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La famiglia e il ruolo della donna nella società europea tra XVIII e XIX secolo, Appunti di Storia Sociale

Una panoramica storica del ruolo della donna nella società europea tra l'800 e il 1900, con particolare attenzione alla famiglia e alle differenze tra europa occidentale e orientale. Il cambiamento del ruolo della donna grazie al codice napoleonico, la subordinazione della moglie al marito, l'età del matrimonio, l'indissolubilità del matrimonio, l'aumento delle opportunità di lavoro e la mobilità, ma anche i problemi legati al lavoro minorile e femminile nelle fabbriche e alla vita malsana nelle città inquinate.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 07/03/2024

maryyvitaliano
maryyvitaliano 🇮🇹

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Scarica La famiglia e il ruolo della donna nella società europea tra XVIII e XIX secolo e più Appunti in PDF di Storia Sociale solo su Docsity! STORIA SOCIALE La storia sociale è raccontata anche tramite le scienze sociali. Lo scenario passato principale era l’ambiente rurale fino al XIX secolo, l’80% della popolazione europea vive in ambienti rurali caratterizzati da villaggi, circondati da aree coltivate e aree incolte.  Bosco = 1/3 della superficie del continente  Pianure e colline= mediamente abitate e densamente coltivate  Zone montuose=pochi insediamenti circondati da foreste rocce o incolto o Nei villaggi ABITAZIONI: di piccole dimensioni ( famiglie nucleari) o In aperta campagna ABITAZIONI isolate, più ampie ( casa=unità produttiva) N.B.: nelle zone montuose case più ampie, adatte alla vita all’interno per più mesi A partire dalla fine del XVI secolo in campagna, oltre alle abitazioni rurali, ci sono sempre più le «ville di delizia» dell’aristocrazia che si è ormai insediata in città:  Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate  Palazzo Arese Borromeo Arese di Cesano Maderno  Villa Clerici (o Villa Carlotta) a Tremezzina Si tratta di luoghi di villeggiatura, cultura rappresentanza e rappresentazione del potere e della grandezza del casato, ma anche di produzione agricola (vino, ortaggi, frutta), che diventano però anche emblema di un percorso di distinzione sociale.  In campagna si produce per l’autoconsumo o per il consumo del proprietario terriero Chi vive nelle comunità rurali? Fino al XVIII secolo:  contadini affittuari o piccoli proprietari  contadini nullatenenti (lavoranti a giornata /servi della gleba  operai delle manifatture che lavorano in campagna  mendicanti, vagabondi, banditi dalle città Le comunità rurali sono composte da gruppi di famiglie spesso imparentate fra loro. A chi appartiene la terra?  al sovrano o al principe territoriale  nobili (come beneficio feudale o in proprietà)  a proprietari terrieri  alla Chiesa  alla città  alle comunità rurali  Progressivo allentamento del servaggio (servitù della gleba) abolito ovunque nel 1789 (ma presente in Russia fino al 1861) Pervasiva presenza del feudo in tutta Europa fino alla fine del XVIII secolo. Feudo e feudalesimosistema economico-sociale di organizzazione e governo del territorio Originariamente il feudo appartiene al sovrano e viene concesso temporaneamente, in beneficio al vassallo in cambio del suo servizio (in genere aiuto militare). Il beneficio ottenuto (cioè la terra) è collegato all’esercizio della giurisdizione, cioè di poteri amministrativi e giudiziari sul territorio compreso nel feudo Tra l’877(Capitolare di Quierzy) e il 1037 (Constitutio de Feudis) viene sancita l’ereditarietà dei feudi maggiori e poi di quelli minori: feudatari più liberi Può essere feudatario solo persona in possesso di titolo nobiliare o una istituzione (laica o ecclesiastica). a Milano dal 1441 l’autorità giudiziaria dei feudatari è inibita e demandata ai giudici ducali Nell’Europa d’Antico Regime esisteva una grande complessità di vincoli vassallatici, es: la città (A), sede di prelatura (B) può essere soggetta a un principe territoriale (C ) e a sua volta esercitare una signoria su comunità minori (A1, A2, A3 ecc.) alcune delle quali dominano su villaggi rurali (A’1, A’’2, A’’’3). E’ possibile che il principe abbia alle dipendenze altre città (C1,C2). Vi possono essere centri minori vassalli della Chiesa (B1,B2 ), altri sono sottoposti a doppia autorità: della Città e del Principe (AC1, AC2, AC3), o della Città e della Chiesa (AB1, AB2, AB3). Qual è la vita interna al feudo? Mano a mano che ci si avvicina all’età moderna si sciolgono o si allentano i vincoli che legano un contadino alla terra anche se è forte l’autorità del proprietario. Fino alla fine del ‘700 l’interesse del proprietario per le attività economiche c’è ma è nascosto. L’idea della «distinzione» nobiliare porta a disprezzare pubblicamente l’interesse economico, anche se poi…. Il feudo rimane a lungo un obiettivo per la distinzione dei ceti nobili o per quelli che aspirano al titolo Non si ha titolo se non si possiede un feudo Caso della venalità dei feudi (e dei titoli) COME SI AMMINISTRA LA VITA DELLA COMUNITA’ RURALE? Ogni villaggio fonda la vita della comunità sugli STATUTI riconosciuti da tutti gli abitanti e anche dal «signore Territoriale» (padrone del villaggio) La comunità è amministrata da organi collegiali che sono stabiliti negli statuti:  assemblea degli anziani o capifamiglia = si svolgono in chiesa, regolano e ripartiscono il carico fiscale (proporzionale ai redditi agricoli), concede in affitto a singoli contadini parte dei beni comuni o li affida in concessione gratuita La parrocchia e il parroco svolgono funzione essenziale nella vita della comunità spiritualità= elemento pervasivo della società europea prima della Rivoluzione Francese: pagamento delle decime asilo ecclesiastico il parroco svolge mansioni di funzionario civile e maestro. CONFRATERNITE, molto numerose e fiorenti fino alla soppressione in età napoleonicaAssociazioni di laici con finalità caritative e assistenziali. Nelle comunità rurali (ma anche nei centri cittadini) sono presenti ovunque per tutta l’età moderna e spesso sono in concorrenza fra loro. Dopo l’abolizione durante l’Età Napoleonica, nel 1820 vengono ripristinate. Rappresentano una ricca tradizione di importanti esperienze di collaborazione che possono essere viste come l’antecedente delle società di mutuo soccorso che si sviluppano a fine Ottocento nell’ambito dell’associazionismo operaio LA CITTA’ EUROPEA E’ CITTA’ «BORGHESE»:  Accanto alle fabbriche sorgono i grandi e moderni quartieri borghesi  Importanti politiche dello Stato in campo scolastico e culturale La città «borghese»:  Quartieri residenziali, «borghesi» e Quartieri artigiani e operai.  Giardini pubblici, grandi magazzini, musei di Belle Arti, Teatri e sale da concerto  Realizzazioni simboliche della cultura dell’ «era» industriale  Consumi culturali: grandi testate giornalistiche e Case Editrici Il secondo grande conflitto del Novecento investe le città europee che subiscono gravi distruzioni e conoscono tra gli anni ‘50 e ‘60 grandi ricostruzioni:  Nuovi agglomerati urbani  Speculazione edilizia  Opportunità di lavoro  Episodi di corruzione  Connivenza malavita/ pubbliche amministrazioni  Quartieri dormitorio  Degrado sociale  Immigrazione dal sud  RECENTE RIPENSAMENTO DELLE CITTA’ ALL’INSEGNA DELLA  SOSTENIBILITA SOCIETA’ D’ANTICO REGIME STRUTTURA PIRAMIDALE 1° Ordine: Clero Sin dalla fine dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) l’ urto delle invasioni/migrazioni (che aveva contribuito ad annientare l’Impero già debole) aveva creato anche le condizioni per l’ascesa politico-sociale della Chiesa. Il vuoto di potere a livello locale e internazionale fu colmato dalle figure dei vescovi, il vuoto di valori dall’autorevolezza del Cristianesimo. Antica origine della centralità del clero e della religione cattolica: Allo stesso tempo, la dimensione politica acquisita dalla Chiesa fece nascere durante il Medioevo elementi di dissenso Si formarono comunità di anacoreti, episodi di eremitaggio, tensioni dottrinarie: si trattava di elementi che denunciavano l’insoddisfazione per l’allontanamento dalla strada originaria. Dall’inizio del IV secolo si avvia l’esperienza dell’isolamento dal mondo (Monasteri e conventi organizzati secondo precise regole la più famosa la regola benedettina, ora et labora, lasciò tracce profonde nell’assetto sociale, economico, culturale oltre che nell’esperienza religiosa).  Nei secoli dell’Antico Regime la fede in Cristo rimane elemento costitutivo e pervasivo TUTTAVIA sarebbe ingiusto non sottolineare il sia pur lento, ma sostanziale slittamento di valori che si andò registrando già alla fine del Seicento quando iniziò a incrinarsi la «coscienza europea» alla fine del XVII secolo. La mentalità della «Controriforma» iniziò ad apparire meno corrispondente alla realtà e cominciò a prendere piede quella nuova sensibilità da cui più tardi sarebbe nato l’Illuminismo Già all’inizio del Settecento si diffuse un progressivo mutamento che portò lo “spirito del tempo” a percepire come superate le forme barocche della devozione e della spiritualità e a orientare gli animi verso forme più lineari e intime del culto e della liturgia. • PARROCO = figura centrale nella vita delle persone una delle poche alfabetizzate  MEDIATORE tra la società contadina e il sistema dei poteri (cittadini, feudali, statali)  AMMINISTRATORE DEI SACRAMENTI  CONFESSORE  UFFICIALE DI STATO CIVILE (funzioni notarili) registri parrocchiali il Concilio di Trento stabilisce i:  Doveri del parroco: essere preparato, obbediente, disciplinato  Controllo sui parroci VISITE PASTORALI del vescovo o del suo vicario in ogni angolo della diocesi Chiesa come carriera nepotismo. Fino al Concilio di Trento (1563) si può essere vescovi non titolari = godere delle rendite senza avere cura d’anime o, addirittura, senza essere sacerdoti Grande ruolo riformatore del Concilio di Trento. TUTTAVIA: Anche dopo il Concilio la carriera ecclesiastica è una carriera come un’altra, riservata ai cadetti di famiglie nobili, non sempre dotati della spiritualità necessaria QUINDI LA «CARRIERA ECCLESIASTICA» DIPENDE DA DIRITTO DI NASCITA- ABILITA’ CORTIGIANA-VIRTU’ Per raggiungere il vertice di queste carriere sono fondamentali i legami familiari: Chi proviene da famiglie cardinalizie o legate ai papi è avvantaggiato nell’ottenere posti chiave della carriera ecclesiastica. In molti casi i benefici ecclesiastici sono ereditari. La carriera ecclesiastica consente di controllare ingenti patrimoni e di decidere l’assegnazione di incarichi su enti, abbazie, conventi e benefici ecclesiastici, patrimoni:  Es.: essere incluso fra i canonici di una cattedrale = numero ristretto di prelati appartenenti alle maggiori famiglie cittadine.  