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Appunti storia del diritto romano (prof. Elena Tassi) - Programma frequentanti 2015, Appunti di Storia del Diritto Romano

Programma per i soli frequentanti. Appunti delle lezioni dell'anno 2015.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 24/02/2018

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lorenzo.mariani.1691 🇮🇹

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Scarica Appunti storia del diritto romano (prof. Elena Tassi) - Programma frequentanti 2015 e più Appunti in PDF di Storia del Diritto Romano solo su Docsity! APPUNTI DI STORIA DEL DIRITTO ROMANO CORSO DELLA PROFESSORESSA ELENA TASSI ANNO 2015 PROGRAMMA PER FREQUENTANTI. Storia del diritto romano 20/01/15 Il diritto romano finisce con la caduta dell'Impero e inizia all'ottavo secolo a.c. Abbiamo diversi tipi di fonti: storico antiquaria (Livio, Diogene di alicarnasso). Quanto Dionigi conosceva il diritto romano? Spesso le fonti sono contraddittorie tra loro. Più dati=più interpretazioni. Per gli autori greci c'è il problema di sapere quali autori avevano vissuto a Roma. Alcuni, come gli annalisti, vivevano in Magna Grecia. Un altro problema è che le nostre fonti sono tutte tra il I e il II secolo d.c., cioè scrivono a 600 anni di distanza da ciò che narrano. I pontefici ogni anno incidevano delle tavole con le leggi più importanti ma nel 380 sarebbero andate distrutte con l'incendio Gallico. Mentre dopo il 380 sappiamo che le info sono corrette. Livio è una fonte indiretta perché deriva dalla ricopiatura fatta nel medioevo, che può contenere errori. Poi ci sono fonti di tradizione diretta (archeologia ed epigrafe). Il dato archeologico però non dice molto sulla materia. La più antica legge di Roma è il cippo del lapis Niger (fine VII secolo): è una legge regia, scritta in latino arcaico. Appare il termine recei, ossia rex. Si parla di sacratio, una forma di repressione criminale. È una fonte contemporanea agli eventi che narra. Prima del rinvenimento dell'iscrizione, tutti gli storici ritenevano che l'età regia fosse un'invenzione. Ora sappiamo che i re ci sono stati. Le fonti dirette non subiscono manipolazioni ma sono poche e spesso illeggibili. Nel medioevo oltretutto molte iscrizioni sono state fuse, in quanto fatte di bronzo. Ad es. le 12 tavole sono perdute e la lastra con la Lex de imperio Vespasiani è stata impiegata come altare in Santa Maria Maggiore e fortunatamente recuperata. Le fonti indirette invece sono lacunose e non certe. Per l'età più antica quindi abbiamo fonti indirette storico-letterarie e giuridiche; e fonti dirette geografiche e archeologiche. Secondo il lapis l'ordinamento più antico sarebbe quello monarchico. Capogrossi rifiuta il termine stato in quanto esso, come categoria concettuale, nasce con Montesquieu. La divisione dei poteri ad es. non esisteva. Meglio non usare categorie giuridiche moderne. Al vertice dell'ordinamento monarchico c'è il re. Le altre due componenti sono i patres(senatori) e il populus (assemblea del popolo in armi, quindi no donne né schiavi). Le fonti indicano una forte cesura tra monarchia etrusca e Latina. I primi 4 re sono primi Inter pares e di stirpe Latino-sabina, quelli Etruschi esercitavano un forte controllo fondato sull'esercito. Le fonti ci dicono che la monarchia romana non è dinastica ma è frutto di elezione. L'elezione del re è organizzata in più fasi cui partecipavano patres e populus. Il primo è Romolo, auto investitosi. Manca,nel sugo caso, l'intervento di patres e populus. Alla sua morte viene stabilito un interregnum. A tenere il comando della res publica sono i patres, che detengono le insegne del comando ognuno per cinque giorni. 1)La scelta del monarca è la creatio 2)Serve poi un altro atto perché il re possa essere eletto: la inauguratio. Auspicium=segno interpretato dai soli magistrati. Augurium=interpretato solo dai sacerdoti augures che verificare la dignità del futuro re. Nello spazio che rappresentava quello celeste, gli augures attendevano che passassero degli uccelli da sx a dx. Ogni decisione, nell'età antica, era presa in funzione del volere divino. Quindi gli auguri (scelti solo tra gli aristocratici patrizi) avevano un enorme potere. Il populus poteva solo acclamare il nuovo capo. 3)Suffragium (o adclamatio) deriva appunto da suffrago, cioè battere le mani, acclamare. Viene effettuato dal popolo la giurisprudenza laica, con la conseguenza che al diritto dei pontefici si contrappone quello laico, nel momento in cui ci sono più soggetti con la possibilità di interpretare le leggi. Nasce così lo ius controversum. I pontefici avevano competenze su i compiti cittadini e su i sacra (ciò che competeva allo ius sacrum). La loro competenza nasce in età regia, dove era subordinata al rex, che aveva il monopolio sulla sfera sacra e sull'interpretazione. Ci sono varie teorie sulla transizione da re a pontefice nel monopolio sulle res sacre: 1) ciò è avvenuto sotto i re Etruschi : questi non erano inaugurati 2) dopo la caduta della monarchia e l'instaurazione del consolato (di due secoli più tardi della prima teoria) Accanto ai pontefici ci sono gli auguri. Auguri: inizialmente 3 membri, poi aumenteranno. Fino al 600 potevano farne parte solo solo i patrizi. L'augurio ha il compito di interpretare la volontà divina, in particolae quella di Giove. Molti sostengono che la scienza augurale fosse di origine etrusca perché i giovani romani andavano in Etruria a studiare da auguri e in Etruria abbiamo modellini per la ripartizione del cielo (per gli auguri le divinità poste a destra del cielo erano nnegative a sinistra positive) e tali modelli (templa) consentivano di orientare lo spazio sul terreno. Così come ci sono modelli in bronzo di fegato con la stessa divisione incisa. I segni potevano manifestarsi anche attraverso gli uccelli (aves). Differenza tra Augurium e Auspicium. Augurium: di competenza del solo augure. Il diritto era legato alla religione e prima di prendere ogni decisione era necessaria anche la divinità. Una prima differenza è la competenza. Augurium: solo auguri; Auspicium: magistrati e cittadini comuni. Durata: augurio eterno finché non viene fatta una cerimonia di ex auguratio. L'augurio di Romolo dura dal 753 a.c. fino alla caduta dell'Impero romano d'Occidente. Se riguardava una persona,durava per tutta la sua vita. Per annullare l'augurio serviva un contrarius actus. Ad es se si voleva distruggere una città, la si cingeva con l'aratro in senso antiorario, al contrario cioè di quanto si faceva al momento della sua fondazione e in segno di augurio. La competenza dell'augure è necessaria in tutte le assemblee del popolo e nei processi. Se l'augurio era negativo , non si poteva tenere l'assemblea. Così come gli auguri possono far abdicare un magistrato che non rispetti i segni celesti. Quello dell'augure era una attività che influirà tantissimo sulla politica di Roma. Lo ius augurium riguardava tutti i dettagli della scienza augurale. Fetsiali: diritto internazionale. Roma ha fin da subito rapporti con gli altri popoli, anche commerciali. Tali sacerdoti (fetsiali) si relazionano con quelli di altre comunità per interessi comuni, guidati dal pater patratus. Il loro compito più importante era la dichiarazione di guerra. Una guerra, per essere giusta, doveva essere dichiarata rispettando una serie di formalità come l'incontro col pater patratus dei due popoli in guerra. Era sufficiente recitare le formule previste perché qualsiasi guerra diventasse giusta. Le invasioni dei popoli vicini erano considerate sempre giuste a patto che fossero rispettate del regole di forma. La forma nel diritto romano era molto più importante della sostanza. Conosciamo preghiere dei fetsiali. Vestali: unico Collegio femminile. Dovevano tenere acceso il tempio di Vesta, tenerlo pulito e preparare la mola salsa, una speciale farina che ricopriva la Vittima prima del sacrificio (Da lì il termine immolare). Servivano per 30 anni e venivano scelte fra le famiglie più nobili, con un rito di captio effettuato dal pontifex maximus verso i sei anni. Si poteva sottrarsi dalla captio in alcuni casi (excusationes). Le vestali avevano diritti che le altre donne non avevano: testamento, littores, sedere ai primi posti al teatro, partecipare ai processi e potere di grazia. Il condannato che incontrava una vestali sulla via del patibolo era graziato. Crimen incesti: violazione obbligo di castità Se le vestali si macchiavano di crimine di adulterio, spegnimento del fuoco ecc, a segnalarlo erano dei prodigia che potevano anche essere degli eventi naturali. Non avevano possibilità di difendersi dalle accuse ed erano portate davanti al pontifex maximus. Solo Vesta poteva venire in loro soccorso e abbiamo testimonianze più o meno leggendarie. Se le ex vestali si sposavano, non rimanevano nella potestas del marito. Fira: fontes iuris romanae ante iustiniani. Sono le nostre fonti principali. Storia del diritto romano 27-01-15 Leggi regie come fonti del diritto criminale. L'elemento da tener presente è che la comunità, come stato, interveniva molto raramente nella repressione penale e ad essere direttamente puniti dal rex erano coloro che delinquendo offendevano la pax deorum. Le divinità della pax deorum spesso non erano neanche nominate e per esigenze di tempo, nelle formule venivano indicate come dei consientes. C'era un divieto di indicarle. Questo perché veniva effettuata la evocatio delle divinità, cioè la presa delle divinità dalla città conquistata. L'altro elemento fondamentale è il tipo di illecito commesso. Ci sono illeciti definiti espiabili (scelus expiabilis) che possono essere riparati e altri che sono inespiabili. Nel primo caso, per ristabilire la pax era necessaria una offerta votiva (piaculum), nei secondi la morte di chi aveva commesso l' illecito era inevitabile. Vi erano illeciti puniti dal monarca, illeciti lasciati alla rappresaglia e una forma intermedia (sacer esto). La più antica testimonianza del sacer esto è nel lapis Niger. Il lapis Niger era scritto in scrittura bustrofedica (da sx a dx e la riga sotto da dx a sx). Noi siamo sicuri che la legge menziona un rex (recei), il sacer esto e un'altra figura: il calator. Il calator è colui che chiama ad adunata il popolo. Nell'epigrafe si dice che il calator ordina al re di fare qualcosa è che chi non rispetta la richiesta del calator è punito col sacer esto. Pensiamo si tratti di un rituale fatto con un sacrificio. Sul luogo in cui avveniva vi era divieto di assistere per chi non era del popolo. Sacertà: non sappiamo se si definisce sacer dopo un processo o per il semplice fatto di essere accusato. L'homo sacer non poteva essere sacrificato in quanto non era puro. Ma chi avesse ricevuto il sacer esto e fosse divenuto sacer, poteva essere ucciso da chiunque senza rischio di accusa di omicidio. Sui consociati non vi era obbligo di uccidere il sacer. Il re non procede alla sua uccisione, il sacerdote non lo può immolare e i cittadini potevano anche non ucciderlo. Non era in senso stretto una pena. Si pone a metà tra la vendetta (anche in Grecia per omicidio vi era l'obbligo di vendetta) e la repressione regia. Sono moltissime le ipotesi di sacer esto. Perché esiste? Mancando un potere statale forte, viene rimesso ai singoli di farsi carico dell'autore dell'illecito ricorrendo alla religione: colui che uccide L'homo sacer non si fa altro che interprete della volontà divina. Dopo l'età monarchica la sacertà appare in età repubblicana, solo usata dalla plebe. Chi impedirà al tribuno della plebe di svolgere il suo lavoro, verrà considerato sacer. E questo avallerebbe l'idea che il sacer esto compensasse una mancanza di potere dello stato (o meglio dei tribuni in questo caso). Altra ipotesi è che la sacer esto fosse anche più antica di Roma: sotto i re Etruschi non la troviamo più. La userà successivamente la plebe perché quest'ultima era fuori Roma e doveva difendersi. L'ipotesi più antica di sacertà è ricondotta a Romolo. Ma si tratta di fonti indirette. A riportarcelo non è una fonte giuridica ma un antiquario, Festo, vissuto nel II secolo d.c., dotato di intento critico e conoscenza del Greco. Egli fa riferimento ad una norma di Romolo e Totazio. Durante la diarchia, avrebbero emanato una legge in cui però manca il comportamento sanzionato. Da una comparazione con una norma di Servio Tullio sul figlio che picchia il padre, si è immaginato che la norma di Romolo punisse comportamenti contro il pater. Festo riporta la legge lacunosa sotto la voce "plorare" cioè piangere, chiamare Aiuto. Si crede che ciò derivò dalla necessità di costruirsi una difesa chiamando qualcuno che potesse testimoniare. Ciò avalla la teoria che la sacertà fosse comminata dopo un processo, almeno nell'età regia. Ma c'è una legge di Numa che sembra andare in direzione contraria. Spesso la ricostruzione dei fatti era complessa. Esistevano schiavi i quali facessero eccezionalmente da testimoni? Per l'età arcaica non abbiamo elementi sufficienti per essere sicuri che già esistessero gli schiavi. Nella legge di Festo si parla di una nuora che è sconsacrata (per reati che non conosciamo) alle divinità. Altra legge, che risalirebbe sempre a Romolo, prende in considerazione le colpe della donna. Queste venivano giudicate da un tribunale domestico composto dal pater familias. Dionigi ci prima volta fu comminata a Marco Attilio per aver consigliato a Petronio Sabino la lettura di un libro di segreti religiosi. I condannati erano cuciti in un sacco affinché acqua e terra non potessero essere contaminate. Qusto supplizio sarà poi comminato ai parricidi. Abbiamo una serie di illeciti puniti dal sacer esto e altri puniti dalla civitas (perduellio, parricidio, crimen incesti) e altri che riguardano la sfera militare. L'elemento di natura sacrale è presente in tutti i crimini tranne quelli militari che, che sono puniti con pena laica. Sono il tradimento realizzato col nemico (ad es passaggio dall'altra parte, diserzione di un alleato di Roma) e altri illeciti riguardanti la tecnica di combattimento oplitica. L'esercito oplitico è più forte di quello omerico. L'elemento fondante è la falange unita. È vietato lasciare il proprio posto nella fila o combattere fuori dalla propria fila. Postunio fece addirittura condannare a morte il figlio per questo reato. Altro reati contro il sistema oplitico è abbandonare le insegne. Pena= decapitazione con la scure. L'ordinamento oplitico è stato introdotto dagli Etruschi e ne abbiamo fonti archeologiche ( tombe del secolo VIII con fasci di scuri monumentali) che lo dimostrano. Ciascuna polis etrusca dava la propria scure a quella che difendeva tutte le città dell'Etruria. La scure è uno strumento di potere e non solo di esecuzione capitale. Il dittatore, che non è sottoposto alla provocatio ad populum, può entrare nella città con le scuri innestate nei fasci perché ha potere di comminare esecuzioni. Il littore decapitava il cittadino che avesse compiuto un reato militare. Diritto pubblico costituzionale. Nel sistema etrusco i re non erano eletti allo stesso modo dei latini. Sono addirittura paragonati ai tiranni greci che si affidavano al popolo. Nessuno dei re estruschi è inaugurato. Frattura elementi sacrali e laici. Il re ora è capo dell'esercito. Rex sacrificulus: antica figura del monarca ridotta alla sola sfera sacrale. Ha solo potere sacrale (quello che una volta spettava ai re) come ad esempio compiere sacrifici durante il rifugium e durante le curie (comizi calati). In età repubblicana continuerà ad esistere. La creatio non c'è per Servio Tullio e Tarquinio il superbo. Servio Tullio sarà acclamato ma né eletto né inaugurato. Il consenso popolare era l'unico elemento in comune con precedenti. Servo Tullio fu Il re più popolare perché diede dignità al popolo creando un nuovo Collegio popolare. Grazie all'intervento di Tarquilla che tenne nascosta la morte di Tarquinio per mano dei figli di Anco Marzio, Servio Tullio poté amministrare la città, venendo successivamente appoggiato (e acclamato) dal popolo. Riforma censitoria: secondo Livio 193 centurie - in realtà troppo grandi per l'età regia (risalirebbe al IV secolo) - secondo gli antiquari c'erano classi di censo è persone infra classes. Gli studiosi ritengono che comunque la riforma fu fatta da Servio Tullio e ce lo dimostrano le tombe del iv secolo che sono uniformi e hanno la natura del tipo oplitico. Dionigi di Alicarnasso: formazione a falange usata per la prima volta da Tarquinio Prisco e Servio Tullio. Noi abbiamo solo dati sulla organizzazione più tarda. Riforma: 5 classi di censo. 40 Seniores= difendevano la città 40 Iuniores= combattevano fuori. Per appartenere alla prima classe, patrimonio di almeno 100.000 assi ( censo materiale e non fondiario), poi c'era una classe superiore di 18 centurie di cavalieri (>100.000 assi) e altre classi (75.000, 50.000, 25.000, 5.000). 18 centurie erano composte da cavalieri e altre 5 da musici, Fabbri eccetera. La democrazia era per i più ricchi. Si votava infatti secondo la classe di censo: ogni centuria un voto. I più ricchi (93 centurie su 193) prevalevano sui meno ricchi e i più vecchi sui giovani. Il voto di 20-30 seniores finiva per valere come quello di cento Iuniores. Un cambiamento si avrà solo coi Gracchi (II a.c.) quando si stabilirà una estrazione a sorte. L'assemblea centuriata è in origine militare e poi politica. La troviamo sotto i re ed acquisirà competenze politiche sotto l'età repubblicana. Non si poteva riunire nel pomerio ma nel campo Marzio. La formula tecnica della riunione dell'assemblea centuriata era imperare exercitus. Populus viene da populor, devastare. Ha una radice nel mondo della guerra. I membri dell'assemblea centuriata contavano di arricchirsi col bottino di guerra. Chiunque avesse una armatura ne poteva far parte. Servio Tullio diede a tutti la possibilità di arricchirsi. A prendere le decisioni politiche sono solo gli armati. Legame cittadino-soldato: sopravvive fino a Mario (I secolo a.c.) e la nascita dell'esercito di mestiere. Per consentire l'inquadramento nelle classi era necessario un elemento oggettivo, il censo. Vengono dichiarati di fronte al re i beni mobili, schiavi e animali. Era valutata in assi. Ogni cinque anni vi era il censimento e la cerimonia di lustratio. Altra importante riforma di Servio Tullio è la creazione di quattro tribù ( le urbane meno ricche, le extra urbane più ricche) che in età repubblicana saranno 35. Il criterio per appartenervi è avere campi dentro o fuori la città. Ma non confondiamo la tribù con le classi. La classe ha un accesso su base di ricchezza liquida, le tribù di Servio Tullio sono su base di possedimenti terrieri e aumenteranno man mano che il territorio di Roma si espanderà. Le tribù saranno importanti per i comizi tributi. Servio Tullio è assassinato da Tarquinio il Superbo che prende il potere con la forza. Non aveva la legittimazione del popolo ed era considerato un tiranno. Nel periodo del superbo si verifica una forte crisi economica dovuta alla perdita di terreni nelle sconfitte con la Magna Graecia. Risorge il patriziato che caccerà il Superbo. Alcuni studiosi ritengono che il passaggio da monarchia a Repubblica sia stato repentino al di là dello stupro di Lucrezia e la rivolta contro il Superbo. Secondo altri si sarebbe concluso solo nel iv secolo a.c. con un progressivo svuotamento di poteri del re che sarebbe stato ridotto ai sacra nel IV secolo. Questa tesi è venuta meno. Le fonti antiche sono tutte concordi. La cacciata sarebbe avvenuta nel 509 ac. I suoi figli sono ucciso da Lucio Giulio Bruto, primo console repubblicano. Monarchia--------------»Repubblica I consoli erano già presenti in età regia? Le fonti sono contrastanti e secondo alcune c'erano 3 pretores. Storia del diritto romano 03-02-15 Interrogatovo sulla caduta della monarchia: evento repentino o graduale perdita di poteri e riduzione ai sacra. Questa secoda ipotesi non è molto certa perché va contro le testimonianze delle fonti, che parlano di cacciata nel 509. L'altro elemento è relativo al breve periodo che non consentirebbe di immaginare un progressivo svuotamento di poteri. Ci sarebbero stati solo 50 anni di tempo per lo svuotamento di poteri al sacra. Ancora nel 509 abbiamo una figura molto forte come Tarquinio il Superbo, non ridotto al sacra. Se la riduzione al sacra si è verificata sotto i Tarquini, la lenta perdita di potere potrebbe anche essere fattibile ( 150 anni di tempo). Ma le fonti ci fanno propendere per una cacciata, cui fa seguito una presa di potere da parte dell'aristocrazia, che era stata messa da parte dai re Etruschi che si appoggiavano sul popolo. C'è Non era possibile tornare all'antica condizione della monarchia sabina: la riforma centuriata aveva reso l'esercito politicamente troppo potente e non più formato solo da 3000 unità. Per limitare i poteri del capo dello stato si stabilisce che la sua carica non è più vitalizia. Non più re ma uno o più magistrati. Nasce appunto la collegialità. Non possiamo parlare di consoli perché non siamo sicuri che fossero esistiti prima del 367 a c. o se ci fossero più magistrature diverse tra loro. Per l'idea dei più magistrati al vertice ci sono testimonianze di Livio sui pretores. Infatti il nome antico dei consules sarebbe pretores o iudices. Inoltre abbiamo notizia di un rito per cui all'inizio dell'anno il pretor maximus doveva conficcare un chiodo nel tempio della dea Norzia e nel tempo verrà creato un dictator con questo specifico compito. Pensiamo che tali pretori fossero almeno 3 persone. Troviamo nelle fonti il magister populi (della fanteria) e il magister equitum (comandante di cavalleria) che sarebbero sopravvissuti nella prima età repubblicana. Il magister populi sarebbe poi diventato il dictator (secondo Cicerone magister populi era il nome antico del dictator) con l'obbligo di nominare un equitum. Il magister populi era una condizione preminente rispetto all'equitum. Dionigi di alicarnasso ne parla come di una strategos (comandante) e sarebbe stato esistente fin dall'età regale. Quando Il re si allontanava dalla città, a custodire l'urbs vi era il prefectus urbi, già esistente in età regia: non è sempre presente. Solo quando non ci fosse nessuno che garantisse l'ordine perché i due magistrati erano in battaglia. Tra magister populi, equitum e prefectus urbi vi sarebbe stata una collegialità diseuguale. Il magister populi era al di sopra dell'equitum, che si trovava sullo stesso piano del prefectus. Al magister populi spettava il compito di ficcare il chiodo (compito che poi sarebbe stato del dictator). Per questo si ritiene che i primi 50 anni sono anni di sperimentazione. Costituzione e consoli non sarebbero nati subito dopo la cacciata dei re, ma solo dopo una fase di collegialità di magister e del pretore. Nei primi 50 anni dell'età repubblicana Roma deve affrontare la guerra contro i latini. Foedus Cassianum: 493 ac. Durerà per 150 anni. Il Foedus comportava una serie di diritti in cui tutte le città del Lazio erano in parità. Diritti dei membri della lega Latina: ius commercii, connubi, migrandi. Ius commerci: possibilità di stringere rapporti commerciali tra cittadini che appartenevano alla lega. Si pensa che ciascuno acquistasse secondo il proprio diritto. È dubbioso che i cittadini delle città della lega potessero ricorrere a negozi per aes et libra. Ius connubi: possibilità di stringere matrimonio tra soggetti con condizione giuridica diversa, i cui figli avranno la condizione giuridica del padre. Un matrimonio tra un tuscolo e una romana portava i figli a essere soggetti alla legge dei tuscoli, così come un cittadino romano che aveva figli da un cittadina di tuscolo, i figli andranno sotto la patria potestas del padre. Se per la legge del padre non c'è connubio, seguiranno la legge della madre. Storia del Diritto Romano 09-02-15 A partire dal 509, con la provocatio ad populum, l'imperio si dividerà in domi (all'interno della città) e militiae (fuori dalla città). All'interno della città, il console e il pretore non possono