerazione che la società ha della donna, introduce nuovi diritti nell’ordinamento e nel ritorno ad uno stata normale si è prodotta un modificazione). Le funzioni più importanti sono: a) socializzazione politica  il movimento se vuole produrre un mutamento deve socializzare al cambiamento, deve alimentare una cultura politica o sociale diversa) b) comunicazione politica  rispetto soprattutto ai nuovi movimenti che hanno a disposizioni strumenti tecnologici per promuovere i lori valori, comunicando attraverso oggi i social media per sviluppare adesione al movimento e per attivare tutti i canali di comunicazione capaci di raggiungere ciascuno nel loro bacino valoriale e di cultura di riferimento) L’utilizzo dei social ha visto un’evoluzione: dieci anni fa l’uso di questi nuovi strumenti in campagna elettorale con incidenza < 10%. Nelle campagne elettorali recenti i social sono riusciti ad incidere rispetto all’orientamento di voto (alla modificazione del comportamento politico elettorale), quindi assistiamo oggi ad una massiccia incidenza, soprattutto rispetto alle generazioni giovanili. I social non sempre sono i protagonisti perché ripropongono gli items proposti in televisione (hanno cioè fatto da megafono al ciò che veniva già detto in televisione). Dunque, la loro importanza non sta nella misura in cui vengono usati ma sta nella capacità di promuovere nuovi items, rispetto alla tv, se hanno capacità di modificare il comportamento sulla base di proposizione autonoma dei temi, di introdurre nuovi item politici. Chi sono gli influencer politici? Sono soggetti nuovi o già presenti nella televisione. 07/04 PARTITI POLITICI  come tutte le realtà socio-politiche non fanno altro che adattare le loro capacità ai sistemi sociali entro cui agiscono, dunque, va da se che l’evoluzione sociale porta con sé l’evoluzione dei partiti politici, perché essi non sono altro che dei parassiti che si attaccano al corpo sociale (i partiti del passato non sono come quelli attuali perché rispondo ad esigenze sociali differenti). Esso rappresenta interessi particolari/obiettivi specifici particolari legati ad una parte della società. Essi si affermano proprio per rappresentare queste parti e per porre all’attenzione dell’interesse generale esigenze particolari. Per poter assolvere a questa funzione di rappresentanza deve poter agire dentro una sede istituzionale che possa consentirgli di rappresentare questo interesse. L’evoluzione dei partiti politici segue l’evoluzione dei sistemi rappresentativi (Parlamenti). Duverger vede la nascita dei partiti politici proprio internamente ai parlamenti, o meglio di alcuni dei partiti chiamati da lui partiti ad origine interna (es Inghilterra. Partiti liberali, conservatori, radicali ossia partiti che nascono come trasformazione di gruppi parlamentari in partiti politici, prima vengono eletti). Questo se si segue l’evoluzione delle istituzioni rappresentative. Se invece seguiamo l’evoluzione della società vediamo che nascono partiti ad origine esterna, partiti che nascono nella società (trasformazione dei gruppi e dei movimenti sociali in partiti. Partiti socialisti o confessionali come i partiti cattolici o protestanti) Teorie che tengono conto della nascita dei partiti politici dal pdv esclusivamente delle dinamiche sociali Kokkan e Lipset: vedono la nascita dei partiti politici all’interno di rotture all’interno della società o cleavages (frattura stato-chiesa| frattura centro-periferia | frattura capitale-lavoro). I partiti nascono all’interno delle fratture, cioè esse alimentano la loro nascita. Il partito trae dal conflitto sociale|/dalle fratture alimento per la sua nascita, quindi per poter agire e stabilirsi come attore politico in un sistema politico in un lungo periodo. Queste fratture sono storiche. Ci serve per comprenderne l’origine, ma l’evoluzione sociale ha fatto sì che si partiti si trasformassero. Così come oggi difficilmente vediamo alla base dell’adesione di voto del comportamento elettorale il voto per un partito che fa riferimento alla frattura capitale-lavoro, piuttosto osserviamo che sempre più appartenenti alla classe operaia (che non esiste più) che votano per partiti di estrema destra. Oggi assistiamo alla nascita di nuove fratture alla cui base vi sono nuovi partiti ad esempio la frattura ambientale. I partiti politici dalla loro affermazione parallelamente alle strutture rappresentative sono i principali attori dei sistemi politici, attori indispensabili per il funzionamento della democrazia, perche assolvono a delle funzioni essenziali, importanti, ad una serie di ruoli per cui il sistema politico possa funzionale. Weber: Dal pdv della sua evoluzione troviamo una tipologia che vede agli inizi: da una parte il (1) partito dei notabili (caratterizzato da un periodo storico ormai passato. rappresentava livello di inclusione che considerava il suffragio non universale, che aveva obiettivo di redistribuzione dei privilegi delle classi che rappresenta, cioè l’aristocrazia, perché si accedeva per status, censo e non per libera iscrizione, e funzionava grazie all’attività dell’élite) e dall’altra (2) i partiti di massa (partiti che traggono origine esterna, dai movimenti sociali, dalle rivendicazioni sociale, dalla capacità delle masse di dotarsi di una rappresentanza. Nascono sul finire dell’800, con la rivoluzione industriale, con l’affermazione della classe operaia, masse escluse). Nel corso del tempo hanno avuto una trasformazione ed assunto caratteristiche diverse per cui si è approdati in nuove tecnologie: partito pigliatutti e partiti di cartello. DEIDEOLOGIZZAZIONE  le grandi gabbie ideologiche non orientano più un comportamento, né individuale, né collettivo. (l’opzione ideologica è quell’insieme di credenze che orientano il comportamento) SECOLARIZZAZIONE  la religione e i suoi valori non ispirano più i comportamenti individuali e collettivi, non è più alla base della vita pubblica. (Uno dei capisaldi del fondamentalismo islamico è il ripristino dell’influenza religiosa come ispiratore di modelli comportamentali, centro della vita pubblica, perché è impensabile che la regione possa essere espulsa dalla vita pubblica e solo appannaggio della vita privata). Questo fenomeno si afferma da qualche decennio e porta la società a sganciarsi sempre più dai valori religiosi come regolatori dell’interazione sociale e a sganciarsi dall’influenza religiosa nel comportamento di voto. Il depotenziamento delle classi da un lato, la deideologizzazione e la secolarizzazione hanno fatto sì che il partito di massa si affievolito ed esaurito in riferimento alla sua funzione storica. PARTITO DI MASSA Partito pigliatutti  (o catchall) capace di affermarsi elettoralmente in modo esteso, senza vincoli di ideologie, di classe, LIVELLO DI INCLUSIONE SOCIALE  masse Fondato su presupposti ideologici: da una parte marxista e dall’altra confessionale Capacità rappresentativa estesa alle masse popolari (grande capacità di mobilitazione, perché è un partito che ha alla base la socializzazione politica) Gode di un apparato burocratico stabile forte, dotato dunque di un professionismo politico. Tendenzialmente oligarchico Obiettivo allargare la base partecipativa del potere politico alle masse popolari Prevede un’attività politica permanente (non intermittente) quindi che può essere votato da chiunque, grazie a questo grande agglomerato sociale (classe media), non vi sono più delle fratture interne. Questa nuova classe media, senza ideologie, senza riferimenti religiosi è disposto ad assumere comportamenti di voto differente e ci possono dunque essere opzioni diverse. Ed è in questo contesto che nasce questa nuova tipologia di partito, capace di parlare a tutti (a prescindere dalle classi, dallo status, delle fede religiosa). Ha pochi iscritti a differenza del partito di massa. Non ha più professionisti della politica ma professionisti della comunicazione e specialisti delle politiche pubbliche. Non ha ideologia ma ha un altro elemento che permette la diffusione su una platea molto ampia: il marketing politico-elettorale. Non fa socializzazione politica, ma comunicazione politica e si attiva solo durante le campagne elettorali (a differenza del partito di massa). (come un discorso politico colpisce milioni di menti). Non ha bisogno di iscritti questo partito (Tony Blair, segretario del partito laborista inglese che ha trasformato il partito di massa a partito pigliatutti, secondo cui “sono più importanti 10 minuti in televisione che migliaia iscritti”). Dovendo parlare a quante più persone possibili, dovendo trasmettere il marchio pubblicitario del suo prodotto c’è bisogno di una figura rappresentativa che parli per tutti: il leader carismatico con particolari doti comunicative. Leader carismatico non nel senso weberiano del termine, cioè capace di rendere riconoscibili qualità eccezionali ma solo capace di saper comunicare, diffondere quel tipo di marchio. (in Italia Forza Italia fu il primo). Altra caratteristica, oltre al marketing è il non avere ideologia ma grande flessibilità programmatica, elaborare i programmi sulla base dell’esigenze rilevate attraverso i sondaggi, e quindi le campagne elettori vengono costruite sulla base di quei sondaggi. Caratteristiche principali: tendenza alla leaderizzazione e la sostituzione dell’ideologi al marketing. Partito del cartello  siamo di fronte ad un’ulteriore evoluzione non tanto dal pdv della leaderizzazione o al marketing, al fatto che abbia pochi iscritti, che non abbia i professioni della politica perché ha tutte le caratteristiche del precedente, ma a differenza di esso non ha radici nella società ma è chiuso dentro gli apparati dello stato e trae le proprie risorse, la propria legittimazione, la propria capacità di agire perché sfrutta le risorse derivanti dall’occupazione dello stato. È particolarmente intento a vincere le elezioni e decidere sulle politiche pubbliche da cui poi traggono le risorse. Questi ultimi due sono stati definiti (P.Carty) partiti franchising, che non hanno forte caratterizzazione centrale (dal pdv organizzativo, strutturale) ma sul territorio ci sono bande che sono completamente scollegate dal centro e agiscono per conto loro. 09/04 2 sistemi politici Razionale efficiente: caratterizza il mondo anglosassone e americano in cui il partito politico non è un attore dominante, che domina la scena politica e regola gli interessi degli altri attori. In questo tipo di sistema, i diversi attori, soprattutto i gruppi di pressione e i partiti si trovano in un rapporto paritetico, il partito politico dunque condivide con i gruppi di pressione(lobby) la scena/i ruoli più importanti. Soprattutto è importante dire che il gruppo di pressione non ha bisogno del partito per accedere all’interno delle sedi decisionali e quindi di vedersi riconoscere i propri interessi tramite la capacità di accesso che il partito politico consentirebbe. Il partito in questo tipo sistema politico è un attore piuttosto debole, non occupa sempre la scena, sono partiti di comitato che si attivano durante le campagne elettorali e sono influenzati fortemente dai gruppi di pressione. Democrazia partitica: caratterizza lo scenario europeo. Il partito è un attore che domina la scena, attraverso cui i gruppi di pressione riescono a rappresentare i propri interessi. È dominante perché regola l’accesso degli interessi nelle sedi decisionali, in primis ai gruppi di pressione. È da sottolineare che a prescindere da ciò il partito politico subisce in generale una maggiore forza dei gruppi di 3 Sistemi partitici:  Monopartitico es. sistemi autoritari e totalitari. 