Fra di loro viene reclutato il vescovo, nominato dal papa sulla base di una complessa concertazione con le autorità cittadine e i principi territoriali dinastie vescovili che si tramandano la carica da zio a nipote Borromeo  N. B. esiste anche un tribunale vescovile presieduto dal vescovo che ha competenze sugli affari del clero (cfr. «Delitto al monastero») CIO’ NONOSTANTE: La società europea, prima della rivoluzione francese, è fortemente caratterizzata dalla dimensione religiosa. paura della morte-senso di precarietà della vita MA ANCHE:  Profondo senso religioso  Fiducia nella Provvidenza  Fiducia nella Misericordia del padre  Sostegno della comunità verso i poveri L’uomo non si rivolge direttamente a Dio ma attraverso figure di mediazione santi e sacerdoti Solo i sacerdoti si rivolgono a Dio Grande diffusione del culto Mariano (negato dai protestanti) Il calendario liturgico segna fortemente il tempo degli uomini, tanto quanto quello dei lavori agricoli Netta distinzione tra giorni di lavoro e giorni di festa (segnati dal rito religioso, dalle processioni ecc.) LA PASQUA E’ LA FESTA PIU’ IMPORANTEDopo il Concilio di Trento, dal 1614, obbligo di confessarsi e comunicarsi almeno a Pasqua (si devono redigere gli «stati delle anime»)  Battesimo (=atto religioso e civile)- Importanza della scelta dei padrini  «parentela spirituale» (esercitata talvolta dai nobili nei confronti dei figli dei dipendenti)  fonte unica per conoscere la società  Matrimonio cerimonia religiosa solo dopo il Concilio di Trento Chiesa molto attiva nel sostenere la Teoria «consensualistica»: matrimononio valido solo se c’è il consenso dei due nubendi  Estrema unzione= solo a chi muore nel proprio letto «con i conforti della religione» chi muore per strada, sul lavoro, in battaglia non sempre riceve i sacramenti e viene sepolto degnamente CONFESSIONI E TOLLERANZA RELIGIOSA: MINORANZE PROTESTANTI nell’Europa cattolica duramente perseguitate Nell’area tedesca limitata libertà di culto gerarchicamente preordinata pace di Augusta, 1555: riguarda solo il luteranesimo ci si deve attenere alla fede professata dai principi Pace di Westfalia, 1648: normativa di Augusta estesa anche ai calvinisti. In Francia libertà di culto geograficamente limitata: Editto di Nantes, 1598: i calvinisti (=Ugonotti) possono professare la loro fede in alcune specifiche aree, comunque lontane da Parigi. 1629: l’editto di Nantes viene ristretto (solo 5 le città in cui il culto calvinista è consentito 1685: editto di Fontainebleau revoca dell’editto di Nantes= cattolicesimo sola religione in Francia Nell’Europa protestante: minoranza cattolica  tolleranza in Olanda  in Inghilterra la minoranza cattolica viene privata di diritti civili e politici (ma rari i casi di persecuzione) MINORANZE MUSULMANE= costrette alla conversione e poi cacciate (Spagna 1492, cacciata dei moriscos Le condizioni delle minoranze cambiano da luogo a luogo e a seconda del periodo dal xviii secolo generale tendenza a maggiore tolleranza, MAGGIORE DINAMISMO ma anche maggiore conflittualità nelle SOCIETA’ con diverse fedi religiose Secondo Max Weber il Capitalismo e la laicità si sarebbero formate nelle aree a diffusione calvinista dove l’universo mentale era dominato dalla soggettività e dal senso della responsabilità. MINORANZE EBRAICHE:  perseguitate ed espulse dalla Spagna (1492) e dal Portogallo  Costrette nei GHETTI (quartieri appositi) sottoposti a rigide norme e controlli in Italia, Polonia e alcune città tedesche  si costituiscono in comunità coese, contrassegnate da grande spirito imprenditoriale  Gli ebrei convertiti sono definiti marranos con disprezzo: non si crede alla sincerità della conversione 3. Nobiltà di servizio, nobiltà acquisita o confermata in seguito a servizi resi al sovrano (servizi di stato, incarichi amministrativi, servizio militare, ecc.: si tratta di funzioni che conferiscono distinzione e possono portare in casi particolari all’ottenimento del titolo nobiliare) 4. Nobiltà di toga, nobiltà di origine recente, acquisita grazie a concessioni del sovrano in seguito all’esercizio di cariche di giustizia. E’ ad es. una caratteristica della Francia (ma non solo). Lì, a partire dai primi anni del XVII secolo, chi gestisce un tribunale di giustizia diventa nobile (e se paga una tassa annuale, detta paulette può rendere ereditaria la carica). 5. Nobiltà di fatto, nobiltà non titolata, ma riconosciuta “per consuetudine”, o inseguito a vita “more nobilium” (es.: la “Gentry” inglese) Che cosa può privare della nobiltà, o mettere in discussione un titolo di nobiltà?  l’impurità di sangue (ad es. in Spagna: l’origine da famiglia non cristiana), la nascita illegittima da un genitore non nobile  l’esercizio di arti meccaniche (lavori manuali, professioni infamanti)  l’esercizio del commercio, dell’usura o del prestito ad interesse  il disonore, il tradimento del proprio sovrano Ma ad esempio in un sistema apparentemente rigido (Spagna), si introduce la “deroga” (che permette di non perdere la nobiltà). La deroga si estende progressivamente a diversi paesi europei (Inghilterra, Svezia, Prussica, Russia, Francia, Spagna) La nobiltà è uno status molto prestigioso e ambito, pertanto:  C’è un tentativo continuo di accedere allo status nobiliare  la crisi finanziaria dello stato determina la necessità di raccogliere finanziamenti mettendo in vendita terreni, titoli nobiliari e cariche pubbliche che permettono di accedere alla fascia dei privilegi  chi acquistando terre e titoli e diventa nobile cerca di imitare lo stile di vita dei nobili più antichi  sempre alla ricerca della «distinzione», la nobiltà più antica elabora nuovi rituali e tecniche di distinzione (status symbol) TERZO STATO Il terzo stato costituisce la gran parte della popolazione (98%) è il ceto sociale più stratificato TERZO STATO 1: LA BORGHESIA: • Il ceto borghese è collocato un poco al di sotto di quello nobiliare • E’ formato dalle famiglie mercantili (Corporazioni delle mestieri) o dai professionisti (Corporazioni delle Arti) Anche i borghesi si «distinguono» dai non borghesi, dal popolo «minuto» e dagli artigiani o dai piccoli commercianti in alcune città europee, ad es. Ginevra, la qualifica di borghese è una conquista, che indica i cittadini eminenti  patriziati hanno origine dai ceti mercantili, nobilitati Ma: I NOBILI GUARDANO CON DISPREZZO I «BORGHESI» Nel XVIII secolo appartenere alla «borghesia» vuol dire non essere né nobili né ecclesiastici, ma solo al «Terzo Stato» Appartenere al Terzo stato significa appartenere alla fascia sociale in cui si trova la maggior parte della popolazione. MA, un conto è essere ricco mercante, un conto piccolo artigiano o bottegaio, fabbro, cameriere ecc. Nel terzo stato non tutti sono borghesi come si e’ visto per la nobilta’, si nota nel «terzo stato» una grande stratificazione sociale Borghesie europee suddivise in due gruppi: • Mestieri del danaro  proprietari terrieri, di manifatture, banchieri imprenditori, armatori navali, uomini d’affari, commercianti, negozianti di oggetti preziosi, amministratori di rendite • Mestieri del saperegiustizia e fiscalità professionisti = notai, avvocati, medici, ingegneri, funzionari pubblici come giudici, amministratori pubblici, professori Entrambi questi gruppi hanno attinenza col maneggio del danaro (o perché amministratori o perché percepiscono uno stipendio) L’uso della moneta è variato fortemente nell’ambito di uno stesso sistema sociale (permanenza del baratto o dei pagamenti dei tributi «in natura» es: le «decime» alla chiesa) In Antico Regime, nessuna moneta aveva un valore «facciale» = scritto sulla faccia MA c’erano anche: • un valore «ufficiale»  stabilito dall’autorità sovrana • Un valore «reale»  intrinseco, cioè corrispondente al peso del metallo di cui era composta Questo valore poteva variare a seconda delle diverse fusionilarga circolazione di monete contraffatte a causa della erosione e limatura delle monete d’oro e argento, doratura e argentatura delle monete di metallo comune larga circolazione di cattive monete Nell’Europa d’Antico Regime la contraffazione delle monete ha una funzione complementare accanto al baratto: i contadini pagano o in natura o con monete di scarso pregio CIRCOLA COMUNQUE POCO DANARO LIQUIDO ESISTE UN SISTEMA BANCARIO E CREDITIZIO che però riguarda solo gli operatori e i principi e non è autonomo rispetto agli operatori Infatti il credito è gestito dai grandi mercanti (negocians o hombres de negocios) che non vanno confusi con i negozianti al minuto Questi negocians prestano o anticipano il danaro ad alto tasso di interesse E’ molto diffuso il sistema delle lettere di cambio = trasferimenti a distanza di danaro Es.: un mercante di Anversa con una lettera trasferisce un proprio debito nei confronti di un commerciante di Amsterdam ad un mercante di Lione che a sua volta deve dei soldi al mercante di Anversa: sarà il lionese a pagare quello di Amsterdam Grande protagonismo italiano nel XVI-XVII secolo: i più grandi banchieri europei sono genovesi, fiorentini, livornesi Prima grande Banca: Banco di San Giorgio (Genova, 1487), poi Banco di Rialto (Venezia, 1587) Banco di Sant’Ambrogio (Milano, 1597) tutte iniziative private Verso la metà del Seicento però il baricentro finanziario si sposta nei Paesi Bassi (=Anversa). Solo in Olanda (1609) e in Inghilterra (1694) si fondano banche controllate dallo stato  c’è un nesso molto forte con le attività legate al colonialismo LE MOLTEPLICI VIE VERSO L’INDUSTRIALIZZAZIONE: PROTOINDUSTRIA  Lo storico americano Franklin Mendels (1972) enuncia la categoria di «protoindustria» che viene analizzata e poi corretta dai ricercatori dell’Università di Gottinga: P. Kriedte, H. Medick, J. Schlumbohn (1977). sono realtà protoindustriali tutte le realtà manifatturiere sviluppatesi in Europa tra XVI e XVII secolo in stretto rapporto col mondo rurale, ma rivolte al mercato es: i casi dei «mercanti imprenditori» Questa teoria valorizza LE REALTA’ PERIFERICHE ITALIANE, padane e toscane in cui sarebbero presenti realtà protoindustriali già nel XVII secolo RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: • A metà Settecento (prima in Inghilterra) si realizza una trasformazione epocale dei mezzi di produzione dovuta a diverse invenzioni • 1691-1712: invenzione e prima realizzazione della macchina a vapore • 1769 James Watt brevetta la macchina a vapore Industrie interessate: tessile, manifatturiera, meccanica, mineraria CONSEGUENTE TRASFORMAZIONE DELLA SOCIETA’ RIVOLUZIONE DEI CONSUMI Nel XVIII secolo iniziano ad ampliarsi i consumi che solo nel XX secolo diventano «di massa» le differenze sociali piano piano si assottigliano. La produzione più ampia comporta un peggioramento della qualità del prodotto ma prezzi più bassi accessibili