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APPUNTI STORIA MODERNA I, Appunti di Storia Moderna

Tutti questi materiali sono miei, non riflettono letteralmente ciò che è stato detto in classe né affermo che rispecchi le opinioni dei prof.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 29/11/2022

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Scarica APPUNTI STORIA MODERNA I e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Esame: un’ora, due domande, struttura di base. Fatti e cronologia. Prima domanda su fatti concreti. “Mi parli della guerra dei trent’anni” “Quale fu la politica estera di Luigi XIV”. Seconda domanda sul corso. 14 temi da lui trattati, domanda su uno di essi L’epoca moderna parte dal 1492, quando incomincia la vera e propria espansione europea. Ma si può considerare come partenza anche il 1453: è importante dal punto di vista ideologico perché cade l'impero romano in seguito all’assedio di Costantinopoli. È anche la data della nascita della stampa da parte di Gutenberg. Nel 1517 incomincia la Riforma di Lutero e incomincia la secolarizzazione. Inizia la burocratizzazione centralizzata degli stati e si formano le forme iniziali degli stati presenti nella nostra mentalità comune. La fine invece si colloca nel 1789 con la Rivoluzione Francese, l’inizio della rivoluzione industriale, e col 1776- l’inizio della rivoluzione americana. Le due rivoluzioni politiche consolidano l’idea della Costituzione, prima volta nella storia in cui appaiono delle costituzioni scritte. La rivoluzione industriale in realtà per il resto dell’Europa parte nel secondo 1800, così come Napoleone costituisce un grande spartiacque, che impone un codice di legge unitario e una burocrazia meritocratica. L’interesse dell’età moderna -un’età di transizione- permette di capire i meccanismi di cambiamento della realtà sociale di oggi. — La Stampa È un'invenzione non europea ma Cinese: la stampa non prese corso lì, probabilmente perché per la lingua cinese non era un grande vantaggio in quanto gli ideogrammi erano moltissimi e complessi da disegnare. Di fatto la stampa arriva e diverrà motore di cambiamento rivoluzionario soltanto in Europa. La prima opera a stampa fu la Bibbia di Magonza del 1553-55 di Johannes Gutenberg. Questa Bibbia è stampata su fogli di dimensioni standard piegati a metà (o in quarti, o in ottavi) che una volta raccolti in fascicoli venivano stampati e cuciti insieme. È di grandi dimensioni. La seconda caratteristica è che viene stampata in pergamena, un materiale scrittorio ricavato dalla pelle di animali (pecore e vacche). La pergamena è meno deperibile della carta (anch’essa un’invenzione cinese importata in Italia nel XII secolo) in quanto all’epoca la carta era fatta di stracci di tessuto macerati. La Bibbia è in due colonne ed è molto ornamentata, come se fosse un codice di un amanuense: si lasciava lo spazio per la decorazione e per le prime lettere che venivano disegnate dai miniaturisti. Con l’umanesimo si arriva anche alla minuscola carolina che diventa la scrittura umanistica (quella di Gutenberg invece è la vecchia gotica, la Fraktur, che venne poi abolita da Hitler per poter scrivere in modo uniforme al resto d’Europa); la Fraktur è piena di abbreviazioni, come nei manoscritti. È insomma identica a un testo liturgico manoscritto. La stampa in quanto tecnica non bastava per sviluppare una rivoluzione mediatica: ci vorrà una nuova concezione di libro. I primi esemplari stampati sono gli Impunabili, ora rarissimi. Da subito la stampa ha una grandissima diffusione e da Magonza si arriva quasi subito fino a Roma, Madrid, Parigi. I primi a portare la stampa in Italia sono due tedeschi Weinheim e ???????????, i quali fondarono la prima stamperia a Sobbiaco. L’Italia nel 1400 era il grande centro culturale dell’Europa, luogo dove nasce l’umanesimo e quindi lì vanno a impiantarsi le stamperie che distribuiranno i testi italiani nel resto d’Europa. Esse si concentrano intorno a Venezia e Roma, in quanto centro economico e centro spirituale e politico. Tutto veniva scritto nella lingua comune della cultura, il latino, oltre che l’Italiano stesso (fino al 1600). All’inizio la stampa si diffonde solo nei centri politici e culturali più importanti, specialmente se ci sono delle università o governi, perché permetteva di diffondere velocemente un ordine burocratico. I bandi permettevano la comunicazione diretta, così come una relazione interna. In una Miniatura del 1537 si descrive fisicamente il processo della stampa: la prima cosa era rappresentare ogni lettera in un tassello detto punzone, in cui il contorno della lettera era in rilievo. Il testo deve rimanere nell’inquadratura della pagina poi si poneva la cassa sulla stampa, lo si impostava inchiostrandolo e infine si pressava il foglio che componeva una quantità di pagine. Infine l’autore o un intellettuale il correttore di bozze rimandava indietro la pagina in caso di refusi, tanto che possono esserci errori corretti più tardi nello stesso testo. Nonostante la difficoltà di produzione la stampa fece subito clamore perché permetteva una produzione seriale: anche nei casi di scrittura manuale più veloce (la cosiddetta Tecia, in cui degli amanuensi si dividevano fascicoli dello stesso scritto) non si raggiungeva l’ordine delle centinaia, o migliaia, di quantità di copie nell’arco di solo qualche mese. Inoltre permette la standardizzazione della scrittura e del sapere, dato che si evitavano la maggior parte degli errori della copia a mano. I manoscritti giravano e producevano errori a livello regionale, mentre la stampa è per vocazione di carattere europeo: improvvisamente un inglese e un italiano possono leggere la stessa edizione di Virgilio. Ciò migliora anche la qualità del sapere diffuso, aumentando la precisione delle discussioni intellettuali e il dialogo culturale. La stampa cambia a livello radicale i modelli e i metodi di lettura, il modo in cui si fruisce di un testo scritto. Grazie ad Aldo Manuzio lo stampatore diventa intellettuale vero e proprio, solo 40 anni dopo Gutenberg: priva i libri delle decorazioni, ne aumenta i margini e rende i testi a colonna singola. Incomincia ad utilizzare l’alfabeto umanistico (quello latino tradizionale) e smise di utilizzare le abbreviazioni, che erano un investimento economico in più (in quanto rovinavano più velocemente le lettere). Tutto ciò rese la lettura e la rilegazione tecnica molto più semplice ed efficace. La lettura diventa finalmente “tascabile” e sostituisce le edizioni