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La Prima e la Seconda Guerra Mondiale: Ruoli Nuovi e Conflitti Globali - Prof. Tonelli, Appunti di Storia Contemporanea

Come le prime guerre mondiali hanno portato a nuovi ruoli sociali e politici, in particolare per le donne, e hanno contribuito alla divisione internazionale. La prima guerra mondiale ha visto la frattura tra potenze imperialistiche e la seconda guerra mondiale ha portato all'ascesa del totalitarismo. Anche informazioni sulle conseguenze economiche e politiche di queste guerre.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 20/04/2019

Tommaso_Bu
Tommaso_Bu 🇮🇹

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Scarica La Prima e la Seconda Guerra Mondiale: Ruoli Nuovi e Conflitti Globali - Prof. Tonelli e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Storia contemporanea 11/02/19 -La Grande Guerra Con il novecento si manifestano delle fratture talmente significative da classificarlo come uno dei secoli più importanti della storia moderna. Con la Prima Guerra Mondiale si concretizza la prima vera grande frattura di questo secolo. Le caratteristiche di questo conflitto lo classificano come l’alba di una nuova stagione andando a influenzare molte delle esperienze successive. Se la Grande Guerra sancisse l’inizio di questo secolo, la caduta del muro di Berlino e la conseguente caduta dell’URSS, ne determineranno la fine. Questi ultimi avvenimenti portano al progressivo disfacimento di quel modello di modo bipolare al quale si è assistito durante la Guerra Fredda. Secondo un’altra teoria, la fine del “secolo breve” sarebbe da identificare con l’attacco al World Trade Center dell’11 settembre 2001. Col suddetto avvenimento sorge un nuovo problema, ossia, quello del fondamentalismo islamico che, però, non sarà solo una questione di rivalità religiosa. Una delle caratteristiche nuove della WW1 è il cambio dei costumi che si concretizza anche con un nuovo ruolo della donna in guerra. In primis ciò si manifesta con un impiego della forza lavoro femminile in sostituzione degli uomini che erano mandati al fronte. Ciò porta a due conclusioni: la prima è nel riconoscimento che anche la manodopera femminile abbia lo stesso valore di quella maschile, poiché, le donne si dimostrarono altrettanto efficienti nelle mansioni anteriormente ricoperte dagli uomini; la seconda è il rifiuto da parte della manodopera femminile di lasciare i posti di lavoro conquistati a favore degli uomini tornati dalla guerra. -La Rivoluzione Bolscevica Nella Russia zarista (governata in maniera dispotica) si fa sempre più strada la volontà di rovesciare l’attuale situazione statale in favore di un modello comunista in cui sia il popolo a governare lo stato. Il popolo si identificherà prima con i contadini e, in seguito, con gli operai. A capo di questa rivoluzione troviamo Lenin. Questa rivoluzione scatena, soprattutto all’estero, la paura del “pericolo rosso” ossia della sovversione dell’ordine statale da parte dei partiti progressisti e laburisti. Questo timore però, per quanto intenso ed esteso (sia a livello territoriale che a livello temporale), non era fondato poiché le condizioni della Russia pre-rivoluzionaria erano talmente singolari da non poter essere applicate ad altri stati. -I Totalitarismi Con la soppressione della democrazia e del confronto, congiunta con l’ascesa al potere di un “grande capo”, si concretizzano i totalitarismi novecenteschi (Mussolini, Hitler, Franco, Stalin). La prima forma con cui si concretizzano questi modelli statali sono i fascismi: quello italiano (1922), quello tedesco (1933) e quello spagnolo (1939). In seguito il comunismo staliniano sarà di fatto un totalitarismo a tutti gli effetti e sarà supportato dall’identificazione del partito con lo stato stesso. I fattori che faranno la fortuna di questi modelli sono molteplici. Primo fra tutti l’utilizzo della violenza per reprimere tutte le forme di discrepanza e opposizione, accanto all’elemento della violenza abbiamo l’organizzazione del consenso, ossia il porsi in maniera tale che i cittadini si convincano di vivere in uno stato che si occupi e preoccupi in maniera vera di loro. Una delle tecniche fondamentale per il raggiungimento di questo scopo è l’utilizzo dei mezzi di comunicazione come la stampa. In questo ambito vediamola soppressione delle testate giornalistiche d’opposizione e l’apertura di nuove testate create su misura per far risaltare il regime. Inoltre la censura gioca un ruolo fondamentale nel filtraggio delle informazioni che raggiungono il popolo. La suddivisione della popolazione in organizzazioni aveva lo scopo di dimostrare il coinvolgimento del popolo allo stato, ne favoriva la conformazione e creava delle forme di evasione (le quali comunque plasmavano il consenso popolare). -Seconda Guerra Mondiale I totalitarismi sopracitati furono una delle molle che scatenò il secondo conflitto mondiale. Nell’ambito tedesco il nazional socialismo hitleriano si sublima nel pangermanesimo finalizzato all’espansione dei confini tedeschi al fine di esportare il modello ariano al difuori dei confini nazionali. Questa imposizione non poteva che portare al conflitto con altri paesi detentori di confini e modelli propri. Al fine di completare questa espansione la Germania ricercherà