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Il Feudalesimo e la Nascita degli Stati Nazionali in Europa: Francia, Inghilterra, Italia, Appunti di Storia Moderna

Del feudalesimo come categoria del medioevo, caratterizzato da rapporti di fedeltà personale, e della nascita degli stati nazionali in europa durante l'età moderna. Esplora la crisi del feudalesimo in francia, la distruzione delle vecchie nobiltà feudali in inghilterra e l'emergere di stati di dimensioni più piccole in italia. Inoltre, analizza la trasformazione della chiesa in uno stato moderno e l'influenza di calvinismo e luteranesimo.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 01/02/2024

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Scarica Il Feudalesimo e la Nascita degli Stati Nazionali in Europa: Francia, Inghilterra, Italia e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 27/09/2021 La storia è interpretazione dei fatti, gli storici interpretano cercando fonti primarie ma anche studiando la storiografia, le altre interpretazioni, il lavoro di altri storici. La concezione marxista della storia si concentra sugli aspetti economico-sociali, considerando la politica sovrastruttura, per questo tutti i secoli dell’età moderna sono considerati un passaggio dal feudalesimo al capitalismo del quale la rivoluzione francese e il conseguente potere borghese sono il punto d’arrivo. Questo è considerato anacronistico dagli altri storici, perché il feudalesimo è una categoria che non appartiene ai secoli dell’età moderna, caratterizzati dalla nascita degli stati nazionali; appartiene al medioevo, età priva di compagini nazionali ben definite nella quale i rapporti erano di fedeltà personale. L’età moderna non è descritta dal concetto di classi, le classi non descrivono la struttura sociale dell’anziano regime, perché il termine classe è legato al ruolo nel processo economico. La società dell’antico regime è una società di ordini, non di classi, con quindi una stratificazione di tipo giuridico e non economico. L’appartenenza ad un ordine è attestata da dei documenti, è una differenza giuridica. Questa società si basa sul privilegio più che sulle differenze di ricchezza. La periodizzazione convenzionale dell’età moderna ne stabilisce l’inizio o con la scoperta del continente americano (1492) o con la caduta di Costantinopoli (1453) e la fine con il congresso di Vienna del 1815 e il tentativo di ritorno dell’Europa alla situazione precedente il 1789. 28/09/2021 Dalla metà del 1400 si intensificano i viaggi che portano a scoperte di nuove terre e ad un allargamento dello spazio noto, la geografia nota all’occidente cambia. Il mondo medievale, cattolico, perde la sua unità all’inizio del 1500 con la riforma protestante. Intorno al 1400 c’è una ripresa economica e demografica, che porta ad un cambiamento profondo nella società europea. Il ruolo della religione e degli uomini di chiesa nella cultura diminuisce, la migrazione di intellettuali da oriente dà l’avvio all’umanesimo, nasce la figura dell’intellettuale laico. Dalla metà del ‘400 iniziano a formarsi gli stati moderni, nazionali, i quali modificano totalmente la geografia e l’organizzazione della società. Tutti questi elementi determinano dei profondi cambiamenti a livello culturale, economico, istituzionale, politico che fanno sì che tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 si possa parlare di un’epoca nuova. Il termine antico regime è creato dai primi rivoluzionari francesi nel 1789; la struttura da loro descritta si è formata attraverso i secoli. Le società di antico regime sono fondate sul privilegio prima che sulle differenze economiche (i ceti privilegiati, ad esempio, non pagavano le imposte). In Francia con la crisi diventa necessario far pagare le imposte ai ceti privilegiati, fino ad allora esentato; la loro riluttanza non era legata solamente al desiderio di non pagare, ma anche all’attaccamento al sistema tradizionale, al simbolo di stato che è loro dato dall’esenzione dalle imposte. I nobili chiedono che sia convocata gli stati generali, perché la riforma fiscale intacca i fondamenti della costituzione del regno (si tratta di una costituzione materiale, non formale, e quindi dell’insieme dei poteri e delle norme che organizzano la vita dello stato). In uno stato fondato sul privilegio intaccare uno dei simboli di questo privilegio significa attaccare tutto il sistema. Gli ordini sono tre: clero, nobiltà, terzo stato (richiamano i più antichi concetti di oratores, bellatores, laboratores). Seyes parlerà di caste, ma le caste sono chiuse, mentre la mobilità sociale tra gli ordini non è semplice ma è possibile, un individuo del terzo stato poteva entrare nella nobiltà o nel clero, così come un nobile poteva entrare nel clero. Il clero gode di privilegi, non paga le imposte, contribuisce alla sopravvivenza dello stato con il dono gratuito, diverso da una tassa perché concesso e non imposto. Nel clero ci sono figure diverse, ad un individuo del terzo stato quelle di maggiore prestigio erano ovviamente precluse, poiché di prerogativa dei figli cadetti dei nobili, indirizzati verso la carriera ecclesiastica (in alternativa a quella militare). La nobiltà nasce per statuto giuridico, le famiglie più antiche sono quelle