3 tipologie: (1) sistema partito singolo (un solo partito è legale) (2) sistema partito egemonico (quando altri partiti esistono, sono legali, ma sono subordinati al partito principale con scarsa possibilità di affermarsi). (3) il partito predominante (gli altri partiti sono legali e hanno la capacità di competere ma solo uno vince, e solo uno può vincere e vince sempre lo stesso);  Bipartitico quando all’interno del sistema ci sono più partiti ma solo due sono in grado di competere per la maggioranza assoluta dei seggi, sono quindi in grado di vincere e di andare al governo alternativamente (es. Inghilterra: partito conservatore e partito laburista) Multipartitico  2 tipologie: (1) moderato  non più di 5 partiti. Tendenza centripeta: i partiti tendono ad assumere posizioni centrali. (Es. Francia, Germania, Austria, Spagna) (2) polarizzato  elevato numero di partiti. Tendenza centrifuga: all’interno del continuum i partiti si posizionano all’estremità. DEMOCRAZIA Sistema che dà conto delle interazioni illimitata interne tra gruppi, partiti, movimenti, associazioni, sindacati. Dal pdv concettuale definire la democrazia non è semplice perché il termine ha subito un uso e un abuso per cui tende a significare troppe cose e si è allontanato dal suo significato originario. È importante distinguere tra titolarità ed esercizio del potere. Dobbiamo distinguere 2 aspetti sotto un pdv generale:  ciò che ci può dire cos’è la democrazia dal pdv socio-politico Dal pdv della sociologia politica occorre fare una distinzione tra: - Proprietà costitutive della democrazia: proprietà che fanno sì che esista la democrazia, in mancanza di una di queste 10 non può strutturarsi il sistema democratico. Danno luogo al sistema democratico, la cui presenza e persistenza nel lungo periodo è decisiva - Proprietà variabili della democrazia: rendono il sistema democratico più o meno democratico, a seconda della loro ricorrenza si vede il tasso di democraticità  ciò che è la democrazia è rispetto alle regole formali Bisogna distinguere due tipi di democrazia (che hanno in comune solo il nome):  Democrazia degli antichi (sistema organicistico poco democratico)  Democrazia dei moderni La differenza sta nel concetto di libertà (pdv generale, non delle singole libertà): - Nella democrazia degli antichi  libertà = libertà nello Stato/nella comunità politica (sono libero dentro lo Stato ma esso dispone della mia persona, il mio destino non è sganciato da quello della comunità, che è organica, comunità di destino, dove cittadini e Stato sono una cosa sola inscindibile) - Nella democrazia dei moderni  libertà = libertà dallo Stato (libertà effettiva, che rende il cittadino autonomo dallo Stato, svincolato, ha un desino distinto da quello dello Stato) Si ha democrazia se ricorre un certo tipo di cultura politica (G. Almond: la cultura politica democratica è fondata sulla partecipazione, cioè sull’attribuzione di ruolo ai cittadini che fanno parte di quel sistema politico. È un sistema che si fonda sulla legittimità). Dobbiamo intendere per democrazia una procedura, insieme di regole che consente di raggiungere, formulare le decisioni vincolanti per l’intera comunità. Concetto che si va a contrapporre con la falsa idea di democrazia, che invece vede la democrazia come contenuto delle decisioni, va a definire che cosa bisogna decidere e non come (non viene privilegiato il come ma il contenuto). La classica differenziazione è quella tra democrazia del popolo (procedura che si che si arrivi alle decisioni. Il popolo partecipa proceduralmente, attraverso il voto, dibattito pubblico) e democrazia per il popolo (falso concetto di democrazia che decide già prima. L’autorità stessa stabilisce il contenuto della decisione). Queste due rappresentazioni della democrazia sono antitetiche, da un lato approccio proceduralista e dall’altro approccio autoritarista. CARATTERISTICHE DEMOCRAZIA (dei moderni): 1. il superamento della dicotomia amico-nemico = principio più importante. Occorre invece una dicotomia amico-avversario (col quale si compete e che non deve essere eliminato fisicamente. Ci deve essere la possibilità del dissenso). La cultura politica deve essere depurata da tutti quei principi di violenza che possono riproporre l’idea del nemico; 2. Si ha democrazia quando si possono sostituire i governanti senza spargimento di sangue (K. Popper), cioè la possibilità di ricambio al potere; 3. Attiene al concetto di competizione, che si fonda sull’esistenza di parti (i partiti politici esemplificano questo concetto) che rappresenta opzioni, ideologie, programmi che competono in modo illimitato. Quando parliamo di democrazia, parliamo di un pluralismo competitivo illimitato (perché tutti devono essere in grado di rappresentare le proprie opinioni). Fa riferimento alla democrazia come procedura; 4. La politica nei sistemi democratici rappresenta un aspetto dell’esperienza individuale e collettiva, non può dominare tale esperienza. Occorre dunque stabilire dei limiti alla politica, non può politicizzare tutto il sistema sociale. (in America il 4° potere è rappresentato dai media, considerati “cani da guardia” del potere politico); 5. La democrazia definisce un potere politico soggetto a controllo politico. 6. La democrazia è rappresentativa (la democrazia o è rappresentativa o non è), e la rappresentanza è l’elemento maggiormente influenzato dal liberalismo politico, identifica La democrazia è un sistema partecipante (G. Almond) La partecipazione non solo descrive la demo, ma è un indicatore che ci permette di capire se la democrazia c’è o meno. Partecipazione: - Partecipazione come atto (Prendere atto a qualcosa) - Partecipazione come status psicologico (come gli individui si collocano all’interno del sistema). Per capire se c’è effettiva partecipazione bisogna capire l’atteggiamento psicologico nei confronti del sistema politico, perché prendo parte nel momento in cui mi sento parte (mi autodefinisco come parte di quel sistema) ed esercito un ruolo dentro a quel sistema, quindi mi sento parte quando percepisco il mio ruolo nel sistema sociale. (spesso non si vota quando non ci si sente parte del sistema, quando non si percepisce il ruolo all’interno di un sistema politico). Un sistema è tanto più democratico quanto più conferisce ruoli effettivamente esercitati Sfide alla democrazia 1. Esistenza e persistenza all’interno del sistema di strutture e culture antisistema (culture alienate). In passato erano legate alla sovversione armata, oggi la sfida sono i populismi, che si pongono in termini di antipolitica, che minano la democrazia; 2. Sfida tecnocratica = sostituzione della fonte elettiva con una fonte potestativa legata alla competenza. Il tecnocrate chiamato a prendere decisioni senza che il corpo elettorale lo abbia legittimato a farlo, il potere a questi apparati non è conferito dagli elettori ma la loro capacità decisionale avviene sulla base della competenza che posseggono e si vanno ad attivare procedure autoreferenziali (si decide senza tener conto del parere degli elettori). La decisione sfugge ad un possibile controllo da parte degli elettori; 3. Sfida burocratica = assistiamo al fatto che la burocrazia si imponga sempre più nei sistemi politici, diventando sempre più invasiva, pervasiva disciplinando ogni cosa. Puo inficiare il funzionamento del sistema con la sua capacità di controllo. Può a tal punto espandersi stabilendo meccanismi talmente complessi che può venire preponderante nella presa delle decisioni. 4. Sfida oligarchica = “La democrazia non è che un modo di costituzione dell’autorità e non è detto che possa essere applicata universalmente” Samuel Huntintong 16/04 Populismi (sfida alla democrazia come cultura antisistema) Non è un fenomeno di oggi, è vecchio almeno quanto la democrazia perchè la accompagna, può prendere il sopravvento se la democrazia si indebolisce. Impossibile debellare tale fenomeno internamente. Lipset:” In tutte le democrazie c’è una componente della popolazione che necessariamente non appartiene culturalmente alla democrazia” Fenomeno che ha la sua ragion d’essere nell’esaltazione del popolo. Fenomeno che può essere definito per come lo si giudichi rispetto alla sua conformazione: è un’ideologia o una mentalità o uno stile politico o cosa? Il populismo è un po’ di tutte queste cose. N. Bobbio distingue 2 tipi di ideologia: ideologia secondo un’accezione forte e ideologia in accezione debole. Il populismo coincide con l’accezione debole = il fatto di avere una concezione del mondo, di possedere credenza che di volta in volta possono adattarsi ad un tipo di sistema politico e possono penetrare all’interno di una concezione generale della storia e della politica alimentando gruppi e formazioni politiche. L’accezione debole è specie di ideologia con una vasta gamma di definizioni, di credenze politiche tese ad influenzare e guidare i comportamenti politici collettivi. La definizione di ideologia di Bobbio è piuttosto neutrale, che può dunque riguardare un qualsiasi insieme di idee riguardanti l’ordine politico e sociale-economico che possiede un certo grado di