irrogare la sicuri percussio. Competente a farlo è solo il comizio centuriato; mentre nell'imperium militiae l'advocatio non si applica e il console o il pretore può sanzionare con la morte quei comportamenti che lo richiedono. In questo caso sono in genere tutti crimini che hanno a che fare con il tradimento relizzato nelle sue diverse forme. Queste limitazioni non riguardano il dittatore che ha un imperio straordinario a cui l'advocatio ad populum non si applica. Quando i consoli arrivinano al pomerio, devono deporre le scuri perché non hanno potere di sicuri percussio. Quindi all'interno della cttà i littori che precedono i magistrati con imperium, non hanno le scuri innestate nei fasci. Quando varcano il pomerio, rimettono le scuri a simboleggiare il potere di comminare la pena. Il dittatore mantiene le scuri dentro la citta e non ha 12 littori ma 24 a simboleggiare che il potere dei consoli è riunito nelle sue mani. Non sappiamo se le fonti sono attendibili quando ci dicono che nel 509 ci sarebbero già i consoli, perchè è vero che nei primi anni abbiamo consoli plebei ma poi scompaiono e a loro posto troviamo altre figure, come il dittatore o i tribuni militum consulari potestate. Abbiamo già vista l'ipotesi della caduta della monarchia coi tre magistrati che si alternano al potere, uno in posizione sovraordinata (magister populi) e gli altri due in posizione subordinata (magister equitum e prefectus urbi). Vediamo le competenze di questo magistrato che è definito magister populi in età regia e dictator in quella repubblicana. Ce lo dice Cicerone: il nome più antico del dittatore è magister populi, riportandoci all'età regia, in quanto col diffondersi dell'oplitismo ci sono due figure che sono strettamente legate al populus che indica l'esercito in armi: il comandnte della fanteria (magister populi) e della cavalleria (m equitum). Vediamo le caratteristiche di questa magistratura: innanzitutto non è una magistratura elettiva. Lo diverrà nel 217. Per tutte le altre magistrature c'era l'elezione dei comizi centuriati. Il dittatore viene dictus, cioè detto da uno dei due consoli o dal senato con l'accordo del senato. E questa ditio avviene di notte, con un atmosfera di silenzio. Si prendono gli auspicia e se sono favorevoli, il dittatore viene creato ed entra in carica. Appena in carica ha l'obbligo di nominare il magister equitum, a lui subordinato. In quali situazioni si poteva nominare un dittatore? Le fonti fanno due tipi di distinzione: la dittura optimo iure (il diritto pieno, lo ritroveremo anche nell'editto della concessione della cittadinanza) e in minuto iure (diritto minore). La dittatura optimo iure si crea nei momenti di particolare pericolo per la città: in cui o non ci sono i consoli o è necessario un uomo solo al comando, ad esempio quando i consoli litigano tra di loro. Le fonti antiche e i giurist fanno, nella dittatura optimo iure, una ulteriore divisione: dittatore belli gerundae causae, che deve fare la guerra. Se c'è una campagna militare che richiede un unico comandante, si nomina un solo dittatore. Oppure viene creato per mettere fine a disordini interni tra patrizi e plebei, coiè seditioni sedandae causae adversum plebe, cioè contro la plebe. Oppure il dittatore può essere nominato rei gerundae causa cioè per stipulare un affare (ad es un accordo). Alcuni pensano che il foedus cassianum fosse stato redatto da pubblio cassio, un dittatore. In tutti questi casi di dittatura optimo, il potere del dittatore è massimo. Non è soggetto nè al limite della provocatio né all'intercessio dei tribuni della plebe. Alla fine del suo mandato non deve rendere conto delle spese, cosa che invece dovevano fare tutti i magistrati. La limitazione è data dalla durata della carica che non può andare oltee i sei mesi. Anche se dopo sei mesi non ha completato il compito che gli è stato affidato, deve abdicare. L'altra questione è se quando si nomina un dittatore, i consoli debbano dimettersi o meno. Secondo alcune fonti i consoli sono subordinati ai dittatori e altre dicono che abdicano. Le altre diattature sono in minuto iure. In origine è probabile che queste eccezionalità di poteri le avesseo anche le dittature minori. Sucesivamente no perché anche il dittatore viene sottoposto ad intercessio e provocatio. Sono compiti molto specifici, uno è antichissimo, per questo è un'altra spia che ci riporta ad una origine monarchica del dittatore: dittatura per infliggere il chiodo (clavi figendi causa) ad inizio dell'anno nel tempio della Dea Norzia . In questo caso veniva nominato dittatore al posto di quello che era pretor maximus oppure si poteva nominare un dittatore in minuto per indire i comizi. Ad esempio quando non ci sono né consoli né altri magistrati pro imperio, si nominava un dittatore per indire i comizi (comitiorum habendorum causa). Oppure si poteva, in casi eccezionali, nominare un dittatore che curase lo svolgimnto dei giochi (ludorum facendorum causa). Fra gli altri compiti dei dittatore rientrano 3 facoltà che non hanno i consoli: la proclamazione del tumultus (in caso di grave pericolo si fa riferimento ai cittadini perché combattano senza rispettare tutte le procedure, visto che ogni anno erano i consoli ad occuparsi dell'arruolamento. Il dittature poteva col tumultus ssaltare le procedure); proclamare il iustitium, traucibile con lo stato di necessità: sempre in un momento di grave pericolo. Si sospndono tutte le garanzie costituz e non si applica l'advocatio ad popolum. E' una funzione che si presta ad abusi. Ci sono casi in cui è legittimo ricorrere a questo struemento e in altri in cui è usato per vendicarsi di una parte politica. La terza facoltà è quella di non rispondere dei suoi atti e non deve rendere conto delle somme assegnate. Alla dittatura ci si ricorrerà fino alla fine del III secolo. L'ultimo caso dei dittat optimo sarà nel 217. Per più di un secolo poi nulla. Verrà fatta tornare in vita con Silla, che si farà nominare dittatore con una legge che stravolgerà l'antica magistratura, perché il limite è esteso a 3 anni, senza nominare magister equitum. Cesare nel 44 arriverà a farsi proclamare dittatore perpetuo. Dopo l'esperienza di Cesare, con una legge si abolirà del tutto la dittatura. Come contraltare al dictator, nel 494 vediamo per la prima volta affermarsi una nuova magistratura, il tribuno della plebe. Riguardo a questi tribuni gli studiosi sono divisi: alcuni ritengono si tratti di comandanti di rango minore della fanteria che si sarebbero messi alla guida dei plebei. Altri ritengono che essi sorgano del 494 o con la secessione e non abbiano nulla a che fare con questi comandanti. Caratteristiche tribuni della plebe: La plebe si contrappone allo stato patrizio trovando un altro luogo, spostandosi sull'Aventino. Quindi il tribuno viene eletto all'interno della assemblea che non conctempla i patrizi (conciluim plebis), ha una serie di poteri di cui quello più importante è l'interecessio che letteralmente indica il diritto di veto: la possono usare contro qualsiasi ordine o proposta di legge dei magistrati (tranne il dittatore) o nei confronti del senato. E' un potere negativo: il trinuno non può proporre ma può paralizzare l'azione di gioverno. Accanto alla intercessio abbiamo la summa coercendi potestas: il potere di mettere a morte chiunque a qualsiasi titolo ostacoli l'agire del tribuno, financo gli impedisca di parlare in pubblico. Non è in base ad un giudizio ma autonomamente. Poteva avvenire mediante precipitazione dalla rupe Tarpeia o usando la facoltà di sacrosanctus del tribuno. Il tribuno a differenza degli altri magistrati è sacrosanto perché alla base del suo potere c'è una legge sacrata, frutto di un giuramento tra i plebei. Quindi la sua figura è sacra e chiunque vi attenti è sacer esto, con la conseguenza che chiunque possa ucciderlo senza ricorrere al reato di omicidio. L'antica sanzione di età regia che sanciva una serie di comportamenti che erano puniti dalle leggi regie viene ripresa in chiave nuova perché venga usata non dal potere costituito ma da un potere antagonista: la plebe, che ha come unico mezzo per far sentire la sua voce quello di porre una sanzione che non abbia bisogno di un organo per essere comminata. L'altra facoltà del tribuno è l'ausilium tribunitum: un dare aiuto al plebeo che sia minacciato di morte dal console. Ih questo caso il tribuno si frappone fra il plebeo che è minacciato dal console di pena di morte o di fustigazione. Se il console non vuole diventare sacer, deve astenersi dall'esercitare il suo potere di morte verso il plebeo. Mentre l'intercessio vale contro tutte le decisioni di magistrati e senato, l'ausilium vale verso il singolo cittadino: è abbastanza aleatorio. Se volevano intervenire in ausilio di un plebeo, intervenivano, ma non erano obbligati. Il tribuno non può lasciare la città. Né l'intercessio né l'ausilium si possono applicare al comandante militare, perché in quel caso, fisicamente il tribuno per esercitare aus o interc dovrebbe essere presente e non può esserlo visto che non può lasciare Roma. Per lasciare Roma dovevano chiedere un permesso al Senato e questo comportava uno spostarsi a tuttolo individuale, non come magistrati. Inoltre il tribuno ha la funzione di irrogare multe. Scipione l'Africano fu colpito da una multa salatissima dei tribuni con l'accusa di aver condotto male la guerra. Gli storici dissero che forse sarebbe stato persino meglio la pena di morte. Un cambiamento si avrà nell'849 (???) perché ci sarà una legge valeria che riconosce i tribuni come magristrati della civitas. Continueranno comunque ad essere eletti dal concilium plebis. Il tribuno non potrà mai essere patrizio a meno che - come fece Clodio, acerrimo nemico di Cicerone - non compia transitio ad plebem davanti ai comizi curiati venendo adottato da una famiglia plebea. Una evoluzione improtante per questa magistratura sarà il tribunato dei fratelli Gracchi che assumerà anche dei poteri positivi: andrà and ingerirsi nella competenza del senato. L'ultima svolta del tribunato si avrà con Augusto che a fondamento della sua posizione metterà la tribunicia potestas pur non essendo tribuno, così potrà esercitare diritto di veto e di ausilium ed ergersi a difensore di tutti così da mascherare una monarchia con le magistrature. Sarà quindi comandante di tutte le legioni (imperium totale) e avrà tribunicia potestas. Si autodefinirà un semplice primus inter pares, mistificando la realtà. Cerchiamo di ricostruire questi primi 50 anni di repubblica sotto l'altro aspetto fondamentale che porterà nel 451 ad eleggere (o nominare) una magistratura diversa e straordinaria: il decemvirato. Quali sarebbero le ragioni all'origine della nomina dei decemviri? Secondo Livio furono creati per limitare in qualche modo il potere dei magistrati supremi; secondo la maggioranza delle fonti antiche sarebbero stati nominati per mettere per iscritto un codice di leggi. Il diritto fino ad allora era consuetudinario, si formava sui mores ancestrali e poteva applicarlo chi lo conosceva, cioè i patrizi. Quindi l'arbitrio era all'ordine del giorno. La plebe chiede che vengano messe per iscritto le norme. Questa richiesta non sarebbe andata in porto se non ci soffe stata una parte della a ristocrazia d'accordo con la plebe, che non avrebbe avuto la forza di imporre una magistratura straordinaria. L'idea originaria non era creare una magiustratura che dirasse il tempo di scrivere le leggi, ma come dice Livio, per la seconda volta (il primo è il passaggio dalla monarchia alla rep) mutatur forma civitatis: si passa dal consolato ai decemviri. Il tentativo è sperimentare una nuova forma costituz a cui possano partecipare i plebei. Nel decemvirato saranno eletti anche i plebei. vengono nominati i decemviri con a capo Appio Claudio (un patrizio) e questi decemviri vengono creati sine provocatione, senza il diritto di appello contro di loro, anche se le fonti ce li presentano perfettamente ligi alla legge: pur potendo procedere senza un porcesso lo celebrano comunque e insomma i primi ci vengono presentati in maniera molto positiva. Tutte le magistrature, all'elez dei nuovi decemviri, abdicano. Questo ci fa credere che l'aristocrazia fosse d'accordo coi plebei. Era un accordo per cui una parte sociale rinunciava al consolato e l'altra alle altre magistrature, a favore di un organo unico. Il decemvirato va dal 451 al 449 a.c. Per un primo anno tutto fila liscio e vengono promulgate le prime 10 tavole. Il secondo anno vengono rieletti ma la situazione cambia: lo stesso Appio Claudio, prima presentato come un personaggio molto aperto verso la plebe, assume i tratti di un tiranno. I decemviri compiono una serie di abusi e vengono approvate due tavole inique. Una di queste sancisce il divieto di connubio tra patrizi e plebei. Abbiamo lo stesso divieto che avevamo con Tarquinio, con l'episodio dello stupro di Lucrezia. In questo caso è Virginia, la figlia di un tribuno militare che sarebbe stata stuprata da Appio Claudio. Ne nasce una ribellione e i decemviri verranno cacciati. La cacciata di questi ultimi è sempre frutto di un accordo tra aristocrazia e plebe in vista del fallimento dell'esperimento. Si trona al consolato nel 449. Probabilmente è fallito, secondo Capogrossi, perchè i tempi non erano maturi. Lo Storia del diritto romano 10-02-15 Codice decemvirale (XII Tavole) Sulle XII ci sono moltissime opinioni, visto che non abbiamo un originale. Quella che leggiamo nel mauale è una delle ipotesi possibili. Molti autori hanno opinioni discordanti sulla disposizione delle norme nelle tavole. La lingua è sicuramente ammodernata. Un esempio è iumentum che vuol dire sia bue che carro. Nel lapis niger c'è scritto iux menta, per dare un'idea della differenza. La stragrande magiornaza delle XII regolano i rapporti tra privati e introducono la legislatio per iudicis ab itrive pustulationem. Da un lato le XII mettono per iscritto dei mores preesistenti e dall'altro rinnovano. Ad esempio la terza legislatio viene introdotta solo dai decemviri. Le norme nuove derivano dall'elaborazione fatte dai pontefici. Nella Tavola I si parla appunto della vocatio ius, cioè la chiamata in giudizio, primo atto del processo. Bisogna distinguere tra processo criminale e privatistico. Nel caso della vocatio, che doveva fare l'attore che aveva l'onere di portare anche con la forza il convenuto in giudizio, si afferma che se il convenuto è malato (morbus habet) in modo invalidante, l'attore deve dargli uno iumentum (carro) affinché la parte convenuta possa recarsi in tribunale. Tavola I punto 6: viene messo per iscritto il pacisci, ossia un mettersi d'accordo. Nel diritto romano c'è il problema delle composizioni volontarie. Questo riguarda soprattutto i delitti ossia le percosse e le lesioni che un soggetto fa ad un altro. L'offeso può ricorrere alla legge del taglione o di venire a patti con una somma di denaro. Si specifica che questa composizione deve avvenire davanti al popolo e svolgersi in comizio. E' una composizione volontaria. In altri casi (repressione pubblica) la composizione è imposta. Un esempio è l'omicidio involontario: c'è una consegna dell'ariete ai parenti dell'ucciso che avvie in comizio. Per quanto riguada i delitti che riguardano la sfera privatistica (lesioni e così via) la composizione è rimessa alle parti che possono optare per il taglione; nel caso del diritto criminale la composizione è rimessa alla autorità. Già nella età regia con Numa si era fatto un passo avanti e le XII lo ribadiscono. Se non ci si riesce a metersi d'accordo e non si vuole esercitare il taglione, si può esercitare la vocatio in comitio aut in fore, cioè in un luogo pubblico affiché possa partecipare tutta la collettività. Le parti si devono presentare nel foro o nel comizio prima di mezzogiorno. E perché la causa possa essere discussa devono essere presenti entrambe. Se le parti sono entrambe presenti, il giudizio deve essere deciso entro il tramonto. La causa poteva essere differita al giorno dopo solo per gravissimi motivi (ad es un auspicium negativo). Il comizio è una piazza che funziona come un grande orologio solare. C'era la possibilità di sapere esattamente quando il sole era a mezzogiorno o stava per tramontare. Il pretore poteva stabilire quanto tempo assegnare ad una pate e quanto all'altra. Largo peso ha, oltre al processo ( per cui viene regolamentata anche la manus iniectio, che si ha nel momento in cui c'è stato un giudizio di condanna e la parte condannata non ha ottemperato: il vincitore può rifare la vocatio davanti al pretore nel foro o nel comizio e indicare la somma dovuta. Il pretore compirà l'addictio e il convenuto entrerà in una condizione semi-servile. E' stabilito il peso delle catene e il tanto di grano che il creditore dovrà dargli. Se ha mezzi di sostentamento propri, l'addictus può ricorrere a quelli. Il creditore ha l'obbligo di portare l'addictus per tre giorni consecutivi nel foro perché ci sia qualcuno che si offra come vindex e paghi la somma dovuta. Se nessuno paga per lui ci sono due ipotesi: ucciderlo e se i creditori sono più di uno è possibile tagliare il corpo in tanti pezzi quanti sono i creditori. Se a compiere questo taglio non si è precisi, fraude nec esto: non è cosiderato frode alla legge. Oppure si poteva essere venduti come schiavi trans tiberi. ) la gens. In età pre civica ha un peso massimo: il principato dei re latino sabini è composto dai patres. Le gentes recuperano il loro ruolo dopo la caciata dei Tarquini con la serrata del patriziato e il divieto di connubio tra patrizi e plebei. Nelle 12 tavole si coglie ancora l'importanza della gens anche se acquista sempre più peso la familia proprio iure. Le tavole rappresentano un momento di passaggio in cui la gens è ancora molto importante per alcuni aspetti mentre per altri assume importanza la familia. Nella tavola V si parla della tutela delle donne: propter animi levitate (per la loro leggerezza d'animo) hanno necessità di avere un tutore che si occupi del loro patrimonio. Erano escluse le vergini vestali. La tutela delle donne spettava al gruppo gentilizio nel suo complesso. Sempre nella V la gens ricompare per la successione ab intestato: se non c'era agnator proximus (parente più vicino al defunto) gentiles familia habento. Per familia si intende i beni e i soggetti della famiglia stessa, tranne i figli maschi che diverranno sui iuris. Abbiamo norme sul tutore per gli infanti, per il furioso e per il prodigo. In questi casi è la gens a occuparsi di donne, minori, furioso e prodigo. La tavola V riguarda la gens. Altre norme riguardano la famiglia proprio iure. Nella tavola IV si parla della patria potestas. E' considerata una innovazione dei pontefici. Tavola IV.I: possiblità per il padre di uccidere il figlio nato deforme, la cui deformità sia constata dai vicini. L'elemento della vicinaza, che troviamo spesso nella società arcaica (si pensi al suocero che venga picchiato dalla nuora che deve chiamare i vicini a testimoniare). E' dato al padre lo ius vitae ac necis, cioè il padre può ucciderlo o esporlo, cosa che si concludeva comunque con la morte. Tavola IV.II: nuovo istituto dei pontefici: se il padre vende il figlio per tre volte, il figlio a patre liber esto, cioè viene liberato dalla patria potestas. Questa tavola è importante sotto più profili: ci dà un indizio rispetto al problema di capire se le 12 sono esaustive o no. Secondo Livio le XII erano la fonte di tutto il diritto romano pubblico e romano. In realtà questa affermazione non è vera in quanto qesta norma ce ne offre un indizio: essa non definisce tutta la patria postestas. Se fosse un codice esaustivo ci dovrebbe essere scritto cos'è la patria potestas, come si acquista eccetera. Qua si regolamenta solo come si perde la patria potestas. A parte il caso della tavola, normalmente la patria potestas si perdeva con la morte del padre. Qui si crea un meccanismo nuovo con una vendita fittizia per sottrarre il figlio alla potestas prima della morte del padre. Perché è necessario questo complesso meccanismo di vendita del figlio ad un amico del padre e sua emancipazione e poi rivendita e così via? perché i negozi dei romani erano fondati su un fromalismo estremo. Questi passaggi potranno sembrare assurdi ma erano funzionali al diritto e all'ottenimento di un risultato concreto, visto che abbiamo un figlio che diviene sui iuris, e può disporre dei propri beni, prima della morte del padre. Tavola III: E' confermato ancora l'istituto della schiavitù per debiti (nexum) e sarà abolita solo nel IV secolo (362), dopo l'approvazione delle leggi Cinesestie che ammettono i plebei al consolato. Grande rilievo ha l'economia agricola e pastorale: Tavola VII: actiones che regolano i confini. Se c'è una controversia tra vicini per il confine si deve andare davanti al pretore con un'actio finium redundorum. Ci sono una serie di norme che riguardano la viabilità fra i campi: ad es quanto è larga una via che separa un campo da un'altro. Norme che riguardano i danni che si possono creare sui fondi, ad esempio il quadrupede che scappi e calpesti il campo del vicino e il dovere del proprietario dell'animale o di risarcire o dare a noxa l'animale. Poi norme sulla possiblità di estrare a giorni alterni nel fondo altrui per prendere i frutti propri caduti. Tutte queste norme, molto precise ci fanno capire come l'economia fosse di tipo agricolo e pastorale e non si erano ancora sviluppati i commerci e i contratti ius gentium. Il contratto più usato, ancora, era il mutuo che aveva come oggetto non denaro ma sementi. La tavola più importante è la VIII VIII: norme che non riusciamo ad intendere fino infondo. E' un linguaggio molto complesso e mancano delle Manlio Tarquato che aveva condotto eserciti contro Roma; l'altra norma è colui che consegna il cittadino al nemico. Queste fattispecie saranno poi articolare in tanti comportamenti. Queste due fattispecie generali venivano punite con la morte. L'ultima norma ce la riporta Salviano: le XII stabilirono con dei decreta il divieto di uccidere un uomo che fosse stato indennatum. Comincia ad affermarsi il processo: la comunità comincia ad intervenire tranne nei casi di sacer esto. Anche se all'inizio sembra che la sacer esto non richieda un processo, in età repubblicana sarà necessario un processo di accertamento. Noi lo sappiamo da un testo di Festo in cui si definisce sacer colui che è stato condannato come tale. Le XII non sono esaustive in quanto il caso della vendita del figlio che fa vedere come non ci fosse una disciplina completa del diirtto privato. Vediamo come dalle tavole emerge ancora una società agreste e pastorale in cui grande peso ha la famiglia proprio iure anche se non è scomparsa totalmente la figura della gens e, in campo criminale, vediamo il progressivo subentrare della civitas che coi propri organi si sostituisce alla vendetta del singolo e alla composizione volontaria in alcuni casi. Storia del diritto romano 23-02-15 Vediamo i cambiamenti che ci sono stati sotto il profilo istituzionale nei primi 50 anni della res publica. 