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Appunti Storia economica, Appunti di Storia Economica

Appunti lezioni storia economica. Docente Ilaria Suffia

Tipologia: Appunti

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Scarica Appunti Storia economica e più Appunti in PDF di Storia Economica solo su Docsity! STORIA ECONOMICA – Ilaria Suffia La “grande divergenza”: istituzioni e idee. Gli elementi esplicativi delle civiltà socialmente ed economicamente definite “progressive” (Sono i fattori alla base dello sviluppo di un paese): - Il clima - La localizzazione geografica - Le risorse naturali - La visione filosofico religiosa del mondo e l’organizzazione della società, con la creazione di istituzioni apposite. I primi tre elementi non furono determinanti, mentre l’ultimo di questi fattori fu determinante per la crescita dei paesi. Come effetto si è arrivati a un insieme di questi fattori in un’area particolare, quella dell’Europa occidentale, che ha avviato il processo di grande divergenza. Dal pdv storico, gli elementi che caratterizzano la civiltà agricolo-pastorale europea sono: (si parte da una condivisione comune a tutte le aree agricole che è la coltivazione della terra e l’allevamento degli animali) - Grande capacità accumulativa nell’europa dell’occidente nel tardo medioevo La civiltà agricolo pastorale europea, prima della rivoluzione industriale crea risorse in abbondanza e fa aumentare e accumulare le risorse. L’accumulazione si sviluppa nelle città. E’ nella città che nasce la forma organizzativa che sostiene il nuovo tipo di economia, che si basa sul surplus/sovraproduzione di una quantità da scambiare sul mercato. I sistemi urbani cittadini nelle aree di sovraproduzione hanno dimostrato tra il 400 e il 700 una enorme capacità di accumulare risorse + nuove forme di attività, commerciale e poi industriale (imprese=soggetto che produce per il mercato). Carattere innovativo della civiltà europea prima della rivoluzione industriale: grande capacità di accumulare risorse e creare nuove forme di produzione per il mercato. Dalla bottega artigiana (orafi) fino alla fabbrica di cotone della rivoluzione industriale. Fine della produzione per la sussistenza. Processo che si accompagna a: - Espansione della popolazione. Europa moderna che vede una regolazione della demografia data da carestie, pandemie e guerre (Crisi dati da eventi esogeni che condizionano la demografia, l’economia e la popolazione, le risorse disponibili. Ad ogni crisi l’Europa ha risposto con una piccola crescita.) arriva a una piccola crescita. Risultato demografico: piccola e lenta crescita. Altra caratteristica: - Alta diffusione della cultura Percorso che ha richiesto molto tempo, processo di lungo periodo e preparazione con avvenimenti collegati tra loro. Progresso determinato dalle risorse in abbondanza per sopravvivere, beni alimentari in sovrabbondanza con lo scopo di non far diminuire la popolazione. PUNTI CHE CI PORTERANNO ALLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: 1) Prima di poter produrre per il mercato bisogna aumentare la produttività dell’agricoltura per sostenere il mercato. Rendere il settore agricolo più efficiente, quindi: - Aumentare la produttività della terra, maggiore resa della terra - Aumento produttività degli occupati per l’agricoltura -> rivoluzione agraria, grazie ai miglioramenti dell’agricoltura si produce di più e si possono destinare i beni ad altri usi. Risorse di capitale (surplus scambiato in moneta) + persone che non servono più per coltivare ma che possono essere impiegate in altri settori, esempio quello manifatturiero. 2) trasformazione della produzione manifatturiera con l’obiettivo di produrre per fare di più, ampliamento di numero di prodotti a disposizione. Partiamo dal commercio, quello che si ha si deve fare girare. - Rivoluzione dei commerci: 11o e 17o secolo 3) Rivoluzione industriale in Inghilterra La prima cosa da analizzare è come è stato l’andamento della popolazione, quale modello demografico è rappresentato nel medioevo: si chiama “modello demografico antico”, tipico delle società preindustriali caratterizzato da: - Elevata natalità (le famiglie contadine se sposavano presto e facevano figli, i bambini erano visti come fonte di reddito futuro e producevano per la sussistenza della famiglia) - Elevata mortalità (speranza di vita molto bassa, circa di 25 anni), soprattutto infantile per problemi nutrizionali. - Bassa speranza di vita. Eventi esogeni che potevano creare dei picchi di mortalità inaspettati, esempio epidemie, carestie e guerre. Il risultato sulla popolazione è che l’andamento demografico dell’Europa procedeva a “dente di sega” o “a onde”, caratterizzato da picchi di natalità e mortalità che si alternavano. Questa situazione cambia quando arriva la rivoluzione industriale, andamento che resta così fino al 700, quando la rivoluzione industriale fa cambiare l’equilibrio. La popolazione europea ha avuto grande capacità di resilienza, nonostante eventi inaspettati, crebbe seppure a passi molto lenti. Processo che si avvia a metà 400, quando gli effetti della peste nera rientrano. Come può tornare a crescere la popolazione? Si ottiene un favorevole rapporto tra risorse disponibili e chi ne usufruisce. A metà del 400 ci sono tante terre disponibili e tante risorse e un numero ridotto di contadini. Questa condizione è favorevole alla crescita demografica, tutti i contadini potevano coltivare terre. Rapporto sostenibile tra terra e utilizzatori, lavoratori, i contadini. Questo fatto permise alla popolazione di essere resiliente, di affrontare e superare eventuali avvenimenti negativi. In questa fase abbiamo una lenta crescita della popolazione, che si verificherà fino alla metà del 600. frutto della produzione. La mezzadria è una forma particolare di colonia, il contadino deve risiedere dove ha la terra da coltivare. Le condizioni economiche-sociali dei contadini dipendevano dal titolo giuridico con cui lavoravano i terreni. In questa situazione il titolo giuridico con cui il contadino lavorava i terreni, fanno la sua posizione. I contadini hanno bisogno sempre maggiore di moneta. Questa necessità di moneta per pagare la loro concessione, il loro contratto di coltivazione è il primo passo per sviluppare il mondo contadino. Prima tutti gli scambi erano fatti senza bisogno di moneta. A partire dal 500 nei paesi bassi, fino a quando non si uscì dalla produzione finalizzata al consumo familiare, il mondo dell’agricoltura tradizionale rimase legato alla “vita materiale” (vedi definizione sul libro). “circuito della vita materiale”: vita fatta delle risorse materiali si limitava a una comunità rurale, scambi limitati in cui i contadini non avevano controllo sui prezzi. Tipo di attività agricola legata al mondo materiale circoscritto alla società comunitaria, spazi circoscritti. Metà 400: inizia a formarsi l’individualismo agrario, che si affermò nei Paesi Bassi dal 500. Nuova agricoltura che instaurerà il processo di rivoluzione agraria necessaria alla rivoluzione industriale. Contrapposto al sistema della campagna c’era il SISTEMA URBANO-CITTADINO. Nelle città feudale le produzioni di manufatti erano artigianali e affidate alle corporazioni. Iniziano a nascere mercati di tipo privato che non sono altro che botteghe di sola vendita al dettaglio, ma che non commerciano prodotti fatti nelle corporazioni. Botteghe dove si vendono cibi e alimenti, dislocazione diffusa nel territorio urbano, sono dei modi per allargare lo scambio. Ciò che ci porta alla rivoluzione industriale è proprio l’aumento della produzione per scambiarla. Motore del cambiamento commerciale è la nascita del capitalismo commerciale internazionale, che costituisce insieme alla riforma del sistema agricolo pastorale il secondo passaggio verso la rivoluzione industriale. Nascita e evoluzione del commercio a lunga distanza: fino all’11 secolo l’attività mercantile a lunga distanza era molto ridotta, fatta da mercanti e ambulanti, venditori di beni di lusso. Il mercato, il commercio internazionale era scarso e intermittente, dominato dall’offerta. Si poteva comprare solo quando arrivava il mercante e solo i prodotti che portava lui. Non c’era scelta per chi acquistava -> dominio dell’offerta. Le occasioni di acquisto erano limitate a quando arrivava il mercante e bisogna approfittare di quell’occasione, altrimenti passava molto tempo prima di poter riacquistare. Commercio riservato a una fetta stretta della popolazione, primo perché erano beni di lusso, ma anche perché per poter partecipare a questo tipo di commercio bisognava essere posizionati sulle rotte mercantili. Inoltre la circolazione della moneta era molto limitata, le persone con disponibilità di moneta erano limitate. Tipo di commercio che coinvolgeva soprattutto il mondo bizantino e musulmano da cui provenivano beni di lusso come spezie, tessuti come cotone e seta, gioielli e oggetti d’arte. Commercio unidirezionale dal mondo bizantino musulmano si portavano prodotti in Europa, ma le esportazioni dall’Europa erano molto ridotte, erano essenzialmente metalli, pelli e schiavi. Il saldo veniva pagato in argento. Scambio monetario. Caratteristiche di questo commercio tradizionale di lunga distanza erano: - Lentezza - Costo elevato - Pericolo - Scarso Gli animali in caso di commercio terrestre potevano essere caricati con un limite ed erano lenti. Ostacoli che si superarono solo con le invenzioni di nuovi mezzi di trasporto della rivoluzione industriale. Le difficoltà di questo commercio erano diverse a seconda che fossero via terra o via mare. Via terra: difficoltà di carico, lentezza, ci si spostava a piedi, le strade non erano buone. Via mare: leggermente migliore, sia x mare che x fiume, ma vincolo strutturale come risalita dei fiumi. Era riservato a merci con minore valore ma che potevano essere ritenute necessarie come sale, vino e cereali. I pericoli naturali potevano colpire tutti i tipi di commerci. Serie di vincoli che rendevano il commercio molto caro. Costi derivanti dai vincoli e spese di viaggio in generale, bisognava pagare i commercianti e i pedaggi. Chi sopravvive in questo tipo di commercio? Solo merci con poco peso, ma elevato valore aggiunto, beni di lusso, sete, gioielli e arte. Tutti quei prodotti che con il loro valore giustificavano la somma delle spese commerciali per poterli spostare. Dal 12o secolo iniziano a migliorare i trasporti con una conseguente maggiore apertura dello scambio a lunghe distanze. Migliorano le strade, ma il miglioramento più importante riguarda il trasporto marittimo. Navi più grandi, più maneggevoli che richiedevano meno marinai. Vengono introdotte due innovazioni necessarie per le grandi scoperte di fine 400: timone da poppa e bussola. La bussola fu quella che permise di raggiungere lunghe distanze e che permise le nuove esplorazioni. Si delineano due aree commerciali: - polo settentrionale al centro le Fiandre: punto di arrivo per materie prime a basso valore unitario come ferro e rame, e alcune derrate alimentari che arrivano dalla Germania (lana da gregge e panni lana). Esporta sempre verso nord lana e panni lana. In quest’area si inseriscono i mercanti italiani che operano attraverso le proprie compagnie (sono le antenate delle società). - polo meridionale che ha al centro l’Italia e il mediterraneo: prima Genova e poi Venezia. Dopo la peste del 300 iniziano a formarsi altri nuovi centri commerciali, a partire dall’Inghilterra, dalle città anseatiche (città tedesche, Germania del nord, si unirono per consolidare i benefici del commercio nel mar Baltico e del Nord). Sud Ovest della penisola iberica, da Gibilterra a Lisbona, area più importante nel 500. Una volta che arrivano le grandi scoperte nel commercio a lunga distanza il commercio diventa su scala mondiale, coinvolge gran parte dell’Europa, porti dell’atlantico e mare del nord + paesi dell’entroterra di queste aree, e le collega alle coste asiatiche e americane e poi dell’Africa. Con le nuove scoperte il mediterraneo viene un po’ escluso, emerge l’area del nord Europa. L'iniziativa privata commerciale e l’intervento dello Stato furono determinanti per l’espansione economico-commerciale. Se la corona iberica non avesse finanziato delle spedizioni nessun altro lo avrebbe fatto. Portogallo e Spagna 1500: fu l’anno di predominio della penisola iberica. L'anno successivo passerà poi a Olanda, Gran Bretagna e Francia. Ancora per tutto il 500 l’Europa fu dominata dalle economie del sud, anche se il potere delle città mercantili italiane chiuse nel mediterraneo si ridusse progressivamente a favore del predominio della penisola iberica. Comportamento di Spagna e Portogallo nel commercio coloniale che hanno avviato Spagna e Portogallo si approcciarono allo sfruttamento commerciale e coloniale in modo diverso. Spagna: nelle Americhe si comportò all’insegna del saccheggio, impoverimento del territorio. Politicamente passò a un progetto di sottomissione della popolazione locale. Solo in un secondo momento cambiò la vita commerciale in maniera più organizzata. Il saccheggio spagnolo interessò i tesori azteco e inca. Portogallo: atteggiamento diverso. Riguardò un’organizzazione commerciale più complessa. I portoghesi cercavano di sfruttare le proprie colonie come se fossero delle imprese commerciali. L’obiettivo era quello di portare in Europa i prodotti dall’India, spezie, tessuti (cotone e seta) a un prezzo inferiore rispetto al commercio tradizionale, quello via mediterraneo. Punto debole di questo sistema basato su fattorie prese in gestione dai portoghesi lungo le coste dell’Africa e dell’India, da dove facevano arrivare i prodotti locali per portarli poi in Europa, era che le manifatture europee non avevano prodotti appetibili per commerciare in oriente. Se non posso ripagarti con prodotti ti devo pagare in metallo prezioso, moneta. Questo portò a una riduzione di metallo prezioso in Europa, e ad un certo punto dovettero sfruttare le colonie americano per importarlo. Anche nel commercio portoghese serviva metallo prezioso. Lo fecero come gli spagnoli, espropriandolo dall’America. Bilancio del commercio a lunga distanza: integrazione di commercio mondiale è geograficamente limitata, perché riguarda solo le aree più facili da raggiungere con i mezzi disponibili. i prodotti interessati sono quelli appetibili sul mercato internazionale, quindi sempre beni di lusso. Integrazione lenta perché i miglioramenti in campo navale rimasero comunque molto lunghi e difficoltosi. Le relazioni tra colonizzati e colonizzatori non erano quelle di un’economia libera di mercato. 1500: Circuito del commercio a lunga distanza con al centro il triangolo Siviglia-Lisbona-Fiandre, dobbiamo utilizzare uno schema: metallo prezioso arrivava dalle Americhe, diverso se il punto di approdo e il comportamento degli agenti era diverso a seconda di dove arrivava il metallo. Quando arrivava in Spagna le importazioni servivano per finanziare spese politico-militari e per coprire il deficit commerciale che aveva, provocato dagli acquisti di spezie che comprava da Lisbona o dalle Fiandre. Quando arriva a Lisbona serviva per commerciare con l’Oriente o per rapporti con Europa nord-occidentale o delle Fiandre. Quando viene prese dal Nord Est danno vita al commercio interno dell’Europa. Passaggio importante, il centro di attività dove si spostava l’economia stava traslando da Sud verso Nord. Demografia: la popolazione già dal 400 era in crescita per un favorevole rapporto tra la grande disponibilità di terra e pochi coltivatori che la lavoravano. Processo di crescita della popolazione che avveniva sia nelle città, sia nelle campagne, iniziò a incrinarsi perché si iniziò ad avere una tensione tra domanda e offerta di beni alimentari. Squilibrio tra risorse e produttori e consumatori. Ci fu un aumento dei prezzi delle derrate alimentari che durerà fino al secolo successivo. Nel 400 la crescita demografica interessò maggiormente i paesi del Nord Europa e fu sostenuta dal fatto che proprio in Queste innovazioni erano facilmente applicabili anche altrove, dove si poteva togliere il maggese (Europa agricola del nord ovest). Successe in Inghilterra, si realizzò l’incremento della produttività del lavoro. Le aziende agricole inglesi ampliarono anche le loro dimensioni, migliorandone l’efficienza. L'utilizzo del capitale diventò sempre più importante. Il punto forte della rivoluzione agraria inglese fu che si andò verso la ricerca di una combinazione più favorevole dell’impiego dei fattori produttivi e che queste innovazioni vennero utilizzate in modo sempre più diffuso. Nella prima metà dell’800, nonostante la popolazione fosse in grande aumento, riuscì a diventare un’esportatrice di cereali (riuscendo comunque a soddisfare il mercato interno) -> commercio internazionale. Cambiamenti tecnici sul modo di coltivare introdotti furono: - Conversione da maggese a campi chiusi coltivati con introduzione di coltivazioni di legumi e foraggi che migliorava di per sé la fertilità della terra - Perfezionamento delle rotazioni agrarie - Selezione di sementi e degli animali da riproduzione Dal 1700 con la rivoluzione industriale fu il primo paese in cui furono introdotte macchine per migliorare l’attività agricola, per esempio durante la semina, le prime macchine facilitarono il lavoro agricolo. - Cambiamenti anche culturali: preoccupazione per il progresso agrario. Diventò una materia discussa in libri. - Aumento investimenti di capitali per aumentare i campi stessi (opere di drenaggio per migliorare la produzione dei campi) - Tipologia di colture: si va verso la specializzazione. In Inghilterra si arrivò a un uso flessibile della terra. Si basava sui prezzi dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento e si decideva a seconda dei prezzi come assegnare la terra, se assegnarla a coltivazione o ai pascoli, a secondo del profitto ottenuto. Si perde il significato dell’agricoltura tradizionale, non si produce più per l’autosufficienza e il consumo ma per il mercato. Un elemento chiave dell’agricoltura inglese è il processo di enclosures (chiusura), tipico dell'Inghilterra, chiusura dei campi, in contrapposizione agli open fields. Investimenti nelle recinzioni (fisico), proprietari dei fondi possono operare senza costrizioni né su cosa produrre né su come (giuridica). Agricoltura diventa una questione capitalistica, perché il soggetto è il proprietario assoluto della sua terra. Dal punto di vista storico il processo di enclosures iniziò già dopo la peste nera, gradualmente era un lento processo di concentrazione della proprietà nelle mani di grandi signori feudali, di membri delle classi sociali elevate, oppure nobiltà rurale (gentry) o contadini benestanti. Processo di concentrazione della proprietà aveva favorito la nascita delle grandi aziende agrarie. Le nuove proprietà inglesi si caratterizzavano dal fatto che essendo un’agricoltura di tipo capitalistico richiedevano un alto investimento di capitale. Queste terre erano di affittuari che avevano disponibilità di capitale, che investivano in attrezzi da lavoro e bestiame, ma anche in conoscenze agrarie e capacità di gestione. Erano delle vere e proprie imprese agricole. Il momento di massimo sviluppo del processo di enclosure avviene nell’ultimo quarto del 17o secolo con l’enclosure parlamentare: permetteva ai proprietari della maggior parte delle terre di ottenere un decreto de parlamento che obbligava il resto dei proprietari ad accettare la chiusura dei propri fondi e la loro ridistribuzione. Anche il parlamento favoriva la concentrazione nelle mani dei proprietari più grossi. Riguardò anche la spartizione delle terre comuni e dei campi aperti. L'enclosure che era iniziato come un processo spontaneo diventa parlamentare, anche giuridicamente e governativamente riconosciuto, al fine di ottenere fondi sempre compatti e a concentrare sempre di più la terra. È un processo conflittuale. Conflittualità che spiega la lentezza di questo processo. Ci vogliono alcuni secoli per la sua affermazione. Era conflittuale perché c’erano interessi contrastanti tra chi aveva disponibilità di capitale per organizzare e gestire e veniva beneficiato e chi invece veniva penalizzato. Il piccolo proprietario veniva obbligato a cedere o vendere la terra e non poteva più beneficiare dei campi aperti. Benefici: aumento produttività della terra, aumento produttività del lavoro (macchinari). Altro aspetto importante: la chiusura era vista anche come una garanzia dell’investimento (assegnazione di capitali, attrezzature, migliorie del fondo...) da parte dei proprietari. Garanzia perché erano sicuri che su quella proprietà non ci avrebbe messo le mani o il bestiame nessun altro. La chiusura tutela il loro investimento. Ultimo elemento importante: viene fatto tutto questo perché si può commercializzare. Il mercato diventa importante. L'Inghilterra diventa infatti esportatrice di cereali verso l’Europa. PASSAGGIO DELLA SUPREMAZIA DA SUD A NORD NEL COMMERCIO. Dal 1600 nel commercio europeo e nello sfruttamento coloniale ci furono molti cambiamenti, in relazione alla rottura del monopolio di Spagna e Portogallo sul traffico transoceanico. Rottura che favorì prima l’Olanda, poi l’Inghilterra e la Francia. Primo elemento di debolezza che provoca il declino della penisola iberica ha le prime radici nel 500, in quella che viene chiamata “rivoluzione dei prezzi” del 16o secolo. -> rivoluzione che si genera in seguito alla massiccia importazione di metalli preziosi dalle Americhe. Più ne ho a disposizione, più il valore di questo prodotto diminuisce. Perdita di valore del metallo che provoca un aumento dei prezzi. L'argento che ho a disposizione vale di meno, per comprare la stessa cosa dovrò usare più moneta. Fenomeno che si verifica in un momento particolare, i primi giacimenti erano facilmente raggiungibili. L'eccessiva estrazione/sfruttamento implica che si debba andare a una maggiore profondità con costi maggiori. Produrre argento costa sempre di più e il suo valore diminuisce. Secondo elemento di debolezza: posizione economica e politica di Paesi Bassi e Inghilterra cambia, si rafforza su due aspetti: - Economico - Politico Già dalla peste nera entrambi i paesi avevano sperimentato dei cambiamenti, avevano registrato una crescita economica maggiore rispetto al resto dell’Europa. I loro prodotti erano altamente competitivi sui mercati esteri e quindi internazionali. Dal punto di vista economico questi due paesi diventano man mano sempre più competitivi. Da quello politico, lo spostamento di potere dalla penisola iberica ai Paesi Bassi avviene quando si ribellano alla politica fiscale di Filippo II. I Paesi Bassi a un certo punto attaccarono le colonie portoghesi, che erano sotto la sovranità spagnola dal 580, e attaccano le proprietà brasiliane e nell’oceano Indiano. Con questa mossa ottengono i vantaggi economici legati ad avere un collegamento più diretto con le isole delle spezie e ottengono occupazione e sfruttamento di questi territori. Gli olandesi basarono il loro sfruttamento coloniale attraverso le grandi compagnie commerciali privilegiate. Da dove arrivano queste grandi compagnie? Quelle di tipo privato erano quelle che si occupavano del commercio marittimo. Dal 16o secolo lo sviluppo del colonialismo aveva portato alla formazione di grandi compagnie commerciali non più solo private ma privilegiate. Dal punto di vista commerciale continuavano a garantire il commercio su lunga distanza. Avevano anche uno scopo politico, garantivano l’espansione coloniale. Queste compagnie divennero delle società di capitali e furono le prime società anonime (quelle di capitali, dove la proprietà è suddivisa tra una moltitudine di azionisti e soprattutto in cui la società, l’impresa è divisa dalla proprietà, cioè non risponde più l’azionista come individuo ma in quanto possessore di azioni e l’impresa risponde per sé). Godevano di particolari privilegi statali che garantivano sovvenzioni, facilitazioni doganali ma anche monopoli su merci intermediate e su nuove rotte marittime. Le più importanti compagnie furono appunto quelle Inglesi e Olandesi (vedi testo). SECONDO ASPETTO DELLA EGEMONIA COLONIALE E SFRUTTAMENTO COLONIALE DEGLI OLANDESI Coltivazione basata sulle piantagioni. Le piantagioni sono grandi coltivazioni monocolturali di prodotti domandati e richiesti in Europa. La coltivazione avveniva con come mezzo gli schiavi. I principali prodotti coloniali furono lo zucchero, il cacao, tabacco, cotone... Colonizzazione in America diversa da quella in Asia - America: la colonizzazione aveva ridotto la popolazione locale, che fu sostituita con schiavi importati dall’Africa. Durante il 16o secolo il traffico degli schiavi era un monopolio portoghese, ma dal secolo successivo gli Olandesi rimpiazzarono il ruolo dei Portoghesi. Furono poi rimpiazzati da Inghilterra e Francia dalla seconda metà del 1600. - Asia: le piantagioni arrivarono più tardi. L'uso della compagnia olandese delle indie orientali (che per privilegi poteva sfruttare le colonie) aveva determinato un’organizzazione specifica dello sfruttamento coloniale. La produzione era organizzata in modo tale che la produzione all’interno della colonia fosse a carico di piccoli monarchi locali indigeni che ottenevano la loro autorità in cambio di forti tributi. In questo modo la proprietà si lasciava ai nativi che non venivano privati della propria terra, ma le imposte erano così elevate che le autorità locali potevano sostenerle solo se coltivavano e vendevano alla compagnia alle condizioni imposte dalla stessa compagnia. L'elemento fondamentale da ricordare è che con l’organizzazione della produzione all’interno delle colonie il commercio mondiale acquisì una dimensione di massa -> “commercio di massa” che si basa più sulla quantità di prodotti che sui guadagni unitari. Ci sono beni con un minor valore. Lo spostamento definitivo dell’asse economico-commerciale verso nord si raggiunge proprio con l’instaurazione del commercio di massa. Succede che inglesi e olandesi ottengono dal commercio di massa una posizione di vantaggio rispetto al commercio di lusso nel mediterraneo. Iniziano a spartire i loro prodotti all’interno del mediterraneo, si sostituiscono alla vendita dei beni di lusso e diventano i possessori/dominatori del commercio internazionale. L'Olanda fu la potenza che prese l’egemonia del commercio internazionale nei primi tre quarti del 17o secolo, grazie alla supremazia ottenuta nel paese asiatico con la sua compagnia delle Indie orientali. Verso la metà del 600, Gran Bretagna e Francia cominciarono a imporre politiche commerciali e mercantilistico di tipo ostile. Nel 1651 il Regno Unito vara il primo di una serie di provvedimenti che si chiamano “navigation acts”, gli atti di navigazione. Sono dei patti che imposero che il commercio, l’introduzione delle merci in Gran Bretagna, potesse avvenire solamente da navi inglesi o del paese diventa quella artigianale e lavora nella propria casa laboratorio. I prodotti che riesce a realizzare sono manufatti di bassa qualità, panni lana e tele di lini. Prodotti destinati ad essere ceduti a dei grossisti che ultimano il processo produttivo. 