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La Storia del Sport dalla Grecia all'Età Moderna: Valori e Educazione, Appunti di Educazione fisica

Storia del movimento olimpicoStoria della educazione fisicaStoria della cultura antica

La storia del mondo dello sport dalla grecia all'età moderna, sottolineando come il fenomeno sportivo sia stato influenzato dalla cultura e abbia contribuito a costruire valori importanti per la società. Della nascita e dello sviluppo dello sport in grecia, della sua riproposta nel xix secolo e della sua evoluzione nel xx secolo, con particolare attenzione alla sua connessione con l'educazione. Il testo illustra come lo sport sia stato un mezzo per promuovere valori come uguaglianza, fratellanza e lealtà, e come questi valori siano stati riproposti e diffusi attraverso il movimento olimpico.

Cosa imparerai

  • Come la cultura greca ha influenzato lo sviluppo dello sport?
  • Come i valori promossi dallo sport nella Grecia antica sono stati riproposti nel XIX secolo?
  • Come lo sport ha contribuito alla diffusione di valori come uguaglianza, fratellanza e lealtà?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 11/02/2022

vdsl87
vdsl87 🇮🇹

4.1

(22)

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Scarica La Storia del Sport dalla Grecia all'Età Moderna: Valori e Educazione e più Appunti in PDF di Educazione fisica solo su Docsity! LA STORIA DELLO SPORT DALLA GRECIA ALL’ETA’ MODERNA Oggi emergono carenze e contraddizioni nel mondo dello sport che richiedono un approccio valoriale il quale a sua volta esige anche un riferimento alla storia del fenomeno sportivo. Una riflessione storica quindi può essere un valido contributo per una cultura dello sport: già nel mondo greco infatti lo sport nasce e si sviluppa in stretta connessione con la cultura. Il fenomeno sportivo nella storia si è rivelato non solo condizionato dalla cultura del tempo ma anche capace di costruire valori che dallo sport transitano alla società, valori quali l’uguaglianza, la fratellanza e la lealtà. L’esperienza greca come quella medievale li propongono almeno in parte. Lo sport è rispetto delle regole ma oltre a questo nell’antichità vigeva l’idea che attraverso lo sport dovesse recuperarsi un’esperienza di comunità umana (si pensi alla concezione di “comunità greca” che emergeva dai Giochi Olimpici. Le feste panelleniche erano quattro: i Giochi Pitici, che si svolgevano ogni quattro anni in onore del dio Apollo, quelli Nemei, in onore di Zeus ogni due anni, quelli Istmici, ogni due anni in onore di Poseidone, e le gare olimpiche in onore di Zeus. Queste ultime erano le più importanti. La manifestazione agonistica si svolgeva in Grecia ad Olimpia, ogni quattro anni, tra Luglio e Agosto. Durante questa si instaurava la tregua sacra: nessun conflitto o battaglia, tutto veniva sospeso per fare in modo che gli atleti potessero gareggiare. Dalla prima Olimpiade, era il 776 a.C., alla diciottesima, le gare furono costituite esclusivamente da corsa a piedi: si trattava di una gara di velocità, su una distanza di 192,27 m, detta stadio perché equivaleva alla lunghezza della pista dello stadio. Tuttavia si possono riscontrare nella concezione greca dei limiti, infatti lo sport era un’attività riservata ai greci maschi, agli aristocratici e ai greci fisicamente perfetti. Alla fine del XIX secolo, i valori promossi dallo sport nell’antichità verranno riproposti nella carta olimpica senza i pregiudizi del passato. Infatti viene riconosciuto il carattere ecumenico dello sport, asserendo che tutti possono accedervi. A quel tempo come pure nel nostro, i valori di uguaglianza, fratellanza e lealtà non erano pienamente acquisiti dalla società ed il movimento olimpico proponendoli ne favorì la loro diffusione in un contesto dove lo sport subiva anche la pressione di una mentalità comune spesso elitaria se non addirittura razzista. Alla luce di queste