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Appunti su NATURALISMO, VERISMO e DECADENTISMO (Verga e Pascoli), Appunti di Italiano

Introduzione al contesto storico di fine Ottocento/inizio Novecento, descrizione del movimento della scapigliatura (opera Fosca), naturalismo (Zola), verismo (Verga e le sue novelle e ciclo dei vinti), estetismo e simbolismo (autori francesi e Pascoli).

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 08/06/2022

GiuliaOrsini_
GiuliaOrsini_ 🇮🇹

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Scarica Appunti su NATURALISMO, VERISMO e DECADENTISMO (Verga e Pascoli) e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! INTRODUZIONE: FINE OTTOCENTO & INIZIO NOVECENTO IN EUROPA CONTESTO STORICO Sebbene l’Europa mantenga un’indiscussa supremazia in campo culturale, inizia a delinearsi una mondializzazione in tale ambito, la circolazione culturale infatti si amplia enormemente grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi messi di trasporto intercontinentale. L’età del positivismo vede la massima affermazione della borghesia, sia a livello economico che politico; inoltre i modi di vita e gli schemi di comportamento vengono sconvolti da grandi innovazioni tecnologiche e straordinarie scoperte scientifiche [grandi esposizioni del progresso a Londra nel 185, a Parigi nel 1855 (Tour Eiffel) e a Milano nel 1881]:  Progressi nel campo delle scienze biologiche e nella medicina  Illuminazione elettrica, telegrafo (1837) senza fili (1901), telefono, orologio elettrico moderno (1916)  Fotografia anche tra i ceti meno abbienti, cinematografia (1895, fratelli Lumière)  Treno, macchina, come status symbol elitario, aeroplani  Metropoli: Milano, Parigi (capitale moderna), Vienna  Concetto di Belle Epoque: termine coniato in Francia, fa riferimento al periodo felice che interessa gli anni dal 1870-80 al 1914, prima dello scoppio della Grande Guerra; periodo in cui domina un senso di euforica fiducia nel futuro e dinamismo economico.  CONTESTO CULTURALE 1) Nei primi anni dell’secondo ottocento domina il mito ottimistico del progresso, alimentato dalle scoperte e dalle invenzioni, e il modello culturale del positivismo che estende a ogni ambito della conoscenza il metodo scientifico sperimentale e respinge ogni trascendenza religiosa e metafisica in quanto ambiti astratti non fondati sull’esperienza. Nella letteratura la tendenza realistica trova la sua affermazione nel movimento del naturalismo e del verismo, assegna all’arte il compito di riprodurre oggettivamente la realtà fenomenica e si propone spesso ai fini di denuncia sociale. 2) Verso il 1880 gli intellettuali tendono a vedere i risvolti negativi del progresso e della civiltà di massa, si diffonde rapidamente una sfiducia nella razionalità e subentrano nella letteratura simbolismo ed estetismo, alla sociologia si sostituisce l’esplorazione di diversi campi tematici e nuove dimensioni, aspetti racchiusi nell’etichetta di decadentismo. Il simbolismo considera l’arte un’attività oracolare, per i pochi eletti che sono in grado di cogliere la sfuggente e misteriosa essenza della realtà che non coincide affatto con la dimensione fenomenica, considerata solamente mera apparenza. L’affermazione della visione positivistica e il diffondersi delle conoscenze scientifiche mandano in crisi lo spiritualismo e l’idealismo romantico trasformando il modo di concepire e trattare il tema dell’amore, tramonta infatti il mito della passione nobile, spirituale, esclusiva; dell’amore si tende a cogliere la fisicità e a mettere in evidenza il ruolo centrale del sesso. In rapporto alla generale modernizzazione della società, le donne iniziano a prendere più coscienza di sé stesse e della loro posizione di inferiorità diffondendo le prime associazioni femminili che si battono per la parità. La femme fatale costituisce una figura chiave nell’immaginario artistico e letterario del tempo, è una donna affascinante e crudele, che emana un fascino perverso ed esercita attraverso la seduzione sessuale un potere terribile, distruttivo e talvolta mortale per l’uomo; rovescia la tradizionale sudditanza femminile al maschio.  POSITIVISMO vera e propria ossessione nel trovare leggi scientifiche in ogni campo, contrappone all’assoluto, al mistero e al desiderio di fuga romantico il culto del positivo, una forma di conoscenza che si attiene unicamente ai fatti accantonando fede e metafisica in quanto non soggetti all’indagine razionale. Hippolyte Taine (1828-1893) individua tre elementi che condizionano i comportamenti individuali da cui l’uomo non è affatto libero e di cui lo scrittore deve tenere conto per delineare propriamente un vero personaggio: la race (determinismo biologico legato all’ereditarietà, influenza fisico e indole), il milieu (ambiente geografico e climatico che influenza le differenze psicologico-comportamentali, contesto socio-politico) e il moment (momento storico e gli eventi epocali).  