4) CORPORAZIONE: istituzione che ha sempre avuto il predominio della produzione artigianale. Predominio che perderà durante la rivoluzione industriale. È un sistema economico che tiene conto di una specifica categoria produttiva. Il corporativismo è un modo per fare sì che i componenti della corporazione abbiano una certa unità e che vedano i propri interessi economici realizzati in una organizzazione unitaria. È a forma organizzativa artigianale caratteristica dell’epoca preindustriale. Sono “di mestiere”, delle associazioni (trade), dove i maestri sono le figure di spicco. Il maestro regola l’attività artigianale, ha una specializzazione in una sola arte o in un solo mestiere. Detiene le conoscenze del proprio mestiere, ha le abilità tecniche e organizzative. Lavorano nelle botteghe (no laboratori), sono coloro che nell’economia urbana di tipo artigianale, combinano capitale (bottega) e lavoro (lavoratori), perché possono avere dei “dipendenti”. Il capitale è di diversi tipi: gli utensili, specifici per ogni settore, le conoscenze e competenze che nel caso della corporazione venivano tramandate sul campo. Il maestro poteva diventare tale solo dopo anni di tirocinio, prima come garzone e poi apprendista presso altri maestri. Questo processo di trasmissione del lavoro ha influenza su come viene organizzato il lavoro: stretta gerarchia tra chi è il maestro e chi è subordinato. Le corporazioni erano delle istituzioni riconosciute dalle autorità cittadine. La loro specificità è che ogni corporazione aveva un proprio statuto. I maestri dovevano obbedire alle regole statutarie. Riguardavano anche la lavorazione, termini qualitativi dei manufatti, dovevano essere a “regola d’arte” certificati dalla corporazione. Nelle corporazioni era presente un certo grado di solidarietà tra coloro che erano iscritti. C’erano delle misure assistenziali per favorire le famiglie dei corporati. Erano anche uniti da un vincolo religioso, ogni corporazione aveva un santo di riferimento e una cappella dedicata in chiesa. Aspetti economici più rilevanti della corporazione: la corporazione garantiva il monopolio produttivo ai propri maestri, artigiani. Lo spartivano tra loro e non potevano farsi concorrenza. Il monopolio era sul tipo di mestiere, nessuno poteva mettere in atto cambiamenti nella produzione senza che la corporazione approvasse la modifica. Obbligo nel rispetto delle regole, nessuno poteva fare diversamente. Sono in contrasto con l’economia di mercato, che impone il lavoro in base alla domanda del mercato, al bisogno. Se il bisogno cambia, le corporazioni sono legate a certe regole. Poteva essere considerata come un gruppo di acquisto, acquistava una grande quantità di materie prime a basso prezzo, le ripartiva tra i suoi assistiti in base alle capacità produttiva di ogni bottega. 5) Manifattura accentrata: Può essere: - Privata - Regia (del re) Sono proprie dell’economia urbana. Nate per esigenze tecniche di mettere in un solo posto tutte le competenze tecniche (macchine) ma anche in termine di capitale (conoscenza) per la costruzione di determinati prodotti, esempio nella costruzione delle navi. È una manifattura che ha l’esigenza tecnica di avere nello stesso luogo le strutture tecniche necessarie per la realizzazione, ma anche tutte le conoscenze. Sono nate molte manifatture reali che avevano lo scopo di produrre, per esempio in Francia, Italia o Germania, manufatti di elevato lavoro o creare lavoro per operai disoccupati. Le più importanti sono: l’industria a domicilio e la corporazione. 4 ASPETTI FONDAMENTALI PER IL PROCESSO DI CRESCITA DEL COMMERCIO E DI ESPANSIONE: Innovazioni istituzionali e tecniche: - Moneta - Mercati e fiere - Credito e banca - Forme di associazione e di assicurazione Il loro sviluppo ha permesso di migliorare l’organizzazione del commercio internazionale, di ridurre i rischi e di facilitare il credito e il controllo degli affari. MONETA: Fino al 13o secolo in Europa occidentale si coniavano monete d’argento piccole, che contenevano fino a 1,5 g di argento e che nel corso del tempo si erano sempre di più alleggerite, avevano perso la quantità di argento presente. Nel commercio internazionale si usavano soprattutto monete arabe o bizantine. All’inizio del 13o secolo erano le città mercantili italiane (Venezia, Genova e Firenze) che iniziarono a coniare monete più grosse con più argento, multipli delle monete anteriori. Tutti i paesi iniziarono poi a imitare questa forma di conio. Solamente mezzo secolo più tardi si inizia a coniare con l’oro (fiorini o ducati). Con l’arrivo delle monete in oro le monete bizantine e arabe perdono posto. Il fatto che fossero città italiane a utilizzare per prime questo conio ci dice anche che in questo periodo il commercio internazionale era dominato, in mano alle città mercantili italiane (predominio iniziale del Sud, che si sposta poi nella penisola iberica e nel 1500 si sposta nel nord – vedi lezione precedente). L'imitazione della moneta coniata nelle città italiane è quello che guida il commercio internazionale fino a quando la penisola iberica prima e i Paesi Bassi dopo prendono il dominio. Il cambio di questo centro di potere dipendeva anche molto dal fatto che Portogallo e Spagna, furono i paesi che per primi riuscirono a consolidare la loro presenza in America e a estrarre metalli preziosi da questo continente. La moneta cambia nel corso del 17o e 18o secolo, quando inizia ad apparire la carta moneta, certificati dalle banche. La loro rilevanza sarà comunque dopo la rivoluzione industriale. MERCATI E FIERE: Mercati e fiere furono le prime istituzioni e quelle più importanti per migliorare il commercio. Entrambi rappresentano un punto d’incontro per venditori e acquirenti. Se non c’è un punto di incontro non c’è commercio. Hanno delle finalità differenti: - I mercati hanno un ambito più locale, più circoscritto e hanno periodicità breve, in alcuni casi quotidiana (esempio il mercato di mercoledì). Incontro/scambio locale. Si compra solo, prevale l’acquisto. - Le fiere invece sono meno frequenti ma hanno a livello commerciale un maggior rilievo. Si possono definire come raduni regolati e privilegiati di commercianti che avvengono in un determinato luogo in un determinato momento. Avvengono tra operatori specializzati. Permette di far incontrare in un unico luogo offerta e domanda. Nelle fiere si vendeva e si comprava. Importante nei commerci a lunga distanza, faceva superare l’incertezza di questo tipo di commercio (il commerciante era sicuro di poter vendere e acquistare in quel luogo). L'interscambio poteva essere duplice. C'erano commercianti che arrivavano da diversi luoghi e altri che erano più locali, della zona dove si celebrava la fiera. Quelli locali vendevano i propri prodotti e potevano usare il ricavo per acquistare prodotti di paesi più lontani. Momento di massimo splendore delle fiere commerciali fu il medioevo. Quando si fece più regolare il commercio internazionale, le fiere principali si convertirono in fiere finanziarie, cioè i luoghi dove si concentravano pagamenti e incassi e una certa commercializzazione del credito. Effettivamente dal 18o secolo anche il ruolo finanziario delle fiere andò scomparendo, man mano si consolidò l’attività bancaria, esercitata in modo costante (a differenza della saltuarietà delle fiere) -> attività bancaria per la gestione del credito. CREDITO E BANCA + NASCITA DELLA BORSA: L’attività mercantile aveva bisogno di essere finanziata, a sostegno dell’attività commerciale. Da dove deriva il termine banca? Dal longobardo “banka” che di fatto era la panca, un asse coperto da un panno su cui si svolgevano le operazioni finanziarie. L'attività di prestito più semplice era quella del credito commerciale in cui si ricevono delle merci o del denaro che si utilizzano per comprare altre merci con la promessa di restituire la somma presa a prestito + l’interesse. Forma che è sempre più o meno esistita. La banca vera e propria nasce nelle città medievali ed è legata proprio all’attività dei mercanti, che diventarono mercanti/banchieri. In un secondo momento queste due figure si separeranno. La tecnica bancaria deriva dal cambio della moneta. Il cambista o banchiere era la figura specialista che conosceva il valore delle diverse monete, che facilitava l’interscambio dei diversi compratori guadagnando con le commissioni. Man mano che l’attività di cambio si sviluppa, i banchieri o cambisti iniziano a sviluppare l’attività di deposito. Accettava che i clienti depositassero presso di lui i propri denari o per sicurezza o anche per procedere ai processi di cambio di moneta di cui già si occupava. In questo modo i mercanti iniziarono a fare recare i propri creditori presso i banchieri per incassare il denaro nel proprio deposito. Il banchiere consegnava il denaro o annotava il credito (avere nel creditore e dare nel debitore -> nasce la partita doppia). Il passo successivo è che a questo punto i banchieri iniziano a inserire delle operazioni di credito. I banchieri utilizzavano una parte dei fondi depositati presso di loro per prestarli ad altri contro corresponsione degli interessi. Questa attività poté svilupparsi a seguito dell’abbandono della condanna per usura. Alle origini la chiesa cattolica condannava le operazioni ad interesse. Questa pratica si consolida quando la condanna viene lasciata cadere. Per quanto riguarda le operazioni di credito riguardano il credito commerciale e di investimento. Restavano attive forme di credito tradizionali, esempio quelle usate per il finanziamento delle case regnanti a scopi di guerra. Nacquero banche specializzate che davano crediti agli Stati sotto forma di titoli di debito pubblico e da questa tipologia di banca nascerà la Banca Centrale, che gestirà il debito pubblico ed emetterà la carta moneta. La prima è quella inglese del 1694 con la Banca d’Inghilterra. Altro tipo di credito tradizionale è quello al consumo, per i beni di prima necessità. Fu fatto attraverso i cosiddetti monti di pietà. Servivano per acquistare beni. Si attivano le prime forme di microcrediti. Ci fu un passaggio di potere dal sovrano al Parlamento. Il Parlamento deve approvare le nuove imposte. L’azione dei governi fu diretta a favorire gli interessi della borghesia, sia nella legislazione sia nella politica estera. Due punti di riferimento per capire quando il feudalesimo e la monarchia assoluta sono stati nel mondo occidentale soppiantati da questa nuova forma di governo in cui il monarca non è più assoluto: - 1787: costituzione degli Stati Uniti d’America - 1789: Rivoluzione Francese Affermazione mentalità razionalistica e del liberismo economico: Una società cambia quando cambia la sua mentalità, dal punto di vista ideologico-filosofico si afferma sempre di più il razionalismo che pone al centro dell’attività umana la ragione. Diventa il principio direttivo di qualsiasi attività e quindi anche dell’economia. Diversi autori intervennero su questo tema, il principale fu Adam Smith. Sostiene che l’attività economica è regolata da leggi naturali, che sono: - Libertà personale - Diritto all’intrapresa - Diritto alla proprietà - Diritto al mercato Se gli agenti economici agiscono in conformità alle leggi naturali allora i clienti (famiglie, individui o stati) ottengono il massimo profitto e una crescita accumulata generata da questo profitto. Sotto il profilo economico la libertà d'impresa comporta il liberalismo, cioè lo Stato non può intervenire nell’economia. Il passaggio di mentalità è forte, è l’esatto opposto del mercantilismo (dove il monarca interveniva direttamente nel commercio). L'egoismo, l’interesse personale di ciascun individuo, è il motore che permette di soddisfare le necessità globali. Le persone sono disposte ad offrire i propri beni in cambio di quelle delle altre persone. Il denaro esprime la libera scelta di un individuo tra i beni proposti in alternativa. Scambio che deve avvenire con il massimo profitto da parte di tutti gli agenti che vi partecipano. La somma degli egoismi personali è a vantaggio di tutti. Sostiene che una mano invisibile guida l’attività di ciascuno verso il bene della società economica. Il sistema economico migliore che permette a tutti di raggiungere il massimo profitto è quello in cui lo Stato non interferisce. Può intervenire solo per eliminare gli ostacoli che agiscono contro il libero agire degli agenti economici. Attraverso l’economia di libero mercato si ottengono prodotti a prezzi più bassi, si eliminano gli ostacoli e si può sollecitare la specializzazione. Ogni individuo si dedica a produrre ciò che gli fa produrre dei vantaggi comparati, ciò che fa meglio, a minor costo. Lo scambia e può ottenere un prodotto migliore e meno costoso rispetto a quello che avrebbe fatto lui. La specializzazione favorisce il progresso tecnico, abbassa i costi e amplia il mercato. Innesta un circolo virtuoso di crescita. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: Definizione -> processo irreversibile di crescita forte e autosostenuta nella produzione dei beni e nella produttività dei fattori, generata dall’invenzione e applicazione di nuove macchine, dall’uso di energie nuove, più potenti, più versatili e a buon mercato, nonché dall’introduzione di cambiamenti rilevanti nel trasporto, nei materiali di base della produzione industriale e nell’organizzazione del lavoro, che si concentra nella fabbrica. Dove avviene? In Gran Bretagna, precisamente in Inghilterra a partire dalla metà del XVIII secolo. Riguarda solo alcuni, pochi, settori. Segue una rivoluzione in campo dell’agricoltura e del commercio a lunga distanza. Il concetto centrale è: innovazione -> nel lavoro, nell’applicazione dell’energia a vapore. Si usa più intensamente il capitale. Riguarda in particolare il settore tessile-cotoniero + attività minerarie- metallurgiche. In questi settori ci saranno le innovazioni. È un processo che si diffonde nell’Europa continentale. La sua diffusione parte dai paesi più vicini, sia come localizzazione geografica, sia come ideologie e cultura. Man mano conquista poi il resto del mondo. Questo processo lo chiamiamo industrializzazione. Man mano che si diffonde coinvolge altri settori. Si parla a volte di “seconda rivoluzione industriale”. Quando si può dire di essere industrializzati? Quando la maggior parte del valore aggiunto dell’occupazione prodotta in un paese non arrivano più dalle attività agricolo pastorali ma dal settore industriale. Quando la ricchezza del paese non arriva più dal settore primario ma dal settore secondario. Non è solo una rivoluzione tecnica, ma porterà cambiamenti dal punto di vista culturale e sociale. Con la rivoluzione industriale si arriva al capitalismo. Segno il passaggio al capitalismo, all’economia di mercato. Perché il fattore produttivo capitale diventa il punto centrale tra i tre fattori (terra, lavoro, capitale), diventa quello più importante. Non nella prima rivoluzione industriale, ma verso la seconda. Il lavoro perde di importanza, perché non è più l’uomo che detta il ritmo della produzione, ma saranno le macchine, che richiedono capitale, a governare il processo produttivo. Si tratta di un processo irreversibile. Si ottiene un risultato particolare, per la prima volta non è più l’agricoltura a governare la ricchezza di un paese, ma è la manifattura. La maggior parte dei lavoratori del paese lavorano in quel campo. Il cambiamento è inteso come il fatto che si passa da un’energia che si muove grazie all’aiuto dell’uomo o degli animali (energia animata) a un’energia inanimata. Chi produce la forza è un macchinario. Il processo produttivo diventa meccanizzato. Conseguenza: standardizzazione dei prodotti e specializzazione dei lavoratori. Specializzazione non vuol dire qualificazione, è l’opposto. Un operaio qualificato è specializzato perché fa solo una cosa. Quello qualificato invece ha conoscenze e skill superiori. Con la rivoluzione industriale ci sono sconvolgimenti e cambiamenti anche nella vita sociale delle persone. Nasce la figura dell’operaio di fabbrica con le sue derivazioni, nascono i sindacati. Emergono nuove gerarchie sociali. Cambia anche il rapporto con l’educazione e l’istruzione. Cambiano i bisogni delle persone, cambia il sistema economico -> economia di mercato. Perché la Gran Bretagna? - Clima, localizzazione e risorse naturali: elementi necessari ma non sufficienti - Istituzioni, valori e idee, percorso storico: elementi determinanti - Ambiente: fattori geografici, localizzazione, conformazione del territorio e presenza delle risorse naturali. La Gran Bretagna è un’isola, è un vantaggio, si può difendere dalle guerre, aveva un cordone intorno di protezione rispetto alla conflittualità degli altri stati nell’Europa continentali. Si poteva difendere con spese minori. Il canale della Manica è un canale sfruttabile, aveva un collegamento facile con il resto del continente, con dei mercati per poter esportare e importare. Anche la struttura, le coste sono molto frastagliate, garanzia per avere la costruzione di grandi centri interni di consumo riparati. Londra all’interno di un estuario, si protegge bene ed è allo stesso tempo molto ben collegata. La conformazione geografica, l’orografia, la morfologia -> collinare o terreni pianeggianti, facilita il trasporto via terra, non ci sono grandi ostacoli come le Alpi, inoltre ha tanti fiumi interni navigabili. Prese piede l’idea di costruire strade e fare opere di canalizzazione per facilitare il trasporto delle merci. Ricchezza mineraria -> possiede le materie prime fondamentali per lo sviluppo economico moderno: carbone e ferro. Lo sfruttamento della ricchezza mineraria diventa sempre più difficile, si deve andare sempre più in profondità -> crea innovazione. Localizzazione -> si colloca in una posizione strategica, collegata con il continente europeo + oceano Atlantico, canale di sbocco per vie di mare per commercio a lunga distanza, transoceanico. Ha favorito lo sviluppo di questa nazione. - Fattori economici: commercio con l’estero -> prende il posto dei Paesi Bassi. Aveva sia un mercato a lunga distanza, sia mercato sviluppato all’interno. L'urbanizzazione inglese era di grado elevato, molta popolazione viveva in città. Cambiamenti nel mondo rurale -> i contadini venivano pagati in moneta. La popolazione era tanta e veniva salariata, vantaggio a livello di mercato, la moneta crea abitudine allo scambio. Per effetto della rivoluzione agricola il prezzo dei beni alimentari si era abbassato, costa meno sopravvivere, possono spendere in altro e posso accumulare capitale. Tradizione manifatturiera -> già nelle campagne c’era l’idea del produrre in manifatture. La Gran Bretagna aveva una tradizione manifatturiera di lungo periodo, che deriva da riforme organizzative artigianali. Porta poco a poco al processo di innovazione e meccanizzazione che porta al processo di rivoluzione industriale. - Fattore politico-istituzionale: elemento chiave, il motore del cambiamento. Si arriva a una monarchia parlamentare, dove il Parlamento assume pieno controllo della finanza pubblica e si divide il debito pubblico da quello del re. Lo Stato e il re non hanno più niente a che fare rispetto alle risorse. Viene fondata la Banca Europea che si occupava dello Stato e non del re. La monarchia parlamentare permette allo Stato di avere le proprie finanze. Dentro questo parlamento, chi governava non rappresentava solo il ceto mercantile, ma anche gli affaristi, la famosa borghesia. Il governo britannico tutelava quindi sia il ceto mercantile che quelli che diventeranno poi imprenditori. Adottò politiche di tipo mercantilistico perché in questa fase storica potevano proteggere l’economia nazionale (navigation act). Dal punto di vista del diritto in Gran Bretagna c’era la common law. La Common Law è un tipo di diritto che si adatta facilmente ai cambiamenti che avvengono nella società visto che le leggi e la loro gestione si basa sulle consuetudini. L'accertamento dei casi esaminati fa la legge. Se cambia la consuetudine, allora cambia anche la legge. Dove invece prevale la legge scritta, è più difficile cambiarla, bisogna approvarla. Il vantaggio della common law è proprio l’adattamento veloce della legge alla società. Il diritto inglese sosteneva le consuetudini. Pian piano si affermava l’interesse privato (enclosure). Altro aspetto, oltre a proteggere gli produrre ghisa e poi per il ferro forgiato, quello che bisogna lavorare per ottenere la struttura della macchina. Effetti: - Carbone minerale: bisogna sfruttare di più le miniere, ferriere nelle zone di estrazione, impianti siderurgici sono i primi stabilimenti industriali ad alta concentrazione. Processo produttivo integrato con alta richiesta di manodopera. - Introduzione di trivellaggio e laminazione, si può dare forma al ferro, primi binari e locomotive. - Macchina a vapore: brevettata nel 1769. L'innovazione determinante. Ha un’energia più potente, è versatile e più sicura di quella che sfruttava le risorse naturali (esempio il mulino idraulico con rischio di inondazione). La posso applicare a un numero maggiore di macchine e a un uso più vasto. Produce più energia. Posso delocalizzare la produzione manifatturiera lontano da dove produco energia, si sposta nelle zone di consumo o dove arriva la materia prima (cotone). Associata all’industria siderurgica ottengo un processo produttivo continuo, c’è più energia. In un solo impianto si riuscì ad associare il forno, la fucina e l’officina. Si applica anche ai mezzi di trasporto, nasce la ferrovia e il battello a vapore. L’utilizzo di lavoro e capitale aumentò, crescita generalizzata dei fattori produttivi. Le quantità di fattori produttivi aumentarono sia nel tessile, cotoniero e minerale, sia nei settori di produzione di altri beni e servizi. Ciò che cambia è la sfera professionale dei lavoratori. Man mano si utilizzerà di più il capitale fisso (si consoliderà nella seconda rivoluzione industriale, quella che dalla seconda metà dell’800 coinvolse anche gli altri paesi europei). FATTORE LAVORO La disponibilità di manodopera all’inizio era importante per effetto della privatizzazione delle terre (i contadini espulsi dalla campagna con i processi di enclosure) e soprattutto da un incremento della popolazione (dalla metà del 18o secolo). C'è un nuovo uso del lavoro, luogo diverso, non più il domicilio o la bottega ma nella fabbrica (factory system), dove si concentra la manodopera e il processo produttivo. Questa concentrazione ha importanti ripercussioni sia professionali che sociali per i nuovi lavoratori (=gli operai di fabbrica). Dal punto di vista professionale, i lavoratori prerivoluzione erano divisi secondo mestieri e livelli con una precisa gerarchia lavorativa. Ogni lavoratore era proprietario delle conoscenze del proprio lavoro nella sua interezza, chi si occupava della produzione di un manufatto se ne occupava dall’inizio alla fine. Il lavoratore di fabbrica invece si specializza in un’unica mansione e diventa un lavoratore sottomesso al ritmo della macchina. Prima era l’operaio a imporre il proprio ritmo. Subisce anche un’altra dequalificazione, il lavoratore di fabbrica è soggetto a una massificazione del mestiere = da pochi che facevano poche cose, ora tante persone sono in grado di fare lo stesso lavoro di un altro lavoratore perché è poco specializzato. Nella fabbrica si crea una struttura sociale e professionale nuova. Da un lato c’è il capitalista, colui che possiede ed è proprietario dei mezzi di produzione, e dall’altra i salariati, i lavoratori che ottengono in cambio di lavoro una remunerazione in denaro. Queste differenze sociali danno vita a condizioni di vita diverse e innesca conflitti di classe. L’industrializzazione si accompagna ad una maggiore urbanizzazione in cui dal punto di vista sociale le condizioni di vita diventano difficili. Nascono problemi abitativi (mancano abitazioni), di igiene, di sicurezza pubblica. In questa fase non vi erano tutele certe per il lavoratore, non c’erano legislazioni che lo tutelavano (la Germania fu poi il primo paese a introdurle più avanti). Tutto questo dà vita a una nuova classe sociale, quella operaia, da intendersi come una presa di coscienza collettiva della propria condizione/situazione da parte dei lavoratori. Serve perché definire dei meccanismi di azione collettiva per difendere gli interessi comuni. Chi diventa l’attore che si occupa di difendere gli interessi comuni dei lavoratori? Il sindacato, associazione dove gli operai danno voce ai propri interessi, dove concordano di agire congiuntamente per migliorare le proprie condizioni di lavori + l’arma utilizzata ancora oggi, lo sciopero. La tutela del lavoro che cerca di mediare la conflittualità tra capitalista e lavoratore salariato è qualcosa che nasce in un secondo momento, quando tutta l’Europa era industrializzata. Dalla seconda metà dell’800, i primi sono i tedeschi e i belgi. Il capitalista è colui che è proprietario dei mezzi di produzione, ma anche un imprenditore, la figura che emerge in questa prima rivoluzione industriale. Nella letteratura ci sono due diverse opinioni sul ruolo dell’imprenditore nella rivoluzione industriale: 1 – Joseph Schumpeter dice che l’imprenditore è il motore dello sviluppo economico. Secondo lui la classe imprenditoriale deve esistere all’interno di un paese, fattore endogeno che deve dare vita al processo di evoluzione che avviene con l’innovazione -> accanto all’imprenditore ci devono essere gli altri fattori: capacità di risparmio (creano situazioni di investimento) e ambiente sociale favorevole al cambiamento. 