443: creazione della censura. Livio ci dice che viene creato proprio nel 443. Ma ci poniamo il problema di sapere, possibile che dalla morte di Servio Tullio il censimento non si sia più fatto? Inoltre la città di Roma era aperta e molti si trasferivano lì. Comunque, dal 443 sappiamo che ci sono due magistrati col compito di censire. Prima? Ci sono due ipotesi. I fasti in cui erano contenuti i nomi dei consoli ci dicono che dal 509 al 445 troviamo 2 consoli, dal 445 al 367 non troviamo più i consoli ma al loro posto un collegio di magistrati, i tribuni militum consulari potestate, cioè tribuni con potestà consolare. Quando ce ne sono due, le fonti li chiamano consoli, quando ve ne sono 3 o successivamente 6, li chiamano tribuni. Gli studiosi hanno pensato che ci fosse un tentativo (come col decemvirato) di allargare la composizione di governo, allargando la magistratura di vertice. Se andiamo a vedere i nomi dei soggetti che fanno parte di questi tribuni, due sono patrizi però gli altri, almeno in alcuni anni sono plebei. Quando noi diciamo che nel 367 si promulga una legge che uno dei due consoli può essere plebeo, dobbiamo sapere che essa non nasce dal nulla ma deriva da un periodo in cui i plebei sono stati affiancati al governo della res publica. E perché questa distinzione all'interno del collegio tra i due patrizi e che le fonti chiamano consules e gli che altri invece si chiamano tribuni militari? I secondi non potevano prendere gli auspicia. Non potevano invocare il popolo, non potevano convocare il senato e tutta la loro attività politica non poteva essere realizzata senza magistrati patrizi in grado di prendere gli auspici. Si è ipotizzato che all'interno del collegio uno di questi magistrati si occupasse della giustizia e che poi nel 367 diventi il pretore e che due di questi altri magistrati si occupassero del censo. Le fonti ci dicono che quando è venuta meno la monarchia, ad occuparsi del censo erano i consoli, se la massima magistratura era composta solo dai consoli, oppure due soggetti all'interno del tribunato militare. E' impossibile che non ci sia stato il censo dopo la fine della monarchia fino al 367, perché non avrebbero potuto aggiornare le classi. Quindi la censura non è una innovazione. Il trinunato militare prepara l'assetto costituzionale compiuto della repubblica del 367. Compiti dei censori: hanno una potestas maxima ma non hanno l'imperium. Questo significa che non hanno competenze di tipo militare. Tutte le competenze che rientrano nella sfera militare presuppongono l'imperium; avevano la capacità di prendere gli auspici, mentre il tribuno della plebe doveva chiedere al console di prendere gli auspici se voleva comvocare l'asseblea, e il console poteva benissimo rifiutarsi. Consul, pretore e censore sono tutti magistrati dotati di auspicia e possono convocare popolo e senato. I pretori e i consuli potevano anche convocare l'esercito, mentre il censore (che non aveva imperium) no. Erano eletti dai comizi centuriati ed erano di solito eletti magistrati che avevano ricoperto il consolato, anche perché la censura era considerata la carica massimaa livello di rappresentatività della res publica. Hanno il compito del censimento: una volta entrati in carica, i censori che stanno in carica 18 mesi (erano eletti ogni cinque anni) avevano come primo compito emanare un editto (lex censi)in cui specificavano quando si sarebbe tenuto il censimento, in modo che tutti i cittadini ne fossero a conoscenza e quale metodo avrebbero usato per conteggiare gli averi. Su tutti i cittadini gravava l'obbligo di presentarsi, pena schiavitù o morte. I censori erano assistiti da un consilium che limitava il loro potere discrezionale: era composto dai tribuni della plebe e fino al 367 dal pretore. Il giorno stabilito il pater familias doveva fare la professio: dichiarava al censore quanta terra possedeva, dove era situata, quanti animali possedeva, quanti schiavi aveva e quante persone libere erano sotto la sua potestas. In occasione del censimento si poteva dichiarare libero lo schiavo: bastava dire al censore che il soggetto non era schiavo e dargli il gentilizio proprio, così era liberato immediatamente. Questi dati erano annotati dagli scribi al servizio dei censori. L'obbligo di presentarsi ovviamente era del solo cittadino sui iuris: questi dati stebilivano il tributo che doveva pagare il singolo e l'iscrizione alle classi di censo per i comizi e la leva. All'interno della classe poi si distingueva tra seniores (chi combatteva nella città perché troppo anziano) e gli iuniores (che combattevano fuori). Quello del censore era un incarico lungo e si chiudeva con un rito molto antico che ci riporta all'età regia: sacrificio di un maiale, capra, pecora e toro cioè gli animali alla base dell'economia agricola. Era celebrato, in relazione alla purificazione annuale della comunità, ben prima della fondazione di Roma. I censori avevano anche due compiti importanti: cura morum, cioè la cura dei costumi. Valutavano la condotta pubblica e privata del singolo cittadino, rispetto ai cinque anni precedenti. Se i censori ritenevano che il cittadino non avesse condotto una vita onorevole potevano colpirlo con una nota censorea. La nota comportava una serie di svantaggi: era annotata sul censo accanto alle ricchezze. Poteva portare la rimozione dalle centurie degli equites e, a seconda della gravità del comportamento, al passaggio da una centuria della prima classe ad una della quinta, quindi da una che partecipava a tutte le votazioni a una che non ne parteciava a nessuna. Infine era possibile perdere il diritto di voto attivo e passivo. Vista la sua pesantezza, per comminare la cota censorea è necessario che i censori siano d'accordo con loro. Se non erano d'accrodo, non poteva essere comminata: garanzia a tutela del singolo cittadino. Lo stesso era richiesta che ci fosse unanimità per l'altra competenza: la lectio senatus (da legere, scegliere). Dovevano scegliere chi avrebbe rimpiazzato i posti lasciati vuoti dai senatori cacciati o deceduti. Gli aspiranti ad entrare nel senato erano ovviamente molti di più dei posti vacanti (potevano entrarne a far parte tutti gli ex magistrati). Erano i censori a decidere chi entrava, ma non sulla base di criteri definiti: dovevano solo aver ricoperto la magistratura una volta, poi la scelta era del tutto arbitraria. Visti i suoi ampi poteri del tutto discrezionali, pur non avendo imperio, la censura è considerata superiore al consolato. Senza contare che il censore non doveva rendere conto a nessuno delle sue decisioni. Esempi in cui si riceveva nota censorea: non si erano celebrati i riti sacra della famiglia o non si era recato a celebrare feste pubbliche. Solo il pater familias poteva essere colpito dalla nota perché era non era sui iuris. Il figlio poteva essere punito dal padre ma il suo comportamento non portava a nota censorea. I censori si occupano inoltre dell'amministrazione dell'ager publicus affittato ai privati: sono loro che redigono i contratti d'affitto. L'affitto era quinquennale e il censore sopraintendeva alla locatio delle terre. Così come si ocuppavano della giurisdizione riguardo ai contratti di affitto di ager pubblicus, spettava loro la redazione dei contratti che regolavano i rapporti coi pubblicani per l'esazione delle tasse, che viene appaltata ai privati. Non è lo stato che si occupa delle tasse ma lo appalta ai pubblicani che appartengono ai cavalieri e che hanno una percentuale su quanto riescono ad incamerare. I pubblicani con una legis actio potevano prendere in pegno i beni di chi non pagava le tasse. Era una legis actio che non avveniva davanti al magistrato ma ai pubblicani bastava pronunciare parole solenni. Spettava ai censori controllare che i pubblicani si comportassero correttamente. Dopo la creazione dei censori, i consoli non erano più eletti e al loro posto erano eletti solo i tribuni militum. Così è stato fino al 367. Secondo le fonti, dal 376 al 67 sono eletti i tribuni Cinio e Sestio, cosa impensabile. C'è una volontà delle fonti di far risaltare l'importante conquista plebea dell'accesso al consolato. In realtà questa parità è stata sofferta in quanto solo dopo tanti anni i patrizi sono stati costretti a cedere alle richieste dei plebei. Il fatto che per dieci anni i due tribuni presentano la legge per cui uno dei due consoli sia plebeo, è indicativo di questo. Nel 367 vi sarà la svolta: la costituzione repubblicana raggiunge il suo assetto definitivo. Abbiamo da un lato i consoli, i censori e nel 367 l'istituzione della pretura. La pretura è vista da tutti gli storici come un controbilanciamento della concessione che i patrizi fanno ai plebei, che avevano ottenuto che uno dei due consoli fosse plebeo. Come contraccambio, è istituita una magistratura non collegiale e rivestibile solo da un patrizio. Quindi tutto nella storia di roma è un compromesso tra forze politiche diverse. Visto che c'erano già i tribuni militum, tanto valeva ammettere i plebei pure al consolato. Però organo pontificale che fosse in grado di interpretare e applicare i mores. Cicerone ci dice infatti che queste comunità sceglievano solo le leges rogatae e non i mores. Fino al 90 queste comunità hanno una doppia cittadinanza, la loro e la romana. Se hanno la optimo iure i singoli tuscoli possono decidere di andare a fare carriera a Roma, mentre un abitante di Cerere poteva andare a Roma ma non avrebbe potuto fare carriera perché era civis sine suffragium. I privilegi della cittadinanza non valevano anche per i Romani nei confronti dei municipia con cittadinanza. Cicerone ci dice che se un cittadino romano si trasferisce a Tuscolo, prendendone la cittadinanza, perdeva la romana. La cittadinanza romana non poteva essere tenuta assieme a quella di una altra città. Il cerite può essere cittadino di Cerere e di Roma, mentre il romano può essere solo romano o di un'altra città. Non ha mai doppia cittadinanza. Grande è la capacità di Roma di usare strumenti diversi per controllare il territorio, attraverso il modello cittadino per espandere anche il diritto; dall'altro è grande la varietà degli strumenti usati (le varie civitates e le colonie) a seconda delle necessità, ad esempio la colonia latina per alleggerire il peso della popolazione e dare sostentamento alle popolazioni plebee; o la romana se un territorio è fonte di pericoli. Questi strumenti li ritroveremo al di fuori dell'Italia in età imperiale. Storia del diritto romano 24-02-15 Dopo il 338 Roma non solo può concedere la cittadinanza romana ma anche quella latina. I romani che decidevano di andare a viviere in colonia accettavano di perdere la cittadinanza. Sono quindi una pluralità di istituiti che Roma può concedere ai suoi cittadini ma anche a cittadini di altre città. Questi strumenti saranno fondamentali poi per la romanizzazione di Italia, ossia l'integrazione di Roma con l'Italia intera e le province. Ci occuperemo delle altre magistrature: la pretura, le magistrature minori, il senato e il popolo nella età repubblicana, vedendo i rapporti tra senato, magistrati e assemblee popolari. Questi re organi c'erano già nella età monarchica: c'era il rex, il senato (concilum patrum) e la assemblea curiata. In età repubblicana al posto del rex troveremo una pluralità di magistrati, di assemblee popolari e il senato che rimarrà un unico organo anche se cambierà la sua composizione con l'entrata dei plebei. Il pretore: è un magistrato maggiore, eletto nei comizi centuriati. il console, il pretore, il censore e il dittatore (dal 300 ) sono eletti dai centuriati. Tutti gli altri sono eletti dai comizi tribuni. E' definito collega minor dei consoli. Questo comporta che ha un imperium pari a quello dei consoli ma una postestas inferiore. I consoli possono porre l'inercessio a tutte le decisioni che il pretore prende in ambito pubblicistico (se presenta una legge o convoca i comizi) perché l'intercessio si ammette solo a pari grado o fra chi ha il grado superiore nei confronti del suoeriore. Il pretore non può opporre l'inercessio ai consoli che invece possono farlo verso i pretori. I consoli non possono intervenire nella giustizia civile perché è una competenza di un organo a parte. Se però il pretore, siccome è un magistrato dotato di imperium e quindi auspicia, intende convocare i comizi, il console con l'intercessio lo può bloccare. Il pretore può sostituire i consoli del governo della città quando essi sono fuori per le campagne militari. Può convocare comizi e presentare leggi e presiedere alle elezioani dei magistrati. La pretura nasce nel 367, lo stesso anno in cui vengono votate le leggi cinesestie, che andavano a favore della plebe. Gli storici vedono il fatto di riservare la pretura solo ai patrizi un controbilanciamento: da un lato si dà una concessione ai plebei e dall'altro la magistratura che amministri il diritto rimane in mano ai patrizi, così da non scalfire un monopolio politico: quello della conoscenza e amministrazione del diritto, perché i pontefici erano patrizi, il pretore era patrizio e per tanto l'amministrazione della giustizia ancora nel 367 rimane in mano ai patrizi. Ci vorranno 30 anni perché venga eletto il primo pretore plebeo. Rispetto alla notazione della legge, non è che subito si elegge il primo console plebeo, così come passano decenni prima che si elegga il primo pretore plebeo. Il pretore nasce come magistratura unica, non collegiale e non lo sarà neanche nel 242, quando viene istituito il pretor peregrinus, che va ad affiancarsi al pretore urbano. Il pretore urbano ha la competenza sulle liti in cui entrambe le parti siano cittadini romani mentre il peregrinus ha competenza sulle liti in cui una delle parti non lo è. Non saranno mai riunite in un collegio e questo anche quando più tardi verranno create altre figure di pretore: due nel 227 per controllare le province e altre 4 nel 197 per il governo delle province. Si arriverà ad avere 8 pretori, con Silla continueranno due pretori ad occuparsi della giurisdizione (urbano e peregrino) e altri due per le province di Sardegna e Sicilia e altri quattro per le altre province. Con Silla i sei pretori che amministavano le province verranno chiamati a roma per presiedere le quaestiones perpetuae, cioè i tribunali che giudichenno i crimina, mentre gli ex consoli saranno mandati a gestire le province. Compito importante del pretore è l'amministrazione della giurisdizione civile. Il ruolo del pretore cambia quando si passa dal sistema per legis actiones al sistema per formulas. Nel sistema delle legis actiones egli è solo un un garante del corretto compimento del rito: le parti vanno davanti a un pretore ed egli deve solo controllare che siano pronunciate le esatte parole pronunciate secondo la lex; non può intervenire a modificare l'azione. Diverso è quando con l'affermarsi del proicesso formulare egli crea il diritto attraverso il suo editto. Nell'ambito del diritto privato vi è una distinzione fondamentale tra ius civile ed onorarium. Il civile è il diritto più antico della civitas che trova la sua fonte nei mores, nelle XII e nella interpreatazione dei giuristi. La fonte del ius onorarium è l'editto del pretore e in minima parte l'editto degli edili curuli. Attraverso la sua attività giurisdizionale e lo ius dicendi tipico di questo magistrato, il pretore può creare uno ius onorarium parallelo al diritto civile: può disapplicarlo nella prassi ma non abrogarlo. Ad esempio l'actio publiciana: è stata introdotta dal pretore Publicio e tutela di due fattispecie: l'acquisto a non domino (acquisto da chi non era il vero titolare e se il proprietario rivendica io non ho mezzo per difendermi sencondo il diritto civile) e la traditio res mancipi (io non ho autorizzato la mancipatio e per questo passa il possesso e non la proprietà. L'acquirente può venire quindi spossessato dal precedente titolare). L'actio publiciana contiene una finzione: che siano decorsi i tempi di usucapio. L'espropriato in buona fede si rivolge al pretore ed egli finge che siano trascorsi l'anno per il bene mobile o il due per l'immobile necessari per l'usucapio. L'antico diritto civile non viene abrogato, ma viene creata una finzione che consenta il verificarsi di un istituto che faccia acquistare la proprietà, nei casi in cui in buona fede si abbia acquistato senza entrare in proprietà. Come ai giorni nostri, l'usucapio ha ovviamente l'effetto di far entrare in proprietà del bene. Entrabi i diritti comunque rimangono vigenti, uno è solo disapplicato in concreto. Lo ius onorarium trova la sua fonte nell'editto che il pretore emana entrando in carica. In genere i pretori che si succedevano alla carica confermavano quelle formule rivelatesi valide. Si crea col passare del tempo un diritto palaticium che contiene diversi materiali di diversi pretori. Nell'editto che il pretore emana quando entra in carica egli indica come amministrerà la giustizia e quali formule e interdetti userà. Il pretore può usare una serie di strumenti ai fini del processo, ad esempio l'nterdetto: si discute dell'appartenenza di una cosa e il pretore per agevolare il processo può emanare un interdetto in modo che la cosa sia esibita in processo e decidere a chi spetti. Tutti questi mezzi che sono funzionali alle parti per far valere i diritti vengono inseriti nell'editto dal pretore. Il pretore è vincolato ad amministrare la giustizia secondo quanto previsto fin dall'inizio nell'editto o se se ne presentava l'occasione poteva ricorrere ad uno strumento di tutela che non aveva previsto? Accanto alle azioni edittali ci sono quelle decretali che il magistrato si riserva dopo aver verificato la causa e che non sono previste nell'editto. Ciò si basa sull'arbitrium di cui egli gode in quanto ha potere di imperium. L'imperium è un potere illimitato in sé se non da alcune garanzie poste in tutela ai cives come adrogatio ad populo, l'intercessio del magistrato e così via. Quindi non è vincolato a quanto scritto nell'editto. Questa facoltà viene mantenuna anche nel 67 a.c. quando ci fu un plebiscito cornelio che stabilì che i pretori dovessero rigorosamente attenersi a quanto previsto dall'editto. Questo significava che dal 67 in poi non avrebbero più potuto emanare azioni decretali. Ma secondo le fonti noi abbiamo azioni decretali anche dopo il 67. Quindi la portata di questo decreto legislativo va diminuita: avrà avuto la funzione di limitare il loro arbitrio senza privarli del potere di concedere una azione decretale. L'altro elemento fondamentale è la nascita nel 242 del pretore peregrino. E' interessante rilevare che mentre le fonti ci dicono molto per quanto riguarda l'amminstrazione della giustizia civile del pretore urbano, non ci dicano nulla della giurisditio del peregrino. Possiamo fare qualche analogia. Sarebbe stato interessante sapere quale diritto si applicava quando una delle due parti non era cittadino romano. Probabilmente si applicava il diritto romano ma si doveva comunque tener conto di quello locale. Accanto al pretore ci sono una serie di magistrati minori: non hanno l'imperium ma solo la postestas. Non hanno quell'insieme di poteri che rientra nell'imperium. Non possono convocare il senato, non possono convocare il popolo, non hanno diritto ai fasci, non possono indire la leva e fare tutto ciò che è legato all'imperium. Hanno Decemviri litibus iudicandis: ne sappiamo poco o nulla. Sono stati istituiti attorno al IV secolo e giudicano in materia di liberà. Se c'è dubbio che una persona sia libera o schiavo, non ci si può rivolgere ai pretori ma ai decemviri. Sappiamo che dal IV secolo si diffonde sempre di più la schiavitù. In origine gli schiavi fanno parte della familgia: sono clienti o plebei che in cambio della terra offrono servizi al pater familias. Diverso è quando Roma inizia a diffondersi nel mediterraneo e gli schiavi saranno stranieri (secondo quanto ci dice Catone o Varrone) e saranno così tanti da avere un valore nullo. Catone si preoccupa di consigliare di non dargli da mangiare né troppo né troppo poco. L'atteggiamento che si ha verso questi nuovi schiavi è quello di vederli come cose, mentre i clienti erano persone e seguivano le gens in guerra. Molti spesso si fingevano schiavi quando non lo erano solo per far perdere la lite alla controparte. Di qui l'idea di costituire un tribunale ad hoc per non ingolfare il lavoro del pretore. Tresviri monetales: si occupano di battere la moneta. In origine bronzo e argento e da Silla anche quella d'oro. Potevano agire solo con espressa indicazione di senato e magistrati superiori. Controllavano che la percentuale d'argento o d'oro fosse quello previsto per legge, che l'effige fosse messa correttamente ecc. Collegio di quattuorviri (viis in urbe purgandis): mantenavano pulite le strade urbane. Collegio duoviri (viis extra urbe purgandis): mantenevano pulite le strade extra urbane. Roma ha un sistema di strade che è stato fondamentale per conquistare la penisola. Poi Augusto creerà i curatores viarum che sostituiranno i collegi. Larghezza, lunghezza e caratteristcihe del manto stradale erano già previste dalle leggi delle XII. FINE DELLE MAGISTRATURE Il Senato. In età repubblicana, sotto il profilo della composizione del senato, il periodo più importante si ha dal 367 in poi quando cominciano ad esserci ex magistrati plebei che fanno parte del senato. Cambia la composizione del senato. Prima del 367 era composto ancora solo da patrizi tranne quegli antichi senatori che Prisco aveva fatto mettere nel consiglio dei patres. Ma con la serrata del patriziato il senato era stato chiuso alla possibilità dei plebei. Nel 367 la situazione cambia. Il senato mantiene in età repubblicana l'interregnum. In età regia, alla morte del re gli auspicia tornava ai patres che avevano compito di scegliere il re. L'interregnum rimane in età repubblicana e si userà quando non ci sono magistrati. Gli auspicia tornano al senato che deciderà di nominare un dittatore per convocare i comizi e si proceda all'elezione dei consoli. Esempio di interregnum: morte a Cannes di entrambi i consoli. E' quindi il senato che riporta la res publica alla normalità arrivando alla nomina dei consoli. In età regia l'interregnum consisteva nell'elezione di un interrex, mentre ora con procedure più veloci in età repubblicana eleggevano un dittatore. L'interregno avviene poche volte e c'è una collegialità che viene esercitato dal più influenete princeps del senatus. Abbiamo un caso repubblicano di interrex, ma le fonti sono dubbie. Per la maggioranza abbiamo la nomiva di un dittatore comitiorum habendorum causa. L'auctoritas è un'altra prerogativa del senato: auctoritas viene da augeo, aumento, che è anche la base di augurium. Quindi l'auctioritas è qualcosa che integra ciò che non è compiuto. Si pensi in ambito privatistico la tutela del pupillo o della donna. In questo caso il senato ha una auctoritas rispetto alla assemblea popolare, in quanto l'auctoritas riguarda il processo legislativo. In età repubblicana era il magistrato a proporre la legge davanti al popolo e questi lo approva. Perché la legge abbia pieno vigore, deve avere la auctoritas del senato. Questo dà al senato un potere amplissimo. Per modificare la costituzione bisogna avere una nuova lex. Se il popolo la approva ma il senato non dà l'auctoritas, la lege non entra in vigore. Ad un certo punto viene vista come un intralcio e viene resa preventiva. Il magistrato stila la rogatio, la fa vedere al senato, se il senato è d'accordo la rogatio è presentata al popolo. Una volta approvata dal popolo, la legge entra in vigore. Il potre del senato è limitato, in quanto la valutazione sulla lex è fatta ante. Verso la fine della repubblica diviene una pura formalità, soprattutto sotto i Gracchi. Il senato si occupava anche della politica estera. Tutti i territori conquistati erano amministrati dal senato che decideva come amministarli attraverso i magistrati. Questa competenza sarà messa in dubbio sotto i Gracchi, suscitando le ire dei senatori. Essi scelgono anche la politica interna, visto che i magistrati rimangono in carica solo un anno, mentre i senatori sono a vita: una linea politica di ampio respiro la può dettare solo il senato. Senza contare il rapporto fra senato e magistrati: è vero che formalmente il senato non può ordinare nulla al magistrato (maggiore), che è titolare di una sua autonomia; ma è vero che c'è un vincolo politico tra senato e magistrati che è molto forte: se il console o il pretore non si attiene alle raccomandazioni del senato, automaticamente escludono la possibilità di entrare in senato, visto che la scelta è fatta per cooptazione. Ci sono casi rarissimi di consoli che non obbediscono al senato, ma la regola generale è che i magistrati, se vogliono sperare di entrare nel senato, dovevano rispettare i loro consilia. Senatu consulta come fonte del diritto. Già Gaio aveva dubbi se inserirli tra le fonti di produzione del diritto. Un conto è l'epoca repubblicana e uno l'età imperiale. Nella prima, sappiamo che per la giurisdizione civile i senatu consulta NON sono