EVOLUZIONISMO Charles Darwin confuta la concezione secondo la quale il complesso delle specie viventi sia sempre stato lo stesso, sosteneva infatti che le specie si evolvessero (discendenza dai primati) e che la scomparsa di alcune di esse fosse dovuta a una selezione naturale che privilegiava solamente gli individui capaci all’adattamento e che erano in grado di trasmettere per via ereditaria i caratteri forti, vantaggiosi.  MARXISMO Karl Marx pubblica nel 1848 il Manifesto del partito comunista descrivendo una ideologia antidealista e materialistica dell’uomo e della storia e affermando un nuovo modello di società basato sull’uguaglianza, che abbatte i privilegi di classe e conta sulla lotta del proletariato.  ANTIPOSITIVISMO mette in discussione il positivismo, sostiene che sia impossibile assimilare scienza della natura e scienza dello spirito e attacca la visione materialistica ma anche l’evoluzionismo tentando di costruire un pensiero alternativo (superuomo di Nietzsche).  RIVOLUZIONE PSICOANALITICA metodo di cura delle malattie nervose ideato dal medico viennese Sigmund Freud (1856-1939), ipotizza l’esistenza di una parte profonda della psiche non accessibile alla coscienza (inconscio) in cui risiedono impulsi e desideri censurati dal meccanismo da lui definito “di rimozione”dalla sfera cosciente. Dedica un aspetto fondamentale della terapia analitica all’interpretazione dei sogni, il sogno secondo Freud è infatti una difesa dalle pulsioni inconsce che si manifestano maggiormente nello stato del sonno, quando le censure operate dall’Io cosciente tendono ad allentarsi [complesso di Edipo].  SITUAZIONE ITALIANA Dopo l’unità gli italiani vivono una crisi d’identità, l’intellettuale non ha più funzione etico-civile ma viene impiegato nelle strutture pubbliche, nella burocrazia e nell’educazione. Il pubblico dei ceti medio e piccolo borghese invece si orientano grazie alle riviste, dopo essersi smarriti di fronte alla nuova società industriale e di massa che tende a eclissarlo, l’editoria viene poi trasformata dato il numero crescente di persone alfabetizzate.  Romanzo d’appendice, popolare e antenato della fan fiction televisive  Romanzo esotico di avventura  Narrativa educativa per ragazzi SCAPIGLIATURA  Il termine scapigliatura fu usato per la prima volta da Cletto Arrighi nel 1862, identifica una categoria di individui che egli definisce “pandemonio del secolo” // Nel decennio successivo all’unità d’Italia e fino circa agli anni ottanta, nel nord (Lombardia, Liguria e Piemonte) si sviluppa, con epicentro a Milano, il movimento letterario- artistico (anche artisti, pittori sinestesia) della scapigliatura, esprime il disagio dell’intellettuale, la sua difficile ricerca di una nuova identità dopo essere stato privato del suo ruolo-guida, l’arte infatti in quella società ormai così industrializzata era ridotta a un prodotto puramente commerciale. La scapigliatura attacca prevalentemente i modelli e i valori della classe borghese a cui gli stessi scapigliati appartenevano, adottavano infatti stili di vita anticonformisti, scelte di ribellione ispirati dalla bohème francese, erano propensi all’uso di alcol, droghe e contrapponevano orribili osterie ai rassicuranti salotti borghesi (ripresa dei poeti maledetti, introduzione del brutto nella poesia). Questo tipo di letteratura non è considerabile in alcun modo costruttivo, sente il bisogno di rompere gli schemi della tradizione (riferendosi all’oltralpe), di creare un’arte nuova lontana dall’accademismo ma d’altra parte prova un senso di impotenza che non le ha permesso di traghettare veramente la poesia italiana verso il moderno (AVANGUARDIA, movimento con potenziale di rottura, MANCATA). Gli scapigliati sono tuttavia lontani anche dal simbolismo, piuttosto recuperano temi del romanticismo tedesco come l’interesse per il patologico, il macabro e l’irrazionale. È un secondo romanticismo più che un pre-decadentismo, sperimentano vari generi di prosa: autobiografie, romanzi, racconti, saggi ma si limitano a contrapporre nuovi temi a quelli tradizionali con un’insufficiente riflessione sugli aspetti formali che impedisce loro di realizzare concretamente un’innovazione. Trattano di narrativa da una parte sociale, incentrata sulla denuncia dei vizi della borghesia, dall’altra psicologica, con l’analisi di tormenti esistenziali.  