ad un maggior numero di persone Si affermano contemporaneamente produzioni pregiate, migliori e più costose, riservate ad un pubblico ristretto Nasce anche la consapevolezza dei costi che questo allargamento dei consumi e della produzione comporta per l’ambiente Povertà: Medioevo la povertà si manifesta sotto varie sembianze:  L’indigente (mendicus)  il misero (miser)  il vecchio (senex)  l’infermo (infermus)  l’idiota (idiotus)  il cieco (caecus)  lo zoppo (claudicans)  il prigioniero (captivus) sono tutti espressione di «povera condizione». Se nel messaggio di S. Francesco la povertà diventa dimensione da abbracciare e desiderare perché la ricchezza e i beni terreni allontanano da Dio*, con l’affermarsi degli stati principeschi il povero «Fatto a immagine di Cristo» diventa soggetto inquietante, perturbatore della quiete e «come tale da reprimere» (F. Paletti), una condizione che va contenuta, nascosta alla vista, circoscritta in strutture pensate apposta e adeguate. Quando Francesco Sforza prese possesso dello stato restaurando la signoria, promise di erigere una struttura che potesse realizzare il progetto Nel 1456 Francesco Sforza diede incarico all’architetto Antonio Averulino, detto il Filarete di creare un progetto per la costruzione dell’Ospedale L’Ospedale maggiore fu una carta ben giocata da Francesco Sforza, su insistenza della moglie Bianca Maria Visconti per creare consenso intorno alla nuova dinastia Il Filarete nel suo Trattato di Architettura del 1464 circa immaginò una civitas idealis che in onore di Francesco Sforza chiamò Sforzinda Il naturalista inglese John Ray tra 1663 e 1666 definiva la «Ca’ Granda» l’hospital grande è il più grande e il più splendido, io credo d’Europa Univa infatti l’aspetto tecnico della cura ad architetture di grande raffinatezza che univano le linee del gotico allo stile del Rinascimento. Inoltre nell’ospedale vi era un’attenzione scrupolosa per gli aspetti funzionali. Dietro ogni letto erano previsti canali di scolatoio per la dispersione dei materiali organici, un fatto assolutamente innovativo per l’epoca in cui l’ospedale fu progettato la sua eleganza architettonica balzava talmente all’occhio che prima ancora di accertarsi della sua efficienza, i viaggiatori rimanevano colpiti dalla bellezza e dalla maestosità Nel 1648 l’inglese John Raymond affermò che l’Ospedale era “più adatto a essere corte di un re che a contenere persone che vivono della carità pubblica”. L'interno è dominato dal maestoso "cortilone" a portico su colonne e grandiosa loggia La Bellezza era dunque il criterio con il quale si pensò di costruire un’opera destinata ai poveriqui sta il “cuore” dell’ identità più profonda di questo luogo di cura Ca’ Granda= esemplificazione di una mentalità  esercizio della carità cristiana = profondere danaro ed energie per un settore che poteva apparire anti-economico, ma dal quale potevano scaturire maggior onore e distinzione sociale, e soprattutto si poteva ottenere di avvicinare il corpo allo spirito, l’uomo a Dio. Nell’Ospedale si curavano i corpi dei malati, e i benefattori con i loro lasciti, le loro elemosine potevano curare la loro anima Nel 1459 il papa Pio II aveva concesso l’indulgenza plenaria per tre anni a chi si recava in Duomo o alla chiesa dell’Annunciata dell’ospedale Maggiore lasciando elemosine. Fin dall’anno successivo a quello della costituzione dell’ospedale, ad anni alterni il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, si celebra(va) una festa, detta dalla popolazione Festa del Perdono che si svolgeva nella via antistante l’Ospedale Maggiore dove si offriva ricovero e cura ai non abbienti L’Ospedale forniva un servizio: univa insieme cure mediche e assistenza alla povertà. Del resto la povertà (con il corredo di malnutrizione, disagio e sporcizia) era spesso l’antiporta verso la malattia. Partecipare al governo di questa struttura, impegnarsi nella sua gestione, era un onore e un segno di distinzione che consentiva di fare esercizio di carità e di perpetrare il proprio nome aggiungendo una connotazione di pietas alla propria identità. Chi gestiva l’Ospedale Maggiore? Tra XV e XIX sec. l’organismo di gestione si chiamava «Capitolo» Non era composto da persone competenti nel settore sanitario Amministrare l’Ospedale richiedeva una prospettiva multidisciplinare che poteva essere per un giovane molto formativa, in quanto comportava:  disponibilità (di tempo, di fatica)  doti manageriali in quanto la gestione dei beni dell’ospedale imponeva (e consentiva insieme) di mettere le mani su numerosi affari. La quantità di proprietà che era pervenuta nel corso del tempo all’ospedale tramite le donazioni, le eredità, rendeva più complicata l’amministrazione Ciò comportava una rigorosa ripartizione di questi compiti. Nei documenti troviamo indicati e suddivisi i seguenti compiti:  gli incaricati di tenere i rapporti con il governatore  gli addetti alla tesoreria, alla cancelleria, all’archivio, alla scossa (cioè alle imposte?)  gli addetti alle esenzioni dei carichi dei fittabili  gli addetti alla gestione delle varie eredità, legati ecc.)  ma anche quelli dei cosiddetti settimanieri Si trattava degli incarichi che settimanalmente erano assegnati ai deputati per attendere al governo interno, al funzionamento interno dell’ospedale e che a ben guardare erano mansioni le più svariate I settimanieri si occupavano di:  controllo sulle medicine e sull’attività di medici, chirurghi e barbieri,  controllo sull’attività della portineria per l’accoglienza degli infermi  Controllo sulla qualità dei cibi, “se si tiene calda l’acqua sopra i fornelli” se “sono cotte le uova”, “se le minestre sono ben fatte”, “se la carna è ben cotta”, ma anche se le operazioni “sono ben fatte” Tutte queste mansioni (che si ritiene venissero espletate davvero dai deputati) imponevano come si può comprendere che i deputati fossero molto attivi ed eclettici anche se non potremo mai sapere come essi svolgessero effettivamente questi incarichi. Ma chi era chiamato a far parte del Capitolo che amministrava l’ospedale? Nel 1508 Giovan Giacomo Gilino, segretario ducale scrisse il regolamento per l’elezione del capitolo. I deputati dei Luoghi Pii cittadini (evidentemente quelli non accorpati alla Ca’ Granda al momento della sua costituzione) si riunivano insieme con i XII di Provvisione davanti all’arcivescovo per consegnargli “in scripto el nome de trentasei gentilhomini idonei a simile impresa”. Era l’arcivescovo che sceglieva i nomi dei 18 deputati dalla rosa di 36 che gli veniva sottoposta. L’atto della nomina da parte del vescovo era preceduto da una serie di riunioni che coinvolgevano il Tribunale dei XII di Provvisione, e due rappresentanti di ciascun Luogo Pio i quali ad una data fissata dal vescovo dovevano riunirsi nella fabbrica del Duomo per la proposizione delle candidature di 24/ 36 figure rappresentative dei rioni o porte L’inizio del mandato era, dice Gilino, “a calende di maggio” quindi all’inizio del mese di maggio e durava un anno. Il Capitolo aveva un volto mutevole ogni anno si tenevano delle elezioni che stabilivano chi dovesse entrare a far parte del Capitolo solo 6 membri su 18 (=1/3) rimanevano in carica per garantire una continuità di gestione. Il ricambio aveva la funzione di rendere trasparente la gestione di questi organi e allontanare lo spettro di eventuali interferenze di interessi privati nella gestione di organi di grande interesse pubblico. N.B.: Questo frequente ricambio caratterizzava le istituzioni di quel tempo, a garanzia di evitare che gli interessi privati potessero avere il sopravvento. La Cà Granda assolse le funzioni di Ospedale fino al 1942 Attualmente ospita il rettorato, gli uffici ed alcune facoltà dell'Università degli Studi la cui entrata è in Via Festa del Perdono 5. Gli ambienti interni contengono una ricchissima Quadreria composta da circa 900 dipinti commissionati dai benefattori a partire dal 1602, come da disposizione di un capitolo. I benefattori dell’Ospedale Maggiore, in modo continuativo dal 1602 a oggi, ricevono un ritratto che ne perpetui la memoria. Sulla base dell’entità del beneficio veniva (e viene) eseguito (spesso da grandi pittori) un ritratto intero o a mezzo-busto. I ritratti venivano esposti nei corridoi esterni dell’Ospedale ogni 2 anni in occasione della Festa dell’Annuciazione, il 25 marzo quando si celebrava una festa, detta dalla popolazione «Festa del Perdono» che per molti anni si svolse nella via antistante l’Ospedale Maggiore (oggi per questo detta via Festa del Perdono) coinvolgendo tutta la città. La festa era detta del Perdono perchè nel 1459 il papa Pio II aveva concesso l’indulgenza plenaria per tre anni a chi avesse lasciato elemosine in Duomo o alla chiesa dell’Annunciata dell’Ospedale Maggiore diventandone così benefattore. EPIDEMIE:  Sono di origine batterica: lebbra, peste, colera, tifo, tubercolosi...  Sono di origine virale: vaiolo, Ebola, poliomielite, influenza spagnola, SARS, COVID-19, AIDS… o I batteri= microrganismi unicellulari più grandi dei virus, visibili utilizzando il microscopio ottico. Si riproducono autonomamente nell'ambiente e anche in vari tessuti del corpo umano. Alcuni batteri si possono moltiplicare nell’ambiente e trasmettersi per via aerea, alimentare o tramite i liquidi organici Le infezioni batteriche possono essere curate con gli antibiotici, con effetto mirato per impedire, attraverso un uso improprio ed eccessivo, lo sviluppo di resistenza ai farmaci. Pertanto la terapia deve essere prescritta dal medico sulla base del risultato di test microbiologici (antibiogramma). o I virus =minuscoli microorganismi, visibili solo al microscopio. Possono riprodursi autonomamente, ma esclusivamente all'interno delle cellule dei tessuti di un organismo, causandone la distruzione. La resistenza dei virus nell'ambiente è estremamente bassa, anche se alcuni virus (ad esempio alcuni virus respiratori) possono sopravvivere a lungo. Alcuni tipi di virus possono essere combattuti con farmaci efficaci o prevenuti grazie a specifica vaccinazione Nel corso della storia sono stati i BATTERI a provocare la maggior parte delle malattie. La loro diffusione esponenziale e la loro ciclicità hanno contribuito a decimare la popolazione influendo sul alla base del suo superamento. Il vaiolo è stata la prima malattia ad avere un vaccino e a dimostrare il valore dell’immunizzazione come strumento per proteggere la popolazione dalle malattie infettive. Vaccino: Inizio XVIII secolo: si diffondono in Inghilterra pratiche sperimentali di inoculazione del vaiolo. Sono pratiche diffuse in Oriente: a importarle è la moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli, lady Mary Wortley Montagu, paladina dei diritti femminili molto attenta alla