che rivendicano la discendenza dai conquistatori franchi, arrivati in seguito al crollo dell’impero romano, e sono dette nobiltà di spada, o di sangue (negli ultimi anni prima della rivoluzione, quando la nobiltà sta perdendo potere, questa si appiglia ai documenti che ne stabiliscono i privilegi, nell’81 è stabilito che per ottenere le maggiori cariche militari è necessario avere i 4/4 di nobiltà). I nobili di toga, invece, sono nobili dal titolo più recente, che hanno acquistato una carica pubblica. La nobiltà di toga agisce unendo interesse privato e pubblico, la distinzione tra i due è molto labile. Le cariche passavano di padre in figlio, e dopo due generazioni aprivano la via alla nobilitazione (concessa dal re). Questo processo di vendita di cariche utilizzato dai sovrani per la gestione dello stato (e per l’ottenimento di denaro necessario al funzionamento dello stesso) è detto venalità delle cariche, e ha tra i suoi effetti l’indebolimento della nobiltà di sangue. In seguito, sotto Luigi XIV, nascerà la figura dell’intendente, rappresentante del sovrano sul territorio con il ruolo di amministratore, funzionario stipendiato e non nobile, che in periodo napoleonico si trasformerà in prefetto. La nobiltà è uno status, impone uno stile di vita la mancata conformazione al quale poteva portare alla perdita del titolo. Il nobile non lavora, vive di rendita sulle sue terre, può da queste ottenere grandi guadagni o semplicemente viverci passivamente, non può avere attività commerciali se non di tipo estrattivo-minerario. Il re ha interesse a sviluppare la nobiltà di toga, con l’obiettivo di indebolire la classe nobile in generale (i nobili di sangue considerano a loro inferiori quelli di toga, tanto da costringerli spesso a sedere con il terzo stato agli stati generali, non fanno quindi fronte comune con questi in opposizione al re, inoltre la nobiltà di toga, o di servizio, è più fedele al sovrano). La nobiltà di spada discende dalle famiglie che hanno riconosciuto il primo sovrano come primus inter pares, ha quindi un rapporto differente con il re da quello della nobiltà di toga, la quale è legata al sovrano da sentimenti di riconoscenza e fedeltà (anche se questi vanno diminuendo di generazione in generazione). Una delle cariche più diffuse era quella magistratizia, da questa deriva il termine nobiltà di toga. Al terzo stato appartengono, secondo la definizione di Sieyès, tutti quelli che non appartengono né al clero né alla nobiltà; è quindi un ordine eterogeneo. Il terzo stato non è chiuso, non ha privilegi, e supporta tutto il peso fiscale; vi appartiene circa il 98% della popolazione. 200.000 persone possiedono i ⅔ delle terre, in un paese con una popolazione di circa 25 milioni di abitanti. In Francia l’assemblea rappresentativa di tutta la nazione erano gli Stati Generali, nei quali sedevano rappresentanti dei tre ordini, eletti con mandato imperativo. Un rappresentante è rapporto fra le nazioni per cui ogni stato tende a far entrare nel suo territorio metalli preziosi a danno degli altri stati, sia con le guerre sia con il commercio. Con il commercio si cerca di attirare, con l’esportazione, sempre più metalli preziosi e monete, limitando le importazioni con politiche proibizioniste e dazi (pagare il meno possibile, farsi pagare il più possibile). L’esportazione è quella di beni di lusso, e c’è un fortissimo intervento statale nel commercio e nella creazione di manifatture di lusso (porcellane, cristalli, arazzi). Le pratiche mercantiliste prima del ‘700 sono funzionali alla nascita degli stati moderni. Cominciano ad elaborarsi concetti economici, anche se manca una teoria economica, come quello di bilancio commerciale attivo. 04/10/2021 Jean-Baptiste Colbert, controllore generale francese (equivalente di ministro delle finanze) sotto LXIV. La sua interpretazione del mercantilismo è detta colbertismo. Colbert lancia compagnie commerciali privilegiate, sviluppa una serie di manifatture di lusso, impone dazi. A metà settecento si svilupperà l’economia politica contro le pratiche mercantilistiche, ancora ampiamente adottate dagli stati. I commerci verso le Indie e la Cina attraverso la via della seta sono difficoltosi (anche per via della disgregazione dell’impero mongolo), per questo e per un aumento della domanda legato allo sviluppo demografico si cerca di raggiungere i mercati orientali circumnavigando l’Africa. Cristoforo Colombo pensa di poter arrivare alle Indie navigando verso occidente, considerando quindi la terra rotonda (e non piatta come affermato nei testi sacri). Cristoforo Colombo trova finanziamenti in Spagna, quando tocca terra in America pensa di essere in India, sarà Amerigo Vespucci a comprendere la scoperta del nuovo continente e battezzarlo. I primi incontri con le popolazioni indigene sono pacifici, ma quando gli europei scoprono il potenziale di estrazione mineraria del nuovo continente mettono in atto un genocidio, praticato sia con le armi, sia con il lavoro forzato, sia con l’importazione delle malattie europee. Si sviluppa un’idea di superiorità e centralità europee, nascono le prime forme di imperialismo, la Chiesa ritiene necessario evangelizzare i popoli americani. Ci sono voci dissidenti all’interno della chiesa: Bartolomeo Las Casas