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La Coscienza di Zeno: Il vizio del fumo e la profetica malattia dell'umanità, Appunti di Lingue e letterature classiche

Storia della psicoanalisiStoria della LetteraturaPsicoanalisiLetteratura italianaLiteratura Italiana

Due opere di italo svevo: 'il vizio del fumo' e 'la coscienza di zeno'. Il primo racconta la storia psicoanalitica di zeno e il suo vizio del fumo, che nasconde temi sulle attività mancate e il complesso edipico. Il secondo, il finale di 'la coscienza di zeno', presenta una profetica profezia sulla decadenza dell'umanità e la necessità di una rinascita. Il protagonista zeno è un malato, e la vita stessa è malata, secondo svevo, e non esiste guarigione.

Cosa imparerai

  • Che temi psicoanalitici si nascondono dietro il vizio del fumo di Zeno?
  • Come secondo Svevo l'uomo è diventato malato?
  • Come la distinzione tra l'uomo e gli animali porta all'idea che l'uomo non ha progredito come gli altri esseri viventi?
  • Come il vizio del fumo di Zeno è collegato al complesso edipico?
  • Come la profezia di Svevo riguarda la decadenza dell'umanità e la necessità di una rinascita?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 07/10/2021

ciiaaoosonoio
ciiaaoosonoio 🇮🇹

4.3

(4)

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Scarica La Coscienza di Zeno: Il vizio del fumo e la profetica malattia dell'umanità e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! Italo Svevo dl vizio del fumo La coscienza di Zeno Zeno apre il racconto con un'analisi storica della sua principale ossessione: il vizio del fumo. Le contraddizioni del protagonista: Dapprima ricorda le sigarette fumate in adolescenza e poi tutti i tentativi per smettere, puntualmente falliti, nonostante il disgusto che il fumare gli procurava. L’autoinganno consiste nel continuo rimandare il momento in cui smettere: stabilire la data fatidica gli consente nel frattempo di fumare senza sensi di colpa e di assaporare meglio la nicotina dell’“ultima” sigaretta, sebbene la sfida contro la propria volontà sia regolarmente perduta. Gli alti mancati: Dietro il vizio del fumo si nascondono i temi psicoanalitici degli atti mancati (in realtà Zeno non intende smettere di fumare) e del complesso edipico (la soggezione e l'identificazione nei confronti della figura paterna, cui è dedicato un capitolo del romanzo): Zeno è combattuto tra il desiderio di trasgressione e la necessità di venire costretto alla virtù da una figura autorevole. JI conflitto con d padre: Egli comincia a fumare perché lo fa il padre (“mio padre lasciava per la casa dei sigari virginia fumati a mezzo, in bilico su tavoli e armadi”) e perché glielo proibisce (“non fu poi la mancanza di denaro che mi rendesse difficile di soddisfare il mio vizio, ma le proibizioni valsero ad eccitarlo”). In effetti, il genitore con la sua disattenzione non aveva impedito completamente a Zeno bambino di fumare, né aveva saputo porsi come valido modello di autorità (“mio padre andava e veniva col suo sigaro in bocca dicendomi: - Bravo! Ancora qualche giorno di astensione dal fumo e sei guarito!”); la madre se ne era forse resa addirittura complice. In conclusione, accendere una sigaretta significa per Zeno ribellarsi al padre ed emanciparsi da lui. ZLironia Zeno comprende che la nicotina è stata per tutta la vita un alibi per non essere diventato l’uomo ideale e forte che avrebbe voluto essere. Cerca vanamente di liberarsene e di attuare saggi proponimenti, ma è proprio l'alternanza caotica di buoni propositi e di ricadute a sottolineare la malattia della volontà e la debolezza del personaggio, la cui salvezza può consistere solo nella consapevolezza e nell’ironia spesso al limite del sorriso. Il Tempo misto: Le confessioni di Zeno sono espresse attraverso il monologo interiore, che scardina la struttura tradizionale della narrazione e presenta una serie di confessioni filtrate attraverso il “tempo misto” della coscienza. Il tempo misto presenta un’alternanza di piani temporali: il presente, in cui Zeno, ormai vecchio, scrive e giudica; il passato, rivissuto attraverso fatti e persone; le anticipazioni di eventi futuri. La profezia di Svevo “Qualunque sforzo di darci la salute è vano. Questa non può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso, quello del proprio organismo. Allorché la rondinella comprese che per essa non c’era altra possibile vita fuori dell’emigrazione, essa ingrossò il muscolo che muove le sue ali e che divenne la parte pit considerevole del suo organismo. La talpa s’interrò e tutto il suo corpo si conformò al suo bisogno. Il cavallo s’ingrandi e trasformò il suo piede. Di alcuni animali non sappiamo il progresso, ma ci sarà stato e non avrà mai leso la loro salute. Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c'è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre piti furbo e pit debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l’ordigno non ha piti alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l'abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del pit forte spari e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati. Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno piti, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ pit ammalato, ruberà tale esplosivo e s'arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un'esplosione
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