2 - La teoria contrastante è quella di altri autori che invece lo considerano come un normale fattore produttivo. Se manca può essere importato come una materia prima. Non sono contraddittorie ma danno una luce differente sull’imprenditore come figura chiave. Uno dei punti vincenti della classe imprenditoriale inglese fu il fatto che questa capacità di intrapresa veniva riconosciuta nella società. Nel 18o secolo anche in Francia c’erano diversi imprenditori, che furono però meno audaci e intraprendenti di quelli inglesi. Questo fattore fu una delle cause del ritardo dell’industrializzazione francese. Fattori che caratterizzano un imprenditore: - Conoscenza del mercato - Istinto nell’affare - Audacia a investire in innovazioni - Morale dell’arricchimento (è buono ciò che fa guadagnare denaro) - Fortuna FATTORE CAPITALE Il passaggio da prevalenza di capitale fisso a quello circolante richiese qualche tempo. Inizialmente fu dovuto al fatto che il costo fisso di macchinari e innovazioni di una nuova intrapresa soprattutto nel settore tessile fu molto limitato. In Gran Bretagna la disponibilità di capitali era sufficiente a consentire la partenza del processo produttivo. I capitali arrivavano dalle rendite agrarie, dal commercio estero e dallo sfruttamento coloniale, compreso la tratta degli schiavi. Caratteristiche del fattore capitale durante la rivoluzione industriale: Quando la rivoluzione industriale si avvia è con poco capitale, le prime macchine erano a buon mercato, l’evoluzione successiva fu fatto grazie al reinvestimento dei profitti ottenuti dal primo sviluppo della produzione/aumenti della produttività. Ricorso forte del mercato dei capitali, anche per questo non si formarono banche di investimento in Inghilterra. La relazione tra capitale fisso e circolante varia, aumentano entrambi ma in proporzione aumentò di più il capitale fisso. Nel 1830 il capitale fisso inizia a superare il capitale circolante. Oltre al capitale fisso fisico, anche quello umano aumenta. All'inizio l’istruzione non è molto importante, ma a mano a mano che si sviluppa l’innovazione sarà fondamentale. Il capitale in infrastrutture, dal punto di vista delle vie di terra e acqua la Gran Bretagna era messa meglio rispetto al resto dell’Europa. Se dovessimo fare un bilancio complessivo del fattore capitale nella rivoluzione industriale, per l’Inghilterra risultò essere un fattore secondario. Via via che si diffuso nel resto del continente, diventò poi sempre più importante. FATTORE SOCIALE Demografia: dimostra come cambia il sistema economico. Durante la rivoluzione si realizza una fase di transizione e di passaggio tra il ciclo demografico antico e quello moderno. Quello antico era rappresentato da elevata natalità ed elevata mortalità, bassa speranza di vita. Quello moderno invece è l’opposto, bassi tassi di natalità, bassi tassi di mortalità, elevata speranza di vita. L'effetto generale sulla crescita della popolazione, che all’inizio cresce molto velocemente, e poi nel complesso tende a decrescere. A livello mondiale no, perché ci sono aree che non sono ancora entrate nel ciclo demografico moderno (es. Africa,ecc). Caratteristiche particolari: Quello che caratterizza la transizione è che i tassi di mortalità e natalità non si spostano più in modo parallelo. In una prima fase è la natalità che resta molto elevata. Si facevano tanti figli, è la mortalità che inizia a decrescere. Questo andamento è quello che provoca il rapido e forte aumento della popolazione. Seconda fase: anche la natalità decresce, anche la popolazione inizia a decrescere. Quando i tassi iniziano a stabilizzarsi a livelli bassi si passa al ciclo moderno. Aumento della speranza di vita alla nascita. All'inizio era 40, oggi siamo intorno agli 80 anni, sia per uomini che per donne. I vari cicli differiscono da paese a paese e sono collegato allo stato di sviluppo del paese. Cosa influenza l’andamento dei tassi di mortalità? - Cade la mortalità, scompaiono le punte di mortalità per cause esogene (carestie, epidemie, guerre), crolla prima quella infantile e poi quella degli adulti. In questa fase di transizione sono soprattutto le migliorie nel campo medico e scientifico ad avere più effetti sulla natalità e mortalità. Anche il miglioramento dell’igiene e dell’alimentazione. - La riduzione della natalità si raggiunge per volontà, si fanno pratiche per non avere figli. È proprio questo che genera una differenza tra i vari Paesi. Se un paese non riesce a individuare i proprio fattori sostitutivi allora farà molta fatica o non riuscirà a industrializzarsi. Aggiunge anche un altro elemento. Un paese quando riesce a partire (decollo), può anche farlo più rapidamente del paese leader. Questa accelerazione superiore può determinare il fatto che il paese ritardatario arrivi a superare il leader: vantaggio dell’arretratezza. Diventa un vantaggio perché i paesi rimasti indietro hanno un risparmio su alcuni costi, per esempio il costo dell’innovazione. Questi costi di avvio sono a carico del paese leader, il paese arretrato invece lo acquisisce con un dispendio di risorse inferiore (sia costo che tempo). Il leader può di conseguenza perdere il suo primato, ed è quello che succederà alla Gran Bretagna (la stessa cosa era accaduta alla penisola iberica nel 600). Ultimo aspetto: è focalizzato sui settori. Ci sono dei fattori guida, i vari decolli dei paesi avvengono in tempi successivi, quando si sono già verificate delle importanti innovazioni tecnologiche. È inevitabile che nei paesi ritardatari cambino i settori che sono alla base della modernizzazione rispetto a quelli della rivoluzione britannica. Per imitare basta una buona organizzazione della società. Quello che cambia è se si vuole essere innovatori, essere i primi. In questo caso bisogna aggiungere qualcosa di più. Questo tipo di condizione si verifica solo nelle società in cui vi era libertà, partecipazione al governo della cosa pubblica, solamente nelle democrazie. Sidney Pollard: secondo questo studioso, l’industrializzazione non riguarda la nazione, ma un’area particolare (una “regione”: area non contrassegnata necessariamente da confini amministrativi ma caratterizzata per il fatto di avere una presenza di attività economiche interconnesse e concentrate tra di loro intorno a un ceto propulsivo) che ad un certo punto riesce a decollare. Aggiunge degli aspetti alla teoria delle imitazioni senza varianti di Gerschenkron. Il regionalismo di Pollard ci interessa perché spiega la presenza di dualismi all’interno dei paesi, il divario nord/sud dell’Italia è per esempio un dualismo alla Pollard. Sono le aree che hanno interessi economici simili che si sviluppano. Pollard introduce anche il concetto del differenziale della contemporaneità. In questo contesto l'idea è che l’economia internazionale interferisce/causa dei riflessi sullo sviluppo economico dei paesi e che alcuni avvenimenti internazionali hanno una portata così vasta che innescano dei rallentamenti o anche dei miglioramenti sul sentiero di sviluppo di ciascun paese. I riflessi dell’economia internazionale causano rallentamenti o accelerazioni sul sentiero di sviluppo di ciascun paese. Per spiegare questo concetto utilizza la ferrovia. La sua invenzione fece molto scalpore negli altri paesi quando fu introdotta in Gran Bretagna. Il riflesso di questo scalpore fu che il pensiero che in tutti i Paesi, per poter diventare stato moderno industrializzato, si dovesse avere la ferrovia. In realtà i risultati dell’introduzione della ferrovia furono ben diversi a seconda della posizione di ciascun paese nel processo di sviluppo nel momento dell’introduzione della ferrovia. Comporta dei costi molto elevati che possono avere dei risvolti negativi. Quando viene introdotta in Gran Bretagna non fu causa dello sviluppo ma arrivò come conseguenza dell’innovazione, in un momento in cui il processo era maturo (si sono riusciti a sostenere gli sforzi economici elevati per la costruzione della ferrovia senza problemi). In altri paesi invece, come Francia, Germania, Belgio e Stati Uniti, le ferrovie sono state una molla (come effetto positivo) di sviluppo che hanno permesso la creazione dell’industria nazionale, soprattutto quella metalmeccanica. Soprattutto negli Stati Uniti, la ferrovia ha raggiunto un’estensione territoriale che ha contribuito a generare nuove tecnologie per l’innovazione del lavoro. Per quelli più arretrati invece sono stati un costo senza effetti positivi, come per esempio in Italia. Per produrre ferrovie l’Italia doveva importare materie prime, mancavano inoltre anche capitali. LO STATO I tre modelli principali del ruolo dello Stato nel processo di sviluppo dei paesi. Passaggio da uno Stato minimale a uno massimale. Minimale: quello del liberismo puro economico. Lo Stato non fa ingerenze nell’economia, si occupa solo di garantire alcuni beni pubblici principali (la difesa, l’ordine e la giustizia) e soprattutto predispone una legislazione che regoli il mercato secondo i principi liberali. Il modo per cui possa compiere queste ingerenze nell’economia è attraverso la tassazione, tendenzialmente non elevata. La forma più utilizzata è quello dello Stato Economia Mista: ampio spettro di possibilità, quantità di ingerenza nell’economia dipende da Paese a Paese, dalla storia, dal percorso storico (es. Differenza tra Stati Uniti, con presenza dello Stato nell’economia molto bassa, contro alcuni Paesi europei dove ci sono sistemi di welfare molto sviluppati che implicano una forte presenza dello Stato all’interno dell’economia). Lo Stato garantisce gli stessi ruoli dello Stato minimale, la differenza è che nell’economia pubblica si occupa della produzione di un maggior numero di beni pubblici (infrastrutture…), ruolo di supplenza del privato (es. Alitalia, nessuno se ne occupa, se l’accolla lo Stato). Forme di sostegno e sussidio. Stato Massimale: economia pianificata, quella storicamente della Russia. Lo Stato si fa carico di tutte le attività produttive. Modello opposto al capitalismo puro, nega il mercato e la libertà di intrapresa. IL DECLINO INGLESE (fine capitolo 4 del libro) Il modello di sistema economico inglese si diffonde, ma una leadership economica può cadere. Parlare di “declino inglese” non vuol dire che la Gran Bretagna non è più un paese avanzato, ma significa che i tassi di crescita dell’Inghilterra hanno rallentato rispetto ai tassi di crescita delle altre nazioni. Dagli anni 70 dell’800 diventano inferiori agli altri paesi. Ad un certo punto continua a crescere, ma a un ritmo più basso rispetto ad altri paesi. Iniziano ad emergere gli Stati Uniti (anche se la loro vera leadership sarà dopo la seconda guerra mondiale). - Perché questo declino/rallentamento? (prospettiva di confronto rispetto agli altri paesi) Tre elementi: 1) inizio precoce: il fatto di iniziare per primi può essere in contrasto con il declino, dovrebbe portare a dei vantaggi. Per i vantaggi dell’arretratezza, arrivare per primi porta invece a degli svantaggi. -> I modelli e le macchine introdotte in Inghilterra furono le prime, potevano ancora essere perfezionati, erano più a rischio di obsolescenza e di perdita di efficienza e quindi di competitività. È la continua evoluzione ad essere la chiave del progresso. A quel punto l'intero apparato inglese risulta obsoleto -> primo elemento di declino. 2) rigidità istituzionali: le istituzioni inglesi sono state fondamentali per lo sviluppo economico, ma anche in questo contesto il difetto della Gran Bretagna fu quello di non essere in grado di innovare, introdurre nuovi comportamenti economici che garantivano il sostentamento delle innovazioni istituzionali che avevano portato alla rivoluzione inglese. È come un macchinario, la Gran Bretagna non innova in quello che ha già sottomano. Esempio le 4 categorie principali di istituzioni in cui ci fu questo problema: - Finanza: nella prima rivoluzione industriale i capitali erano autofinanziati dagli imprenditori stessi, finanziati con i profitti e le innovazioni delle imprese. Questo finanziamento funziona fino a quando il capitale fisso è limitato. Quando si espande invece non è più sufficiente per rimanere competitivi. A mano a mano che introduciamo più capitale fisso, c’è bisogno di andarlo a reperire altrove. Non si svilupparono banche adeguate allo sviluppo finanziario. Anche la borsa fece fatica a decollare, non ci fu una legislazione a sostegno degli investimenti finanziari. I potenziali risparmiatori non erano sicuri di investire in titoli sicuri e la borsa non si sviluppò. - Istruzione: non servirono i tecnici e gli scienziati nella prima rivoluzione industriale, ma ce n’era bisogno successivamente, per l’innovazione. L'istruzione pubblica non si interessò nell’istruzione tecnica. Nelle scuole private (public school) prevaleva l’istruzione di tipo umanistico. Le università impartivano un po’ d’istruzione tecnica, ma la maggior parte dei tecnici inglesi era autodidatta. Le prime innovazioni erano empiriche (trial and error), ma con lo svilupparsi della complessità dei macchinari richiedeva un miglioramento nei modelli educativi. Gli ingegneri avevano uno status sociale piuttosto basso, mentre in Francia o Germania si sviluppò meglio. La mentalità degli imprenditori inglese era più orientata a promuovere la capacità di gestione degli affari piuttosto che soffermarsi sugli aspetti tecnici della capacità produttiva. La mancanza di capitale umano con conoscenze tecniche specializzate impedì alla Gran Bretagna di fare bene nelle innovazioni della seconda rivoluzione industriale, dove l’istruzione era fondamentale. - La grande impresa: il capitalismo inglese era fatto di piccole imprese di tipo familiare (personale). Manca l’introduzione della figura del manager (figura importante tipica dell’impresa americana). - Lo Stato: leggi che andavano verso l’individualismo, dando alle persone la possibilità di intraprendere, ma a un certo punto, lo Stato stesso si concentra nel colonialismo piuttosto che rivolgersi allo sviluppo economico interno del Paese. 3) peso della leadership: (economia internazionale) tratti: - Colonie: diventano un peso perché la loro gestione militare e amministrativa costa tanto. Distoglie risorse per lo sviluppo interno. - Il ruolo dell’Inghilterra nel sostenere il Gold Standard (primo tentativo di creare un sistema monetario standard): la banca d’Inghilterra amministrava le sue politiche monetarie con l’obiettivo di mantenere una stabilità internazionale piuttosto che quella interna. Il Gold Standard aveva regole molto rigide per funzionare. - Gli interessi della city (=maggiore piazza finanziaria dell’epoca) erano ritenuti più importanti delle industrie inglesi: maggiore propensione a investire all’estero piuttosto che nelle industrie del paese. Avevano rendimenti più elevati. - Ruolo di poliziotto del mondo: la Gran Bretagna fu coinvolta in guerre nel paese, veniva coinvolta perché cercava di mantenere un bilanciamento all’interno dell’Europa. Queste spese militari drenavano risorse nazionali che non venivano indirizzate al settore manifatturiero. Il momento di massima crescita è quello della Belle Époque (appena prima della Prima guerra mondiale), in cui la Francia riesce sempre di più ad aprirsi al commercio internazionale. Sono diversi i fattori e attività che si sviluppano (più della Gran Bretagna). Queste imprese sono di piccole dimensioni, più disperse nelle zone di campagna e impegnate in lavorazioni di tipo artigianale con alto valore aggiunto indirizzato a compratori con elevato potere di acquisto. Erano produzioni destinate all’uso e non per l’impiego industriale. Un tratto comune invece è che il finanziamento arriva in larga parte dall’investimento e dai profitti degli imprenditori. Anche in Francia le banche, per esempio la Rothschild, erano più orientate al commercio e agli investimenti internazionali. Solo dalla metà del 19o secolo nascono dei nuovi istituti finanziari, il più famoso era la société général du crédit mobilier, fondato nel 1852. Si impegnò nel finanziamento delle attività industriali, ma a differenza della Germania, non ebbe successo. Nel 1872 fu fondata la Paribas e altre banche d’affari. In Francia la banca non fu un fattore determinante per l’industrializzazione, nonostante vengano creati numerosi istituti finanziari. Il ruolo dello Stato fu meno interventista rispetto al caso belga. Si occupò di infrastrutture e ferrovie + lieve protezionismo, ma non si concentrò mai sullo sviluppo economico del paese. GERMANIA All’inizio del 800 c’era un territorio frammentato, frammentazione che iniziò a risolversi nel 1818, quando la Prussia, lo stato più grande dell’area, iniziò ad aprirsi agli scambi internazionali. Lo fa abbassando e semplificando i dazi doganali. Nel 1833 si arriva al consolidare questo tipo di politica di unione doganale creando lo Zollverein, che aboliva i dazi interni tra i paesi membri (mercato unico e comune interno) e moderava quelli esterni. Oltre a questo, tutti i paesi membri furono obbligati alla realizzazione di una rete ferroviaria interna che doveva servire per il mercato. 1871 -> Lo sfruttamento del bacino carbonifero della Ruhr portò alla rapida industrializzazione del paese, e lo sviluppo nel settore siderurgico tedesco. Il risultato è che questo settore diventa di grandi dimensioni, in termini di prodotto, produce tanto, ma anche nel senso di grandezza di unità produttive. Le aziende tedesche adottano una strategia di integrazione verticale e lo fanno acquistano miniere di carbone e di ferro, officine meccaniche, ecc. Un tratto caratteristico dell’industrializzazione si pone storicamente tra la creazione delle ferrovie e la seconda rivoluzione industriale, a differenza della Francia e Belgio, che sono ancora legati alla prima rivoluzione industriale. La Germania sfrutta le innovazioni della prima rivoluzione industriale per creare nuovi settori con l’utilizzo del motore a scoppio, del vapore e della chimica organica. In Germania tutti questi settori diventano settori ad alta densità di capitale. Fu capace di cavalcare questa nuova frontiera tecnologica. Perché? Nasce una nuova Banca, che supporta questo sistema, la banca mista. Erano normali banche di credito (gestivano depositi e prestiti) e di investimento (fornivano crediti a medio e lungo termine per le attività produttive, usando i propri capitali e i depositi dei clienti). Si dicono “despecializzate” o “universali”. Offrivano inoltre una serie di altri servizi ai propri clienti, favorivano il collocamento delle azioni sul mercato azionario, ma facevano anche interventi di salvataggio o di ristrutturazione del capitale. Assistevano le aziende “dalla culla alla bara”. Differenza tra holding finanziarie belghe e banca mista tedesca: non sono la stessa cosa. - le banche miste: possedevano i pacchetti azionari delle imprese, ma solo con lo scopo di monitorare l’andamento dell’impresa. Il fatto che possedeva le azioni, dal pdv del sistema economico industriale, favorì la formazione di sistemi di protezione del mercato interno e di organizzazione della produzione. Questo tipo di controllo del mercato e di sua gestione sfocia nel “cartello”: accordo/contratto tra aziende tra loro indipendenti, che si accordano per determinare i prezzi, per regolare la produzione, per dividersi i mercati e per attuare le pratiche monopolistiche o restrittive della concorrenza nel mercato per favorire lo sviluppo delle imprese. - La holding finanziaria belga invece possedeva e creava le imprese. In altri Stati, come in America, la pratica del “cartello” fu vietata. In Germania invece in questa fase furono favoriti come opera di protezionismo per l’industria nascente. Fu poi rafforzato con pratiche di Dumping -> si applicano prezzi interni di un certo prodotto più alti di quelli che applico verso l’esterno, si favoriscono quindi le esportazioni e si recuperano le perdite dei mercati internazionali con i prezzi più alti all’interno del paese. La nascita della banca mista portò anche alla creazione di una banca centrale più forte e interventista rispetto alla Bank of England. La Banca mista è uno dei principali fattori sostitutivi che Gerschenkron ha individuato, che hanno permesso agli stati di industrializzati. Sarà un sistema che verrà applicato altrove, anche in Italia, anche se con esiti diversi. I settori ad alta intensità di capitali furono il siderurgico, chimica organica ed elettricità che richiedevano elevate competenze tecniche. In Germania si formò un efficiente sistema scolastico pubblico, anche superiore, dove si potevano formare ingegneri e tecnici. Gli ingegneri ebbero un’importanza a livello sociale molto elevata. Anche la Germania ha sofferto di una sorte di dualismo tra est e ovest del paese -> concetto di regionalismo alla Pollard. La parte orientale rimase più legata all’agricoltura, mentre la parte più industrializzata era la parte ovest del paese. Proprio in Germania si adottarono le prime forme di previdenza sociale gestita dalla Stato e generalizzata a tutti i lavoratori. Era fatta sul rapporto di lavoro e non sui diritti di cittadinanza. RUSSIA La produzione di acciaio ed elettricità abbiamo valori simili a quelli francesi, mentre i km di ferrovia era maggiori. In realtà la Russia, anche prima della Prima guerra mondiale, era un paese molto arretrato -> incongruenza. La Russia è un paese molto grande, confrontando i valori assoluti con quelli relativi emerge l’arretratezza. Il decollo russo non avviene. La Russia subì una forte influenza da Est, dall’assolutismo della Cina. I primi tentativi di apertura del Paese iniziano a metà 700, la volontà arriva dallo Zar. Il progresso economico dipende da un atteggiamento dall’alto e non dall’individualismo che avevano determinato l’affermazione dell’economia di mercato nell’Europa occidentale e in Inghilterra. Lo zar Alessandro II nell’800 diede vita a dei principi di modernizzazione. Per prima cosa, nel 1861, abolisce la servitù della gleba. Il vantaggio di aver reso gli uomini liberi, da un lato però, il modo in cui lo abolì non produsse effetti positivi. Non riuscì a liberare né la coltivazione della terra né la mobilità dei contadini. Il controllo delle terre passa ai Mir, autorità delle comunità di villaggio che si occupano di stabilire la distribuzione