della bibbia gigantesche ed ingombranti del medioevo. La stampa implica anche un cambiamento dei metodi di comunicazione. Si crea una relazione di dipendenza fra autore e stampatore: si sviluppano i “privilegi di stampa” per certi stampatori, che diventano vere e proprie celebrità intellettuali. Incomincia anche a porsi il problema della distribuzione dei libri: inizialmente sono figure secondarie, simili a bardi, a distribuire i libri villaggio in villaggio. addomesticamento dell’Atlantico: gli esploratori portoghesi e spagnoli incominceranno ad analizzare scientificamente la navigazione dell’Atlantico nel corso del 1400. Notoriamente i calcoli di Colombo erano completamente sbagliate, ma il motivo per cui Colombo fu anche solo finanziato nella sua esplorazione è in nome della Reconquista della Spagna contro i Musulmani, che però controllavano ancora Gerusalemme: l’Idea era quindi di arrivare in Giappone e Cina, costruire un’alleanza e attaccare l’Impero Ottomano a Tenaglia. Colombo era un uomo profondamente cristiano e medievale che alla fine della sua vita tenta di interpretare alcuni passi delle scritture attraverso la sua impresa (il cosiddetto “Libro delle Profezie”, mai pubblicato): non si renderà mai conto di aver scoperto un nuovo continente, che non era il Giappone. Sarà Amerigo Vespucci a indicare la scoperta del nuovo continente nel suo testo Mundus Novus nel 1503. Anche il titolo è una citazione biblica all’Apocalisse: tutte queste scoperte sono fortemente impregnate dall’elemento millenaristico e profetico del nuovo secolo. Nel “Libro delle Profezie” Colombo esprime come la sua fosse una spedizione di natura divina, in particolare riguardo uno scritto di Isaia che parlava di un uomo del volere di Dio richiamato da un luogo lontano. È una visione astorica e anacronistica in quanto la Bibbia non era il prodotto di un’epoca storica ma una verità dura e pura. La scoperta dell’America porta anche alla mobilitazione di beni e persone. Inizialmente la classe di persone che si dà ai pericolosi viaggi verso le Americhe sono proprio quelle famiglie di nobili cavalieri che combattevano contro i musulmani, che privi di beni e con ampie mire sociali si spingono verso il nuovo mondo. Si tratta di una coincidenza che permette non solo la scoperta ma anche la colonizzazione dell’America. Già all’inizio del 1500 ci si era fatti un quadro del Sudamerica, e c’era inoltre una conoscenza molto precisa delle coste Africane; saranno i portoghesi a scoprire il Brasile nel 1500, anche in questo caso casualmente a opera di Pedro Cabral. Bartolomeo Tias circumnaviga per la prima volta l’Africa nel 1487 e un decennio dopo Vasco da Gama arriva fino a Calcutta in India aprendo una nuova via di navigazione. La prima età moderna è insomma l’inizio della globalizzazione non solo per la scoperta dell’America ma per la riscoperta dell’oriente intero. Si crea però una profonda tensione fra Spagna e Portogallo, ma anche questo verrà rivolto in modo molto pre moderno: chiederanno al Papa Alessandro VI, nato Rodrigo Borgia. Stende la Bolla Intercedera, nome richiamato dall’incipit della bolla (“Fra le altre cose…”) nel 1493. Sotto la scusa di convertire gli indigeni al cattolicesimo e con un riferimento immediato e diretto alla Reconquista, si decide di suddividere il globo in due parti a partire da una linea che va dal polo Artico a quello Antartico e che passi per le Azzorre. Inoltre il Papa dichiara la pienezza del potere apostolico di Gesù Cristo in Terra: afferma il potere del Papale derivato da San Pietro stesso. Nel 1499 si firma il trattato di Tordesillas dove si stenderà anche la Mappa di Cantino (composta nel 1502). Essa è la mappa di un ambasciatore ferrarese in Portogallo che la rubò alla corte di Portogallo; stranamente però la Raya di delimitazione arriva proprio a lasciare il brasile fuori dalle conquiste. Si sospetta quindi che già prima del 1500 il Portogallo sapesse del Brasile, ipotesi rafforzata dalla presenza di alcune correnti che andavano a largo verso l’oceano, il che può significare che ci furono altri incidenti prima di Cabral. Con la Raya però il problema nasce nel Pacifico. Nel 1515 i Portoghesi arrivano nelle Molucche e le Filippine. Durante la seconda metà del 1500 incominciano le dispute fra astronomi per calcolare la proiezione della linea principale nell’altro emisfero. La cosa verrà risolta fra il 1580 e il 1640 in cui le due nazioni vengono unite sotto la casata Asburga, ma poi soprattutto un terzo attore, l’Olanda, si rifiuta di riconoscere il potere del papa e va a sconfiggere la presenza Spagnola e Portoghese. Venezia risentirà della forte crisi economica solo a partire dal 1500, ma i cambiamenti portati dalla scoperta dell’America furono immediatamente sentiti: decine di Diari di Marin Sanudo, report delle notizie politiche di tutti i giorni, solo a 10 anni dalla scoperta dell’America narra di quanto poco le navi riportino nei porti veneziani adesso che i Portoghesi hanno un accesso esterno all’India. La percezione del cambiamento fu radicale: Francesco Guicciardini (Letterato e scrittore del tardo 1400) commenta le esplorazioni in America affermando che ciò cambia profondamente l’interpretazione della Bibbia (in particolare di un versetto dei Salmi in cui si parla della diffusione del Cristianesimo in “tutto il mondo”). Nasce quindi il dibattito sull’identità degli indios e su se siano umani: Paolo III rilasciò addirittura un breve papale per specificare che sì, si tratta di esseri umani, ma la discussione avanza fino al 1600 quando un francese -Isac de la Peirer- scrive “I preadamiti” nel 1655 in cui ipotizza che prima di Adamo esistessero altri uomini di una stirpe inferiore che non vennero colpiti dal peccato originale e da cui deriverebbero gli indigeni. Il concetto di Preadamiti fa molto comodo perché all’inizio del 1600 ci si rende conto che la cronologia biblica non può effettivamente funzionare: per la prima volta si mette in dubbio l'onnicomprensività della Bibbia. Quando Colombo arrivò in America pensava che si trattasse delle isole del Giappone. Di fatto tutti i conquistatori che arrivarono in America nel 1500 si fermarono nei Caraibi, dove cominciarono a creare le proprie colonie: la conquista dell’America continentale arriverà nel 1519, in cui Hernand Cortes decide di stabilire una spedizione per esplorare l’america continentale, nonostante sia stato mandato solo a scopo di esplorazione. Cortes come prima cosa rapiscono l’imperatore azteco Montezuma: durante il loro incontro lo