coerenza interna e che può appartenere a formazioni politiche variamente organizzate. Possedere determinate credenze che possono adattarsi all’interno di una concezione generale della storia e della politica. Il populismo un fenomeno che può appartenere a diverse componenti del sistema politico. Si parla di populismo di destra e populismo di sinistra, nonostante loro rifiutino questo tipo di collocazione sul continuum. Rintracciamo storicamente il populismo in Russia (nei primi del 900), in America (col ruralismo, rappresentando un certo tipo di cultura rurale e periferica attraverso esaltazione dei valori contadini a discapito della civilizzazione e socializzazione legata all’industrializzazione), in America Latina (in Argentina col peronismo, quando Peron fu uno dei massimi rappresentanti di questo fenomeno, interpretando un certo tipo di modernizzazione/evoluzione della società e del sistema politico argentino). È un fenomeno soprattutto europeo che ha caratterizzato il periodo delle guerre. Ha rappresentato in quella fase storica di un certo tipo di approdo politico, ha rappresentato un insieme di credenze/valori politici che hanno condotto quei regimi fuori dalla democrazia e che hanno rappresentato significativamente un approdo antidemocratico, vedendo nelle democrazie liberali dell’epoca (come l’Italia prima del fascismo, come la Repubblica di Weimar in germani) un sistema nemico del popolo, che poi ha avuto le trasformazioni in totalitarismi. Oggi il fenomeno è tutt’altro che assente, è un fantasma che si aggira in Europa e non solo (America del Nord e America latina). In Europa si manifesta da diversi decenni in forme diversi, di cui la più importante, che desta maggiore timore rispetto alla democrazia, è l’estrema destra, la Nuova Destra, neo-populismo di destra. La Rivoluzione francese inaugura il fenomeno del populismo. Cause del populismo: elettorale discontinuo) o voto difforme (votare in modo diverso/incoerente nei diversi livelli, regionali, europee, comunali ecc.) possiamo dire che vi è una destrutturazione del mercato elettorale quando i partiti politici riescono ad affermarsi elettoralmente nel medio lungo periodo e sono più o meno gli stessi. La stabilità del mercato elettorale sta nella sua strutturazione. È strutturato nella misura in cui i partiti politici riescono ad affermarsi elettoralmente nel medio lungo periodo e sono più o meno gli stessi. Quando assistiamo a fenomeni di volatilità significa che non riescono a fornire un’offerta politica stabile, e quindi gli elettori votano in modo voltatile o difforme, si parla dunque di destrutturazione del mercato elettorale. 5. Rottura tra cittadini | classe politica| istituzioni  si verifica una frattura. La classe politica è scollegata dalla società e le istituzioni vengono viste come altre rispetto alla società stessa. La società è come se vivesse in comparti scollegati e non si verifica quella necessaria interazione importante per poter assicurare il necessario collegamento tra cittadini ed istituzioni attraverso la mediazione della casse politica. 6. Congiunture economiche negative  i populismi insorgono nei periodi di maggiori crisi economiche, come ad es durante la crisi del 2008 o a seguito di questa crisi economica. Questo può determinare un abbassamento del consenso, cioè si reputa il sistema politico incapace di dare delle soluzioni aprendo le porte al populismo. Caratteristiche del populismo: 1. Tende a rifiutare la categoria destra-sinistra, rifiuta di essere collocato all’interno del continuum. Sono esclusivamente del popolo e per il popolo, perché la collocazione ina parte creerebbe una divisione del popolo. Il populismo vuole l’unicità del popolo. 2. L’anti-classismo è anticlassista perché il popolo è una comunità organica, non può essere diviso in classi, può essere rappresentato nella sua totalità. Rappresentante non di una classe ma dell’intero popolo. 3. Anti-internazionalismo  contro l’internazionalizzazione, contro l’esistenza di strutture sovranazionale, contro l’adesione a movimenti internazionale. È anti-multiculturalista e contro la globalizzazione. Il popolo ha una sua caratterizzazione dal pdv della sua identità, che fa riferimento ai caratteri della cultura nazionale, appartenenza di tradizioni, valori, costumi, religione in cui si identifica. Rivendicazione di caratteristiche culturali, tende a richiudersi in se stesso, a riproporre idee di carattere nazionalistico, tende ad assumere un atteggiamento di xenofobia, aperto razzismo, tende a porsi in antitesi all’UE. 4. Mitizzazione del popolo  ossia rappresentazione astratta del popolo. I fenomeni sociali esistono nella misura in cui esiste una reale …. La loro rappresentazione concettuale non è altro che un artificio retorico per identificare un’entità astratta. Mitizzare il popolo è un’esaltazione in forma ideologica di una realtà astratta. Vi è una rappresentazione del popolo come una comunità organica. Il populismo opera una sorta di ritorno alla nozione di comunità organica, entità che condivide tutte le caratteristiche possibili, che esprime bisogni univoci, stesse esigenze, che tende ad esprimere una sola voce, che esprime un solo bene comune, un bene che appartiene a tutti; 5. Personalizzazione assoluta dell’organizzazione, tanto come partito quanto come movimento. Le formazioni populiste esistono nella misura in cui este un leader carismatico. Caratteristica importante: leaderizzazione carismatica. La rappresentazione univoca del bene viene incarnata nel leader carismatico. All’epoca i leader carismatici non erano capi partito ma capi popolo, personaggi che si ergevano rappresentanti di tutto il popolo, non a caso gli appellativi riservati a questi personaggi facevano riferimento all’esser guida, coloro in grado di condurre (Furer, Duce). 6. Fluidità della membership  si può aderire o meno. 3 Tipologie 1. Partiti o movimenti sovranisti identitari  danno priorità al concetto di nazione e popolo, quindi si adoperano a proteggere l’identità culturale ampia. Per cui sono anti- multiculturaliste, antieuropeiste perché minacciano le singole identità. Criticano l’abolizione dei confini (Shengen), criticano la concessione di quote di sovranità all’UE. Sono contro l’immigrazione (perché andrebbe a ledere la cultura fondamentale che appartiene alla nazione, si parla di islamofobia, ma non solo). Esempio è il Front National guidato da Le Pen (chiamato Rassemblement National oggi) o Alternative fur Deutschland, il Partito della Libertà austriaco (FPO), giustizio e diritto in Polonia, partito fiammingo in Belgio 2. Partiti o movimenti regionalisti o localisti identitari non hanno un’identità nazionale forte ma esprimono un’identità regionale forte. Contro l’immigrazione, esprimono una forte esigenza di sicurezza interna, sono islamofobi. Combattono contro la redistribuzione delle risorse dell’UE avversano le politiche pubbliche dell’UE soprattutto nella redistribuzione interna delle risorse. Partiti xenofobi 3. Partiti o movimenti trans-sovranisti identitari  rivendica un identitarismo molto ampio (non nazionale), legato all’Euro-asiatismo ( valori anti occidentali infatti sostengono che il cuore dell’Europa non sia sotto l’atlantico ma è sotto al Caucaso, fanno riferimento a patrie carnali, ossia quelle patrie che si basano sulla religione ortodossa) proposto dalla Russia, da Putin che sostiene/finanzia tali formazioni che esprime un carattere riducibile verso la comunità organica, esprime un organicismo legato ai valori tradizionali europei di cui la religione ortodossa ne incarna perfettamente valori e cultura. Esprimono un’idea di comunità fortemente organica. dell’assunto di fondo è che in tutte le società, a cominciare quella più scarsamente sviluppate sino alle più evolute, esistono due classi di persone: quella dei governanti e quella dei governati. Assunto di fondo: Governanti: gruppo più ristretto, adempierebbe a tutte le funzioni politiche, monopolizzerebbe il potere godendo di tutti i vantaggi che ne derivano, fornirebbero i mezzi materiali di sussistenza e quelli necessari alla vitalità dell’organismo politico. Governati: la parte più numerosa, le masse. Sarebbe sempre e comunque diretta e regolata dai governanti, in modo più o meno legale, in modo più o meno arbitrario e violento. L’élite è consapevole della propria esistenza dunque, coesa al proprio interno, abbiano un comportamento uniforme e finalità comuni. Si ammette implicitamente che in forza del fatto che, comunque e sempre, osserviamo l’esistenza di una minoranza e maggioranza, questa teoria ammette che le élites siano consapevoli della propria esistenza, abbiano una coesione interna e possiedono fini comuni. Il presupposto di partenza è che la minoranza organizzata sarà sempre capace di sopraffare la maggioranza della società che è meno organizzata o per nulla organizzata. Al loro interno le élites possono avere una divisione in strati (1) superiore: piccolo gruppo che prende le decisioni politiche (classe politica); (2) inferiore svolgono funzioni di leadership (leader d’opinioni, meno importanti), costituisce il bacino di reclutamento del primo. R. Michels nel suo testo “Sociologia del partito politico” del 1911, parla della Legge ferrea dell’oligarchia  “quando si dice organizzazione si dice oligarchia”. L’oligarchia è una necessitante conseguenza dell’organizzazione, insita nell’attività umana. L’organizzazione è l’inevitabile conseguenza della portata e della complessità delle attività umane, ma una volta costituita l’organizzazione viene dominata dalla sua leadership. Ciò si applica studiando il partito politico burocratico di massa (descritto da Weber), e nel suo libro fa un’osservazione su quel partito politico che ha bisogno del sostegno di massa, questo non impedisce però che al suo interno tale partito (data la sua complessità, date le sue articolazioni, dati i suoi ruoli) si instauri quella tendenza all’organizzazione, sempre più complessa, che dà luogo ad oligarchie sempre più forti. Questo significa che all’interno dei partiti politici la massa interna al partito abbia bisogno di un’organizzazione che la diriga (un’oligarchia forte). La manipolazione delle masse da parte dell’élite è il normale stato di cose che si verifica in una società, perché va da sé che in ogni società di massa l’organizzazione è un fatto normale ed è un fatto normale che