denuncia le forme di violenza e l’imposizione dell’evangelizzazione. La conquista comincia alla ricerca di metalli preziosi. I primi paesi ad aprirsi verso occidente sono Francia, Spagna, Portogallo. Le colonie portoghesi e spagnole hanno caratteristiche fra loro molto diverse. Il trattato di Tordesillas traccia i confini (raya). I portoghesi puntano a creare avamposti commerciali, la colonizzazione spagnola è invece stanziale, mira alla conquista e al controllo del territorio, riproduce sistemi di controllo e organizzazione europei. Le terre appartengono alla corona, il re concede a governatori di controllarle. Le colonie spagnole si organizzano in encomienda, strutture che ricalcano il sistema feudale. Chi riceve la terra ha diritto di sfruttarla ma ha anche autorità sulla popolazione, la popolazione che abita il territorio dell’encomiendero appartiene a questo, il quale può esercitare la giustizia. Lo sfruttamento delle terre si struttura nei primi decenni del 1500. I nobili non investono i metalli estratti in attività produttive, ma li utilizzano per finanziare il proprio sfarzo, per comprare prodotti di lusso nelle Fiandre, in Italia ecc. La Spagna non mantiene queste ricchezze quindi al proprio interno, ma le spende all’estero. I metalli preziosi estratti nelle colonie spagnole quindi circolano in tutta Europa, non rimangono all’interno della Spagna, e quindi non arricchiscono il regno spagnolo. L’immissione di questi metalli, che sono trasformati in monete, porta ad una pesante inflazione in tutta Europa da metà del XVIesimo secolo; questo fenomeno è detto rivoluzione dei prezzi. Solo nel XXesimo secolo gli storici arrivano alla conclusione che l’aumento dei prezzi sia partito prima dell’immissione in Europa dei metalli preziosi americani, e sia stato solo accelerato da questa. Il processo di inflazione quindi ha altre cause: la ripresa economica e l’aumento demografico, l’organizzazione degli stati nazionali con tutte le sue spese (comprese quelle per il mantenimento del sistema nobiliare). A partire dalla metà del 1400 ci sono una ripresa dell’economia e una ripresa demografica; non è un aumento in termini assoluti, ma all’inizio del 1500 si ritorna ai livelli precedenti la peste del 1300. La scoperta delle Americhe porta all’introduzione di nuovi ortaggi che diventeranno fondamentali per il nutrimento di molte popolazioni europee. In questo periodo si assiste allo sviluppo di zone cittadine. Si creano due aree di grande produzione di beni di lusso e opere d’arte in Italia e nelle Fiandre. Si parla di capitalismo commerciale del ‘500. Nelle Fiandre lo sviluppo continua, a tal punto che l’Olanda farà una rivoluzione per uscire dal controllo spagnolo, in Italia a fine secolo questo sviluppo si blocca. Gli storici marxisti vedono in questo arrestarsi dello sviluppo una causa feudale: la nobiltà blocca lo sviluppo commerciale, è un ostacolo di tipo sociale, legato ai rapporti tra categorie; Cipolla, storico economico, dice che per via delle corporazioni il prezzo del lavoro in Italia era troppo alto per poter mantenere prezzi competitivi. Un’altra spiegazione data è legata allo spostamento del centro dei commerci dal Mediterraneo all’Atlantico. La stato della chiesa si organizza intorno alle famiglie patrizie italiane, entra nelle dinamiche politiche, Roma si sviluppa come città d’arte, la religiosità va perdendosi, i ruoli di potere nella chiesa sono ruoli politici, non legati alla vocazione. Lutero è un uomo del medioevo, un monaco agostiniano. Il tema della grazia nella filosofia agostiniana gioca un ruolo fondamentale. Lo stato della chiesa ha, come tutti gli stati, bisogno di denaro. Per finanziare la costruzione di S.Pietro la chiesa vende indulgenze; chiede denaro in cambio di preghiere per i defunti (le preghiere accelerano il percorso in Purgatorio delle anime penitenti). La vendita delle indulgenze si diffonde in tutti gli stati cristiani, Lutero compie un viaggio a Roma e torna a casa indignato per la decadenza della chiesa, torna a Roma e fa affiggere sulle porte della cattedrale di Wittenberg le 95 tesi. E’ il 31 ottobre 1517. La discussione filosofica tramite affissione di tesi era diffusa nelle università tedesche. La fede protestante crede nel sacerdozio universale, nell’idea che non sia necessario un corpo autorizzato all’interpretazione dei testi sacri, perché ogni fedele lo è. I protestanti non ritengono che le opere buone portino alla salvezza, ma che Dio abbia già deciso chi si salvi e chi no. Giustificazione per fede, si diventa giusti solo attraverso la fede. Rifiuto del dogma della transustanziazione. 