nei paesi affini alle proprie idee degli alleati per esportare questo modello oltreconfine. La guerra non aveva solo questo fine ma anche l’obiettivo di distrarre la popolazione da problemi interni ai paesi belligeranti soprattutto dagli effetti della crisi del ’29. Mentre da un lato abbiamo i totalitarismi dell’Asse dall’altro, al fine di contrastare questa espansione, abbiamo le democrazie degli Alleati facendo assumere a questo conflitto un aspetto di scontro tra democrazia e dittatura. Le nuove tecniche e tattiche impiegate in questo conflitto non porteranno solo alla distruzione fisica ma anche a quella psicologica. Inoltre, questa guerra svela le manie di grandezza dei totalitarismi che possono portare solo alla rovina della vita umana. Questa rivelazione porta anche alla formazione delle resistenze agli stessi regimi nazionali (in maniera più marcata in Italia ma anche in Germania). Alla fine del conflitto le potenze vincitrici rafforzeranno la loro posizione internazionale, in maniera particolare gli USA grazie anche ad azioni economiche come il Piano Marshall elargendo fondi finalizzati alla ricostruzione anche i paesi sconfitti. Questa azione non fu di beneficienza poiché era presente il secondo fine di impaniare il modello americano anche oltreoceano e di stipulare accordi economici a favore dell’economia statunitense. Inoltre, con l’imposizione di clausole politiche per la ricezione degli aiuti, gli Stati Uniti si assicurano la sottomissione di alcuni stati al modello americano a discapito del modello comunista. Questa tattica si concretizza in Italia con l’esclusione del PCI dalle possibilità di governo. A livello internazionale questa tattica da vita ad un mondo bipolare diviso tra blocco sovietico e stati a modello statunitense. Questa divisione darà vita anche a diversi modelli economici (capitalismo liberista e economia centralizzata) e di pensiero. -Guerra Fredda In seguito alla bipolarizzazione del mondo inizieranno anche periodi di tensione e di distensione nei rapporti tra USSR e Stati Uniti. Il primo esempio lo abbiamo con la Corea, divisa lungo il 38° parallelo in due aree, una di influenza sovietica e una di influenza americana. In seguito, anche il Vietnam vide configurarsi la medesima situazione di influenze contrastanti. Con in conflitto vietnamita inizia anche la documentazione delle brutture della guerra con l’invio di reporter direttamente sul campo. Con gli anni ’90 abbiamo la fine della prima repubblica e dei partiti di massa. Questo crollo sarà dovuto allo scandalo “Tangentopoli” (1992) dove la magistratura dimostrerà la collusione e lo stretto rapporto tra imprenditoria e politica, spesso in maniera illecita. La Prima Guerra Mondiale (1914-1918) Il motivo primario dello scoppio della guerra è la volontà da parte di diversi stati si imporre la propria supremazia sia a livello territoriale che a livelli politico. La lunghezza del conflitto porta a svariate complicazioni sia a livello delle dinamiche dei combattimenti sia a livello di popolazione inviata al fronte. Una caratteristica fondamentale di questa guerra è la trasformazione della figura del soldato che ora è spesso privo di addestramento e addirittura anagraficamente nono idoneo alla leva. Inoltre, anche il alto economico si trasforma portando ad un incremento esponenziale dell’investimento in ambito bellico con la conseguente sottrazione di risorse ad altri ambiti non bellici. Il generale impoverimento della vita porta a conseguenze sanitarie tutt’altro che indifferenti con un conseguente incremento della mortalità. Una delle prime cause della guerra è lo scontro tra i diversi imperialismi. Colonialismo = volontà di un paese economicamente forte di occupare un paese più povero ma ricco di risorse. Imperialismo = volontà di stabilire non solo una supremazia economica ma anche culturale con l’imposizione del proprio modello di società. Ad ogni paese, poi, si assocerà un modello differente di imperialismo. Il modello tedesco sarà quello più aggressivo poiché caratterizzato dalla volontà di esportazione anche a livello europeo e non solo in altri continenti. Stato Nazione = stato con grande visibilità internazionale quantificata con la sua importanza a livello coloniale. La volontà di spostare l’attenzione sull’esterno permette di oscurare i problemi interni dello stato. Inoltre, la creazione ad hoc di nemici permette un ulteriore spostamento dell’attenzione e una giustificazione per il conflitto. La rivalità tra i diversi stati viene incrementata dagli interessi economici dei singoli stati interessati all’annichilimento economico degli stati concorrenti. Sarà in questo clima che la Germania decide di volersi imporre come lo stato avente diritto alla supremazia forte della presunta superiorità del proprio modello sociale. Lo sviluppo industriale giocherà un ruolo fondamentale nel conflitto poiché la dimostrazione di una maggior potenza bellica era direttamente legata ad un maggiore sviluppo. Questo concetto si sintetizza con la produzione di armi nuove, sempre più efficaci e tecnologicamente più sviluppate. Tra i maggiori fomentatori de conflitto ci sono gli industriali attirati dalle possibilità di lucro dovute alla guerra e dalle sovvenzioni statali finalizzate alla produzione di materiale bellico. Altri fomentatori sono i