modernizzazione della società La pratica della “vaiolizzazione” diffusa in Oriente «consisteva nell’iniettare un po’ di pus prelevato da un malato in via di guarigione, in un soggetto sano provocando il vaiolo» in modo da suscitare la malattia, «spesso però questa pratica era letale», anche per la scarsa igiene in cui avveniva l’inoculazione. Negli anni ‘20 del XVIII secolo proseguirono queste pratiche in Inghilterra e anche in Italia (caso Pietro Verri) Jenner osservò che le donne addette alla mungitura che rimanevano infettate con «il vaiolo bovino (un virus strettamente imparentato col vaiolo umano, che si trasmette all'uomo causando una malattia simile al vaiolo, ma molto più lieve), non si ammalavano poi del ben più grave vaiolo umano». Nel 1796 Jenner «prelevò la secrezione dalle lesioni presenti sulle mani di una mungitrice affetta da vaiolo bovino, Sarah Nelmes, e l’inoculò (lo iniettò) in un bambino di otto anni, James Phipps, figlio del suo giardiniere. Il bambino sviluppò una febbre leggera dalla quale si riprese rapidamente. Quando più tardi Jenner gli inoculò il vaiolo umano, il bambino non si ammalò: in questo modo Jenner riuscì a dimostrare che il vaiolo bovino poteva essere usato per proteggere dall'infezione del vaiolo umano. Ovviamente ci volle ancora molto tempo perché l’uso del vaccino si espandesse eradicando il virus. Ancora nel 1800 e nei primi anni del Novecento si ebbero epidemie in Lombardia COLERA: Infezione diarroica. La sua tramissione avviene «per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati e nei casi più gravi può portare a pericolosi fenomeni di disidratazione». «I cibi più a rischio per la trasmissione della malattia sono quelli crudi o poco cotti e, in particolare, i frutti di mare». Anche altri alimenti possono comunque fungere da veicolo. L’aspetto ambientale per il colera, come per la peste pare essere fondamentale FREQUENTI EPIDEMIE DI COLERA NEL XIX SECOLO Il colera può essere curato con l’antibiotico Scarse condizioni igienico-sanitarie e la cattiva gestione degli impianti fognari e dell’acqua potabile possono favorire la diffusione Pertanto è normale che il colera abbia avuto un ruolo particolare nella storia delle città in via di espansione demografica nel corso del XIX secolo, trasformate dall’industrializzazione, dall’inurbamento, dai tumulti causati dalle insurrezioni risorgimentali In particolare in Italia si ebbero diversi episodi: una prima volta tra 1835 e 1837; poi nel 1849 furono colpite molte città del Lombardo Veneto: Venezia, Brescia, Treviso, Padova Vicenza, Verona, Rovigo, Trieste. Tra 1884 e 1887 ci fu una grande epidemia, sembra importata dalla Francia, che colpì diverse città italiane tra cui in modo molto intenso Napoli. Un altro episodio ci fu nel 1893 e colpì oltre a città del meridione anche Milano, Torino Genova. INFLUENZA SPAGNOLA: si diffonde a ridosso della fine della Grande Guerra (1918-1919) Virus influenzale estremamente contagioso. Provocò 400.000 morti in Italia, circa 50 milioni in tutto il mondo. «Cominciava con una febbre intensa, un malessere diffuso e crescente: il malato aveva, in pochi giorni, una progressiva perdita di funzioni con momenti di delirio; infine entrava in uno stato di incoscienza. Un decorso violento che lasciava sgomenti quanti gli erano vicini. L' angoscia era accresciuta dalla singolarità di un male che colpiva esclusivamente adolescenti e giovani». La pandemia di spagnola decimò una generazione che già aveva avuto nel terribile conflitto della Grande Guerra un elemento di pesante stop. Fu uno degli elementi che contribuì a destabilizzare gli assetti sociali europei La censura della guerra rallentò la diffusione delle informazioni e probabilmente ciò causò anche un ritardo nell’intraprendere azioni di contenimento Origine del virus: contrariamente a quanto dice il nome non fu in Spagna, ma negli Stati Uniti . Fu chiamata influenza “spagnola” perché la Spagna, non essendo coinvolta nella guerra non era sottoposta al vincolo del silenzio, alla censura delle notizie che vigeva tra le nazioni in conflitto. Secondo John Barry il primo luogo europeo in cui si registrò la presenza di una strana influenza fu Brest, ovvero il luogo in cui 2/3 dei soldati americani giunsero. QUINDI: L’origine della spagnola ….dagli USA L’intervento dei soldati americani in Europa avvenne nelle ultimissime fasi della guerra; essi erano giunti dopo un addestramento in specifici campi vicini ad uno dei primi posti in cui il medico Loring Miner aveva notato la comparsa dell’influenza che dava sintomi mai registrati fino a quel momento. Quando le truppe americane giunsero in Europa avrebbero quindi divulgato il contagio che nel frattempo si andava sviluppando negli stati Uniti nei porti in cui transitavano le truppe: Boston, Philadelphia e New Orleans. Osservando più da vicino quanto accadde nel Vecchio Continente, le circostanze in cui il virus iniziò a diffondersi richiamano in causa, ancora una volta, l’igiene e il conflitto la moltitudine di soldati che avevano combattuto una guerra sfiancante, ammassati nelle precarie condizioni igieniche e psicologiche delle trincee, si erano trovati a ritornare a casa in marce altrettanto faticose in una sorta di movimento di massa che spostò grandi numeri di persone da un territorio all’altro. E quantità di virus L’epidemia ebbe 3 diverse ondate di contagio con cui oltre 1/3 della popolazione mondiale rimase infettata; moltissimi furono «giovani precedentemente sani», tra i 15 e i 35 anni Il virus dell’influenza spagnola apparteneva ad un ceppo con caratteristiche genetiche che gli consentirono di diffondersi anche in tessuti diversi da quelli delle vie respiratorie causando altri danni e divenendo capace di trasmettersi più facilmente. (dallo stesso ceppo della spagnola si è poi sviluppato nel 2009 la cosiddetta influenza suina, detto H1N1) Secondo «l’Agenzia del Farmaco» gli studi condotti su campioni di virus del 1918 permettono di dimostrare che la “spagnola” aveva un altissimo grado di letalità ed era derivata da un virus aviario che aveva compiuto un “salto di specie” adattandosi all’uomo e “acquisendo anche una eccezionale capacità di trasmettersi da persona a persona”. Aggravanti (oltre alla guerra e alla scarsità di igiene) per la diffusione del virus: stanchezza, depressione, ansia, malnutrizione Misure adottate dai governi Inizialmente le autorità negavano vi fosse un’emergenza sanitaria di tipo virale e soprattutto con dimensioni pandemiche. Successivamente in alcuni stati le autorità emisero decreti che imponevano distanziamento, divieto di raduni ed eventi pubblici e veniva raccomandato il lavaggio frequente delle mani. Ciò contribuì a contenere l’infezione solo dove erano stati emanati tempestivamente e furono mantenuti durante tutta la durata della pandemia NELLA SECONDA META’ DEL XX SECOLO: GRANDI SUCCESSI DELLA MEDICINA si crede nella sconfitta definitiva di batteri e virus MA, a parte la diffusione dell’AIDS alla fine del XX secolo ALTRE PANDEMIE DI INFLUENZA del XX secolo: ASIATICA 1957 HONG KONG 1968 Queste epidemie non hanno avuto conseguenze così devastanti come la spagnola, ma hanno confermato la necessità di prestare molta attenzione ai virus influenzali. Nel XXI secolo, prima di Sars Cov-19: o SARS (forma di coronavirus) 2003 o AVIARIA 2005-2011 o SUINA 2008 Considerazioni sulla salute e sull’ambiente"Frontiers in Cellular and Infection Microbiology" Impatto dei cambiamenti ambientali sulla salute della popolazione umana e sulle conseguenze che si producono sugli animali «ospiti» abituali di virus che in particolari condizioni possono spostarsi sull’uomo già nel 2018 un gruppo di ricercatori dell'Università di Melbourne, in Australia, Sosteneva che «i cambiamenti climatici colpiscono i serbatoi animali di virus influenzali e i modelli di migrazione degli uccelli». Questo aspetto sarebbe un elemento da tenere monitorato perché potrebbe «diffondere i virus in nuove località e in una gamma più ampia di specie di uccelli». Il degrado ambientale inoltre può produrre effetti sugli animali tali da provocarne la morte o da indebolirli, accentuando nei virus la ricerca di nuovi ospiti in cui riprodursi LA FAMIGLIA:  Il matrimonio è stato per lungo tempo non tanto l’unione di due persone unite da legami d’amore e dalla condivisione di un progetto di vita insieme, ma uno dei pilastri attraverso cui la società trasmetteva alla generazione successiva i propri schemi.  Per i genitori di qualunque ceto sociale il matrimonio era un investimento, ciò che poteva garantire un progetto che andava oltre la vita terrena, e assicurare miglioramento dello status sociale COPPIA=MATRIMONIO = legame e scambio di beni tra famiglie era all’origine della famiglia - In passato il matrimonio non era come lo conosciamo oggi. Prima del Concilio di Trento (1563) il matrimonio in Europa:  aveva forme e rituali leggermente diversi da zona a zona  non si celebrava in un solo giorno, era piuttosto…. un «Matrimonio a tappe» 1. Accordo o contratto 2. Giuramento o promessa 3. Scambio del consenso 4. Corteo nuziale e trasferimento in casa dello sposo 5. Festeggiamenti (banchetti) 6. Ritornata N.B.: Se tale iter non era concluso non si poteva dire di essere sposati Prima del Concilio di Trento (1545-1563) il matrimonio non era un rito che si svolgeva in un unico giorno. Aveva forme e rituali molto diversificati da zona a zona. La consuetudine voleva che fossero le famiglie a determinare la scelta dello sposo o della sposa Pertanto i matrimoni rivestivano dal punto di vista sociale e patrimoniale un notevole investimento. N.B: La Chiesa si era sempre opposta a tali consuetudini e sin dal XII secolo aveva cercato di imporre che la validità del matrimonio fosse dettata dal reciproco scambio delle promesse (teoria consensualistica) Questo aveva dato origine ai matrimoni clandestini ( chi voleva sfuggire alle imposizioni dei genitori provava ad avvalersi della posizione della Chiesa e si scambiava le promesse che impegnavano al matrimonio)  spesso non era riconosciuta validità a questi matrimoni. Così aumentavano il numero di nascite considerate illegittime perché bastava uno scambio del consenso per dare origine ad unioni che non sempre potevano tradursi in convivenza  quindi, nonostante la condanna della Chiesa, i matrimoni continuavano a svolgersi secondo delle «tappe» che, seppur diverse da luogo a luogo, avevano dei punti in comune. Quando iniziavano la convivenza e il matrimonio? Non c’era una regola fissamolte perplessità della Chiesa per C. Klapisch-Zuber la Chiesa si fece committente di immagini propizianti un rito matrimoniale «sacralizzato», da svolgersi in Chiesa, alla presenza di un sacerdote 1517, Martin Lutero:  il matrimonio è sacro ma non un sacramento