05/10/2021 Uno degli effetti della riforma è l’aumento dell’alfabetizzazione, correlato alla traduzione in tedesco della Bibbia (la quale favorisce la nascita di un’identità nazionale tedesca). L’azione di Lutero ha quindi un impatto anche a livello politico, è convocato a Roma per venire processato (condanna a morte sul rogo) ma il principe di Sassonia lo fa rapire e portare al sicuro; una parte dei principi tedeschi aderisce alle proposte luterane, per motivi più politici che religiosi. I principi tedeschi trovano nella critica a Roma una posizione alla quale aderire, Lutero non ha particolari interessi politici ma comprende l’importanza della protezione dei principi e perciò scrive “Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca” nel 1527 (o 1520?), giustificando la posizione dei principi. Il luteranesimo sarà una religione funzionale alla presenza di un sovrano con un forte potere, come il calvinismo lo sarà invece a realtà repubblicane di partecipazione. Rivolta dei cavalieri, nel 1523, rivolta dei signori più piccoli contro alla grande nobiltà. I contadini chiederanno una riforma agraria in base all’uguaglianza, guidati da Thomas Muntzer, la loro rivolta sarà soffocata nel sangue. Il discorso di Lutero, libertario, e il suo incitamento alla lettura della Bibbia, innescano rivendicazioni di libertà, ma Lutero in senso politico si appoggia ai signori e li sostiene. Jean Calvin, francese, si avvicina al pensiero luterano, lascia la Francia per la repubblica di Ginevra e nel 1536 scrive le Istituzioni della religione cristiana, documento di organizzazione della Chiesa funzionale a quella della città di Ginevra, un sistema collegiale per l’istituzione religiosa che si leghi a quello dell’istituzione cittadina. Per Calvino il lavoro onesto è uno dei segni della predestinazione alla salvezza, di conseguenza il successo economico è visto in chiave positiva. C’è quindi una spaccatura economica tra il nord europa calvinista e il sud europa cattolico. Enrico VIII si stacca dalla chiesa con lo stesso meccanismo dei principi tedeschi, cioè con l’obiettivo di impossessarsi delle terre controllate dalla chiesa. Lo scisma anglicano avviene nel 1534, Enrico VIII si proclama capo della chiesa anglicana. Il pretesto di EVIII è personale, il divorzio da Caterina d’Aragona per sposare Anna Bolena. Enrico VIII confisca le terre della Chiesa e le affida ai propri nobili, cementificando il suo rapporto con la nobiltà (differenziandosi dai sovrani francesi). Il Inghilterra si crea la gentry, gruppo sociale di gentiluomini imprenditori (possessori di terre, soprattutto adibite al pascolo di ovini da lana), dinamici economicamente; Elisabetta I per consolidare il proprio potere (per i cattolici è figlia illegittima) agirà a favore di questo. La chiesa anglicana è una chiesa di stato, nazionale, ancora vicina alla chiesa cattolica per molti aspetti. Sarà Edoardo VI con il Book of common prayer a determinare aspetti teologici simili a quelli calvinisti. Nell’area tedesca si diffonde il protestantesimo, ma alcuni stati, come il Palatinato, diventano calvinisti. Il calvinismo si diffonde in Danimarca, Svezia, Norvegia, in alcune parti della Francia (ugonotti), in Scozia (John Knox), in alcune parti dell’Inghilterra (puritani), nelle Fiandre. L’Austria è cattolica, ma la Boemia è calvinista. La Polonia è cattolica, ma vede anche la presenza di antitrinitari. La chiesa cerca di rispondere, convoca Lutero ma non riesce a portarlo a Roma. C’erano movimenti di riforma interni alla chiesa, colui che diventerà Paolo III era parte del consilium sfida con un intervento armato in Boemia. La lega evangelica si muove in soccorso della Boemia, quella cattolica a favore dell’Austria. Il conflitto si espande, la Spagna è asburgica, si schiera con l’Austria. Contemporaneamente le monarchie luterane del nord, Danimarca, Norvegia, Svezia si schierano a favore della Boemia (fase danese). La Francia entra in gioco (fase francese) negli ultimi anni della guerra, durante la reggenza del cardinale Richelieu, non accanto all’Austria perché la ragion di stato prevale sui motivi religiosi, ma accanto alla Boemia e allo schieramento protestante. La Francia aspira all’acquisizione dell’Alsazia. La Svezia emerge come grande potenza. Nel 1648 si arriva alle paci di Westfalia, l’esito delle quali è un’affermazione dei paesi del Nord; si riconosce la sovranità dei principi tedeschi, il calvinismo viene riconosciuto, così come le province unite a livello internazionale, l’Alsazia è annessa alla Francia. In Inghilterra ci sono due rivoluzioni in cui l’elemento religioso gioca un ruolo importante. Elisabetta I si lega molto alla chiesa anglicana per consolidare il proprio potere. E’ con Elisabetta che si sviluppa la gentry, e con essa nasce una dimensione di dinamismo economico incentivato dalla regina. L’Inghilterra è un paese commerciale, la sovrana incoraggia le attività di questo tipo (farà lord Francis Drake, pirata). Elisabetta nutre timori verso la cugina Maria Stuart, regina di Scozia, passata in Inghilterra quando la Scozia diviene calvinista, e la fa uccidere considerandola capo di una congiura cattolica (il figlio di Mary rimane in Scozia e viene educato secondo la dottrina calvinista, sarà Giacomo I d’Inghilterra). Si sviluppano le enclosures, privatizzazioni di terre prima in mano alla collettività, avvenute tramite la costruzione di recinzioni, Elisabetta I agisce a favore di queste e dello sviluppo di imprese legate allo sfruttamento della terra. Nel 1603 alla morte di Elisabetta I senza eredi il trono passa a Giacomo I, figlio di Maria, c’è un cambio di dinastia; le corone di Scozia e Inghilterra sono ancora separate (tecnicamente è Giacomo VI di Scozia, Giacomo I d’Inghilterra). Giacomo I è tollerante, ma suo figlio Carlo I è un sovrano che ha un progetto assolutistico. Verso gli anni ‘40 del 1600 l’Inghilterra è un paese con una buona situazione