nazionalisti che vedono nella possibilità di scontro l’occasione di misurarsi in ambito internazionale a discapito degli altri stati forti di una presunta superiorità della propria patria. La volontà di astensione dal conflitto sarebbe carattere di uno stato codardo. I giovani sono un altro elemento fondamentale nella propaganda pro-conflitto credendo che l’asservimento della gioventù alla causa bellica sia carattere fondamentale del rafforzamento del patriottismo che assicurerebbe poi la sopravvivenza dei valori nazionali. Altra argomentazione a favore del conflitto è l’ipotetica risoluzione dei problemi interni dello stato tramite la vittoria del conflitto (vedi recupero delle terre in Francia e Italia). Alla luce di questi moti cominciano delle vere e proprie manifestazioni pubbliche di propaganda a favore del conflitto, una fra tutte il volantinaggio di D’Annunzio. Infine, la convinzione dell’ormai inutilità della diplomazia e dei confronti pacifici come soluzione degli attriti tra le nazioni (oramai troppo evidenti) da il colpo di grazia alla possibilità di evitare il conflitto. 19/02/19 All’inizio del conflitto era diffusa l’illusione che la guerra si sarebbe risolta nel giro di pochi mesi, credenza sfatata da una serie di fattori: il primo era il fatto che nessun esercito fosse veramente così potente da poter sbaragliare dli avversari in maniera rapida; il secondo fattore risiedeva nelle alleanze poiché diversi alleati della Germania, una volta notatane la pericolosità decisero di cambiare lato al fine di arginarne l’espansione; infine l’ingresso di una nuova sostanziale potenza, ossia gli Stati Uniti, sarà l’unico fattore a dare una vera e propria svolta al conflitto in grado di accorciare sensibilmente il conflitto. Un altro fattore cardine del conflitto era il concetto di trincea, aspetto proprio di questo conflitto, che assumono un ruolo di difesa dei confini portando ad una strategia statica e molto inefficace. Altra caratteristica della trincea era la mescolanza dei gradi dei soldati (dai quali comunque erano esclusi gli alti ufficiali) dei quali, comunque, i soldati semplici costituivano la parte più consistente. I citati soldati semplici erano persone completamente sprovviste di una qualsivoglia preparazione militare e scolastica che veniva mandati al fronte senza ritegno e tramite una serie di influenze finalizzate solo ed esclusivamente al reclutamento quasi ignaro della popolazione convinta di star servendo il paese. Questa situazione portò ad un inevitabile cambiamento dell’atteggiamento dei soldati nei confronti della guerra inizialmente caratterizzato da un forte entusiasmo nazionalista fomentato da un apparente patriottismo, questo sentimento poi si concretizzerà fondamentalmente in due modi: il primo è il mantenimento del contatto con le famiglie tramite lettere inviate sia da casa che dal fronte. Questo contatto era ostacolato dall’analfabetismo della maggior parte della popolazione e dalla mancanza di un metodo per far recapitare le lettere alle famiglie. L’aiuto da parte di chi era capace di leggere e di scrivere (anche da parte degli ufficiali) fu uno degli elementi costituenti della solidarietà in trincea, mentre, per far recapitare le lettere a casa; il secondo metodo era l’alleggerimento delle condizioni di vita attraverso lo svago come il canto che, inizialmente, saranno gioiose, per poi sfumare con l’avanzamento del conflitto, in canti di sfiducia. 25/02/19 WWI pt.2 L’Italia sarà l’unico paese ad avere la possibilità di valutare il conflitto grazie ad un anno di neutralità. IL problema della triplice alleanza era la conflittualità storica tra Italia e Austria causata dal controllo di parte di popolazione italiana situata nell’attuale trentino a Trieste. Sarà questa contesa territoriale a incitare il cambio di alleanza. Prima di entrare in guerra il paese era diviso tra neutralisti e interventisti. All’interno di ogni gruppo potevamo trovare diverse fazioni come negli interventisti, composti, dai nuovi intellettuali, i futuristi, che chiedevano il recupero delle terre irredente, la formazione di un impero italiano e vedono il conflitto come una possibilità di rinnovamento del paese; al fianco dei futuristi abbiamo gli irredentisti che vedono nel conflitto l’unica possibilità per completare l’unificazione dello stato; abbiamo anche i nazionalisti e i conservatori che vogliono l’Italia come un’importante potenza europea; infine abbiamo i rivoluzionari sindacalisti che vedono nella guerra l’occasione per innescare una grande rivoluzione europea. Dall’atra parte abbiamo i neutralisti formati da: i socialisti che vedono la guerra come un conflitto tra capitalisti che mandano a morire le masse di proletari. Nel momento in cui l’Italia entra in guerra decide di non boicottare il conflitto ma anche di non farne propaganda; la sanata sede, vedendo la guerra come uno scontro tra cattolici resterà sempre neutrale. Al contrario, le masse di varie religioni aderiranno al conflitto, vedendolo nell’occhio dei cattolici italiani, come momento di riconciliazione con lo stato, inoltre, gli stessi sacerdoti aderiranno al conflitto; anche i giolittiani, ritenendo l’Italia assai impreparata al conflitto, si schierano contro l’entrata in guerra. Inoltre, questa fazione crede che l’Austria sarebbe stata disposta