Lutero però è contrario alla teoria «consensualistica» perché vede in essa la negazione dell’autorità paterna  annulla l’obbligo al celibato per i preti Con il Concilio di Trento (1545-1563) la Chiesa:  Ribadisce il valore sacramentale del matrimonio  Conferma la teoria consensualistica  Impone il matrimonio in Chiesa davanti al parroco  Impone le «pubblicazioni» per evitare matrimoni tra consanguinei e matrimoni clandestini, per cui il matrimonio diventa: - CERIMONIA PUBBLICA E SOLENNE - CELEBRATA IN SPAZIO SACRO CON TESTIMONI - IL MATRIMONIO NON E’ PIU’ UN FATTO SOLO PRIVATO Ma nonostante la pervasività dello spirito religioso il nuovo rito non viene accettato facilmente né dalle autorità statali né dalle famiglie, perché? Difficolta’ a sradicare le abitudini e difficolta’ degli stati ad assegnare alla chiesa il ruolo preminente nella cerimonia Ancora alla fine del XVII e nel XVIII secolo si registra la presenza degli antichi rituali. nell’area cattolica si ebbe la presenza di 2 riti:  matrimonio in Chiesa alla presenza del parroco e di un testimone (nozze sacre)  rito celebrato in privato in un giorno qualunque  rituali e festeggiamenti in casa (nozze profane) (es.: Famiglia Borromeo ) rito pubblico cui si dava più importanza La festa continua ad essere la cerimonia che sanciva l’appartenenza della coppia alla comunità Sono conosciuti casi di separazione, ma riguardano sempre ceti aristocratici. Raro il caso dell’annullamento del matrimonio (sacra rota) I MUTAMENTI NELLA SENSIBILITA’ (XVIII secolo ) mutamenti nella SOCIABILITA’ che valorizzano la donna e si riflettono sui rapporti di coppia dei ceti elevati Fra 600 e 700 si modifica la vita sociale della nobiltà:  Si moltiplicano le occasioni mondane e culturali (le grandi famiglie organizzano intorno a sé piccole corti aristocratiche)  La «conversazione elegante diventa elemento portante della sociabilità»  All’interno della famiglia si attenuano le barriere che separano le generazioni: i figli non devono più rivolgersi ai genitori con il «voi» • La donna acquista autonomia, è ammessa «alla conversazione» • In questo modello di sociabilità le donne sono al centro della scena  abbigliamento più libero e allo stesso tempo più ricercato  (1790: Giuseppe Compagnoni ritiene che la «conversazione tra uomo e donna» sia il fondamento della civilizzazione) CICISBEISMO: «moda» nata in Francia ed esportata in Italia Cicisbeo=«cavalier servente», celibe, colto, accompagna la dama al posto del marito nelle conversazioni (o a teatro) E’ una figura riconosciuta, la cui funzione è stabilita nel contratto di matrimonio E’ una esclusiva del mondo nobiliare o comunque di ceti che aspirano alla nobilta’ (ad es.: è assicurato a Laura Cotta Greppi nel contratto di matrimonio) La morale corrente consente a queste dame di uscire con un uomo di compagnia, un cavalier servente o cicisbeo che può far loro la corte, ma mai innamorarsi di loro. Tutto ciò serve a segnare la differenza con i ceti bassi MA E’ ANCHE IL PRESUPPOSTO DI FUTURI, RADICALI CAMBIAMENTI In realta’ il cicisbeismo altro non e’ che un modo ideato dai ceti piu’ abbienti per segnare il distacco dagli altri ordini sociali.  nasce nel mondo aristocratico per segnare un tratto di distinzione: solo chi ha una nobilta’ d’alto rango e una cultura raffinata puo’ garantire che la condivisione di spazi ed esperienze tra uomo e donna non sconfini nel coinvolgimento erotico, ovvero cultura e rango garantiscono il dominio delle passioni. 1789-1815: Rivoluzione Francese –Età Napoleonica cambiamenti radicali nei rapporti uomo/donna e nella percezione dell’autorità paterna Il matrimonio rimane alla base dell’ordine sociale ( aumento dei tassi di nuzialità) ma si secolarizza. 1792: Si differenzia il matrimonio civile (alla presenza di un pubblico ufficiale) da quello religioso. Il matrimonio civile prevede l’obbligo del consenso genitoriale per le persone minori di 21 anni CON LA RIVOLUZIONE FRANCESE SI INTRODUCE IL DIVORZIO prima solo i ceti elevati potevano chiedere la separazione (diversi casi: es. il principe Trivulzio (1692-1767) e la moglie Maria Archinto (1696-1762); Gabrio Serbelloni (1693-1774) e la moglie Maria Vittoria Ottoboni (1721-1790) 1789-1815= si mette in atto una società nuova, di uomini uguali e liberi  il matrimonio (pur alla base dell’ordine sociale) cessa di essere un patto indissolubile e diventa un contratto fondato sull’amore, condizione per la felicità degli individui e la rigenerazione della società (il divorzio è pensato dai rivoluzionari come elemento di moralizzazione dei costumi  si pensa al cicisbeismo come esempio di immoralità) Con il divorzio per garantire parità:  I figli minori di 7 anni sono affidati alla madre  I maggiori di 7 anni al padre N.B.: la possibilità di divorziare rende meno asimmetriche le relazioni all’interno della coppia e in genere migliora la condizione femminile non più legata all’appartenenza sociale Divorzio: chi e dove?  fenomeno prevalentemente urbano, legato ai ceti artigianali e del piccolo commercio (dove le donne possono essere più indipendenti) 28-8-1792: legge che abolisce la potestà paterna, sostituita dalla tutela esercitata da entrambi i genitori. La legge è concepita come «pratica pedagogica», atta a «riplasmare la morale corrente sui valori riconosciuti del potere politico» (M. Cavina, Il padre spodestato, p. 189). I padri perdono il diritto di diseredare i figli che si sposano contro la loro volontà (e il fatto che sia necessario il consenso genitoriale prima dei 21 anni è largamente mitigato dal fatto che nella consuetudine corrente la maggior parte si sposa più tardi) Cinzia Cremonini STORIA SOCIALE a.a. 2023-2024 viene anche equiparata la condizione tra figli legittimi e figli illegittimi Il ruolo paterno viene depurato dei poteri dispotici che lo hanno caratterizzato il padre così si trasforma in «amore puro e disinteressato» paternità = frutto di libera scelta  Vita malsana nelle fabbriche e nelle città inquinate  La mobilità avvicina prodotti di altre zone I prodotti agricoli europei ne subiscono la concorrenza (1871-1894 crollo prezzo del grano) Tuttavia: Alcuni dati subiscono pochi cambiamenti:  L’indissolubilità del matrimonio = dato costante (=divorzio raro ovunque sino al Novecento)  L’età del matrimonio = elevata quasi ovunque (rimane di 24-26 anni per i ceti meno abbienti) come nella linea di Hajnal (vedi slide sulla famiglia)  nell’Europa orientale, soprattutto nell’enorme territorio dell’Impero russo, l’abolizione della servitù della gleba nel 1861contribuisce ad elevare l’età del matrimonio, che si attesta sui 21 anni per le donne Lo spostamento in città porta i parenti a condividere temporaneamente gli spazi abitativi urbani e quindi al costituirsi di più grandi aggregati domestici rispetto al modello della famiglia nucleare All’inizio dell’industrializzazione si verifica un aumento dei grandi aggregati domestici, ad esempio, in alcune zone in cui prima era diffusa la famiglia mononucleare: Inghilterra, Italia settentrionale Nel contempo il relativo benessere legato alle maggiori opportunità legate all’industrializzazione porta in altre aree al consolidarsi della presenza di unità familiari mononucleari Rimangono accentuate le differenze nel XIX secolo tra EUROPA OCCIDENTALE E EUROPA ORIENTALE Europa Occidentale, più sviluppata e avanzata Europa orientale, più arretrata Meridione d’Europa tentativo di uniformarsi lentamente al resto dell’Occidente. maggiore omogeneità di comportamenti e strutture, anche se con eccezioni NEL LUNGO PERIODO l’industrializzazione e l’urbanizzazione dopo l’iniziale sconvolgimento apportato alla famiglia tradizionale, contribuiscono a rafforzare piuttosto che minare la solidità familiare, perché migliorando le condizioni economiche si attenuano gli elementi disgreganti. MAGGIORI MUTAMENTI SI VERIFICANO NEL NOVECENTO NEL REGIME SOCIALE E NELLA STRUTTURA DELLA FAMIGLIA Secolo che si apre con grandi mutamenti: un numero sempre maggiore di donne, non solo appartenenti ai ceti subalterni, si apre al lavoro extradomestico, ma anche secolo in cui cresce contemporaneamente l’idea che alla donna spetti solo il ruolo di educatrice dei figlinon dimentichiamo che il XX SECOLO è il secolo dei TOTALITARISMI e dunque:  STATO INTERVENTISTA  POLITICHE A SOSTEGNO DELLA NATALITA’  SGRAVI FISCALI.  ASSEGNI FAMILIARI, PREMI DI NATALITA’ E NUZIALITA’ MA LE DONNE RITORNANO IN CASA MUTAMENTI NEL NOVECENTO IN CAMPO ECONOMICO E SOCIALE DATI STRUTTURALI macroscopici Nel corso del XX secolo:  diminuisce sensibilmente in Europa la percentuale di persone impiegate nel settore primario  invecchiamento della popolazione (aumenta il n° delle persone che raggiungono i 65 anni di età, mentre per secoli il peso numerico degli anziani è rimasto basso (5% del totale) in Italia nel 2000 i 65enni sono il 17,6%, primo stato in Europa I MUTAMENTI strutturali SI RIFLETTONO SULLA VITA DOMESTICA E SULLA STRUTTURA FAMIGLIARE IN CUI SI REGISTRA: Processo di semplificazione della struttura familiare (diminuisce il numero di componenti della famiglia occidentale) tra 1901-1990 si passa: da 4,5  2,5 in Inghilterra; da 4,5 2,8 in Italia. Si registra un aumento delle persone che vivono da sole, in relazione all’aumento del reddito medio (dati relativi al periodo 1950-1990: Paesi Bassi dal 9% al 30%; Germania occidentale dal 12% al 34%; Danimarca dal 14% al 34% Ovviamente i mutamenti più rilevanti si registrano nelle zone dell’Europa orientale e meridionale (in quanto è macroscopica la differenza con il periodo precedente in cui era prevalso il modello del matrimonio precoce e della residenza patrilocale) In Italia, nella seconda metà del XX sec. diminuisce il n° di famiglie cittadine con una donna di servizio che coabita con la famiglia (nella prima metà del XX sec. era stato il lavoro delle donne che volevano lasciare la campagna) In tutta Europa l’andamento della nuzialità è discontinuo (si registra una diminuzione durante le guerre e nei periodi postbellici). Anche la fecondità diminuisce (“declino di massa” del 10% tra 1880 e 1900) ALTRI Mutamenti nel corso del XX secolo  nella gestione nelle relazioni familiari e nella distribuzione del lavoro all’interno della famiglia  gestione del reddito familiare (vedi slide 19)  Mutamento nella stabilità del legame coniugale Analizziamo gli ALTRI Mutamenti- MONDO CONTADINO Mutamento delle relazioni familiari e nella distribuzione del lavoro all’interno della famiglia:  All’inizio del Novecento, nell’Europa meridionale, il mondo contadino era ancora composto da famiglie complesse.  Il carico di lavoro svolto da ciascuno aumentava progressivamente tra i 10 e i 50 anni e diminuiva nell’età successiva.  Fino ai 18 anni sia maschi che femmine svolgevano sia attività produttive che attività domestiche.  