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La Coscienza di Zeno: Un Romanzo di Italo Svevo, Appunti di Italiano

La Coscienza di Zeno è un romanzo di Italo Svevo pubblicato dopo dieci anni di silenzio. Il protagonista, Zeno Cosini, decide di scrivere le sue memorie per seguire il consiglio del suo psicanalista. Tuttavia, quando Zeno interrompe le cure, il dottore decide di pubblicarle per vendetta. Il romanzo è fortemente ironico e presenta un narratore inaffidabile e inattendibile. Zeno parla della sua infanzia, del suo desiderio di non seguire le orme del padre, della sua inettitudine e del suo amore per Ada Malfenti. Il romanzo è diviso in cinque nuclei tematici e si chiude con un diario in cui Zeno dichiara di essere guarito. La Coscienza di Zeno è considerato un romanzo moderno e ha influenzato molti romanzi del Novecento.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 12/04/2022

Colette21
Colette21 🇮🇹

4.8

(4)

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Scarica La Coscienza di Zeno: Un Romanzo di Italo Svevo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Italo Svevo N.B. LIBRO DI RIFERIMENTO: LETTERATURA.IT, a cura di Giuseppe Langella, Pierantonio Frare, Paolo Gresti, Uberto Motta Il vero nome di Italo Svevo è Ettore Schmitz. Italo Svevo nasce a Trieste quando questa città appartiene ancora all’Austria. Il padre era nativo austriaco. Trieste è una città molto anomala: è una città di confine in cui si incontrano la cultura slava, quella austriaca e quella italiana. Trieste è inoltre una città a forte vocazione commerciale: è uno dei porti più importanti e anche questo avrà delle ricadute sulla visione del mondo che avrà Svevo. Trieste si presenta quindi come una città dalla grandi occasioni. Svevo viene mandato in collegio in Austria per seguire le orme del padre come commerciante. La sua lingua madre è quindi il tedesco e non l’Italiano. Fin da subito, Svevo capisce che il suo futuro non può essere esclusivamente nel campo commerciale: ha propensioni letterarie molto evidenti. Non appartiene alla classe borghese, deve lavorare per vivere: per molto tempo infatti porterà avanti le due carriere (commerciante e scrittore). Per molto tempo lavorerà come bancario nella banca di Trieste. Questo avrà un’importanza nella sue opere, in cui i protagonisti, provenienti dalla piccola classe borghese, fanno un lavoro alienante e ripetitivo (si basa sulla propria esperienza personale). Quando la ditta del padre fallisce, trova appunto lavoro nella banca Union di Trieste. Svevo legge molto e impara l’Italiano da autodidatta, sui libri. Svevo ha pubblicato i primi due romanzi a sue spese, dal momento che nessuna casa editrice voleva pubblicarli. La maggior parte degli autori impedivano la pubblicazione per 2 motivi: - i personaggi erano troppo moderni e non sarebbero stati capiti dal pubblico, il quale era legato a un tipo di letteratura più tradizionale. Svevo si inventa infatti un eroe che non ha nulla di eroico: i suoi protagonisti sono stati definiti “inetti”, inadatti a vivere. Il lettore quindi non poteva immedesimarsi in certi personaggi. - il discorso della lingua. Ancora oggi è presente il mito del fatto che Svevo non sappia scrivere. Sbaglia le proposizioni, utilizza un lessico molto ripetitivo, ecc. Il motivo è che probabilmente ha imparato l’Italiano d’autodidatta sui libri di letteratura, senza mai parlarlo. La rivoluzione di Svevo non è nello stile, ma nei contenuti. La sua letteratura non era mai stata fatta da nessuno e porrà le basi sul romanzo psicologico. Tutti i suoi romanzi sono incentrati sulla psicologia del protagonista. Ciò che interessa a Svevo è andare a fondo nella coscienza e nell’introspezione. Svevo conosceva Freud dal momento che il cognato di Svevo seguiva la cura psicanalitica di Freud. Secondo Svevo la terapia psicoanalitica non serve ai malati di nevrosi ma è molto utile agli scrittori. A Trieste si parlava soprattutto il dialetto