a cedere almeno alcuni dei territori irredenti per evitare l’entrata in guerra dell’Italia per evitare l’apertura di un secondo fronte. Il fronte interventista anche se non numericamente schiacciante può contare su una presenza propagandista molto più forte grazie anche a figure come D’Annunzio e Mussolini. Nonostante la maggior parte della piazza politica era interventista la gran parte della popolazione italiana era neutralista. A favorire l’intervento italiano troviamo il Patto di Londra con il quale non prevedeva solo l’annessione delle terre irredente ma anche la sottomissione di alcune zone a maggioranza slava e tedesca in un’ottica imperialista. L’unico problema è che il parlamento inizialmente non approva questo patto ma, forzato dal Re che minaccia di abdicare, si ritrova ad accettare il patto e a entrare in guerra. Uno dei maggiori problemi dell’offensiva italiana è che durante tutta la Prima guerra mondiale avvantaggia i difensori, fattore che porterà al fallimento della maggior parte degli attacchi italiani. Inoltre, il comando generale era completamente impreparato e insofferente verso i soldati, combinazione che porterà a condanne a morte ridicole e a tattiche completamente inefficaci. Questa situazione porta i soldati a far uso i alcol e droghe al fine di rendere sopportabile la prima linea. Le conseguenze del conflitto non furono solo composte da danni materiali, morti e feriti ma anche i cosiddetti “scemi di guerra” ossia coloro traumatizzati dal conflitto. Nel 1916 abbiamo il primo sfondamento austriaco in Italia che, dopo cinque battaglie sull’Isonzo, sarà arrestata e porterà alla conquista di Gorizia: prima conquista italiana. L’anno seguente, il 24 ottobre, gli austriaci sfondano il fronte a caporetto e costringono l’esercito italiano a ristabilire il fronte sul Piave. Nonostante l’incompetenza dello stato maggiore, verranno incolpati i soldati della disfatta ma, al contempo, Cadorna viene sostituito da Diaz che porterà anche ad un aumento dell’attenzione alla vita dei soldati. Questa guerra avrà anche un fronte interno comportando ripercussioni anche su i civili come l’internamento per le minoranze all’interno di stati nemici, lo spostamento della popolazione sul fronte per fare spazio alle azioni belliche, inoltre lo stato entra nell’economia al fine di convertirla in chiave bellica, la burocrazia cambia e aumenta la propaganda. Un’altra rivoluzione sarà quella del ruolo femminile che si trova ora a sostituire l’uomo a casa e ad aiutarlo al fronte. Questo porta in alcuni paesi alla possibilità di voto per le donne dopo la guerra ma, al contempo, molte delle donne che sostituivano gli uomini nell’industria vengono licenziate al ritorno dei soldati dal fronte. Nel 1917 abbiamo una svolta nel conflitto poiché si aggiungono al conflitto gli USA mentre la Russia si avvia verso l’abbandono del conflitto. Con la Rivoluzione russa e la nascita dell’Unione Sovietica segnano un punto estremamente importante nella storia del ‘900. Questo porta alla nascita del comunismo come partito all’interno del quale troviamo un’élite quasi inaccessibile e una base molto estesa che va oltre il proletariato. Tutto inizia nell’Aprile del 1917 con un treno che attraversa la Germania fino ad approdare a Pietrogrado dal quale scende Lenin rivoluzionario russo in esilio in Germania. La decisione della Germania di lasciar transitare Lenin non è casuale poiché circa un mese prima, nel febbraio russo, era già scoppiata una rivoluzione a Pietrogrado. Qui, la mancanza di generi alimentari aveva portato all’insurrezione del popolo e all’arresto dello Zar. Tornando alla Germania, tutto questo era inquadrato in una più ampia strategia di destabilizzazione della Russia per tagliarla fuori dalla guerra e poter concentrare tutte le truppe sul fronte occidentale per contrastare i rinforzi inviati dagli Stati Uniti. Dobbiamo però considerare la situazione dell’impero russo, uscito dal feudalesimo in epoca molto recente (1861) e ancora molto arretrato sul fronte economico-industriale. Mentre nella gran parte del paese la situazione rimaneva assai arretrata, nella cosiddetta Moscovia, trovavamo una spiccata volontà di modernizzazione. Un altro fattore molto importante era una spiccata violenza endemica che solitamente si sintetizzava nei pogrom contro gli ebrei, violenza anarchica e, nelle zone più rurali, cannibalismo dovuto alle frequenti carestie. Con la rivoluzione del 1905 abbiamo le prove generali della successiva rivoluzione comunista. Questa protesta era stata scatenata dalla sconfitta subita dall’impero russo contro il Giappone e chiedeva il riconoscimento di maggiori diritti sociali e una migliore distribuzione delle terre. Sarà durante questa manifestazione che si verificherà la Domenica di Sangue dove le guardie zariste sparano sulla folla. Come ci In seguito al secondo conflitto mondiale sarà solo grazie ai grandi investimenti statunitensi che, favorendo la riconversione industriale di svariate nazioni europee, che molti paesi riusciranno a risollevarsi a costo della loro indipendenza. Con l’avvento di una situazione socioeconomica altamente negativa e instabile l’apparizione di una figura forte e di spicco porta all’instaurazione dei totalitarismi. Con queste nuove forme di governo abbiamo un annichilimento del parlamento