Dopo i 18 anni i maschi svolgevano solo attività produttive, le femmine sia attività di cura della famiglia che attività di supporto all’azienda familiare (lavoro nell’agricoltura o aiuto nella cura dei fratelli).  Solo dopo il matrimonio dei figli le donne svolgevano esclusivamente attività domestiche e di cura della prole Analizziamo gli ALTRI Mutamenti-MONDO URBANO Mutamento delle relazioni familiari e nella distribuzione del lavoro all’interno della famiglia:  All’inizio del Novecento, nel mondo urbano le famiglie nucleari erano un modello comune a quasi tutta l’Europa.  Netta divisione dei compiti: il marito si dedicava al lavoro retribuito, la moglie a quello domestico non retribuito.  Vistose le differenze tra classi sociali: Anni ’30, Inghilterra: le donne della classe operaia erano completamente assorbite dal lavoro extradomestico e poi dal lavoro domestico, mentre le donne della classe media non avevano un lavoro al di fuori della famiglia, erano spesso aiutate da una domestica convivente e disponevano di tempo libero  In Inghilterra già tra 1935-1960 le differenze tra classi sociali rispetto al ruolo delle donne all’interno della famiglia si riducono progressivamente grazie alla grande diffusione degli elettrodomestici e, in seguito, alla progressiva compartecipazione degli uomini alla gestione della casa  In Italia ciò è avvenuto solo a partire dal secondo dopoguerra e in particolare tra 1955 e 1970.  Talvolta si tratta di una condivisione che neppure ora è davvero una realtà, e talvolta neppure percepita come un’esigenza ( incidenza delle convinzioni personali e dell’influenza delle tradizioni) Analizziamo gli ALTRI Mutamenti GESTIONE DEL REDDITO FAMIGLIARE: Prima metà Novecento. Europa meridionale e orientale (in cui era ancora diffusa la residenza patrilocale) dipendenza economica della coppia giovane dal padre dello sposo Europa centrale e settentrionale o zone urbane dell’Europa meridionale: famiglie nucleari Per molto tempo vi furono 2 sistemi di gestione del reddito famigliare N.B.: entrambi i modelli presupponevano la netta divisione dei compiti (al marito il lavoro extradomestico, alla moglie quello domestico) 1. ASSEGNAZIONE PERIODICA: il marito versava alla moglie solo una parte delle entrate necessarie alla gestione delle spese domestiche (=sistema a lungo diffuso anche nelle classi medie e borghesiil marito controllava la vita della moglie che spesso non sapeva neppure quanto guadagnasse il marito e da lui era totalmente dipendente 2. SALARIO COMPLETO: il marito tratteneva dal proprio stipendio il necessario per le proprie spese e versava tutto il resto alla moglie si trattava di un metodo di gestione diffuso tra le famiglie a basso reddito (non è indice di un maggiore potere femminile perché non c’era margine di autonomia con un reddito molto ridotto) nell’ultimo ventennio del Novecento si è diffusa la GESTIONE CONGIUNTA: i due coniugi percepiscono un reddito da lavoro extradomestico e contribuiscono entrambi alla gestione delle spese sistema che presuppone i valori di reciprocità, altruismo e condivisione, prima inconcepibili ALTRI Mutamenti STABILITA’ CONIUGALE: Andamento discontinuo, ma forte aumento dell’instabilità coniugale. Nei secoli passati separazione e divorzio= fatti rarissimi, nel Novecento diventano fenomeno di massa ES.: in Inghilterra e Galles nel 1900= 550 divorzi, nel 1950= 31.000 Dato interessante: aumento di divorzi in alcuni paesi europei subito dopo la fine della prima guerra mondiale. Italia: introduzione del divorzio nel 1974 dopo aumento delle separazioni. Ultimi 30 anni: aumento costante n° dei divorzi in tutta Europa Alla fine degli anni Novanta, ogni 100 matrimoni 40 divorzi in: Belgio, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia, Svizzera, Russia, Estonia Grande mutamento anche nell’estrazione sociale delle coppie che richiedono il divorzio (o l’annullamento): nei primi decenni del Novecento l’esigenza era sentita quasi esclusivamente tra gli appartenenti ai gruppi sociali più elevati Alla nascita naturale faceva seguito la «nascita sociale» che con il Cristianesimo è sancita dal battesimo, in cui la madre non aveva nessun ruolo (anche il padre per la verità) (Filippini, pp. 143- 159). Ma la donna aveva un ruolo nella nascita oltre che come madre, come levatrice e talvolta come madrina. Alla levatrice, in «caso di necessità» cioè di pericolo di sopravvivenza del feto durante il parto, era concesso di somministrare il battesimo, che andava poi però replicato in Chiesa secondo il rito di S. Romana Chiesa e somministrato da un sacerdote, oltre che, dopo il 1563 (=Concilio di Trento) andava registrato nel registro parrocchiale Il Settecento si conferma epoca di grandi mutazioni La conversazione tra uomini e donne , come sappiamo, era ormai ammessa Anche il parto e la nascita (in cui la donna continuava per ovvie ragioni ad essere protagonista) «diventano affari pubblici e politici» che rientrano nel compito che i sovrani «illuminati» sanno di avere: il loro obiettivo era il raggiungimento della «pubblica felicità» nella quale erano comprese anche la salute e la vita, la lotta contro la mortalità. Nella convinzione che uno stato fosse tanto più prestigioso se più popolato, far crescere la popolazione (=l’incremento demografico) era un obiettivo dello Stato Illuminato. In tal senso la mortalità infantile, ancora altissima, divenne oggetto di studio e le levatrici (Filippini, p. 184) furono messe sotto accusa per la loro impreparazione. Cresce nel Settecento l’attenzione delle donne verso la scienza (alcuni esempi: lady Wortley Montagu, M. Gaetana Agnesi, Clelia Grillo Borromeo Arese). Nel corso del XVIII secolo si iniziò una modernizzazione dei costumi che, nei ceti privilegiati, portò a rapporti più liberi tra genitori e figli, tra uomini e donne. Come abbiamo visto ciò portò ad un coinvolgimento sempre maggiore delle donne nella «sociabilità»: le accademie, la «conversazione», la propaganda politica. Ma cresce anche rapidamente il coinvolgimento l’acculturazione, la socializzazione tra le donne del popolo. Si creano gruppi e club femminili 1789: la Dichiarazione dei diritti dell'uomo è universalmente riconosciuta «come momento fondatore dei moderni diritti alla libertà e all'uguaglianza» L'apporto femminile alla causa rivoluzionaria fu ingente e generalizzato, le donne:  parteciparono alle dimostrazioni di folla, a cui spesso diedero inizio;  intervennero nelle assemblee e crearono dei propri clubs e giornali, al fine di denunciare l'oppressione di cui erano vittime e rivendicare per sé i diritti civili e politici. Tuttavia le donne furono escluse dalla Dichiarazione  il manifestato universalismo della Dichiarazione non si applicava alle donne che per lunghi anni furono escluse dai più elementari diritti in tutti i paesi aggregati dalla Rivoluzione. Eleonora Fonseca Pimentel: 1752-1799 patriota napoletana. Impiccata nel 1799 Fondò giornali e fu determinante nel dibattitto rivoluzionario italiano  Durante la Rivoluzione le rivendicazioni di libertà e indipendenza avanzati dalle donne erano coerenti con tutto l’impianto critico della lotta rivoluzionaria.  Ma nessuna forza politica si fece portavoce di queste rivendicazioni.  Una delle poche eccezioni Nicolas CONDORCET (1743-1794)  Nel 1790 con un opuscolo intitolato Sull'ammissione delle donne ai diritti di cittadinanza, sostenne la necessità di estendere anche alle donne i diritti sanciti dalla Rivoluzione. Olympe de Gouges 1748-1793:  Nel 1791, Olympe De Gouges pubblica la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.  Con questa opera, la De Gouges voleva affermare che i diritti riconosciuti all'uomo sarebbero dovuti essere riconosciuti anche alla donna; questa precisazione era necessaria perché l'universale neutro "uomo" era da tutti inteso come sinonimo di essere umano maschio.  Si dichiarò contraria all’esecuzione di Luigi XVI Chiese di poter divorziare  Formulò un sistema primordiale di welfare di protezione materna e infantile  Successivamente alla pubblicazione della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina la De Gouges fu posta sotto accusa: nel 1793 con il nuovo corso della Rivoluzione, la «Convenzione» non approvò la proposta di equiparazione politica fra uomini e donne e nel 1794 decise di chiudere i clubs femminili perché considerati destabilizzanti. In questo modo furono smascherate le vere intenzioni dei capi rivoluzionari del «Terrore».  La De Gouges fu ghigliottinata nel 1793 "per aver voluto essere uomo di Stato e dimenticato le virtù che si convengono al suo sesso”. La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, scritta da Olympe de Guges nel 1791 e divulgata in Francia Nel 1794 fu pubblicato in Italia l’opuscolo «Breve difesa dei diritti delle donne», sotto lo pseudonimo di Rosa Califronia «contessa romana» «Si rendono pubblici di continuo col favore delle stampe i filosofici diritti dell’uomo; né mai si vede a nostri giorni un’opera ragionata su i diritti delle Donne. Giova forse il dire, che nel genere degli uomini vi è contenuta anche la specie del sesso femineo? Si pongono dai Filosofi in prattica i diritti dei maschi; e la donnesca specie non v’entra per nulla. Diasi una leggiera occhiata al ferale teatro della Francia, ove a gran clamori si sono decantati i DIRITTI DELL’UOMO. Quante providenze per lo sesso virile! Alle femine, ai loro diritti, qual sistema, si è stabilito mai? Che anzi hanno esse perduti a cagione della sognata eguaglianza, i titoli di familie illustri, e le insegne gloriose di loro nobiltà. Al più le pescivendole hanno acquistato un misero negativo privilegio di essere eguali a quel popolare ceto degli uomini, i quali per l’immensa miseria sono rimasti privi de’ loro culotti [pantaloni aderenti], mentre le Donne di mediocre sfera portavano già in Francia i calzoni: ed alla fin fine quello è un privilegio accordato dalla filosofica assemblea ai cani ancora, ai gatti, ed alle scimie. Fatta adunque la giusta analisi, sono state in sostanza dispregiate le Donne, mentre si proclamavano a voce da toro i privilegi, e i diritti dell’uomo, e mentre si è voluto con una severa falce tagliare i più alti alberi per ridurre tutti i prodotti del campo in perfetta eguaglianza.» (Introduzione) Mary Wollstonecraft 1759-1797: Introdusse in Inghilterra le tematiche della Rivoluzione Francese disapprovando il disinteresse per i diritti civili e politici delle donne. Sosteneva che il disagio femminile fosse diretta conseguenza di 1. cattiva educazione 2. mancanza di una adeguata istruzione Nella sua opera Vindication of the rights of Women (1791), rivendicò per le donne il diritto di partecipare alla vita pubblica attraverso propri rappresentanti. Wollstonecraft spronò le