delle terre da coltivare, avevano anche il compito di controllare come si coltivava. Non si è quindi cambiato il modo di produrre. C'erano dei vincoli per i contadini, chi voleva emigrare era costretto a pagare le imposte e le rate del riscatto della loro terra, rimaneva quindi legato alla terra che aveva lavorato. Si incentivò la costruzione di ferrovie e si riorganizzarono le banche -> crescita delle Russia nell’ultimo ventennio dell’800. Crebbe l’industria pesante, carbone e acciaio, legata alla costruzione della ferrovia + industria degli armamenti. Altro elemento ostativo alla crescita della Russia fu la ristrettezza del mercato, soprattutto per l’industria tessile e alimentare. Nonostante queste agevolazioni (ferrovia, abolizione della schiavitù, banche), all’inizio del 19o secolo la Russia era un paese istituzionalmente molto arretrato. Il modo in cui erano stati presi i provvedimenti non aveva fatto emergere un’imprenditoria adatta per rilanciare economicamente il paese. Lo strumento che portò all’innovazione della Russia fu lo Stato -> fattore sostitutivo per la Russia, che crea un minimo di industrializzazione nel paese, tramite ferrovie e Gold Standard. Impose anche dei dazi per incentivare la produzione nazionale e fece in modo di aumentare la spesa pubblica, soprattutto per gli armamenti. Come si sostituisce in termini di consumatore per le industrie? Ha bisogno di soldi, raccoglie fondi attraverso la tassazione -> effetti negativi sul mercato e i consumi privati. Se i cittadini vengono tassati, lo stato spende di più, ma i cittadini hanno possibilità di acquisto. Ultimo elemento -> investimenti dall’estero. Il capitale straniero che arrivava in Russia fu molto importante, attraverso questo capitale si andrò a finanziare una parte del debito pubblico. Il 40% del capitale delle società russe arrivava dal capitale straniero. ITALIA Fino all’unificazione ci troviamo di fronte a tanti stati più o meno piccoli. Furono introdotte importanti innovazioni mercantili e bancarie che favorirono la rivoluzione industriale in Italia. Un elemento importante era una solida tradizione manifatturiera assicurata e agevolata da una buona urbanizzazione. Elementi negativi -> frammentazione politica e tipologia di manifattura (specializzata in beni di lusso). Prima dell’unificazione il Regno di Sardegna aveva già mostrato alcuni cenni di sviluppo istituzionale. Nel 1848 era diventata una monarchia costituzionale, aveva introdotto le ferrovie, la manifattura tessile e meccanica e cantieristica. Aveva introdotto anche una Banca che a fine secolo diventerà la Banca d’Italia. Sviluppo interessante per la modernizzazione. Cavour fu l’uomo politico che portò a questi miglioramenti, fu l’attore principale che aiutò l’unificazione. Il primo passo era di dover fare una modernizzazione istituzionale che uniformasse tutti i territori che avevano caratteristiche strutturali e istituzionali differenti. molto elevata. I conflitti distributivi furono limitati. L'abbondanza di risorse permetteva un rapporto collaborativo e non conflittuale. - Popolazione di emigrati dall’Europa: emigrante è chi si muove per trovare lavoro e migliorare la propria condizione. La nuova popolazione americana erano persone intraprendenti, disposti a correre il rischio -> self-made men. Emigravano persone di origini diverse, con abitudini e culture diverse. Dovettero costruire un terreno condiviso, che raggruppava culture e tradizioni diverse, il tutto con il fine di prevenire eventuali conflittualità. Gli Stati Uniti sono uno stato federale: tentativo di creare un’autonomia interna a ogni stato, ma con moneta unica e politica estera comune. Mette insieme economicamente un territorio molto vasto. - Tipo di legge che si consolida: avevano un vuoto costitutivo, le leggi che andavano fatte non erano condizionate da nessun potere pregresso. Non vi erano precedenti poteri politici che potessero condizionare o avere influenza sulle nuove leggi introdotte. Venivano introdotte per consenso in un ambiente politico che si orientò verso un'espressione democratica più vasta possibile. Da sempre si teneva conto del tema dell’efficienza e della coerenza. Mancava la classe delle corporazioni, i mercati erano liberi. Non ci sono capacità artigianali stabilite. Chi arrivava erano persone senza titoli di studio e volevano affermarsi -> serve un’entità, la grande impresa, capace di coordinare le risorse di un mercato grande in forte crescita, per poter produrre e dare vita alle attività produttive. Doveva dotarsi di strumenti, macchinari automatici, per sopperire alla mancanza di lavoro. La grande impresa nasce nelle ferrovie, la cui estensione chilometrica necessitava di un coordinamento fino ad allora mai visto. Viene poi estesa ad altri settori, comunicazioni (telefono e telegrafo) che servivano per coordinare le ferrovie, e poi a tutti gli altri settori della seconda rivoluzione tecnologica. La grande impresa: È la forma di impresa dominante, a cui tutti i Paesi tendono fino agli anni 70. Alfred Chandler è uno statunitense che per primo studia le corporation americane e definisce i tre obiettivi tipici della grande impresa: - Le corporation vogliono acquisire delle economie di scala: aumentare la capacità produttiva in modo da ridurre il costo unitario dei prodotti. Produrre in modo standardizzato creando una produzione di massa per un consumo di massa. Aumento capacità produttiva perché si riduce il prezzo unitario. - Se non si riesce con l’economia di scala fare un’economia di selezione: economia che offre una gamma maggiore di prodotti usando gli stessi fattori produttivi, le stesse materie, gli stessi impianti e lo stesso know-how. Economia di diversificazione. Risparmio a livello generale, non sulla singola unità. - Economie di rapidità sia produttiva sia di comunicazione e gestione all’interno dell’impresa. Si affermano, fino agli anni 50/60, due particolari modelli di organizzazione del lavoro (portano efficienza nel come si organizza il lavoro): 1) taylorismo: ha come ideatore Frederic Taylor, uno studioso che si occupa dei problemi connessi al sistema produttivo e alla razionalizzazione del lavoro. Si basa sull’idea della specializzazione del lavoro di Adam Smith. Studia in modo scientifico i principi dell’organizzazione scientifica del lavoro. Bisogna dividere il processo industriale in singole unità di operazioni, composte da movimenti semplici, ripetitivi e fondamentali. La scelta dei movimenti di ogni mansione deve essere fatta in modo tale da massimizzare la sequenza finale. Il tempo di produzione deve essere cronometrato, bisogna stabilire un tempo standard finale entro cui si deve avere il prodotto finito. Il lavoratore deve essere istruito per arrivare allo standard, formazione organizzata dalla direzione. Il compito del lavoratore è svolgere la sua mansione concentrandosi sulle sue capacità manuali. Il lavoratore accetta questo modello e si conforma ad esso perché stimolato da incentivi sulla produzione -> cottimo, la retribuzione varia al variare della produzione, più produce più aumenta il salario. Netta distinzione tra attività esecutive (operaio) e programmazione e controllo (direzione) con il fine di aumentare il più possibile la produttività del lavoro. Vantaggio: aumento produttività, diminuzione dei tempi morti, permette assunzione di manodopera non specializzata/qualificata, senza formazione, può essere collocata nel sistema produttivo minimizzando i costi, con poco addestramento. Svantaggio: dequalificazione del lavoratore e i relativi problemi nelle relazioni industriali. 2) fordismo: nasce dal taylorismo. Introdotta da Henry Ford (casa costruttrice di automobili statunitensi), caratterizza ancora di più il processo e metodo utilizzato da Taylor. I suoi metodi partono da una forte accumulazione e elevata innovazione tecnologica -> catena di montaggio (=meccanizzazione del passaggio di un semilavorato a una postazione del lavoratore fino al successivo, rullo trasportatore che unisce le varie postazioni di lavoro). Si sposta sempre di più verso la standardizzazione dei prodotti. Aumenta la produttività, riduce i costi di produzione e il costo singolo dei prodotti, aumenta i salari, domanda che stimola l’aumento della produzione, creazione di accumulazione formando un circolo virtuoso. Per i lavoratori crea un compenso per la dequalificazione, ma anche per fidelizzare il lavoratore al nuovo sistema produttivo -> politica semplice per cui aumenta il salario e diminuisce le ore di lavoro. Aumentando i salari permette ai lavoratori di acquistare la sua automobile. Riducendo le ore di lavoro crea anche un mercato per le ore libere. Ford chiede anche una rigida disciplina di fabbrica, intromettendosi nella vita dei lavoratori. Obiettivo: ridurre l’alcolismo degli operai che si ripercuoteva sulla produttività del lavoro. Rapidità nella gestione aziendale: imprese di grandi dimensioni, la proprietà e la gestione si devono dividere, nasce la figura del manager, lavoratore stipendiato che molto spesso non possiede una piccola parte del capitale aziendale ma ne deve organizzare l’attività aziendale. Le competenze richieste sono così importanti che nascono delle business school, ma anche corsi universitari specializzati. Il controllo dell'impresa assume una specifica gerarchia: a capo c’è l’amministratore delegato, sotto c’è lo staff diviso in modo funzionale (capo dell’ufficio legale,…) con divisione per funzioni e sotto ancora c’è la linea dei vari manager operativi che supervisionano i vari settori operativi. Come si fa a diventare sempre più grandi? Attraverso due tipi di processi: - L'integrazione verticale: processo che consente all’impresa di assumere il controllo di tutto il processo produttivo, dall’ottenimento delle materie prime fino alla distribuzione. - L'integrazione orizzontale: imprese diverse indipendente che operano nello stesso settore che si raggruppano per espandere la quota di mercato a danno dei concorrenti. Questo tipo di integrazione vale spesso nell’industria chimica. Un altro elemento importante della grande impresa è che ha bisogno di importanti capitali. GIAPPONE Grande influenza dell’economia di mercato nel mondo, assolutismo orientale ostativo. Per la localizzazione geografica è influenzato dai paesi dell’Est, dalla Cina. In Giappone si sviluppò una forma di nazionalismo basata sulla cultura confuciana che aveva come valori la lealtà, il decoro e l’armonia. Implicavano una vita lavorativa disciplinata e produttiva. La figura dell’imperatore aveva un ruolo figurativo, non esercitava il suo potere, ma era l’aristocrazia militare a governare. Sistema di potere molto simile al nostro medioevo feudale con struttura governative di carattere locale. Le caratteristiche del Giappone preindustriale: aveva città grandi, di tipo mercantile, sistema creditizio funzionante, istruzione nelle classi alte diffusa. Comunemente alla Cina, aveva tenuto chiuso i suoi confini e i suoi rapporti con l’estero. Vietava i viaggi con l’Occidente e aveva vietato i commerci di lunga distanza. Solo una volta all’anno a Nagasaki poteva arrivare una barca olandese per commerciare. Dalla metà dell’800 il Giappone si industrializza -> fu di tipo impositivo. È l’ammiraglio americano Matthew Perry che arriva a Tokio nel 1853 e con la minaccia di bombardare la città stipula dei contratti commerciali con il Giappone. Apertura impositiva che obbliga il Giappone ad aprirsi commercialmente. Non poteva imporre dazi sopra il 5% agli stranieri, e gli stranieri non erano soggetti alle regole giapponesi. Crea malcontento, la classe dei samurai aiuta l’imperatore a riprendere il potere -> restaurazione Meiji. Il Giappone introduce dei cambiamenti istituzionali che si basano e prendono esempio da quello che era stato fatto in Occidente. Abolisce il vecchio sistema feudale e sostituisce l’amministrazione con una di tipo burocratico, sul modello francese, esercito organizzato sul modello prussiano e dall’Inghilterra acquisiscono l’idea di come costruire la propria flotta/naviglio. Per i metodi finanziari copia il modello statunitense. Nella cultura economico produttiva vengono incentivati i viaggi all’estero, per approfondire conoscenze tecnologiche e sulle innovazioni su tutti i campi. Anche l’educazione viene incentivata sul modello occidentale. Viene creata una Banca centrale e viene riformato il sistema bancario. -> nuovo assetto istituzionale. Il Giappone inizia il suo processo di industrializzazione, grazie all’intervento del governo. Lo Stato si occupa di favorire l’industrializzazione, introduce per primo le innovazioni tecnologiche e si impegna nella fondazione di imprese, miniere e fabbriche a modello dell’esempio occidentale. La differenza è che una volta avviata l’impresa lo stato giapponese se ne libera, lasciando l’iniziativa all’imprenditore. Aveva una tradizione manifatturiera basata sulla disponibilità di materie prime, nel suo caso della seta. Per quanto riguarda il cotone, in questa fase risentì dell’apertura degli scambi commerciali, l’Inghilterra era molto forte. Tra il 1860 e 1940 la seta grezza rappresentò un quinto/un terzo delle entrate provenienti dall’export del Giappone. La seta è il prodotto che gli permette di acquistare dall’estero. Come l’Italia, non ha materie prime, lo scambio commerciale è quindi fondamentale. Verso la fine dell’800 si sviluppa anche il settore tessile e l’industria pesante. Ha comunque sempre il vincolo fino ai primi del 900 dei dazi che non può alzare. Diventa una potenza coloniale, ricerca di materie prime e mercati cercando di guadagnare nuovi territori. Come per Russia e Italia in questa fase non riesce a raggiungere le più grandi potenze mondiali. Si afferma un tipo di impresa tipica del Giappone, gli zaibatsu. Sono una rete di imprese acquistare dall’estero. Viene a generarsi una recessione economica-produttiva e poi finanziaria che alcuni chiamano la Grande Depressione. È una crisi di sovraproduzione sia nel settore industriale che agrario. Sfocia poi in crisi finanziaria. C'è un’offerta superiore alla domanda, i prezzi crollano come anche i profitti, c’è disoccupazione, crollano i consumi. Circolo vizioso che provoca recessione e depressione. Perché ci fu sovraproduzione nell’industria? È legata al progresso tecnologico, porta ad aumentare la produttività, ma non c’è più un mercato che la richiede (non c’è più la ferrovia, l’acciaio non è più richiesto). È una crisi dell’industria pesante, nel settore siderurgico, che si trasmette poi sugli altri settori. Per il settore agricolo la causa di sovraproduzione è che arriva cereali da Russia e Stati Uniti che hanno costi nettamente inferiori rispetto a quelli europei. Il costo di produzione è più basso (grandi estensioni di terreno) e anche costo di trasporto ridotto (per il miglioramento nei trasporti). Le imprese agricole europee non vendono, falliscono. La crisi finanziaria coincide con la caduta della borsa di Vienna nel 1873. All'origine di questo crollo c’è un eccesso di capitali che non trova investimenti remunerativi all’interno del paese. Anche il capitale viene utilizzato come profitto, non sapevano più dove investire in modo remunerativo. Si investe in attività ad alto rischio, esempio debiti pubblici che vengono emessi per sviluppare ferrovie ma che non sono più remunerative (le linee ferroviarie che danno reddito sono già state costruite). Caduta dei valori azionari nei titoli ferroviari e del debito pubblico. Crolla il sistema bancario, prima sulla borsa di Vienna e poi su tutto il sistema finanziario. Secondo Pollard la crisi finanziaria porta a una chiusura netta con la situazione che si era verificata poco prima (da libero scambio a fase di egoismo economico). Si tende ora al protezionismo e si cerca di tenere per sé i propri mercati. Questa fase durerà fino al secondo dopoguerra. C'è quindi più di una globalizzazione, anche dopo il secondo dopoguerra. Come si risponde a questa crisi? C'erano due possibilità: - Agganciare una nuova rivoluzione tecnologica: costi elevati e processo lento. - Ricorso al protezionismo -> quello che si instaura in questa fare è molto diverso ai navigation acts all’inizio delle modernizzazioni. Diventa nazionalismo -> lo stato non guarda solo alla protezione della produzione interna dalla concorrenza straniera, ma si mette a servizio del capitalismo nazionale. Da un lato protegge e dall’altro chiude la nazione su sé stessa. Si concentra sull’economia interna del paese. Il colonialismo diventa importante, anche da parte dei paesi che vengono colonizzati (sottosviluppo), si occupa dell’economia attraverso il miglioramento delle comunicazioni, si mette a difendere sia i lavoratori (sindacati, scioperi) sia i consumatori, favorendo i profitti capitalistici agevolando cartello e monopolio. Le grandi imprese sono il paradigma dominante, adottano delle strategie personali per superare il nazionalismo, lo fanno creando multinazionali oppure cercando di creare cartelli a livello internazionale (non hanno però successo, sono difficili da gestire e controllare). La multinazionale è un’azienda indipendente creata nello stato, non importa prodotti, fa crescere l’industrializzazione interna. 4) FASE 4 (1896-1913): si supera la crisi, piccolo recupero del potere di acquisto, tornano a incrementare gli scambi. Il sistema del Gold Standard aiuta, continuano i progressi nelle comunicazioni e nell’espansione coloniale delle potenze che si erano affermate in questo periodo. Con questa piccola apertura, anche se c’è protezionismo, non viene impedita la crescita economica a livello internazionale. Si allenta la stretta attorno al protezionismo. Gli Stati Uniti sono un agente esterno, agiscono in modo molto protezionistico fino al 33, nella fase centrale adottano riduzioni nei dazi, ma non li eliminano. Prima della Prima guerra mondiale tornano a una chiusura protezionistica. MOBILITA’ DEI FATTORI PRODUTTIVI Il fattore produttivo per eccellenza è il lavoro. È uguale alla mobilità delle persone, è da rapportare ai fenomeni di carattere migratorio. Nel corso dell’800, parallelamente alla mobilità dei beni, c’è un forte movimento di persone e capitali. A differenza delle questioni sul protezionismo dei beni, in questa fase non c’è un controllo sugli spostamenti delle persone. I limiti che c’erano erano solamente la possibilità di pagarsi il viaggio. Per un certo tempo la migrazione era controllata. Le persone che emigrano di più sono gli europei. L'effetto è talmente ampio che si parla di europeizzazione di gran parte del mondo. Possiamo dividere questo flusso migratorio in 3 fasi: 1) Fino al 1850: nella prima fase si raggiungono 100000 migranti annuali, per la maggior parte inglesi e tedeschi. Le destinazioni sono principalmente Stati Uniti e colonie inglesi. 2) Dal 1850 al 1880: gli emigranti annuali sono 250000. I principali migranti sono sempre inglesi e tedeschi, ma anche sud e est Europa. Destinazione sempre gli Stati Uniti, meno nelle colonie. Aumenta quello nel sud America, Brasile e Argentina. 3) Dal 1880 alla Prima guerra mondiale: oltre 900000 emigranti. Cambiano le proporzioni, non sono più gli inglesi che emigrano, ma le persone del sud e est Europa. L'emigrazione italiana raggiunge quella inglese, anche spagnoli e portoghesi si aggiungono ai flussi migratori. Cambiano le destinazioni, meno USA e aumento sud America. Ci sono anche altre aree di migrazione con effetti minori: - Migrazione forzata che parte dall’Africa - Quella asiatica verso aree dell’oceano Pacifico per lavoro. L’ emigrazione ha sia cause che conseguenze: CAUSE: corrispondono a: - Meccanismi di espulsione: nascono rispetto a un’azione passiva da parte dell’emigrato, è costretto a spostarsi. È conseguenza di guerre o aspetti che obbligano l’emigrazione. - Meccanismi di attrazione: la più importante, per scelta, per ragioni economiche per migliorare la propria posizione sociale. Chi emigra non è povero, ma sono persone che si sono impoverite, contadini che a un certo punto si trovano senza terra e faticano a mantenere il livello sociale avuto sino a quel momento. Nelle zone meno appetibili vanno le persone più povere, che partono da livelli di vita con restrizioni più forte. - Attrazione dei primi: si tende a riportare l’esperienza positiva e incentivare le persone verso una cosa positiva. - Riduzione/scomparsa di ostacoli legali alla possibilità di migrare (esempio servitù della gleba, restrizioni per chi doveva fare il servizio militare). CONSEGUENZE: - Furono positive, l’Europa si liberò della pressione che aveva sulla terra. I capitali che ritornano da chi è partito porta ad accumulazione di risorse. Per i paesi di immigrazione, avere nuova popolazione poteva essere positivo. Gli Stati Uniti popolavano nuove terre, potevano avviare nuovi settori economici, investire in capitali. Restano negative quando si arriva a un eccesso di immigrazione, quando creano restrizioni sul sistema produttivo esistente. MOBILITA’ DEI CAPITALI: INVESTIMENTI ESTERI Tutti i fattori di crescita che fanno aumentare gli impieghi all'estero di capitale sono dati dal fatto che si era accumulato risparmio, si cercava di investire fuori dalla propria nazione verso investimenti più sicuri e che avevano rendimenti più elevati. Si investe all'estero perché vengono create delle istituzioni dei mercati internazionali specializzate nell‘impiego del capitale all'estero e perché c'era una crescente richiesta di capitali da parte dell'estero. I capitali all'estero vengono utilizzati per costruire le reti ferroviarie, per espandere lo sfruttamento minerario, per far nascere imprese private sia industriali, per esempio la siderurgia, per ottenere risparmi sui trasporti e diminuire i dazi sulle produzioni oppure per investimenti in servizi pubblici come la costruzione di porti, canali, fognature. Per tutto l'Ottocento due determinanti dell'investimento estero di capitali sono stati: - l'urbanizzazione (servizi pubblici, elettricità, fognature) - progresso tecnico. Tanto nella forma quanto nel periodo l'investimento dei capitali è compatibile con i fenomeni migratori che sono avvenuti durante il secolo. In generale possiamo dire che oltre la metà degli investimenti sono diretti in Europa e in Nord America. Sono soprattutto paesi dell’Europa che investivano in altri paesi dell'Europa oppure paesi europei, come la Gran Bretagna, che investe nel Nord America. Nei paesi dell’Africa e dell’Oceania hanno un ruolo centrale le colonie britanniche. La destinazione di progetti e investimenti è variata nel corso del tempo. Distinguiamo in periodi: - Prima fase di capitalizzazione all’estero: come investitore dominante c’è la Gran Bretagna. Gli investimenti britannici sono maggiormente indirizzati verso gli Stati Uniti e verso le proprie colonie. Sempre in questo periodo è la Francia che si muove verso questo tipo di investimento. La Francia, a differenza degli Stati Uniti, investe negli altri stati soprattutto per costruirci ferrovie, oppure investe in titoli del debito pubblico (sempre in paesi esteri). Le linee ferroviarie in cui arrivano gli investimenti francesi sono quelle spagnole, italiane, austro ungheresi e in Russia. I titoli del debito pubblico verso cui si indirizzano gli investimenti francesi sono quelli di Spagna, Russia, impero turco e Egitto. Dopo il 1870 iniziano ad emergere altri paesi oltre alla Gran Bretagna e hanno comportamenti diversi. Francia e Gran Bretagna mantengono un comportamento simile al periodo precedente, per la Gran Bretagna legato agli investimenti con le proprie colonie e agli Stati Uniti (si dirige anche in liquidità la banca centrale può intervenire con politiche economiche espansive, riducendo il tasso di sconto per dare respiro alla richiesta di liquidità di queste persone e degli agenti economici, e può mettere in circolo moneta. Nel complesso, la banca centrale ha un ruolo che permette di mantenere in equilibrio il sistema bancario. Tipologie di banche: In epoca pre industriale si parlava di banca privata e di banca pubblica e Monti di pietà. Dalla metà del 700 abbiamo lo sviluppo di altre tipologie di banche che passano dalle casse di risparmio fino ad arrivare alle società per azioni bancarie. Le casse di risparmio sono banche non profit che nascono per raccogliere i piccoli risparmi e hanno anche lo scopo di familiarizzare le persone con un reddito aggiuntivo a risparmio di tipo remunerativo. La gestione del risparmio in queste Banche è di tipo prudenziale, non si fanno investimenti a rischio in azioni. Gli avanzi della gestione delle casse di risparmio sono generalmente destinati a opere di beneficenza, opere sociali. Accanto alle Casse di Risparmio si diffondono le società per azioni bancarie, che possono essere: - istituti di credito a breve termine, banche commerciali che contano sui depositi dei correntisti - depositi di credito a medio/lungo termine, che sono specializzati in credito di investimento. in una banca di solo investimento non ci sono depositi e i prestiti avvengono in base al capitale