rapiscono e lo uccideranno. Sarà però Francisco Pizarro a costituire il vero conquistatore dell’America meridionale. La popolazione inca è in realtà un impero relativamente recente, instaurato nel 1400, il che rese la conquista relativamente facile, che risale al primissimo 1500. Il nuovo imperatore Inca, Ataualca, è figlio illegittimo dell’ex imperatore che ha guadagnato la supremazia attraverso l’omicidio dei suoif ratelli, altra crepa nel sistema organizzativo che gli spagnoli sono lesti a sfruttare. La prima cosa che viene fatta è l’omicidio di Ataualta per poi avanzare con la conquista territoriale dell’impero. La legittimità della conquista di tali popoli però venne subito messa in dubbio. Inizialmente, si giustificò questa conquista con l’idea che si trattava di “terre di nessuno”, ma ciò va a cadere quando Cortez e Pizarro incontrano gli imperi sudamericani. Si passa quindi alla giustificazione della conquista in nome dell’evangelizzazione della popolazione. Il mondo dell’Antico Regime teneva molto alla formalità dei diritti esercitati, motivo per cui nasce il “Testo del Requerimiento”, un processo formale in cui si dichiaravano agenti del Papa e della Trinità stessa per poi chiedere alle popolazioni di sottomettersi all’autorità cristiana. Ovviamente si parla di una completa finzione giuridica che dal punto di vista europeo giustifica la conquista. Dato il valore della formalità, era un problema anche garantire il mantenimento di questi territori. Come ogni impero gli spagnoli tentarono di sfruttare le strutture organizzative già esistenti sul luogo. Gli studiosi spagnoli svilupparono uno schema di come l’impero Inca funzionava: le comunità Inca erano relativamente indipendenti ed erano nominate Ayllu, i quali avevano un capo detto Curaca che comunicava direttamente con l’Inca- l’imperatore in carico. Gli Europei quindi assicuravano dei lavori all’impero alleandosi con gli Inca, tentando di tradurre questo sistema in uno simile a quello feudale. Vengono presto instaurate le encomiendas, territori affibbiati a gruppi di indios e conquistadores spagnoli che devono riuscire a convertire e tenere sotto controllo queste popolazioni. È una struttura direttamente sotto il controllo degli spagnoli con obiettivi di carattere morale: gli encomenderos però in questo modo non lavoravano più per l’impero, ma per loro stessi, il che ha delle conseguenze sulla capacità di gestione dell’infrastruttura da parte dell’impero. Credendosi dei nuovi feudatari in breve tempo i conquistadores cominciano a farsi guerra tra di loro, sviluppare una nobiltà di conquistadores che si sposa con gli indigeni (per sviluppare una buona relazione con i capi locali), e infine scoppiarono addirittura delle guerre civili. Soprattutto ben presto gli Indios cominciano a morire come delle mosche a causa di malattie importate dall’Europa: l’impatto dell’importazione dei batteri europei nelle americhe è devastante, ma non sarebbe sufficiente da solo a sterminare gli indios. Gli Europei furono molto meno toccati da questo scambio, soprattutto perché il mondo americano era estremamente più isolato fra varie popolazioni e fra popolazioni e animali. Anche il cambiamento sociale ed economico che si impone in queste Encomiendas ha il suo importante ruolo, in quanto permette la messa in schiavitù degli indios. Infine, ci sono testimonianze dell’aumento del numero di suicidi, dell’aumento dell’uso della cocaina e di altre dipendenze- improvvisamente un intero mondo perde senso per gli indios. Questi furono discussi come problemi dagli stessi spagnoli: Carlo V non era soddisfatto dalle guerre civili e dalla scomparsa dell’impero Inca, soprattutto perché era interessato a mantenere la sopravvivenza degli Inca- per motivi puramente economici, ovvio. Cerca quindi di imporre il proprio potere attraverso una struttura organizzativa forte e catalogata, con la Città del Messico come Capitale del Viceregno di Spagna (proprio sulle rovine della capitale dell’impero Azteco). Si tenta di porre fine alle encomiendas e creare due Viceregni con Vicerè nominati dalla Spagna. Due organismi gestiscono il Viceregno: Il consiglio delle Indie (ministri e altre figure che hanno esperienza col territorio) e la Casa de Contratacion che, a Siviglia, gestisce tutti i mercati americani. Vengono inoltre istituiti tribunali e altri consigli locali. Come risolvere, quindi, la questione degli Indios? Nel 1542 vengono dichiarate le Leyes Nuevas, che impediscono di schiavizzare gli indios (ma si permetteva il “possesso” degli indigeni). Nel corso della prima metà del 1500 si incomincia a discutere della immoralità degli atti spagnoli, particolarmente da parte di Bartolomé de las Casas, ex conquistador poi diventato vescovo che predicava la libertà degli Indios. Dalla Spagna parte una battaglia di opinione pubblica: l’idea di de las Casas è che gli indios vadano lasciati stare, mentre è necessario importare schiavi dall’Africa. Nei Caraibi l’estinzione delle popolazioni è totale: per l’America settentrionale si arrivò molto vicini, mentre l’Africa era ancora quasi totalmente popolata da indigeni. Ciò non vuol dire che gli indios non misero in atto atti di rivolta: la tribù dei Cicinecas, del confine con l'impero azteco, Tupac Amaru (ultimo della dinastia degli imperatori Inca), che sfruttò la composizione del territorio Inca per rallentare i conquistadores, e infine gli Huayna Càpac, popolazioni che resistettero agli spagnoli per centinaia di anni. La conquista americana è molto lenta. La Riforma Protestante Martin Lutero divenne immediatamente iconografico dopo la pubblicazione delle sue Tesi. . Lutero è però uno dei tanti riformatori che spuntò nel corso del 1400 e del 1500, che fu un periodo di generale richiesta di riforma della chiesa Cattolica. Lutero fu un caso straordinario a causa di una serie straordinaria di coincidenze che gli permisero di trionfare. Quando Lutero scrive le sue 95 tesi sono in particolare riguardo l’uso dell’Indulgenza, che venivano ampiamente commerciate a beneficio della Chiesa. Egli non fa una critica banale e aggressiva al papato, ma cerca di mettere in evidenza come a suo parere tutta la vita dell’uomo era composta di penitenza (la cosiddetta “antropologia negativa”). La confessione in sé e per sé (anche la confessione in specie cattolica) non è abbastanza per guadagnare il perdono di Dio, ma nella sua terza tesi Lutero spiega come la pena va in realtà interpretata come una mortificazione spirituale e fisica attraverso i modelli monastici (che lui