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La civiltà occidentale in crisi: Spengler e il tramonto dell'Occidente, Appunti di Storia Contemporanea

Storia della civiltà occidentaleStoria della LetteraturaStoria della Filosofia

Il libro 'Il tramonto dell'Occidente' di Oswald Spengler, pubblicato in due volumi nel 1918 e 1922. Spengler, allora insegnante in pensione, afferma che non esiste un sviluppo lineare della storia e che ogni civiltà ha un proprio ritmo di sviluppo interno. Il libro è noto per la sua teoria della morfologia della storia umana e la sua critica alla civiltà occidentale, che Spengler considerava in fase di decadenza. Il documento include anche le reazioni di figure illustri come Wilamowitz e Maier al libro.

Cosa imparerai

  • Che argomenti Spengler sviluppa nel suo libro 'Il tramonto dell'Occidente'?
  • Che reazioni hanno ricevuto figure illustri come Wilamowitz e Maier al libro di Spengler?
  • Come Spengler descrive la decadenza della civiltà occidentale?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 07/06/2022

aleb9
aleb9 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica La civiltà occidentale in crisi: Spengler e il tramonto dell'Occidente e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! LEZIONE 5 Continuano a vedere quale riflesso questo conflitto genera nel mondo degli uomini di cultura. Abbiamo già visto l’uscita del libro di Thomas Mann “ Considerazioni di un impolitico”, del 1918, anno in cui esce anche un altro libro molto importante, di Oswald Spengler, intitolato “ Il tramonto dell’Occidente” : Questo libro uscì in due volumi, il primo nel 18 appunto, il secondo nel 1922, è composto da 1500 pagine, è una lettura pesante, ma curiosa e interessante perchè ci dice molto del tempo in cui è stato scritto, ci fa capire bene il clima di questo periodo di passaggio dalla guerra al dopoguerra. L’autore ,quando il libro viene pubblicato nelle librerie tedesche prima che la guerra sia terminata, nessuno lo conosce, è un professore, ha insegnato ad Amburgo, ma poi si è ritirato a vita privata; vive a Monaco in una famiglia benestante e si dedica agli studi, alle letture e alla musica. In questi anni di meditazione, lui che viene da studi scientifici, scrive e pubblica questo grande libro, che subito colpisce l’attenzione dei lettori, perchè esce a pochi mesi dalla fine della guerra, che rappresenta per la Germania sopratutto una sconfitta catastrofica. Il libro diventa infatti una caso letterario, perché il pubblico trova un parallelismo tra ciò che sta vivendo la nazione ( l’abdicazione dell’imperatore, la costituzione della repubblica, il rischio di una rivoluzione, la sconfitta ecc.) e le sue parole. Il volume era già finito molto prima della fine della guerra, lui aveva iniziato a scriverlo nel 1911, e durante gli anni dl conflitto aveva modificato alcun parti, ma sostanzialmente il nucleo delle tesi che voleva esporre, era già stato sviluppato. È interessate considerare questo aspetto del caso letterario, nonostante tutte le motivazioni ( libro pesante/tante pagine ecc), che invece avrebbero fatto pensare il contrario. Come tutti i libri che escono prima della fine della guerra, anche Spengler da un contributo alla causa nazionale, allo sforzo militare tedesco, come già leggiamo infatti dall’introduzione. Perchè ci interessa questo libro? Perche contiene un’interpretazione della storia, che non ha niente a che vedere con una scentifica, che vede quel periodo dal 18 al 22, che suite un grande fascino e una grande presa nei confronti dei lettori. Lo si legge fin dalle prime pagine: Nel suo libro egli tenta proprio di dare una risposta a quest’ultima domanda: esiste una logica della storia? È possibile predire ciò che accadrà tenendo presente di quello che è stato il passato? È possibile dare un’interpretazione unitaria della storia umana cercando di capire quali sono le sue leggi e come queste possono avere degli effetti sul futuro? La risposta che si da l’autore è SI: Secondo lui esiste una morfologia della storia, uno schema evolutivo della storia umana che non solo ci spiega tutto il passato, ma ci aiuta a capire cosa sta accadendo e in che momento stiamo vivendo. Egli afferma inoltre che non esiste un passato che si divide in mondo antico/ medioevale/moderno, non esiste uno sviluppo lineare della storia: questo è quello che possiamo pensare noi che apparteniamo ad un certo tipo di società/civiltà, ossia quella occidentale, ma non possiamo dire che questa linea del tempo non ha senso se osserviamo dal punto di vista di altre civiltà come ad esempio quella indiana, cinese