fonte per tutti i civites. Abbiamo infatti ius civile e onorario e i senatu consulta non rientrano in nessuna delle due (quelle al pretore sono solo raccomandazioni e non potevano modificare una formula del pretore). Lo stesso è riguardo la lex: il senatus consultu non la può modificare. Nel diritto criminale abbiamo un discorso diverso: abbiamo meno garanzie e dal III secolo il senato si arroga la facoltà, mediante il senatus consultum (delibera presa a maggioranza) di esercitare repressione nei casi non solo non previsti da legge ma anche in quelli già disciplinati. A partire dal III secolo si istituiscono dei tribunali straordinari: le quaestiones extraordinarie in cui il senato ordina ai consoli di occuparsi della repressione capitale ad esempio dei cittadini che abbiamo partecipato ai baccanali. Il senatus consultum de bacchanalibus dà ai consoli la possibiltà di mettere a morte senza poter chiedere la provocatio. Più di 300 campani saranno giustiziati nel foro per aver partecipato ai baccanali. I Gracchi faranno una legge che considererà illegittime le quaestiones extraordinarie. Ovviamente le quaest. ex. erano usati spesso per uccidere gli avversari politici (Sila nel 138). Se sotto il profilo civile e costituzionale il senatus cons. non ha potere, una confliggenza con la lex c'è in quello penale. In età imperiale il senatus consultum diventa fonte di diritto perché si riduce all'oratio del pricipe che tiene il senato a vita. Non è più la delibera di un organo indipendente ma il provvedimento imperiale che si riveste della forma del senatus consultum. I senatori si limitano a prendere atto di quanto il princeps ha deciso e non vota. Assemblee popolari in età repubblicana. Ne abbiamo 3. In età regia c'era solo i comizi curiati e bisognava discendere da una gens per parteciparvi. Con Servio Tullio si crea l'ssemblea centuriata, il cui criterio è la ricchezza individuale e l'individuo è in rapporto diretto con la res publica. Chiunque può iscriversi con un minimo di 1500 a un massimo di 12000. E' un criterio timocratico. In età repubblicana abbiamo i comizi tributi. Si collocano attorno al IV secolo. Il criterio è appartenere ad una tribù, avendo un appezzamento di terra anche piccolo all'inerno del territorio della tribù. I cittadini romani avevano da sempre 2 iugeri, poi con Veio 7 fino poi and un massimo di 30. Tutti i coloni avranno ovviamente iugeri e diritto ai comizi tributi. Il ceto dei piccoli contadini ha pieno diritto di voto nei comizi tributi. Mentre nei centuriati dominano i ricchi, nei tributi domina la borghesia agricola. Ci sono delle competenze che rimarranno sempre in capo ai centuriati e altre si sposteranno ai tributi. I centuriati avranno sempre competenza giurisdizionale penale. I processi ad populum saranno sempre decisi dai comizi centuriati e mai dai tributi. Le leggi sulla pace e sulla guerra erano competenza dei centuriati già da Servio Tullio e rimarrà loro. Altrettanto l'elezione dei magistrati con imperium superiori (console, pretore, dittatore) e del censore. Mentre sono competenze del comizio tributo l'elezione delle magistrature minori. Il terreno che centuriati e tributi condividono solo le leggi, che possono essere portate di fronte ad entrambe. La scelta del magistrato su quale dei due comizi scegliere dipendeva dalla convenienza politica. Se si trattava di presentare leggi che andavano contro il patriziato era più agevole farle passare atraverso i comizi tributi che non attraverso i centuriati dove i ricchi erano la maggioranza. Tutte le leggi dei Gracchi passano dai tributi. L'altro elemento che incide sulla scelta è che mentre i comizi centuriati hanno un rituale di convocazione pesantissimo e arcaico (magistrato che di notte doveva prendere auspici, araldo che chiamava ad uno ad uno chi era chiamato a votare e bastava un presagio negativo per far saltare tutto) i tribuni no. Non c'era l'araldo, non era necessario prendere gli auspicia. Pian piano le norme vengono prese quasi sempre dai tributi, salvo quelle con riserva di legge. Sistema di voto dei tributi e centuriati: inizialmente il voto era orale e individuale. Sappiamo che i centuriati passavano attraverso dei recinti davanti ad uno scrutatore con una tavoletta. Se si trattava di una legge, la fromula per approvare era UTI ROGAS, come chiedi. Per dissentire scrivevano ANTIQUOR, approvo la legge precedente. Se si trattava di un processo comiziale la formula era CONDEMNO o ABSOLVO. Lo scrutatore prendeva nota sulla tavoletta. Siccome ciò comportava a dei terribili brogli, ci fu una legge che impose voto scritto e segreto. A ciascuno era data una tavoletta dove scrivevano la abbreviazione delle formule. Poi mettevano le tavolette nelle urne. Nei comizi centuriati valeva la maggioranza dei voti nella centuria, stabilendo così il voto unico della singola centuria. Le centurie più ricche comprendevano meno persone eppure tutti valevano un voto ciascuno: così se una centuria della prima classe era composta da 50 persone e una di quanta da 500, valevano uguale 1 voto. Per i tributi valeva il voto per tribù. Anche qui vi erano disuguaglianze con tribù plebee sovraffollate e tribù di grandi proprietari terrieri che valevano tutte un voto. Una volta visto i voti per singole centurie e tribù, si vedeva la maggioranza tra le 35 tribù e le 193 centurie. Bastava che votassero ugualmente 80 di una stessa classe e 18 cavalieri per avere la maggioranza di quel voto nei comizi centuriati. All'origine, nei centuriati, venivano chiamati non tutti ma in ordine di appartenenza alla classe: prima le 18 centurie di cavalieri, poi quelli di prima classe ecc. e la proclamazione dei voti avveniva subito se già si era arrivati a 98 voti. E la legge si dava per approvata senza il voto di tutti gli altri. Le tribù invece erano chiamate tutte al voto. solo sulla cittadinanza per tutti gli individui di una città o solo per gruppi o singoli individui. Nelle datae il magistrato aveva una ampia autonomia. Colui che dà la lex è il magistrato che ha conquistato il territorio e spesso spetta a lui stabilirne la disposizione delle terre (sentendosi col senato). Questo sarà alla base delle guerre civili a causa dei veterani che spesso venivano spogliati dalle terre date loro dal proprio comandante e attribuite ai veterani del nuovo comandante. In alcuni casi non erano nemmeno votate, soprattutto negli ultimi secoli della repubblica. Rotondi: leges publicae populi romani (1912). Contiene tutte le leges votate a Roma dalla prima all'ultima. Le leggi sono distinte tra comiziali, centuriati e plebiscita (votate dai comizi tributi). Negli ultimi secoli della repubblica si prefericono i comizi tributi per far approvare le leggi perché essi erano composti anche da piccoli proprietari terrieri e non era richiesto un criterio di censo molto alto per potervi votare. Inoltre il criterio di conteggio dei voti era più facile perché le tribù erano 35. Il dislivello era tra le 20 tribù rustiche in cui stavano i piccoli proprietari e le quattro urbane in cui stavano tutti i nullatenenti che venivano a Roma. Queste ultime erano più affollate e contavano 4 voti, inoltre i trbuti votavano tutti assieme, non come i centuriati che erano chiamati per classe. Si può notare come le famiglie promotrici sono sempre le stesse per gli stessi argmenti. Ad esempio sulla provocatio ha sempre avuto impegno la famiglia Valeria. Ciò avvalora l'ipotesi degli archivi delle singole famiglie con tutti i documenti del magistrato. Per ciascuna legge sono indicate tutte le fonti principali. Ogni legge ha due date. Queste due datazioni fanno riferimento al sistema ab urbe condita e quella gregoriana. Le leggi che riguardano il diritto privato sono pochissime. Il diritto privato si evolve con l'editto del pretore e l'interpretazione dei giuristi, nonché i mores e le XII tavole. Una legge interviene solo quando le vie normali attraverso cui si espande il diritto privato non possono funzionare. Un esempio sono Le servitù. Alcune servitù (quelle rustiche) (via, iter, actus, acqueductus) erano res mancipi e usucapibili in quanto res corporales, mentre quelle urbane (diritto di appoggiarsi alla parete del vicino, diritto di pascolare nel suo fondo, diritto di aprire finestre ecc.) no perché sono incorporali. Una legge (scribonia) stabilisce che sono tutte res incorporales e quindi non usucapibili verso tutti i cittadini. Necessaria una legge perché il pretore non avrebbe avuto la forza di porre fine al fenomeno dell'usucapione delle corporales. IL CURSUS HONORUM Chi poteva aspirare al cursus honorum? Coloro (dal 367 anche plebei) che avessero tempo, schiavi che li sostituissero nella attività lavorativa e denaro sufficiente per la attività politica. Per la più bassa carica erano necessari dieci anni di servizio militare, così che il magistrato avesse una sicura esperienza militare. Non si arrivava subito alle cariche magistratuirale: si era prima soldato semplice, poi tribuni militum e chi entrava a far parte dello stato maggiore del console poteva aspirare all'edilità e alla questura poi al consolato. Con Silla si stabilisce che non si poteva diventare magistrati prima dei 31 anni: a 31 questori, a 37 edili, 40 pretori, 43 consoli. Nel 180 vi fu una legge (viglia annalis) per cui non si potevano reiterare le carica senza il passaggio di un intervallo di tempo, per evitare accentramento di potere. Questo avrà fine con le guerre civili (Mario ricoprirà il consolato per anni), coi Gracchi (trinunato per due anni di seguito) e con Cesare (dittatore perpetuo). Per essere eletti bisognava vantare una ottima clientela politica cioè un appoggio di voti attraverso l'organizzazione di giochi a spese dell'aspirante magistrato. Ecco una delle ragioni per cui bisognava essere particolarmente ricchi per ricoprire una magistratura. Gli homines novi fanno comunque parte dello strato ricco della plebe. La svolta si ha con Appio Claudio (fine IV secolo), imparentato coll'omonimo capo dei decemviri, a cui si connettono una serie di innovazioni. Come censore nel 312 fa costruire la via Appia che collega Roma con la Magna Grecia. Fino ad allora Roma si era estesa con colonie e municipi e il controllo del territorio era un dominio effettivo, affidato ad avamposti e sottrazione del territorio alle popolazioni autoctone. Con Appio si passa dal dominio alla creazione di rapporti commerciali con la Magna Grecia (Cuma, Taranto, Calabria). Si consolida il ceto mercantile che darà vita agli equites. Accanto ai senatori nasce questo ordo di ricchi commercianti. Il commercio era appannaggio della classe degli equites (assieme all'appalto della riscossione delle tasse) che dal iv secolo continuerà a crescere, grazie alla apertura di Appio Claudio ai commerci con la Magna Grecia. Questa espansione porterà allo scontro con Cartagine, per il controllo delle rotte mediterranee. Con Appio Claudio finisce il periodo della espansione effettiva e inizia un periodo di espansione tramite rapporti commerciali con le popolazioni della Magna Grecia che oltretutto erano di un altro ceppo etnico e parlavano una lingua diversa. Nel 90 Molte città greche (ad es. Napoli) rifiuteranno la cittadinanza. Seconda novità fu una riforma che consentiva di iscriversi alle tribù e quindi ai comizi tributi sulla base di beni mobili. Questo alterava il corpo elettorale perché così potevano farne parte i ricchi mercanti. Altra riforma fu la iscrizione dei Liberti tra i senatori. Queste riforme molto progressiste verranno smantellate subito dopo la fine della sua carica di console (fu censore e poi console). Rimane la legge sulla pubblicazione dei calendari e dei formulari dei pontefici (per quanto riguarda i processi). Linneo Flavio era un liberto di A.C. e nel 304 rende pubblici tali calendari, sicuramente su ordine di A.C.. Tale pubblicazione porterà alla nascita della giurisprudenza laica. Nel 304 quindi si pongono le basi per il passaggio della giurisprudenza pontificale a quella laica, basata su tanti pareri (formalmente) sullo stesso piano che si impongono solo grazie alla autorevolezza del giurista, mentre quella pontificale era unitaria. Questo ius controversum laico verrà meno con lo ius respondendi dato ai giuristi dal princeps. Storia del diritto romano 03-03-15 Info pratiche: chi non verrà finito in un giorno dell'esonero andrà al successivo. Ieri abbiamo cominciato a vedere come la società di fine quarto secolo dopo il compromesso Patrizio plebeo sia diversa perché è stato concesso ai plebei di partecipare al governo ed è stato superato quell'esclusivismo nato nel 509 e che se fosse rimasto tale oltre il 367, avrebbe potuto portare a gravi conseguenze. Nasce la figura degli uomini nuovi di origine alto plebea. La decadenza della società romana si avrà proprio con la rottura di questo patto tra patrizi e plebei, che avverrà coi Gracchi (seconda metà del primo secolo a.c.) e la nascita dei due schieramenti degli optimates e populares. Questo periodo di fine quarto secolo---secondo secolo è importante anche per la giurisprudenza. Nel 304 il liberto di Appio Claudio (Flavio)pubblica i calendari e i formulari dei pontefici. Fino ad allora l'interpretazione del diritto era appannaggio esclusivo dei pontefici, dei fetsiali (diritto internazionale)e degli auguri (ius augurium). Un ulteriore passo avanti si ha col primo pontefice plebeo Tiberio Corugario che nel 254 pubblica le sedute dei pontefici, così che un pubblico più ampio possa conoscere il lavoro dei pontefici che interpretavano le dodici tavole, che nel frattempo erano diventate difficilmente leggibili e interpretabili, perché risalivano al quinto secolo e molti termini avevano assunto significati diversi. Spettava ai pontefici individuare il nuovo significato. Basti pensare alla divisione tra res sacrae (dedicate agli dei superi), sanctae (non santificate ad una specifica divinità, come ad esempio il muro della città) e religiosae (i sepolcri, quindi le res dedicate ai dei inferi). Sanctum ad esempio una volta significava il solo muro (o i templa), fondato in un luogo inaugurato perché indicato da Giove a Romolo con l'augurium degli aves. Successivamente va ad indicare ciò che non si può violare senza pena (quod sine poena violare non potest), cioè anche le leggi. Nonostate la grande differenza tra queste due realtà, il vocabolo rimane lo stesso. Stessa cosa per le res religiosae, visto che solo grazie all'interpretazione le res religiosae diventano il sepolcro; prima indicava il bosco dedicato alla divinità. I pontefici avevano quindi un importante compito di interpretazione. Ad esempio sacrum ha un significato sia positivo (dedicato alla divinità) che negativo (homo sacer). Elio Gallo dedicò più libri solo ad alcune delle significationes. Inoltre, con la pubblicazione delle sedute, si conoscevano i metodi di interpretazione. Metodi che potevano essere adattati ai vari casi concreti. Per Capogrossi la grande evoluzione è il passaggio alla scrittura. La scrittura a Roma non nasce solo nel terzo secolo (vedi il lapis niger e le XII) ma a partire dal III secolo, grazie alla scrittura si consente la conservazione della memoria scritta e così si diffonde maggiormente il pensiero e si consentono ragionamenti più complessi. Prima la memoria era orale e non a caso le XII erano in versi e venivano fatte imparare ai bambini a memoria. Prende il via il lavoro dei giuristi, a metà tra il pratico e il teorico. Il giurista romano parte dal caso concreto e poi va all'astratto, cioè nell'individuare tutte le fattispecie che possono essere tutelate dalla stessa legge perché hanno elementi in comune col caso concreto. Per questo pesso i giuristi (tra cui Cicerone) andavano in Grecia per apprendere la arte oratoria e le tecniche dieretiche che consentivano di organizzare il pensiero in categorie logiche. Nelle fonti troviamo riassunta in tre parole la attività del giurista: cavere, respondere ed agere. La prima è Il consiglio del giurista riguardo lo strumento più idoneo per vincere la causa. Respondere: pareri che il giurista fa sulla richiesta dei singoli che si di pongono a lui. Agere: assistenza giudiziaria che poteva esser chiesta, nell'atto di un processo, da una parte o anche dal pretore (che non a competenze specifiche in ambito giurisdizionale né una formazione giuridica) e dal giudice che poteva anche non avere particolari capacità di diritto: per questo era per loro fondamentale ricorrere a giuristi tecnici. L'attività giuridica è gratuita, quindi giuristi erano persone di ceto alto (equites soprattutto o latifondisti). Col passaggio alla giurisprudenza laica nasce lo ius controversum per cui tra ipotesi di vari giuristi vince il più autorevole. Poteva perciò capitare che, a seconda del giurista scelto dal pretore, lo stesso caso poteva portare a soluzioni diversi. Il criterio della certezza del diritto in questa fase non si ha perché il magistrato ha la possibilità per la prorogatio in quanto costituire 18 nuove magistrature per le province avrebbe comportato ad un allargamento anche nel senato. Il console è solo nella sua provincia, ha imperio consolare e nessuno gli può applicare veto. Fino alla lex porcia (195) nelle province non si ha diritto alla provocatio, né ai cittadini né ai non cittadini. Le leges valeriae avevano infatti stabilito che solo domi si aveva diritto di provocatio, mai fuori di Roma. Si poteva decidere di mandare anche un ex pretore e dargli un imperio da console (invece che della sua ex carica) soprattutto se la provincia è poco pacificata. Il console non può mai essere creato pro pretore. Lex provinciae è emanata dal pretore. E' una lex data emanata dal magistrato sul delega dei comizi, che poi sarà sostituito da un senatus consultum. Con l'aumenatre delle province aumenta il potere del senato sulle province, potere che egli si è arrogato senza legge. Sta al senato stabilire chi va in una provincia e per quanto lasciare un magistrato nonché accorpare le province sotto un solo magistrato. Questo crea arbitri così grossi che porteranno in tribunale ah hoc ossia la questio de repetundis: si crea il crimine della malversazione del governatore contro i provinciali. Ci sarà uno scontro durissimo su chi dovrà comporre le questiones, visto che prima erano composte da senatori che difficilmente condannavano. Il governatore emana la lex provinciae in cui indica i principi a cui si atterrà nel governo della provincia e della amministrazione della giustizia penale e civile, a quali tributi farà ricorso. Deve rendere conto solo al senato. Per evitare uno strapotere del senato, vengono emanate alcune leggi, la prima delle quali è la lex sempronia. Siamo in un periodo di socntro tra populares ed optimates, Caio Gracco stabilisce nel 123 una lex de provincis consularibus che stabiliva che le province fossero assegnate prima di essere nominati consoli: stabiliva un arco temporale di 18 mesi prima che il console andasse a ricoprire il governatorato. In questo modo si evita una proprogatio infinita. Una legge di Silla stabilirà un intervallo di cinque anni tra ex consolato e governatorato. Il potere del senato è dunque limitato. Il governatore è aiutato dai legati di ordine senatorio che riferiscono il comportamento del governatore al senato. Storia del diritto romano 09-03-15 La volta scorsa avevano visto le province e l'espansione di Roma nel Mediterraneo. La società del secondo secolo era profondamente cambiata dopo il compromesso del secondo secolo tra patrizi e plebei. Vediamo come uno storico come Polibio, vicino agli Scipioni, era il successo di Roma : essa aveva mantenuto il potere per più tempo delle città greche, grazie alla costituzione mista. I teorici greci avevano già da Aristotele elaborato le tre forme di governo di monarchia aristocrazia e politeia. Il successo dei romani è La convivenza dei tre principi, quello monarchico dei magistrati, quello aristocratico del senato (profondamente diverso ai tempi di polibio da quello regio. Aristos nel senso di ricco e non di nobile di sangue) è quello democratico delle assemblee popolari. A parte i curiati ormai ridotti a poche funzioni sul diritto di famiglia, abbiamo i tributi a cui tutti potevano partecipare sulla base di un criterio di possesso si terra e i centuriati sulla base del censo. La pubblicistica successiva ha stravolto il pensiero di polibio attribuendogli la teoria della divisione dei poteri che invece viene elaborata per la prima volta da Montesquieu: una garanzia perché nessun potere poteva soverchiare l'altro. Gli storici successivi hanno attribuito a Roma le caratteristiche dello stato liberale. Vediamo la costituzione romana. I consoli dovrebbero essere titolari del potere esecutivo, ma sono dalle fonti chiamati iudices, visto che istituiscono il processo davanti al popolo e convocano le assemblee speciali per punire alcuni crimini, quindi hanno potere giurisdizionale e anche legislativo visto che fanno la Rogatio. Il senato anche è titolare di un potere esecutivo ( gestione politica estera e rapporti altre comunità)ma anche legislativo, vista la auctoritas e anche giudiziario visto che dal secondo secolo istituisce tribunali speciali per senatus consultum ad esempio per la punizione di chi aveva partecipato ai baccanali. Il popolo ha competenza legislativa ma anche giudiziale (provocatio), ma partecipa anche alla gestione della res publica (potere esecutivo)visto che il comizio centuriato decide e delle leggi di guerra, e i fetsiali si limitavano a garantire che la forma del diritto internazionale fosse giusta. Capogrossi afferma che piuttosto vige il principio della compartecipazione dei poteri. E se non c'era compartecipazione si paralizzava la attività. Il tribuno della plebe aveva ad esempio potere di paralizzare l'attività dei magistrati e persino in futuro del dittatore. In una società più ristretta come quello dalla Roma democratica questo modello funziona. Con la sua espansione si dovrà adottare un criterio diverso che sarà appunto l'impero. (Da qui parte il programma del secondo esonero dell'A.A. 2015) Le avvisaglie della rottura del patto tra patrizi e plebei si vedono già dal secondo secolo. Uno degli elementi è l'espansione del territorio romano contrapposta ad un modello di gestione che non si sviluppa: il potere resta al centro e nelle mani di pochi. Chi viveva fuori da Roma difficilmente riusciva a partecipare alla vita politica, quindi vi era difetto di rappresentanza. Secondo elemento era il rapporto con gli italici, visto che alcuni di coloro avevano solo oneri( obblighi militari e di materie prime) ma nonostante l'espansione e di Roma verso le ricche province orientali, i soci non avevano diritto alla divisione del bottino, né entrare a far parte dei pubblicani. Questo porterà alla guerra sociale. Terzo elemento è La mancanza di mediazione. Dal 367 con la ammissione dei plebei al consolato vi era stata una mediazione tra aristocratici e plebei mentre ora le sue classi sociali cioè gli optimates aristocratici, che difendono i loro interessi e un gruppo più eterogeneo (populares) di cavalieri (mercanti ed esattori) e agricoltori plebei che vorrebbero ampliare la base di partecipazione alla Repubblica. Questi due ordines non erano partiti, ma gruppi ristretti a cui pochi partecipavano. Il patto tra patrizi e plebei, con questa nuova divisione in ordines, si rompe. Il conflitto tra populares e optimates troverà fine soltanto con l'instaurazione del principato. Augusto si appoggerà ai cavalieri appunto per contrastare gli optimates. Le prime avvisaglie di questo scontro le abbiamo nel 133, in quel ventennio definito graccano. Nel 133 inizia il periodo graccano di massima democrazia. Tiberio Gracco era un nobile imparentato con gli Scipioni ma molto vicino alle ragioni della plebe perché convinto che si potesse tornare allo antico splendore grazie a loro. Tiberio fa un viaggio in Etruria (ci dice Plutarco) e scopre che è tutta coltivata a latifondo. Le antiche comunità contadine, che rappresentavano il nerbo dell'esercito, avevano Il problema che se dovevano partire in guerra, dovevano vendere il fondo