economica, con situazioni dinamiche come quella della gentry, con una parte di popolazione calvinista (puritani). Questa società trova espressioni in parlamento. Gli interessi della gentry, espressi nella camera dei comuni, si scontrano con il programma assolutistico e di avvicinamento alla Spagna di Carlo I. Il sovrano deve rivolgersi al parlamento per ottenere l’imposizione di nuove imposte, ma il parlamento rifiuta di collaborare. Carlo I vorrebbe ottenere una uniformità religiosa, imporre il luteranesimo a tutto il regno e alla Scozia calvinista. Il re scioglie il parlamento e ne fa nominare uno più sottomesso. Scoppia un conflitto armato, re e nobiltà dei lords si scontrano con l’esercito scozzese e con un esercito formato dalla gentry in territorio inglese (new model army, guidato da Oliver Cromwell). E’ una guerra civile, il re è catturato in battaglia, nel 1649 è decapitato. E’ la prima condanna a morte di un re. Le pene capitali in precedenza erano legate al supplizio, alla tortura. La decapitazione si diffonderà nel secolo successivo. L’Inghilterra diventa una repubblica, lo rimarrà dal 1649 al 1660. Il parlamento è controllato dalla classe rivoluzionaria. Alla chiesa anglicana è sostituita quella presbiteriana, calvinista. Molte chiese e molte correnti religiose diverse cercano di affermarsi, nasce una richiesta di tolleranza religiosa. Si creano dei dissensi tra Cromwell, con la sua politica di rafforzamento dell’organizzazione presbiteriana e chi sostiene la tolleranza religiosa. Si creano problemi nella new model army già a partire dal 1647, i dibattiti di Putney. Parti dell’esercito chiedono libertà di religione e separazione tra chiesa e stato. I levellers chiedono eguaglianza sociale, i diggers vorrebbero un comunismo agrario, ci sono vari gruppi di opinione che disturbano l’obiettivo di uniformità del nuovo stato. Cromwell si fa nominare lord protettore, carica che accentra in lui il potere, quasi monarchica, e rende questo titolo ereditario. Il figlio non ha il carisma di Cromwell, cresce il malcontento per l’ereditarietà del potere, nel 1660 si arriva alla restaurazione, ottiene la corona Carlo II, senza violenza. Carlo II è un sovrano tranquillo, la situazione si complica con l’arrivo al trono di Giacomo II, cattolico (e già per questo male accolto), fratello di Carlo II. Quando questo ha un figlio maschio il parlamento si impone, non vuole che la linea continui a essere cattolica, è la gloriosa rivoluzione del 1688-1689, una rivoluzione non violenta. Il parlamento inglese obbliga Giacomo II all’esilio in Francia, e chiama sul trono Maria, figlia di Giacomo II allevata nell’anglicanesimo, e il marito Guglielmo d’Orange, statoldo delle repubbliche unite, e impone loro un bill of rights, documento scritto che stabilisce i compiti dei sovrani e del parlamento. E’ la prima volta che in Europa si passa da una monarchia assoluta ad una monarchia costituzionale (ma la costituzione rimane materiale, non esiste una costituzione inglese scritta). Il sovrano condivide il potere legislativo con il Parlamento, e esercita l’esecutivo tramite un governo da lui nominato. Nel 1694 è fondata la banca d’Inghilterra, che finanzia i prestiti della corona, e quindi le permette di trovare il denaro necessario per le azioni che rientrano negli interessi del parlamento; il re di Inghilterra avrà quindi sempre questo vantaggio ma sarà vincolato agli interessi del parlamento, sarà una delle grandi differenze con la Francia. L’interpretazione marxista vede la rivoluzione inglese non come una rivoluzione politica o religiosa, ma come una rivoluzione economica che porta al potere la gentry (Hobsbawm, Stone). Stone in particolare è molto attento alla storia sociale, studia la classe della gentry, scrive La crisi dell’aristocrazia. L’Inghilterra da Elisabetta e Cromwell, in cui dice che c’è stata una crisi delle élite, una crisi di cultura, formazione, istruzione, nel contesto della quale si incunea la rottura rivoluzionaria. La considera quindi crisi di un sistema più che avvento di una classe. Le interpretazioni revisioniste hanno l’obiettivo di scardinare gli schemi marxisti. Conrad Russell negli anni ‘70 dice che la gentry non ottiene il potere, ma anzi è spaccata e in parte in crisi. John Pocock scrive Il momento machiavelliano, dice che il pensiero politico di età moderna è influenzato dal pensiero ciceroniano mutuato da Machiavelli e dall’ideale repubblicano del ‘500 italiano, il quale arriva nell’Inghilterra del ‘600 tramite l’Oceana di Herrington, un'Utopia e diventa riferimento della classe politica che fa la rivoluzione; Pocock considera la rivoluzione americana l’ultimo atto del Rinascimento. 