donne ad essere autonome, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista intellettuale e morale, perché solo così avrebbero potuto conquistare la vera libertà ed affermare pienamente se stesse. Criticò duramente i costituenti francesi che, escludendo le donne dai diritti riconosciuti all'"uomo", le privavano di fatto della loro stessa natura umana. Premessa sul metodo: distinguere sempre  Ceto sociale di appartenenza  Condizione prima e dopo il matrimonio Prima della rivoluzione industriale:  le donne appartenenti ai ceti contadini ed artigiani lavorano in seno alla famiglia anche con attivita’ di supporto all’economia familiare  le donne dei ceti medio-bassi svolgono anche i lavori domestici  Nel XIX secolo la spinta dell'industrializzazione produsse un aumento delle donne lavoratricioccupazione al di fuori delle occupazioni domestiche, primo passo sul cammino dell'emancipazione, anche per la sempre più diffusa aspirazione ad uscire dall’angusto perimetro casalingo  Emancipazionismo  Se i bassi salari e l’assenza di una tutela della maternità provocarono uno sfruttamento del lavoro femminile, il fatto di permettere la congiunzione tra la sfera privata (casa-famiglia- affetti) con una dimensione pubblica (il lavoro fuori casa) permise alle donne di iniziare ad esistere come individui a sé stanti in tutti gli aspetti della vita. Spinte emancipazioniste: Sul finire del secolo XIX si assistette ad un aumento delle associazioni, conferenze, riunioni, sfilate, petizioni e banchetti per mezzo dei quali le donne reclamavano i propri diritti Allo stesso tempo, pero’ si diffusero teorie sulla inferiorita’ biologica femminile ad opera di chi temeva che i grandi cambiamenti in atto potessero stravolgere i ruoli precostituiti dell’uomo e della donna. Gli Stati Uniti Nel XIX secolo, le rivendicazioni in merito all'acquisizione dei diritti civili e politici delle donne si intensificarono in tutto il mondo. Negli Stati Uniti il movimento emancipazionista condusse la lotta per la rivendicazione dei diritti civili e politici insieme al movimento abolizionista, poiché aveva riscontrato delle evidenti analogie fra la condizione dei neri e quella delle donne, entrambi privati dei più elementari diritti umani. Il primo movimento femminile organizzato nacque in seguito ad uno spiacevole episodio capitato a due delegate americane, Lucretia Mott ed Elizabeth Stanton, che, intervenute al Congresso mondiale antischiavista di Londra, non furono ammesse neanche a presenziare ai lavori del congresso, in quanto donne. In seguito a ciò la Mott e la Stanton organizzarono un convegno per il 19 e 20 luglio 1848 a Seneca Falls, ed in tale sede posero le basi per la creazione di un movimento che si impegnasse, in modo concreto e costante, per la rivendicazione dei diritti femminili. anche di una petizione in cui condensò le sensazioni e le frustrazioni che provavano molte donne per essere state escluse dalla vita pubblica: «I problemi che travagliano la vostra coscienza, sono gli stessi che turbano la nostra, la libertà che voi amate, l'amiamo anche noi […] ci hanno tolto il voto amministrativo [A.M. Mozzoni era stata cittadina del Lombardo-Veneto], ci hanno tolto maritate la libera amministrazione dei nostri beni, hanno riconfermato l'irresponsabilità ai seduttori, ai mariti il diritto di assenza, ai padri l'esercizio esclusivo della patria potestà, hanno ricopiato tutte le nostre pretese incapacità, finalmente ci han messo a fascio coi deliranti, coi malfattori […]. Voi signori fate le leggi e noi non siamo consultate, ci confezionate in ogni maniera di salse e non ci domandate, neppure per forma, se ce ne stiamo a disagio» . Disegno di legge del 1877 Nel 1877 Morelli ottenne la sua unica vittoria parlamentare: il suo disegno di legge affermava la validità in sede di giudizio delle testimonianze femminili, fatto che andava a sanare un grave vizio di forma nel processo. Fino ad allora, infatti, un delitto compiuto alla sola presenza di una donna rischiava di rimanere impunito a causa dell'inammissibilità della testimonianza femminile. Negli anni successivi alla morte di Morelli (1880), altri deputati affiancarono le emancipazioniste nelle loro battaglie, presentando proposte di estensione del voto alle donne, che furono, però, tutte rigettate con motivazioni di volta in volta meno convincenti. XX SECOLO All’inizio del XX secolo: le donne sono soggetti di una situazione sociale mutata Le donne vivono una condizione nuova: sono presenti in massa nei luoghi di lavoro, (soprattutto nelle fabbriche) stanno acquisendo visibilità sociale, esperienza della vita oltre le mura domestiche e l’alveo famigliare. La Grande Guerra le proietta in ambienti solitamente maschili Al contempo, come sempre, non hanno diritti: Non votano, sono sottomesse agli uomini, spesso non accedono se non al grado basilare dell’alfabetizzazione. Sia il Capitalismo che il Socialismo vedono (da prospettive diverse) solo chi produce ricchezza (chi porta a casa uno stipendio) soggetto di diritti (quindi anche le donne dovrebbero esserlo) La diffusione delle teorie socialiste nel mondo operaio conferisce una base teorica alle rivendicazioni dei diritti delle donne lavoratrici. August Bebel, La donna e il socialismo (1883) in cui la prima forma di oppressione «di classe» è indicata nella oppressione dell’uomo sulla donna Friedrich Engels, in L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, 1884 cerca di dimostrare la storicità, ovvero la natura mutevole delle strutture sociali come la famiglia che in realtà il senso comune considera stabili. Questi testi sono alla base del legame tra socialismo e femminismo COMITATI PROVOTO  Contrariamente a quanto era accaduto nel mondo anglosassone dove l’emancipazionismo era nato nelle classi sociali medio-alte, in Italia è legato prevalentemente al mondo operaio.  Ma la questione del voto mobilitò donne provenienti da vari ambienti sociali e differenti ideologie. Furono promosse petizioni e comitati pro-voto  Nel 1906 fu presentata una petizione firmata da Anna Maria Mozzoni per sostenere il progetto di legge del repubblicano Mirabelli sul voto politico alle donne, la proposta fu respinta Inizio NOVECENTO: nascita di organismi internazionali pro emancipazionismo (International Woman Suffrage Alliance, costituita a Berlino nel 1904, con sede a Londra) ITALIA:  Unione femminile nazionale (1899) = organizzazione laica con sede a Milano  Comitato nazionale donne italiane (1903)= federazione di associazioni femminili locali, ma con sede a Roma Organismi diversi, per cultura e estrazione sociale, sanno collaborare, almeno all’inizio A partire dal 1910 si creano delle fratture di natura ideologica Secondo i socialisti hanno diritto al voto solo le donne che lavorano, mentre i liberali lo reputano un diritto che spetta solo in ragione delle capacità intellettive: Il movimento femminile è a un bivio: rimanere legato alle posizioni del partito socialista oppure aprirsi e accogliere anche istanze diverse?  1910 la discussione sull’ampiamento del suffragio maschile ingloba anche quello sul voto alle donne  1912: si avvicina l’approvazione della legge sul suffragio universale maschile. Si discute della possibilità di aprirlo anche alle donne I socialisti in un primo momento sono perplessi, hanno una posizione «strategica»: pur convinti che il voto alle donne sia giusto, ritengono che non sia ancora arrivato il momento, perché avrebbe portato al voto tutte le donne, anche quelle che, non essendo lavoratrici, non avrebbero votato a fianco delle lotte socialiste. ANNA KULISHOFF li convince e i socialisti mutano posizione: Turati si unisce a quanti, come Mirabelli, Sonnino e Ramussi chiedono il suffragio universale femminile. MA….prevale la posizione contraria Infatti prevalse la posizione di Giolitti, fortemente contrario perché dare il voto alle donne: «equivarrebbe ad un salto nel buio […] non si può consentire un voto che trasformerebbe la vita politica dell'Italia» profonda delusione nelle donne che da anni si battevano per il suffragio A. Kuliscioff così commentò: «L'italiano per essere un giorno cittadino, non ha che una sola precauzione da prendere: nascere maschio”. Infatti potevano votare anche gli analfabeti, ma non le donne, che vennero escluse insieme ai minorenni ai condannati e ai dementi. GRANDE GUERRA La Prima guerra mondiale coinvolse in massa anche i civili. Ciò produsse un significativo mutamento degli equilibri sociali. Ci furono grandi distruzioni in ambito rurale e urbano. In molti contesti lavorativi le donne dovettero sostituire gli uomini, che erano al fronte. Le donne divennero l'unica figura di riferimento all’interno delle famiglie. Questa posizione creò l’illusione, quando non addirittura l’ipotesi concreta che le donne potessero finalmente acquisire sia i diritti civili che quelli politici.  1919: approvata la legge Sacchi che abolisce l’autorizzazione maritale Con la legge si riconobbe alle donne il diritto di esercitare ogni professione e di accedere agli impieghi pubblici, escludendo però: l'accesso alla magistratura, alla diplomazia ed alla giurisdizione militare Nel 1919 venne presentato un disegno di legge per estendere il suffragio alle donne. Non fu neppure discusso a causa della chiusura della legislatura nel 1921 IL FASCISMO (1922-1943) L’ascesa al potere di Mussolini sembrò a molti un potenziale mezzo per poter raggiungere i tanto desiderati diritti ed ottenere un ruolo attivo nella società. Grazie alla propaganda (che seppe sapientemente sfruttare tutti i media allora esistenti, e si rivelò un vero e proprio mezzo innovativo di manipolazione delle coscienze), le donne italiane furono indotte a credere che il Fascismo potesse portare una svolta nella loro vita e che potesse ridare forza e potenza all’Italia MA in realtà il FASCISMO: spense gradualmente le speranze che la legge Sacchi aveva suscitato nelle donne italiane N.B.: Mussolini nel 1919 si era detto favorevole al voto alle donne Nel 1923 era intervenuto al Congresso dell’Alleanza internazionale per il voto alle donne mostrandosi ancora favorevole. Dopo il 1924 (delitto di Giacomo Matteotti e dal 1925 emanazione delle «Leggi fascistissime») il Fascismo portò al progressivo restringimento degli spazi pubblici cui le donne avessero accesso. Gli interventi pubblici del Duce furono indirizzati a sottolineare che il voto non era poi così importante non avrebbe cambiato la loro vita che a suo dire «è dominata sempre dall'amore o per i figli o per un uomo. Se una donna ama suo marito vota per lui o per il suo partito. Se non lo ama gli ha già votato contro». Giugno 1925: disegno di legge che concede alle donne il voto amministrativo. Avrebbero potuto votare le persone che:  avevano compiuto i venticinque anni  