seguiva) per il resto della propria vita. Mentre le prime 3 tesi propongono il punto di vista teologico di Lutero, il 5 propone per la prima volta un’affermazione politica, ovvero che il Papato non può agire sulle leggi divine, né vuole (inizialmente Lutero manteneva affermazioni estremamente rispettose nei confronti della casta religiosa, attribuendo la colpa ai singoli venditori di Indulgenze, e non al Papa). Le tesi di Lutero non erano particolarmente ardite religiosamente, ma vennero erroneamente lette come un testo aggressivo e di resistenza contro il papato. Esse non erano affatto originariamente scritte per un grande pubblico, bensì per una ridotta cerchia di eruditi: nel 1520 il Papa scomunica lutero. Fra il 1517 e il 1520 si innesca un dibattito su cosa Lutero intendesse, e quali fossero le conseguenze delle sue parole: scomunicando Lutero lo si vuole escludere dalla comunità politica, come Savonarola, ma Lutero organizza a Wittenberg una cerimonia in cui brucia la sua bolla di scomunica e i testi del diritto canonico insieme alla summa casum in un fuoco simbolico in cui si allontana definitivamente dal mondo cattolico. I testi del diritto canonico esemplificano il rifiuto dell’autorità temporale del papato, mentre la summa casum è l’elenco di tutti i peccati e tutte le condizioni in cui possono venire commessi. Federico di Sassonia protegge Lutero in quanto professore universitario, e a causa di ciò lutero scriverà 3 opere nel 1520 che rifiutano completamente la tradizione cattolica incarnata dal papato. - Alla Nobiltà Cristiana della Nazione Tedesca: descrive come i cattolici hanno eretto tre colonne fondamentali per difendere la loro autorità, ovvero la massima autorità del Papa, l’interpretazione esclusiva del Papa delle scritture come valida, e che solo un Papa può indire un Concilio. Lutero rifiuta l’idea che il cattolicesimo ponesse il suo potere al di sopra del potere temporale, assumendo anche gli organi militari e giudiziari di uno stato. Afferma che ogni cristiano ha diritto di interpretare la sacra scrittura (Principio del Sacerdozio Universale) e infine che fosse necessaria una riforma “parlamentare” del papato- possibilmente attraverso l’azione dei principi cattolici Tedeschi. - La cattività babilonese della chiesa: scritto in tedesco per un pubblico laico, usa la cattività babilonese come metafora per un periodo di allontanamento dalla vera fede. Secondo Lutero questo periodo è cominciato dal 11 secolo, quando vennero stabiliti i 7 sacramenti che secondo Lutero dovrebbero essere soltanto 2: il battesimo e l'eucaristia. Secondo Lutero, il perdono poteva essere guadagnato solo attraverso la fide, la scrittura, e la sola grazia divina. - Della libertà del cristiano: Lutero afferma che l’uomo è sia libero e superiore a ogni cosa che servo e soggetto a tutte. Siamo liberi e superiori nel mondo celeste spirituale che ha il suo trionfo nell’aldilà: ma nel mondo terreno siamo servi. Ciò permise ai principi tedeschi di interpretare i testi come un incitamento alla centralizzazione sotto singole chiese nazionali. I pensieri di Lutero cominciano dopo il 1520 ad assumere un valore anche politico: nascono almeno 2 rivolte (quella dei Cavalieri e dei Contadini) che utilizzarono le tesi di Lutero come argomentazione politica, ad esempio a favore della rappresentazione dei Cavalieri nel parlamento imperiale. La rivolta dei contadini comincia vicino al lago di Costanza, dove alcune comunità affermano di voler organizzare le loro chiese in modo autonomo attraverso l’elezione, non per scelta di un principe. Scrivono dodici articoli, il secondo del quale riguarda le decime, ovvero i tributi ai sacerdoti che la comunità voleva fossero raccolti dai sacerdoti stessi e che fossero in parte utilizzati per prendersi cura dei bisognosi della comunità. Il terzo, quarto e quinto esimono completamente dall’ambito spirituale per andare a parlare dei diritti di caccia e di pesca. Lutero si ritrova completamente spaesato da queste richieste di carattere politico, tanto che condannerà le loro azioni in “Contro le empie e scellerate bande dei contadini”, lodando i principi che muoiono servi di Dio. Lutero è stato letto come un primato della coscienza individuale sul potere dell’imperatore, ma la sua vicinanza ai principi rende naturale l’interpretazione che avvalida la costruzione di una chiesa di stato. Il vero centro dello sviluppo Riformista sarà però in realtà la Svizzera. Il messaggio della riforma Luterana, di carattere teologico, avrà in realtà successo solo quando si legherà a questioni di carattere politico. All’epoca la Svizzera faceva parte del sacro romano impero, ma intorno alla fine del 1400 sorse una necessità di distaccarsi dalle autorità locali: nel 1495, quando viene stipulata una nuova riforma dell’impero, gli Svizzeri non sono neanche più compresi nel quadro. Gli Svizzeri si organizzano quindi in una Confederazione di piccole città stato -Zurigo, Pangasio, Basilea- che nel corso del 1500 cominciano a rafforzarsi militarmente, tanto che la città di Berna riuscirà perfino a conquistare Losanna. Esse erano entità politiche nuove che dovevano affermare la loro giovane indipendenza con forza; per sottolineare la loro autonomia, sfruttano anche l’elemento religioso. La loro situazione, infatti, non era quella di un principe che necessitava di centralizzare il suo potere: già prima della riforma si trattava di una chiesa comunale e cittadina, ambiente perfetto per far attecchire la Riforma Luterana. Essa viene modificata per adattarsi al sistema svizzero: diventerà una riforma -così come una chiesa- di carattere cittadino. La variante svizzera verrà chiamata “La chiesa riformata”, e nascerà da due riformatori specifici, a Zurigo e Ginevra. Zurigo è la prima città ad adattarsi alla Riforma, portata avanti da Ulrich Zwingli che nel 1520 comincia ad ascoltare la predicazione di Lutero e si entusiasma per il messaggio, che comincia a diffondere a Zurigo. Zwingli però è molto più aggressivo e radicale: incomincia a mangiare carne durante la quaresima, mette in atto l’iconoclasta (ovvero la distruzione delle icone sacre) seguendo le indicazioni dell’antico testamento e legittima chi altro porta avanti quella distruzione, riducendo le chiese e le grandi basiliche di tutte le opere figurative presenti, e infine organizza delle dispute; dibattiti cittadini fra Zwingli e il rappresentante del vescovo cattolico. Infine a decidere chi abbia ragione è il consiglio cittadino, che nel 1525 decreta di diventare Luterani. La