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Giosuè Carducci: Una Vita Fascinante Di Poeta Italiano, Appunti di Italiano

Classicismo in poesia italianaBiografia di poeti italianiStoria della letteratura italiana

Biografia di giosuè carducci, poeta italiano nato a valdicastello, vicino lucca, che studiò alla scuola normale superiore di pisa e partecipò alla società ‘amici pedanti’ a firenze. La sua produzione poetica fu influenzata dai suoi anni trascorsi in toscana e dalla sua esperienza personale, che include la morte di suo fratello e del padre, la perdita della madre e di un figlio, e la sua attività editoriale. Carducci fu un sostenitore dei moti risorgimentali e insegnò a pistoia e all'università di bologna. La sua poesia fu caratterizzata da un classicismo vitale ed energico e da una grande attenzione alla realtà contemporanea. Carducci riprese il classicismo latino attraverso la metrica barbara e i suoi migliori risultati si hanno nei versi classici come il pentametro e l’esametro.

Cosa imparerai

  • Che anni trascorse Giosuè Carducci in Toscana?
  • Che ruolo giocò la società ‘Amici Pedanti’ nella formazione di Giosuè Carducci?
  • Come influenzò la morte di suo fratello e del padre la produzione poetica di Giosuè Carducci?

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 16/11/2022

iumix98
iumix98 🇮🇹

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Scarica Giosuè Carducci: Una Vita Fascinante Di Poeta Italiano e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Giosue Carducci La vita Giosuè Carducci nasce il 27 luglio 1835 a Valdicastello, vicino Lucca, e fino al 1839 vive immerso nel meraviglioso paesaggio toscano della Maremma. Nella sua esperienza personale, questi anni in Toscana rivestono un ruolo fondamentale per la formazione della sua sensibilità: l’immagine di una natura incontaminata, energica e vitale accompagnerà tutta la sua produzione poetica.        Dopo i primi studi, nel 1853 viene ammesso alla Scuola Normale Superiore di Pisa dove uscirà, laureato in Filologia, nel 1856. Passando da Pisa a Firenze, negli anni successivi all’Università, partecipa agli incontri della società “Amici Pedanti” che si batteva per un immediato ritorno al classicismo della letteratura contro la modernità e le nuove idee del Romanticismo, un dibattito molto sentito in Italia all’epoca in quanto ogni intellettuale e letterato del tempo si schierava – e lottava – a favore o contro il classicismo in contrasto con le idee romantiche. Sua la frase: «Colui che potendo esprimere un concetto in dieci parole ne usa dodici, io lo ritengo capace delle peggiori azioni.» Arrivano anni duri, però, per il giovane Carducci. Suo fratello muore suicida e presto anche il padre passa a miglior vita lasciando Carducci responsabile per la madre e per l’altro fratello. Sono comunque anni di intensa attività editoriale, non si da per vinto, cura varie edizioni di classici italiani e, negli stessi anni, sposa Elvira Menicucci da cui ebbe quattro figli.    Nel 1859 cade il Granducato di Toscana, evento questo che suscita in lui un grande entusiasmo in vista dei moti risorgimentali, e fino agli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia insegnerà prima in un liceo di Pistoia poi all’Università di Bologna, dove vive a partire dal 1860. In questo periodo sale in lui una crescente delusione verso la nuova classe dirigente dello Stato Unitario – è soprattutto insofferente verso la mancata liberazione di Roma - e comincia ad appoggiare ideali repubblicani e giacobini fino ad un aspro anticlericalismo, tutti atteggiamenti questi che lo metteranno in cattiva luce davanti al governo ufficiale che arriverà addirittura a sospenderlo dall’insegnamento. Il 1870 si apre per Giosuè Carducci con altri gravi lutti: perde la madre e uno dei figli avuti nel primo matrimonio. Si accompagna però a questo dolore un grande successo come poeta, pubblica una raccolta di poesie e comincia una nuova relazione amorosa con una donna intellettuale entrata in contatto con lui, inizialmente, attraverso scambi epistolari: Carolina Cristofori Piva.  Intanto il suo atteggiamento giacobino si affievolisce gradualmente e nel 1876 viene candidato come democratico alle elezioni parlamentari. Pian piano comincia ad accettare il ruolo dei monarchici Savoia come garanti dell’Unità italiana e, dopo l’incontro con la regina Margherita a Bologna, nel novembre del 1878, fu tanto grande per lui il fascino esercitato dalla donna che scrisse un’ode Alla regina d’Italia avviandosi così, definitivamente, verso gli ideali monarchici. Giosuè Carducci diventa il vate dell’Italia umbertina e viene nominato, nel 1890, senatore del Regno. Gli ultimi anni continuano ad essere caratterizzati da una febbrile attività editoriale e poetica consacrando la sua posizione di poeta ufficiale dell’Italia monarchica. Vince il premio Nobel per la letteratura nel 1904 e a pochissimi anni da questo meritato successo muore a Bologna, per una broncopolmonite, il 16 febbraio del 1907.  