vi si stabiliscano oligarchie o élite che governino le masse. Questa teoria ribalta ciò che dicono i populisti 2. Approccio psicologico, il cui rappresentante è V. Pareto. Al pari di Mosca sostiene che l’élite è composta da due parti: (1) élite di governo influenzano direttamente e indirettamente le decisioni del governo; (2) élite non di governo detengono posizioni di leadership nella società, non influenzando le decisioni politiche. Nella definizione di Pareto l’élites rappresentano un gruppo più ampio rispetto all’approccio di Mosca, e si avvicina molto di più al concetto di élite sociale. Ciò che distingue questo approccio da quello precedente sta nell’origine dell’élite (nella diversa interpretazione che si dà dell’origine dell’élite), per Mosca è l’effetto/conseguenze organizzative necessitanti che portano all’élite, per Parato sta negli attributi umani, nella predisposizione umana. Quindi alla base della costituzione dell’élite capacità individuali, istinti e questo perché sostiene che gli esseri umani non agiscono secondo logiche ma giustificano le proprie azioni in modo logico, attraverso ideologie (chiamate da Pareto derivazioni) che producono istinti/stati della mente (chiamati da Pareto residui) che formano le basi delle attività umane. Distingue i residui in 2 tipologie di élite: (1) istinti di combinazione  comprendono l’uso di idee e immaginazioni (volpi). Riscontriamo la capacità di mediazione tra gli interessi, posizioni diverse. È atteggiamento psicologico più rivolto alla riflessione/mediazione, all’inventiva politica. Caratteristiche più importanti: intelligenza, creatività, capacità di manipolazione, ricerca del consenso, perseveranza, amano il compromesso, pazienza. (2) persistenza degli aggregati  pone l’accento su continuità, stabilità, ordine, sull’imposizione (leoni). Caratteristiche: risolutezza, essere integerrimi, non avere pietà, disposti allo scontro, impazienti e nel comportamento politico ciò che li caratterizza maggiormente è la presa del potere con la forza. L’élite storicamente si distinguono per la prevalenza nei sistemi politici talvolta delle volpi e talvolta dei leoni e ciò porta a caratterizzare i sistemi politici in modo diverso. 3. Approccio economico, il cui rappresentante è J. Burnham. (come Marx) Potere: nelle mani di coloro che controllano i mezzi di produzione. Mentre all’indomani della rivoluzione industriale costoro erano i capitalisti, nelle società industriali avanzata, cioè quelle che caratterizzano il capitalismo contemporaneo, il controllo dei mezzi di produzione sta nelle mani di chi ha competenze manageriali, tecniche (tecnocrazie), che costituiscono la nuova élite. Quindi, secondo questa teoria, lo stato/sistema politico/potere viene subordinato all’esigenze dell’élite manageriale e di conseguenza le società industriali divengono centralizzate e soggette al controllo burocratico. Oggi il controllo è passato dai capitalisti ai tecnici, ai manager, agli esperti di finanza, ai tecnocrati, burocrati che costituiscono la nuova élite. 4. Approccio istituzionale, il cui rappresentante è W. Mills. L’élite è radicata nelle strutture della società (istituzioni), il potere è dunque istituzionalizzato, vi è un predominio nella società del complesso industriale politico e militare, il potere sarebbe dunque appannaggio dei proprietari delle industrie, trasformazione dell’ordine liberale in un ordine totalitario capace di inglobare al proprio interno le masse insorgenti. Uno degli autori più importanti è R. Aron e ci dice che l’elemento piu importante del totalitarismo è la sua novità in termini di organizzazione dello stato inedita capace di contenere in sé integralmente le masse e ciò è possibile attraverso la trasformazione del partito politico in partito politico unico rivoluzionario quindi la trasformazione dell’organizzazione politica in regimi monopartitici che hanno una vocazione rivoluzionaria. Quello che dobbiamo sottolineare agli stati totalitari è proprio il carattere rivoluzionario del patito unico totalitario. Elementi costitutivi del totalitarismo: 1° elemento  novità. Possiamo parlare di novità sotto 2 punti di vista: (1) Gentile e mussolini (partito che governa totalitariamente un’intera nazione) e (2) in relazione all’insorgenza delle masse e alla risposta che il totalitarismo dà a questo fenomeno delle masse in termini di contenitore; 2° elemento  partito unico rivoluzionario (partito unico il partito diventa tutto, unico partito esistente, l’unico capace di rappresentare l’intero popolo che ha una vocazione totalitaria) 3° elemento  suggerito da Hanna Arendt che parla di fenomeno totalitario come “contesto finale (ultimo atto) di una trasformazione delle strutture sociali e civili (quindi della vecchia società moderna) disintegrando le vecchie gerarchie di classe che ha dato luogo all’insorgenza di masse atomizzate ed informi” (che hanno bisogno di una risposta in termini di ordine politico nuovo). Il fenomeno totalitario inteso come “contesto finale” si afferma come “dominio nuovo” si manifesta: 1 distruggendo le capacità politiche dell’uomo isolando in rapporto alla vita pubblica e rompendo tutti i legami prodotti dall’interazione sociale 2 tende a distruggere anche gruppi ed istituzioni che formano il tessuto delle relazioni private dell’individuo, rompendo l’integrità dell’interazione sociale. La conseguenza, dice la Arendt, di tutto questo è la trasformazione della natura umana, il totalitarismo va a creare un uomo nuovo (fascista), si genera una mutazione antropologica. Sotto questo pdv interviene Brzezinski che parla di “polverizzazione” di tutte le unità sociali esistenti con il proposito di sostituire al pluralismo precedente una unanimità omogenea dell’ideologia totalitaria. Come il regime totalitario attui quella forma di disintegrazione delle unità preesistenti? Nel regime totalitario la destrutturazione del vecchio ordine non riguarda solo Stato (al vecchio stato viene contrapposto il nuovo partito, con la sua nuova legittimità su base ideologica. Le strutture del partito e dei sistemi totalitari divengono lo stato e nel mentre lo occupa si sostituisce ad esso). Il totalitarismo dunque opera questa trasformazione attraverso l’ideologia. La destrutturazione del vecchio ordine non riguarda solo lo Stato ma anche la società, trasformandola integralmente, distruggendo innanzitutto la sua vocazione pluralistica, sostituendola con una società con vocazione anti-pluralistica radicale. Quindi abbiamo una doppia destrutturazione (Stato e società). Gli elementi costitutivi del totalitarismo sono: ideologia | rivoluzione permanente | leader carismatico La relazione tra ideologia e violenza IDEOLOGIA  complesso dei valori/credenze/atteggiamenti sulla natura dell'uomo e della società e sulla loro condizione e sul loro funzionamento che sia passato, presente o futuro. Essa ha anche la funzione di interpretare la storia della collettività, interpretare idee e comportamenti imprimendo loro una direzione unitaria, mettendo a disposizione un immenso potenziale motivazionale. Distinguiamo due tipologie (Bobbio): - ideologia in senso forte  concetto che ha origine nella dottrina marxiana: Marx intende per ideologia la falsa coscienza dei rapporti di dominazione fra classi e questo si differenzia da quella debole perché mantiene al centro la nozione di falsità (per Marx l’ideologia è una credenza falsa, invece l’ideologia in senso debole è neutra). L’ideologia socialista o comunista dei paesi sovietici rappresenta l’incarnazione della dottrina marxiana che vede nella dialettica il conflitto immanente alla società che poi porta in modo necessitante alla società senza classi, alla socializzazione integrale dei mezzi di produzione. Questo aspetto dell'ideologia è figlio dello storicismo, della storia intesa come sviluppo necessitante, nel caso specifico dei rapporti sociali, andando poi a culminare in una nuova configurazione sociale. - ideologia in senso debole  (è questa la tipologia a cui facciamo riferimento) si designa una specie variamente definita di sistemi e credenze politiche, un insieme di idee e valori riguardante l'ordine politico e avente la funzione di guidare i comportamenti politici collettivi (questa tipologia apparteneva ai fascismi, al fondamentalismo religioso islamico, a forme di nazionalismo, identitarismo che oggi osserviamo in Europa e in altre aree del mondo). Come si destruttura il sistema politico e la società (vecchi)? Da un lato attraverso l'ideologia (applicando valori, credenze e atteggiamenti interpretando la storia di quella società, rappresentando il presente e il futuro secondo una direzione unitaria) e dall'altro abbiamo una trasformazione anti-pluralistica radicale della società che opera la cosiddetta "reductio ad unum" che rappresenta l'annientamento di tutti gli ambiti sociali/di tutte le arene politiche e sociali, riducendo tutto a politica, riconducendo tutto all'unico denominatore comune del partito unico rivoluzionario che è l’unico esclusivo interprete dell’interesse generale. Ma quali sono gli strumenti operativi per attuare questo tipo di regime? Se noi parliamo di ideologia che è posta alla base della trasformazione del sistema politico e della società, parliamo dell’instaurazione di nuovo ordine di idee/di nuove credenze. (1) Strumento più importante utilizzato dal sistema totalitario è il terrore, particolare aspetto di tale sistema che esprime al massimo grado l’idea dell’ostilità e dell’inimicizia internamente al sistema. È quello strumento operativo che permette al sistema di applicare nella forma più integrale/estrema i principi e i programmi che esse si pone e propone di perseguire. Quando parliamo di terrore all’interno dei sistemi politici non ci riferiamo ad azioni capaci di suscitare terrore ma parliamo di terrore elevato a sistema, permanente, incombente: il terrore è costantemente presente (che minaccia costantemente ciascun individuo), dunque diverso da quello prodotto dai gruppi terroristici che ha, sia dal pdv quantitativo che qualitativo una conformazione completamente diversi. (2) Un altro strumento operativo che qualifica il sistema più o meno violento, più o meno praticante atteggiamenti di terrore: nemico assoluto. Il nemico è colui che si colloca al di fuori dal “noi”, colui che caratterizza l’altro polo del rapporto politico, minaccia la sintesi