ecc. Quindi quale morfologia della storia umana propone Spengler? Egli dice che non esiste una civiltà, ma sono esistite o esistono tante civiltà, che possono coesistere in contemporanea, altre hanno già visto il loro declino, ma non è possibile pensare ad una sola civiltà, ne esistono una pluralità, e ciascuna di queste è regolata al suo interno da ritmi di sviluppo fissi, prestabiliti, uguali per tutti. Quindi ogni civiltà è diversa, è una monade, però è regolata da delle fasi che invece sono uguali per tutte, e sono le stesse fasi che caratterizzano la vita di un essere umano. Spengler individua quindi un ritmo di sviluppo delle singole civiltà, ciascuna delle quali non comunica però con le altre, avendo comunque un suo ritmo di sviluppo interno che le accomuna tutte ( non tutte le vivono nello stesso momento, esempio qualche civiltà è già arrivata alla fase della morte, è già scomparsa infatti (es. quella antica), altre stanno piano piano scomparendo, sono quindi nella fase della vecchiaia e cosi via ). Spengler da in questo trattato una definizione di civiltà e civilizzazione abbastanza divisa da quella che abbiamo visto fino ad ora. La civiltà è il momento di piena maturità, di piena forza appunto di una civiltà stessa. La civilizzazione è il momento del suo indebolimento, è la sua senescenza, momento in cui perde le sue forze vitali. Si avvicina ad essere sorpassata, non è ancora finita, ma finirà, e questo è un principio che vale per tutte le civiltà, è un destino comune a tutte. In tutte queste civiltà che si susseguono, che coesistono senza mai comunicare tra loro, cosa sono, si chiede allora, le generazioni, le razze: non sono nulla, sono un niente. Le civiltà sorgono, e periscono, per istinto naturale, non vengono abbattute, distrutte da forze esterne, da guerre, da barbarie ecc, è il ritmo della vita interno ad esse che porta per forza di cose ad un processo di crescita, invecchiamento e infine scomparsa. (su Kiro un passaggio del libro, pag.173: ma su questa superficie..) L’altro aspetto interessante del trattato, che contribuì a farlo diventare cosi famoso è che: tutte le forme della civiltà (arte, religione, cultura, costumi ecc.) sono ricondotte alla natura di ogni singola di queste, ciascuna ha un suo modo di interpretare le sue forme di espressione qui sopra citate e da questo punto di vista possiamo dire che questo è un grande libro di storia della cultura, anche molto criticato, per essere troppo confusionario, di aver fatto un po’ un miscuglio e di essersi fondato su uno schematismo del tutto inconsistente. Il suo vantaggio in quel momento era di offrire un’interessante chiave di lettura della storia della civiltà umana di grande fascino, e sopratutto di grande UNITARIETÁ, ma probabilmente nessuno si sarebbe interessato a questo libro se fosse stiamo per vedere nel dettaglio, è un tentativo di dare il suo appoggio a questa fragile repubblica che ha vissuto grandi difficoltà; dirà anche in una lettera che è intervento nel 1914 perché vedeva lo spirito tedesco minacciato da altre potenze come la Francia, che volevano distruggerlo, oggi ( 1922 ) interviene perché vede lo spirito tedesco minacciato dalla reazione ( di destra). Quali argomenti porta a favore di questa sua conversione alla democrazia? Vi è quindi un passaggio nella visione di Mann, che lui non chiama conversione, anzi rivendica una sua coerenza, nel quale dobbiamo tenere conto del contesto politico di grave turbolenza in cui ci troviamo, e il rischio di un’implosione di questo giovane stato, e di un suo deragliamento a destra, porta lo scrittore a difendere le ragioni di quella fragile democrazia appena instaurata. Alcuni passaggi centrali ( sempre della conferenza sopra citata): Mann fa un riferimento molto esplicito, quasi in apertura del suo scritto, e ammette che “l’antico dio delle battaglie è finito”, quindi il periodo in cui le difficoltà tedesche possono essere risolte e superate attraverso il conflitto, è finito per sempre nell’Europa repubblicana. Più avanti nel testo addirittura si batte per guadagnare gli studenti, i quali vedono in lui un idolo, un punto di riferimento, e con il peso del suo prestigio porta quest’ultimi a seguire quella che secondo lui è ora la via giusta, quella della democrazia e della repubblica. Poco dopo introduce quella che sembra una vera e propria autocritica, una critica al vecchio mondo, quello pre 1914: afferma che il loro atteggiamento impolitico ( secondo l’accezione dell’autore), ci aveva portato a credere che lo stato fosse in mani buone, oggi invece ammette il suo sbaglio, ma che quel mondo ora