dovuto al fatto che, all’interno di quest’ultimo, era presente anche l’opposizione che poteva, almeno qui, far valere la propria voce. Questa situazione porterà alla sostituzione del parlamento con degli organi appositamente sintetizzati dal regime. A seguire, abbiamo la concentrazione di tutti i poteri statali nelle mani di una singola persona da quelli dell’apparato militare fino a quello legislativo. Infine, abbiamo un libero uso della violenza, sia concreta che simbolica, a fini intimidatori e di repressione. Per quanto riguarda la situazione italiana inizialmente gli investimenti americani non sono poi così influenti rispetto a quelli inglesi e francesi spinti soprattutto dalla paura di una rivoluzione comunista nel paese. In aggiunta agli investimenti esteri in Italia abbiamo l’azione delle famiglie industriali più importanti del paese come gli Agnelli che investiranno nell’industria del proprio paese. Questa paura era data dall’instabilità politica del paese e dello stato liberale. Nel panorama politico anteguerra abbiamo diversi nuovi partiti in primis il partito popolare ,già in precedenza fondato da un sacerdote (1919), andando a riunire un elettorato molto vasto dai latifondisti ai ceti più popolari, a fianco di questo partito abbiamo i partiti progressisti come quello socialista, nato a fine ‘800, il quale non versava in buone acque a causa delle due correnti (riformisti e massimalisti) una contraria alla rivoluzione più inclini ad un cambiamento fondato sulle riforme, e l’altra, fortemente credente nella rivoluzione come unico mezzo per cambiare la società. Questa frizione scaturirà nella scissione del partito e la fondazione del PCI. In opposizione al governo popolare e a tutti i partiti sopracitati abbiamo quello fascista. A questa crisi politica si va ad aggiungere una crisi sociale in cui, soprattutto la piccola borghesia schiacciata dai grandi industriali e dalle masse proletarie, giocherà un ruolo fondamentale nell’affermazione del partito fascista. Caratteristica peculiare del nuovo partito fascista è il fatto si essere reazionario e rivoluzionario allo stesso tempo poiché, gli obiettivi principali del partito erano la lotta alla minaccia rossa e il ribaltamento dell’ordine sociale corrente. L’asso nella manica del partito fascista era la presenza di un “uomo forte” ossia Mussolini, il quale, grazie al suo background nella politica romagnola, aveva compreso l’importanza della comunicazione con le masse. Questa sua concezione molto moderna è dovuta anche alla sua militanza come direttore nell’Avanti ossia l’organo di stampa del partito socialista. 05/03/19 Il primo atto della composizione del regime si ha con il delitto Matteotti, ossia, colui che denunciò i brogli elettorali messi in atto dal partito fascista al fine di vincere le elezioni. Gli esecutori di questa violenza erano le “squadracce fasciste” che, da una parte, imponevano il voto tramite l’intimidazione e, dall’altra, reprimevano l’opposizione. Infine, giunto il momento del conto dei voti molti delle preferenze date alle liste opponenti al partito fascista non furono considerati. La denuncia dei brogli porta all’uscita di molti parlamentari dalle aule e, in seguito, all’uccisione di Matteotti che venne rivendicata da Mussolini solo in seguito camuffandola come repressione degli opponenti all’ordine dello stato. Questo avvenimento fa parte di quell’opera di propaganda che porterà Mussolini a capo del paese e legittimerà l’uso della violenza. Al fine di concretizzare l’ordine fascista vengono emanate le “Leggi Fascistissime” del 1926. Il primo punto d’interesse è la stampa che viene limitata alle sole pubblicazioni che seguono le linee del regime. In seconda istanza vengono aboliti, e di conseguenza sciolti, tutti i partiti oppositori del fascismo. Come terza tappa viene legalizzata la persecuzione antifascista e la pena di morte (adottata come possibile pena per gli antifascisti). In seguito, viene istituito il tribunale speciale per la difesa dello stato, privando la magistratura dei suoi poteri e autofornendosi la possibilità di attribuire le pene senza tener conto del cosicché penale. Infine, viene creata l’OVRA (opera speciale repressione antifascista), ossia, una polizia segreta e specializzata nella repressione dell’antifascismo. Altre maniere per accordarsi il favore delle istituzioni non politiche era la repressione della possibile rivoluzione comunista, così da ingraziarsi i favori della monarchia, e i patti lateranensi che, riconoscendo lo stato del vaticano, portava a proprio favore anche i credenti cattolici. Per quanto riguarda il rapporto con la monarchia, se in un primo momento si ha un apprezzamento del fascismo da parte della famiglia reale, una volta giunta la svolta autoritaria il re si troverà in totale subordinazione nei confronti di Mussolini. 