politica, la sua integrità. È colui che va eliminato fisicamente. Va a culminare nel genocidio. K. Shmitt “Il significato della distinzione amico-nemico è di indicare l’estremo grado di intensità di una unione o di una separazione, di un’associazione o di una dissociazione. Essa può assistere teoricamente praticamente senza che nello stesso tempo debbano venire impiegate tutte le altre dimensioni morali, estetiche (esaltazione delle sue manifestazioni più emblematiche sul piano artistico, letterario, architettonico) economiche o di altro tipo” da tener presente ogni volta che si parli di conflitto a tutti i suoi livelli e ogni volta che si parli di conflitto nella maniera più variamente espressa. Shmitt dice che alla base di questa distinzione amico-nemico ricorre sempre e comunque l’intensità al massimo grado di ciò che distingue, oppone, quindi al massimo grado nella contrapposizione fra due entità politicamente espresse noi ritroviamo la massima caratterizzazione di ciò che divide, contrappone quindi di ciò che oppone (quindi all’interno di un polo troviamo la max intensità di ciò che unisce). Essa può sussistere teoricamente e praticamente senza che alla base ci debbano necessariamente essere elementi (estetici, economici, morali) che caratterizzano in modo diverso le diverse dimensioni, questa unione e al contempo separazione, le può esprimere a prescindere e quindi è la politica stessa che se radicalizzata va a culminare nel massimo dell’associazione e al massimo della dissociazione. Quindi non c’è bisogno di un’attuale contesa economica, morale, estetica, basta che ci sia l’altro per aversi conflitto e l’altro è colui che sta fuori, che non è partecipe di quell’ideologia. L’alterità dello straniero che si esprime nel conflitto significa la negazione del modo di esistere e perciò è necessario difendersi, combattere per preservare il proprio modo di vivere. Il concetto di amico-nemico e quindi di conflitto acquista il significato reale dal fatto che si riferiscono alla possibilità reale dell’uccisione fisica (quindi di aversi conflitto). A rappresentare al massimo l’uccisione fisica è la guerra (conseguenza dell’ostilità) rappresenta la negazione assoluta di ogni altro essere, è la realizzazione estrema dell’ostilità. La guerra non è solo scopo della politica di volta in volta ma ne è presupposto sempre presente come possibilità reale. La guerra, a prescindere dal contenuto, dallo scopo che essa si prefigge, ha come presupposto sempre presente la possibilità reale di manifestarsi. Cosa è espresso al massimo grado nell’unità all’interno del sistema totalitario? L’ideologia, la razza, gli obiettivi finali e chi si colloca fuori è il nemico, è il massimo dell’opposizione. Il nemico assoluto è un concetto che viene inventato in ambito totalitario. È il nemico oggettivo: nemico di tutti. Se il sistema dichiara quello come nemico, automaticamente diviene nemico di tutta la nazione, integralmente inteso, come comunità, come istituzioni politiche! Il nemico assoluto non è detto che debba esistere nell’attualità ma ci può essere anche una proiezione future dell’ostilità, la dichiarazione dell’ostilità prima ancora che sussista nella realtà il nemico attraverso costruzioni artificiali di ostilità, che sono elementi non empiricamente controllabili. Lo dichiaro nemico da oggi e semmai dovesse sussistere sono già pronto per combatterlo. Da questo concetto deriva quello di universo concentrazionario, il nemico non deve essere solo quello combattuto/eliminato ma deve essere confinato, chiuso (di qui i gulag, campi di concentramento). Sono tutti strumenti operativi atti alla penetrazione e alla mobilitazione del corpo sociale. L’idea del terrore e l’idea del nemico entrano pienamente nel popolo e porta alla mobilitazione totale del corpo sociale contro il nemico. (3) Monopolio assoluto nelle mani del partito della direzione dei mezzi di comunicazione di massa (che in quel periodo raggiungevano il culmine)  il cui controllo totale ha consentito l’attivazione di campagne di propaganda sempre più efficaci per alimentare sempre più e in forma totalizzante, l’identificazione della comunità con il potere. (4) Monopolio quali assoluto nelle mani del partito e degli apparati repressivi dello stato della lotta armata e quindi la capacità che si ha in questo regime di applicare una repressione sistematica, una coercizione estesa al suo massimo grado. (5) Controllo della direzione attraverso il coordinamento burocratico dell’autorità centrale dell’economia, della produzione e ciò avviene in due modi differenti (nel Fascismo e Nazismo in un modo e nel comunismo in un altro). Il controllo dell’economia perché dall’instaurazione di questi regimi si inizia a realizzare una vera e propria economia di guerra e perciò è necessario che lo stato Le differenze sono di base ideologica prima di tutto e poi di base sociale. Base ideologica: Ideologia comunista  insieme di principi coerente ed elaborato che descrive e guida una trasformazione totale della struttura economico-sociale della comunità. È umanistica, razionalistica (con pretesa di scientificità nel momento in cui riesce a dimostrare che la storia conduce in modo necessitante con i principi dello storicismo a società senza classi), universalistica (affermare il comunismo nel mondo intero). Ideologia nazi-fascista  Insieme di idee o miti, meno coerente ed elaborato che né prevede né guida una trasformazione totale della struttura economica ma prevede una trasformazione integrale della struttura sociale in vista dell’ordine nuovo. È organicistica (il popolo ha caratteristiche uniche che non possono mescolarsi, la razza è una), anti-universalistica, irrazionalistica. Assume la forma di un credo razzistico. La razza è il mito fondativo, e in qualità di mito ha la funzione di affermarsi su tutte le altre nell’ottica dell’etnocentrismo. Base sociale: Alla base del comunismo c’è il proletariato (operai, proletariato rurale, urbano). Alla base del nazi-fascismo vi è la piccola e media borghesia. Nel nazismo l’ideologia è molto più forte rispetto al fascismo, cosi come l’uso del terrore. Il fuhrer rappresentava l’unico potere, in Italia vi erano invece altri poteri oltre al duce, il papato o la monarchia ad esempio. In Italia vi fu una componente che continuo a fare dell’antifascismo nonostante le persecuzioni dell’Ovra. 24/04 C. Friedrich parla di ideologia come sistemi di idee connessi con l’azione (hanno a che fare con un programma di azione di cui la violenza è parte integrante) che comprendono tipicamente un programma a e una strategia per l’attuazione (parlando anche di terrore) e sono intesi a cambiare o difendere l’ordine politico esistente (il terrore, attraverso l’uso della violenza, consente di cambiare l’ordine politico attraverso quella capacita di mobilitazione e penetrazione del corpo sociale) e hanno la funzione di tenere insieme un partito o un altro gruppo impegnato nella lotta politica. Questa ulteriore specificazione del concetto di ideologia debole Ci dà l’dea non solo degli aspetti definitori generali e astratti ma ci dà anche la dimensione della sua applicazione nei termini delle credenze connesse all’azione, del programma e della strategia connessa al terrore, della possibilità di cambiamento proprio come capacità straordinaria di alcuni sistemi. D. Easton parla di interpretazioni o principi etici espliciti ed elaborati che definiscono gli scopi, l’organizzazione e i confini della vita politica e offrono un’interpretazione del passato, una spiegazione del presente e una visione del futuro (intesa come approdo verso un nuovo ordine, integralmente nuovo, sia dal pdv politico che sociale che antropologico). POLITICA COME VIOLENZA: ci permette di capire come certi regimi politici trattano la violenza politica (come il razzismo, il genocidio) Per meglio capire come i sistemi di idee si connettono all’azione. VIOLENZA Violenza dal pdv generale  intervento fisico da parte di un individuo e gruppo verso un altro individuo o gruppo. Per aversi violenza l’intervento fisico deve esser volontario. In questo senso il termine ha un significato meramente descrittivo e possiamo considerarlo sinonimo di forza. Slegata alla politica, al potere. Equivale all’alterazione dannosa dello stato fisico di individui o gruppi. Qui parliamo del cambiamento dello stato del corpo e delle sue possibilità ambientali o strumentali (conseguenza della violenza). ≠ Violenza connessa al potere  che ha la finalità di modificare la condotta/volontà di individui e gruppi (carattere distintivo) dotata anch’essa di un minimo di volontarietà. Può avvenire sia secondo di regole, che in modo arbitrario laddove la violenza va a connettersi al terrore che attraverso la sua sistematicità e la sua applicazione modifica sostanzialmente la natura del potere stesso. Gli interventi fisici possono essere utilizzati come mezzo per esercitare il potere ma ciò non cambia la natura della violenza, che rimane sempre e comunque intervento fisico, e non è una forma di potere. Non può dunque mai coincidere con il concetto di potere (possiamo parlare di potere violento, per descrivere talune modalità dell’esercizio del potere, la qualità di quel potere). Tra i sistemi politici la violenza ha un ruolo importante proprio in quelli e soprattutto in quelli che la impiegano per seminare il terrore. 