riflessioni si rende necessario recuperare la valenza formativa dello sport, che non deve esser considerato solo in relazione del raggiungimento della vittoria o del superamento di un record, ma soprattutto nel suo significato educativo e formativo. Già nelle città greche lo attribuiva un ruolo rilevante alla cosiddetta paideia ginnica, cioè a quella attività proposta a tutti i giovani, o comunque a tutti i giovani aristocratici, finalizzata non solo al conseguimento di eccezionali risultati agonistici, ma soprattutto ad una compiuta e completa formazione umana. Sebbene un aspetto importante della paideia ginnica fosse anche l’addestramento militare, questa (si prefiggeva come obiettivo generale la formazione del cittadino sottolineando uno stretto legame tra armonia fisica e virtù secondo la concezione del perfetto equilibrio tra bellezza fisica e spirituale. Anche a Roma, a fianco di manifestazioni cruente come i giochi circensi, rileviamo la presenza di associazioni giovanili che proponevano attività sportive come mezzi di formazione. Purtroppo il modello augusteo delle associazioni giovanili conoscerà un profondo declino alla fine dell’età imperiale. La letteratura storiografica è solita asserire che alla fine dell’antichità lo sport scompare completamente, e dunque, a maggior ragione, che scompare la connessione tra educazione e attività sportiva. È per questo motivo che la rinascita dell’olimpismo alla fine del XIX secolo è stata considerata da molti come la ripresa di una esperienza antica ideale dopo molti secoli di buio. Lo sport non ha mai conosciuto interruzione nella storia e ci sono elementi nel corso dei secoli che lo dimostrano. Alcune caratteristiche del fenomeno sportivo sono state sempre presenti, si pensi allo spirito di competizione, al superamento di un ostacolo, al raggiungimento di un risultato e allo spirito ludico, nonché allo sforzo fisico; questi dati confermano una certa continuità storica. Senza dubbio, alla fine del mondo classico molte pratiche sportive conoscono un netto declino, ed è altrettanto vero che, anche a livello culturale, all’apprezzamento che il mondo antico aveva dimostrato verso lo sport si sostituisce un atteggiamento addirittura ostile, motivato non solo dalla corruzione dello sport nel periodo tardo, ma anche dal progressivo radicamento di concezioni che valorizzavano la dimensione spirituale a discapito di tutto ciò che riguardava la dimensione fisica, materiale. Tuttavia la cultura sportiva non smise di trasmettere il suo patrimonio. Significativo il fatto che la figura del martire verrà accostata a quella dell’atleta, e la cavalleria, affermatasi nell’VIII secolo, sarà sin dalla sua nascita contraddistinta da valori quali la lealtà, la protezione dei deboli, la difesa della fede. Sarà proprio la cavalleria il luogo di formazione per i giovani aristocratici, soprattutto per i cadetti, ai quali dai sette anni di età in poi verrà rivolto un percorso formativo spirituale e fisico, che rievoca molto la paideia ginnica aristotelica, anche se sarà marcata l’impronta di addestramento militare. La Chiesa criticherà l’esperienza medievale dei tornei a causa dei loro aspetti cruenti, tuttavia rimarrà salda l’idea che lo sport, a determinate condizioni, possa essere strumento utile per la formazione integrale dell’uomo. Nel tardo medioevo si svilupperanno importanti esperienze dove secondo il modello dell’antico ginnasio, i giovani aristocratici potevano crescere armoniosamente, coniugando l’esercizio fisico praticato all’aperto (la corsa, il salto, il nuoto e svariati giochi) con lo studio; Dunque, la convinzione dell’esistenza di uno stretto legame tra sport ed educazione non verrà mai meno e troverà crescente fortuna soprattutto a partire dal cinquecento. La ritroveremo, infatti, in Montaigne, nei quali il pensatore propone un metodo formativo, fondato su una visione dell’individuo come unità di anima e corpo, che