triestino, né il tedesco e né l’italiano. Svevo sceglie come lingua l’Italiano perché lui in fondo si sente Italiano. Lo pseudonimo di Svevo deriva proprio dall’incontro tra queste due culture: Italo per l’Italia e Svevo che rimanda alla Casata di Svevia (che rimanda alla cultura austriaca). Essendo Trieste una città cosmopolita, permette a Svevo di avere una cultura decisamente poliedrica. Anche Svevo leggerà molto Nietzsche (in tedesco) ed è l’unico Italiano che non accoglie le teorie di Nietzsche con le mediazioni di D’Annunzio. Inizierà quindi una politica accesa con D’Annunzio e questo non farà altro che metterlo ancora più in cattiva luce.  Svevo si sposa con Linda Veneziani, sua cugina alla lontana. Linda Veneziana apparteneva a una famiglia molto ricca che aveva una ditta di vernici. Svevo lascia il lavoro alla banca Union e va a lavorare nella ditta di vernici del suocero. Fa carriera e inizia ad esserne l’amministratore delegato. Siccome è una ditta molto importante con import ed export, questo consente a Svevo di viaggiare moltissimo e ampliare i suoi orizzonti culturali.  Svevo deve passare lunghi periodi in Inghilterra per lavoro e decide di migliorare il suo inglese. Quindi decide di prendere ripetizioni di Inglese e il suo maestro sarà James Joyce, il quale sta dando ripetizioni a Trieste. Entrambi avevano in comune l’intesse per la letteratura e hanno molte idee in comune. Svevo ormai aveva già pubblicato i suoi due primi romanzi, ignorati dal pubblico. Dunque li regala a Joyce, che in cambio gli legge alcune parti dei The Dubliners. Joyce è in grado di apprezzare il contenuto, ma non sa bene l’Italiano, quindi non riconosce gli errori di stile. Scoppia la Prima Guerra Mondiale e dunque Joyce deve scappare. Tuttavia, i due rimarranno in contatto tutta la vita. Dopo dieci anni di silenzio, in preda alla disperazione, Svevo decide di scrivere la Coscienza di Zeno e lo manda a Joyce, il quale lo fa leggere agli editori inglesi. Gli editori inglesi sono entusiasti: il romanzo viene pubblicato prima in Inghilterra e poi in Francia. In Italia, invece, il primo che considererà davvero Svevo è Montale, il quale ne capisce la portata innovativa. Scrive dunque un saggio per cercare di convincere il pubblico italiano a leggere questo romanzo. Alla fine il romanzo verrà pubblicato anche in Italia e avrà un successo enorme. Ma Svevo è già alla fine della sua vita. A questo punto decide di occuparsi solo di letteratura. Tuttavia muore prima di portare a termine tutti i progetti che si era proposto. Schopenhauer, Nietzsche, Darwin e Freud influenzarono tutti a loro modo Svevo. Svevo riprende il fatto che l’unico modo per salvarsi dal dolore sia la rinuncia (noluntas). Secondo Svevo il ruolo della letteratura è di smascherare gli auto – inganni che anche a livello inconscio ci proponiamo (Velo di Maya). I suoi romanzi hanno uno schema piuttosto fisso: un protagonista che mente a sé stesso, agli altri personaggi e al lettore. Il lettore deve smascherare gli inganni e gli auto – inganni che il protagonista mette in campo. Nei primi romanzi questa caccia sarà facilitata perché interviene il narratore. Ne La Coscienza di Zeno questo salta completamente: la storia viene raccontata dal protagonista che è completamente inattendibile. Svevo riprende le teorie comportamentiste secondo le quali l’uomo è influenzato nel comportamento (anche nelle sue relazioni) dall’ambiente. Inoltre anche il socialismo utopistico di Marx viene ripreso, ma a Svevo interessa soprattutto la piccola borghesia. Vira poi verso una posizione più utopistica con l’idea che gli uomini si possano aiutare tra di loro ma è impossibile a causa della lotta per la vita (Darwin).   Svevo riprende anche Flaubert e Madame Bovary in generale, che si rifugia nel mondo parallelo della letteratura (costruzione fittizia), che non porta a un buon esito. Svevo utilizza anche il realismo nella descrizione dettagliata dell’ambiente. Riprende da Flaubert anche la scrittura sarcastica. Egli si basa molto anche sull’auto – ironia. Recupera l’ironia e l’umorismo di Dickens e Swift.  