ai proprietari più ricchi. Così nasce il latifondo. Moltiplicandosi le guerre, i latifondisti potranno contare su un enorme numero di schiavi, che subiscono una totale svalutazione dello schiavo che diventa una res, profondamente diversa dai domestico di età arcaica. Ovviamente, il latifondista non prendeva il poccolo contadino a lavorare per sé, a pagamento, ma preferiva uno schiavo che tanto non costava nulla. La aristocrazia terriera ha mezzi e denaro per coltivare ampi territori. Il grande numero di schiavi sarà anche causa della crisi del sistema per via delle rivolte schiavili. Tiberio Gracco vuole porre fine allo strapotere dei latifondisti della villa schiavistica, in cui il contadino produce materie molto pregiate non solo per il suo sostentamento: esse vengono orientate al mercato soprattutto della Asia minore. Tiberio nel 133 si fa eleggere tribuno della plebe e propone una lex de modo agrorum. Stabilisce che ciascun proprietario può occupare 500 iugeri più 250 per ogni figlio maschio fino a un massimo di 1000. Questi iugeri diventano terra privata. I grandi proprietari terrieri non avrebbero dovuto averne problemi, perché costituiva un tornaconto, dato che quei possedimenti terrieri sarebbero diventati proprietà e sarebbero stati trasmissibili agli eredi. Ma la aristocrazia era abituata a coltivare grandi latifondi, molto più ampi e l considerava già proprietà non revocabili su cui aveva fatto un investimento economico per metterle a coltura. Dunque a loro la legge di Tibero sembra un contentino. Tiberio fonda la commissione speciale dei triumviri agris dandis adsignandis: assegnare era rendere proprietari. Fa eleggere nella commisine se stesso, il suocero Appio Claudio e il fratello. Aveva fatto creare questa comissione per evitare che le questioni agrarie fossero decise dal pretore e si arenassero. Noi abbiamo dei cippi che fanno riferimento alla lex agraria. I grandi proprietari cercano di neutralizzare la proposta di Tiberio ricorrendo a Gaio Ottavio che era un tribuno che pone intercessione contro la proposta di Tiberio. Con una rottura dell'ordine costituzionale Tiberio fa deporre Gaio con una argomentazione speciosa secondo coi chi non fa gli interessi della plebe non può essere tribuno della plebe. Era una argomentazione speciosa perché Gaio era perfettamente legittimato dalla sua elezione. Ma Gaio viene deposto. Attalo III era morto e Tiberio fa votare un plebiscito che consente di gestire i lasciti di Attalo, che vengono attribuiti alla commissione che la utilizzerà per acquistare sementi, cavalli da tiro ecc. Tiberio si va ad ingerire in una competenza del senato. Si era tirato dietro l'odio della aristocrazia e quando l'anno successivo si ripropone per diventare tribuno, è accusato di voler diventar un tiranno. Il senatus con un senatus consultum ultimum (strumento che viola la costituzione repubblicana, usato proprio nel 132 per la prima volta) sospende tutte le garanzie costituzionali e dà ai magistrati la possibilità di agire contro i nemici della Repubblica, che erano cittadini romani seguaci di Gracco a cui non si applicano più i diritti costituzionali. Ne nasce un tumulto vicino alla curia e Tiberio e seguaci vengono uccisi da un gruppo di senatori e sostenitori. Tiberio non aveva fatto nulla di illegale perché la lex annalis che scandiva intervalli di tempo tra una magistratura e l'altra non si applicava al tribunato. Inoltre lui lo aveva fatto solo per assicurare un futuro alla sua comunità. I tribuni della plebe sono sacrosanti e questo gli avrebbe dato la possibilità di continuare il suo progetto. I senatori fanno votare una legge che toglie i poteri giudicanti alla commissione e li dà ai tribunali ordinari. Dieci anni dopo l'eredità di Tiberio è raccolta dal fratello. Vuole creare un blocco sociale che lo sostenga e che Storia del diritto romano 10-03-15 Abbiamo visto la breve parentesi democratica graccana e la reazione dei gruppi dirigenti per restaurare la situazione antecedente. Gli ultimi due secoli della repubblica sono i più difficili anche per le guerre civili. Entra in crisi il modello democratico iniziato nel 509 e completatosi nel 367. Dal secondo secolo la democrazia romana subirà dei vulnera. Sia affaccia sulla scena politica un homo novus cioè privo di discendenze nobili. Nel 121 gran parte dei provvedimenti graccano sono annullati (ad esempio il divieto di alienare le terre) e non si deve nemmeno più pagare il canone sui possedimenti lasciati in proprietà. Dato importante della politica graccana era stato coinvolgere i cavalieri nella Repubblica. Caio Gracco in particolare voleva usarli per sconfiggere il ceto senatorio. I cavalieri anche dopo Gracco entrano a far parte della res publica. Questo homo novus è Mario, un alpinum che nel 107 è eletto console con l'appoggio dei cavalieri. Si distingue subito per la guerra contro Giugurta re della Numidia che nel 112 aveva fatto uccidere 20.000 mercanti romani in Numidia che si erano schierati con la fazione opposta guidata dal fratello di Giugurta. Mario ha l'esigenza di arruolare un nuovo esercito e poteva esser arruolato solo chi aveva i requisiti minimi di censo. Mario arruola i capite censi che erano al di fuori anche della quinta classe. Grazie a questo nascono gli eserciti di mestiere. Fino alla riforma di Mario c'è sempre l'idea del cittadino soldato, che valeva bene per le guerre repubblicane di soli sei mesi, ora con le guerre più lunghe si possono arruolare,grazie a Mario, quelli che non sono neanche piccoli proprietari che così diventano fedeli al generale e consapevoli che col congedo avrebbero avuto degli appezzamenti di terra da coltivare gratuitamente. Da Mario in poi saranno tutti eserciti di mestiere che seguono il comandante e non perseguiranno più solo la difesa della della res publica ma anche degli interessi personali. Giugurta sarà sconfitto e gettato in carcere dopo il trionfo. Mario era un popolare e cerca in parte di portare in auge alcuni provvedimenti graccani eliminati da tempo: iscrizione degli Italici non in una sola tribù ma in 35 così che ognuno potesse recarsi a votare nella tribù più vicina. Per un ventennio abbiamo il governo saldamente nelle mani dei cavalieri con Mario che riesce a controllare benissimo i comizi tributi. Il problema sorgerà quando Mario dovrà scontrarsi con Silla, l'esponente dei conservatori. Sulla è eletto console nel 88. Ricordiamo che i comizi tributi erano usati per votare leggi progressiste e i centuriati quelle conservatrici. Chi voleva far passare una proposta di legge progressiata, la faceva passare sotto i tributi. Quello anno i centuriati votano una legge per cui a Silla viene attribuita il comando il comando della guerra contro il sobillatore greco Mitridate. Tramite i tributi, Sulpicio fa revocare il comando a Silla quando era appena arrivato. Si trattava di un sovvertimento dell'ordine romano. Sulla arriva a Roma ma compie anch'egli un atto sovversivo. Dal 509 non si poteva entrare armati all'interno della città. I comizi centuriati (in armi) non potevano riunirsi a Roma. Silla entra a Roma coi fasci e inizia il periodo delle proscrizioni, cioè liste in cui erano inseriti i nemici politici. Essere proscritti comporta la messa a morte, la perdita dei beni e dello ius honorum (possibilità di carriera politica) di tutti gli eredi del proscritto. Annulla tutti i plebisciti di Mario annullando la divisione in 35 tribù. Non perché fosse ostile agli italici ma perché non voleva che avessero un potere così ampio così da alterare la composizione del corpo elettorale. Ci sono altre azioni che avrebbe compiuto, secondo Plutarco che però non era un tecnico del diritto, ad es. un senatus consulto con cui triumviri agris dandi et adsignatis sono aboliti e per il futuro non sarebbe stato possibile assegnare terre. Non sappiamo se fece una lex senatus straordinaria per mettere persone amiche. Conclude nell88 il senato e nell'87 va come proconsole in Oriente. Lascia a Roma neo Ottavio e Cinna, esponente dei popolari e suo avversario che fa reintegrare i 35 italici nelle tribù. Si scatenano tumulti, Mario si allea con Cinna e consuma una serie di vendette ai danni degli amici di Silla. Nell 83 Silla sbarca a Brindisi e compie la seconda marcia su Roma. È consapevole che il suo regime di terrore non deve durare un anno e approfittando dei tribuni fa approvare la lex Valeria de Sulla dictatore. È una dittatura senza termine e rei publicae costituendae quindi con poteri illimitati. È anche legibus scribundis sulla base di una approvazione popolare fittizia perché i centuriati votano sotto pressione. Plutarco dice che con questa legge sulla poteva uccidere, confiscare, distribuire terre, attribuire regni, designare magistrati, ridurre colonie, designare proconsoli, emanare leggi, nominare consoli. Gli storici ritengono che avesse riguardo ai consoli il potere di destinatio cioè di designare i candidati e lasciare formalmente in vita i comizi che votavano secondo la sua indicazione. L'altro elemento, ripreso poi da Cesare e Augusto sono gli elementi carismatici. E' indicato come Felix cioè il ben voluto dagli dei, come i re greci; gli viene eretta una statua davanti ai rostri. In due anni agirà su più fronti: restaurare la Repubblica di primi secoli e dare il potere al senato. Il primo bersaglio della sua opera è il tribunato che perde la intercessio mantenendo solo lo ius ausilii. Inoltre sottopone i plebisciti al potere di approvazione del senato , che prima valeva solo per il centuriati e stabilisce che gli ex tribuni non possono divenire cariche curuli (pretore, console censore). Forse i tribuni venivano persino scelti dai senatori. Il tribunato, secondo Livio è ora imago sine re, cioè immagine senza sostanza. Altro organo mirato da Silla è il senato. 1) Nomina altri 150 senatori, 2) raddoppia l'organico del senato (da 300 a 600)e questi nuovi 300 senatori sono equites. 3) Restituisce le quaestiones al senato. 4) Adotta una serie di misure che servono ad evitare che qualcuno in futuro possa avere il suo potere. 5) Quindi regola il cursus honorum stabilendo che per essere rieletti alla stessa carica dovevano passare 10 anni. 6) Inoltre rende stabile la prorogato imperii, per cui il magistrato diventava pro magistrato subito dopo la fine del suo mandato, così da fratturare il rapporto tra magistratura ed imperio, perché i proconsoli non saranno più magistrati ma avranno imperium. E' un sistema che c'era già nelle province. Con Silla e legge. Quindi ora il magistrato a Roma esercita solo poteri civili e il promagistrato che era un Privato Cittadino aveva potere militare. 7)Regolamenta inoltre tutti i sacerdozi aumentandone il numero così da inserire gente fedele. Altro provvedimento è 8) La abolizione delle frumentationes e introduce dei calmieri sul prezzo del grano e usa la colonizzazione per garantirsi la fedeltà dei suoi veterani, escludendo i nemici politici. Ben diversa era la riforma di Gracco che era distribuzione sociale. Silla abdica forse per guardare dallo esterno come pater patriae o forse perché logorato in quanto già l'anno successivo il senato lo tradisce ed elegge console Lepido, nemico di Silla. Morirà nel 78 e le sue riforme sul tribunato sono annullate (perché comunque serviva anche alla classe dirigente, si pensi a Gaio Ottavio), le fomentaziones sono reintrodotte ma viene tenuta la riforma del processo criminale. Il processo criminale dal 509 era della assemblea centuriata mentre le multe erano anche materia dei curiati. Le xii stabiliscono che l'unica assemblea penale è il comizio centuriato. Poi vengono introdotti nuovi reati come il broglio o la lettura di voti alterata o scambio di voti, tutti chiamati ambitus. Altro reato introdotto è Il veneficio compiuto quasi sempre da donne per uccidere il rivale politico del figlio e che verranno giudicate in un tribunale apposito (quaestio de veneficiis) e non più domestico. Come funzionava il processo comiziale? A procedere erano i duoviri perduellionis per flagranza di reato questores parricidio (che istruivano solo il processo perché il giudizio spettava ai centuriati) e dal terzo secolo potranno farlo i tribuni ma sempre davanti ai centuriati (i comizi tributi non erano competenti) con gli auspicia dei consoli che possono anche non daglierli. Quindi il governo poteva esercitare un controllo sui processi perché i consoli potevano rifiutarsi di prendere gli auspicia. Il processo comiziale è in quattro fasi, tre conctiones e una convocatio.La conctio che si distingue dal comizio vero e proprio perché è una convocazione formale mentre nel secondo partecipano tutti. Nella prima contio il magistrato indica il crimine e il giorno in cui l'accusato dovrà apparire. Nelle due contiones successive, a distanza di intervalli di alcuni giorni, in cui si discute del fatto, si ascoltano i testimoni e se il magistrato si convince che è colpevole, nella quarta convocazione egli convoca il comizio vero e proprio. Dal secondo secolo i crimini aumentano ed erano fatti anche dai soci italici contro cui non si può usare il comizio, mentre per i governatori macchiatisi di malversazione non c'era volontà politica di condannarli, nonostante esistessero le quaestiones de repetundis. Nascono le quaestiones istituite da un senatus consulto che poi Caio Gracco aveva fatto eliminare con la lex Sempronia. Nascono poi le questioni ex plebiscito, modo per aggirare il divieto di processare davanti ai tributi. Questi tribunali sono ex plebiscito così i tributi, pur non potendo giudicare, potevano (con una delibera che dava competenza alla questio ex plebiscita) comminare la pena di morte. NON possono esistere quaestiones sulla base di una legge rogata. Silla rende perpetuae le quaestiones straordinarie, che ora divengono queastiones perpetuae. Non sono più istituite caso per caso. Ciascuna questione perpetua è istituita da una lex che descrive anche i crimini e la legge. Questo è un esempio di nullum crimine sine legge. Prima col processo comiziale si poteva essere condannati per reati non esistenti ricondotti alla perduellio. Scipione è condannato per perduellio perché il fatto di aver condotto male la guerra viene ricondotto a quel reato. Il procedimento diventa accusatorio. Leges porce sulla provocatio: sulla provocatio abbiamo le tre valerie (509 sulla istituzione della provocatio, 449 non si possono creare magistrati senza provocatio, 300 sanzonato il magistrato che non avesse rispettato la provocatio come improbe factum) e le tre porce, tra la fine del terzo e inizio del secondo. 1 De tergo civium sulla fustigazione come pena autonoma rispetto alla decapitazione 2 Estensione la provocatio oltre mille passi da Roma, quindi nell'imperium militiae, a cittadini militari e civili fuori Roma. Ora anche il militare andava portato a Roma per essere giudicato. 3 Forse istituiva la pena di morte per il magistrato che non la rispettasse. Vediamo la procedura con Silla, perché ci sono delle esemplificazioni rispetto alle extraordinarie. I dati maggiori ci arrivano con la questio de repetundis. La composizione delle giurie cambia a seconda del periodo storico a seconda che vi siano al potere cavalieri o senatori. Sulla darà ai senatori le quaestiones. Avremo poi una composizione mista di 1/3 di senatori, 1/3 cavalieri, 1/3 di tribuni arari. Caesar poi stabilirà composizione mista. In età repubblicana abbiamo circa 9 corti, tutte nel foro. 5 per reati politici ( maiestas, repetundis, ambitus, peculatus e vis [bande armate, tipiche delle guerre civili]) e 4 per reati comuni (omicidio, parricidio,falso, iniuria forse). Il processo da inquisitorio diviene accusatorio. Il processo può prendere avvio solo se c'è un accusatore. Si ammette la possibilità per ciascun cittadino anche non danneggiato di agire in nome dell'interesse pubblico e non diretto, agendo così in nome del popolo. Questo per ampliare la possibilità di accusare perché magari molti avevano paura di esporsi. Chi accusava doveva giurare di agire nella consapevolezza che l'accusato era innocente fino a prova contraria e senza intento di danneggiarlo perché spesso l'accusa serviva a scopi politici. Se c'era dolo e quindi calunnia, poteva esserci morte. Come era strutturato il processo. Postulatio: ci si reca dal magistrato e se il magistrato ritiene ci siano elementi iscriverà il reo nell'albo degli accusati. Divinatio: se c'erano più accusatori si sceglie chi ha più possibilità di vincere. Orationes: si ascoltano gli accusatori e i testimoni (la prova testimoniale ha più valore di quella documentale), si vota. Si può avere la assoluzione,la condanna o uno stallo. In caso di stallo, all'inizio in tal caso si faceva la ampliatio: più tempo per la giuria. Ma spesso si arrivava ad un continuo rinvio. La ampliatio è sostituita dalla comperendinatio divisa in actio prima e seconda, dopo cui cui si raggiunge il verdetto per forza. Se i voti sono pari, l'accusato è assolto in dubio pro reo. Il pretore non votava e non poteva aggiungere il suo voto, come invece farà L'imperatore che dispone del calculus Minervae che rimanda alla mitica uccisione della madre di Oreste, mentre il pretore non vota e si limita ad applicare la pena (morte o multa) o l'esilio. Nel caso del e repetundis ci può essere un processo accessorio per calcolare il maltolto. Le quaestiones si applicano fino a mille passi da Roma. Nelle province il processo è fatto davanti al governatore che conduce il processo ed emana la sentenza. Non ci sono garanzie. Solo con la legge Porcia il cittadino romano nelle province potrà essere processato a Roma e davanti alla questio o al popolo fino al 55 in caso di parricidio. Le questioni extra ordine nasceranno appunto nell'ambito del processo provinciale per la mancanza di garanzia nei processi provinciali e saranno poi importate a Roma. Domande (Riguardano prettamente il programma del primo esonero, tenutosi dal 24 al 27 marzo 2015) Differenza tra hostis e peregrino. All'inizio sono uguali, poi il primo è il nemico e il secondo è lo straniero amico o neutrale. Nell'ultima età repubblicana nasceranno gli hostis rei publicae dichiarati tali da un senatus consultu e può essere ucciso senza crimen perché è come uno straniero nemico. I peregrini dell'Italia saranno tutti soci dopo il 90. Per le province la cui cittadinanza è data da Caracalla sono chiamati peregrini deritici. All'interno dei vari termini abbiamo più classi: prisci , iuniari ecc. Nei fasti abbiamo i consoli dal 509 e abbiamo anche consoli plebei. Ma sono attendibili? Ce chi dice di no soprattutto quando mettono famiglie plebee prima dell'apertura delle magistrature a loro. Abbiamo poi delle fonti di natura rituale (clavi figendi del pretor maximus) che suggerisce che non sono nati subito i consoli. Perché avere per decenni i tribuni militum consulari potestate se i consoli andavano bene? Magister populi,equitum, prefectus urbi sono detti all'inizio pretores mentre il dittatore era molto più antico. I tribuni militum non hanno gli auspicia e quindi non imperium. Potestas insieme poteri civili, imperium comando dell'esercito. Quelli con imperio sono console pretore e dittatore. Il potere di prendere gli auspicia rientra nello imperium. Poi la unità tra imperium e auspicia si rompe. Imperium in origine è un tutt'uno e dopo la Valeria del 509 si spacca in domi e militiae. Il magister populi lo troviamo sotto i Tarquini. Il dittatore della età repubblicana deriva dal magister populi e secondo una altra ipotesi deriverebbe invece dal dictator latino. Storia del diritto romano 17-03-15 Ieri abbiamo visto le riforme dei tribunali fatte da Silla. Sopravvivono solo la prorogatio imperii e le quaestiones perpetuae. Dopo di lui avremo un periodo di disordine e susseguirsi di imperia personali, magistrature eccezionali e riesumazione della dittatura perpetua con Cesare. Sulla nell 80 si ritira e non riesce più a controllare le elezioni del senato del 79 così viene eletto Lepido che smantella le riforme sillane. Richiama dell'esilio i proscritti, ridà le terre che sulla aveva sottratto e reinstituisce le fomentationes. Con un senatus consulto il senato si schiera con Lutazio Catulo e Lepido è costretto alla fuga in Sardegna. Nel 70 arrivano al senato Pompeo e Crasso. Il primo cerca di eliminare le riforme sillane e il tribunato riottiene tutte le prerogative che Sulla aveva tolto. Pompeo si fa attribuire due imperia straordinari pur essendo un pro magistrato. E si fa attribuire un impero proconsolare maius ( non Limitato alla provincia) per combattere contro i pirati. È una violazione della ordine costituzionale visto che imperium di Pompeo si estende su tutte le coste del Mediterraneo. Poi si fa mominare proconsole di tutte le province ( Ponto, Viitinia, Siria). Nel 63 sottopone al senato di creare la grande provincia della Vitinia Ponto e della Siria. Il senato si rifiuta e Pompeo non può quindi assegnare le terre ai suoi veterani. Congiura dei catilinari: Catalina, a capo di un gruppo di potere di nobili, vuole rovesciare il senato ma Cicerone lo fa dichiarare hostis rei publicea e lui e i suoi saranno uccisi senza processo. Cicerone elabora la Concordia ordinum: senatori e cavalieri. Cicerone apre ai cavalieri ed è convinto che loro e senatori possono difendere bene la res publica perché in quanto ricchi hanno degli interessi da difendere. Fino ad allora si riteneva che tutti i cittadini avessero interesse a difenderla, ora la tutela della Repubblica diventa, per Cicerone, un fatto di tutela di interessi. Clodio era un tribuno della plebe che nel 60 fa approvare leggi contro Cicerone come la clodia de capite civis: il magistrato che abbia messo a morte il cittadino senza processo è punito con esilio. Inoltre una norma è La de esilio Ciceronis che lo costringe all'esilioin una città a più di 800 miglia da Roma, per evitare che si rifugiasse in Sardegna , ritornando solo un anno e mezzo dopo grazie a Pompeo. Le assemblee sono asservite al potente di turno. Nel 60 nasce il primo triumvirato tra Cesare Pompeo e Crasso. Questo primo triumvirato è un pactum privo di rilevanza giuridica ma che ha valore di fatto vista la loro forza militare. Con La compiacenza delle assemblee i triumvirati si spartiscono il potere. Cesare si fa eleggere nel 59 console e con una legge crea le due province volute da Pompeo, ai pubblicani (amici di Crasso) si danno gli appalti in Asia (con comizi e non con senato), stabilisce l'acquisto di terre pubbliche da distribuire ai meno abbienti e ai veterani di Pompeo, stabilisce che le terre date siano inalienabili. Cesare con queste leggi a favore di Pompeo e Crasso può partire per le Gallie. Imperium di Cesare aveva tre province gallia transalpina cisalpina e illirico e inoltre il potere durerà cinque anni. Siamo fuor da ogni potere della res publica. In cinque anni Cesare costruisce un esercito fedele e conquista le gallie. Abbiamo visto che con Mario nascono gli eserciti di mestiere con veterani fedeli al comandante. Il patto del 60 è rinnovato nel 53.ma nel 53 Crasso muore a Carre contro i parti. Nel 53 non si riescono ad eleggere i consoli e Roma è invasa da bande armate di fedeli dei due. Nel 52 il senato fa eleggere un consul sine collega (Pompeo) per dare potere a una sola persona per salvare una parvenza di legalità. Pompeo fa eleggere poi un collega. Abbiamo alla fine del 52 una coppia consolare. Roma è in mano a Pompeo che fa approvare una serie di leggi contraddittorie per cercare lo scontro con Cesare. Una stabilisce un intervallo di 5 anni tra due magistrature così da impedire a Cesare di essere in gallia 2 volte. L'altra legge stabiliva che per essere eletti si poteva anche non essere a Roma, mentre prima i candidati erano per forza in Roma. Ora bastava avere dei legati. Nello stesso anno fa approvare un'altra legge che invece impone la presenza fisica e fa inserire una clausola ad personam che consentiva a Cesare di non essere a Roma. Per andare a Roma Cesare doveva lasciare l'esercito fuori dal pomerium, spostato da Silla sul Rubicone, e accusabile facilmente e sottoponibile a un Storia del diritto romano 23-03-15 Il secondo triumvirato è una vera magistratura stabilita con la lex Titia del 43. E' una magistratura con poteri straordinari stabilita da un plebiscito. I triumviri sono Antonio, Ottaviano e Lepido. Verà poi rinnovato nel 37. Antonio e Ottaviano uccidono i cesaricidi a Filippi e col suicidio di Cassio si chiude una fase della repubblica. Dopo il 42 Antonio tiene per sé l'Oriente e Ottaviano tiene l'occidente e Lepido l'Africa che era una provincia già pacificata. Ottaviano ha ora il problema di sistemare i veterani. In Italia non ci sono terre disponibili e allora procederà ad un esproprio dei piccoli e medi proprietari che lasceranno il posto ai veterani. Non toccherà i senatori grandi proprietari per non inimicarli. Nel 36 sulla base di un plebiscito Ottaviano ottiene la tribunica potestas a vita. Ulteriore rottura del potere costituzionale visto che ha potestà di tribuno pur non essendolo. Sarà uno dei cardini del suo potere. Nel 36 Lepido conserverà solo la carica onorifica di pontifex maximus. Ottaviano nel 32 compie un gesto incostituzionale ed eversivo: Antonio aveva affidato il suo testamento alle vestali. Ottaviano se ne impadronisce e lo apre prima della morte di Antonio ma grazie alla sua abilità riesce a far passar questa cosa in secondo piano e fa passare Marco Antonio come hostis, visto che nel testamento c'era scritto che a Marco Antonio avrebbe riconosciuto i figli avuti da Cleopatra a cui avrebbe lasciato dei territori in Egitto; che Cesarione era figlio legittimo di Cesare e che Marco Antonio voleva essere sepolto ad in Egitto. Ottaviano fa credere che l'intento di Marco Antonio fosse spostare il centro dell'impero da Roma ad Alessandria. Riesce a provocare una sollevazione popolare che riguarderà anche gli italici divenuti cittadini romani. Nelle res gestae si dice che il potere di Ottaviano è legittimato dal giuramento di tutta l'Italia e questo lo legittimerebbe a combattere contro Antonio. 