Lo stile di Carducci In Italia, nonostante la diffusione di alcune delle idee romantiche circolanti in Europa nel corso dell’Ottocento, il classicismo non si è mai spento: l’educazione scolastica lo mantiene in vita e l’esempio di poeti come Monti, Foscolo e Leopardi garantiscono degli esempi autorevoli e dei modelli a cui rifarsi soprattutto per imitare il linguaggio aulico e latineggiante. A dispetto di questo, però, il classicismo ha assunto un aspetto stantio e chiuso: il mondo latino è divenuto solo un repertorio di figure a cui attingere e un linguaggio da imitare in modo sterile. Carducci invece ripropone un classicismo vitale ed energico che viene ad imporsi nella cultura italiana come un modello elevato di comunicazione poetica che si mescola con un grande bisogno di realismo. La poesia deve, attraverso un linguaggio e tematiche riprese dal mondo greco e latino, raccontare la realtà contemporanea senza introdurre elementi surreali o inquietanti come quelli del romanticismo.     Metrica barbara Metrica barbara: è così che Giosuè Carducci definisce i tentativi di numerosi poeti a partire dall’Umanesimo (e anche i suoi tentativi personali) di ripristinare la metrica greca e latina utilizzando però il linguaggio volgare. La metrica è strettamente legata al lemma, alla parola, e risulta quindi difficilissimo applicare una metrica, pensata per una determinata lingua, ad un linguaggio del tutto diverso.   In cosa cambia la metrica classica rispetto a quella volgare? La lingua latina possedeva un elemento che in quella romanza - e quindi volgare - manca: la quantità vocalica. Succedeva cioè che in due parole identiche vi era la presenza di una vocale che, se pronunciata più a lungo o più velocemente, dava addirittura un significato diverso al termine. Il verso latino si basava proprio su questo, sull’alternanza di sillabe con vocali lunghe (quelle cioè che vanno pronunciate più a lungo) e con vocali brevi (quelle cioè che vanno pronunciate più velocemente). Il passaggio dal latino alle lingue romanze fa perdere la quantità sillabica e diventa importante, invece, la qualità delle sillabe: sono accentate oppure atone? Ecco allora che il nostro metro si basa non sull’alternanza di sillabe brevi o lunghe ma su sillabe con vocali accentate o non accentate che danno il ritmo al verso e a tutta la strofa.   Carducci cerca di riprodurre il metro latino basandosi appunto su questo ritmo e non riportando in auge vocali lunghe o brevi (sarebbe stato un compito troppo arduo!) e i suoi migliori risultati si hanno in quelli che erano i versi classici più diffusi, ossia il pentametro e l’esametro che vengono riproposti senza rime. Questa scelta aprirà poi la strada al nuovo tipo di verso che si diffonde nel Novecento: il verso libero.   Il Classicismo di Carducci Anche se nelle sue poesie Carducci elabora temi molto diversi fra loro, a seconda anche del periodo della vita che sta vivendo e degli orientamenti ideologici che, come abbiamo visto, adotta nel corso dell’esistenza, c’è sempre un classicismo di base nella sua opera che si esprime attraverso la ricerca di un’espressione armoniosa ed equilibrata che renda chiaramente la realtà circostante senza le fantasticherie romantiche.   Attraverso le scelte retoriche e al lessico classicheggiante Carducci recupera inoltre i temi della cultura pagana che, soprattutto negli anni del giacobinismo, vengono presi come una liberazione dai vincoli di ogni superstizione religiosa e come esaltazione della forza del popolo nel processo politico. Tutto ciò si esprime nell’operetta Inno a Satana che, pubblicato nel 1863 destò molto scalpore e polemiche. Fra le altre opere che meglio rappresentano il classicismo carducciano dobbiamo ricordare soprattutto le opere giovanili: Juvenilia, Levia Gravia, Giambi ed Epodi. Qui Carducci parla in tono satirico, e quindi critico, della realtà contemporanea che tanto lo delude contrapponendola alla gloriosa antichità pagana: c’è una dicotomia forte fra virtù del passato e mediocrità del presente.   Prima di osservare il resto delle tematiche affrontate da Carducci ricordiamo quanto c’è di importante per quanto riguarda il classicismo: 
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