Altre due correnti che influenzeranno Svevo sono il naturalismo francese (Zola), come avevano fatto i Veristi, e anche i romanzi russi (con la figura dell’inetto come protagonista), come aveva fatto temporaneamente D’Annunzio. Le costanti letterarie sono diverse, come l’anti – letterarietà. L’ambiente in cui vive, Trieste, influenza molto le sue opere. È una città borghese e quindi diffusa è l’idea che il mondo sia incentrato su una continua ricerca economica e di un benessere di tipo materiale. L’inettitudine dell’inetto si basa sul suo successo e (infatti) anche sul suo lavoro economico (Svevo ha una visione più materialista e concreta della vita. I suoi romanzi hanno inoltre un’impronta realista (francese), ad esempio per la descrizione dettagliata degli ambienti. Freud non aveva pubblicato nessuna delle sue teorie. Svevo pensa infatti a teorie psicoanalitiche contemporaneamente a Freud senza essere stato influenzato direttamente da Freud.  È un romanzo che in qualche modo può essere confrontato con Il Piacere, dal momento che sia Andrea Sperelli che Alfonso Nitti hanno caratteristiche comuni: hanno momenti di lucidità, per poi piombare nell’illusione, nell’auto – inganno, ecc. Sicuramente, tuttavia, Alfonso non è un esteta come Andrea Sperelli.  Il romanzo Una Vita viene considerato anche il romanzo della NOLUNTAS (Schopenhauer). C’è un grande discorso dell’auto – inganno e auto – illusione (velo di Maya da superare). La psicologia dei protagonisti di Svevo è un costante auto – inganno, conseguenza di questo costante male di vivere (Montale, Leopardi, Baudelaire, ecc.). Come diceva Schopenhauer, ogni uomo ha dentro di sé una costante volontà di vivere, che però lo spinge all’infelicità. C’è quindi una discrasia tra obiettivo e ciò che si può effettivamente raggiungere. Schopenahuer sostiene che tutta la vita umana scorre tra desiderio e dolore, così come succede ad Alfonso non appena raggiunge l’obiettivo. Il fine è illusorio: con il soddisfacimento sparisce il desiderio (è una continua ricerca a ciò che non si ha).  Il suicidio di Alfonso è dunque la prova del suo fallimento. N.B. pagina M152, 153, 154: Alfonso non è assolutamente innamorato di Annetta e si auto – inganna, facendo ricadere le colpe su di lei. Alfonso si comporta apparentemente come un bravo amante, ma gli ricorda il sentimento. Italo Svevo Senilità:  Il protagonista del romanzo (inetto) è Emilio Brentani. Emilio ha una certa popolarità all’interno della città in cui vive perché ha scritto un libro, non riuscendo tuttavia a fare della letteratura la sua professione e lavora come impiegato in un’assicurazione (riferimenti autobiografici). Emilio è un personaggio profondamente inetto perché non ha mai fatto scelte. Vive con la sorella Amalia e la sua vita è grigia e monotona. Nell’opera spariscono quasi del tutto le digressioni sociali ed è tutto incentrato sulla psicologia dei personaggi principali: Emilio, Amalia, Angiolina e Stefano. Angiolina è una donna piacente, di cui Emilio si innamora. Angiolina è tuttavia una donna dai liberi costumi (più volte si ipotizza nel romanzo che sia una prostituta). Emilio comincia a costruirsi un’idea immaginaria di Angiolina: c’è una fortissima discrasia tra la realtà e tra come Emilio vede Angiolina. Emilio in qualche modo giustifica le scappatelle di Angiolina dal momento che quest’ultima deve dare da mangiare alla sua famiglia. Si rimanda quindi in qualche modo all’idea di socialismo utopistico (Pascoli). Stefano Balli, pittore, è un amico di Emilio ed è l’esatto opposto di quest’ultimo: è un lottatore, che ha avuto successi nella vita, non come pittore, ma ha grandi successi con le donne. Stefano continua a insistere con Emilio perché corteggi sessualmente Angiolina. A un certo punto Angiolina comincia a fare la modella per Stefano e i due