sottoscritto - In Germania si configura una banca di terzo tipo che è quella mista. Un tipo di banca mista è la banca cooperativa, dal punto di vista del credito opera come la banca mista, ma invece che tendere ad un profitto ha un utile da distribuire tra i soci, come una normale società per azioni, e ha lo scopo di proporre condizioni più vantaggiose, rispetto a quelle del mercato, per i soci. Lo scopo, quindi non è il profitto, ma è quello di favorire condizioni più vantaggiose ai soci rispetto al mercato. Ci sono due modelli di banca cooperativa: - modello della Banca Popolare che nasce nelle città, alla veste della società responsabilità limitata (s.r.l) - nel mondo rurale nascono le casse rurali, che hanno responsabilità limitata e si occupano di credito nel settore agricolo. I sistemi finanziari associati alla modernizzazione hanno due tipi di orientamento rispetto al finanziamento che erogano rispetto alla “grande impresa”. A seconda di come il sistema finanziario si orienta verranno finanziate le grandi imprese. Ha sostanzialmente due forme: - orientamento al mercato, quindi la borsa ha il primato assoluto e la banca ha un ruolo secondario. Quando le grandi imprese vanno in borsa per ottenere capitali si dice che quel sistema finanziario è orientato al mercato. In questo sistema le grandi imprese rispondono al mercato borsistico, quindi agli azionisti, che sono il loro target di riferimento. Generalmente i mercati borsistici vengono regolamentati in modo tale che le transazioni che ci sono all'interno siano trasparenti e che le imprese forniscano informazioni dirette sul proprio andamento all'interno del mercato borsistico in modo tale che le quotazioni siano corrette e veritiere rispetto allo stato di salute dell’impresa. - Sistema orientato alla banca. È la banca ad avere un ruolo dominante. Le banche miste sono quelle che generalmente hanno dato più investimenti per la grande impresa. Le informazioni non circolano più liberamente, in modo trasparente all'interno del mercato, ma circolano prima in gruppi di riferimento preferenziali che sono quelli determinati dalle interconnessioni tra le imprese che si incrociano nelle banche di riferimento e non vengono condivise né con il pubblico né con la borsa. Le decisioni sono prese ex ante e si divulgano a cosa fatta. Oggi si va verso modelli ibridi, nessuno dei due orientamenti è privo di svantaggi. IL SISTEMA MONETARIO Cosa si intende per moneta: la moneta è un mezzo di scambio generalmente accettato da tutti. la moneta e intrinsecamente un’unità di valore perché assegna valore alle cose. È uno strumento di pagamento ma anche una forma di risparmio quando servo quel valore. Bisogna distinguere il concetto di moneta come unità di valore e la sua forma concreta, la sua materializzazione, la contropartita fisica della moneta. La moneta concreta può assumere diverse forme: - La moneta reale, che ha valore in base al peso del materiale, è il metallo prezioso che è contenuto all'interno della moneta. Il suo peso in oro e in argento è il suo valore in oro e in argento. Può essere considerata come una merce e come tutte le merci può essere scambiata a livello internazionale. - La moneta fiduciaria ha una forma fisica diversa, può essere una banconota o una scrittura di conto. Il valore di questa moneta si basa sulla fiducia che verrà accettata come mezzo di pagamento. Ha un valore superiore rispetto a quello materiale (esempio banconota da 500€). Si accetta perché si va sulla fiducia che quella banconota rappresenti la moneta reale, cioè quella che contiene effettivamente il valore che rappresenta. In un sistema monetario, la moneta fiduciaria può essere sia una moneta secondaria rispetto a una moneta reale oppure può essere una moneta unica. Nel caso di moneta secondaria, la moneta fiduciaria rappresenta una determinata quantità di oro e di argento che può essere richiesta a chi ha emesso la moneta. Nel caso in cui la moneta fiduciaria è una moneta unica non posso fare questa conversione. Non c'è un metallo prezioso un bene reale a cui associare quel pezzo di carta. questo caso negli stati moderni avviene solo in casi particolari, quando si impedisce la conversione in oro della carta moneta, il corso forzoso (=la moneta cartacea circolante, fiduciaria, non ha un corrispettivo in oro). Capita soprattutto in periodi di guerra, quando si produce tanta carta moneta per finanziare le spese dello Stato, ma di fatto non aumentano le riserve d'oro e si perde la convertibilità della moneta fiduciaria in moneta reale. La moneta diventa una questione importante quando aumentano gli scambi. Tra 700 e 800, la rapida crescita degli scambi richiede agli stati e alle persone di avere una sempre maggiore quantità di mezzi di pagamento. Visto che i sistemi monetari sono basati su un metallo prezioso, il problema che nasce è quando l'offerta di oro e di argento, che stanno alla base del sistema monetario, non è sufficiente a coprire la necessità di moneta che il paese ha in quel momento. Nascita del biglietto di banca. Era già una forma conosciuta intorno al 600. Diventa uno strumento fondamentale intorno all' 800 -> nascono banche più sicure, nascono perché c'è meno moneta metallica e perché le banche centrali iniziano ad avere il monopolio di emissione (garanzia monetaria e statale sulla convertibilità della propria carta moneta). Oltre alla cartamoneta ci sono altri modi per esprimere l'offerta monetaria, per esempio il conto corrente e il deposito rimborsabile a vista. Sono tutte monete che possono essere ricomprese nell’accezione di moneta fiduciaria. Questi modi fanno sì che l'offerta di moneta in circolazione aumenti perché diventa più semplice scambiare moneta. Anche le banche contribuirono all' aumento della moneta bancaria in circolazione, lo fecero in un modo inusuale, inizialmente concedono credito al di sopra della propria liquidità, dell'oro e della moneta che conservano nelle loro casseforti. Per fare queste operazioni si basano sulla riserva frazionaria = il principio della riserva frazionaria dice che bisogna avere in cassa solo una parte del capitale esigibile dal depositante perché normalmente non tutti i depositanti richiedono contemporaneamente i loro depositi e quindi di liquidare i conti e far come convertire le loro banconote. L'aumento della moneta bancaria e fiduciaria è molto importante per la crescita economica perché altrimenti la crescita stessa si sarebbe fermata per mancanza di denaro. Si slega il concetto di moneta dal metallo e dal valore intrinseco della sua materia fisica. Serve qualcosa che possa circolare velocemente e che si sleghi dal concetto fisico. IL GOLD STANDARD Il sistema monetario non è altro che la modalità con cui si organizza la moneta all'interno di un paese. Può essere fisica o dematerializzata o materializzata in un pezzo di carta, ma come la organizziamo all'interno del paese è definito “sistema monetario”. Gold standard vuol dire che l'espressione reale con cui viene espressa la moneta all'interno del paese è basata sull’oro. Non esistono sistemi monetari in cui la moneta fiduciaria è unica, abbiamo un'espressione mista. Nel 1816 la Gran Bretagna è il primo paese a decidere di adottare il monometallismo e utilizzare l’oro come riferimento. La circolazione interna nelle riserve monetarie dovevano essere formate da oro e la carta moneta all'interno del paese doveva liberamente essere convertibile in oro, questo è il Gold standard. Gli elementi principali del Gold standard: - È un sistema che si basa sull’oro, che deve essere utilizzato come riserva. - Permette l'aumento della circolazione monetaria bancaria e fiduciaria fatto il principio della frazionabilità (sapendo che 1 £ ha un contenuto in X grammi di oro, io posso frazionare in tante altre piccole monete sottostanti, ma la mia convertibilità è sempre riferita a 1 £). La convertibilità della carta moneta in circolazione in metallo prezioso era il punto cardine del sistema. È importante perché impedisce un'eccessiva produzione di carta moneta, obbliga le autorità a mantenere in circolazione una quantità in multipli fissi rispetto alla quantità di oro che la banca ha nella cassaforte. Il mancato rispetto di queste regole porta a un disequilibrio del sistema e successivamente all'uscita dalla convertibilità. Gold standard dice che tutte le banconote o le monete fisiche che ho in circolazione devono avere un corrispettivo di oro in riserva. Fino a quasi tutto l'ottocento il sistema dei paesi aveva sistemi monetari metallici. La Germania nel 1871 era la prima ad abbandondare il metallismo per entrare nel sistema del Gold standard. Via via La chiusura della guerra avviene con la firma nel trattato di Versailles nel 1919. Il contenuto di questi trattati non aiutarono i paesi a risolvere i problemi che si erano generati nel conflitto, anzi in qualche modo li inasprirono. Mancando un coordinamento internazionale non furono in grado di aiutare i paesi a uscire dall'empasse causato dalla guerra. Le principali difficoltà economiche che si inasprirono furono quelle di carattere monetario e finanziario. Il risultato finale nel caso di Germania e Italia fu quello di aver fatto consolidare dei regimi sempre più di tipo nazionalistico. Il trattato di pace di Versailles è causa anche di un altro tipo di problema interno in Europa, portano un aumento della frammentazione territoriale. La Germania scioglie l'impero asburgico (austro-ungarico) e nascono 10 nuove nazioni e due città libere e alcune regioni passano all'Italia. Se un territorio viene suddiviso ancora di più, aumentano le frontiere doganali, aumentano le monete in circolazione e creiamo sempre più ostacoli alla formazione di un mercato più ampio possibile. Gli scambi servono e l'aumento delle frontiere doganali e delle monete in circolazione è ostativo alla libera circolazione e quindi al libero commercio. La Germania La Germania fu considerata il paese responsabile della guerra, quindi furono imposte le condizioni più dure e restrittive. Le fu imposto di pagare delle somme per riparare danni di guerra, e anche confisca e materiale e obbligo di invii di beni in conto riparazioni ai Paesi vincitori. Perde parte del suo territorio, le vengono confiscate le colonie ma anche una parte importante legata all'economia, come la Marina militare, pescherecci, tratte ferroviarie, camion e del materiale bellico, che sono costi enormi per uno stato. È un modo per ridurre il potere economico di un paese. Per la Germania resta aperta la questione delle indennità. Il punto cruciale delle indennità è la quantificazione, cioè quanto deve corrispondere la Germania ai paesi vincitori. La pratica di far pagare un'indennità al paese perdente di una guerra era una pratica consolidata. In generale le ricadute economiche delle indennità pesanti sia per i paesi debitori che per i paesi creditori. Sono pesanti perché alterano l'equilibrio delle riserve in oro presenti nei diversi paesi. Per la Germania aveva determinato un episodio inflazionistico che era pesato all'economia tedesca. L'intero sistema economico nazionale subì un tracollo. Furono imposte queste condizioni perché in questo periodo non c'era una supervisione internazionale che regolasse gli agenti economici a livello mondiale. Quello che determinò il tipo di riscatto adottato dagli agenti si basa sul fatto che gli Stati Uniti, ancora isolati nel loro territorio, furono inflessibili nel richiedere il pagamento dei loro crediti. Di conseguenza anche gli altri paesi europei vincitori furono inflessibili nel pretendere le indennità dalla Germania proprio per pagare gli statunitensi. Il pagamento di questa indennità causò l'inizio del tracollo economico della Germania. Nel 1921 ci fu l'ultimatum di Londra e lì ci fu il calcolo di quanto la Germania doveva pagare e i termini. Era molto al di sopra delle sue reali possibilità. Nonostante l'ultimatum iniziarono ad esserci dei primi contenziosi, che andarono a coinvolgere i pagamenti in natura. Nel 1923 i tedeschi non assicuravano il pagamento in natura di quello che dovevano quindi francesi e belgi decisero di occupare la Ruhr per assicurarsi i pagamenti in natura da parte dei tedeschi. La popolazione tedesca adottò un comportamento passivo, smise di produrre e dovette essere mantenuta attraverso sussidi governativi. Parallelamente a questo processo di quantifica delle riparazioni e primo contenzioso la situazione monetaria tedesca si era molto aggravato, aveva bisogno di liquidità. nel 1923 la Germania non riuscì più a pagare le proprie spese con le imposte. Le entrate fiscali tedesche coprivano il 47% delle spese pubbliche, nell'agosto del 1923 riuscivano a coprire solamente il 7%, a ottobre si scende all' 1%. In questo momento entra in gioco l'aumento dell’ emissione della cartamoneta -> spirale inflattiva -> distruzione del sistema monetario tedesco. Il valore del marco è nullo, il marco di carta è inservibile e la popolazione torna al baratto per poter fare degli scambi. Questa combinazione di aumento delle spese per far fronte ai debiti di guerra per le riparazioni e aumento delle spese che lo stato sostiene porta a un aumento dell'emissione di carta moneta, ma a un certo punto la moneta diventa inservibile. Solo quando si arriva questo processo inflattivo fuori controllo che gli Stati Uniti si rendono conto della necessità di intervenire e che loro comportamento non può essere mantenuto. nel 1924 decidono di aiutare i tedeschi, raggiungere un compromesso per permettere ai tedeschi di pagare le riparazioni e per chiudere la questione dei debiti di guerra. Viene formulato un piano che si chiama piano Dawes, che prevedeva il pagamento di rate annuali calcolate in base alla capacità di ripresa dell'economia tedesca. Non si pose un limite di tempo. Permise alla Germania di finanziarsi sul mercato internazionale attraverso un prestito commerciale quotato sulla borsa di New York. Nello stesso momento, inizia la stabilizzazione monetaria che avviene grazie all'introduzione di una nuova moneta, la Reich Mark, il cui valore era lo stesso del vecchio marco d’oro. Questa stabilizzazione monetaria, inserendo una nuova moneta da zero, ha l’effetto di stabilizzare la moneta e far rientrare la Germania nel Gold Standard. Gli effetti negativi dell’iperinflazione continuavano però a persistere. Avevano generato una forte ridistribuzione del reddito e della ricchezza, aveva impoverito i risparmiatori (quando ci sono fenomeni inflattivi è meglio non avere capitali da parte perché vengono svalutati, mentre se si è debitori si dovrà restituire una somma minore) e i pensionati e arricchito altre fasce della popolazione. Questa stabilizzazione aveva incentivato l’influenza di investimenti di capitale dall’estero, da un lato furono di aiuto alla ripresa economica, dall’altro resero il paese dipendente dal finanziamento estero, soprattutto statunitense. La questione delle riparazioni si conclude tra il 1928 e il 1929 quando si arriva alla formulazione di un nuovo piano, che viene denominato Piano Young, che prevedeva una riduzione della rata annuale per il pagamento dei debiti di guerra, e fissava un limite temporale per la fine del pagamento. Con la crisi negli Stati Uniti dell’ottobre del 1929, il Piano non fu più necessario perché i pagamenti vennero sospesi e mai più ripresi. È provato che furono le conseguenze delle riparazioni tedesche a mantenere depressa l’economia tedesca. Questa condizione di depressione generò uno dei poli più deboli che furono maggiormente attaccati nelle crisi d’Europa. I capitali che arrivano dall’estero in Germania negli anni 20 sono maggiormente statunitensi. Con questa grande esposizione verso gli Stati Uniti, la cui borsa crollerà, creerà problemi alla Germania e all’Europa in generale. L'iperinflazione aveva colpito categorie precise, causando un azzeramento dei capitali liquidi e i depositi di banca. L'azzeramento del valore della moneta, anche i capitali liquidi si sono azzerati. I maggiori detentori di depositi in banca è la classe media, con medio/piccoli risparmi, senza capacità di investimento. Il malumore della classe media è quello che rese più facile l’ascesa del nazismo negli anni 30. Da questa forte depressione nasce un malcontento alla base del nazismo, su cui Hitler punterà per avere il consenso pubblico. La Gran Bretagna È un caso particolare perché durante gli anni 20 inizia un periodo di crisi e decrescita, con tassi di disoccupazione alta ed export stagnante. La Prima guerra mondiale aveva indebolito la Gran Bretagna sia dal pdv finanziario sia dal pdv della sua struttura industriale e commerciale. Dal pdv industriale/commerciale persisteva un problema di obsolescenza degli impianti che aveva indebolito la sua posizione sul mercato commerciale internazionale. Non riesce a sfondare nella seconda rivoluzione tecnologica. Perde quindi posizioni dal pdv del commercio internazionale. Dal lato finanziario non avendo capitali sufficienti si era indebitata con gli Stati Uniti, e i crediti verso i paesi europei che aveva erogato erano inesigibili, perché i Paesi europei non avevano fondi sufficienti per ripagarla. Aveva un tasso di inflazione inferiore rispetto alla media europea, ma superiore a quello americano. La sterlina doveva essere svalutata, perché in fase inflattiva, ma le autorità inglesi non lo volevano fare. Decisero di rientrare nella modalità prebellica, sopravvalutava quindi la sterlina. Per sostenere questa condizione il governo deve adottare una politica restrittiva, deve aumentare il tasso di interesse, ridurre il credito e disincentivare gli investimenti. Questo causa un aumento della disoccupazione e delle imposte. Se la sterlina è sopravvalutata le esportazioni diminuiscono, nessuno vuole acquistare con una sterlina molto cara. Aumenta il deficit nella bilancia dei pagamenti e per compensare diminuiscono le riserve d’oro. La Francia La politica monetaria francese fu quasi opposta a quella inglese, anche se l’obiettivo finale era lo stesso, quello di rientrare nel Gold Standard. Come tutti, durante la guerra, aveva aumentato la circolazione monetaria e lo Stato era indebitato sia verso la banca di Francia che verso l’estero. In via teorica la ricostruzione interna, il riequilibrio del sistema economico francese doveva avvenire tramite il pagamento per riparazioni tedesco. Di fatto la cosa non si risolve così, la Francia esce da sola dagli effetti negativi della Prima Guerra mondiale. L'uscita meno traumatica era quella di generare ancora più inflazione. Decidono di fare aumentare la circolazione monetaria per migliorare il tessuto industriale. Fu una strategia vincente. I tassi di interesse erano molto bassi e si incentivarono gli investimenti. -> svalutazione del franco. Rientra con un nuovo franco, il franco Poincaré. Il surplus di oro che ottiene la Francia dal proprio bilancio commerciale, non viene rimesso in circolazione-> politica di sterilizzazione dell’oro. Questo comportamento viene mantenuto perché non si vogliono penalizzare le proprie esportazioni e innalzare i prezzi interni. È un comportamento egoistico, ha effetti positivi sulla Francia, ma a livello mondiale sarà un punto debole che andrà a intaccare l’economia mondiale a seguito della crisi del 1929. L’Italia L'elemento dominante a partire dagli anni 20 è l’ascesa al potere politico ed economico di Mussolini. Quando sale al potere ha un primo grosso problema: aggiustare il bilancio statale in forte deficit. Il primo ad occuparsi di questo problema fu il ministro delle finanze Alberto De Stefani. Nell'esercizio 24-25 riuscì, tagliando le spese e riorganizzando il sistema di imposte, a fare pareggiare il bilancio. americani, guadagnando di più, avevano iniziato ad investire per ammodernare le proprie imprese. L'aumento dei prezzi non è però sufficiente a coprire questi investimenti. La maggior parte degli ammodernamenti vengono messi in atto con investimenti a credito dalle Banche. L'idea era che i prezzi si sarebbero mantenuti elevati nel medio/lungo periodo. Quando si introducono tecnologie, gli effetti non sono immediati, e per di più cala la domanda e di conseguenza i prezzi. I contadini che si sono indebitati non riescono più a coprire i costi di gestione e dei prestiti che hanno ricevuto -> settore agricolo in crisi. - Industria: dopo la guerra c’è un’importante crescita nel settore industriale. Motore a scoppio, automobili, beni di consumo sono quelli che si estende la produzione e il consumo di massa. Crescita enorme della produzione e della produttività. L’aumento della produttività ha effetti modesti sui salari e sui prestiti. I prezzi di vendita diminuiscono poco, non aumentano i salari, aumentano i profitti -> disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Se aumenta l’offerta dei prodotti, ma il potere di acquisto dei salariati non aumenta, si verifica una sovrapproduzione. I settori più colpiti sono quelli maggiormente in espansione, quello dei beni durevoli. Contrazione delle esportazioni. - Mercato dei capitali: gli effetti del mercato di capitali derivano dal sovraprofitto nato dal settore industriale. I profitti sono aumentati, l’impiego più remunerativo non è investire nel settore industriale (sovrapproduzione), ma negli investimenti di carattere finanziario, in borsa. All'inizio degli anni 20 era fluito molto oro per i crediti presi durante la guerra e le esportazioni consistenti. Tutto questo finisce nel mercato di borsa. Questo mancato riallineamento dei crediti verso gli investimenti nel settore produttivo crea un rallentamento nell’economia reale. Eccesso di capitali che finiscono nel mercato finanziario. Questi investimenti mettono in atto dei sistemi speculativi. Quando rallenta l’economia reale, quando calano i consumi, questo fa in modo che chi ha capitale, lo investe nel mercato finanziario. Da qua nascono fenomeni speculativi, la speculazione è una serie di azioni di compravendita (azioni, obbligazioni), che hanno come obiettivo quello di massimizzare i rendimenti. In questo meccanismo si inserisce un ulteriore elemento di instabilità. Chi ha disponibilità di fondi si avvicina alla speculazione di borsa. C'è una figura che permette di aumentare e allargare a un pubblico sempre più vasto la pratica dell’investimento a credito, il broker, l’agente di borsa. Avvicina i risparmiatori, anche quelli più piccoli, all’investimento rischioso di borsa. Accettava ordini di acquisto con una parte di pagamento differito. La parte di pagamento differito poteva arrivare fino al 90% della somma a lui dovuta. Il broker si tratteneva l’azione e la usava a sua volta per ottenere credito dalle banche o finanziatori specializzati. È una figura che permette di ampliare la speculazione di borsa. Il broker compra un’azione da 100, 10 li chiede al risparmiatore e 90 alla banca. Questo permette ai piccoli risparmiatori di avvicinarsi al mercato finanziario. Il broker ci specula, sulle scadenze. Incassa dal risparmiatore, prende in prestito dalla banca, può speculare sul 10 già incassato. Fino al 1927 il rialzo delle contrattazioni di borsa è un rialzo uguale all’aumento dei profitti delle imprese. I meccanismi di speculazione vera e propria iniziano nel 1928. Il punto fondamentale è che fino agli anni 30 non esisteva una regolamentazione sul mercato borsistico americano, non c’era un controllo sui titoli proposti x la quotazione. Le autorità governative non avevano interesse a intervenire. Questo aumento di capitali riusciva a mantenere in crescita il paese. Le radici della crisi sono quindi 3: - squilibri nell’agricoltura - Squilibri nell’industria -> investimenti finanziari e non in innovazioni del sistema industriale. Questa situazione porta allo scoppio della bolla (ottobre 1929). Le autorità non vogliono intervenire, ma ci si accorge di questi fenomeni di tipo speculativo, che stanno andando fuori controllo. Nell'agosto del 1929 la Federal Reserve decide di alzare il tasso di sconto dal 5 al 6% (vuole dire che costa di più prendere a prestito). Questo fa in modo che i capitali diretti alle borse iniziano a diminuire. Le quotazioni scendono -> il mio profitto atteso inizia a calare, chi ha investito a credito inizia a vendere, perché la speculazione tra prezzo di acquisto e di vendita inizia a ridursi -> panico, tutti ricorrono alla vendita -> accelera la caduta del sistema. La figura del broker diventa un elemento cruciale, il calo delle quotazioni fece sì che i titoli depositati dai broker non coprissero più il credito concesso a lui e automaticamente i piccoli risparmiatori non erano in grado di rimborsare i 90 che avevano spartito con il venditore, i broker dovevano vendere il titolo il prima possibile. Per frenare i fenomeni speculativi la Federal Reserve alza il tasso di sconto = il tasso di interesse sui prestiti aumenta, ci sono meno incentivi a prendere a prestito. I capitali in borsa iniziano a diminuire. Chi ha investito a credito inizia a vendere i titoli = panico = accelera la caduta della borsa. il 29 Ottobre (il martedì nero) vengono messi in vendita 29 milioni di titoli senza che ci siano ordini di acquisto. Vengono offerti titoli senza nessuno che li voglia acquistare -> crack borsistico. Prosegue fino alla metà del 1932, si inizia a recuperare solo dopo gli anni 50. Crollo finanziario del mercato borsistico rappresenta il momento reale in cui si realizza che c’è in atto una crisi. Momenti di squilibrio si erano creati già prima del 1929. Era una crisi non solo finanziaria, ma dell’economia reale. I passaggi tra crisi finanziaria e crisi dell’economia reale si generano per una riduzione dell’offerta di moneta, causata dalla crisi borsistica e per la maggior parte ai fallimenti bancari collegati alla crisi finanziaria. La bolla scoppia quando il prezzo dei titoli quotati crolla. Questa cosa si ripercuote sulle banche, che avevano finanziato i broker, che hanno finanziato l’acquisto dei titoli in borsa. Quando una banca entra in crisi, i risparmiatori corrono agli sportelli per ritirare i propri depositi. Le banche però non hanno contanti sufficienti per pagare tutti i correntisti, quindi devono sospendere i pagamenti -> si riduce l’offerta monetaria. Le banche per fronteggiare la propria crisi restringono il credito alla propria clientela. Non concedono più crediti a imprese o privati. I fallimenti bancari, non in grado di ripagare i correntisti e chi ha depositi in banca, iniziano nel 1930 a fine anno. Per tutto il 1931 proseguono e dal 1932 iniziano ad arrestarsi. Questo meccanismo produce: - il crollo finanziario - Crollo dell’economia reale -> spirale deflazionistica. Parte dall’eccesso di offerta. Fallimenti bancari che creano una riduzione dell’offerta di moneta, compro quindi di meno, ho sovrapproduzione e faccio scendere i prezzi ->metto in crisi le aziende, falliscono e licenziano aumentando la disoccupazione. Quali sono gli effetti di questa combinazione sul sistema economico produttivo? Il sistema cade in una spirale depressiva. La reazione dell’amministrazione americana, con a capo Hoover, mantiene una posizione passiva. Da un lato si fissa sui principi del non interventismo dello Stato sull’economia, lo vede come un sistema che si autoregola, le banche sono poco efficienti, quindi usciranno dal mercato e il sistema si aggiusta automaticamente. L'altro vincolo dell’amministrazione Hoover è che continua a ritenere il pareggio di bilancio come un fondamentale della gestione dello Stato. Le entrate erano in diminuzione perché il gettito fiscale diminuiva a causa della crisi e della disoccupazione, perciò nemmeno le uscite potevano aumentare. Non si può intervenire nell’economia. Gli Stati Uniti sono nel Gold Standard, e l’amministrazione Hoover non vuole uscire dalla parità aurea. Per aiutare il sistema avrebbe dovuto aumentare la riserva aurea. Questo vincolo con il Gold Standard è l’altro elemento della passività dell’amministrazione Hoover. Fino al 1931 gli Stati Uniti rimangono in questa situazione. Cambierà con Roosevelt nel 1932 -> New Deal (capitolo 13, paragrafo 13.2). Cambia la linea strategica, lo Stato interviene nell’economia. Il New Deal è un nuovo programma che aiuta l’economia attraverso misure espansionistiche, immettendo risorse nel sistema. 