Concetto di bohème, rimanda letteralmente a una zona dell’Europa centrale, la Boemia, ritenuta la terra d’origine degli zingari, fa riferimento a uno stile di vita libero dagli schemi, anticonformista e ribelle alle convenzioni borghesi (soffitte in cui gli artisti geniali vivevano in condizioni di miseria)  UNA CASTA SUI GENERIS DISTINTA DA TUTTE LE ALTRE, Cletto Arrighi Traccia un primo e sintetico profilo dei giovani scapigliati e introduce per la prima volta il termine che designerà il movimento ma in particolare quella nuova categoria umana e sociale che si stava formando all’epoca nella metropoli, sono giovani caratterizzati dall’originalità e novità nel modo di pensare, dall’indipendenza di giudizio, dal relativismo morale e dall’inquietudine esistenziale, dal rifiuto di tutto ciò che è prestabilito.  L’AUTORITRATTO DEGLI SCAPIGLIATI, PRELUDIO di Emilio Praga (vedi 110-111) Non ha un rilevante valore letterario ma ritrae una generazione ormai incapace di aderire a valori, anche letterari, inesorabilmente tramontati e desiderosa di nuovo, ma anche preda del disagio esistenziale. Noi siamo gli eredi della generazione dei romantici (padri ammalati, ammalata perché è la generazione romantica in crisi di valori, combattuta tra realtà e idealità); aquile nel periodo della muta (quando sono incerte tra il desiderio e il timore di spiccare il volo), voliamo (svolazziam, suggerisce l'idea di un movimento privo di meta precisa) senza meta, stupiti, affamati, sul declino di un nume (alcuni sostengono voglia riferirsi a Manzoni, altri a Dio). L’arca (dove Mosè ripose le tavole della legge) è lontana (nebbia remota), l’uomo sta tornando a adorare il vitello d’oro (idolo d’or – il denaro), e invano si attende il ritorno di Mosè (il patriarca) dalla cima del monte Sinai (vertice sacro) [metafora che attraverso i riferimenti alla storia ebraica vuole significare l'allontanamento dell'uomo dai valori religiosi e dalle certezze di salvezza di un tempo]; Viene atteso invano dalla poesia cristiana (musa bianca), e invano la vergine ormai stanca (esausta), che per venti secoli si ispirò ai valori religiosi (abitò...Calvario), si aggrappa al lenzuolo in cui fu avvolto Cristo morto (Sudario). Manzoni (casto poeta, casto sia per la purezza dei suoi personaggi femminili, sia per la semplicità del costume di vita personale) che l’Italia adora, autorevole (vegliardo, l'età avanzata, 79 anni, gli conferisce autorevolezza) e profondamente intento nei suoi religiosi pensieri (in sante visioni assorto), puoi anche morire, così come Cristo è morto di nuovo (Cristo è rimorto ! - annuncio che toglie ogni speranza di salvezza), è giunta l’ora degli avversari del cristianesimo (degli antecristi è l’ora, allude ai poeti ribelli scapigliati). O nemico lettor (il lettore è definito nemico perchè l'autore lo sente ostile alla poesia degli Scapigliati), io canto la Noia [tematica baudelairiana], che è il prodotto della perdita di sconfitta; secondo l’ideale dell’ostrica, chi tenta di staccarsi dal proprio scoglio verrà travolto dalla fiumana del progresso, non ha una visione totalmente negativa del progresso tuttavia indubbiamente travolge gli umili che tentano la scalata sociale.  VERISMO E NATURALISMO A CONFRONTO, VERGA vs ZOLA: hanno in comune l’indagine sperimentale, l’osservazione rigorosa della realtà e delle passioni umane, il determinismo evoluzionistico e la tecnica dell’impersonalità. Il primo però ambienta le sue opere nella campagna (contadini) siciliana, il secondo nelle città industriali francesi (proletariato urbano, plebe parigina); le cause principali per le azioni umane di uno sono la legge economica e la lotta per la vita mentre per l’altro l’ereditarietà; uno è fatalista l’altro progressista; uno crede che il ruolo dell’intellettuale sia scarsamente influente, l’altro è invece attivo nella società. Vega non ha l’ambizione di cambiare la società in quanto immutabile, è conservatore; Zola invece scrive con questo obiettivo.  L’ECLISSI DELL’AUTORE, PREFAZIONE A L’AMANTE DI GRAMIGNA La novella tratta di una cupa vicenda passionale, nella sua prefazione l’autore dichiara all’amico Farina che leggendola ritroverà il fatto nudo e crudo, fotografato senza relazionarlo al proprio contesto; il linguaggio è popolare in quanto deve essere sempre coerente al contenuto della narrazione; afferma poi di aver rinunciato a artifici romanzeschi per precisare maggiormente la descrizione dei meccanismi psicologici  positivismo, è possibile studiare la psicologia dell’uomo in modo deterministico.  VITA DEI CAMPI i protagonisti sono contadini, pastori, minatori siciliani che si muovono in una campagna arcaica in cui domina il latifondo e che non ha, in genere, nulla di idillico e nostalgico, come a prima vista il titolo potrebbe far pensare. Il tema portante di molte novelle di Vita dei campi è l’amore che i personaggi vivono quasi sempre come passione travolgente e a cui non riescono a sottrarsi, in diverse circostanze questo tema si intreccia con quello economico. Inoltre gli sta a cuore il tema dell’emarginazione e della diversità date le radici autobiografiche: Verga stesso si sente diverso, in quanto siciliano mai del tutto a proprio agio negli ambienti milanesi e anche artista in un periodo ormai è venuto a meno il riconoscimento dell’importanza di tale figura.  