non c’è più, non è piu lo stato sopra gli individui, ma sono loro stessi lo Stato. La repubblica deve essere quindi difesa da coloro che la odiano perché considerata segno di impotenza, declino, e il loro compito, dice Mann è mostrare che invece questa è virtuosa, che è responsabilità dell’individuo. Egli si aspetta che gli studenti che ha di fronte la pensino come lui, e dice anche che non devono pensare che la repubblica sia qualcosa di estraneo allo spirito tedesco, e ancora dice che non bisogna vederla come semplice gioco di partiti, ma che se questa fa il bene dello stato, e quest’ultimo ne guadagna, allora è un bene, che sono in mani più sicure di quelle in cui erano prima. Questa è una difesa d’ufficio della repubblica tedesca, e si capisce leggendo queste righe che tutto sommato questo sistema non lo entusiasmi, non c’è l’idea della politica come discussione tra partiti diversi, che si scontrano, che rappresentano ceti differenti; si puo dire che quella dello scrittore è una visione molto “aristocratica” della politica. Piu che una difesa della repubblica è per ora solo una difesa di ufficio, come se facesse capire che si tratta in quel momento del male minore. Il coraggio che mostra Mann in questo testo è proprio quello di mettersi in discussione e infatti dice ai suoi interlocutori che ammette di non essere la persona piu credibile a parlare di repubblica/ partiti ecc., lo sa che nel passato ha scritto un libro che era contro a tutto cio che oggi sta difendendo, ma dice che quest’ultimo aveva un compito in quel momento, ossia difendere lo spirito tedesco dal pericolo della civilizzazione. Quella fase è finita e lui rivendica ciò che identificava come spirito tedesco, il quale deve avere un futuro, e in questo caso attraverso la repubblica. In questo modo Thomas riafferma la sua coerenza, quell’ereditarietà originaria che rappresentava il nucleo della popolazione tedesca non deve scomparire, anzi deve essere innestata in un nuovo tempo, quello degli ideali democratici. Come se quel nucleo culturale venisse traghettato dall’impero alla repubblica. Mann sa benissimo che ha dovuto ritrattare alcune posizioni, pero cerca dal punto di vista culturale di salvare le apparenze e mantenere una linea coerente. Egli “gioca la carta” dell’umanità, intesa nel senso di un umanesimo superiore, che è lo spirito superiore del loro paese. Lui riconosce nell’umanesimo tedesco piu elevato, una caratteristica fondamentale del proprio popolo, e lo utilizza come tramite tra il “vecchio” e il “nuovo” Mann. Qui al di là delle giustificazioni che si da l’autore, il punto sostanziale politico, è che il piu importante scrittore del tempo accetto la democrazia, e lo fa perché ha paura che il nuovo stato tedesco ripiombi in una spirale di reazioni, sopratutto causate da destra, E qui inoltre troviamo anche una profonda critica a Spengler, verso il quale anni prima invece provava ammirazione e consenso, afferma infatti che quest’ultimo si sbaglia, che non vi sono delle leggi biologiche o schemi prefissati che possano “intrappolare” l’umanità, questa è invece qualcosa di universale, di vivo, di non circoscrivibile , è calore. L’atteggiamento di Spengler viene definito “inumano”, per giustificarsi, Mann afferma anche che pensava che il trattato di questo scrittore fosse in qualche modo attraversato da un’ironia di fondo, come se la tesi che la civiltà occidentale stesse tramontando fosse un invito ad impegnarsi affinché questo non succedesse; invece ora ha capito che questa tesi per colui che l’ha formulata è vera, che ritiene davvero che la loro civiltà sia condannata e questo è per Thomas inaccettabile. Secondo lui il libro di Spengler è addirittura un libro nocivo, perché lui istruisce la gioventù a ritenere ineluttabili certe leggi di sviluppo e come tale agire con l’egoismo di chi sa che le cose sono già scritte, predestinate. Inoltre Oswald viene additato di aver influenzato le azioni reazionarie dell’estrema destra, anche se lui personalmente non sarà mai nazista. In seguito a questa conferenza, scrive una lettera ad un’amaca in cui ammette che con queste parole aveva cercato di infondere fiducia in questo stato, di fare una buona azione; questo ci fa capire pero quanto bassa in realtà fosse la convinzione che lo stesso Mann avesse nella democrazia. Anche il suo libro “La montagna magica” è tutto attraversato da questa tensione tra ideali opposti, il protagonista infatti assiste a questo scontro tra due figure che personalizzano, uno, ideali illuministi, e l’altro reazionari, conservatori.
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