3 obiettivi del New Deal: 1. Risanare l’economia per evitare un nuovo crollo di borsa e quindi una spirale negativa. 2. Riattivare l’economia, stimolando i consumi -> si impegna ad avviare investimenti pubblici in infrastrutture, aumenta così l’occupazione, stimola i consumi e di conseguenza gli investimenti nel settore industriale (ma anche agricolo). 3. Ottenere una migliore distribuzione del reddito attraverso nuove misure sociali (c’erano disuguaglianze sociali molto importanti). I denominatori comuni sono le misure espansionistiche e una politica interventista da parte del governo. Riforme nel sistema bancario Roosevelt fa una verifica dell’assolvenza delle banche -> con l’”emergecy acting bank” prende la possibilità di legiferare nel sistema bancario per ricostruire la banca introducendo delle riforme. La più importante è la Glass-Steagall Act che è la separazione tra banche commerciali e banche di investimento. Da questo momento in avanti negli Stati Uniti le banche non potevano più fare operazioni miste di credito e finanziamento ma dovevano occuparsi alcune del credito commerciale e altre delle operazioni di credito/investimento a medio/lungo termine. Le ultime potevano operare in borsa. Per gestire la borsa vennero create le Security Exchange Commission, commissione preposta alla supervisione della gestione di borsa. Dava pareri, relazioni per ogni titolo che chiedeva di essere Francia: depressione relativamente blanda ma molto persistente (Il Pil torna ai livelli del 1929 solo 10 anni dopo) → effetto del mantenimento della parità aurea (blocco dell'oro) e del perseguimento del pareggio di bilancio Germania: depressione molto forte a causa della fuga dei capitali esteri e delle politiche deflazionistiche adottate. La disoccupazione tocca il 33% → gennaio 1933 Hitler arriva al potere. L'uscita dalla crisi inizia con un piano di spesa pubblica (opere pubbliche e sostegno alle industrie), che dal 1936 vira decisamente verso il riarmo (preparazione della guerra) → Risultati economici particolarmente significativi: in 5 anni produzione industriale e Pil quasi raddoppiano, 1938 piena occupazione Giappone: il ripristino della parità aurea nel 1930 accresce l'impatto della depressione → 1931 il potere passa al nazionalismo militarista → abbandono del gold standard e aumento della spesa (militare) → rapido recupero della produzione Per quanto riguarda l’Italia, la crisi arriva nel 1931 e colpisce il sistema bancario. Durante gli anni 20 si era creato un rapporto tra banche e industrie. Già durante gli anni 20 il sistema bancario entra in crisi perché era in crisi il sistema industriale. Esportazioni e commerci isolati, prezzi rialzati,… Quindi anche le banche, di conseguenza iniziano a traballare, i titoli azionari delle industrie perdono valore (stessa situazione che era accaduta negli USA). Le banche entrano in crisi e le imprese sono creditrici. - Come si risponde? Lo Stato decide di intervenire, al potere c’era Mussolini. 1. IMI – Istituto Mobiliare Italiano 1931. È un ente di diritto pubblico, statale. Aveva la funzione di fornire capitali al sistema industriale in un momento di difficoltà del sistema bancario. Concede mutui a medio/lungo termine. Fallisce perché i capitali che ha a disposizione sono insufficienti per dare credito alle imprese e le condizioni sono eccessivamente restrittive. 2. IRI – Istituto per la Ricostruzione Industriale 1933 (ente permanente nel 1937). Ente che nasce inizialmente come provvisorio e riceve direttamente dallo Stato delle sovvenzioni. È composto da 2 sezioni, a noi interessa la Sezione Smobilizzi: rileva partecipazioni azionarie e crediti delle banche miste, controlla le imprese con capitale pari al 42% del capitale complessivo delle SPA italiane. Crea disuguaglianze nel sistema bancario. L'IRI arriva anche a comprare le quote di maggioranza delle banche più importanti d’Italia, assume il settore più importante, ma non riesce a venderle. Non può applicare il progetto di risanare e rivenderle. Diventa un ente permanente. Lo Stato interviene nel sistema economico italiano. Fino agli anni 30 l’Italia è seconda solo all’URSS. Nel 1936 -> riforma bancaria: - Banca d’Italia: diventa un ente di diritto pubblico. Non può più avere rapporti con i privati. Diventa sovrana, la banca delle anche, centrale. Non più SPA. - Finisce la cosiddetta era della banca mista. I crediti vengono suddivisi in base alla stabilità di raccolta di capitali. - banche commerciali: esercitano credito a breve termine - istituti di credito “speciali”: accolgono capitali a medio/lungo termine. Sono gli unici a potere detenere i pacchetti azionari delle imprese. Si separa il credito a breve termine da quello a medio/lungo termine. Politiche autarchiche: fatte da Mussolini. Sono leggi che vanno ad affermare il controllo statale sul sistema produttivo italiano. Il paese deve essere in grado di produrre tutto ciò di cui ha bisogno al suo interno. Si vuole allontanare dal sistema economico mondiale. CREAZIONE E DISSOLUZIONE DELL’UNIONE SOVIETICA Agli inizi dell’800 la Russia aveva un livello di industrializzazione parziale. Non si era modernizzata quanto i suoi pari. Decide lo stesso di partecipare alla Prima guerra mondiale -> impreparata. Voleva affermarsi come potenza mondiale, ma l’economia del paese non era pronta. Il problema principale è che la Russia non era capace di assicurare beni alimentari ai soldati di guerra né alle città industriali che producono per la guerra -> malcontento. Gennaio 1917 -> caduta dello zar. Il governo che succede (tipo borghese) vuole rimanere in guerra -> malcontento. Ottobre 1917 -> 4 anni di guerra civile -> si instaura un regime di “comunismo di guerra” con Lenin: Viene abolita la moneta, si ritorna al baratto, vengono militarizzate le forze lavoro, il lavoro viene remunerato attraverso beni in natura o con buoni di acquisto. Garantiti in modo minimo alla popolazione un certo tipo di servizi come posta, gas, elettricità, trasporti pubblici, abitazione. Lo Stato garantisce solo i beni essenziali. Gli effetti sul sistema economico produttivo: - Produzione industriale cade a 1/5 di quella del 1913 - Produzione agricola cade a 2/3 - Scompare il commercio internazionale (no esportazioni e no importazioni) -> effetti devastanti! La Russia esce dall’economia nazionale. 1921: necessità di una Nuova Politica Economica, la NEP, vuole porre fine al nazionalismo alimentare. Nuovo modo di vedere il rapporto stato/economia. È il primo esperimento di economia mista, politica di mercato legata al socialismo. - Viene reintrodotta la moneta - Liberalizzazione industrie e commercio fino a 20 addetti (piccole imprese) - Liberalizzazione agricoltura (gli agricoltori erano incentivati a produrre di più e a produrre per il mercato) - Grandi imprese: - imprese strategiche affidate a gestori (gestione completamente centralizzata), controllate dallo Stato. - altre imprese: gestione operativa “autonoma”, gestione strategica centralizzata. - NEP: primo esperimento di economia mista. Le imprese non controllate dallo Stato sono lasciate al libero mercato. Dal punto di vista produttivo riparte l’economia, gli effetti sono positivi. Ma ci sono problemi intrinseci politici, è troppo legata all’economia capitalista. - 1922 muore Lenin -> sale al potere Stalin che trancia l’idea di economia capitalistica. 1928: inizia la pianificazione sovietica: - Politica di pianificazione sovietica sistematica - Varato il primo piano economico quinquennale - Gosplan (comitato Statale di pianificazione) stabilisce gli obiettivi annuali da realizzare, basta proprietà pubblica. Ciò che diceva il Gosplan doveva essere realizzato, veniva deciso dall’alto. Dagli obiettivi si estrapolano i piani operativi diversi per ogni impresa, settore industriale, con decisioni prese dall’alto. Le materie prime a disposizione venivano distribuite con l’uso di matrici input-output - i prezzi sono integralmente amministrati, stabiliti dal Gosplan e non seguivano le logiche di mercato. - Difetti del sistema: rigidità della pianificazione, impossibilità di fare previsioni certe, problemi del piano tecnologico. Il primo piano quinquennale fece fare un progresso al paese, ne beneficia l’industria pesante. Il PIL si sposta dai consumi agli investimenti e alla difesa, i consumi sono “prefissati”. Viene fortemente penalizzata l’agricoltura. Dopo la Seconda guerra mondiale rifiuta gli aiuti degli Stati Uniti. Ripresa dei piani quinquennali dal 1946: - Forte crescita fino al 1953 alla morte di Stalin, forte pressione sul sistema agricolo, fino al 1960 crescita. - Declino progressivo Aspetti economici della Seconda Guerra Mondiale. Caratteristiche comuni ai precedenti conflitti: Nel 1947 a Ginevra viene stipulato un accordo, GATT – General Agreement on Tarifs and Trade -> finalità di portare al libero scambio internazionale. “Agreement” = accordo, è un codice di buona condotta, senza potere coercitivo sugli stati, ma impegna le parti che lo firmano ad accettare di operare in base a quanto firmano. I punti chiave dell’accordo: - Estendere a tutti i paesi la clausola della nazione più favorita: evitare discriminazioni. - Ridurre il più possibile dazi e abolire cartelli. - Non ricorrere ai contingentamenti (restrizioni quantitative alle importazioni). - Basare le politiche commerciali sul concetto di reciprocità, concedere a tutti i paesi partner le stesse condizioni. Nel 1994 si crea l’organizzazione mondiale del commercio – OMC. Garantisce una stabilità economica-finanziaria, che si fonda sul principio che i paesi debbano cooperare e devono essere liberi di commerciare a livello mondiale. Così si avvia la ricostruzione post-bellica. L'unico paese in grado di aiutare nel post-guerra erano gli USA. Si rendono conto che il loro intervento è necessario, iniziano a progettare la ricostruzione europea. Non possono permettere che si creino nuovamente degli squilibri come dopo la Prima guerra mondiale. I bisogni più imminenti sono legati alla popolazione e ai beni di base, il primo aiuto di emergenza verso la popolazione si chiama UNRRA – United Nations Relief and Rehabilitation Administration -> aiuto avviato nel 1943, fornito e attivato dalle Nazioni Unite, ma i ¾ dei finanziamenti sono dati dagli USA. Aiuto alle persone e ai cittadini, arrivano alimenti, coperte, indumenti e medicinali, pensato per essere protratto fino a quando i paesi europei non possano riattivare la ripresa delle attività a tutela di questo tipo di produzioni. Di fatto, gli aiuti UNRRA coprono fino al 1947 quando viene introdotto il Piano Marshall. Dopo il 1947 l’opera dell’UNRRA fu sostenuta dall’OMS, dall’Organizzazione nazionale per i rifugiati e da altre agenzie specializzate che aiutavano i cittadini e le popolazioni di rifugiati, ecc. Con il passare del tempo l’Europa non riesce a risollevarsi, non ha le condizioni, non è in grado di provvedere in modo autosufficiente ai propri bisogni. Si ha a che fare con un serio danneggiamento delle strutture produttive industriali e agricole. Ci sono problemi tecnici per la ricostruzione. Il deficit della bilancia commerciale non permette di riequilibrare i conti con l’estero, che fanno parte dei problemi della ricostruzione. L’Europa non riusciva a produrre per esportare e nello stesso tempo non aveva divisa per importare. Gli USA nel 1947 decidono di intervenire in modo diretto per aiutare l’Europa e la sua economia. Avevano le loro buone ragioni per aiutare l’Europa -> il vantaggio per gli USA di avere un’Europa stabile e libera era che gli USA volevano un partner commerciale, ma anche politico che contrastasse la crescita del comunismo nell’est del mondo. In quel momento c’era una guerra politica tra USA e Unione Sovietica. Dall'altro lato della medaglia, anche i paesi europei erano consapevoli del fatto che non erano in grado di riprendersi da soli. Perché fosse una ripresa stabile doveva essere rapida e togliersi da questo momento di stallo. Ripresa che doveva fare riattivare il sistema economico manifatturiero/industriale. Doveva anche coinvolgere tutta l’Europa occidentale, non poteva lasciare indietro alcuni paesi. A conti fatti aveva comunque bisogno di aiuti esterni. Mancano beni materiali e capitali necessari per la ripartenza. Questo ordine di aiuti viene formalizzato il 05 Giugno del 1947 dal Piano Marshall (segretario di stato americano), che annuncia un piano di aiuti per l’Europa -> ERP – European Recovery Program. Fu presentato ad Harvard. Questo piano aveva l’idea che i paesi europei che volevano essere aiutati dovevano chiedere supporto e assistenza in modo congiunto e coerente al governo statunitense. Sotto questa condizione il governo americano avrebbe risposto. Nella sua proposta richiede un comportamento attivo nei confronti dei paesi europei. Viene istituito nel 1948. È un piano con una durata quadriennale. Dal lato americano la gestione viene affidata all’ECA - Economic Cooperation Administration, mentre la parte europea viene affidata all’OECE - Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea. Chi beneficia di questi aiuti? (Anche l’URSS è invitata a partecipare) Tutti i paesi dell’Europa Occidentale, anche la Germania occidentale. A questi paesi si aggiungono anche Islanda, Austria, Svizzera, Svezia, Portogallo, Grecia e Turchia, anche se non erano stati coinvolti troppo nella guerra. Non aderiscono l’URSS e tutti i paesi satellite dell’Europa dell’est. Complessivamente tra il 1948 e il 1951 (anni in cui vengono erogati la maggior parte degli aiuti) l’ERP distribuì circa 13 miliardi di dollari di aiuti economici sottoforma di prestiti e sovvenzioni all’Europa. In particolare, inizialmente gli aiuti dati riguardano generi a tutela dell’economia del paese, ma anche generi alimentari. La priorità si sposta poi sui beni industriali, materie prime, combustibili e tutti i beni capitali necessari per la ricostruzione delle industrie europee e la ripresa delle esportazioni europee. Obiettivi: - Operativi: fornire finanziamenti e beni e merci ai paesi europei per non innescare meccanismi distorsivi sulle bilance commerciali degli stessi -> garantiva la struttura di cambi delineata con il nuovo ordine economico. - Politico: restringimento delle influenze del comunismo + trasferire in Europa il modello di sviluppo economico che aveva portato gli USA a vincere la posizione di leadership mondiale prima della guerra -> presentare all’Europa occidentale la strategia vincente per lo sviluppo economico, l’organizzazione scientifica del lavoro, produzione e consumi di massa, in contrasto alla pianificazione dell’ideologia comunista dell’URSS. Caratteristiche: Eroga due tipi di aiuti: - Prestiti: definiti loans, finanziamenti in moneta per aumentare la disponibilità finanziaria per fare ripartire l’economia. Per esempio, in Italia furono erogati per le piccole/medie imprese che non riuscivano a rientrare nel meccanismo dei grants. - Beni di investimento, materiali, macchinari, materie prime: concessi sottoforma di grants, a titolo gratuito. L'elemento di unicità del Piano Marshall è proprio la concessione dei grants, che impone un meccanismo specifico di distribuzione dei beni erogati gratuitamente. Questo meccanismo implica che ci fosse uno stretto coordinamento tra le imprese del paese e tra i paesi europei. Erano ceduti in modo gratuito, acquistati/reperiti dal Piano Marshall sul mercato statunitense e venivano ceduti gratuitamente ai paesi europei. I paesi europei rivendevano questi beni (a prezzi calmierati) nei mercati interni alle imprese e i pagamenti delle imprese finivano nel fondo di contropartita, in Italia “Fondo Lire”. Questo fondo era quello in cui poteva pescare lo Stato per ottenere fondi per la ricostruzione. I grants era un aiuto per il paese che passava dal circuito industriale. Effetti: - Ripartenza dell’economia e dell’industria in Europa, che negli anni 50 portò a una crescita in alcuni paesi “miracolosa” -> Golden Age. - Introduce il multilateralismo nei commerci. Fa in modo che si possa importare il modello produttivo, sociale e culturale statunitense (macchinari e idee degli USA). - Premessa all’integrazione economica europea -> attraverso l’idea che si debba cooperare e gestire in modo coordinato gli aiuti, si pongono le basi perché si faccia nascere un’integrazione economica in Europa. - Genera stabilità sociale e politica. - Evita una crisi di sovrapproduzione negli USA ed evita il dilagare del fronte comunista. Risultati: - L'Europa raggiunge e supera nel 1952 i livelli prebellici di produzione. - È una premessa all’integrazione economica, ma non porta all’integrazione politica, che era l’idea a cui si voleva arrivare con gli ideali del Piano Marshall. Secondo la visione americana, uno degli aspetti che doveva essere messo in pista era di creare un meccanismo di coordinazione dei diversi piani di ricostruzione dell’Europa, in maniera tale che si desse avvio a una progressiva integrazione politica. Ultimo punto: creare gli Stati Uniti d’Europa sul modello degli Stati Uniti d’America. Attraverso questo meccanismo che gli Stati Uniti aveva obbligato l’Europa a seguire, si sarebbero creati gli Stati Uniti d’Europa. Al centro di questo percorso di unificazione e integrazione politica doveva esserci l’OECE, che doveva avere il compito di coordinare e integrare le economie. Di fatto però nasce come comitato per la cooperazione economia europea, fondato da Francia e Gran Bretagna nel 1947, appena dopo che Marshall annuncia il suo piano. Francia e Gran Bretagna lo accettano, ma cercano di strappare ali Stati Uniti la gestione del piano creando questo comitato per la cooperazione economia europea. Nell’anno dopo viene trasformato in OECE, da comitato passa a organizzazione. In quel momento gli Stati Uniti lo vedono come un modo per attivare questa integrazione politica. Perché non si realizza? Perché l’OECE non aveva potere decisionale. Nonostante i paesi europei decidano di appoggiare e adottare questa nuova linea di cooperazione e reciprocità sono ancora legati alla propria identità nazionale e non vogliono rinunciare a parte delle proprie autonomie decisionali. L'OECE non avendo potere politico nazionale non riesce ad avviare la strada dell’integrazione politica in Europa. Fallita la strada dell’OECE, questo progetto di coordinamento delle strategie europee continua. Ci sono una serie di tensioni nel continente che bisogna cercare di stemperare affinché quello fatto dalla ricostruzione non venga distrutto nuovamente. CECA - Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Una fra le controversie mai risolte in Europa è la gestione dello sfruttamento economico delle risorse del bacino carbonifero della Ruhr, oggetto di guerre e contesa tra Francia e Germania. La soluzione arriva con la proposta francese di Schuman -> si rivolge direttamente ai tedeschi e stipula un accordo diretto per la costituzione di un organismo sovranazionale, con piena autorità decisionale, per stabilire come sfruttare e gestire in modo congiunto le risorse del carbone e dell’acciaio e come non entrare in conflitto per i bacini della Ruhr. Accordo che viene lasciato aperto, chi vuole Quello che accadde è che tutte le maggiori potenze dell’Europa occidentale furono indirizzate verso un’economia mista e lo strumento principale per arrivarci fu la nazionalizzazione delle imprese. Le imprese divennero pubbliche, erano imprese operanti nei settori strategici per l’economia: telecomunicazioni, energia elettrica, trasporti e cantieristica. Tratto comune in tutti i Paesi dell’Europa Occidentale. Questi processi di nazionalizzazione fanno sì che gli apparati di gestione dell’amministrazione pubblica crescono di molto -> ministro della partecipazione pubblica. Cresce l’intervento dello Stato, sia perché le imprese diventano pubbliche, ma anche perché cresce l’apparato di gestione pubblica. Diventa un fornitore di servizi specifici, per esempio il servizio sanitario, educazione e scuola pubblica -> Welfare State. Questa nuova configurazione porta lo Stato ad essere uno dei più importanti datori di lavoro all’interno del paese. Nel 1964 l’occupazione pubblica arriva a superare il 40% della popolazione attiva all’interno dei paesi. Dà lavoro a quasi la metà delle persone che lavorano all’interno del paese. Lo Stato si fa anche carico del benessere dei cittadini. L'obiettivo è creare stabilità all’interno del paese e garantire un benessere accessibile a tutti -> provvedimenti rivolti ad assicurazioni sociali come pensioni, invalidità e disoccupazione, ma anche servizi sanitari gratuiti, istruzione gratuita o sovvenzionata. Fornitore di benessere sociale perché questi interventi hanno effetti benefici rilevanti secondari nel sistema economico generale. Se i cittadini stanno bene possono lavorare di più. Cresce l’importanza della scienza e del capitale umano. Un altro aspetto che cresce è di tipo ridistributivo. Si cerca di modificare la ridistribuzione del reddito. Bisogna creare un meccanismo fiscale di tipo progressivo per prendere un po’ di più da chi guadagna meglio e poterlo ridistribuire a chi guadagna meno -> livello equo di benessere. Pensando a una ridistribuzione verso l’equità, le politiche sociali del benessere sono un complemento di salario ai lavoratori che guadagnano di meno. Gli do dei servizi che dovrebbero acquistarsi da sé -> aumento domanda privata e consumo. Non spendono in benessere perché glielo da lo Stato e quindi indirizzano le spese ad altri consumi. Alcuni dicono che gli effetti della ridistribuzione sono modesti e criticano questa politica per stimolare l’economia. Ultimo intervento dello Stato: - Regolazione nei rapporti di lavoro: tavolo a 3: stati, sindacati e impresa. Può aiutare e rafforzare i diritti dei salariati e ridurre le discrezionalità delle imprese nel licenziamento. La stabilità economia è legata all’occupazione. Quanto cosa questa economia mista? Aumento spesa pubblica tra il 1950 al 1965 dal 25 al 35% del prodotto interno nazionale. Il costo di questo intervento comporta un innalzamento della spesa pubblica. 