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La Repubblica Romana: Origine, Lotte Sociali e Conquiste, Appunti di Storia

Storia antica della Roma repubblicanaStoria antica del MediterraneoStoria antica romana

La nascita della repubblica romana dopo la caduta della monarchia, le lotte sociali tra patrizi e plebei, le leggi dei decemviri, le prime guerre sannitiche e la confederazione romana-italica. Vengono inoltre trattati i celti, i galli in italia e la guerra contro pirro.

Cosa imparerai

  • Quali furono le prime guerre sannitiche e come Roma riuscì a sconfiggere i Sanniti?
  • Come si instaurò la Repubblica Romana dopo la caduta della monarchia?
  • Quali furono le lotte sociali tra patrizi e plebei e come si organizzarono i plebei?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 17/10/2019

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4.1

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Scarica La Repubblica Romana: Origine, Lotte Sociali e Conquiste e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Roma e l’Italia 1. La città repubblicana La monarchia romana fu abbattuta nel 509 e al suo posto fu istituito un regime repubblicano. Ciò accadde in seguito ad un aspro conflitto sociale fra il re e buona parte del patriziato da un lato, e i ceti emergenti che militavano nell’esercito oplitico dall’altro. Fu questo schieramento a prevalere e ad ottenere una nuova repubblica. Dopo Tarquinio il Superbo nessun re avrebbe più governato a Roma. La durezza dello scontro fu tale da lasciare una traccia indelebile nella sensibilità dei romani: il solo termine re suscitava una repulsione. Anche quado secoli dopo, Roma sarebbe stata governata da imperatori, il termine repubblica sarebbe rimasto sempre in uso ad indicare quello che noi chiamiamo lo stato romano. Il nuovo governo fu definito repubblica. Il potere era detenuto da due magistrati i consoli. Quando la repubblica era minacciata, poteva essere nominato un magistrato dotato di pieni poteri, il dittatore, che restava in carica per massimo sei mese. Nel primo periodo della repubblica, le cariche di governo furono occupate dai patrizi; ciò toglieva rigore alla richiesta di democratizzazione. La città si trovò divisa in due, una minoranza di cittadini esercitava il potere e la maggioranza ne era esclusa. Ci furono aspri contrasti politici e sociali per un secolo. Esclusi dal potere, i plebei si organizzarono. Nacquero i concili della plebe, assemblea convocata e presieduta dai tribuni della plebe, funzione riservata ai soli individui di estrazione plebea. I tribuni (sacrosanti): chiunque avesse recato danno a loro commetteva un sacrilegio che lo esponeva alla vendetta divina e umana. Per un buon funzionamento del sistema erano necessario un archivio e sistema comuni: entrambi situati presso il tempio di tre divinità: Cerere, Libero e Libera. La custodia di questi venne affidata agli edili della plebe. Questa organizzazione era una specie di città nella città, che operava autonomamente. Lo strumento delle loro lotte fu la secessione: la plebe si ritirava fuori dalle mura. La secessione era un mezzo di pressione forte, che costrinse i patrizi a trattative e concessioni. 2. Le lotte tra patrizi e plebei Nell’antica Roma non esistevano leggi scritte e i plebei erano sottoposti all’arbitrio dei giudici patrizi, con ciò non c’era nessuna eguaglianza politica. Nel 451 venne nominata una commissione di 10 patrizi, i decemviri, con l’incarico di redigere le leggi scritte. Durante l’attività questo collegio era presieduto da Appio Claudio, tutte le magistrature furono sospese e i supremi poteri affidati agli stessi decemviri. Al termine del mandato Appio Claudio, non intendeva abbandonare il potere ma la reazione di patrizi e plebei lo avrebbe abbattuto. I decemviri lasciarono l’insieme di leggi, incise su 12 tavole, costituirono la fonte di tutto il diritto privato e pubblico. In una delle 12 tavole si ripeteva: non erano ammessi matrimoni tra patrizi e plebei. Nel 445 Gaio Canuleio fece approvare alla plebe l’abolizione di questa norma. Nel 367: leggi Licinie-Seschie, che