3 regimi politici che sono passati per una democrazia e che oggi sono regrediti in sistemi autoritari: Venezuela, Russia, Turchia. Qui la violenza va a sostanziare parte dell’esercizio di quel potere. E questa violenza va a distinguersi necessariamente da quella che va invece a supportare l’efficacia continuativa di un potere coercitivo. Von Hayek diceva che il ricorso alla coercizione (che non è altro l’uso della forza e l’uso della forza non è altro che violenza fisica) da parte dello Stato è necessaria per evitare che la coercizione venga utilizzata da individui arbitrariamente su altri individui e si giustifica proprio su questa base. Ed ecco perché dobbiamo distinguere la violenza: per comprendere quando questa va alimentare una situazione di terrore, divenendo quindi un elemento costitutivo di un sistema politico e quando invece la violenza va a sostenere l’efficacia continuativa di un potere coercitivo, perché in questo ultimo caso la violenza è misurata e prevedibile, ossia contenuta e non provoca danni per la persona e perché il suo esercizio segue delle regole ben precise. Quando la violenza è connessa al terrore è smisurata e imprevedibile (praticata dai sistemi totalitari o oggi ad es. l’uso smisurato della pena di morte in Cina, la violenza utilizzata da Erdogan contro gli oppositori politici, quella contro gli omosessuali in Cecenia, nell’attuale regime egiziano che non solo usa violenza sistematica nei confronti degli oppositori politici come Nel mondo antico abbiamo un razzismo in senso debole (es. Greci nei confronti dei Barbari, ma si trattava di un pregiudizio culturale che non aveva alcuna pretesa di superiorità biologica). Nell’età moderna prevale invece un tipo di razzismo debole legato alla cosiddetta ricerca delle origini, ossia alla presunta purezza di alcune origini. Ciò ha aperto la strada a metà 800, al cosiddetto mito della razza ariana, nobile ed eletta, emigrata dall’Asia centrale all’Europa in epoca preistorica. In epoca contemporanea il razzismo si sviluppo a livello politico, soprattutto dopo la 1° Guerra Mondiale e risultò dalla fusione di correnti di pensiero fra loro assai lontane che hanno riguardato studio scientifico delle razze, il nazionalismo, un atteggiamento mistico e irrazionalistico in politico. Se andiamo a vedere il fascismo e successivamente il nazismo si nutre di nazionalismo, di un ricorso a miti, il mito fondativo della razza e della sua purezza, ecco di cosa si nutre il nazionalismo (nazione come esaltazione del sangue): di questo si compone l’ideologia nazi-fascista. A fine 700 con lo sviluppo delle scienze naturali, promosse dall’illuminismo, inizia il tentativo di classificazione delle razze umane e quindi attraverso lo studio del cranio, del volto e di qui fu molto il breve il passo verso una gerarchizzazione delle razze umane. Furono classificate tre razze in ordine di superiorità: 1. Razza bianca (ariana, capace di attingere alle capacità intellettuali superiori, di elevarsi attraverso una superiorità dell’intelletto, che consentiva lo sviluppo della civiltà, che consentiva razionalisticamente la realizzazione di sistemi più efficienti e superiori) 2. Razza gialla (materialistica, incapace di slancio intellettuale, capace di dedicarsi al denaro, di commerciale) 3. Razza nera (razza pigra, legata ai sensi, con scarse capacità razionali, vicino al regno animale). Questa concezione si sviluppa ulteriormente nell’800, sia con l’ereditarietà di biologi razziali, sia con la libera interpretazione della teoria evoluzionistica di Darwin, favorita dai fattori ereditari. Da queste teorie “scientifiche” si sviluppano teorie razzistiche come l’eugenetica (praticata da Mengel nei campi di concentramento, per meglio selezionare la razza ariana e depurarla dagli elementi contaminanti che ne potevano abbassare il potenziale di superiorità), ancora oggi praticata (ci sono laboratori in diversi stati al fine di migliorare la razza, cercando di preservarla da alcune malattie genetiche). Nel razzismo il pericolo della mescolanza delle razze diventa una vera e propria ossessione e sul piano politico, l’idea di nazione e nazionalismo (nazione superiore alle altre), andò a giustificare il dominio coloniale anche come forma di dominio razziale (Inghilterra, olanda). L’antichità dunque è percorsa da razzismo ma nella forma debole, che si risolve in un senso di superiorità (Cicerone: “Qualunque fosse la definizione di uomo quella vale per tutti” si riteneva che gli uomini fossero tutti uguali. Bisogna attendere il 500 per avere una massiccia operazione di razzismo attraverso l’orrendo sterminio degli indigeni ad opera degli spagnoli, i primi a diffondere la teoria centrata sull’idea che la specie umani era un sistema gerarchico di razze fondato sulla superiorità biologica. Nasce quello Todorov chiama razzialismo, ossia un’ideologia razziale, fondata biologicamente e che condanna alcuni gruppi umani incapaci di approdare alla civiltà). Il successo del razzismo ha un grande potenziale motivazionale ancora oggi, sia da pdv politico che dal pdv sociale e questo successo deriva dal supporto dal concetto di etnocentrismo, vizio universale che si ritrova in tutte le culture antiche e tutti i popoli hanno coltivato e continuano a coltivare il sentimento della propria indiscutibile superiorità (se ci facciamo caso tutte le civiltà antiche possedevano l’ombelico del mondo, quella raffigurazione archetipica proprio del fatto che loro erano collocati al centro del mondo); l’etnocentrismo era un qualcosa che collocava le culture antiche, e successivamente le civiltà più complesse, al centro del mondo e quindi in una condizione di indiscutibile superiorità. Durante il fascismo c’era una rivista “Difesa della razza”, caporedattore Giorgio Almirante. Sviluppò un dibattito con Julius Evola sul fatto che il razzismo dovesse avere una base culturale o una base ideologica. Il dibattito durante il fascismo non era sull’aderire ad un’opzione razzista o meno, ma se fondare il razzismo su basi culturali o ideologiche (tale dibattito durò fino all’emanazione delle leggi razziali) Razzismo forte razza che diviene ideologia. 28/04 PROPAGANDA La comunicazione politica intesa come dimensione strategica interna ai sistemi politici, la osserviamo dal pdv della sua insorgenza nei regimi totalitari, la fanno propria come dimensione strategica, come elemento fondamentale della loro strutturazione. L’affermazione del leader politico passa dalla propaganda. La strutturazione della propaganda nazista passa attraverso tappe essenziali: 1. Principio della semplificazione del nemico unico/assoluto: è necessario adottare una solo idea e un unico simbolo, identificare l’avversario in un unico responsabile di tutti i mali. 2. Principio del metodo del contagio: riunire tutti gli avversari in una sola categoria o in un solo individuo (es. l’ebreo) 3. Principio della trasposizione: far ricadere sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco mediante l’uso della menzogna per minare e distruggere l’avversario sul piano morale. Proprio nei sistemi totalitari nascono su scala sistemica le fake news (=uso della menzogna di politica, ossia attaccare gli avversari attraverso la menzogna per affermare la propria ideologia per delegittimare gli avversari inventando notizie per minare e distruggere l’avversario sul piano morale) 4. Principio dell’esagerazione e del travisamento: trasforma qualunque aneddoto in una minaccia grave come ad es. l’ebreo usuraio: la storia dell’ebreo usuraio nasce non perché gli ebrei abbiano un’attitudine genetica verso quel tipo di attività, ma perché nel corso della storia, in relazione alla loro peculiare storia, quella della diaspora (dell’esilio in tanti paesi), non avendo una propria stabilità (popolo errante), non avevano storicamente proprie radici. Non erano dediti a quel tipo di attività che presupponevano la stanzialità (es. agricoltura), ma erano piuttosto dediti ai commerci e successivamente alla finanza e ciò ha fatto sì che essi propaganda si va ad inserire all’interno di questi pregiudizi, stereotipi. 11. Principio dell’unanimità: portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti; la propaganda diventa una sorta di opinione popolare. Questi principi elaborati da Goebbels (capo della propaganda nazista) sono principi che non hanno mai smesso di influenzare la comunicazione politica attuale che si nutre appunto di tali principi. Goebbels articolò questa strategia comunicativa che più di ogni altra rendeva efficace la comunicazione (nei termini della propaganda) diretta contro il nemico assoluto. Questo ha fatto parte ella storia dei totalitarismi che hanno costruito la comunicazione e la propaganda moderna ma questi principi costituiscono ancora oggi un potente fattore di influenza della comunicazione attuale da parte di molte forze a livello internazionale e vanno a supportare l’azione politica di quei movimenti che si bassano ancora sull’idea del nemico e quindi l’uso sistematico delle fake news sono un fenomeno antico e non contemporaneo (perché lo ritroviamo sui social, che possono sì alimentarlo), non nasce nella contemporaneità, ma utilizzato in modo sistematico dai totalitarismi. Trump ha vinto le elezioni quattro anni fa su : 1. America first  ristabilire un certo tipo di supremazia, che si era un pò persa con Obama a livello internazionale; 2. Suprematismo bianco  nella fora culturale e non violenta. Con Obama i neri avevano assunto posizioni di rilievo. Questo non fa leva sul razzismo ma sull’occupazione del potere, l’entrata nel potere dei neri che avrebbe portato un danno dal pdv degli interessi da parte dei bianchi 3. Maschio alpha  riproposizione della virilità maschile rispetto all’erosione di questo modello da parte delle minoranze gay e di tutto quel mondo che non si riconosce maschilista. Riproporre questo dopo che sul sito della Casa Bianca ai tempi di Obama c’era una sezione dedicata alle minoranze gay significava avere un certo tipo di elettorato tradizionalista per l’America profonda, significava motivo di mobilitazione. Nella comunicazione politica, i temi se opportunamente volgarizzati, collocati all’intero di un orizzonte dati da un linguaggio può essere potentemente efficace e portare alla vittoria alle elezioni. Le basi comunicative di Trump erano molto efficaci e ciò lo ha portato alla vittoria. ANTISEMITISMO Fulcro della propaganda nazista e dal 38 anche parte della propaganda del fascismo, che ha aderito alle leggi razziali (non legittimate dalla popolazione. La prima amante di Mussolini, Margherita, molto influente nella sua prima parte del fascismo, soprattutto nella comunicazione politica. Era ebrea) Distinguiamo due fasi: 1. Età antica fino al 19esimo secolo: caratterizzata dal fatto che l’antisemitismo affonda le sue radici sulla particolare condizione socio-economica degli ebrei, che viene rappresentanza dal pdv sociale di una collocazione ben precisa (commercio e finanza). 