13/10/2021 Nel consolidamento dell’assolutismo si arriva ad una giustificazione di tipo ideologico. Quasi tutti gli stati europei hanno monarchie assolute, il modello assolutistico è la Francia di Luigi XIV, il cui regno dura (formalmente dal 1643) dal 1661 al 1715. Prima c’è stato un lungo periodo di reggenza, caratterizzato dalle fronde (fronda dei parlamentari e fronda dei principi). Nel parlamento si era diffuso il giansenismo, branca del cattolicesimo che considera l’uomo inevitabilmente destinato a commettere il male e incapace di salvarsi senza la grazia divina (alcuni uomini sono predestinati alla salvezza); il giansenismo si pone in posizione critica rispetto al Papa e al potere gerarchico in generale, ma non si allontana dalla Chiesa. C’è tensione tra parlamento e re sulle questioni fiscali: la nazione necessita di grandi quantità di denaro per la guerra dei trent’anni, inoltre il parlamento si oppone al progetto assolutista del sovrano. Luigi XIV bambino è costretto dalla fronda a lasciare Parigi, terrà conto di questo ricordo nell’organizzazione del suo potere. Il re Sole costruisce un solido potere assoluto, fa costruire Versailles, dove attira la nobiltà di sangue, per indebolirla e meglio controllarla allontanandola dai propri territori. La vita di ostentazione a corte ha costi enormi, la politica economica di LXIV è guidata da Colbert, suo controllore generale delle finanze, secondo un’interpretazione del mercantilismo (manifatture reali). La Francia ha sempre subordinato la Chiesa allo Stato (gallicanesimo, progetto di creare una chiesa nazionale per affermare la potenza del sovrano, simile al giurisdizionalismo, progetto di distinzione tra chiesa e stato con giurisdizione statale sulle chiese), nonostante abbia sempre avuto sovrani cattolici. Dichiarazione dei 4 articoli, 1682; LXIV pretende di nominare i vescovi, è minacciato di scomunica e non va avanti nel suo progetto. Luigi XIV agisce contro i giansenisti, fa distruggere il loro convento di Port Royal. Il conflitto tra giansenisti e gesuiti continuerà ad essere rilevante. Dal 1598 con l’Editto di Nantes gli Ugonotti hanno libertà di culto in alcune zone della Francia, Luigi XIV nel 1685 revoca l’Editto di Nantes con quello di Fontainebleau. Il calvinismo si era diffuso nei ceti economici più dinamici, questo editto impone la conversione o l’esilio, il risultato è un’emorragia di forze produttive e creative. LXIV ha un progetto espansionistico in due direzioni: verso le Province Unite, dove la guerra, persa, sarà costosissima, e, con l’idea di un progetto imperiale, verso la Spagna, con l’obiettivo di unire le corone di Francia e Spagna, liberando la Francia dalla morsa asburgica. Il conflitto con la Spagna scoppia nel primo decennio del secolo XVIII, è la guerra di successione spagnola. Le guerre di questo periodo non sono più legate alla religione e non sono guerre devastatrici, in cui gli eserciti attraversano interi stati saccheggiando, ma guerre legate a battaglie tenute in territori ben definiti. La prima metà del 1700 è caratterizzata da tre guerre il cui l’elemento comune è la successione: successione spagnola, successione polacca, successione austriaca. La guerra di successione spagnola: in Spagna il regno è asburgico, il re è Carlo II, designa come suo successore, non avendo eredi diretti, Filippo d’Angiò, nipote di LXIV. Temendo un eccessivo potere della Francia gli altri paesi intervengono (SRI, Inghilterra). La guerra dura dal 1700 al 1712, termina con la pace di Utrecht. Filippo diventa Filippo V re di Spagna, ma rinuncia ad ereditare la corona di Francia (ci sarà in seguito un patto di solidarietà tra le tre dinastie Borbone), i Paesi Bassi, il milanese, la Sardegna, Napoli passano all’Austria, la Sicilia e parte del milanese sono dati a Vittorio Amedeo II di Savoia (che fa costruire Superga come ex voto per la vittoria contro i francesi che assediano Torino). Il principe del Brandeburgo diventa re di Prussia. 18/10/2021 Guerra di successione polacca 1733-1738, i candidati sono Augusto di Sassonia e Stanislao Leszczynski; Augusto diventa re di Polonia, Stanislao Leszczynski, suocero di LXV, riceve il ducato di Lorena, con la clausola che alla sua morte questo sarebbe passato a sua figlia, moglie di LXV, portando quindi, con una politica di equilibrio, la Francia a ottenere il controllo sulla Lorena. Il principe della Lorena era Francesco Stefano, marito di Maria Teresa d’Austria, destinata a diventare regina d’Austria, Francesco Stefano ottiene in cambio della Lorena la Toscana (era morto Cosimo de Medici), la quale entra così nella sfera di influenza asburgica e sarà quindi interessata dalle sue politiche riformiste (Leopoldo II). A Napoli arriva Carlo di Borbone, figlio di Filippo V, si crea una dinastia Borbone separata da quella spagnola (Napoli non è più parte del regno di Spagna ma ha un proprio sovrano). anche politica, le colonie chiedono di essere rappresentate in parlamento, la risposta dell’Inghilterra è che rappresentando il parlamento già tutta la nazione non sia obbligatoria una presenza di delegati delle colonie. Le colonie, sentendosi sudditi inglesi, desiderando una rappresentanza, rifiutano di pagare le tasse finché non potranno essere rappresentate in parlamento (per avere voce in capitolo soprattutto sulle tasse), questo si descrive con la frase no taxation without representation. L’Inghilterra impone nuove tasse, cominciano gli scontri, nel porto di Boston è buttato in mare un carico di tè. Nelle colonie circola molto il pamphlet Common Sense di Thomas Paine, inglese parte del mondo del dissenso religioso e politico, emigrato in America, che dice che la rottura con gli inglesi è inevitabile, perché gli americani puntano ad una realtà basata sul diritto naturale e sulla sovranità popolare, mentre la monarchia inglese è basata sul privilegio, sul rispetto della storia più che del diritto naturale degli uomini. Agli americani serve una repubblica, non una monarchia. Questo testo alimenta la cultura politica di quella che sta diventando una classe rivoluzionaria. A Philadelphia il 4 luglio 1776 il gruppo rivoluzionario fa scrivere a Thomas Jefferson la Dichiarazione di Indipendenza, con la quale le colonie dichiarano di essere obbligate a staccarsi dall’Inghilterra. 