Riforma imposta a Zurigo in realtà non prevede grande differenza fra regno spirituale e regno terreno: piuttosto creano l’idea di una “comunità dei santi” nel tentativo di creare sulla terra un preludio a ciò che succederà in paradiso, ovvero delle comunità di perfetti. Uomini come Zwingli la domenica andavano per la strada a controllare che le comunità si comportassero in modo pio e consono alle scritture. Infine vengono istituiti dei tribunali composti da membri del concilio cittadino, i Concistori, che giudicano le azioni impure altrui e che trasmette il potere della chiesa all’elemento laico di gestione governamentale. Inoltre, Zwingli si dichiara completamente contrario al concetto dell'eucaristia, che dichiara essere una metafora per cui nell’ostia non ci sarebbe il corpo o l’essenza di Cristo, ma semplicemente la promessa della resurrezione. Ciò aveva un peso politico in quanto l'Eucaristia era elemento coagulante della comunità (chi non vi partecipa o non era cristiano o era scomunicato) ma soprattutto infonde una gerarchia divina nella società. Il prete permette la transustanziazione, quindi di fatto è superiore alla comunità in cui risiede. La Chiesa stessa è costruita per dimostrare questa gerarchia, per cui già il mutamento a una comunione sub utraque species implicava una perdita di importanza della gerarchia clericale. Se i pastori sono solo specialisti della sacra scrittura, se cade il sacramento dell’ordine sacerdotale, l’organizzazione orizzontale funziona molto meglio in una visione “cittadina” della chiesa. Zwingli muore nel 1531 su un campo di battaglia nonostante sia Prete, in quanto è caduta la sacralità dei sacerdoti. A Ginevra succede una cosa molto simile a ciò che succede a Zurigo. Liberatasi dal governo di Savoia nel 1526, aderisce alla Riforma nel 1535. Giovanni Calvino è il protagonista di questo contesto. Un Parigino sfuggito dalle persecuzioni contro i protestanti, ha una prospettiva molto diversa, e vede Ginevra come un trampolino di lancio. Nel 1559 fonda l’Accademia di Ginevra allo scopo di diffondere la dottrina luterana in tutto il mondo attraverso l’istruzione di pastori/missionari. Calvino inoltre sarà particolare nella sua interpretazione della giustificazione per fede: Calvino infatti è convinto che la Grazia Divina avrebbe dovuto perdonare tutti se fosse solo in base alla grazia. Ciò non è ovviamente possibile. Qual è quindi il criterio della salvezza? È imperscrutabile: si tratta della predestinazione. Così però nasce il pericolo della ricaduta nella disperazione o nel menefreghismo: la soluzione è che il fine dell’autodeterminazione è in realtà quello opposto, ovvero che il nostro comportamento è una PROVA della nostra salvezza e predestinazione, e non un tentativo di raggiungere la grazia. Secondo Weber, questa prospettiva è ideale per lo sviluppo di una società capitalista. Nella costruzione del “buon capitalista” c’è anche un elemento etico: l’uomo che lavora onestamente, paga i propri debiti e si sottomette dimostra di essere degno del paradiso, creando un circolo vizioso tra fede e sviluppo del capitalismo. L’ascesi cattolica viene separata da questo concetto di ascesi intramondana: nel mondo cattolico la spinta etica si svolge in penitenza al di fuori dal mondo, mentre la corrente calvinista spinge le persone ad avere successo per dimostrare chi si salva. Weber quindi afferma che la riforma calvinista è alla base della riforma economica e politica capitalista del mondo occidentale. Questa prospettiva venne altamente criticata in seguito non solo perché creava una forma atemporale e acontestuale di religione da criticare, ma anche perché non prendeva in considerazione che sia la società a influenzare la religione e non viceversa. Il movimento luterano era uno fortemente conservatore, che non si vedeva come un motore di cambiamento, anzi, volevano tornare alle radici del cristianesimo La Riforma ebbe uno straordinario successo nel Sacro Romano Impero e nei paesi nordici, tra cui Danimarca, Norvegia e Svezia la quale diventa uno stato indipendente nel 1523 e eucaristico (tanto da provocare una trasformazione dello stato liturgico, in cui il tabernacolo viene posto al centro dello spazio sacro) e sulla transustanziazione, limite di differenza fra cattolicesimo e protestantesimo. Viene inventato il concetto di Confessione e il suo valore di anonimato assoluto, tanto che nonostante la confessione annuale fosse obbligatoria a Pasqua gli eretici dovevano andare a confessarsi e, dato che non potevano essere perdonati, non potevano prendere la comunione, che diventava immediatamente una scusa per l’Inquisizione. La confessione era insomma un metodo di controllo della comunità così come della devozione femminile e l’ambito famigliare. Altro sacramento che viene consolidato è il Matrimonio: viene specificato che sono i due contraenti a stringere il sacramento, mentre il Prete ha solo funzione notarile, il che necessita il consenso dei contraenti alle nozze (un problema per la società moderna italiana). La Chiesa inoltre impone che un matrimonio possa essere valido solo ed esclusivamente se svolto davanti a un prete. Si costruirà anche la Curia Romana come la conosciamo oggi. Paolo Sarpi scrive una “Istoria del Concilio Tridentino” che pubblica poi a Londra, in cui criticava come fosse stato sfruttato solo per organizzare l’ordine ecclesiastico e non per avvicinarsi alla Riforma. Inoltre il Concilio diede un maggiore controllo unicamente al papato romano, non ai Vescovi. Descrive la discussione della “Propaganda Fide”, l’organizzazione che gestiva tutti i missionari cattolici, e la fondazione della congregazione dei Vescovi Regolari e degli ordini religiosi, la congregazione ??? che gestiva l’interpretazione delle decisioni prese al Concilio. Il Papa inoltre impone una visita a Roma per ogni vescovo una volta ogni 3 anni, obbligo che permane anche oggi; indice le visite apostoliche, in cui un rappresentante del Papa va a controllare territori in cui sembra che ci siano problemi. Infine il Papa indice la formazione di nuovi ordini religiosi provenienti dal basso: gli ordini mendicanti (Francescani e Domenicani, Gesuiti e Cappuccini) allontanandosi dal monachesimo delle campagne. Questi ordini hanno anche un grande ruolo nell’ambito dell’espansione europea, in quanto tutti questi ordini sono anche missionari e hanno contribuito alla diffusione dei messaggi cattolici post Concilio non solo in Europa ma anche nelle Americhe. Il Papato ha avuto un profondo ruolo nel mantenere