2. Dal 1850 al 1950: si sviluppa in Occidente nel periodo della rapida assimilazione economica e sociale degli ebrei e tocca il suo apice quando questi sono ormai una componente strettamente integrata nella società europea. Se queste sono le caratteristiche di fondo della posizione ebraica nelle due grandi fasi della storia dell’antisemitismo, un’altra differenza fra le due epoche è data dalla sovrastruttura ideologica, cioè nel fatto che l’ebreo viene collocato all’interno di una componente razziale. Mentre l’antisemitismo precedente affonda le sue radici prevalentemente in ambito religioso e nel fatto che i propri interessi potevano andare a ledere gli interessi interni prevalenti alla comunità in cui vivevano; nella seconda fase entra invece in gioco l’ideologia, quindi questa componente ormai assimilata sul piano socio-economico diviene una componente razziale e come tale da assimilare. L’aspetto ideologico, l’elemento razzialistico, prende il sopravvento in questa seconda fase e porta alla considerazione, che è alla base dell’antisemitismo, degli ebrei come componente storica non assimilata della società e che quindi si presenta ad un utilizzo come obiettivo sviante per tensioni sociali derivanti da ben altri attori. Tutto questo si colloca dopo la grande crisi del 29 che colpisce la piccola borghesia (al cui interno si colloca quella ebraica che è perfettamente assimilata) e il proletariato. L’ebreo viene considerato nemico perché è responsabile della crisi e delle sue peggiori conseguenze. Una componente razzialmente non assimilata diviene capro espiatorio di tutte le tensioni vissute in quel periodo. Come fenomeno moderno nasce e si sviluppa come fenomeno piccolo-borghese. La crisi del 29 non fu affatto compresa dal popolo e quindi si prestò a svariati usi sul piano propagandistico. La crisi poteva essere dunque addossata a capri espiatori secondo l’esigenza propagandistica del momento (l’ebreo, dati gli stereotipi, data la storica campagna antisemita, si prestava perfettamente per quel tipo di propaganda). Il regime fascista non nasce come regime razzialista a differenza del regime nazista (il razzialismo è la base e il presupposto), ma approda al razzismo successivamente quando era particolarmente funzionale avere un nemico per giustificare l’alleanza col nazismo e giustificare le guerre scatenate e rinforzare l’ideologia. Noi parliamo di esperienze storiche in una prospettiva sociologica e qui dobbiamo cogliere che queste nozioni continuano ad essere praticate in molti regimi (anche all’interno delle democrazie che necessitano dell’individuazione del nemico). 30/04 L’antisemitismo nella forma del razzismo biologico non faceva parte inizialmente dell’ideologia fascista, gli ebrei occupavano anche ordinamenti interni (es. non sono previste sanzioni per quegli stati che attuano deliberatamente programmi di genocidio). Casi di genocidio molto importanti:  Cambogiano  anni 75/79. porta allo sterminio di 3mln di persone (25% della popolazione totale) ad opera degli Khmer rossi (organizzazione combattente comunista, ideologicamente maoista) capitanati dal Pol Pot, secondo la cui ideologia tali minoranze non erano perfettamente assimilabili nel futuro stato cambogiano, integralmente comunista e maoista. Il genocidio termina (‘79) con l’invasione del Vietnam della Cambogia, con la sconfitta dei khmer rossi. Nel 2001 fu istituito un tribunale speciale per il genocidio cambogiano. Anche se il conflitto è di natura ideologica (non come in Ruanda etnia vs etnia), vi è un partito politico che si dota di una milizia armata che per realizzare una rivoluzione e per realizzare uno stato comunista, uccide tutti quelli non funzionali a tale fine.  Ex Jugoslavia   Ruanda  ci consente di ricollegarci ad una esplicita politica razziale che rappresenta una perfetta e diretta derivazione della politica razzialista europea. Nel 1994: durante alcuni mesi si verifica un genocidio terribile anche nelle forme in cui è stato messo in atto, un genocidio fatto a colpi di machete e di bastoni chiodati (“orrore senza fine”). Prima del genocidio fu acquistata un’ingente partita di machete dalla Cina per mettere in atto questo programma. Il Ruanda era una colonia tedesca che successivamente alla caduta del nazismo viene affidata al Belgio che quando si insediò in Ruanda attua una forte politica razziale (come d’altronde in tutte le sue colonie) di cui il movente ideologico fu il razzismo, importato e mantenuto a seguito della colonizzazione belga che non faceva altro che esaltare l’etnia dei Tutsi (al potere). 3 gruppi etnici di cui si componeva il Ruanda: Tutsi | Utu | Twa, che convivano da 5 anni e hanno stessa lingua, religione e cultura. Per la loro conformazione fisica i tutsi venivano considerati dai belgi più vicini agli standard occidentali erano alti magri con carnagione non molto scura e vengono per tali ragioni considerati più intelligenti, più adatti a gestire il potere. Gli Utu invece (la maggioranza della popolazione) possedevano caratteristiche fisiche diverse (più scuri, tozzi), venivano descritti più rozzi, adatti ai lavori nei campi e quindi considerati come inferiori. I Twa venivano considerati più vicini alle scimmie. Negli anni 50 un gruppo di intellettuali Utu denuncia il dominio razzista dei Tutsi (di specifica derivazione belga) che porterà ad una rivoluzione sociale (anche con movente di natura economica). Oltre ai 100 mila morti ammazzati, anche gli Utu moderati che non parteciparono al genocidio furono uccisi. I genocidi prevedono sempre una natura etno-linguistica razziale che può sfociare, se vi è uno specifico potere sistematico legato alla violenza, in vero e proprio genocidio. Fu istituito un tribunale ruandese per i crimini commessi e vennero condannati i principali esecutori (non tutti perché erano una moltitudine) La Francia pose fine a tale massacro;  Vietnam  anni 70 in poi. genocidio dei montagnardi, popolazione diversa dall’etnia prevalente. Fu un genocidio dimenticato. I montagnardi erano una popolazione cristiana, figli delle montagne stabilita prevalentemente in Vietnam (dove si svolse il genocidio), Cambogia e Aos. In lingua vietnamita vengono definiti selvaggi. Negli anni 70 erano circa 2mln e mezzo accusa di aver partecipato alla guerra in Vietnam contro i vietnamiti a favore degli americani, si attua un genocidio che porta da 2mln e mezzo a qualche 100 di migliaio attuali. dagli. (ancora in essere).  Shoah   Rohingya  1 mln minoranza di religione musulmana che ha origine in Bangladesh, che hanno subito una politica discriminatoria da parte dell’ex Birmania (Myanmar), la quale non riconosce tale comunità tra le minoranze etniche presenti bel paese per legge, vengono considerati intrusi. A tale comunità vengono negate alcune libertà concesse alle altre minoranze (es il diritto all’accesso alla proprietà terriera). Vengo sistematicamente massacrati dall’esercito del Myanmar con diversi pretesti a cominciare da quello terroristico;  Curdo  il popolo curdo era riunificato nell’Impero ottomano, con la fine del quale non fu creato un vero e proprio stato curdo (di qui l’origine di tutti i problemi). Il popolo curdo è distribuito in 4 stati diversi: Turchia, Iran, Iraq, Siria costituendo una minoranza all’interno di questi paesi. Sono stati perseguitati: Nord Iraq  Saddam Hussein perseguitò il popolo curdo che non accettava la sua dittatura, il quale rivendicava un’autonomia, un’autodeterminazione (più di 5000 vittime furono massacrati con armi chimiche). Ancora oggi in Iraq la situa non è tranquilla perche avevano indetto un referendum per dichiarare la loro autonomia del Nord Iraq, referendum che non ha avuto svolgimento perchè avrebbe comportato un conflitto armato a parte del governo centrale, complicando ulteriormente lo scenario geopolitico (questa soluzione viene appoggiata anche dagli americani). Iran  prima e dopo la rivoluzione khomeinista dove vennero perseguitati per aver praticato una religione musulmana considerata eretica. Turchia  avvengono massacrati sistematicamente dalla fine dell’impero turco ottomano perché è una componente etnica non assimilabile al potere e rivendicano forme di autonomia e autodeterminazione. Siria  unico paese in cui i curdi hanno vissuto una situazione di relativa tranquillità fino alla primavera araba: fino Assad padre (regime tradizionalmente molto tollerante), il cui regime permetteva la convivenza di diverse minoranze nel Paese. I problemi sono cominciati a partire dalla primavera araba. Nonostante i peshmerga sconfissero l’Isis in Siria, sono stati ripagati ingiustamente lasciandoli in pasto all’invasione turca. Adesso i curdi sono stati costretti ad allearsi con Assad figlio (dittatore della Siria) per difendersi dalla persecuzione. Il popolo curdo non trova mai pace a causa del vizio d’origine quando le potenze internazionali (Francia e Inghilterra) non hanno voluto la creazione di uno stato curdo. (ancora in essere) democrazia (problema dell'ordine pubblico e problema della sicurezza urbana). AUTORITA'  concetto legato anche ad altri fenomeni (appunto in relazione all'ordine pubblico e la sicurezza urbana). definizione 1. Autorità come facoltà  è innanzitutto una facoltà di un individuo o un gruppo di emanare comandi che vincolano/obbligano/inducono uno o piu soggetti ad agire in un determinato modo. questa facoltà è attribuita in base a certe caratteristiche, cioè alla posizione che i occupa, ed è poi riconosciuta consensualmente della collettività su cui viene esercita. (nella definizione autorità come facoltà: essenziale il riconoscimento tacito da parte della maggioranza della comunità considerata). 2. Autorità come sanzione  nozione che fa riferimento alla possibilità e capacità di un organo investito dall’autorità di emanare comandi che abbiano scopi di importanza collettiva. A questi comandi non ci si può assolutamente sottrarre (cioè non è conveniente farlo). Si aderisce all’autorità perchè aderirci comporta inevitabilemente un vantaggio, da cui ne consegue all’opposto uno svantaggio se ci si sottrae. Questo tipo di autorità (come sanzione) possiamo anche definirla come deferenza: autorità come deferenza è un atteggiamento riverente tenuto dai sottoposti nei confronti di chi detiene ufficialmente il potere. in questa accezione l’autorita viene accentuata a componete psicologica e quindi diviene un attributo di chi è sottoposto 15.00 3. Autorità come diritto di agire  (diritto come possibilità di agire) in modo obbligante per la comunità. questo concetto risale al Leviatano di Hobbes (stato: depositario dei diritti di agire. Il potere dello stato è trasmesso per volontà dai cittadini per uscire dallo stato di natura); ripreso da Kelsen nel suo concetto di autorità definita come il diritto e il potere da parte dello stato di emanare comandi obbligatori, secondo Kelsen è l’autorità che dà origine ad un ordinamento giuridico (l’individuo che rappresenta l’autorità deve avere ricevuto il diritto di emanare comandi obbligatori, la possibilità di comandare da parte di un ordinamento di modo che altri individui siano obbligati ad obbedire). L’autorità è quindi, secondo Kelsen, originariamente la caratteristica di un ordinamento normativo. 