avevano conseguito la licenza elementare  pagavano tasse non inferiori alle 100 lire annue  erano state decorate con la medaglia d'oro al valor civile o militare  le madri o le vedove di caduti in guerra con effettiva patria potestà  «restavano escluse le prostitute, ma le eleggibili non potevano ricoprire la carica di sindaco, di assessore o altre importanti cariche amministrative” In realta’ tale legge non fu mai messa in praticanel 1926 il voto amministrativo fu eliminato sia per le donne che per gli uomini: le cariche amministrative venivano assegnate dal regime, senza passare attraverso elezioni Già dopo la sua costituzione il Comitato pro voto chiedeva al CLN di fare pressione sul Governo, per ottenere la partecipazione delle donne alle elezioni amministrative, in maniera paritaria con gli uomini Si ricordavano i meriti delle donne nella Resistenza e la necessità che fosse seguita una linea paritaria, che cioè conferisse alle donne lo stesso potere di voto degli uomini Petizione: Fu preparata una petizione che, fatta firmare durante i comizi e le assemblee al maggior numero di persone, fu inviata al Presidente del Consiglio. Si chiedeva che il nuovo Stato compisse un cambiamento radicale rispetto al fascismo, riconoscendo pubblicamente i meriti delle donne nella lotta antifascista e resistenziale 1 febbraio 1945, dopo molti tentennamenti il governo concesse il voto alle donne ponendo fine alla discriminazione N.B.: La proposta di estensione del voto alle donne, presentata congiuntamente da De Gasperi e Togliatti, senza che fossero avanzate rilevanti obiezioni. Tuttavia nonostante l’orientamento favorevole dei tre leaders dei partiti principali (DC: De Gasperi, PSI: Nenni, PC: Togliatti), molti dei militanti dei tre partiti non condividevano la scelta, perché temevano che tale estensione avrebbe potuto danneggiare il proprio partito di appartenenza. LE PAURE DEI POLITICI E DEI PARTITI: Togliatti dovette fronteggiare una forte pressione interna, perché i comunisti erano certi che le donne, poco mature politicamente, avrebbero votato la Dc, perché influenzate dai preti. Paradossalmente anche De Gasperi temeva l'influenza dei preti, che avrebbe potuto favorire la destra clericale del suo partito. IL VERO PERICOLO ERA PERO’ RAVVISATO NEI MUTAMENTI CHE IL VOTO AVREBBE POTUTO INNESCARE NELL’ORGANIZZAZIONE DELLE FAMIGLIA l'ingresso della donna nella politica era vista come una mina che l’avrebbe allontanata dal suo compito di moglie e madre Probabilmente per questo non ci fu enfasi o pubblicità per questo straordinario cambiamento; I giornali relegarono la notizia a un comunicato di poche righe, forse con l'intento di dare l'idea che niente sarebbe mutato. CONQUISTA O CONCESSIONE? Presa d’atto di una trasformazione epocale del sistema sociale Nonostante i tentativi di farlo apparire un provvedimento di scarsa rilevanza, la legge del 1° febbraio 1945 alterò profondamente gli equilibri sociali, ed i partiti appena ricostituitisi spesero molte energie nel tentativo di attirare a sé il nuovo soggetto politico. Soprattutto la Dc e il Pci, compresero che l'appoggio femminile sarebbe stato decisivo per la penetrazione nella società e per l'affermazione alle elezioni politiche. Per la prima volta i grandi partiti di massa, come il Partito comunista, il socialista, la Democrazia cristiana, furono costretti a fare una politica ed una propaganda per le donne. Il PSI non prepararono una strategia politica specifica per attirare il voto femminile MA NON ERA UN COMPITO FACILE APPRONTARE STRATEGIE DI CONSENSO al femminile anche perché vent’anni di dittatura fascista avevano allontanato le masse dalla politica La DC creò nel 1944 il Movimento femminile (Mf) che fu molto attivo Il PC creò delle cellule femminili (gruppi femminili) per avvicinare le donne al partito: Nilde Jotti disse che le donne avevano paura ad entrare nelle riunioni del partito e tendevano a non parlare. Referendum Monarchia/Repubblica: 2-6-1946 Elezioni politicheLA COSTITUENTE: la presentazione delle liste fu fatta da tutti mettendo in campo le personalità più significative dell’Antifascismo e della Resistenza Durante la campagna elettorale alle donne furono riservati i temi sociali della ricostruzione: povertà, disoccupazione, famiglia, infanzia Prima del Referendum si erano svolte una parte delle elezioni amministrative (marzo 1946-ottobre 1946) Nonostante il basso numero di candidature, furono elette oltre duemila consigliere comunali, diverse vice sindache, fra queste Ada Gobetti in una grande città come Torino, e circa dieci sindache. A GIUGNO si svolsero le elezioni per l’Assemblea Costituente altissima l’affluenza femminile (89% delle aventi diritto. 556 eletti solo 21 donne (solo il 3,7%) 75 saranno coloro che («padri della Patria») scriveranno la costituzione, di Questi solo 5 erano donne 556 ELETTI NELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE rappresentano tutte le forze politiche e i territori solo 21 donne Alcuni dei Costituenti ebbero una carriera politica lunga o segnata da particolare protagonismo nella politica e nella cultura (in grassetto i membri della Commissione dei 75, i presidenti della Repubblica sono sottolineati) Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, Walter Binni, Piero Calamandrei, Emilio Colombo, Benedetto Croce, Alcide De Gasperi, Giuseppe Di Vittorio, Giuseppe Dossetti, Luigi Einaudi, Amintore Fanfani, Nilde Jotti, Stefano Jacini, Giorgio La Pira, Ugo La Malfa, Giovanni Leone, Pietro Mancini, Concetto Marchesi, Angelina Merlin, Costantino Mortati, Aldo Moro, Pietro Nenni, Rita Montagnana Togliatti e Mario Montagnana, Ferruccio Parri, Sandro Pertini ; Giuseppe Saragat , Oscar L. Scalfaro, Antonio Segni, Emilio Sereni, Umberto Terracini, Palmiro Togliatti, Ignazio Silone (Secondo Tranquilli)….e altri LE 21 DONNE DELLA COSTITUENTE ADELE BEI (PCI) • BIANCA BIANCHI (PSIUP) • LAURA BIANCHINI (DC) • ELISABETTA CONCI(DC) • MARIA DE UNTERRICHTER JERVOLINO (DC) • FILOMENA DELLI CASTELLI (DC) • MARIA FEDERICI AGAMBEN (DC) NADIA GALLICO SPANO (PCI) ANGELA GOTELLI (DC) ANGELA M. GUIDI CINGOLANI (DC) NILDE JOTTI (PCI) TERESA MATTEI (PCI) ANGELINA L. MERLIN (PSIUP) ANGIOLA MINELLA (PCI) RITA MONTAGNANA TOGLIATTI (PCI) MARIA NICOTRA FIORINI (DC) TERESA NOCE LONGO (PCI) OTTAVIA PENNA BUSCEMI (Fronte Uomo Qualunque) ELETTRA POLLASTRINI (PCI) M.MADDALENA ROSSI (PCI) VITTORIA TITOMANLIO (DC) Le 21 DONNE COSTITUENTI appartenevano prevalentemente a 3 dei più importanti partiti italiani: 9 alla DC – 9 al PCI – 2 PSIUP – 1 al FUQ  DC= Democrazia Cristiana, partito di ispirazione cattolica fondato nel 1919 da don Luigi Sturzo, aveva orientamento moderato dal punto di vista delle politiche sociali ed economiche, era ispiratore della politica europeista e filoamericana e con l’avvento della Repubblica governò continuativamente alleandosi con diverse coalizioni (centro, centro destra, centro-sinistra, fino al 1992. La DC si è dissolta nel 1994, travolta da Tangentopoli  PCI = Partito Comunista Italiano, partito di ispirazione comunista fondato a Livorno nel 1921 dalla scissione nel Partito Socialista avvenuta in seguito agli scontri tra il gruppo dirigente del Partito socialista e il gruppo di estrema sinistra, insoddisfatto delle gestione delle lotte sindacali e desideroso di emulare la Rivoluzione Russa. Durante il Fascismo è stato costretto alla clandestinità. Nel Dopoguerra, pur avendo partecipato attivamente all’attività della Costituente è rimasto all’opposizione fino al 1993. Nel corso degli anni pur non scindendo completamente i legami con l’Unione sovietica, il PCI ha poi assunto orientamento sempre più critico nei confronti del totalitarismo russo e nel 1991 ha eliminato l’aggettivo comunista, diventando un partito socialdemocratico, confluendo nel Partito Democratico della Sinistra (PDS fino al 1998), poi DS (fino al 2007) ora PD  PSIUP = Partito Socialista di Unità Proletaria era il nome che ebbe il Partito socialista nei primi anni della Repubblica (poi ripreso tra 1964 e 1972 in seguito a scissione).  PSI= Partito Socialista Italiano. Si tratta del partito fondato da Filippo Turati nel 1892. E’ stato a lungo il 3° partito italiano. E’ stato chiuso nel 1994, travolto dalle indagini per corruzione di Tangentopoli.  FUQ= Fronte dell‘ Uomo Qualunque. Fu un movimento, fondato a Roma nel 1944, su ispirazione del giornalista Guglielmo Giannini (1891-1959). Divenne partito con orientamento populista, antisistema contrario sia al fascismo che al comunismo, un partito polemico nei confronti di tutti gli altri partiti e orientamenti del Comitato di liberazione nazionale. Da qui nasce il termine «qualunquismo», proprio di chi manifestava sfiducia nelle istituzioni in chiave conservatrice, inseguiva l’idea di una gestione «tecnocratica» del potere, lontana dalle ideologie e dall’impegno civile in politica (solo i tecnici al governo). Il FUQ si scolse nel 1948. 75 membri della Costituente 3 sottocommissioni a) diritti e doveri dei cittadini; b) ordinamento costituzionale dello stato; c)diritti e doveri economici e sociali a ogni sottocommissione parteciparono anche alcune delle 5 donne che entrarono nel gruppo dei 75 Il loro contributo fu concentrato soprattutto sui cosiddetti temi «femminili»: famiglia, scuola, infanzia, maternità, con qualche affondo sul mondo del lavoro. D’altra parte questi erano anche l’ambito in cui le elette erano esperte. Ci fu sinergia tra le costituenti, nonostante le diverse provenienze politiche Con l'acquisizione del diritto di voto e la possibilità di essere elette, le donne italiane erano di fatto entrate a pieno titolo nella vita politica del paese. Rispetto agli uomini, le costituenti erano portatrici delle istanze del proprio partito, ma anche di quelle specifiche femminili; l'Assemblea Costituente rappresentò, dunque, per loro un'occasione irripetibile per mutare la condizione giuridica femminile, che all'epoca era fortemente iniqua. Il cambiamento che le cittadine auspicavano consisteva nell'ottenimento dell'uguaglianza in campo lavorativo e in quello familiare, ma anche la conquista di una reale tutela per la madre e per il bambino, tutela che avrebbe finalmente reso giustizia alla donna facendo sì che la maternità non rappresentasse più un elemento discriminante. FAMIGLIA: obiettivo rafforzare la famiglia per riallacciare i fili del tessuto sociale disgregato dalla guerra e dalla conflittualità Le costituenti si occuparono all'interno delle sottocommissioni di cui facevano parte, di articoli che miravano a migliorare le condizioni della donna all'interno del nucleo familiare. Obiettivo principale= affermare pari diritti per l'uomo e la donna nella famiglia e misure concrete per la tutela
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