31 battaglia di Azio, vittoria romana contro gli egiziani grazie ad Agrippa. L'anno seguente Cleopatra e Antonio si suicidano. Ora Ottaviano deve dare una veste legale nuova alla sua posizione che si pone fuori dalla costituzione. Teorie sul principato: 1) Storici: Augusto è un monarca e il principato una monarchia. Le testimonanze ci dicono che i ruoli di popolo e senato che avrebbero mantenuto sotto Augusto sarebbero stati di facciata 2) Giuristi: Il principato (almeno per tutta la dinastia Giulio-Claudia) è una diarchia tra princeps e senato e il popolo invece resta in ombra perché il princeps con la tribunicia potestas è anche rappresentante del popolo. Quella più credibile è quella della diarchia. Le tappe di questa sistemazione costituzionale sono diverse. Ottaviano vuole evitare gli errori fatali di Cesare e Marco Antonio. Negli anni dal 31 al 27 c'è una tendenza al compromesso. Fonderà il suo potere sulla tribunicia potestas e si farà dare dal senato il consolato che rinnoverà ogni anno. C'è quindi un rispetto per il ruolo formale del senato. Egitto prima pietra del nuovo status. Augusto crea la Nova provincia di Alessandra e d'Egitto sostituendosi al senato. L'ordinamento è speciale perché promana dal princeps e viene creata per la prima volta il prefetto di Alessandria, prima figura di funzionario imperiale. Si crea una carriera parallela al vecchio cursus honorum a cui possono accedere solo gli equites. Il prefetto può essere scelto solo tra gli equites ed è fatto divieto ai senatori di entrare in Egitto senza dispensa del princeps. Nasce una nuova burocrazia che fa capo al princeps. Gli equites erano già apparsi con i Gracchi e usati come forza avversaria ai senatori. Il princeps si appoggia anch'esso sui cavalieri, usando il suo potere in modo propagandistico ad esempio con nuove tassazioni in Egitto che garantiscono le fomentationes così da tenersi stretto anche il ceto più umile. Per Augusto il fatto che fosse lui a scegliere il governatore lo poneva simile a un faraone, cioè un sovrano-dio. Si affaccia l'elemento religioso, già ventilato brevemente da Cesare quando aveva voluto assumere i tratti caratteristici del monarca orientale indossando la tonaca di porpora tutti i giorni e proclamandosi imperator. Questo aveva portato a odio contro il dispotismo che era stato usato anche da Augusto contro Marco Antonio; Augusto saprà però usare lo stesso elemento sacrale per affermare il suo potere e vedremo come il carisma religioso sarà fondamentale. Augustum è definito augurium (deriva da augere, aumentare) con cui Roma è stata fondata ed è considerato un novello Romolo. Da lui si diffonde il culto imperiale. In tutte le città dell'impero c'è la statua dell'imperatore venerata come una divinità. In tutto questo il senato non conta più nulla ed è sottomesso al vincitore. Nel 27-28 sono approvati tre consulti (non richiesti da lui) che attribuiscono al princeps dei poteri: estendono lo ius ausili fino a mille passi oltre Roma estendendo la sua tribunicia potestas a tutti cittadini anche nelle province; stabiliscono che il princeps potrà essere organo di appello (si gettano le fondamenta del giudizio extra ordinem); si attribuisce ad Augusto il calculus minarvae per cui l'imperatore può votare e assolvere l'imputato. Deriva dalla assoluzione di Oreste da parte di Minerva nello areopago. Augusto manterrà sempre un atteggiamento ambiguo verso il senato (visto che non si fidava di chi aveva voltato le spalle a Silla, Cesare, Pompeo ecc.) e non potendolo sopprimere, cercherà di conservare i poteri tollerabili e di controllarlo ad esempio con una lectio senatus che eliminasse i nemici politici. Nel 29 Augusto, pur non essendo censore, compie una delle prime lectiones che porterà ad espellere circa 200 senatori suoi avversari. I posti sono rimpiazzati con equites a lui fedeli. I senatori furono costretti politicamente e non giuridicamente a dimettersi. Nel 28-27 chiede l'elezione con un altro console in posizione subordinata (ad es. non ha tribunicia potestas) e abolisce tutte le norme triumvirali. Si torna alla lex rogata e al plebiscito. Stabilisce il divieto di culti stranieri che andava a colpire Antonio e i suoi seguaci. 13/01/27 Augusto restituisce la res publica al senato. Depone il consolato e mantiene la tribunicia potestas. Ma in cambio nel 16 gennaio ottiene imperium proconsolare (comando formale dell'esercito) per le province non pacificate, una corona di alloro è uno scudo in cui incide la clemenza, la virtus, la iustitia e la pietas, che in realtà aveva per ben poco, visto che aveva costratto senatori a dimettersi, tolto terre agli italici ecc. Infine il 16 gli viene attribuita la auctoritas. Il suo potere era quindi un insieme di imperium proconsolare (limitato alle province non pacificate), auctoritas e tribunicia potestas. Nel 23 ottiene imperium ovunque (maius et infinitus, cioè maggiore di tutti gli imperia degli altri imperatori come prefetti e senatori ed esteso su tutte le province dell'impero). La tribunicia potestas si estendeva a Roma e tutto il suo Impero, nessuno poteva porgli interecessio ma lui poteva verso tutti i magistrati e aveva ausilium verso tutti i cittadini romani e non. La sua auctoritas è tale da renderlo semidivino. Nelle res gestae di Augusto stesso apprendiamo la sua ideologia e la sua capacità di mistificare la realtà. Si presenta come pacificatore delle guerre civili e autore della pax augustea durante la quale venne chiuso il tempio di Giano. Parla dei suoi pieni poteri come fondati sul consenso universale e si vanta di aver restituito la res publica al senato. Afferma di essere stato definito Augusto da un senatus consulto, di essere superiore a tutti in auctoritas ma negò di avere più poteri dei suoi colleghi. La sua auctoritas allora sarebbe qualcosa di impalpabile. In realtà egli mistifica e distorce la realtà: controllava tanto senato quanto popolo. Al primo concede delle prerogative col consilium principis che esisteva già in età repubblicana ma era un organo privato di ausilio del magistrato, composto da suoi amici. Ora invece c'è un organo ufficiale di ausilio del princeps che si interpone tra il senatus e quest'ultimo. Vi saranno poi altre lectiones che faranno sì che la composizione del senato sia vicina all'imperatore. Inoltre Ottaviano Augusto lascia al senato l'amministrazione di alcune province e tiene per sé le non pacificate dove ci sono truppe. Su questo si basa la tesi della diarchia: l'imperatore non amministra tutte le province ma solo una parte. Le altre sono lasciate al senato che manda governatori delle sue file. Formalmente c'è una coppia di gestione ma di fatto è l'imperatore a gestire l'esercito. Nel principato aumentano drasticamente le prerogative legislative del senato. Il senatoconsulto in età repubblicana non ha valenza di legge e può vincolare tutti i cittadini solo se tradotti in leggi o plebisicta. Augusto stabilisce la exequatio tra senatus consulto e plebisicita, che sono vincolanti per tutti. Il senatus consulto ormai era la ratifica della oratio in senatu ad vitam, cioè il discorso in senato del princeps che poteva solo essere approvata dal senato. La libertà è solo formale. Aumento poteri giudiziali. La legge di Caio Gracco aveva fatto abolire i tribunali straordinari sulla base del senatus consulto, Augusto attribuisce permanentemente la giurisdizione al senato per crimen maiestatis, cioè lesa maestà dell'imperatore. Quindi la volontà di agevolare la diarchia è comunque finalizzata al controllo del senato. Attribuisce al senato la sola competenza sulle monetazioni di bronzo mentre quelle di argento e oro spettano solo al princeps. Il potere più forte dei senatori (per tutta la dinastia Giulio-Claudia) è la designazione del nuovo princeps. Inizialmente non era elettivo perché significava ricostituire l'ordinamento monarchico. Augusto stabilisce che al senato e al popolo rispettasse di scegliere ma attraverso la adozione egli sceglie subito il suo successore (Tiberio), semplicemente ratificata dal senato senza possibilità reale di scelta. La designazione in vita sarà cosa comune (ad eccezione di Nerva ) nella dinastia Giulio-Claudia e con Vespasiano sia avrà la rottura, visto che il senato non avrà nessun ruolo e ad eleggerlo saranno le sue truppe a Gerusalemme. Ricapitolando. Diarchia o monarchia? Sul profilo amministrativo sicuramente diarchia: la amministrazione è divisa (tra princeps e senato) anche se non uguale. Riguarda la competenza legislativa, giustizia, competenze amministative con la coniazione delle monete, l'elezione del successore. Il popolo si pone in secondo piano perché Augusto è di per sé rappresentante del popolo anche se sotto di lui, per qualche decennio, le assemblee continueranno a riunisri: nel 4 è 5 d.c. verranno approvate dai comizi delle leggi cosiddette morali (su adulterio, divorzio ecc.). Ma Augusto controllava anche i comizi grazie a delle centurie caesaris, determinanti per il voto e che fanno capo all' imperatore. Il princeps controlla la elezione dei magistrati con la commendatio cioè raccomandazione di candidati posti extra ordinem. Quindi i comizi rimangono in vita ma in sostanza il controllo è sempre di Augusto. Con la sua vasta opera di propaganda (ad es le Res Gestae ma anche opere di altri autori come Livio e Orazio) Augusto creerà il secolo d'oro (26 ac ----- 14dc) e farà passare se stesso come nuovo fondatore di Roma e il passaggio da repubblica a principato come continuazione della prima se non adirittura ritorno alle antiche origini pre-guerre civiche. Questo grazie a Mecenate che riunì attorno al princeps dei grandi artisti. Chi si allontanava dalla propaganda ne pagava il prezzo, si pensi ad Ovidio. popolari che ci sono ancora nel I secolo (e poi scompaiono dopo Augusto) alla affermazione delle le costituzioni imperiali. Tra i due momenti sarà utilizzato questo strumento per porre norme generali e astratte, che però sarà soppiantato dalle costituzioni imperiali. Successione, punto debole del principato: Augusto ha un carisma e una serie di poteri che ha acquisito nel corso degli anni. E' il senato a concedergli i singoli poteri e le singole facoltà: dapprima la tribunicia potestas, poi l’Imperium proconsolare maius et infinitus, l’auctoritas, il titolo di imperator e tutta una serie di facoltà e poteri. Però l’auctoritas era un potere personale, carismatico. Come trasformare un potere carismatico personale in uno istituzionale e trasmissibile? Non certo sotto il profilo del diritto, perché a Roma, anche sotto il Principato, non riuscirà mai ad affermarsi il principio dinastico e anche se poi nei fatti si affermerà, non si affermerà mai a livello giuridico. Formalmente il Principato è una monarchia elettiva: sono popolo e Senato ad investire il successore. Quando muore l’Imperatore c'é un periodo che può essere anche di crisi dato che, almeno fino ai Flavi non c’è un principio dinastico che assicura la successione. Quindi il successore non deriva il proprio potere dal predecessore, ma lo ottiene dall’investitura di Senato e popolo. Tra i sedici imperatori da Augusto a Commodo, che poi sarà il periodo della crisi del III secolo, nove sono imparentati con i predecessori in quanto figli naturali o figli adottivi e questo accade nel caso di: Tiberio, Caligola, Nerone, Tito, Domiziano, Traiano, Antonio Pio, Marco Aurelio e Commodo. Quindi su sedici, nove sono comunque legati o perché figli naturali o perché adottati. Due appartengono alla famiglia imperiale quindi non sono figli diretti, è il caso di Claudio e di Adriano che erano imparentati con gli imperatori. Claudio era lo zio di Tiberio e Adriano era un cugino di Traiano, e vi sono poi cinque Imperatori che prescindono da ogni legame con la famiglia imperiale e da un lato vi sono i quattro Imperatori del cosiddetto longus et unus annus che vedremo con Vespasiano. Il 69 d.C. è ricordato come l’anno dei quattro imperatori: Galba, Ottone, Vitelio e Vespasiano. C'è una perdita di ruolo da parte del Senato che non riesce più ad imporre la propria volontà e sono i generali che si scontrano per ottenere il potere. Rimarranno in carica per un anno quattro Imperatori, si uccideranno a vicenda e alla fine si imporrà Vespasiano nel 69 d.C. che darà un nuovo assetto al Principato affermando il principio dinastico: gli succederà il figlio Tito a cui poi succederà l’altro figlio, Domiziano. Cambiamento positivo rispetto alla dinastia Giulio – Claudia. Però da parte dell’Imperatore c’è comunque la volontà di condizionare la scelta del successore. Non può imporla giuridicamente perché non c’è un principio dinastico, e allora ricorre ad un istituto di origine repubblicana: la adoptio. In vita l’Imperatore adotta quello che sarà il suo successore. L’adozione può trasmettere un’eredità spirituale: spesso viene trasmesso il nomen di Imperator e l’adottato viene affiancato nel governo. Ovviamente non è un affiancamento vero e proprio come avverrà poi con la tetrarchia in cui il potere è diviso tra più soggetti. In questo caso a governare è l’Imperatore che si fa vedere in pubblico con da quello che considera il suo successore. L'adoptio non è vincolante per la scelta di Senato e popolo, che possono deicidere un'altra persona. Questo non accadrà nella dinastia Giulio – Claudia quanto dopo: ad es. Nerva viene eletto dal Senato ed è un personaggio completamente estraneo alla famiglia imperiale. Quindi questa abile consunzione di Augusto trovava un limite alla sua morte e questo sarà un problema particolarmente grande e che poi sarà alla base di congiure varie. Si pensi alla domus di Pertinace che egli aveva fatto rivestire di marmo nero che veniva dall’Oriente perché dava un effetto specchio che gli serviva per vedere se dietro di lui vi fosse qualcuno che volesse attentare alla sua vita. Non a caso fu ucciso nel portico, dove non poteva guardarsi alle spalle. Le congiure del potere in questo periodo diventano sempre più frequenti. Vediamo ora i Comizi. Dato che la volontà di Augusto era quella di restaurare anche i Comizi per mantenere le forme repubblicane, egli si adopera per riportare in vita queste assemblee popolari. Ovviamente si parla solamente dei Comizi Centuriati e dei Comizi Tributi. I Curiati scompaiono in età repubblicana. Abbiamo più di un testo e riguardano sopratutto la funzione elettorale del Comizio, che ci è giunto in via epigrafica. La più importante è la tabula Hebana (trovata in Toscana vicino Magliano), però le epigrafi sono frammentarie nel punto che per noi sarebbe di interesse , un po’ come per il cippo del lapis niger. Riusciamo a ricostruire la forma del Comizio solo in parte. Innanzitutto tra le tre funzioni che i Comizi avevano in età repubblicana, ne vengono conservate solo due: quella elettorale e quella legislativa. I Comizi vengono a perdere invece la funzione giudicante. L’avevano già persa con le Quaestiones ma ora non vi sono nemmeno processi straordinari. Per quanto riguarda l’elezione dei Magistrati, nella tabula Hebana c'è il riferimento alle cosiddette centurie destinatrici (destinatio). Sarebbero quelle che avrebbero potuto designare i candidati da eleggere. Ma ci manca una parte di testo. Noi sappiamo che queste centurie sono prima cinque e poi arrivano fino a venti (sono tutte sotto Augusto). Le centurie erano 193, ma nel Principato le ultime classi non vengono chiamate al voto (come avveniva in età repubblicana) e vengono poi anche escluse le Centurie di fabbri e musici. Quindi esprimono un voto che sicuramente è importante ma non è determinante ai fini di un controllo totale del Comizio. Per la dottrina il ruolo di queste Centurie era orientare la votazione ma non controllarla totalmente, dato che non aveva i numeri. Ma se queste Centurie votavano compatte, questo era un orientamento anche per le altre Centurie votanti, e questo poteva essere una possibile spiegazione. Ma le fonti non ci consentono di andare oltre. L’altro elemento fondamentale è che Augusto poteva incidere sensibilmente sul meccanismo delle votazioni. Innanzitutto si stabilisce la norma per cui i candidati sono in numero pari ai magistrati da eleggere, quindi di fatto la scelta è obbligata. Se io devo eleggere dodici magistrati o dodici candidati è abbastanza scontato l’esito della votazione. In più l’Imperatore poteva intervenire in due modi nella scelta, con la suffragatio e la commendatio, che ritroveremo nella lex de Imperio Vespasiani con un valore diverso. Suffragatio: raccomandazione non vincolante per gli elettori. Commendatio: raccomandazione vincolante. Se anche le venti centurie destinatrici controllano la votazione, con tutti gli altri provvedimenti addottati, cioè il numero pari di candidati e magistrati da eleggere, commendatio e suffragatio, alla fine Augusto ha un controllo totale dei Comizi. E infatti tutte le norme che vengono proposte da Augusto sono approvate a larghissima maggioranza. Augusto cerca anche di venire incontro al problema della rappresentatività. Con la concessione delle cittadinanza prima all’Italia ma poi anche a gran parte delle province, chi abitava fuori Roma non riusciva ad esprimere il proprio voto. Augusto mostra di voler venire incontro, infatti stabilisce che i decurioni, cioè icomponenti del Senato municipale, possono votare nella sede di residenza e poi far pervenire i loro voti sigillati a Roma il giorno dei Comizi. Ma non è sufficiente perché comunque riguardava una minima parte degli aventi diritto al voto, cioè soltanto i decurioni, ossia i componenti del Senato municipale, e soltanto quelli che risedevano in Italia. Quindi gran parte degli altri aventi diritto al voto viene esclusa e Augusto non riuscirà ad arrestare la crisi profonda del Comizio dovuta alla mancanza di rappresentatività. Infatti vedremo che dopo questa breve parentesi in cui i Comizi sotto Augusto rivedono una parte dell’antico splendore, cadranno e sostanzialmente non verranno più richiamati o solo forma ridotta per eleggere i magistrati, ma non più per votare le leggi, che appunto prima passeranno al Senato con in Senato Consulto e poi direttamente al Principe con le costituzioni imperiali. Poi i magistrati saranno nominati dall’Imperatore, quindi non ci sarà nemmeno più bisogno della votazione da parte dell’assemblea popolare. Norme più importanti che Augusto fa approvare. Tutta una serie di leges, definite Iulie, la cui maggioranza si pone tra il 17 e il 18 a.C.; i settori maggiormente interessati dai provvedimenti augustei sono quello del processo privato e pubblico e quello del diritto di famiglia. 1)Il processo privato: 17 a.c., lex Iulia iudiciorum privatorum. Sancisce l’obsolescenza del processo per legis actionem che non può più essere utilizzato, e stabilisce che il processo ordinario è quello per formulas, tanto per le controversie che riguardano i cittadini romani quanto nel caso in cui una delle due parti non sia cittadino romano. 