4. Autorità come potere legittimo (o dominio legittimo)  la loro attribuzione ed esercizio sono sanciti da valori condivisi dalla collettività di riferimento. In questo caso si stabilisce l’equiparazione di autorità e potere legittimo. 5. Autorità come proprietà (contenuto) di una comunicazione imperativa (come proprietà di un comando), il cui contenuto è concorde con i valori condivisi. questa definizione è importante perché dà conto internamente alle democrazie del cosiddetto livello di legittimità (o del consenso), dei regimi che necessitano di persuasione nei confronti dell’autorità. L’autorità non può emanare comandi il cui contenuto sia in antitesi con i valori della collettività. 6. Autorità come sinonimo di potere: Marx ed Engels, che in un loro articolo descrivevano l’autorità (1873 pubblicato sull’almanacco repubblicano) come sovrapposizione di una volontà estranea alla nostra presupponendo dall’altra parte (della collettività che obbedisce) una subordinazione (autorità come abuso di potere). autorità secondo Marx e Engels Designa la necessaria disciplina del lavoro, il potere dispotico del capitale e andrà successivamente a designare, nello sviluppo della teoria il potere della dittatura del proletariato, in vista della società senza classi (socializzazione). 7. Autorità come capacità di ottenere il consenso degli altri al fine di consolidare, mantenere, potenziare, raggruppamenti umani stabili. L’autorità ha la funzione di formazione una comunità politica. L’autorità può designare un soggetto che può essere astratto (una posizione politica o sociale/ un’istituzione). In senso concreto possiamo osservare una persona o un gruppo che la incarnano. Il fondamento dell’autorità può essere un ordinamento giuridico impersonale (autorità legale, cioè in riferimento all’ordinamento), o possiamo intenderlo come attributo di una persona o di un gruppo a cui si sottopone, in termini di subordinazione un gruppo o una collettività (autorità funzionale). Entrambi i tipi di autorità presuppongono un riconoscimento consensuale da parte della collettività, questo consenso deve essere universalistico se ci riferiamo ad un ordinamento giuridico, particolaristico invece nel caso dell’attributo personale. Autorità legale (qualità) : parliamo di un’autorità diffusa, ha un carattere di continuità, le relazioni fondate sull’autorità legale sono asimmetriche per periodi lunghi e sono determinati. L’autorità in ambito politico, deve possedere necessariamente da due elementi: 1. consensuale: autorità come capacità di stimolare e attrarre l’altrui consenso autorità come elemento assiologico (ascendente su qualcun’altra che viene determinata dalla conformità ad un sistema di valori). Specie del genere potrere politico capace di ottenere obbedienza dai membri del sistema politica in virtù non della coercizione ma della consonanza ad un sistema di valori. Ovviamente non vi è solo questo all’interno di una comunità ma anche orientamenti diversi, cosi come ci viene specificato da autore , il quale ci parla di 3 tipi di autorità: - coercitivo (uso della forza), - remunerativo (controllo delle risorse, allocazione compensi materiali) - normativo (allocazione di premi e privazioni simboliche.) Da queste tre forme possiamo avere da parte dei sottoposti tre orientamenti diversi: - alienato (se si fa riferimento al solo uso della forza) – - calcolatore (se si fa riferimento a remunerativa); - orientamento morale (normativo). L’autorità sarà di volta in volta collegata alle tre diverse forme che daranno di volta in volta configurazione alle diverse organizzazioni politiche. Definizione di Juan Liz (uno dei massimi sociologi della politica al mondo che ha dato un contributo nello studio dei regimi politici in scienza politica): autoritarismo: fa riferimento ad autoritarismo come sistema politico con pluralismo politico limitato e non responsabile, senza una elaborata ideologia guida ma che possiede delle mentalità specifiche e caratterizzanti. inoltre, non presenta mobilitazione politica estesa o intensa tranne in alcuni momenti del suo sviluppo. Presenta un leader o un gruppo che esercita un potere entro limiti formalmente mal definiti (in riferimento alla questione della legalità, regimi che governano in modo illegale) ma in realtà abbastanza prevedibili. Individua 5 dimensioni rilevanti: 1. pluralismo limitato riguarda la società nel suo complesso e le politiche. Pluralismo: arene competitive all’interno di ogni ambito sociale e politica; una pluralità di attori che competono per l’acquisizione di risorse, 25. In ambito autoritario questo pluralismo è limitato, il potere non è contendibile. In ambito sociale ci può essere un sistema economico competitivo ma una forte limitazione in ambito sociale, religioso (regime cinese capitalista. Apre il libero mercato. Sistema ibrido che vede al potere il partito comunista come unica ipotesi di potere e i governanti vengono decisi internamente al partito attraverso meccanismi interni quindi senza competizione. All’inizio degli anni ‘80 abbiamo un’apertura progressiva del mercato economico quindi di un’economia di mercato perciò la Cina si configura come un regime comunista capitalista. La liberalizzazione in campo economico non ha previsto un’apertura in campo politico, ecco perchè sistema ibrido); 2. mentalità specifica o caratteristica del regime prende il posto delle ideologie totalitarie. La mentalità è ad esempio il tradizionalismo cattolico (Dio Patria Famiglia) o un certo tipo di radicalismo nell’induismo. La differenza tra ideologia e mentalità ce la dà T. Gaiiger, il quale sostiene che “le mentalità sono modi di pensare di sentire più emotivi che razionali che influenzano il comportamento ma senza codificarlo” corrisponde ad alcuni atteggiamenti intellettuali ad alcuni valori| principi che affondano le proprie radici in una determinata tradizione. È un insieme di valori più o meno ambigui sui quali è 36.0 L’ideologia è un fenomeno totalmente diversi, sono sistemi di pensiero elaborati e strutturati che hanno pretesa di scientificità. 3. Assenza o la limitata presenza di mobilitazione politica: perché questi regimi non hanno bisogno delle masse, della loro mobilitazione perché non hanno bisogno di imporre un certo tipo di ideologia. Non consentono dunque la mobilitazione delle masse. 4. La presenza di un leader carismatico o non (non ha bisogno di vedersi riconoscere quelle qualità eccezionali per condurre verso un novo orizzonte, l’importante è occupare il potere perché è un regime che attua il potere tramite la coercizione) / o un gruppo (ad esempio una giunta militare o un’oligarchia di partito che si installano al potere e lo stabilizzano attraverso forme coercitive) che esercita il potere; 5. Limiti formalmente mal definiti: ciò evidenzia un aspetto generale del sistema legale/giuridico in ambito autoritario perché questo regime ha lo scopo di perseguire il potere, di mantenerlo, di conservarlo e se per far ciò occorre violare la legge sistematicamente si può fare. REGIMI:  Tradizionali  situati in crete aree del Medio Oriente (Arabia saudita, Emirati Arabi Uniti). La loro base di legittimazione è relativa al patrimonialismo weberiano associato al ruolo di istituzioni monarchiche. Juan Linz usava l’espressione regime sultanico. Regimi bastati sul potere personale del sovrano che tieni legati i collaboratori. In questi regimi le decisioni sono per la gran parte arbitrarie e non sono limitate da norme (potere assoluto), potere esercitato in forme particolaristiche. La polizia ha un ruolo centrale. Qui non troviamo ideologie, mobilitazioni di masse e neppure un partito unico. È un ambito politico dominato da élite ed istituzioni tradizionali. Tale tradizione deriva dalla Sharia.  Militari  non democratici, caratterizzato dall’esperienza politica delle forze armate che intendono occupare il potere e stabilirvi un certo tipo di assetto politico. Anche qui non troviamo un’ideologia, possono far leva e d affermare un certo di mentalità (argentina, Cile, Brasile ecc.), mentalità che funge da argine rispetto all’introduzione di 11. Siamo in un ambito di depoliticizzazione, non vi è mobilitazione delle masse, vi è un controllo totale (non vi sono guerriglie) 12.00. ci sono regimi militari moderatori (che vogliono impedire la guerra civile) o regimi militari guardiani (per preservare un certo tipo di ordine o di assetto); o regimi militari governanti (che hanno un controllo delle risorse e governano tutte le strutture politiche, burocratiche)  Misto (civili-militari)  in Africa ve ne sono diversi. Alleanza tra militari più o meno professionalizzati dal pdv politico e civili che sono burocrati, tecnocrati ecc.  Burocratico-militari nel sec scorso in cui vie era una coalizione tra burocrati ed ufficiali militari  Corporativi: caratterizzate da culture oligarchiche rappresentate da strutture. Regime che ha una forma di partecipazione controllata e ha forme di mobilitazione nella comunità politica attraverso forme che seguono delle strutture oligarchiche e vanno a stabilire democrazie organiche (=mentalità politia che ritiene il popolo come unita indissolubile e che alla sua base è possibile rintracciare una univocità dal pdv della volontà e del bene comune. Ritroviamo in questa esperienza partiti unici che inglobano sindacati, movimenti che intendo rappresentare tutto il popol. Regimi che hanno un notevole grado di strutturazione ed innovazione in termini istituzionale. 15.00 (es il sistema italiano dopo il 48: neo-corporativi)  Esercito-partito  Esclusivamente civili unici regimi di mobilitazione in ambito autoritario, affermati dopo la decolonizzazione, con l’obiettivo di modernizzare quei paesi  Nazionalisti di mobilitazione protagonisti élite 17.00  Comunista di mobilitazione: schema stato partito  A base religiosa negli anni 80 emerge un fenomeno nuovo in quanto a regimi di mobilitazione. Mentre negli altri la
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