11/03/19 Al fine di organizzare il consenso il regime fascista adottava diverse pratiche come le adunate, svolte nelle piazze e durante le quali ogni corporazione era raggruppata e identificata da una specifica divisa. Altra pratica erano le attività ginniche e ritmate finalizzate ad una certa forma fisica e all’accentuazione del carattere scenico e teatrale delle pratiche di regime. Inoltre, copri come le camicie nere hanno un ruolo fondamentale nelle adunate e vengono viste come garanti dell’ordine statale contro il pericolo della rivoluzione rossa. Questo corpo aveva anche un ruolo scenico poiché, all’inizio delle adunate, avevano il compito di fare per primi il saluto romano e di intonare l’inno fascista. La stessa scelta del balcone come palco per le adunate di Mussolini non è a caso poiché, viene scelto sempre quello di un edificio storico o di potere e viene preparato il tutto a immagine e somiglianza di un altare trasformando un comizio in una pratica simil-religiosa. Lo stesso linguaggio adottato nei discorsi pubblici mussoliniani è strutturato secondo dei criteri precisi come: la semplicità al fine di arrivare subito agli ascoltatori e di valicare i problemi di alfabetizzazione e cultura del popolo; l’utilizzo della sola lingua italiana per non contaminarla con “stranierismi” e espressioni dialettali; un ampio utilizzo degli slogan al fine di colpire l’immaginario collettivo e di riassumere e semplificare a livelli inverosimili il discorso. Un altro ambito molto importante per la propaganda fascista era la stampa controllata e condizionata dal regime. Con l’ausilio del regime però, vengono pubblicate molte più fotografie, che comunque, devono rispettare i canoni del regime e che hanno come grande protagonista Mussolini e le opere del regime. Uno degli operati più significativi è l’abolizione della cronaca nera dalle pubblicazioni al fine di veicolare l’immagine di un paese in cui tutto è sotto controllo e in cui nulla sfugge al controllo delle autorità. Altro intervento sulla stampa è la creazione delle “veline” che consistono in delle notizie (scritte su carta velina e scritte appositamente dall’organo di propaganda) di cui vengono create così tante copie che possono diffondersi a livello capillare. Inoltre, anche il linguaggio dei giornali deve essere semplice, comprensibile da tutti, diretto e completato da titoli in evidenza costituiti dai classici slogan del regime. Tra gli strumenti di propaganda abbiamo anche la radio capace di raggiungere anche gli analfabeti, di arrivare ad un pubblico più ampio e stupefacente data la sua natura tecnologica capace di stimolare l’udito delle persone, senso completamente inarrivabile dalla stampa. Vengono creare anche delle infrastrutture finalizzate allo svago della popolazione dopo il lavoro (case del fascio) nelle quali la popolazione si distrae a spese dello stato ma, pur sempre, solo con attività approvate dal regime. Con queste opere abbiamo il primo esperimento di organizzazione del tempo libero. Inoltre, vengono create le “colonie marine” alle quali prendono parte i più giovani e che permettono ai figli di famiglie che non si sono mai mosse dalle proprie case e di distrarsi dopo il lavoro/studio portando comunque avanti l’indottrinamento della popolazione. Con la promozione di queste realtà abbiamo l’estinzione di tutti i luoghi di ritrovo non controllati dal regime che si estenderà anche ai bar privati. Tramite la radio vengono anche istituite delle rubriche come il radiogiornale e “le cronache del regime” durante il quale vengono commentati i fatti del giorno da parte di ospiti accuratamente selezionati dal partito. Vengono create anche delle rubriche sportive trasmesse via radio. Anche la musica fu sottoposta a stretti controlli da parte del regime che impose l’ascolto della sola musica nazionale. Viene instituito anche l’istituto luce che sarà responsabile dei cinegiornali trasmessi prima dei film che raffiguravano solitamente il Duce impegnato in attività di vario genere da quelle lavorative a quelle di svago. Anche per quanto riguarda il cinema viene finanziata la produzione nazionale e ostacolata la proiezione di pellicole straniere. Verrà anche istituita una mostra cinematografica prettamente italiana ma che avrà il merito di elevare la cinematografia a vera e propria arte. Questa mostra sarà affiancata dal concorso del cinema di Venezia tutt’ora esistente. 12/03/19 La situazione tedesca post-bellica era decisamente grave poiché le devastazioni della guerra, l’inflazione del marco, la crisi economica, la sottrazione dell’importantissima regione industriale della Ruhr da parte della Faccia e gli ingenti debiti da pagare per le riparazioni di guerra non facevano altro che aggravare le condizioni di vita dei tedeschi. Questo insieme di cose porta ad un grave aumento della disoccupazione e del malcontento generale. Ad infierire un’ennesima volta sull’economia tedesca è la crisi del ’29 che porta alla svalutazione di tutte le monete mondiali. Aggiungendo a tutto questo una serie di governi deboli e indecisi sul da farsi non può che portare all’aumento di popolarità del cosiddetto “uomo forte” specialmente in Germania. Con la caduta della repubblica di Weimar vediamo una polarizzazione delle forze politiche verso l’estrema destra e l’estrema sinistra. Concludendo, abbiamo l’aumento di importanza del partito nazional- socialista dei lavoratori che si propone come garante dell’ordine nazionale e di soppressore di ogni rivolta rossa. All’interno di questo nuovo partito (1920) spicca una figura delusa dalla guerra, respinto dall’accademia d’arte e fomentatore delle masse scontente dall’esito della guerra e contrari all’occupazione della Ruhr: Adolf Hitler. Sarà l’opera dello stesso Hitler, il Mein Kampf, gonfio di falsi storici