2)lex Iulia iudiciorum publicorum: diritto pubblico. Riordina ( non sappiamo bene come) il sistema delle Quaestiones che era stato stabilito da Silla. Ma soprattutto creeranno nuove Quaestiones, come la Quaestio de adulteris. La legge Iudiciorum publicorum detta una disciplina comune a tutte le Quaestiones e prevede anche l’istituzione di nuove Quaestiones. Ma Quaestio de adulteris è costituita dalla lex Iulia de adulteris, del 18 a.C. e che serviva a restaurare quella che era la moralità dei costumi, vista la decadenza notevole anche sotto questo profilo. Svetonio: Augusto ha incontrato una resistenza fortissima a far approvare queste leggi. Resistenza opposta dai cittadini delle classi più abbienti che mal vedevano queste limitazioni che Augusto metteva alla loro libertà. La lex adulteri va a colpire tutte le relazioni sessuali, sia l’adulterio in senso proprio cioè le relazioni che si intrattengono con una donna sposata ma anche lo stuprum. Cioè una relazione che si instaura tra una vedova o una nubile di condizione elevata(le uniche ad essere sanzionate), con un altro soggetto che sia di condizione inferiore (pena di morte o esilio). Vi sono altre due leggi che costituiscono quello che al giorno d'oggi chiameremmo un testo unico: La lex Iulia de maritandibus ordinibus e la lex papia poppaea. La prima è del 18 a.C., la seconda del 9 a.C. Augusto ci ha messo anni per ottenere queste leggi perché spesso scoppiavano disordini quando presentava la rogatio. Esse stabilivano innanzitutto l’obbligo a sposarsi: anche questo riguardava i cittadini di condizioni più abbienti. Obbligo per i cittadini maschi di contrarre matrimonio legittimo (iuste nuptie) tra i 25 e i 60 anni, e per le donne tra i 20 e i 50 anni. Chi non si sposava e non adduceva delle valide giustificazioni (lo sposalizio era finalizzato alla procreatio dato che la città era martoriata dalle guerre civili e quindi la popolazione era diminuita drasticamente) viene colpito dalle sanzioni che colpiscono la capacità a succedere: era privato della capacità di ricevere per eredità. Questa volontà di incentivare l’aumento della popolazione la troviamo anche con la concessione dello ius liberorum. Sotto Augusto la cittadina libera che abbia procreato almeno tre figli e per la liberta che ne abbia procreato almeno quattro, può sottrarsi all’auctoritas del tutore. Si moralizzano i costumi (da qui sanzioni patrimoniali che colpiscono per esempio i Senatori che si accompagnano con donne di bassa condizione sociale come le attrici o le prostitute) per restaurare la società anche sotto il profilo etico e morale. Anche questa riforma in parte fallirà: una volta stabilita la norma si trova il modo per aggirarla. Comuni saranno i finti matrimoni che duravano il tempo per poter ereditare e poi si scioglievano. Augusto dovette intervenire con un’altra norma che andava a comportarsi coi cristiani e poi recepisce nel suo editto le istruzioni. I mandata poi diventeranno subito vincolanti con la lex de imperio. Vediamo ora le costituzioni particolari. Decretum significa in senso generale decisione e in senso tecnico la sentenza emessa in corso di giudizio. Nel nostro caso è il giudizio dell'imperatore in secondo e talvolta in primo grado. Qual è la sua efficacia? È vincolante rispetto al caso concreto (la sentenza lo risolve) e fa da precedente. Il fondamento è imperium che presuppone la giurisdizione civile e penale. Rescripta: presuppongono un processo in atto o che deve ancora svolgersi. Risolvono questioni di diritto fondamentali per la soluzione del caso concreto. Al pari della sentenza decide il caso concreto e stabilisce un precedente valido per i casi analoghi. Epistula: molti elementi comuni col rescritto. Ma essa è scritta non da un privato ma da un magistrato sempre su una questione di diritto la cui soluzione è rimessa all'imperatore. Vale per la soluzione della controversia e come precedente. Qual è la differenza? Il rescriptum è fatta dal privato con un libellus che è presentato dall'interessato e ha risposta dell'ufficio ad libellis e nella subscriptio dell'imperatore che si specifica vale solo se i fatti si sono svolti come scritto dal privato, visto che lo imperatore non controlla la veridicità dei fatti. È necessario che un giudice lo verifichi. Nella Epistula si presuppone invece che i fatti corrispondano a verità perché lo accertamento c'è già stato. Non c'è la clausola di cui sopra. Il fondamento di epistulae e rescritto è la auctoritas. Augusto fonda il suo potere su imperium, tribunicia potestas e auctoritas. La auctoritas gli dà il diritto di responsi autorevoli rispetto a questioni poestegli dal privato o dai magistrati. Ulpiano ci dice che la funzione di epistole e rescritto è trahere ad exemplum cioè a stabilire un precedente valido. Nel secondo e nel terzo secolo dopo Cristo abbiamo una classificazione statica delle fonti del diritto. Gaio ci dà una lista asettica di leggi, senatu consulta, editti dei magistrati, costituzioni e respsonsa prudentium. Ma in realtà le leges rogatae smettono di esistere prima del secondo secolo con Tiberio mentre il senatus consulto che ora è solo la orazione del principe, esiste ancora. Gli editti dei magistrati ci sono ancora? Fino a Giuliano sì anche se non possono prendere decisioni sui casi più importanti e innovativi e devono chiedere istruzioni al imperatore. Le costituzioni nel tardo antico saranno la unica fonte di diritto. Poi vedremo la importanza dei responsa. La lista di Gaio va interpretata nel senso che si considera valido tutto ciò che è già stato approvato se non abrogato (nasce la abrogazione) ma nascono anche fonti nuove. Quindi non vuol dire che ancora nel secondo secolo si votavano le leggi ma ce quelle antiche erano ancora valide. Un cambiamento fonda mentale sarà la codificazione e dello editto con Giuliano che imporra ai magistrati di amministrare la giustizia sulla base dell'editto e usare i decreti solo con l'assenso del principe, Responsa prudentium: lo avevano già visto con lo ius controversum che diventa diritto vigente solo quando il pretore lo applica nel singolo caso concreto, visto che si serviva di un giurista. È vero che la giurisprudenza si poneva già come fonte di diritto ma non era una fonte di norme generali e astratte. Col principato la concessione dello ius respondendi fa sparire lo ius controversum. Nasce la gerarchia tra i giuristi perché ve ne saranno alcuni che sono insigniti dal re e sono su un piano superiore rispetto agli altri. Quando c'è un potere forte accentrato come quello dell'imperatore, anche la giurisprudenza rientra nella sfera di influenza dell'imperatore. Il concetto antico di giurisprudenza è affine al nostro di dottrina visto che per svolgere la funzione di giudice non era necessario aver fatto studi e diritto e i giudici si avvalevano dell'aiuto dei giuristi. Inoltre sia nel processo per legis actiones che formulare non c'era bisogno di motivazione.le cose cambieranno con la cognitio e nel tardo antico si diffonde l'idea di motivazione. Con le costituzioni imperiali si modificano le fonti del diritto: alcune scompaiono, altre sono completamente mutate altre sono aggiunte. Tra queste ultime, le costituzioni. Nascerà quindi un terzo ius (onorario) che sarà comunque minoritario rispetto al civile e allo onorario. Il testo della lezione di domani: su Google progetto Vespasiano della scuola, vai su sito del miur poi Tassi e appare il power point della lex de imperio. http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/f681de33-ebfb-4dee-ab74-a0ef083 df4fb/prof.ssa_elena_tassi-la_lex_de_imperio_vespasiani1.pdf Storia del diritto romano 31-03-15 Abbiamo detto come sotto Augusto ancora manchi un fondamento unitario per la costituzione, mentre per tutte le altre costituzioni abbiamo come fondamento questa lex de imperio vespasiani. L'epigrafe è conservata nei musei Capitolini e a partire dal 1500 è stata incorniciata. In occasione del millenario della nascita di Vespasiano del 2009 è stata staccata per vedere se c'erano indicazioni, in quanto era stata usata come altare con la parte scritta rivolta verso il basso. Cola di Rienzo riteneva che questa legge attribuisse ogni potere al senato e al popolo. In realtà le legge dice tutt'altro e fonda il potere dell'imperatore. Dal distacco non è stato trovato nulla se non i segni delle graffe che la affigevano forse nel tabularium o nella curia. Si pensa che la legge fosse fatta almeno di due tavole. Questo perché è frammentaria in quanto manca la prescriptio e, se vediamo le singole clausole, mancano i riferimenti all'imperium e alla tribunicia potestas, che sappiamo essere fondamento del potere imperiale. La denominazione è incerta perché l'epigrafe si definisce solo come lex e gli studiosi la hanno definita o lex regia o lex de imperio. Lex regia perché abbiamo le fonti: secondo Ulpiano, Digesto 1.4.1 principio la lex regia è stata data e riguarda l'imperio del perincipe. Questa concezione di lex regia è poi ripresa da Giustiniano codice 1.17.1.7: con una legge regia tutte le competenze del popolo romano sono state trasferite all imperatore. Sarebbe una delega della competenza legislativa del popolo nei confronti dell'imperatore. A noi vengono in mente le leges regiae della prima monarchia anche se il periodo imperiale è diverso da quello regio. Una tesi minoritaria si fonda su Giust 6.23.3 per cui sarebbe una lex imperi. Nel testo originale noi abbiamo solo il termine lex e ne deduciamo che sia una lex rogata. Quindi approvata dal Senato e votata dal popolo Quali comizi li ha votati? Non lo sappiamo. Questa legge pone limiti al potere dell'imperatore o ne fonda i poteri come una carta costituzionale? Questa legge è un unicum votata solo per Vespasiano o è una legge di invesitura che valeva per ogni imperatore? I giuristi si dividono dagli storici e ritengono che questa fosse un unicum e che ci sia giunta questa per la sua importanza ma che tutti gli imperatori dopo Augusto sarebbero stati investiti con una legge. Ci è giunta quella di Vespasiano perché siamo in un periodo storico particolare Vespasiano prende il potere nel 69 dc dopo la fine dell'anno dei quattro imperatori (Galba, Otone, Vitelio e Vespasiano) e della dinastia Giulio Claudia. In un anno si susseguono quattro imperatori, i primi tre assassinati, e Vespasiano prende il potere pur non essendo romano né nobile ma un cavaliere di Rieti, quindi della Sabina, territorio che aveva avuto la cittadinanza già dal III secolo. Riuscì a risollevare la economia in grande difficoltà dopo Nerone visto che gran parte delle risorse erano state sperperate. Gli antichi ce lo fanno passare come una persona molto tirchia che avrebbe messo una tassa per conciare le pelli, cosa che avveniva con l'urina. La legge è datata 69 perché tutti i dati che abbiamo ci riconducono a quella anno. Cil: corpus iscrizioni latinarum, compilazione di Mommsen. http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/f681de33-ebfb-4dee-ab74-a0ef083 df4fb/prof.ssa_elena_tassi-la_lex_de_imperio_vespasiani1.pdf Possiamo identificare Otto clausole e la sanctio. Clausole rosse: 1 2 5 6 con precedenti. Verdi 3 4 8 senza precedenti. imperatore saremmo portati a datare queste leggi al tempo in cui vi era ancora tale distinzione. Sanctio. Ultima clausola. La troviamo in gran parte delle leggi. Sappiamo dalla età repubblicana che nelle leggi essa serviva ad inserire una legge nell'ordinamento e stabilire la non punibilità di chi non rispettava le precedenti per applicarla. È una clausola che esonera Vespasiano da ogni tipo di responsabilità e sono menzionate tutte le specifiche ipotesi in valore retroattivo e futuro (fecerit). Ancora, non sono menzionate le costituzioni imperiali e si usa il termine nec fraus esto che era nelle xii per la manus iniectio. Non deve dar conto al popolo di quanto fatto o speso (ci rimanda al dictator, visto che gli altri magistrati, vedi Scipione, poteva essere accusato di perduellio) e si afferma che non deve essere giudicano né civilmente né penalmente e abbiamo i temrmini Actio= azione civile, Iudicatio = penale. Abbiamo quindi alcune clausole (1,2,5,6) che non aggiungono poteri nuovi ma regolamentano quelli già esistenti. La settima è di duplice natura perché sembrerebbe introdurre il rapporto dell'imperatore verso le leggi come (meno probabile) legibus solutus o (più probabile) limiti al potere. Quelle senza precedenti (3,4,8) vanno a regolare gli effetti dei poteri nuovi. La terza disciplina la seconda. C'é a sola legge o tante leggi regie? I giuristi ipotizzano che ad ogni investitura ci sia una legge apposita, tranne che con Augusto che ha avuto gradualmente poteri. La lex de imperio vespasiani è un limite o un fondamento? Le interpretazioni sono due: storico politica per cui attribuirebbe poteri nuovi e giuridica per cui regolamenterebbe poteri già esistenti. Elementi di forza ella tesi storico politica:si basa sul contesto storico, Vespasiano arriva al potere in un anno travagliato ed è un homo novus cioè non discende dalla dinastia Giulio Claudia. L'elemento debole è che le clausole senza precedenti non introducono poteri nuovi e questo contrasta colla ipotesi della legge ad hoc per l'imperatore che ha preso il potere in modo irrituale. L'elemento di forza della tesi dei giuristi è che le clausole senza precedenti non introducono poteri nuovi ma regolamentano poteri già esistenti, il punto debole è il formalismo per cui si applicano categorie moderne su concetti antichi. Ad esempio la differenza tra atto ed effetto concettualmente non era stata elaborata dagli antichi. Possiamo pensare che anche se non introdussero poteri nuovi, le clausole della lex erano finalizzate ad ottenere obiettivi nel contesto storico di Vespasiano. Non è un caso che venisse nominato solo questo imperatore. Essendo una legge va sicuramente interpretato da giurista ma non fuori dal contesto storico ben preciso. Il diritto nasce sempre per dare risposte a esigenze storiche e concrete. Basti pensare all'actio publiciana che nasce per delle esigenze di tutela ben precise. Storia del diritto romano 13-04-15 Sistema repressivo Nel 17ac, lex iulia de iudiciorum publicorum particolarmente importante perché ridisegna le quaestiones di Silla, che vengono dettagliatamente disciplinate e si aggiungono nuove norme rispetto alle leges Cornelie. Importanti sono le excusationes. La funzione giudicante era ormai dei cavalieri e senatori ed essendo chiamati sempre di più, avevano delle excusationes (dispense) per non fare i giudici. Vengono organizzate tre decurie di mille giudici e si prevede la sospensione della attività (a turno) della decuria per un anno e da novembre a maggio. Si stabilisce qual è la categoria di soggetti che possono presentare l'accusa e si ribadisce che il liberto non possa chiamare il padrone in giudizio e si abbassa l'età dei giudici da 30 a 25. Non sembra che questa legge attribuisse all'imperatore il diritto di giudicare in appello. Gli studiosi (in particolare Cassio Dione) ritenevano che nelle questiones non si potesse applicare la provocatio (perché la volontà del popolo si era già espressa con la legge che le istituiva) ma vi fosse possibilità di appello; le fonti invece ci fanno pensare che l'appello del princeps sia nato solo nella cognitio mentre nella questio c'era il calculus Minervae (dal processo contro Oreste, uccisore della madre, salvato dal voto di Minerva nell'Aeropago) per cui l'imperatore può aggiungere il suo voto, arrivare alla parità tra voti favorevoli e contrari alla condanna e arrivare alla assoluzione per il principio del favor rei. Nel 17 viene disciplinato il crimen de ambitu, cioè il gioco elettorale. Il sistema di elezione era cambiato e i candidati erano eletti dal senato, diminuiscono le pene per ambitu: non più morte ma multa e interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Tra le nuove fattispecie abbiamo il crimen vi, cioè la violenza pubblica e privata quindi ad esempio l'interruzione della votazione con la forza o gli abusi dei magistrati, mentre in ambito di violenza privata viene disciplinata la occupazione di fondo altrui e la tortura dello schiavo altrui, cose che vengono attratte nella sfera del diritto pubblico. Lo schiavo tornerà lentamente ad essere considerato una persona, anche grazie al diffondersi del cristianesimo. Nel peculato si disciplina la appropriazione indebita di fondi dello stato ma anche la mancata restituzione di fondo che il magistrato ha ottenuto dallo stato: pena non più morte ma multa del quadruplo di quanto sottratto. Disciplinato anche il sacrilegio cioè crimine a sé stante di furto di cose sacre. Cambia il crimen maiestatis che prima riguardava la messa in pericolo del populus e ora dello imperatore: distruzione statue imperiale, oroscopi negativi verso l'imperatore, offese generiche All'imperatre. Sono moltissime sotto Vespasiano le condanne per magia e lesione alla maiestas. Augusto introduce due nuovi tribunali. Una è la questio adulteriis, che punisce l'adulterio come crimine pubblico e non più dal tribunale domestico. Si prevede la differenze tra adulterio classico (rapporto extramatrimoniale della donna) e stuprum cioè rapporto sessuale tra donna (non maritata) di alte condizioni sociali con uno di strati non alti. Chiaro l'intento di preservare i mores della società alta e affermare una gerarchia. Nasce la differenza tra honestiores e humiliores nella repressione penale. È punito il lenocinio (sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e dell'adulterio) e il marito non può perdonare la moglie adultera perché viene accusato di lenocinio: pena relegati in isole diverse e confisca di metà dei beni di donna e amante. Le donne ora sono punibili nella questio della venefici e in quella de adulteriis, nelle altre no perché riguardano reati che non possono compiere. L'altro tribunale istituito da Augusto è la annona per l'approvigionamento di grano. Punito alzare il prezzo del grano o il non far arrivare il grano alle province. Le speculazioni anche: ad esempio rivendere grosse quantità di denaro solo quando il prezzo è al massimo. Ad occuparsene è il prefectus annonae. Nel secondo secolo il sistema delle quaestiones scompare perché l'imperatore non aveva modo di condizionare elezione e votazione dei giudici e inoltre le quaestiones non puniscono fattispecie di reato nuove che non fossero previste nella legge che istituiva la questio, né si poteva punire il concorso di persone. Inoltre non si poteva graduare la pena rispetto quanto previsto dalla legge. Si crea così la cognitio extra ordinem, cioè fuori dallo ordinario delle quaestiones. Secondo alcuni studiosi la cognitio deriverebbe dalle quaestiones ex senatuconsulto o plebiscito repubblicane. Ma non è possibile vedere un nesso di continuità fra le questiones imperiali e quelle repubblicane perché il senato non ha mai avuto competenza giurisdizionale se non sotto l'impero. Le ex senatus consulto in età repubblicana erano operazioni politiche in cui il senato si arrogava un diritto - quello di giudicare - che spettava al popolo. Quindi, mentre le ex plebiscita le possiamo considerare valide, le ex senatus non hanno mai avuto un fondamento giuridico valido. inoltre le quaestiones imperiali sono diverse da quelle repubblicane sotto molti aspetti. È probabile che la cognitio (e quindi il potere giudicante di Augusto) derivi dalla auctoritas dell'imperatore. Verranno infatti create delle prefetture ad hoc attravrso cui l'imperatore eserciterà la repressione criminale. Il principe può avocare a se, sia di sua spontanea volontà che della parte, un procedimento che potrebbe essere discusso davanti alla quaestio e decidere invece di farlo giudicare dal suo tribunale. Questo porterà alla esauturazione delle quaestiones. Nelle fonti abbiamo riferimento a diversi casi di avocazione, per qualsiasi reato. Non c'è una norma che stabilisca in che casi si possa avere la vocazione, dunque è una pratica che si afferma per prassi. Altro elemento importante della giurisdizione penale del princeps è l'appello. L'appello consente al princeps di decidere in modo diverso quanto stabilito dai suoi funzionari. Alcuni ritengono che l'appello derivi dalla provocatio ma il popolo non ha mai attribuito all'imperatore la provocatio, quindi deriva dalla auctoritas dell'imperatore e nasce con la cognitio che pone il princeps in cima al nuovo sistema giudiziario, avendo così la capacità di controllare ciò che i livelli inferiori della gerarchia hanno deciso. Tale gerarchia scardina la parità delle quaestiones ed è fondata sul livello più alto del princeps, poi il prefetto del pretorio e vari altri funzionari a scendere. Altro elemento è la delega: il princeps può delegare competenza giudiziaria in maniera generale o caso per caso, ossi l'imperatore decide che quel caso è attribuito ad un altro giudice rispetto a quanto previsto (dicesi iudex datus). Prefetti, cioè funzionari isituiti da Augusto per la giurisdizione: urbi, pretorio annonae, vigilum e d'Egitto. Tranne lo urbi (che può essere senatore), sono tutti equites, segno che Augusto fonda il suo potere sui cavalieri . Il prefectus urbi lo abbiamo trovato già in età monarchica e ora ha giurisdizione a Roma e entro cento miglia da Roma. La possibilità di essere processati è degli honestiores, gli humiliores erano uccisi dai tresviri capitales. Oltre cento miglia da Roma, in tutta Italia, vale la giurisdizione del prefetto del pretorio, il più alto nella gerarchia dopo il princeps, che decide di tutti i processi in Italia e ha vice sacra (può decidere in appello al posto del princeps) ed è comandante di Stato Maggiore delle 9 corti pretorie, in cui si entrava a far parte solo dopo un lungo servizio militare in cui si aveva eccelso .si crea un corpo speciale di pretoriani e tre di questi stanno a difesa del Palazzo Imperiale. Lo spazio adibito ad ospitare i pretoriani era proprio dietro la domus imperiale. All'interno di Roma c'erano quindi tremila uomini armati e ben pagati, in contrasto con la tradizione repubblicana sul divieto dell'esercito di stare state a Roma. Visto il grande potere del pretorio, capitava spesso che egli uccidesse l'imperatore per prendere il suo posto. Subordinata al pretorio c'è il prefetto della annona, con competenza limitata a mercati e approvigionamento di grano . Prefetto dei vigili, competenza sugli incendi, molto diffusi, si pensi a quello di Nerone. Punivano gli incendiari e poi ai ladri, distinti in varie categorie (notturni, con scasso, borseggiatori). Se era fatto da un cittadino romano doveva chiamare il prefectus urbi, altrimenti lui. Nelle province a occuparsi della giursdizione penale erano i governatori. Va distinto tra peregrini e romani Non accadeva mai che l'imperatore mettesse a morte un cittadino romano, mentre i peregrini potevano essere condannato senza provocatio. Si pensi al processo di Gesù: Il suo che è Il prefetto del pretorio, appartenente ai cavalieri. Si stabilisce un sistema di controllo tra senato (il pref urb era senatore) e i cavalieri: questi ultimi identificano una area sociale strettamente legata al sovrano. Cominciano a venir fuori le esigenze del governo della cosa pubblica e il prefetto del lo urbe si occupa della città, il prefetto del pretorio che tutela il principe e poi diviene capo di stato maggiore, quindi comandante militare. A questo si aggiunge il prefetto annonario che si occupa degli approvvigionamenti e il prefetto dei vigili che si occupa di prevenzione degl incendi (e poi dei furti, come ha detto la prof il giorno prima). Quella auctoritas che derivava dalle vittorie sul campo, dalla Pax augustea ecc. non riguarda Tiberio e successori che fondano il potere sul controllo dei centri nevralgici. Si sviluppa una organizzazione burocratico-amministrativa sempre più complessa. Accanto ai prefetti ci sono figure come cavalieri che sono la nuce di un apparato burocratico sempre più dettagliato: da una parte rispondevano direttamente al Principe e dall'altro c'era un livello di specializzazione tale che essi stessi avranno titolarità di potere e di soggetti determinanti nello sviluppo dello stato. Basti pensare a Seiano. L'apparato amministativo risponde ad una esigenza di controllo e dall'altro lato risponde ad una esigenza connessa: il princeps progressivamente sostituisce a una propensione clanica concretizzata da equilibrio tra senato e popolo, una realtà clanica che emana da sé. Questo è caratterizzato soprattutto dalla introduzione della onerosità delle cariche amministrative. Per tutto il periodo repubblicano gli incarichi pubblici erano gratuiti. Successivamente, quello che viene ad evidenza è la componente militare e i militari verranno stipendiati ma non esisteva il principio di onerosità delle cariche pubbliche. Con Augusto si inizia ad affermarsi la onerosita e la professionalità delle figure amministative. Altro elemento importante della nuova struttura amministrativa è la fiscalità: fino ad Augusto il problema era affrontare i costi della manutenzione e soprattutto le campagne militari. Progressivamente, con l'espansione, vengono ad esserci elementi di una riscossione elaborata. Distinzione erarium populi romani (tasse per lo stato) e fiscus principis (che serviva a gestire l'apparato pubblico che si era creato). Nasce la giustizia di tipo tributario e nasce l'avvocato del fisco che difende lo stato dai contribuenti che non onorassero i tributi. Prelievo fiscale è al centro dello sviluppo dello stato. Non si tassava in ragione della redditività del singolo contribuente, ma prima si trovava il fabbisogno dello stato e poi si determinava le tasse necessarie. L'essere umano era usato come parametro valutativo dell'imposta e gli animali valevano una porzione della persona. Caracalla ha una intuizione geniale: con una costituzione generale estende la cittadinanza oltre il perimetro limitato e istituisce l'obbligo di contribuire alla vita dello stato e le casse si rimpinguano e il dissesto viene meno. Si afferma l'obbligo di contribuzione fiscale basata sulle esigenze dello stato. Fonti di produzione normativa. La peculiarità è la ritrosia ad abbandonare il vecchio per il nuovo. Il richiamo ai mores resta un elemento distintivo almeno fino a Giustiniano. Trattandosi di una esperienza di un millennio che passa da città stato a un imperio, viene accompagnata dalla introduzione di forme nuove di produzione e applicazione e interpretazione del diritto. Già con Augusto ci sono importanti novità sulla legge comiziale che con Augusto viene valorizzata e recuperata per dare l'idea di un rapporto privilegiato del princeps con il popolo. Molte delle norme che vietavano ostentazione e imponevano modestia furono fatte approvare con legge comiziale. Il senatus consulto ha una funzione ausiliare del princeps. Con Tiberio il ruolo dei comizi tende ad essere limitato e a scemare mentre i senato consulto hanno una mutazone genetica: da strumento di co-governo, anche sotto Augusto che lo aveva fatto diventa una assemblea ad nomen, ora diviene una fonte di produzione normativa e scema la materia costituzionale propria della attività senatoria per concentrarsi sul diritto privato. Si ottenevano due risultati : senato dissociato dal governo e diventa assemblea legislativa; Il punto centrale è l'orazione del