1/5 di questa spesa pubblica è indirizzato verso i programmi di sicurezza nazionale (pensione, invalidità e lavoro) e verso la salute. Alcuni studiosi identificano questo nuovo comportamento sotto una nuova forma di capitalismo: economia sociale di mercato. Caratterizzato da compresenza di grandi imprese totalmente o parzialmente pubbliche e imprese private. Forti politiche di welfare che miravano a preservare la pace sociale (tra gli attori economici, tavoli a 3) e a una ridistribuzione della ricchezza del paese nelle diverse classi sociali. I lavoratori europei accettavano una rimodulazione salariale, ma le parti compensavano con interventi di investimento nei settori produttivi. GOLDEN AGE DEL CAPITALISMO. Periodo di crescita ininterrotta (per 20 anni) in tutti i paesi industrializzati. Ritmo più elevato e ininterrotto mai raggiunto nel corso della storia di questi paesi. I paesi industrializzati sono quelli che appartengono all’OECE, gli USA, il Canada e il Giappone. In queste nazioni, il tasso di crescita medio annuo del PIL per unità di lavoro tra il 50 e il 70 fu di circa il 4,5% annuo. Media di sviluppo generale, ma ci sono state differenze significative tra paesi e gruppi di paesi. Il peso dell’Asia nell’economia mondiale inizia a crescere. Differenza fra paesi: non tutti i paesi crescono allo stesso ritmo. La crescita fu più rapida e intensa in tutti i paesi che disponevano di un’importante riserva di manodopera, che era sia un effetto di modernizzazione (esempio il caso dell’Italia, il settore agricolo lascia andare forza lavoro che viene impiegata nel settore industriale) sia per aumento del numero di rifugiati (esempio Germania occidentale). Crescita più forte nei paesi che partono con un reddito pro-capite modesto. Negli altri paesi chi aveva reddito pro-capite più elevato (USA) la crescita avviene ma con un tasso minore. La differenza del ritmo di crescita dei paesi comporta un processo di convergenza tra i paesi più avanzati. Avvicinamento dei paesi più avanzati alle condizioni del leader. Si riduce il gap tra Italia e USA. La distanza tra USA, Europa occidentale e Giappone si riduce. Si attua una convergenza tra le condizioni del leader. Differenza tra gruppi di paesi: gruppi di paesi nel senso paesi più ricci e paesi più poveri. In questo caso il divario aumenta, non ci fu una riduzione del divario. I più poveri furono soggetti a una crescita non sufficiente a colmare la distanza che li separava da quelli più ricchi. Radici (elementi alla base di questa crescita): - Innovazione tecnologica: alla modernizzazione tecnologica contribuisce il piano ERP che porta l’americanizzazione delle strutture produttive nei paesi europei. - Cambiamento del ruolo nella pubblica amministrazione - Collaborazione internazionale: si era creato un nuovo ordine di cooperazione e rapporti con l’estero. - Capitale umano: crescendo il livello tecnologico è necessario formare il personale e adattarlo alle nuove tecnologie -> istruzione e ricerca. Gli effetti positivi sono da trampolino di lancio e contribuiscono ad aumentare i tassi di crescita. Con le nuove attività tecnologiche sono favorevoli gli investimenti, è profittevole investire, aumenta l’efficienza e in generale viene spinta la produttività dei fattori produttivi. Se volessimo identificare due forze alla base di questo movimento (Golden Age) bisogna partire da due fattori: - Impulso dato dall’offerta: in generale dobbiamo considerare che il fattore che ci spiega perché aumenta la produzione è l’aumento della produttività, aumentare la resa del lavoro, del capitale e della terra. Si cresce se si dà un impulso ai fattori di produttività della produzione. Cosa si trasforma nella produzione nella Golden Age? L'impulso che viene dato all’offerta dipende dagli alti tassi di investimento. È favorevole perché se i tassi di investimento sono alte, le imprese e gli imprenditori sono incentivati ad investire. Aumento del risparmio: aumentano i salari dei lavoratori e il reddito a disposizione delle famiglie (le donne vanno a lavorare), c’è una situazione di benessere offerto dallo Stato (possono usare il denaro per altro), aumentando l’offerta diminuisce il prezzo dei prodotti. L'aumento del risparmio genera capitale che si può investire e offrire agli imprenditori per l’investimento. In questi 20 anni il prezzo dell’energia e delle materie prime si mantiene basso, in leggero calo per tutto il periodo. Alle imprese costa poco produrre. Aumenta il consumo di materie prime, ma la vendita/l’offerta di materie prime è ancora più elevata. Questo fa in modo che il prezzo delle materie prime e dell’energia non aumenta ma tende a diminuire. L'offerta aumenta perché si modernizzano le tecnologie di produzione delle materie prime stesse. La resa della coltivazione delle miniere è più intensa o aumenta la concorrenza tra venditori di materie prime (limita l’aumento del prezzo). Si cambia l’energia utilizzata, dal carbone al petrolio e gas naturale, fonti più facili da trasportare e, migliorando le tecnologie, da estrarre, limitando i costi del settore energetico. Il venir meno di questa condizione è quello che fa venir meno la Golden Age (quando il prezzo del petrolio si alzerà, nel 1973). Aumento delle rese agrarie: svolta nell’agricoltura, si afferma quella di tipo industriale in tutto il mondo. Meccanizzazione: trattori (c’erano già, ma ora vengono utilizzati su larga scala), elementi innovativi che diminuiscono i costi e aumentano le rese. “Rivoluzione verde”: fa aumentare le rese, si inventano le sementi ibride, preparazione scientifica che neutralizza i parassiti e aumenta la resa naturale delle sementi, elementi chimici per aumentare la resa. Aumentano le terre irrigato e migliorano le tecnologie di irrigazione. Aumentano le rese del bestiame, si iniziano a selezionare le razze per migliorarle, per fare rendere di più l’allevamento. Liberalizzazione dell’economia mondiale: da impulso all’offerta, liberalizzazione dello scambio delle merci, dei servizi e dei fattori produttivi per ottenere vantaggi comparati ed economia di scala. Creazioni di istituzioni che portano alla crescita all’interno dei paesi, favoriscono la cooperazione tra gli agenti sociali, mentre all’estero aumentano gli scambi. Complessivamente il miglioramento tecnologico fu alla base dell’aumento dell’offerta, che portò all’aumento dei profitti e dei salari ed ebbe effetti positivi sull’investimento e i consumi. È l’aumento del consumo che è alla base del secondo fattore -> - Spinta della domanda: tutela della piena occupazione, crescita del reddito che aumenta per l’aumento della produttività e del reddito familiare, aumento dei consumi, effetto delle politiche di Welfare. In questa fase c’è una leggera tendenza all’inflazione, le famiglie risultano propense al consumo, la parte di reddito che risparmiano preferiscono spenderla piuttosto che metterla da parte. Aumento domanda pubblica -> aumento prima occupazione, assistenza sociale, la domanda si espande e si ha una spinta. Complessivamente la spinta della domanda è determinata dall’aumento dei salari reali che aumenta la potenza di spesa delle persone che spende in beni non alimentari. Si afferma il consumo di beni di consumo durevoli, come elettrodomestici e automobili. Affermazione nel resto del mondo del modello di consumo che si era realizzato negli anni 20 negli USA, l’affermazione del consumo di massa. L'elemento che fa crollare tutto è l’aumento improvviso del petrolio. L’ITALIA Anche per l’Italia sono anni di grande crescita. Questo le permette di restare ancorata alla scia dei paesi più industrializzati. Alcuni li chiamano gli anni del “miracolo economico” italiano, di boom, ventennale. Gli anni del vero boom sono gli anni 50. Per superare la crisi petrolifera, l’Italia cerca di uscirne generando inflazione. Lo Stato si impegna a spendere per poter fare ripartire l’economia italiana dopo gli shock generati. L'Italia per tutti gli anni 70 dovette fare i conti con questa inflazione fuori controllo, non riuscì mai a combatterla con politiche monetarie interne. L'unico modo per uscire dalla crisi è integrarsi al progetto europeo. A fine anni 70 questa integrazione fa in modo che nel 79 si formi il Sistema monetario europeo e con l’aiuto della regolazione monetaria a livello europeo, anche il processo inflattivo in Italia si riassorbe. Nel 1979 -> nuovo shock petrolifero. La ripresa che si sta riavviando si danneggia e gli anni 80 sono anni per l’Italia di stagnazione. Crescita molto limitata, si cerca di andare avanti introducendo sistemi di produzione sempre più automatizzati -> portò a un taglio dell’occupazione molto forte. L'occupazione nella grande industria italiana diminuì del 21%. La protagonista della ripresa economia del paese fu la piccola/media impresa, che, già presente come forma imprenditoriale in Italia da lungo tempo, riacquista visibilità e credibilità agli occhi dell’apparato industriale del nostro paese. L'Italia esce da questa crisi nel 1984, quando il reddito nazionale ricomincia a crescere. Quello che abbiamo visto in Italia accade nel resto del mondo. La Golden Age finisce nel anni 70. LA FINE DELLA GOLDEN AGE. Con le vicende internazionali degli anni 70: uscita dal gold dollar standard e la crisi con il primo shock petrolifero -> crisi economica che produce una diminuzione della crescita a livello internazionale. È un rallentamento che coinvolgerà tutte le economie portando instabilità sia per la crescita economica nel tempo, ma avrà anche influenze sui centri di potere a livello mondiale. Si dice che la Golden Age finisce nel 1973. Gli squilibri del sistema hanno già origino a fine anni 60/inizio 70. Come si esaurisce e perché si esaurisce il modello di crescita della Golden Age? - Primo fattore di instabilità: crollo del sistema dei cambi instaurato a Bretton Woods. Crolla perché alla fine degli anni 60/inizio 70 la bilancia dei pagamenti americani entra in crisi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli USA sono in una posizione di successo sia in termini di produzione industriale, sia in termini di produttività. La bilancia dei pagamenti USA era sempre in avanzo, poterono concedere gli aiuti del Piano Marshall e fare grandi investimenti all’estero. Con questo disavanzo gli USA si pagano le guerre nelle varie parti del mondo. Il dollaro era la valuta di riserva mondiale -> nel corso degli anni 60, gli altri paesi, quelli che inseguivano il leader, riescono a erodere la supremazia degli USA. La quota del PIL americano sul prodotto totale delle economie di mercato mondiale scende dal 45% nel 1960 al 34% nel 1973. I grandi avanzi della bilancia dei pagamenti diventano disavanzi, il dollaro si impoverisce, di conseguenza si indeboliscono tutti i paesi che negli anni 50 avevano usato il dollaro come valuta di riserva nazionale. Dal 1967 diverse monete iniziano un processo di svalutazione, perché devono seguire la nuova posizione che si sta delineando nel mondo economico mondiale, si svaluta la sterlina, poi il franco. Si crea un clima di generale incertezza nei mercati internazionali. Se tutti si svalutano, il dollaro risulta sopravvalutato -> danneggia l’export. 1971, agosto, Nixon alla presidenza, decide di svalutare il dollaro. Viene annunciata la sospensione della convertibilità del dollaro in oro. Introduce anche una tassa temporanea sulle importazioni negli USA. Con questi provvedimenti si va a discapito dell’intero sistema economico mondiale stabilito a Bretton Woods. Crollando Bretton Woods si torna a un sistema di cambi fluttuanti. Finisce l’era del Gold Dollar Standard. È un provvedimento unilaterale da parte degli USA. L'Europa cerca di rispondere in modo congiunto e nel 1972 introduce il cosiddetto Serpente monetario. Cerca di creare un accordo tra i paesi per tenere le deviazioni, gli scostamenti da un valore fisso entro una certa banda di oscillazione, a garanzia dei risparmi internazionali. La GB ne esce dopo pochi mesi, anche gli altri paesi a mano a mano ne escono. Ritorna il cambio monetario fluttuante. - Secondo fattore di instabilità: nel 1973 -> primo shock petrolifero. È un aumento massiccio dei prezzi petroliferi imposto a partire unilateralmente dai paesi dell’OPEC che si erano uniti in cartello negli anni 60. Questo incide perché va a minare un principio base della Golden Age, materie prime e energetiche a basso costo. Alla base di questo aumento dei prezzi petroliferi c’è una forte instabilità politica che si ripercuote economicamente nell’area medio orientale. Da tempo Israele era in conflitto con i paesi arabi confinanti, l’evento che fece scattare questo rialzo dei prezzi fu l’attacco, il 6 ottobre del 1973, degli eserciti dell’Egitto e Siria allo stato ebraico. Questo conflitto di natura geopolitica si trasforma in un problema di tipo economico mondiale perché gli stati arabi produttori di petrolio utilizzarono la fornitura di greggio come arma economica per fare pressione sui paesi occidentali, per aiutare Egitto e Siria. Riducono la fornitura di greggio -> offerta bassa e domanda alta = rialzo dei prezzi, che quadruplicano. Questo sconvolge le intere economie dei paesi occidentali. Alla fine della guerra i prezzi si calmierano, ma nel 1979 c’è un nuovo shock petrolifero, nuovo rialzo, guerra tra Iran e Iraq. Perturbazioni a livello geopolitico influenzano il prezzo petrolifero. Da questo livello non si torna più indietro. Siamo dipendenti dall’oro nero, è proprio nella Golden Age che il consumo mondiale del petrolio esplode, diventa fonte energetica principale. Nel 1973 il petrolio forniva il 60/70% dell’energia richiesta dai paesi. I paesi più colpiti sono quelli che avevano sfruttato meglio la fase espansiva del dopo guerra, Europa Occidentale e Giappone, cresciuti molto velocemente e che dopo questo periodo di perturbazione vedono ridursi i tassi di crescita a circa la metà. È un processo che coinvolse l’intero mondo. Si tornò all’idea che i paesi utilizzassero politiche diverse per superare la crisi. I fattori di rallentamento della crescita: - La convergenza tecnologica con gli USA aveva fatto in modo che anche nei paesi inseguitori (Italia) il trasferimento della popolazione dal settore agricolo a quello industriale si era completato. Si arriva alla maturità dopo l’esaurimento delle innovazioni tecnologiche della seconda rivoluzione industriale. - Ci fu un rallentamento delle crescite economiche generali. Si genera questo processo perché si riduce il tasso di produttività (del fattore lavoro) che era stato in forte rialzo durante gli anni 60. Diminuendo la produttività, si ebbe una riduzione dei tassi di profitto delle imprese. Diminuzione degli investimenti da parte delle imprese. - Diminuisce la produttività perché: - Agli inizi degli anni del boom economico c’era stato un patto implicito nei lavoratori. Si erano impegnati ad accettare un compenso salariale al di sotto della produttività purché si investisse per creare posti di lavoro e fare aumentare l’occupazione e incentivare la crescita economica del paese. Gli stati si dovevano impegnare a offrire il Welfare State. - La caduta della produttività era un processo inevitabile perché l’ondata della Seconda Rivoluzione industriale si stava esaurendo e si andava verso la maturità. Di conseguenza, per la teoria dei cicli, si arrivava a un periodo di stagnazione. Raggiungimento del tetto tecnologico. Gli aspetti sociali si scaricano sulla crescita economica dei paesi -> tensioni nel mondo del lavoro con effetti negativi nel mondo della produzione e dei servizi. Gli effetti della crisi, cosa cambia dopo la fine della Golden Age: - Aumento dei prezzi: rincaro dei prezzi del petrolio -> aumenta il costo di produzione che si scarica sui prezzi. Avviene in Europa e in Giappone, le cui economie erano strettamente dipendenti da questa fonte energetica. Quando aumenta il costo della materia prima, l’aumento viene scaricato sul prezzo dei prodotti finali.0 - In alcuni paesi l'inflazione inizia a superare il 10% e si genera quel meccanismo determinato dall’innalzamento dei prezzi -> aumentano costi e prezzi, aumento salari, spirale inflazionistica. - Cadono gli investimenti, fallimenti e disoccupazioni che aumentano. Negli USA negli anni 70 la disoccupazione passa dal 4 al 10% e l’inflazione intorno al 1975 raggiunge e supera il 10%. In altri paesi va anche peggio, come in Italia e in GB. Siamo lontani dall’idea delle politiche avanzate dell’economia mista. Quando aumentano i prezzi non aumentano subito i salari. Se si guadagna meno, diminuisce la domanda, rafforzando la spirale negativa. Le imprese si trovano in difficoltà, falliscono e chiudono. - La crescita dei paesi rallenta e arriva a stagnare, si approssima allo zero. Viene forgiato un nuovo termine economico riferito a un nuovo fenomeno economico, la stagflazione. Questo termine sta a indicare la stagnazione, la crescita molto bassa, e l’alta inflazione. È l’effetto combinato di stagnazione economica, alta inflazione e alta disoccupazione. Termine nuovo perché prima del 1973, l’andamento dei prezzi e della disoccupazione seguivano traiettorie diverse. Quando aumentava la disoccupazione, i prezzi diminuivano e viceversa. Come si regolava il sistema? Se la disoccupazione diminuiva, aumentavano i prezzi, in caso di crescita economica debole, aumentava la spesa pubblica e il sistema si riaggiustava. Invece quando i prezzi crescevano più rapidamente, a quel punto si tagliava la spesa pubblica e si aumentavano i tassi di interesse. Queste erano le regole dell’economia mista della politica Keynesiana. Queste politiche Keynesiane erano dettate dall’economia mista, sinonimo di maggiore intervento dello Stato nell’economia. Gli aggiustamenti erano fatti dallo Stato con l’idea di fondo che l’intervento statale potesse portare allo sviluppo. Lo Stato era intervenuto durante tutti questi anni facendo manovre anticicliche, sostenendo la crescita economica della Golden Age. Le politiche Keynesiane ebbero pieno successo. Il cambiamento delle condizioni a seguito delle crisi e dello shock petrolifero fu il motivo per cui queste politiche non funzionarono più. Dopo il 1973, prezzi e disoccupazione aumentano contemporaneamente + peggioramento nella crescita del PIL. Le politiche Keynesiane non sono in grado di risolvere questa situazione. Lo Stato non riusciva a intervenire, con queste manovre non poteva più evitare un aumento dei prezzi e l’inflazione. Aumentare la spesa pubblica avrebbe portato a un’ulteriore inflazione dei prezzi e peggiorato l’economia. Nei principali paesi del mondo, più influenti, USA e GB, per risolvere questo nuovo fenomeno di stagflazione c’è un cambiamento politico. Chi sosteneva un cambiamento erano figure nuove. Nel 1979 in GB fu eletta Margaret Tatcher, nel 1981 in USA viene eletto Reagan. Queste due nuove amministrazioni si affidarono a nuove scuole di pensiero economico che contrastavano le idee di Keynes. Si affidarono ai monetaristi. In questa fase si ispiravano a principi liberisti (idea che il mercato si aggiusti da sé). Dicevano che con l’espansione graduale della massa monetaria in 3. Vouchers alla popolazione -> soprattutto nell’Est del paese, distribuzione di voucher convertibili alla popolazione. Erano paesi che avevano vissuto 40 anni in un’economia pianificata, non c’era il mercato. Il fatto di vendere voucher aveva l’obiettivo di creare un vasto azionariato popolare che potesse dare avvio alla costruzione dei mercati finanziari, ancora non presenti in queste zone. A partire dagli anni 90 anche tutto il resto del mondo si avvia alla privatizzazione. Il tratto comune di queste privatizzazioni è che in queste privatizzazioni oltre Europa vi fu un forte coinvolgimento dei capitali esteri che intervennero per acquisire capitali di imprese capitali oltre Europa. Il vantaggio di fare introdurre (per esempio nel sud America o Africa) capitali esteri era di dare un miglioramento in campo tecnologico. L'altro vantaggio è che si favorì il processo di convergenza delle economie più deboli verso le economie dei paesi più industrializzati. Il compito dello Stato è quello di regolare il quadro economico generale, ma è il settore privato ad essere il protagonista principale. Integrazione economica europea: anni ‘50 – Unione Europea. Durante la Golden Age si delinea un terzo attore importante nell’economia mondiale. L’Italia deve in buona parte il suo successo al coinvolgimento verso il progetto europeo. La formazione dell’Unione Europea. L'idea di un’Europa unita è un’idea di lungo periodo, ma nei tempi antichi i limiti geografici, geo- strutturali dei diversi paesi hanno influito sullo sviluppo del paese e dell’economia. La difficoltà nelle comunicazioni e anche geografica hanno impedito l’unione dei territori del paese europeo. Nessuno dei paesi voleva cedere la propria indipendenza, idea di frammentazione che si porta avanti da molto tempo. Il forte attaccamento alla sovranità nazionale fu sempre il principale deterrente all’integrazione dell’intero continente, o comunque della parte Occidentale. Questa situazione si sblocca solo nel secondo dopo guerra e fu possibile grazie al meccanismo di ricostruzione con l’intervento degli USA. Con il Piano Marshall e il suo obbligare la cooperazione e collaborazione tra gli Stati, si inizia a intravedere una via realizzabile per l’unificazione. Il processo di integrazione europea: anni 50-60. Il primo tentativo verso l’OECE va sprecata. Il processo per unificare diverse sovranità ha due vie: - Si creano organizzazioni internazionali: organismi che dipendono dalla cooperazione volontaria dei membri, ma non hanno potere coercitivo (es. OECE). - Costituire organizzazione sovranazionali: dove i membri sono obbligati a cedere una parte della propria sovranità. Oltre a cedere la sovranità i membri sono costretti a uniformarsi alle disposizioni di questa nuova organizzazione. Impedisce loro di prendere decisioni in materia, non possono decidere in modo egoistico e di propria iniziativa. Esiste la possibilità che una cooperazione attiva attraverso un’organizzazione internazionale non coercitiva possa condurre a un’associazione di sovranità. Questo è comunque un percorso di lungo periodo. Tutto questo fallisce dopo la Seconda guerra mondiale. Cosa cambiò quindi in questo periodo? Motivi di carattere politico e economico: - Politico: fallisce l’idea di un’organizzazione internazionale. Solo una sovranazionale con potere coercitivo può essere in grado di risolvere i problemi di stabilità politica e economica del vecchio continente. Solo attraverso la cooperazione dei diversi stati l’Europa può tornare ad avere il peso politico, ma anche economico, che aveva prima delle guerre e prima dell’ascesa degli USA. L'unico modo per contrastare l’ormai super potente/leader USA era quello di attuare uno sforzo congiunto da parte dei paesi europei con il presupposto che “l’unione fa la forza”. - Economico: se c’è un mercato ampio, aumenta l’efficienza e la concorrenza. Migliora la struttura produttiva e l’offerta e i consumi e la vita dei cittadini. L'idea di fondo è che un mercato grande europeo sosterrà una crescita più forte. Dopo la Seconda guerra mondiale, fallito l’approccio con l’OECE, si arriva a considerare che la forza politica dipende da quella economica. La via che si può intravedere a questa ascesa degli Stati Uniti d’Europa è un’integrazione di carattere economico, che non intacchi in modo diretto i principali aspetti della sovranità della nazione, ma che riesce a superare l’ostacolo ideologico principale che era la perdita di sovranità dei paesi. L'idea era poi di integrare anche gli aspetti politici. Lo scenario post conflitto era: per l’Europa diventare una potenza di riferimento, necessità dei singoli paesi (per la Francia tenere sotto controllo l’avversario tedesco, per la Germania necessità di rientrare nel mercato europeo). Questi due aspetti erano legati allo sfruttamento del maggiore bacino carbo-minerario dell’Europa continentale. Da questo doveva derivarne un vantaggio economico. Fine anni 40: epoca in cui carbone e acciaio sono fondamentali per lo sviluppo economico dei paesi, sono alla base di altre industrie. Il bacino maggiore era quello della Ruhr, per il quale c’è sempre stata una grande conflittualità. I confini di stato avevano ostacolato l’uso razionale ed efficiente di questo importante giacimento. Se vogliamo migliorare l’economia bisogna abolire le restrizioni sul commercio di queste materie prime per offrire a chi partecipa la possibilità di cooperare e rafforzarsi economicamente. Da questo scenario –> premesse per costituzione della CECA - Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, che nasce nel 1951. Spinta dai francesi, che mandano avanti il progetto, vi entrano poi Olanda, Belgio, Lussemburgo e