e deliri, che diventerà una sorta di testo sacro del partito che d’ora in poi definirà l’obiettivo del partito, ossia, la restaurazione della gloria tedesca e addirittura di ampliarla rivolgendosi ai paesi che hanno vessato il paese dopo la guerra conquistandoli. Questi obiettivi saranno raggiunti solo con la prestanza fisica tipica della razza ariana e con l’eliminazione di coloro che “sporcano” questa razza. Il vasto consenso trovato dal partito è dovuto al fatto che una gran parte della popolazione tedesca di tutti i ceti vede nel programma nazista una soluzione ai propri problemi. Una fondamentale differenza tra Italia e Germania l’abbiamo nell’esercito visto nel paese tedesco come un elemento fondamentale della nazione dovuta anche alla sua gloriosa storia e al suo contributo al sostegno dei diversi governi, mentre, in Italia, abbiamo un’armata inefficiente e famosa più per i suoi fallimenti che per i suoi successi. 18/03/19 Con la guerra civile spagnola abbiamo le prove generali e la cartina tornasole della Seconda guerra mondiale. In questo conflitto abbiamo anche l’intervento di forze non direttamente coinvolte nel conflitto. In particolare, abbiamo l’intervento di Italia e Germania al fianco di Franco al fine di affinare e sperimentare le tecniche e i mezzi da impiegare nell’imminente conflitto mondiale, e dell’USSR e delle brigate internazionali al fianco dei repubblicani. L’intervento di civili stranieri al fianco della repubblica porta ad una mitizzazione di questo conflitto. Alla base del conflitto abbiamo una situazione di profonda arretratezza economica con un’economia ancora latifondista, il non essere stati coinvolti nella rivoluzione borghese del resto dell’Europa, la concentrazione dello sviluppo industriale in poche e precise zone, la volontà di separarsi dallo stato della Calogna e dei Paesi Baschi, una povertà delle masse popolari tra i più alti in Europa che portava un alto tasso di analfabetismo. Al fianco di questa situazione economico-sociale abbiamo un sistema democratico preparato a tavolino e fortemente corrotto che portò ad una forte sfiducia in questo sistema di governo. Questa situazione porta all’auspicarsi della popolazione dell’avvento di una dittatura (che si concretizzerà con quella di Primo de Rivera dal ’23 al ’31) al fine di restaurare uno stato funzionante. Nel 1931, con la caduta della dittatura di Rivera da parte dell’esercito, in seguito a delle elezioni municipali, il re abdica e si instaura la repubblica. Insieme a questa situazione politica abbiamo il potere invadente della chiesa cattolica sentita come traditrice del popolo che permise lo sviluppo di un anticlericalismo non ateo ma sentito dalla popolazione come ribellione ad una chiesa che aveva strumentalizzato la fede. arabo venga concesso agli Stati Uniti e all’Europa ad un prezzo vantaggioso. Questa “guerra petrolifera” causa una crisi su tutto lo scenario internazionale portando alla cosiddetta “austerity” obbligando gli stati ad adottare delle misure finalizzate al risparmio energetico come la circolazione delle auto a targhe alterne e la decisione di precise fasce d’orario per lo spegnimento dei riscaldamenti. Questa situazione porta ad una seria inflazione e ad un conseguente periodo di recessione. Questa situazione porta ad una risposta politica sia nazionale che internazionale. Dal punto di vista dell’intesa tra nazioni abbiamo la convocazione del G7 nel ’75 e del SME (sistema monetario europeo) nel ’79 che può essere visto come il predecessore dell’euro. Per quanto riguarda le singole nazioni abbiamo una situazione altalenante dove abbiamo la nascita di nuove democrazie come la Spagna, la Grecia e il Portogallo, le quali si liberano dei loro governi autoritari in favore di nuove forme di governo. Accanto a queste esperienze di liberazione dai governi autoritari, in Sud America, abbiamo il colpo di stato di Pinochet in Cile nel’73 che riesce a rovesciare il governo filosocialista precedente grazie anche all’appoggio statunitense in maniera simile a come accaduto per la Repubblica Dominicana nel ’65 e l’Argentina nel ’76. Alcuni anni dopo, precisamente il 9 novembre 1989, abbiamo la caduta del muro di Berlino che darà inizio alla crisi dell’Unione Sovietica e alla sua fine poco dopo nel 1991 facendo cessare anche la Guerra Fredda. La costruzione del muro, del ’61, va a inquadrarsi in quei periodi di tensione tra il blocco occidentale e quello comunista. La decisione di aprire le frontiere in Germania segue la medesima decisione presa dall’Ungheria e permettendo ai cittadini del blocco comunista di espatriare in occidente. Nel frattempo, all’interno del partito comunista russo abbiamo una serie di problematiche come la forte corruzione e le disparità sociali le quali non fanno altro che accelerarne la caduta. Nonostante tutto nel 1985 viene eletto un nuovo segretario con ideali molto progressisti e aperti verso l’occidente: Gorbaciov. Il piano politico di Gorbaciov prevedeva una ristrutturazione dello stato (Perestroika) che consisteva, sul piano economico, nella liberalizzazione di alcune attività, nell’aumento della produzione e nel miglioramento del tenore di vita. Abbiamo anche un processo di democratizzazione che prevedeva la fine delle persecuzioni per i dissidenti, la costituzione di movimenti alternativi