l’Italia dall'unificazione inoltre, fungendo da blocco troppo debole per conquistare l’Italia ma troppo forte da sconfiggere, rendendo l’Italia alla mercé di altre nazioni: un rapporto complicato con cui l’Italia tratterà per tutta la sua storia. Precisazioni storiografiche: Storia Moderna e Contemporanea Come si può definire lo stato moderno? Max Weber descrive lo stato come “Lo stato di dominio di un uomo basato sull’uso di una violenza ritenuta legittima”. Weber si sofferma su tre elementi fondamentali: - Il contratto sociale: Si prevede che ci sia un rapporto fra due soggetti riconosciuto da entrambi. - Il Dominio: Ci deve essere quindi un riconoscimento reciproco. Anche all’interno di un totalitarismo deve esserci un consenso fra dominato e dominante. - La legittimità: Il rapporto è di tipo verticale e include la violenza, che però deve essere “legittima”, ovvero lo stato deve avere dei parametri di uso di questa violenza e rispettarli. Nel corso dell'età moderna cominciano a nascere teorici della filosofia politica e dello stato, passando da un genere di politica legittimato per motivi divini a una teorizzazione in cui si cerca di comprendere come funzionano le organizzazioni politiche. Emerge subito il modello contrattualista, secondo cui l’uomo preferisce cedere parte della sua libertà naturale per ottenere qualche vantaggio: prende piede l’ipotesi secondo cui l’umanità ha ceduto la sua “libertà primordiale” per entrare nel contratto sociale per tutelare l’ordine e le libertà individuali. Hobbes nel “Leviatano” esplicita che lo stato tutela principalmente dalla legge del più forte (e dalle invasioni esterne); il problema è che questa assunzione è puramente filosofica, mentre è ovvio che nessuno esplicitasse il consenso ad aderire a questo contratto. Ciò però implica la possibilità di una rottura di questo contratto, elemento che si è radicato nella società e nella mentalità comune e che ha poi giustificato le grandi rivoluzioni del 1700. La formazione costituzionale di vari stati si basa quindi su forme filosofiche fattizie. Nei tempi precedenti, gli stati conquistavano nuovi territori creando semplicemente patti con gli organi governanti di tali territori che mantenevano un governo semi autonomo su di esso. Ad esempio il Granducato di Firenze ospitava tre regimi diversi di potere e di governo, e all’interno di quegli stati potevano esistere a loro volta dei feudi. Lo stato moderno insomma non aveva il monopolio centralizzato della violenza, e agire tale violenza sui singoli cittadini era davvero davvero difficile: la Chiesa aveva un suo tribunale autonomo, così come le corporazioni, il che costringeva lo stato a riconoscere l’autonomia anche dei singoli ceti. Inoltre, la quantità di guardie era estremamente limitata per i territori coperti in quanto lo stato non aveva la possibilità di attuare il ritiro delle tasse. In generale erano stati con alti livelli di violenza interna soprattutto per quanto riguardava la risoluzione dei conflitti organizzata: in una situazione in cui lo stato non interveniva a punire il colpevole, i cittadini prendevano in mano la situazione, e ci vogliono secoli prima che questa crisi venga fermata. Dilagava il brigantismo mentre erano enti privati a occuparsi di fornire i servizi del welfare state moderno. È un tipo di stato molto debole rispetto a quello contemporaneo: ma quali erano quindi i vantaggi? Lo stato forniva una serie tutta diversa di servizi: era un’entità di negoziatore, che interveniva nel ruolo di arbitro che agiva solo se ogni accordo veniva rifiutato. Non c’era la forza necessaria per intervenire a ogni infrazione, ma solo per essere una ultima risorsa. Il concetto di esercito infatti è nato solo durante il 700 e l’800, quando venne introdotto anche il concetto di costrizione obbligatoria: prima di allora, si trattava solo di eserciti di mercenari appaltati dal governo per specifiche battaglie. Quando si “inventò” il concetto di protezione della patria venne cambiato il rapporto fra cittadini e stato per giustificare la costruzione di un nuovo ordine militare. Weber distingue tre tipi di legittimità: 1. Razionale: quando poggia sulla credenza della legalità degli ordinamenti pattuiti e del diritto di comando di coloro che sono chiamati a esercitare il potere- il potere legale è in base ad esso. Il sistema attuale. 2. Tradizionale: Quando poggia sulla credenza quotidiana del carattere sacro delle tradizioni valide da sempre, e della legittimità di coloro che sono chiamati a rivestire un'autorità. Il sistema di governo dell’epoca moderna. 3. Carismatico: quando poggia sulla dedizione straordinaria del carattere sacro, o alla forza eroica o al valore mentale di una persona e degli ordinamenti creati da essa. Il potere tipico dei totalitarismi. In età moderna non esistevano costituzioni in quanto non c’era bisogno di specificare l’ordine organizzativo di un paese. Vi è un’idea di potere immutabile e di origine divina. Mark Loch scrive “I re taumaturghi” in cui studia i re d’Inghilterra e di Francia, in cui esplicita come fino a circa il 1800 la gente credeva che al momento dell’incoronazione e dell’unzione ci fosse un passaggio di tipo astrale e quasi sacerdotale che rendeva i regnanti guaritori dalla scrofola. Come è possibile? Era perché la popolazione era fermamente convinta che l’ordine governativo fosse sacro. Ernst Kantorowicz invece nel suo “I due corpi del re” descrive come il re abbia sempre due corpi: l’idea del re in quanto potere che non muore mai, in quanto continuità del potere dato da Dio, e poi c’è il corpo mortale dello specifico sovrano che invece è destinato a morire. C’è un’idea sacrale dello stato, della continuità della dinastia del potere, tanto che anche nelle loro tombe vengono iconograficamente rappresentati come la figura del re e poi nelle loro maschere funerarie come la persona che erano. Tutta l’età moderna e tardo medioevale ha un’ossessione per le genealogie proprio per questo motivo, ma moltissime erano puramente mitologiche ed encomiastiche (un sacco di famiglie provenivano da Enea)- lo stesso problema di credibilità degli dei taumaturghi. Tutto ciò è credibile all’interno solo in un universo di pensiero: se il potere deve essere divino e memorabile, può essere giustificato mitologicamente. In occasione della salita al trono Asburgo dei Wittelsbach essi incominciarono a ridecorare la loro genealogia, motivo per cui nella loro dimora di Monaco di Baviera costruiscono una “Galleria degli Antenati”, dove mostrano tutti i loro antenati