20/10/2021 Dichiarazione d’indipendenza americana Declaration of Independence: A Transcription | National Archives La dichiarazione afferma di star seguendo una necessità, e che sia un requisito per poterlo fare dichiarare le cause che spingono le colonie a separarsi dall’Inghilterra. Pur facendo riferimento ai diritti naturali il documento fa riferimento ad una situazione precisa. We hold these truths to be self-evident, le verità sono evidenti, è un concetto cartesiano, l’evidenza si comprende naturalmente, non necessità di spiegazioni. Una di queste verità evidenti è che gli uomini siano stati creati uguali, e che a questi siano stati dati dal Creatore dei diritti inalienabili: vita, libertà, ricerca della felicità. Questi principi sono stati ispirati dalla filosofia di John Locke, ma la triade di Locke prevede la proprietà al posto del perseguimento della felicità; Jefferson ritiene la proprietà un diritto con fondamento sociale, non universale o naturale. Parla di consenso dei governati (deriving their just powers from the consent of the governed), è un altro concetto che si lega a Locke e al patto sociale, come anche l’idea di diritto alla resistenza (whenever any Form of Government becomes destructive of these ends, it is the Right of the People to alter or to abolish it, and to institute new Government). Si dice che la scelta della rivoluzione non si prende a cuor leggero, o per motivi futili e transitori, ma che dopo una serie di abusi è non solo diritto, ma anche dovere, modificare il sistema di potere (But when a long train of abuses and usurpations, pursuing invariably the same Object evinces a design to reduce them under absolute Despotism, it is their right, it is their duty, to throw off such Government, and to provide new Guards for their future security.) Dice che la storia della Gran Bretagna è una storia di violenza e usurpazioni, con l’obiettivo di imporre una tirannia sulle colonie. Passa dal generale al particolare, al caso specifico. Elenca fatti che provano queste accuse (uno di questi è la riorganizzazione fiscale, con un afflusso di funzionari che pretendono di modificare la gestione dei territori, un’altra è rendere il potere militare indipendente e superiore al potere civile), dice che in ogni fase di queste oppressioni sono stati chiesti cambiamenti, ma che le colonie non sono mai state ascoltate, e che un principe che agisce come un tiranno è inadatto a governare un popolo libero (A Prince whose character is thus marked by every act which may define a Tyrant, is unfit to be the ruler of a free people). Parla di “nostre costituzioni”, anche se formalmente la costituzione americana non è ancora stata scritta, c’era un insieme di leggi che l’Inghilterra ha cercato di modificare. Tra le critiche dice che l’Inghilterra si è autoinvestita del potere di legiferare a loro nome, è un’idea di rappresentanza diversa, le colonie dicono di avere loro assemblee legislative, di essere rappresentate da queste, che l’Inghilterra con un parlamento in cui non sono rappresentate non possa legiferare per loro. C’è una rivalità di legittimazione tra le assemblee delle colonie e il parlamento. We have reminded them of the circumstances of our emigration and settlement here. We have appealed to their native justice and magnanimity, and we have conjured them by the ties of our common kindred to disavow these usurpations, which, would inevitably interrupt our connections and correspondence. They too have been deaf to the voice of justice and of consanguinity. We must, therefore, acquiesce in the necessity, which denounces our Separation, and hold them, as we hold the rest of mankind, Enemies in War, in Peace Friends. We, therefore, the Representatives of the united States of America, in General Congress, Assembled, appealing to the Supreme Judge of the world for the rectitude of our intentions, do, in the Name, and by Authority of the good People of these Colonies, solemnly publish and declare, That these United Colonies are, and of Right ought to be Free and Independent States; that they are Absolved from all Allegiance to the British Crown, and that all political connection between them and the State of Great Britain, is and ought to be totally dissolved; and that as Free and Independent States, they have full Power to levy War, conclude Peace, contract Alliances, establish Commerce, and to do all other Acts and Things which Independent States may of right do. Fa riferimento alla storia, parla di comune origine, parla dei tentativi di dialogo fatti prima di giungere alla conclusione di separarsi, prima di dichiarare l’indipendenza. Ogni colonia diventa uno stato, inizia una guerra che dura dal 1776 al 1783. La Francia interviene a favore delle colonie, l’adesione nel paese è unanime: i philosophes e gli ambienti intellettuali perché vedono nel progetto