al partito comunista, la separazione dello stato dal partito e la creazione dello stato di diritto. Viene anche promossa la Glasnost che prevedeva una forma d’informazione chiara per tutta la popolazione anche riguardo temi e situazioni critiche e negative (come la crisi in corso in quel periodo). La Perestroika si dissolve in un fallimento poiché demolisce le vecchie istituzioni e meccanismi senza però creare un nuovo sistema in grado di supportare la nuova situazione portando soltanto ad un ulteriore abbassamento del tenore di vita della popolazione già basso. Contemporaneamente al fallimento del progetto di Gorbaciov abbiamo lo sviluppo di diversi movimenti nazionalisti all’interno delle repubbliche sovietiche sulla falsa riga dell’azione tedesca e ungherese che porteranno, nel 1991, alle dimissioni di Gorbaciov (reo di non essere riuscito a contenere questi movimenti) e alla dissoluzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Con gli anni ’90 si apre un periodo di nuove guerre prima tra queste è la prima guerra del golfo che scoppia in Medio Oriente che scoppia nel momento in cui il presidente iracheno Saddam Hussein dichiara guerra all’Arabia Saudita al fine di annettere il Kuwait (economicamente e strategicamente molto importante) e conquistare la sovranità politica e militare in Medio Oriente. In questo contesto gli Stati Uniti, in accordo con l’Arabia Saudita e l’ONU, entrano nel conflitto con l’operazione “Desert Storm” attaccando l’Iraq. Questa nuova operazione militare riprende le azioni mediatiche sperimentate in Vietnam raffinandole al fine di creare il maggior consenso possibile nei confronti dell’operazione. Il carattere mediatico di questo conflitto porta agli occhi dello spettatore medio immagini di un mondo lontano del quale a stento ne conosceva l’esistenza. Questo coinvolgimento dell’opinione pubblica all’esterno del paese sarà utilizzato anche per distrarre la popolazione dai problemi interni del proprio paese. Nello stesso periodo abbiamo anche la guerra nella ex Jugoslavia scatenata dalle tensioni delle differenti etnie all’interno dello stesso territorio e dai nazionalismi, congiunti alla volontà di indipendenza, di Croazia, Slovenia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina. In questa situazione di tensione una minoranza nazionalista serba, capitanata da Milosevic, porta allo scoppio della guerra civile e una conseguente “pulizia etnica” voluta dai serbi a causa di una presunta superiorità raziale nei confronti dei croati. Il conflitto si risolverà con la proclamazione delle attuali repubbliche che troviamo nei Balcani e con la condanna di Milosevic per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Sarà sempre in questo periodo che inizieranno a svilupparsi i diversi tipi do terrorismo accomunati dalla volontà di sovvertire l’ordine stabilito. Tra i caratteri del terrorismo abbiamo l’utilizzo della violenza nei confronti della popolazione civile al fine di creare una situazione di tensione, l’evidenziazione della vulnerabilità del paese colpito in opposizione alla forza dell’aggressore. Abbiamo anche la nascita del terrorismo religioso nel quale le azioni terroristiche vengono giustificate da chi le compie grazie al proprio credo convertendo la distinzione religiosa in un pretesto per attività criminali. In questo contesto si viene a delineare la figura del kamikaze, ossia, colui disposto a morire al fine di portare a termine un’azione terroristica in nome della causa (solitamente religiosa). Con la nascita di nuove forme di terrorismo si inizia anche a utilizzare i mezzi di comunicazione al fine di propagandare la propria causa. Il terzo millennio si apre così nell’ottica della crociata al terrorismo internazionale la cui responsabilità viene attribuita a Osama bin Laden cuore dell’organizzazione terroristica Al Qaeda composta dai talebani (studenti del Corano) i quali legittimano l’azione terroristica in nome della propria fede. 09/04/19 Per quanto riguarda il terrorismo in Italia sono due le principali forme: il terrorismo nero e quello rosso. Queste due forme terroristiche non erano contrapposte l’una all’altra ma puntavano all’abbattimento di un nemico terzo, ossia, lo stato. Il primo atto del terrorismo nero avviene nel 1969 a Milano a Piazza Fontana con un attacco alla banca dell’agricoltura replicato nel 1980 alla stazione di Bologna. Nei 10 anni degli anni di piombo abbiamo un bilancio di circa 100.000 morti. Per quanto riguarda il terrorismo nero l’azione prediletta era la strage attuata solitamente per mezzo di un ordigno. Come in altri tipi di terrorismo le vittime sono persone comuni e anonime giustificando così la scelta di luoghi pubblici e affollati. In queste situazioni abbiamo una necessità di attribuire a qualcuno la responsabilità del fatto dando vita in alcuni casi a atti scorretti da parte degli addetti ai lavori come accadde nel caso Pinelli. In questo clima in cui lo stato è visto come incapace di proteggere la popolazione si prefigura l’istituzione di uno stato di polizia tornando ad un ordinamento di tipo totalitario guidato dalle forze di polizia. Il problema sorge dal momento che gli stessi servizi segreti auspicano agli stessi risultati che i terroristi sperano di raggiungere.
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