divini che giustificano la loro salita al trono. L’età moderna è una di transizione: ci sono dei cambiamenti in queste concezioni tradizionali. Ad esempio si forma sempre di più un apparato burocratico- specialmente nella curia romana, o nelle organizzazioni razziali delle colonie americane. Si forma l’università, un nuovo luogo di stato e passano dall’essere semplici corporazioni a diventare finanziate dallo stato per produrre persone colte che lavorassero nel governo. Ogni stato ha una sua università, ma non sono nelle capitali (per evitare i guai portati da così tanti giovani nello stesso luogo). Vengono poi introdotti i parlamenti, che all’epoca erano in realtà le assemblee di ceti, tradizionalmente chierici, nobiltà e terzo stato. Spesso non sono a seduta permanente ma vengono solo chiamati quando cambia il rapporto di dominio, spesso quando vengono cambiate le tasse. Sono forme semi rappresentative del popolo che stipulano accordi con il re. L’Impero è una nuova dimensione di governo, che nasce nell’arco dell’età medioevale. L’elemento particolare dell’impero è che esso viene riformato in età moderna diventando una monarchia composita attraverso la Riforma Protestante e la Guerra dei 30 anni. Il Sacro Romano Impero nasce con la dinastia degli Ottoni la cui situazione gerarchica e burocratica è incredibilmente complessa, in cui varie persone potevano contemporaneamente ricoprire vari ruoli d’importanza (come vassallo di un imperatore ma Principe di un regno). Con il tempo cambia inoltre cosa si intende con “impero”: il SRI perde atei si comporterebbe in modo civile quanto un mondo cristiano. Come per Spinoza, gli uomini si comportano tutti in modo uguale: ciò che li differenzia semplicemente è la moschea o la chiesa. Gli uomini non si comportano secondo coscienza. Per la prima volta, l’ateo viene trasformato da un mostro amorale a una persona qualsiasi. Anche la rivoluzione scientifica ha una profonda influenza su tutto ciò. Si incominciò a distruggere la reputazione delle sacre scritture come verità assoluta ma come spiegazione semplificata per il popolo dei voleri di Dio. La natura e la storia non devono necessariamente essere dettate dalle parole della Bibbia. Galileo in particolare pone natura e scrittura sullo stesso livello e per primo si batte per l’idea che la Natura non deve seguire le metafore della scrittura, ma che va spiegata dagli scienziati- e non dai teologi (In una lettera alla Granduchessa di Toscana). A causa di questa affermazione viene accusato dall’Inquisizione ed esiliato. Infine, il colpo letale all’ideologia di perenne certezza fu l’introduzione dell’Illuminismo che nel corso del 1700 si impone come via filosofica che prende il motto di avere il coraggio di utilizzare il proprio intelletto (sarà Kant a dare questa definizione in tedesco, a fine 1700). Kant però sottolinea anche che la distruzione del paradigma precedente distrugge anche l’ordine sociale e che l’uso dell’intelletto deve suddividersi in “pubblico” e “Privato”. Nel 1700 si ridiscutono, sì, le certezze dogmatiche dell’epoca moderna, ma si manifesta anche una violenta oppressione politica: a quello serve l’uso pubblico della ragione, ovvero a ripetere le opinioni del governo all’interno dei propri ruoli pubblici. Il 1700 è la nascita della cosiddetta “opinione pubblica” attraverso la diffusione dei giornali, i “gabinetti di lettura” dove si poteva accedere ai giornali -luogo pubblico completamente maschile-, e i salotti -gruppi misti di amici intimi in genere gestiti da donne-, i caffè… Per Habermas questa è la nascita dell’opinione pubblica, in cui la massa incomincia non solo ad avere accesso all’informazione ma anche ad avere le capacità critiche per analizzarle ed andare anche contro lo status quo e le autorità. L’illuminismo chiama al cosmopolitismo, si incomincia a dubitare la visione etnocentrica preferendo una visione di relativismo culturale (“Le lettere persiane” di Montesquieu) Di fatto il 1700 non è il secolo delle grandi libertà: sono processi a periodo molto lungo, come esemplifica il caso Calas, un ragazzo suicida protestante il cui padre nasconde il suicidio inscenando un omicidio. La sua comunità inventa una storia secondo cui il padre lo ha ucciso perché voleva convertirsi al cattolicesimo: Voltaire si spende per tentare di salvarlo, ma fallisce. Da questa esperienza si nutrirà per il trattato sulla tolleranza. Il 1700 è anche il secolo dell’enciclopedia di Diderot e d’Alambert, che devono incominciare ad essere di utilità comunitaria e quindi il discorso incomincia a cambiare a favore delle scienze “rigide”. Si parla di un periodo di “dispotismo illuminato”: secondo la definizione di Giuseppe Gorani, “quella volontà che da sé sola agisce senza consultare l’altrui che in serie inchiude tutta la legislativa ed esecutiva potenza. Questa invero è una forza formidabile che distrugge ogni altro potere, che però può essere l’origine più facile della prosperità se colui cui sono riunite tante forze è regolato dalla virtù”. Molti scienziati e illuministi lavorano a spese di despoti illuminati, quindi non avevano effettivamente il diritto di esprimere la propria opinione. Vennero abolite una quantità di libertà precedenti, così che molti intellettuali cominciarono a diventare giornalisti e guadagnare attraverso l’opinione pubblica. Per la prima volta il despote senza mediazione e senza giustificazione divina ha tutto il potere: gli illuministi però effettivamente vogliono una rivoluzione, una rivoluzione che è ancora pensata dall’alto, e quindi per cambiare le cose i despoti possono essere una strada efficace. Ovviamente questi personaggi non erano stinchi di santo: erano conquistatori spietati, e applicavano la politica della potenza. Eppure vengono celebrati in tutto il mondo e gli illuministi non si fanno problemi a venire finanziati da loro e lodarli. Il 1700 è il secolo delle riforme, due in particolare. La prima è quella del diritto: si comincia a codificare il diritto civile, abrogando il pluralismo giuridico a favore di codici statali e accessibili a tutti. Queste riforme durano molti anni e vengono messe in atto per tutta l’Europa sotto forma di compromessi fra le necessità locali e la sistematizzazione delle norme a discapito delle autonomie locali. La seconda riforma riguarda la creazione di principi universali per garantire la certezza del diritto. Non ci sono statuti localizzati: il diritto è chiaro e vale per tutti. Ma da dove deriva questo diritto? Adesso dalla ragione, mentre si critica