delle colonie la realizzazione degli ideali illuministi, la monarchia in funzione anti Inglese. Il costo della guerra sarà tra i motivi della crisi economica francese. Ogni stato si dà una costituzione, molte delle quali sono precedute da una dichiarazione dei diritti, gli stati si danno poi una carta comune, gli articoli di confederazione. Le 13 colonie si organizzano in una confederazione nel 1777. Gli articoli non cementano molto l’unità, gli stati hanno ancora politiche molto diverse. A guerra finita, nel 1787, i paesi si riuniscono per darsi una costituzione. L’assemblea si divide in confederalisti e anti confederalisti, si arriva ad una costituzione, che sarà ratificata nel 1789 e sancisce la vittoria dei federalisti: si forma un governo federale, con un’assemblea unitaria, il Congresso (senato e camera dei rappresentanti), nella quale sono rappresentati gli stati. A capo della repubblica c’è un presidente, la cui carica dura 4 anni, che gestisce il potere esecutivo. La costituzione stabilisce la possibilità di impeachment per il presidente. Per convincere lo stato di New York ad approvare la Costituzione sono scritti da Hamilton, Madison, e Jay The Federalist Papers, una serie di articoli considerati fondamentali per la teoria della democrazia rappresentativa e dello stato federale. Le repubbliche federali sono considerate forme valide perché uniscono i benefici delle monarchie a quelli delle repubbliche. Madison scrive che è necessaria libertà completa, se si lasciano formare liberamente interessi quando qualcuno cercherà di sopraffare gli altri non ci riuscirà perché gli altri si opporranno coalizzandosi. Si formano due partiti, i federalisti, con a capo Alexander Hamilton, sostengono un forte potere centrale e rappresentano gli interessi economici dei mercanti, hanno come punto di riferimento l’economia e il sistema politico inglesi, e i democratici-repubblicani, guidati da Jefferson, che sostengono una maggiore indipendenza degli stati, e mirano ad un’economia con meno norme e dazi, basata sull’agricoltura. Nel 1800 è eletto presidente Thomas Jefferson, è il primo repubblicano 25/10/2021 Jefferson darà grande spazio alle manifatture, pur credendo nel progetto agrario. I grandi proprietari del Sud si sentono traditi. Il dispotismo illuminato non tocca la Francia, Luigi XV e XVI sono deboli, i ceti privilegiati si oppongono ai tentativi di riforma proposti dal sovrano. Ci sono tentativi di liberalizzazione, dal 1774 al 1776 è controllore generale Turgot, con vedute simili a quelle dei fisiocrati, liberalizza il commercio dei grani, abolisce le corporazioni e le corvèes, cerca di fare una riforma fiscale. Il debito pubblico francese dall’inizio del secolo è in aumento. Le resistenze dei ceti privilegiati obbligano il re a licenziare Turgot, impedendogli di compiere il suo piano di riforme, che prevedeva la nascita di assemblee provinciali che creassero una rete di rappresentanza decentrata per l’amministrazione pubblica. Nel 1776 è inventata la spoletta volante in Inghilterra. Dopo Turgot si occupa delle finanze Necker, che non diventa controllore generale, ma direttore delle finanze, perché è ginevrino e non francese. Necker è un banchiere, la sua banca fa parte di una rete che alimenta le monarchie europee, porta la possibilità di contrarre prestiti (seppur a tassi molto alti). Anche Necker cerca di operare una serie di riforme, di abolire gli appalti delle imposte, non considera utile aumentare le tasse, di riprendere il progetto delle assemblee provinciali, ma le ostilità sono molto forti, anche lui è licenziato. Dopo Necker sale Calonne (1783-1787), uno dei suoi principali detrattori, un finanziere dotato di grandi capitali. Nell’87 Calonne fa nominare dal re un’assemblea dei notabili, gruppo ridotto di nobili, clero, terzo stato, scelto dal re, che approvi le riforme (essendo stati selezionati dal re sono a questo fedeli). Nel pacchetto di riforme che Calonne sottopone a questa assemblea c’è una riforma fiscale con l’idea di creare una riforma fondiaria unica (è un’idea fisiocratica) sulle rendite della terra. Ritorna l’idea delle assemblee provinciali, con come requisito per entrarci l’essere proprietari terrieri, idea molto innovativa perché non legata agli ordini ma alla proprietà. Calonne riprende il progetto che Du Pont de Nemours aveva scritto per Turgot per le assemblee provinciali. L’assemblea non approva tutte le riforme, ma approva la liberalizzazione del commercio dei grani. Caduto Calonne arriva come controllore generale un arcivescovo, Loménie de Brienne, il quale mantiene la carica dall’87 all’88. Il paese è sull’orlo della bancarotta, continua a chiedere prestiti a banchieri, i tassi sono sempre più alti. E’ proposta un’altra riforma, è nominata un’altra assemblea dei notabili. Anche Loménie de Brienne propone assemblee provinciali, ma divise per ordini, e con una rappresentanza per ordini più equa, come era quella del piano di Necker, prevedendo per il terzo stato il doppio dei rappresentanti e introducendo il voto per testa. Anche Loménie de Brienne propone una riforma fiscale, anche lui cade, il re richiama Necker, amato dal popolo (perché non aveva aumentato le tasse). I parlamenti, che si
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