FANTASTICHERIE In questa sorta di manifesto ideologico e letterario della sua poetica, Verga contrappone il mondo popolare all’universo mondano dal punto di vista sociale, economico, etico ed esistenziale, oppone infatti la vita cittadina frivola e dissipata (da cui provengono lui e l’interlocutrice) a quella del piccolo paese di pescatori (realtà degli umili, fatta di fame, malattie e soggetta alle forze della natura). Esplicita il suo sentimento di nostalgia pur mantenendo una posizione di superiorità, dunque non si eclissa.  ROSSO MALPELO Rosso Malpelo, così chiamato per la rossa capigliatura, è un ragazzo che lavora duramente in una cava di sabbia in Sicilia. E’ un povero infelice sfruttato e deriso (PESSIMISMO, NON È UN RIBELLE MA RASSEGNATO, NON C’ È RISCATTO). L’opinione popolare attribuisce una personalità malvagia a coloro che hanno i capelli rossi e per questo motivo Malpelo viene trattato con pregiudizio da tutti ed anche dalla stessa madre (PUNTO DI VISTA DEL POPOLO + REGRESSIONE). Egli è costretto a vivere emarginato e isolato (TEMA DELL’EMARGINAZIONE DEL DIVERSO, DEGRADAZIONE, GLI VENGONO ATTRIBUITE SIMILITUDINI ANIMALI), trattato come una bestia e non come un essere umano. Il padre, soprannominato “il bestia” per la sua remissività e la resistenza alla fatica, proprio come se fosse una bestia da soma, è l’unico che ha dell’affetto per Malpelo ma muore nella stessa cava sotto una frana di sabbia. L’emarginazione e le difficoltà portano Malpelo ad assumere atteggiamenti cinici e spietati (LEGGE DELLA SOPRAVVIVENZA & ECONOMICA), soprattutto nei confronti di chi vive una condizione ancora più debole e fragile della sua, come Ranocchio, un ragazzetto infelice come lui che lavora come manovale alla cava. Dietro questo carattere indurito e indifferente Malpelo nasconde però una sua umanità e un bisogno di amore che manifesta nei confronti dello stesso Ranocchio ( LO PICCHIA CONVINTO DI RENDERLO PIÙ FORTE, VIOLENZA DEL MONDO) e del padre morto nella cava per la caduta di un pilastro di sabbia. Quando Ranocchio si ammala ed in breve tempo muore, stroncato dalla fatica e dalle inumane condizioni di lavoro, Malpelo rimane completamente solo (nemmeno il Grigio). Nel finale Malpelo, non avendo nulla da perdere, si offre volontario per esplorare un passaggio della cava (TEMA SOCIALE DELLO SFRUTTAMENTO MINORILE), egli si smarrisce così nei cunicoli intricati (NON HA UNRAPPORTO DI CONDIFENZA CON LA NATURA) , nell’indifferenza generale e senza lasciare alcuna traccia di sé. Straniamento: getta il pane ed è malvagio, lo offre e si tiranneggia, protegge Ranocchio ma lo definiscono comunque cattivo. La sintassi è paratattica, ricca di ripetizioni, metafore quotidiane e modi di dire siciliani.  NOVELLE RUSTICANE prevale il tema economico su quello amoroso, vengono descritte miseria, rassegnazione e malattia all’interno di un paesaggio implacabilmente ostile, rispecchiano il pessimismo di Verga.  LIBERTÀ, la folla irrazionale che agisce senza un progetto Nella novella emergono le posizioni politiche e ideologiche dell’autore, si ispira alla vicenda storica della rivolta di Bronte repressa dai garibaldini di Nino Brixio e ritrae con crudo realismo l’inutile violenza dei contadini che sfogano sui cittadini del paese la loro rabbia, il titolo è ANTIFRASTICO. Nella prima parte della novella viene descritto il Sabato 4 agosto, la protagonista è la folla che non ha freni: ormai è accecata dal sangue e la morte sembra arrivare per ognuno dei cappelli, una folla che “spumeggiava” e “ondeggiava” come il mare. Verga mette in luce la crudele violenza, la rabbia irrazionale, l’assenza di pietà prodotte dalle prepotenze e dalle ingiustizie subite. La prima parte della novella è caratterizzata da un ritmo incalzante, che descrive il crescendo di violenze senza tregua, fino al momento in cui la folla, stremata, si placa. Esauritasi la furia omicida, nella seconda parte, la folla si trova sbandata. Ogni individuo è solo, non più parte di una moltitudine spinta da un unico scopo. Verga evidenzia l’inutilità e l’assurdità della rivolta; essi hanno bisogno, ora, di quei padroni oppressori contro i quali si sono ribellati. Il ritmo della narrazione, nella seconda parte, è notevolmente rallentato rispetto a quella precedente. Una nuova accelerazione del ritmo avviene nella terza parte, caratterizzata dall’arrivo di Bixio. In particolare è la descrizione della giustizia sommaria ordinata dal generale che colpisce per la sua rapida drasticità. La quarta parte, infine, è caratterizzata da un ritmo lento, ben corrispondente alla lentezza con cui si