coinvolge allo stesso modo l’educazione fisica, intellettuale e morale; e, ancora, ne “I pensieri sull’educazione” di Locke del 1693, nei quali l’attività sportiva riveste un’importanza primaria all’interno della formazione del gentleman. Più tardi, nell’Inghilterra del 1700, sarà proprio sulla base di queste esperienze che si realizzerà una forte compenetrazione tra scuola e sport. Le public school, che nonostante il nome erano istituzioni private volte alla formazione della classe dirigente, erano improntate a rigidi schemi con i quali i giovani venivano avviati ad un’attività sportiva intensissima, attraverso la pratica di giochi popolari, che all’epoca erano privi di regole e dunque spesso causa di lesioni personali; da qui l’esigenza di una loro progressiva regolamentazione che darà luogo, nell’ 800, ad un assetto disciplinare di buona parte degli sport contemporanei. E così nel XIX secolo si svilupperà in Europa, in particolare in Inghilterra, una cultura sportiva dai tratti originali, che darà una nuova definizione di sport. Nel XIX secolo si costituiscono le prime federazioni sportive; vengono introdotte molte innovazioni tecniche, come ad esempio le porte per il calcio e l’uso dei cronometri; nascono i giornali sportivi di massa; appaiono i primi manuali pratici per la preparazione atletica; in altre parole comincia a delinearsi lo sport modernamente inteso e verrà riconosciuta come condizione essenziale la partecipazione dei soli dilettanti, in nome di un principio fondamentale che sarà una novità di questa epoca: l’autonomia dello sport. Ne fu convinto assertore Thomas Arnold, rettore del collegio di Rugby, il quale fece affidamento sullo sport per promuovere nei giovani il principio del fair play, lo spirito di competizione e allo stesso tempo lo spirito di collaborazione. Tuttavia nel XX secolo accanto a queste esperienze di forte compenetrazione tra sport, valori ed educazione, si sono manifestate anche linee opposte, secondo una logica di asservimento dello sport a concezioni e ad obiettivi lontani da una vera e propria formazione umana, se non addirittura inquietanti. Verso la metà del XX secolo emerge, infatti, la tendenza di molti regimi di servirsi dello sport come mezzo di controllo delle masse e come strumento della politica di potenza, esempio eclatante sono i giochi di Berlino del 1936. Il movimento olimpico era sorto, come ho asserito prima, con l’idea di una totale autonomia dello sport dalla politica, autonomia resa ben evidente anche da una netta distinzione tra diritto sportivo e diritto ordinario: infatti si ricorre al diritto ordinario solo quando si presentano fattispecie giuridiche generali che toccano il mondo dello sport, ma non vi appartengono in via esclusiva (ad es. la tutela della salute negli atleti), mentre nelle materie prettamente tecniche (ad es. disciplina delle gare) si ricorre sempre e solo al diritto sportivo. Il Fascismo, il Nazismo e, più tardi, il Socialismo reale propugneranno invece una pericolosa subordinazione dello sport alla politica. Lo sport non solo si rivelerà incapace di controllare gli eventi, come invece accadeva nell’antica Grecia con la tregua olimpica, che stabiliva l’astensione dalle armi durante i giochi, ma addirittura i giochi olimpici saranno condizionati dai conflitti stessi. Inoltre, il peso crescente che ha assunto il fattore economico: il doping. In realtà il doping era già presente nel mondo antico, in cui molti atleti assumevano determinati alimenti, come ad esempio una specifica qualità di funghi, per migliorare le prestazioni. Tuttavia solo nel XX secolo questo fenomeno si configura come una delle problematiche più gravi del mondo dello sport, un esempio clamoroso è quello degli atleti della Germania dell’est che misero a repentaglio persino la propria salute. Oggi, purtroppo, non vi è disciplina sportiva a proposito della quale
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