principe e spesso le innovazioni normative prendevano il nome della orazione invece che del consulto. Si passa ad una produzione normativa fondata sui comizi ad una fondata sul senato. Le scelte di politica estera sono sempre più concentrate verso la Corte, cioè verso l'apparato legislativo e amministrativo del princeps. Il senato va sostituirsi ai comizi e la attività normativa promana sempre dal princeps che dice al senato cosa fare. Le leggi comiziale dopo Augusto declineranno in favore del senatus consulto che diviene una fonte centrale. L'altra fonte che costituiva già un elemento di flessibilità, l'editto pretorio, dalla Repubblica arriva al principato con caratteristiche modificate. Nasceva come programma politico giudiziario del pretor sulla base di esigenze di innovazione del diritto privato, prevedendo posizioni altrimenti non tutelate. Per un lungo periodo così è stato e all'ingresso in carica del pretor viene emanato l'editto. Successivamente avviene un processo non governato di consolidamento dell'editto (editto tralaticio ) per cui l'editto veniva riaffermato e innovato dal pretore successivo in alcune sue parti. Salvio Giuliano fu titolare di una operazione che doveva rendere l'editto perpetuo. Si determina una solidificazione dello editto: commentaria ad edicta cioè commenti alle leggi edittali. Attività normativa del princeps. A partire da Tiberio fino a Giustiniano, si concretizza con le costituzioni imperiali, qualificate tutte come leges quasi a voler identificare una sostituzione della fonte primaria della lezione comiziale. Nella architettura logico giuridica dei romani deve esserci una continuità col nome. È un processo lento che porta il princeps ad individuare una modalità di intervento del potere imperiale sulla attivà normativa di tipo integrativo. Le leges Imperiali assumono un nomen di tutt'altra esperienza: modello dal carattere generalista e astratto è l'editto, insomma e riprende il nome dell'editto pretorio. Come lo era il pretor ora è il principe il massimo magistrato giusdicente. Si pongono necessità di forme e tutela che il princeps realizza attraverso un editto che, a differenza di quello repubblicano, non è vincolato alla vita del princeps e non aveva limiti di tempo. Diventa parte integrata dell'assetto normativo e avrà carattere generale e astratto. Gli altri nascono da fattispecie concrete, attraverso la mutazione di istituti privatistici: mandata cioè disposizioni per i singoli magistrati e regolavano questioni particolari (la prof invece li considera con valore generale ed astratto, cfr. 30-03-15, ndr), epistulae che chiarificano una fattispecie specifica ma poi diventano vincolanti, rescritti che intervenivano su casi concreti e decreta, legati alla esperienza magistratuale e servivano a disciplinare situazioni specifiche. Nonostante risolvessero casi specifici, facevano giurisprudenza ed erano quindi fonte normativa. Tutto questo doveva esser calibrato e compreso nel sistema e l'editto diverrà il punto di riferimento per molte materie, il senatus consulto diverrà la fonte generale e astratta fondamentale e la attività del princeps ha una forte connotazione pubblicistica e diverrà fondamentale per regolamentare fattispecie che diventano parametri regolativi della attività del singoli. La attività dei giuristi divene essenziale all'ordinamento statuale. Possiamo individuare un discrimine: i giuristi classici che esercitavano la loro funzione interpretativa e creatrice in totale libertà e il momento in cui la loro attività diviene coessenziale al consolidamento del potere centrale. L 'unita del poter centrale si baserà sulla forza militare, la solidità dell'apparato amministrativo e la omogeneità del diritto. Il princeps deve ricondurre la attività dei giuristi alla visione unitaria. Augusto dà lo ius iudici respondendi che era una ulteriore patente di validità per alcuni giuristi. Valentiniano III deve regolare la grande mole della produzione giurisprudenziale (forte bisogno di razionalizzazione) e si prevedono cinque giuristi e si attribuisce maggior valore a Papiniano (rispetto a Gaio, Ulpiano, Paolo e Modestino). Si lascia un potere residuale di decisione del princeps qualora nessuno dei cinque si sia procunciato su una questione. Si determina quindi una selezione ex post dei giuristi e si costituisce il giurista di professione, legato alla Corte imperiale e aveva il ruolo di assistere il princeps nella elaborazione del diritto e di armonizzare la grande mole di produzione normativa del princeps e darvi uniformità tenendo conto che il diritto doveva essere amministrato a Roma come in altre province. Ci saranno giuristi che formeranno apparati amministrativi periferici. Ricapitolando: Attività normativa del princeps: edicta, mandata, rescritta, epistuale, decreta Senato consulto che però andranno anch'essi a scemare Editto del pretore (da non confodersi con quello del princeps) importante al livello processuale. Attività di interpretazione dei giuristi non creatrice ma di sistematizzazione e glossazione degli atti normativi del princeps per renderli armonici. Una fonte della età imperiale spesso contiene modifiche e modulazioni per attualizzare quelle antecedenti. Sarà importante nel periodo teodosiano e giustinianeo. Con Diocleziano ci si concentra sulla organizzazione dello stato di tipo dinastico e assolutista e la riorganizzazione dello apparato amministativo soprattutto sul controllo e la repressione fiscale. Se Diocleziano è l'ultimo dei pagani, utilizzando un termine degli storici cristiani, allo stesso modo Costantino è il primo imperatore che si confronta col cristianesimo. Di fatto il rapporto col cristianesimo dei due imperatori è identico: il punto di partenza di entrambi è porre il potere imperiale al centro del sistema, immune da ogni messa in discussione. Diocleziano forse, ingenuamente, riteneva il cristianesimo talmente forte da non poterlo contrastare né assorbire e che l'unica via per confermare la centralità del potere imperiale era estirparlo, senza successo. Costantino si pone in un'ottica di tolleranza e assorbimento: la scelta di Costantino non fu determinata però dalla sua adesione al cristianesimo, che avvenne solo in punto di morte, ma dovuta alla convinzione che non fosse possibile eliminare il cristianesimo e fosse meglio allearvisi, capire se potesse farne uno strumento di cosolidamento del potere imperiale. Ci riesce e fa due operazioni: la prima è di apertura, con l'editto di tolleranza con cui autorizza la pratica religiosa cristiana (nel frattempo i cristiani avevano iniziato ad organizzarsi attraverso modalità gerarchiche, attraverso un modello, quello delle diocesi, recuperato dalla esperienza amministrativa romana) e, volendo usare il cristianesimo come strumento di affermazione imperiale, contribuisce al consolidamento di una struttura gerarchica con cui rapportarsi e da far dipendere da se stesso per la sicurezza e le risorse. Costantino recupera esperienze romane arcaiche quando i capi politici erano anche capi religiosi, così comincia ad intervenire su controversie teologiche, intervenendo ogni volta che venga messo in dubbio il potere delle gerarchie da parte di sette eretiche che rivendicano il diritto alla libertà religiosa, basti pensare all'eresia ariana che disconosceva un modello di tipo gerarchico e diventava un elelemento di pericolo per l'unità dell'impero. A quel punto si determina il capovolgimento del fronte: se Diocleziano aveva paura del cristianesimo perché c'era una autorità superiore, Costantino ritiene di poter imporre un modello centralizzato di potere solo imponendosi come unico interlocutore della sfera religiosa e del dio cristiano. In quel momento si afferma la teoria cesaropapista: l'imperatore è insieme il capo civile e religioso e convoca concili che hanno il compito di armonizzare la visione teologica del cristianesimo. Tutto questo avviene nella parte orientale e più difficilmente in quella occidentale: la prima tendeva a svilupparsi nella direzione del potere imperiale attraverso i suoi organi amministrativi e l'esperienza cristiana dell'oriente è legata ad una rappresentazione simbolica ellenistica che si sovrapponeva al modello post-dioclezianeo che poneva i fedeli al pari dei sudditi; laddove invece nelle province occidentali, l'esistenza di popoli di tradizione barbarica comportava da una parte l'esistenza di una organizzazione sociale non legata alla sfera spirituale ma quella militiare e tribale e dall'altra una difficoltà di assorbimento e allineamento di queste esperienze rispetto a quella ellenistica e quella cesaropapista. L'unico elemento che consente di tenere insieme Bisanzio, Roma, Ravenna e Milano è l'esperienza giuridica codificata. I codici erano raccolte di costituzioni imperiali che dal II secolo cominciano ad accumularsi. Le raccolte di iura e i codici trovano la sua fortuna soprattutto nella parte occidentale che è quella che ne ha bisogno perché il resto ce l'ha secondo le forme della esperienza romano-barbarica. Nel V secolo abbiamo la fine dell'impero romano d'occidente con la deposizione di Romolo Augusto, rimane l'esperienza dell'impero romano d'oriente. Con Costantino si accentua la dimensione centralistica del potere imperiale che si connota dell'elemento della religione cristiana che trova la sua affermazione con la sconfitta del suo collega di parte occidentale che invece tendeva a difendere il paganesimo. Con Costantino il cristianesimo diventa religione di stato e consente allo stato di affermare il suo carattere assolutistico e in qualche misura totalitario. Dopo Costantino concludiamo la fase pre-giustinianea con la figura di Teodosio II. Siamo agli inizi del V secolo DC. Egli si pone l'obiettivo di armonizzare la produzione giurisprudenziale e normativa dando corso a due percorsi differenziati. Il primo ha come obiettivo quello di redigere un corpus unitario delle costituzioni vigenti da Costantino in poi, visto che per i periodi precedenti esistevano due codici e raccolte private (Ermogeniano e Gregoriano). L'obiettivo è che ci sia non solo la ricognizione del precedente materiale, ma la sua armonizzazione, con l'intenzione di rendere inefficaci le costituzioni al di fuori del codice teodosiano, ma quelle nella versione originaria prima della rimodulazione avvenuta in ambito di redazione del codice teodosiano. L'altro obiettivo che Teodosio si pone è quello di redigere una raccolta di iura cioè di scritti giurispridenziali (dei giuristi dotati di ius respondendi) che serviva a completare il disegno di armonizzazione. Il primo obiettivo lo realizza, il secondo non riesce a portarlo a compimento. Sarà poi ripreso e recuperato da Giustiniano. In questo excursus da Diocleziano a Teodosio, abbiamo tre momenti di un periodo che possiamo definire ispirato allo stesso obiettivo che è quello della assolutizzazione del potere imperiale. Il primo, quello dioclezianeo, caratterizzato dalla divisione dell'impero e dalla introduzione del modello di succesione al potere ordinato che non avrà fortuna e la costruzione di un modello organizzativo su basi amministrative moderne caratterizzato da una gerarchia amministrativa con a capo funzionari che avevano accesso al princeps, a differenza del resto dei sudditi nonché degli stessi capi militari che interloquivano solo coi funzionari centrali. Diocleziano, che veniva dalla esperienza militare, è il primo imperatore a non essere più impegnato direttamente in battaglia. Si arriva a Costantino con questa innovazione legata al consolidamento della articolazione amministrativa dell'impero (viene introdotta la figura del questor sacri (???) che ricordiamo maggiormente con Triboniano ed è un ministro degli affari giuridici, diretto consigliere dell'imperatore.) e si determina l'individuazione di una Urbe imperiale: Costantinopoli, la nuova Roma. Roma decade anche dal punto di vista del numero di abitanti che passa da quasi un milione a quarantamila. Si modellano delle istituzioni che ricalcano quelle dell'età repubblicana (come il prefectus urbi). Non teniamo conto di alcuni passaggi, come ad esempio Valentiniano III che affronta la compilazione giurisprudenziale, sotto al quale c'è una semplificazione: legge delle citazioni che ipone nella utilizzazione dei pareri giurispridenziali dei parametri che fanno riferimenti ai cinque giuristi per eccellenza, attribuendo a Papiniano il ruolo centrale nella definizione delle controversie riservando solo in ultima istanza al giudice di intervenire. Terza fase è con Teosio II che si pone il problema di armonizzare il sapere gouridico e la produzione normativa accumulata dai suoi predecessori: compito portato avanti da Giustiniano. Un solo punto tiene insieme i due imperi: la unicità del sapere giuridico e delle fonti del diritto. Le costituzioni imperiali prima e poi i codici saranno usati soprattutto nella parte occidentale al punto che alcune costituzioni adottate nella parte orientale venivano adottate in quella occidentale attraverso forme che richimavano la subordinazione gerarchica del re romano barbarico rispetto all'imperatore. Esempio è Teodorico, re romano barbarico il quale nella attività della produzione normativa sente la necessità di richiamarsi al potere imperiale legittimante attraverso la forma edittale quale simbolica del cordinamento (per non dire subordinazione) del potere normativo in occidente rispetto a quello in oriente. Storia del diritto romano 21-04-15 Terza ed ultima lezione del prof. Passalacqua Riepilogo storico-metodologico Se si vogliono approfondire gli aspetti delle fonti di cognizione, il Nicosia è un buon libro. Diocleziano fu l'ultimo imperatore pagano e il primo assolutistico con gli aspetti di centralizzazione della persona. Costantino è Il primo imperatore cristiano, assistiamo ad una subordinazione della sfera politica a quella religiosa. Con Giustiniano si parlerà di imperio bizantino. Il Digesto costituirà una fonte fondamentale per il diritto soprattutto privato. Oggi terremo conto della importanza della giurisprudenza. Dalla fase repubblicana fino a Giustiniano accanto alle fonti classiche un ruolo decisivo hanno sempre assunto i giuristi e le fonti di creazione del diritto. Nella fase repubblicana il ruolo dei giuristi era di vera creazione del diritto che si estrinsecava dai magistrati che introducevano norme e introducevano figure nuove. Questa esperienza si protrae fino ad Augusto. Con lui, da una parte c'è la funzionalizzazione della attività giuridica ai nuovi obiettivi con il riconoscimento dello ius respondendi che da una parte semplifica il ricorso al sapere giurisprudenziale e dall'altra rende armonica la produzione al nuovo assetto istituzionale. Capitone, giurista di età augustea, vede il suo ruolo come di supporto alla armonizzazione del diritto al nuovo assetto, mentre Labeone vede il giurista come difensore della libertà di pensiero affinché il principato non debordi in un assetto assolutistico. Labeone sarà disinteressato a divenire un giudice perché aveva già capito che i giuristi sarebbero diventati sempre più professionalizzati, funzionalizzati e integrati nello assetto imperiale fino a perdere la libertà di fare interpretazione autonoma. In questo momento si affermano le due scuole che connoteranno la giurispudenza classica. Scuola sabiniana e scuola proculiana. La seconda fa riferimento al pensiero di labeone,la prima è ligia al volere imperiale. Gaio ribadisce sempre la sua adesione ai sabiniani. Come aveva previsto labeone, i giuristi sono soggetti liberi ma solo sulla base della centralità del parere espresso autorizzato dal imperatore. La sistematizzazione del diritto privato era riservata alla giurisprudenza e La necessità di armonizzare il diritto portò alla gerarchizzazione col riconoscimento del diritto allo ius respondendi. Adriano non riconoscerà più lo ius respondendi e sotto di lui si avrà una mutazione del giurista. Si assiste alla trasformazione del giurista in giurista di Corte, con un sistema in cima a cui siedono i giuristi superiori perché favoriti al princeps e la produzione, ancora più o meno autonoma, viene sminuita dalla produzione normativa del princeps tramite le costituzioni. Con Adriano si determina anche un altro processo: lo ius honorarium con Adriano diventa una normativa non più modificabile (editto perpetuo). Il giurisprudente diviene un funzionario. Già dai Severi, il giurista ricopriva ruoli apicali nel sistema amministrativo (cioè il ruolo di prefetto)ma non in qualità di giurista: la qualità di giurista era condivisa con la funzione di prefetto. Da Adriano il giurista in quanto tale sarà un altissimo funzionario imperiale che si occupa di giustizia,mente prima era una figura di governo rilevante. Papiniano ad esempio verrà ucciso da Caracalla per non aver giustificato il suo fratricidio. Esauritasi la spinta propulsiva della giurisprudenza classica per cui il giurista creava nel senso che armonizzava la produzione giuridica con l'assetto imperiale, si arriva ad una funzione post classica in cui i giuristi istituzionalizzati hanno il compito solo di sistemare il sapere giuridico già svolto dai giuristi classici. Questa è l'immagine del giurista che possiamo tracciare da Augusto fino a Giustiniano. Storia del diritto romano 27-04-15 LEZIONE PRODROMICA ALLA USCITA AL FORO ROMANO. NON CURRICULARE. Anche gli archeologi per lavorare devono tener conto del contesto geografico e storico e tenere conto di fonti non archeologiche. Il foro, come noi lo vediamo adesso è il risultato degli scavi condotti tra 800 e 900 da Giacomo Boni, un architetto veneziano che nel 1898 viene chiamato a Roma e cerca di portare avanti il suo lavoro con metodo scientifico utilizzando una multidisciplinarietà usando geologi, paleontologi ecc. Una cosa importante che boni capisce è la importanza della nascente fotografia di cui egli era molto appassionato, soprattutto di fotografia aerea. Per poter documentare dal punto di vista fotografico l'area del palatino era fondamentale disporre di uno strumento tale. Ottiene dal ministero della guerra la possibilità di usare il genio militare, nella persona del tenente Moris che lo accompagna a realizzare fotografie meravigliose. Quelle zone che appaiono in foto sono adesso scoperte.La via sacra era la strada principale, fotografata col pallone aereostatico. Attraverso i disegni di boni possiamo vedere anche zone che ora sono invece coperte. L'uso del documento stratigrafico è fondamentale. Il foro che vediamo adesso è di età imperiale. La Roma arcaica si trova negli strati inferiori. L'obiettivo sarebbe quello di medie si pianta gli elementi appartenenti alla Roma arcaica. Negli anni 60 le solette del cantiere del comizio vennero create in cemento armato, che ora sta crollando. È stato necessario togliere le solette. Guidato dalle fonti, boni scopre il lapis Niger. I pozzi probabilmente sono stati messi al tempo di Silla e sono legati alla defunzionalizzazione del santuario sottostante. Non si deve scavare se non è possibile mantenere uno scavo. La soluzione è lasciarlo ai posteri. Sotto i rostra abbiamo trovato strutture murarie antecedenti al sesto secolo avanti cristo. Si trattava di un luogo probabilmente adibito a comizio, probabilmente curiato. Altra novità grande è stata la scoperta inaspettata di resti murari. Dello scavo fatto negli anni 50 non abbiamo dati utili. Il muro è stato realizzato in blocchi di tufo che poggia sul Vergine ed è posizionato su argilla e ghiaia che non potrebbero stare insieme. Le varie sorgenti nel foro ci sono grazie alle faglie che consentono all'acqua di salire. Sotto il lapis Niger ce una sorgente. Questo muro di tufo poi è stato obliterato e coperto. Poggia su uno strato di ceramica, tasse boccali che riuscirebbero verso la fine del nono secolo, molto prima della nascita della città. Quello struttura era posta a delimitare l'area per proteggerla dalle acque. In un altra area le Ghiaie sono cementate. Probabilmente erano state interessate da acque sculture. Infatti le fonti ci parlano di acque autule, ma pensavamo fosse una leggenda. Il muretto doveva in qualche modo delimitare il bacino e consentire la frequenza del luogo di culto. Noi non sappiamo se il comizio è tondo, ma tondo non entrerebbe secondo la pianta. Le città più belle dei romani sono in Siria, in Africa,nei luoghi ampi in cui potevano costruire liberamente. Roma è piccola. Le statue dei bronzetti le troviamo tutte attorno all'altare, tra il cippo e l'iscrizione. Il bronzetto detto augure potrebbe essere un calator. Non stava accanto all'altare ma più lontano. La stipe contiene più di duemila pezzi, mai studiati. In origine il culto poteva non essere Volcano ma una divinità ctonia femminile perché abbiamo trovato un braccialetto rapprsentante un serpente. Per quanto riguarda il lapis, la parola recei è rivolta verso nord, mentre la parola calator verso il comizio. Storia del diritto romano 28-04-15 Conclusioni del corso. Lo storico del diritto romano ha due possibilità: pensare la storia di Roma come un semplice fatto storico o pensare che il diritto romano sia attuale. Questo corso prende base dall'idea che non sia attuale. Se è vero che ad esempio in America Latina ci sia un difensore del popolo, difficile dire che sia direttamente legato al tribuno della plebe. Il diritto romano è una esperienza giuridica importante ma ormai conclusa. Qual è il valore dello studio del diritto romano? Sicuramente l'importanza delle categorie, prodotto storico soggetto a mutare nel tempo. Il concetto che noi abbiamo di principio di legalità è una categoria formatasi nei secoli e diversa da come era intesa in passato. Così anche per il concetto di stato. Le categorie sono determinate da precise esigenze storiche che nascono dalla realtà. Se cambia la realtà, cambiano le categorie. Altro elemento è il rapporto strettissimo tra diritto e società. Noi siamo partiti dalla nascita di una comunità e abbiamo visto che il diritto non nasce assieme alla comunità, in contrasto col presente in cui diritto e potere sono coevi e legati. Nel diritto romano il diritto in se nasce ben prima della formazione di Roma, come patrimonio delle singole gentes, come mores non modificabili da Lo stato. Inoltre il diritto è precipuamente legato ad una determinata esigenza. Ne diritto romano siamo ben lontani da una idea attuale di libertà in cui tutti i soggetti sono appunto soggetti di diritto. Pensiamo anche come è stato difficile è lungo il processo che ha portato alla dignità di un altro gruppo sociale, i plebei, con le leges sacratae e poi i plebisiciti. Pensiamo anche come il diritto si sviluppa e cambia nel corso dei secoli e come ad esempio Augusto rielabora categorie antiche per ridisegnare una nuova organizzazione politico-istituzionale. Un altro aspetto del nostro studio è stata sicuramente la acquisizione di un metodo di indagine. Nel diritto romano abbiamo una pluralità di fonti e spesso abbiamo dati eterogenei. Si pensi al diritto arcaico che rende spesso difficile ricostruire la realtà sulla base dello scarno dato normativo spesso conflittuale. Come ci si districa tra i dati? Di sicuro non partendo con dei preconcetti che portino a scartare dati non corrispondenti con i preconcetti stessi,come fece mommsen in cui cercò di dimostrare la derivazione del diritto moderno da quello romano, scartando tutte quelle fonti che non dessero ragione alla sua ipotesi. Inoltre l'ipotesi deve essere organica e priva di salti logici. Un altro esempio è il luogo in cui Remo avrebbe saltato le mura, rintracciato da un archeologo ma poco credibile visto che il diritto ci dice che saltare il muro non portava al sacer esto come invece era inteso dallo studio archeologico. Un altro elemento è la capacità critica necessaria per usare i vari dati. Si deve essere coscienti della complessità dei dati e ci deve essere coerenza logica tra premessa e conseguenze. Domande Il processo comiziale sarà abrogato con le leggi Giulie e quindi in un periodo storico comizi e quaestiones coincidono.
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