muove la giustizia e con cui si svolge il processo vero e proprio (un periodo di tre anni). La libertà apre e chiude la novella dandole una struttura circolare: la rivolta inizia con le parole “Viva la libertà!” e il processo che sancisce il suo fallimento si conclude con le parole del carbonaio “Se avevano detto che c’era la libertà!”, a ribadire l’inutilità del tentativo. Alla fine, tutto torna come prima: i «signori» al loro posto, i poveri contadini sempre più poveri. La tragedia si è chiusa, e non è servita a niente. Solo i condannati continueranno a chiedersi il perché, gridando che loro volevano solo «la libertà». Il mondo di Verga è un mondo senza speranza, che neppure la vittoria garibaldina ed il cambio di Re riescono a mutare. Della sanguinosa rivolta rimane così solo la sofferenza degli accusati, mentre la vita torna a scorrere come prima. Tutto resta uguale, tutto è stato inutile, "all'aria ci vanno i cenci". Verga fa corrispondere alle varie parti della novella un momento storico ed un punto di vista diversi. La libertà è vista dal punto di vista della folla durante la rivolta, dal punto di vista dei singoli durante la divisione delle terre e infine dal punto di vista dei ricchi possidenti e dei borghesi. [RISORGIEMENTO SENZA EROI, ATTACCO IN MEDIAS RES, SIMILITUDINI & METAFORE].  LA ROBA Mazzarò lotta tutta la vita per il possesso della “roba” facendone un’ossessione e annullando ogni altro sentimento, finisce per impazzire dopo aver realizzato che la morte lo separerà dai suoi beni materiali (AMORALE, RISULTATO DELLA MENTALITÀ DEL SUO AMBIENTE). Un contadino siciliano di umili origini di nome Mazzarò, dopo aver lavorato sodo per un lungo periodo della sua vita alle dipendenze di un padrone SUCCESSI DI UN ARRAMPICATORE SOCIALE, SI È SOSTITUITO ALL’ARISTOCRATICO BARONE CHE NON ERA PRODUTTIVO, riuscì grazie alla sua forza di volontà e avidità ad accumulare una ricchezza considerevole. Mazzarò possedeva fattorie, grandi come piccoli villaggi, con magazzini che sembravano chiese, possedeva un numero incredibile d’ uliveti, di vigne (per roba s’ intendeva in siciliano terre) IL PAESAGGIO È ROBA, BORGHESIA NON FINANZIARIA. Viene descritto come un omiciattolo con la pancia grassa che all’apparenza non valeva niente ma che con ingegno e astuzia era riuscito a diventare padrone di molte terre, rispettato da tutto il paese, di carattere umile e gran lavoratore, era famoso, oltre che per la sua ricchezza, per la sua avidità, per lui i soldi non erano un mezzo per migliorare la propria condizione di vita, ma solamente un continuo accumulare di terre e ricchezze senza godersele; infatti, nonostante fosse ricchissimo, mangiava poco, (probabilmente meno dei contadini alle proprie dipendenze) e solo pane e cipolle, inoltre per non spendere troppi soldi (AVIDITÀ), non fumava, non beveva vino, non usava tabacco,insomma non aveva nessun vizio e addirittura il contadino per risparmiare invece di tenere il cappello siciliano di seta come i baroni, teneva un cappello di feltro (coppola), come i più umili contadini (NON SI È MAI INSUPERBITO). Mazzarò era così attaccato alla sua roba, perché si ricordava quando negli anni passati doveva lavorare duramente a volte fino a 14 ore al giorno senza smettere, con la schiena curva, in qualsiasi condizione climatica quindi per lui ora era un’ esigenza normale accumulare ricchezze su ricchezze, senza mai riposare. L’unico problema di Mazzarò era quello di non avere nulla oltre alla sua roba, nessun affetto, né figli, né cugini, né parenti, a cui donare le terre dopo la sua morte e visto che per lui si stava avvicinando il periodo della vecchiaia, il solo pensiero di dover abbandonare le sue terre lo faceva diventare matto, talmente matto che arrivava ad ammazzare le sue bestie a colpi di bastone. L’INSENSATEZZA DELLA LEGGE ECONOMICA. PIÙ PUNTI DI VISTA: viandante che viene da Lentini e passa per Catania (OSSERVATORE COLTO), il lettighiere (STRANIAMENTO, IMMOBILISMO DELLA SOCIETÀ RURALE) e il narratore popolare (COME IL PROTAGONISTA MA A VOLTE NE PRENDE LE DISTANZE).  IL CICLO DEI VINTI progetto di cinque romanzi (ispirazione dai romanzi ciclici di Zola) impostati sulla lotta per il miglioramento delle condizioni di vita e l’affermazione sociale di personaggi appartenenti a tutte le classi sociali, alla descrizione di differenti ambienti avrebbe corrisposto l’invenzione di una forma, un livello linguistico (sempre più alto e formale) e uno stile sempre diversi:  Malavoglia, pescatori di Aci Trezza  Mastro Don Gesualdo, borghese  (Duchessa di Leyra, nobildonna aristocratica)  (onorevole politico)  (avvocato di lusso)  I MALAVOGLIA ambientato in un borgo di pescatori presso Catania, il romanzo narra le vicende della famiglia Toscano soprannominata “I Malavoglia” (nome antifrastico, non sono pigri