riconoscevano ai plebei il diritto di accedere al consolato. I patrizi non ebbero più il monopolio della carica più importante. Per accedervi occorrevano grandi mezzi economici (oligarchia patrizio-plebea: insieme delle famiglie che ora occupavano il vertice della repubblica). I plebei che aveva fra i propri antenati individui che avevano ricoperto le più alte magistrature furono chiamati nobili e andarono a costituire un nucleo potente della classe dirigente. I concili della plebe furono riconosciuti come una struttura delle istituzione repubblicane, i tribuni e gli edili della plebe, divennero veri magistrati. Nel 286 con la Lex Hortensia, fu attribuito valore di legge alle deliberazioni della plebe, i cosiddetti plebisciti. Quanto la plebe stabiliva nelle sue assemblee, dalle quali i patrizi erano esclusi, aveva valore di legge per tutto il popolo. 3. I nemici di Roma Nel 508 Roma stipulò con Cartagine un trattato che prevedeva le rispettive aree di influenza, commerciali e militari. Roma era attiva in una rete di rapporti internazionali estesa al mediterraneo occidentale. Nel corso del sec V questo slancio venne meno perché Roma dovette affrontare una serie di impegni militari per la sopravvivenza contro le genti dell’Italia centrale. Molto grave fu lo scontro con i latini. Coalizzate in una lega, numerose città tentarono di stroncare qualunque futuro tentativo di egemonia da parte di Roma. Lo scontro decisivo ci fu nel 496 nei pressi del lago Regillo. La vittoria romana portò ad una alleanza, il cosiddetto foedus Cassianum che segnò l’entrata di Roma nella lega latina. Nei decenni successivi Roma riuscì ad assumere un ruolo egemone nell’Italia centrale. In seguito ci fu lo scontro tra Roma e Veio, riguardante il controllo delle vie di comunicazione che collegavano il Lazio con la Campania e Etruria (10 anni). Veio cadde grazie allo stratagemma di Marco Furio Camillo, che fece scavare un cunicolo sotterraneo cogliendo i nemici di sorpresa. 4. I Celti Roma aveva appena sconfitto Veio, quando dovette affrontare i Celti, galli oppure galàti (della Germania meridionale e Boemia). I Celti in Asia minore diedero nome ad una regione, la Galazia. Essi parlavano il celtico, una lingua indoeuropea le cui tracce si ritrovano in molte lingue europee. Dialetti celti si parlano ancora oggi in Irlanda Scozia e Galles. Loro non costituirono un singolo stato. La loro unità aveva tradizione culturale comune; la loro arte si caratterizzava per l’uso di motivi geometrici, linee curve. Molto raffinati erano i gioielli in oro e bronzo. Loro avevano una scarsa propensione a rappresentare la figura umana. Racconti terrificante evocavano il bosco sacro, dove divoravano gli dei celti. In effetti, i santuari erano spesso aree isolate dal mondo. Praticavano una religione naturalistica che coinvolgeva gli elementi naturali. Aveva particolare rilevanza la casta sacerdotale dei Drùidi, potente e privilegiato, membri della nobiltà erano specialisti che dedicavano 20 anni all’apprendimento dei testi sacri. Grazie a loro le anime, dopo la morte, trasmigravano in un altro corpo e continuavano a vivere. Esercitavano funzione giudiziarie mediche ed educatrici. 5. I Galli in Italia Verso la fine del sec V diverse tribù dei Celti ( Galli dai Romani) varcarono le Alpi arrivando fino alle Merche e Emilia. La loro presenza era così diffusa che i romani chiamarono la pianura padana ‘’Gallia cisalpina’’. Nel 390 una tribù guidata da Brenno devastò l’Etruria e saccheggiò Roma. Interessati più dal bottino che dall’occupazione, questi chiesero un riscatto in cambio del loro ritiro. Ottenuto, si allontanarono. Si trattò di un episodio che, seppur non eccessivamente grave, lasciò nei romani un forte trauma emotivo, come dimostra la legenda che ne fece una vera e propria epopea. 6. Le guerre sannitiche Nel 348 Roma e Cartagine decisero di rinnovare il contratto del 508; poneva limiti alla navigazione dei romani in Spagna Sicilia e Sardegna ma gli assegnava il Lazio. Nuovi scenari si aprirono con i sanniti, popolo di
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