il diritto giustificato per base divina. Si incomincia a bandire la pena di morte non per motivi umanitari ma razionalistici; nei “De diritti e delle pene” di Beccaria si mostra in modo esemplare come cambia il pensiero morale nell’illuminismo. Ad esempio Beccaria critica l’idea di peccato come delitto: i rapporti fra uomini e uomini si basano su eguaglianza, e la necessità della giustizia non nasce per una questione morale, ma per una semplice necessità di ordine pubblico. Beccaria è portatore di una filosofia basata sui sensi, secondo cui la giustizia è divina, mentre umanamente possiamo garantire solo l’eguaglianza. Così la pena di morte è inutile perché non impedisce che gli stessi crimini vengano commessi, anzi Beccaria rifiuta l’idea di pena come punizione e di vendetta: la pena è una forma di misura per evitare la reiterazione del reato o per prevenire che altri lo commettano. C’è un elemento che manca in Beccaria, ovvero la rieducazione del criminale. Nel 1700 cominciano anche ad essere indetti i catasti per motivi di tassazione. Lo stato moderno non aveva le forze burocratiche per imporre una tassazione accurata: i processi di catasto sono lunghi e difficili e suscitano una lunghissima resistenza. Il catasto milanese è uno dei più efficaci e veloci, mentre a Napoli, in Piemonte, in Austria o Venezia fallisce o richiede decine di anni per essere messo in atto. Filosoficamente implica una vera eguaglianza di fronte alla legge, concludendo completamente l’esperienza del Tribunale dell’Inquisizione e la soppressione di alcuni altri ordini religiosi, come i gesuiti (che poi vengono ricostituiti). Insieme all'uguaglianza di fronte alla legge incomincia a sorgere anche l’idea della tolleranza religiosa, che in realtà manteneva il cattolicesimo come religione primaria ma permetteva ai non cattolici di rimanere nei confini statali e garantire un maggiore influsso di tasse. La tolleranza non è un “valore” ma un’utilità sociale. I non cattolici devono mantenersi invisibili alla vita sociale perché la vera comunità era quella visibile, esterna: non esisteva nessun’altra comunità. Infine viene abolita la schiavitù della gleba: primi sono Giuseppe II e Maria Teresa d’Austria, con grandissime difficoltà in quanto c’era resistenza da parte dei proprietari terrieri. In Francia bisognerà aspettare la rivoluzione francese, in Russia fino al 1800. Il filone contrattualistico che fa nascere il concetto di contratto sociale fra sovrano e comunità definisce che bisogna cedere parte della propria libertà delegandola alla volontà generale, ma ciò permetterà, per Russeau, anche la “delega” a un’unica figura dispotica, come nel terrore francese o nei totalitarismi europei seguenti. La rivoluzione inglese Enrico VIII dichiara la sua indipendenza dalla chiesa già nel 1628 non per motivi religiosi bensì politici: le sue conseguenze furono molto profonde. Prima di tutto Henry ritira tutti i beni patrimoniali delle chiese inglesi vengono ritirati e messi sotto la proprietà dello stato e permettendo al re di sviluppare un’indipendenza economica rispetto al resto del paese (insieme alla feudalizzazione dei territori scozzesi durante tutto il 1500). La centralizzazione della chiesa, che rimane largamente cattolica e non si preoccupa di risolvere i problemi dei propri fedeli, riceve delle grosse spinte opposte soprattutto da parte dei puritani britannici, ma non solo: la cosiddetta chiesa dei Vescovi combatte contro la suddivisione interna fra parrocchie sotto l’entità statale e propone un’organizzazione “cattolica”, sotto diocesi, il che impedirebbe di unificare completamente i regni di Scozia ed Inghilterra. In Irlanda inoltre ci fu una grande rivolta cattolica del 1641 a favore dell’autonomia irlandese. Tutte queste lamentele culminano poi nella rivoluzione inglese. Nel 1628 viene presentata dal parlamento a Carlo V la cosiddetta “Petition of rights” dato che nel corso del 1600 i re avevano cominciato a trovare scuse di ogni tipo per non dover richiamare l’assemblea per far applicare nuovi ordini di tasse. La Petizione esprime la volontà dei Tre Stati di Mantenere la relazione politica non centralizzata dell’antico regime e di limitare il parlamento a ministri completamente laici, escludendo i vescovi dal partecipare alla vita politica inglese. La questione si ripropone nel 1640 quanto il sovrano si rifiuta di richiedere l’opinione del parlamento per imporre l’imposta del Tonnage and Poundage. Il Re rifiuta di accettare questa proposta, il che porta alla formazione di una vera e propria guerra civile fra forze parlamentari e reali, l’esercito ??? e ????. Essa si “conclude” nel 1647 con la stesa del Patto del Popolo, che però verrà immediatamente violato nel momento in cui Oliver Cromwell viene eletto Primo Ministro e mette in atto una vera e propria dittatura. Ritorna la repressione delle rivolte in Irlanda e la censura preventiva, applica gli atti di Navigazione (atti che obbliga l’importo a portare merci in Inghilterra solo su navi inglesi, intaccando violentemente le attività olandesi). Anche dopo il ritorno del re nel ??? essa non sarà più quella caratteristica dell’antico regime, ma avrà sempre più a che fare con l’intromissione dei parlamenti (come nel caso di Giacomo II, che scapperà nel 1688 a favore di Guglielmo D’Orange). La Bill of Rights del 1688 impone l’unione del parlamento in modo frequente, l’imposizione dell’habeas corpus, rafforza la partecipazione dei lord laici nel parlamento e la necessitò della loro approvazione per applicare le tassazione e l’impossibilità di costruire un esercito permanente in tempo di pace. Non è comunque affatto un sistema “democratico”, in quanto non c’era davvero nessuna rappresentazione politica dei ceti non borghesi o nobili. I coloni britannici in America si sentono estremamente oppressi dalle leggi inglesi e l’impostazione del governo inglese permetteva di ribellarsi sotto la pretesa che senza una rappresentazione governativa non c’era alcun diritto alla tassazione. La creazione di un Dio naturale che offre diritti inalienabili ed è PARTE della natura stessa manifesta la necessità di stilare i diritti dei cittadini, che nella società di proprietari americana include anche la proprietà privata. Nonostante ciò, non significa che gli americani fossero interessati effettivamente a costruire una nuova nazione, così come un buon 20% della popolazione era ancora fedele all’Inghilterra e non aveva alcun interesse a dichiarare indipendenza.
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