né senza voglia di agire), negli anni successivi all’unità d’Italia (il rinnovamento sociale ed economico che segna la storia italiana post-unitaria irrompe nella quotidianità del piccolo paese sconvolgendolo con l’introduzione di nuove tasse e innovazioni tecnologiche simbolo della modernizzazione della società arretrata). La storia è introdotta da una prefazione, gli avvenimenti ruotano intorno a due importanti motori narrativi: il fallimento dell’affare dei lupini (perdita casa, barca e debiti) e il progressivo traviamento di ‘Ntoni ( scontro nonno-nipote, il primo trova sicurezza nella rassicurante ripetitività delle azioni mentre il secondo valuta positivamente le novità), anche se gran parte del romanzo narra di fatti inessenziali. Il NUCLEO FAMILIARE: padron ‘Ntoni (marinaio e pescatore esperto, capostipite della famiglia, fedele al lavoro e alla famiglia, rimane sempre uguale a se stesso e utilizza un unico linguaggio), il figlio Bastianazzo (Sebastiano) e la moglie di questo, Maruzza (detta la Longa, entrambi sono dediti al lavoro e muoiono i modo tragico), i nipoti ‘Ntoni (non accetta più la vita di paese dopo aver vissuto in città, insoddisfatto si darà a una vita oziosa e vagabonda poi al contrabbando e finisce in prigione), Luca (muore in battaglia dopo aver prestato servizio militare al posto del fratello), Mena (Filomena accetta come cosa naturale l’etica del sacrificio, è confinata in casa a svolgere ruoli prettamente femminili), Alessi (tenace lavoratore molto legato al nonno, sposa la Nunziata riuscendo a riscattare la casa del nespolo, ricompone l’etica patriarcale) e Lia (Rosalia è una ribelle). Altri personaggi: l’usuraio zio Crocifisso detto Campana di legno, padron Cipolla il più ricco del paese che possiede terre e barche e il sensale Piedipapera, l’ideatore del contrabbando. TECNICHE NARRATIVE & SCELTE STILISTICO-LINGUISTICHE: l’obiettivo di realizzare una narrazione impersonale è affidato alla marcata presenza di una voce corale anonima, portavoce, del sentire del paese e dell’anima folclorica (anche se in alcuni punti il narratore fa anticipazioni  il romanzo non ha un’unica modalità narrativa); il lettore inoltre è immerso direttamente nella scienza senza alcuna spiegazione; rispetta poi l’artificio della regressione infatti il narratore non inserisce mai commenti diretti ed è spesso usato il discorso indiretto libero così da non privilegiare la voce di un personaggio specifico. L’effetto di straniamento è provocato dalla inconciliabilità tra il punto di vista della voce narrante regredita e la prospettiva dell’autore; i registri linguistici usati inoltre sono diversi, ironico o comico-grottesco, lirico- descrittivo o simbolico. Affinché la lingua risulti comprensibile per un numero ampio di lettori scrive in un italiano che configuri il siciliano parlato dal ceto popolare, i personaggi non parlano mai tuttavia in dialetto ma vi sono degli elementi linguistici ricorrenti nel parlato. Prevale la paratassi, i periodi brevi con frequenti ripetizioni e il lessico di matrice siciliana è caratterizzato dalla presenza di espressioni proverbiali locali.  PRESENTAZIONE DELLA FAMIGLIA TOSCANO Il romanzo si apre senza spiegazione degli antefatti né introduzione sottolineando la dimensione astorica del paese di Aci Trezza, il linguaggio è sintetico ed ellittico (sottintende dei termini), i personaggi sono presentati a partire dai loro gesti, motti e particolari fisici. Il narratore colto regredisce, usa molto il discorso diretto ma anche indiretto per dare il senso di un racconto corale.  L’AMORE ALLA FINESTRA La famiglia pensa a un matrimonio tra Mena e Brasi cipolla per ripianare i debiti, la giovane tuttavia non sa nulla della decisione e prova un interesse, ricambiato, per Alfio Mosca, il vicino di casa; il loro è un sentimento vero lontano dal matrimonio d’interesse che i parenti vorrebbero per lei (discorsi delle donne che chiacchierano da un uscio all’altro della strada OTTICA POPOLARE E LINGUAGGIO PARATATTICO). Il colloquio, pur essendo interrotto da lunghi silenzi, mostra in i loro reciproci sentimenti, è il giovane a parlare seppur con difficoltà.  RAGIONI ECONOMICHE E CONVENZIONI SOCIALI PREVALGONO SUI SENTIMENTI Un altro incontro tra Alfio e Mena, il loro dialogo è un continuo intrecciarsi tra ciò che uno prova per l’altro e il paradigma economico su cui si misura la vita degli abitanti: il miglior partito per lei, i guadagni di lui (non ricco, riservato), i vantaggi degli altri mestieri e lo sdegno di Zio Crocifisso più per la perdita dei lupini che per la morte di Menico, garzone assunto a giornata dai pescatori. Mena afferma che il suo matrimonio è andato in fumo (lui la aveva messa al corrente la prima volta).  