avranno una relazione puramente sessuale (senza sentimenti). La sorella di Emilio, Amalia, si innamora di Stefano, il quale cerca però donne dai facili costumi. Amalia è colei che non esce mai di casa, che cerca di accudire il fratello, che si strugge per amore, ecc. A un certo punto Emilio e Stefano litigano nel momento in cui Emilio viene a sapere che Stefano ha avuto una breve relazione con Angiolina (nome parlante). Emilio si auto – inganna: è convinto che Angiolina sia una donna pura e casta. Stefano appare agli occhi di Emilio come il corteggiatore di Angiolina e smette di andare a casa di Emilio, facendo soffrire Amalia. Quest’ultima si stordisce con l’etere e a un certo punto muore di polmonite. Nel periodo in cui è malata, Emilio l’abbandona più volte per uscire con Angiolina. Quest’ultima è comunque compiaciuta dal fatto che lui la veda come la donna pura e reciproca. Quindi, quando Amalia muore, Emilio si sente in colpa per averla trascurata e per essere causa indiretta della sua morte. Dunque, rompe la relazione con Angiolina (che scappa con un altro uomo). Dopo la morte della sorella, Emilio continua a mescolare le due figure della sua vita: si immagina una donna che abbia le fattezze fisiche di Angiolina e il carattere di Amalia. La cosa più particolare è il discorso dell’auto – inganno, che colpisce tutti i personaggi tranne Stefano (in particolar modo Emilio). Dal punto di vista tecnico, la focalizzazione è del tutto interna: si scopre tutto con gli occhi del protagonista, Emilio, che non è assolutamente attendibile. Ci sono delle spie che indicano che Emilio sta mentendo, ma sono meno frequenti che in Una Vita. Soprattutto quando la bugia è colossale ed evidente, il narratore non interviene più. Tutto è molto più implicito rispetto a Una Vita. Qualcuno ha inteso come implicito anche il modo di scrivere. Emilio parla spesso e volentieri con stereotipi, dando luogo a innumerevoli pregiudizi; ha un modo di esprimersi che denuncia al tempo stesso che non ci si può fidare di lui. Alcuni critici dicono che questo modo di esprimersi piatto è proprio di Svevo perché non è in grado di esprimersi in altro modo, ma non tutti la pensano così. Altri infatti sostengono  che Svevo voglia far apparire Emilio in un certo modo, che vive attraverso la letteratura e si crea una vita immaginaria, che non esiste (il che spiegherebbe il suo parlare per stereotipi). Italo Svevo La coscienza di Zeno: Il romanzo viene scritto dopo dieci anni di pausa letteraria e pubblicato grazie all’aiuto dell’amico Joyce. Tutto il romanzo è una sorta di auto – confessione, che viene inserita in un certo contesto. Zeno Cosini – inetto – decide di seguire una terapia perché vuole smettere di fumare e non riesce. Il fumo diventa per lui una metafora della sua mancanza di volontà e quindi sostiene che il fumo sia la causa di tutti i suoi mali e i suoi insuccessi. Zeno inizia a scrivere un diario (autobiografia), seguendo il consiglio/compito del suo psicanalista, il Dottor S. Zeno svolge questo compito e consegna le sue memorie al Dottore. Quando Zeno litiga con il Dottore e dice di non avere più bisogno della terapia (che non gli è servita a niente, crede di essere guarito da solo), il Dottore per ripicca pubblica a mo’ di libro le sue memorie. N.B. Prefazione: In prefazione si apre con la presentazione di un dottore, che sta per pubblicare le memorie di Zeno e scrive quindi l’antefatto. Viene presentata una relazione tra paziente – dottore che non ha nessun senso: non c’è alcuna fiducia nei confronti del dottore da parte di Zeno, e viceversa. Il dottore è molto poco obiettivo. Zeno scrive le memorie, le lascia al dottore che comincia a studiarle. Mentre il dottore studia le memorie, Zeno interrompe le cure e il dottore decide di scriverle per vendetta. Per stendere le sue memorie, Zeno aveva letto dei manuali di psicoanalisi, quindi sapeva come funzionava la teoria psicoanalitica. Questo fa pensare che Zeno abbia montato un caso ad hoc perché fosse studiato come un caso psicoanalitico.  