Italia, è aperta a tutti. L'Italia lo fece per ottenere materie prime di cui necessitava molto a basso costo e per avere un mercato regolamentato dell’acciaio. La CECA crea un cartello internazionale nel settore del carbone e dell’acciaio che prevede l’eliminazione delle tariffe interne e dei contingentamenti in materia di cambi intracomunitari in questi due settori. Verso l’esterno la creazione di una tariffa comune sull’importazione da altri paesi dei materiali di questi due settori. Il punto fondamentale della CECA è che per funzionare vengono creati diversi organismi sovranazionali. Viene creata un’autorità con poteri esecutivi, un consiglio dei ministri, che ha il compito di salvaguardare l’interesse dei singoli membri, e un’assemblea generale che ha poteri consultivi. Viene creata una corte di giustizia che serve per derimere le controversie. Con questo pacchetto istituzionale si ha il primo passaggio in cui gli Stati cedono una parte della propria autorità e controllo per tutte le questioni legate al settore dell’acciaio e del carbone. Sulla base della struttura della CECA saranno fatte a modello le istituzioni create alla formazione del mercato unico europeo. Secondo passaggio è quello del 1957 con i Trattati di Roma. Sono un consolidamento del primo step (la CECA). Vengono fatte due cose importanti: - Nasce l’Euratom, la Comunità Europea dell’Energia Atomica. Questo ente ha come compito quello di sviluppare l’uso energetico pacifico dell’energia atomica. - Si istituisce la CEE (Comunità Economia Eu ropea) detta anche MEC (Mercato Comune Europeo). Ideata da un francese, prevedeva: - l’eliminazione graduale dei dazi sull’importazione e delle limitazioni quantitativa su tutti gli scambi tra i paesi membri. Prima era riferito solo al settore carbone-acciaio, ora è generalizzato. Allo stesso modo si introduce una tariffa esterna comune che tutti gli stati membri sono obbligati ad attuare. - i paesi membri si impegnarono ad attuare delle politiche comuni in altri settori, esempio trasporti, agricoltura (PAC – Politica Agricola Comune e FEOGA - Fondo Europeo agricolo di Orientamento e di Garanzia) -> entrambi nascono per sostenere il settore agricolo e per sostenere il livello di reddito degli agricoltori europei, garantendo loro prezzi remunerativi e incentivando l’innovazione nel settore + settore della previdenza sociale, interventi nella politica finanziaria (creazione della BEI - banca europea degli investimenti), promossa soprattutto dall’Italia, aveva il compito di fare credito alle aree meno sviluppate + viene istituito il Fondo Sociale Europeo, che doveva contribuire alle spese che diversi stati membri sostenevano per formare e riqualificare a livello professionale la propria forza lavoro. - si avanza verso un libero movimento delle persone e dei capitali all’interno dei confini della comunità -> area in cui merci, servizi, persone e capitali possono circolare liberamente, beneficiare di una tariffa esterna comune e in cui si va verso una serie di politiche di azioni a livello comune. Nel 1965: anche l’Euratom ha la sua alta commissione, ecc.. parimenti al MEC viene dotato di organi sovranazionali. Le tre alte commissioni, quelle con il potere coercitivo sugli Stati, si fondono in un unico ente -> si può iniziare a prospettare l’idea di un’Unione Europea unica, non solo economica. Si aggiunge l’istituzione di un Parlamento Europeo. Un primo bilancio dell’integrazione raggiunta tra il 1967 e il 1968 con la CEE ci dice che in questo decennio furono eliminati larga parte degli ostacoli al commercio tra i paesi aderenti. I dati dell’integrazione commerciale dimostrano che cresce l’importanza del commercio interno alla CEE del 58% e cresce anche a livello mondiale, export che aumenta del 50% su scala mondiale. Si riduce la dipendenza dei paesi CEE rispetto agli USA, ma un nuovo partner commerciale importante diventerà il Giappone. Processo di integrazione europea. Processo economico e politico per i paesi che vogliono tutelare la propria autonomia governativa. Nascita del MEC, grazie a questa prima integrazione, area di libero scambio dei paesi aderenti -> successo nel commercio intraeuropeo. Si crea questa fazione all’interno dell’Europa. In questa prima fase mancano importanti paesi europei, come la GB. Gli altri paesi europei che non sono entrati a fare parte del MEC rispondono Sistema monetario europeo: i paesi con lo SME si accordarono affinché il cambio delle valute nazionali fosse limitato entro una fascia di scostamento a partire dal valore dell’ECU. Ogni moneta che partecipava allo SME aveva un proprio corso a livello di ECU. Quando veniva raggiunto un valore limite (in più o in meno), scattava l’obbligo per la banca centrale del paese di intervenire per riportare entro i limiti di fluttuazione il cambio della moneta. ECU, fisso la parità della Lira con l’ECU + fisso una banda di oscillazione con l’ECU, quando la mia moneta raggiunge uno di questi valori soglia, la banca centrale del paese deve intervenire per riportare il valore della moneta nazionale entro i limiti definiti dalla fluttuazione. Inizialmente il margine di fluttuazione era fissato in un range del + o – 2,5%. Alcuni paesi raggiunsero delle eccezioni adottando una banda larga, + o – 6%, tra questi c’era l’Italia, ma anche la GB (entrò nello SME solo nel 1990). Risultati dello SME: Grazie allo SME si riuscì a superare le turbolenze monetarie degli anni 70. Nel caso italiano contribuì a fare rientrare problemi inflazionistici, presenti in diversi paesi in questo decennio. Grazie allo SME gli stati iniziano ad avviare politiche di rigore monetario -> questo riuscì sempre di più a fare controllare e mantenere i legami di solidarietà e collaborazione avviati con il progetto di integrazione. Grazie al successo e alla stabilità indotta dallo SME, i paesi della comunità economica europea iniziarono a capire che l’unificazione monetaria aveva dei benefici. Dagli anni 80 riprende il rilancio del processo di integrazione. È sempre un francese a guidarlo, Jacques Delors. Da subito ci sono nuovi ingressi, nel 1981 entra la Spagna, nel 1986 entra il Portogallo. Nel 1986 viene firmato l’atto unico europeo -> accordo preliminare che segna l’idea di portare a completamento il mercato interno commerciale, ma anche in tutti i suoi aspetti, togliere barriere fisiche, tecniche e fiscali entro il 31/12/1992. Questa scadenza non fu attesa, ma il processo continuò. Il passo successivo più importante fu la negoziazione e poi l’entrata in vigore del trattato firmato a Maastricht nel 1991 -> si firmano le previsioni di realizzazione dell’idea dell’atto unico di rimuovere tutte le barriere. Il trattato di Maastricht entra in vigore nel 1993 e con questo trattato la comunità economica si trasforma in Unione Europea. Non più solo aspetto economico. Contenuti principali del trattato: - Riorganizza tutta la precedente gestione/legislazione in campo economico. - Nasce l’idea di realizzare l’unione monetaria. - Pone sul piatto l’idea di cooperare anche a livello di sicurezza e di polizia e giustizia. Altri aspetti importanti: - Si costituisce la cittadinanza europea. - Si danno maggiori poteri al Parlamento europeo in determinate aree. Al Parlamento europeo spetterà il compito di assicurare una linea comune in materia di politiche estere e difesa dei paesi appartenenti all’Unione. Il processo di realizzazione dell’Unione Monetaria. L'unione monetaria, sancita con l’Unione Europea, nell’accordo di Maastricht viene pensata come un percorso a tappe. Il principale ideatore di questo percorso è Jacques Delors, francese europeista convinto. Nel 1988 divenne presidente di un comitato per lo studio dell’unione economia comunitaria -> comitato Delors. Il compito doveva essere quello di elaborare e proporre le fasi concrete per la realizzazione dell’unione economica monetaria. Comitato costituito dai governatori delle banche centrali della comunità economica e da altre personalità di spicco del mondo bancario europeo. Nel 1989 elabora un rapporto che prevede la realizzazione di un’unione monetaria in 3 fasi (riprese poi da quanto stipulato a Maastricht): 1. Luglio 1990 – fine del 1993: i paesi aderenti dovevano completare la liberalizzazione dei movimenti di capitale mettendo contemporaneamente in atto politiche che assicurassero la stabilità dei prezzi e la finanza pubblica. Ogni paese doveva intervenire al proprio interno. Tutti i paesi dovevano impegnarsi a fare riforme istituzionali che portassero alla separazione tra governo nazionale e banca centrale. 2. Gennaio 1994 – fine 1998: vede nascere l’istituto monetario europeo - IME, ente di carattere transitorio che aveva il compito di iniziare il rafforzamento/coordinamento delle politiche monetarie degli stati membri. In questa fase ognuno ha ancora la sua moneta. 3. Dal 1999: si stabiliscono i cambi tra le monete nazionali, irrevocabili, e viene istituito il Sistema Europeo delle Banche Centrali – SEBC, composto dalla Banca Centrale Europea – BCE, e dalle singole Banche Centrali per gestire la questione monetaria all’interno dell’Unione monetaria. La BCE ha associati degli organi decisionali: il consiglio direttivo, composto dai direttori delle Banche Centrali nazionali, e un comitato esecutivo. A questi due organi spettava il compito di guidare la politica monetaria dell’intero sistema. La BCE si dà come obiettivo costituzionale il perseguimento della stabilità monetaria e, per poterlo fare, è creata come ente autonomo e indipendente da qualsiasi potere governativo dei singoli stati ma anche della comunità. L'attività operativa, l’organo esecutivo, diretta dalla BCE, spetta alle singole banche centrali, che restano soggette alla giurisdizione del singolo paese, ma erano diventante indipendenti da ogni altra istituzione nazionale o comunitaria (nella prima fase). L'aspetto più rilevante della fase 3 è l’introduzione della moneta unica, l’euro. Dal 1° gennaio 1999 vengono fissati i tassi di conversione irrevocabile delle diverse monete con l’euro. Diventa moneta a pieno diritto in quella data (lira: 1936,27). Automaticamente, dal primo gennaio 1999, i mercati hanno iniziato a utilizzarlo come valuta. Il cambio della moneta fisica è avvenuto a partire dal 1° gennaio 2002, dal primo marzo dello stesso anno, la lira non aveva più valore. Nel trattato si prevedeva che per accedere all’area euro i paesi dovevano soddisfare 4 requisiti di natura macroeconomica, i criteri di convergenza, avevano lo scopo di garantire la stabilità interna ai singoli stati e non far pregiudicare la struttura monetaria comunitaria: 1. Andamento del tasso di inflazione e 2. Tassi di interesse nominali di lungo periodo entro un certo valore 3. Limiti nel disavanzo pubblico, non doveva essere eccessivo 4. Da almeno 2 anni bisognava che il paese fosse rientrato nella banda di fluttuazione normale dello SME. I paesi che adottarono l’euro furono: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Non partecipare GB e Danimarca, mentre invece non soddisfacevano i criteri Grecia e Svezia. L’ESPANSIONE DELL’ASIA Economia internazionale dopo il Secondo conflitto mondiale -> ascesa e espansione dell’Asia. In particolare, nel secondo 900 c’è un’estrema differenziazione che si produce/emerge tra i paesi meno sviluppati. Siamo di fronte a due situazioni opposte. Alcuni paesi godono di una crescita economia, industriale, produttiva particolarmente sostenuta, con effetti importanti sull’economia internazionale, in grado di cambiare gli equilibri economici internazionali esistenti. Altri vedono peggiorare ulteriormente le loro posizioni -> anche le loro condizioni di vita già precarie peggiorano ulteriormente. L’area dell’Asia è anche oggi considerata quella più dinamica e in evoluzione e anche il nostro concorrente più aspro e con il potenziale più forte che dobbiamo tenere sotto controllo. Tra il 1981 e il 2005 c’è una crescita diseguale tra i paesi meno evoluti. In poco più di 20 anni più di 500 milioni di persone sono uscite da uno stato di estrema povertà. Questo fenomeno non ha eguali. Se confrontato con altri paesi meno sviluppati (America latina o area sub sahariana) non si hanno gli stessi dati. Riguarda solo quest’area. La Cina rappresenta meglio il fenomeno. Nel 1980 il contributo della Cina nell’economia mondiale era il 2%, nel 2007 la sua quota nell’economia mondiale sale all’11%. Dal 1973 (quando finisce la Golden Age del capitalismo dei paesi occidentali) per i paesi occidentali inizia una fase di stagnazione. Al contrario, la Cina, ma anche la Corea del sud, mostrano un tasso di incremento del PIL. Distinguiamo due modelli diversi: - Primi movers, paesi che identifichiamo come le 4 tigri: Corea del sud, Taiwan, Hong Kong e Singapore. Processo che si consolida nel secondo dopoguerra. Iniziano prima, ma rallentano anche prima, già a partire dagli anni 80. - Asia orientale che si rafforza: Cina e India. Le 4 tigri: Tra questi 4 paesi possiamo distinguere due gruppi di paesi: 1. Singapore e Hong Kong: hanno la caratteristica di essere entrambe città-stato, potenze occidentali all’epoca coloniale, create per facilitare gli scambi commerciali. Singapore (colonia britannica fino al 63) per il sud est asiatico, Hong Kong (fino al 67) per commerciare con la Cina. Subirono una forte influenza da parte della GB proprio per il loro trascorso di colonia britannica. Entrambi i territori sono densamente popolati e caratterizzati da crescita demografica. Entrambi hanno una popolazione a maggioranza cinesi. Hong Kong: nel secondo dopoguerra ha fatto registrare un intenso sviluppo economico con associato sviluppo demografico. Date le dimensioni ridotte del territorio -> costruzione della città più verticale del mondo. L'economia è fortemente legata al fattore terziario, ha grande importanza il settore finanziario, anche se dal 1997 è rientrata sotto la sovranità cinese e il grado di autonomia è stato ridimensionato. Singapore: dal pdv storico fu sotto l’amministrazione della compagnia delle indie inglesi già dalla prima metà dell’800. Diventa una forte colonia e una base navale importante. Dopo la Seconda guerra mondiale, è soggetto a un breve dominio giapponese. Successivamente prendere il comando del partito comunista cinese, e per questo Mao lo influenza con i propri connotati. Strategia economica adottata da Mao: adottò una strategia simile a quella sovietica. Collettivizza la produzione agricola che fino ad allora era gestita dai privati (modello di pianificazione sovietica). Arriva a collettivizzare la totalità della produzione industriale = controllo dell’economia cinese. Valutati nel loro insieme, gli anni del governo di Mao portarono a una crescita sostenuta, il PIL crebbe del 4,8% (valore superiore a quello dell’India e dell’Unione Sovietica). Resta comunque lontana dalla crescita del Giappone, che nella Golden Age, era il paese con la crescita maggiore. Se vediamo i dati pro-capite la crescita fu più contenuta. Il numero di figli per donna passò da 6 a 2,36 nel periodo 80-85. La popolazione non beneficiò della crescita del paese. Ci sono due momenti di discontinuità: - Dal 1959 al 1962: “il grande balzo” -> Mao inizia ad adottare un intervento nell’economia leggermente graduale. In quegli anni però decide di prendere decisioni politiche drastiche che si proponevano di trasformare interamente il sistema economico. Questa idea di pianificare culmina nel 1953, in cui inizia una fase di rafforzamento verso il socialismo. Dal 1953 si procede alla nazionalizzazione dell’industria e alla collettivizzazione della terra, obbligando i proprietari contadini a entrare in cooperative agricole. Processo di trasferimento massiccio di risorse (terra e uomini) dall’agricoltura all’industria. Come era successo nell’Unione Sovietica, questa nazionalizzazione provoca problemi di rifornimento a cui risponde con la politica del “grande balzo”. Il grande balzo è una serie di decisioni politiche drastiche che si pongono l’obiettivo di portare una trasformazione completa del sistema economico, che aveva iniziato a configurarsi soprattutto nei primi anni 50, per arrivare al controllo statale completo dei mezzi di produzione. Questa strategia funziona bene fino a quando l’agricoltura produce bene. Nel 1960 però si presentò un’annata molto scarsa. Parte una forte carestia, i morti sono tra i 25 e i 30 milioni. Mao imputa le difficoltà del paese, non alla sua strategia, ma al fatto che il paese fosse organizzato in un sistema di segmentazione delle classi, dove le classi del vertice erano contrarie allo sviluppo economico. Lancia quindi la rivoluzione culturale. - Dal 1966 al 1970: Rivoluzione culturale -> obiettivo: eliminare le classi borghesi. Chiude le università e le scuole superiori e fa rientrare tutti nella classe operaia. Elimina la segmentazione sociale all’interno della società cinese. Gli effetti economici non furono così forti rispetto a quelli ottenuti con il “grande balzo”. Milioni di persone furono cacciate dal posto di lavoro e mandate in campi di rieducazione. Momenti importanti nell’economia cinese perché in entrambi questi momenti si registrò una forte diminuzione del reddito pro-capite. Fu significativo perché la popolazione, che già partiva da livelli di sussistenza bassi, fu colpita da queste due crisi. Diminuzione reddito pro-capite -> numero popolazione a livelli molto bassi. Mise in discussione le possibilità di sopravvivenza di una parte già molto povera della popolazione stessa. Durante gli anni di governo di Mao ci fu una grande crescita del paese a livello aggregato, non pro- capite. Le ripercussioni sulla società civile furono però rilevanti. Furono quello che impose un cambiamento negli ultimi anni di governo di Mao e alla sua morte. Questi problemi sociali riuscirono, dopo la morte di Mao, a fare avvicinare la Cina all’economia di mercato e all’occidente. Furono introdotte riforme per inserire nuovamente la Cina nel libero mercato. Si abbandona il socialismo come dottrina economica -> cambiamento che avrebbe trasformato l'economia di mercato internazionale. Il riavvicinamento è guidato da Deng Xiaoping che dal 1978 inizia un periodo di riforme. Il primo settore di intervento fu quello dell’agricoltura. Più di ¾ della popolazione lavorava ancora nel settore primario. Da collettivizzazione dell’agricoltura alla sua liberalizzazione -> cooperative libere di territorio, non più statali, secondo il modello giapponese. Seconda area di intervento è l’industria -> la Cina necessitava di importare tecnologia dall’estero, nacquero le zone economiche speciali in cui erano possibili gli investimenti esteri e il commercio con l’estero. Il modello cinese e la sua chiusura non funzionano. L'obiettivo era ricollegarsi al mondo dell’occidente e al libero mercato. Finalmente fu possibile creare imprese private. Dal 1978 in avanti c’è un progressivo aumento delle privatizzazioni. Ancora oggi però gran parte dell’economia cinese è sotto il controllo statale. Tutte le decisioni strategiche restano comunque nelle mani del partito comunista cinese. Nel 1992 si arriva all’abbandono della pianificazione, anche se viene sostituita con un’economia mista, in cui le imprese (private, estere, pubbliche,..) operano nel mercato, sempre in quadro strategico elaborato dal partito comunista cinese. I piani quinquennali esistono ancora, non sono più strategici. I privati sono liberi di arrivare al risultato sperato in modo autonomo. La caratteristica più rilevante è quella di essere fortemente orientata ai mercati esteri. Questo orientamento le ha permesso negli anni di diventare il primo esportatore mondiale. Dal pdv dell’economia internazionale, il fatto che la Cina fosse il primo esportatore mondiale significa che questo paese aveva un grande disavanzo nella bilancia commerciale -> la Cina ha iniziato a investire fortemente nel debito pubblico dei paesi occidentali. Possiede quindi le economie occidentali. Di conseguenza pone la Cina come uno dei major player dell’equilibrio internazionale. INDIA Quest'area fu molto meno coesa della Cina. Le vicende a cui fu sottoposta furono più complesse e più complessa la costruzione dell’economia del paese. Già dal terzo secolo a.C. prosperava l’attività di tipo mercantile. In epoca molto lontana l’India si propone per gli scambi con l’Occidente. Data l’incapacità dei governi del territorio di costituire un governo centralizzato e di conseguenza la vulnerabilità militare a cui tanti governi erano sottoposti, l’India divenne un territorio frammentato e conquistato da diversi stranieri. Ha un tratto dominante, si configura come un’area prospera per l’attività mercantile che utilizza il commercio e gli scambi con l’occidente. Non si arriva ad avere un governo centralizzato, è quindi più vulnerabile anche dal punto di vista militare. Diventa un territorio frammentato alla mercè di diversi territori stranieri. Nella parte Nord del territorio si insediano diverse popolazioni dell’Asia centrale, mentre lungo le coste prendono posto i musulmani che provengono dal Medio Oriente. Intorno al 1300-1400 quando l’India si divide in diversi sultanati, che continuano la tradizione commerciale con gli arabi e gli italiani. Nel lungo periodo questa tradizione commerciale e scambi con l’occidente continua e persegue. A metà del 1500 si insedia un impero, che rimane fino al 1739, l’impero Moghul. Anche questo impero prosegue con la mercantilizzazione delle coste e promuove la manifattura tessile. Nonostante i cambiamenti a livello di potere e governi, si prosegue con la strada della mercantilizzazione delle coste. L'interno del paese invece rimane molto indietro e legato all’agricoltura. Nel 1739 muore l’ultimo imperatore e l’India torna ad essere suddivisa in diversi sultanati e proprio in ragione di questa nuova frammentazione che la mette nuovamente in un’area di debolezza dal pdv politico. Diventa facile per l’East India Company, la compagnia indiana inglese più famosa, penetrare nel territorio e assoggettarlo. Il commercio indiano passa quindi sotto il controllo diretto della colonia inglese, che nel 1858 unisce le Indie. Questa colonizzazione non risolve il problema dei territori interni, ma dal pdv industriale e commerciale non fu del tutto negativa -> portò alcuni benefici, il tratto più rilevante era che gli imprenditori locali riuscirono a mantenere il possesso di alcune capacità e know-how che furono poi utili nel momento della dichiarazione dell’indipendenza del paese. Dal pdv sociale il dominio inglese mantenne in vita il sistema delle caste, che fu abolito solo al momento dell’indipendenza, ma che di fatto non ha mai cessato di esistere (anche oggi ha influenze a carattere sociale). L'indipendenza venne dichiarata nel 1947, grazie a Gandhi. Fu un’indipendenza che riguardò tutto il territorio indiano, che però fu poi diviso -> nel 1947 si distaccò il Pakistan e nel 1971 il Bangladesh. India -> al momento dell’indipendenza, sul piano economico, si instaurò un sistema di pianificazione dall’alto (no comunismo), caratterizzato da un forte intervento statale, che si occupava anche della gestione diretta delle imprese. C'erano quindi molte imprese pubbliche. In India il libero mercato non fu mai abolito, non si tratta quindi di un sistema di pianificazione accentrato come nel comunismo. Con questo sistema si riuscì a far partire lo sviluppo del paese, che comunque non portò l’avvio ad una elevata crescita del paese. Rimase comunque in vigore fino agli anni 80. La svolta nel sistema economico si ebbe poi nel 1989 -> influenzata dal cambio di passo che la Cina aveva avuto dopo la morte di Mao, dopo che la Cina aveva sperimentato la riapertura verso le economie occidentali. Vengono avviate diverse liberalizzazioni -> apertura verso l’estero anche in campo finanziario. Ostacoli e limiti alla crescita di questo paese: - Non fu attuata una politica demografica di contenimento. Non viene controllata la crescita demografica (no politica del figlio unico come in Cina). - Dopo che ci fu un avvio verso il processo di industrializzazione, l’India si arenò. Precoce interruzione del processo di industrializzazione. La popolazione risulta ancora largamente impiegata in agricoltura, che ha livelli di produttività molto bassa. Rappresenta il 50% dell’occupazione della popolazione attiva. - Dal pdv dell’industria sono emerse grandi imprese, ma la maggior parte della popolazione lavora in medio piccole imprese, che sfruttano il basso costo del lavoro per l’esportazione di prodotti tessili. Questo tiene ancorata l’industria indiana, mancano incentivi. Questo paese si è fortemente sviluppato nel settore terziario, che è in grado di offrire servizi informatici e altri servizi alle imprese, lo fa a basso costo, anche per il mondo intero. Attira quindi capitali dall’estero. La via della modernizzazione ha ancora diversi ostacoli -> la persistenza di alcuni tratti sociali che sono in conflitto con la modernizzazione del paese. Punti deboli a livello sociale:
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