ADDIO ALLA CASA DEL NESPOLO La casa è il simbolo dell’unità della famiglia che si disgregherà, lasciare la casa significa separarsi dai momenti e dalle emozioni che li legano ad essa, Verga sceglie di usare dei diminutivi spesso perché aderisce sentimentalmente al loro dolore. La dimensione emotiva viene rappresentata attraverso gli elementi della natura; inoltre tratta della questione della vergogna, umiliazione per essere diventati poveri  si nascondono perché la discesa nella scala sociale comporta l’esclusione dalla comunità.  LA VEGLIA FUNEBRE PER BASTIANAZZO La legge economica alla base della vita dei ceti poveri, il dramma a cui si riferiscono non è morale ma economico, materiale.  SRADICAMENTO Nel passo domina il tema dell’esclusione: ‘Ntoni è la figura simbolo dello sradicato, dell’uomo bandito dalla società (nemmeno il cane lo riconosce più) ma è anche l’unico ad avere una vera evoluzione nel romanzo, cerca un senso alla vita e alla fine mostra una nuova consapevolezza, non si sente degno di essere riaccettato perché solo dopo l’esperienza del carcere ha imparato ad apprezzare ciò che prima non capiva e ormai ha tradito i valori della famiglia. Il finale è pervaso dai pensieri e dalle meditazioni del giovane, i punti di vista si sovrappongono, si conclude con il nome si un personaggio secondario battuta amara, conducevano vite quasi parallele ma il secondo era inserito nel villaggio ma mancava comunque totalmente di consapevolezza. Lui è dinamico, il paese invece immobile, sempre uguale.  MASTRO DON GESUALDO Gesualdo Motta, manovale divenuto imprenditore grazie al suo infaticabile lavoro, sposa Bianca Trao, nobildonna di una famiglia ormai decaduta, abbandonando Diodata, una fedele serva che lo ama sinceramente. Dalle nozze combinate nasce Isabella (forse illegittima) […] lui già malato di cancro muore poi solo e infelice, teme che il suo patrimonio venga sperperato quindi tenta di investirlo. Il nuovo  AL LETTORE (vedi 215-216) Si rivolge al lettore coinvolgendolo direttamente e in modo provocatorio paragonando la sua vita con la propria. Secondo Baudelaire il peccato e l’errore assediano le nostre vite, siamo attratti dalle cose più schifose e degradate perché nell’animo umano spesso il piacere si mescola con il male, tra tutti i vizi il peggiore è la noia perché apparentemente innocua. Il compito del poeta è quello di mostrare la realtà che si nasconde dietro all’ipocrisia, in quanto egli possiede il coraggio che manca alla gente comune e che gli permette di mostrare le viltà e gli orrori che segnano il destino umano.  L’ALBATRO (vedi 217) L’immagine dell’albatro, il grande uccello marino che attraversa l’azzurro con le sue ali spiegate, diventa metafora della condizione del poeta che regna nel mondo della poesia (vola alto) ma sulla terra è un esule incompreso dagli uomini, incapace e debole; l’uccello finisce per diventare una figura comica, presa in giro dai marinai (la gente comune) come il poeta. Ognuna delle quattro quartine di versi alessandrini s conclude con un punto, e ogni singolo verso ha una sua autonomia sintattica (enjambement tra primo e secondo).  SPLEEN (vedi 219) È ricca di analogie, la angoscia e i tormenti del poeta in questo testo trovano un riscatto solo nella perfezione e nella compostezza della forma poetica, è strutturata in quartine di alessandrini, è compatta e ordinata e iniziano tutte con QUANDO, il ritmo è particolare, il lessico realistico e a volte crudo è caratterizzato da metafore e simbologie. CORRISPONDENZE, IL MANIFESTO DELLA POESIA MODERNA (vedi 152-153) La prima quartina è densa di immagini metaforiche che rimandano a una visione sacrale della natura, immaginata come un tempio con colonne viventi, il linguaggio della natura è simbolico e enigmatico; nella seconda quartina rappresenta la natura in una visione mistica da cui è escluso ogni valore religioso; la due terzine costituiscono un unico blocco tematico ed è dominata da associazioni fra dimensioni sensoriali diverse.  POETI MALEDETTI vivono a Parigi secondi i modelli di comportamento bohémien, esibendo senza pudore le loro diversità, senza preoccupazione di suscitare scandalo o talvolta volendo anche sfidare il perbenismo borghese. Fanno uso di droghe e alcol nel desiderio di liberare le loro energie creative, praticano una sessualità libera da ogni inibizione. ARTHUR RIMBAUD (1854-1891) Egli teorizza la necessità che il poeta si faccia mago, visionario per cogliere l’ignoto dentro e fuori di noi e dare voce all’inesprimibile, i temi venivano già trattati dai romantici ma introduce elementi di novitò come l’emergere della dimensione sensoriale: la poesia non si fonda sul pensiero logico ma sulle sensazioni, queste devono essere lasciate libere di associarsi attraverso nuovi legami secondo un procedimento chimato da lui sregolamento dei sensi. Le sue opere si formano su allucinazioni, flash, associazioni libere o nessi analogici tra immagini frammentarie.  