Complesso di Edipo: rapporto conflittuale che Zeno ha con padre, a cui riconduce molti dei suoi problemi e delle sue mancanze. È una costruzione a posteriori, Zeno sa che le sue memorie devono essere studiate in maniera psicoanalitica e quindi è probabile che Zeno menta in più di un’occasione. Il narratore, malato, è totalmente inattendibile. Si auto – inganna puntualmente e vuole ingannare lo psicanalista costruendo un caso clinico. D’altra parte, si ha un Dottore che è poco professionale. Si vendica e lo ricatta pure: darà parte dei profitti a Zeno solo se tornerà in cura. Zeno non crede molto nella teoria psicoanalitica per guarire; aiuta semplicemente a scavare nella psicologia umana (pensiero di Svevo, il quale pensa che la teoria psicoanalitica sia utile per gli scrittori ma non per i pazienti). Il cognato di Svevo era stato da Freud diversi anni e non era guarito dalle sue nevrosi, per poi essere abbandonato dallo stesso Freud (non c’era più niente da fare). Svevo parte quindi da questa esperienza diretta del cognato per farsi un’idea della teoria psicoanalitica. Il lettore è totalmente abbandonato a sé stesso, non ci sono spie di un narratore nel corso del romanzo (solo nella prefazione). A livello di struttura è quindi un romanzo decisamente rivoluzionario. La storia non è raccontata minimamente in ordine cronologico. Il tempo, per Zeno, è soggettivo: siamo nel campo del relativismo e le categorie spazio – tempo saltano. Zeno suddivide i suoi capitoli per tematiche: continua andare avanti e indietro nel tempo, parla del passato, del presente e spesso confonde anche i due piani. Si tratta quindi di un romanzo totalmente nuovo, che non c’era mai stato nell’Ottocento. Ci sono 5 nuclei tematici, ognuno a sé stante: il romanzo si chiude con un diario, in cui Zeno dichiara di essere guarito e sostiene che la terapia è fallita.  Dopo la prefazione, c’è una sorta di preambolo in cui Zeno racconta di avere tentato più volte di ricordare la sua infanzia ma non ci riesce. Nella prima parte Zeno parla del fumo e dice che tutti i suoi mali derivino dal fumo (U.S: ultima sigaretta). Ogni volta che Zeno decide che una sigaretta è l’ultima, questa gli sembra la migliore del mondo. Riferimento  a Schopenhauer: Zeno viene presentato come un inetto, ha la volontà di smettere di fumare ma non ci riesce e nel non riuscirsi ricava piacere. Il titolo: “La coscienza di Zeno” è fortemente ironico. Si dovrebbe piuttosto chiamare: “L’incoscienza di Zeno”. Zeno collega il fatto che non riesce a terminare gli studi universitari al fumo. Il padre di Zeno, a differenza del figlio, è un lottatore. Più il padre gli dice di smettere di fumare perché gli fa male alla salute, più ha voglia di fumare. Zeno non riesce a decidere se studiare Chimica o Giurisprudenza e incolpa di questo anche il fumo. Zeno, in fondo, vuole provocare il padre, non seguendo le sue orme. L’amministratore a cui si affida il padre, Olivi, è un ladro e riesce a spillare dalla sua azienda buona parte della sostanze. Zeno riesce a recuperare pian piano parte del patrimonio. Zeno si presenta come malato e spiega quali sono le sue difficoltà. Ogni tanto, tuttavia, si presentano delle discrepanze: è inetto e malato, ma riesce a perseguire dei successi (recupera parte del patrimonio del padre). Lo scopo di Zeno è di confondere: chi è il malato e chi è il sano? A volte in teoria psicoanalitica lui sembra l’unico sano tra i malati del romanzo. Forse per Zeno essere sano significa anche essere un po’ malato. Lui, malato, riesce a capire cosa non va nella società, mentre i sani non lo sono.  Zeno, a un certo punto, è al capezzale del padre, in fin di vita. Il padre ha un ultimo spasmo, che potrebbe essere anche involontario, e gli dà uno schiaffo. Poi muore. Zeno rimarrà con il dubbio se lo schiaffo sia stato volontario oppure no.
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