IL POETA DEVE FARSI VEGGENTE Enuncia con toni ispirati ed enfatici la sua visione del poeta, che viene identificato come visionario e mago, e della poesia, intesa come intuizione analogica. Riconosce che i romantici prima dell’arrivo di Baudelaire furono i primi veggenti, gli autori hanno dunque a crico l’umanità, non assegna tuttavia loro un ruolo educativo o sociale, ritiene solamente che siano loro a dover portare gli uomini a scoprire un nuovo modo di vedere la realtà. Una nuova poetica però implica necessariamente una rivoluzione del linguaggio, teorizza una lingua svincolata dai significati codificati.  VOCALI La poesia è giocata sulla sinestesia tra suoni e sensi visivi, presenta anche un ossimoro (belle labbra che ridevano di collera) e analogie cioè collegamenti non logici tra immagini. A nera come le mosche, E bianca come il candore del ghiaccio, I rossa come il sangue, O blu paragonata ai silenzi e ai rumori, U verde come i pascoli. PAUL VERLAINE (1844-1896) Il poeta respinge l’impiego stesso della rima, l’uso preciso della parola in nome della musicalità, separa la poesia da ogni tipo di impiego impuro come quello pratico o pedagogico. Ricerca la musicalità nell’uso di una parola evocativa, che suggerisce atmosfere spesso malinconiche e viene evidenziata nel suo puro fluire a scapito dei nessi sintattici o addirittura logici. IL MANIFESTO DELLA SENSIBILITÀ DECADENTE: LANGUORE, sonetto (vedi 151) Pubblicazione sulla rivista “Le chat noir” il 26 maggio 1883, il poeta confessa la propria condizione interiore oggettificandola attraverso un emblema significativo, si identifica nell’impero romano in decadenza senza nemmeno paragonarsi a esso, la sua situazione non è tuttavia vissuta drammaticamente ma quasi con compiacimento, non c’è angoscia e risulta raffinata ma priva di moralità. Rimane solo la noia attaccata fermamente all’anima e non c’è più possibilità di esprimersi artisticamente. Sono l’impero1 alla fine della decadenza, che guarda passare i grandi Barbari bianchi2 componendo acrostici indolenti3 dove danza il languore4 del sole in uno stile aureo. Soletta l’anima soffre di noia densa al cuore. Laggiù, si dice, infuriano lunghe battaglie cruente. O non potervi, debole e così lento ai propositi, non volervi far fiorire un po’ quest’esistenza! O non volervi, o non potervi un po’ morire! Ah! Tutto è bevuto! Non ridi più, Batillo5? Tutto è bevuto, tutto è mangiato6! Niente più da dire! Solo, un poema un po’ fatuo che si getta alle fiamme, solo, uno schiavo un po’ frivolo che vi dimentica, solo, un tedio7 d’un non so che attaccato all’anima!  UNA POESIA-MANIFESTO, arte poetica (vedi 156-157) Si rivolge a una figura di cui non viene precisata l’identità, nella poesia si oppone alle rigide regole del classicismo e in generale alla tradizione. Il titolo riprende una celebre epistola di Orazio a cui Verlaine contrappone una nuova visione di poesia con lucida consapevolezza e chiarezza programmatica. Secondo l’autore la poesia deve essere musica, predilige i versi con un numero dispari di sillabe perché dal ritmo più fluido e meno rigido, attacca l’uso della rima consigliando i versi liberi, in quanto al lessico suggerisce la scelta di termini indefiniti, imprecisi facendo così avvicinare il testo poetico a una partitura musicale. Attacca la tradizione retorica definendo la poesia intuizione vertiginosa che non ha nulla a che fare con laboriosi lavori stilistici. La musica prima di tutto e dunque scegli il metro dispari più vago e più lieve, niente in lui di maestoso e greve. Occorre inoltre che tu scelga le parole con qualche imprecisione: nulla di più amato del canto ambiguo dove all'esatto si unisce l'incerto. Son gli occhi belli dietro alle velette, l'immenso dì che vibra a mezzogiorno, e per un cielo d'autunno intepidito l'azzurro opaco delle chiare stelle! Perché ancora bramiamo sfumature, sfumatura soltanto, non colore! Oh! lo sfumato soltanto accompagna il sogno al sogno e il corno al flauto! Fuggi più che puoi il Frizzo assassino, il crudele Motteggio e il Riso impuro che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro, e tutto quest'aglio di bassa cucina! Prendi l'eloquenza e torcigli il collo! Bene farai, se con ogni energia farai la Rima un poco più assennata. A non controllarla, fin dove potrà andare? O chi dirà i difetti della Rima? che bambino stonato, o negro folle ci ha fuso questo gioiello da un soldo che suona vuoto e falso sotto la lima? E musica, ancora, e per sempre! Sia in tuo verso qualcosa che svola, si senta che fugge da un'anima in viaggio verso altri cieli e verso altri amori. Sia il tuo verso la buona avventura spanta al vento frizzante del mattino che fa fiorire la menta ed il timo... Il resto è soltanto letteratura. GIOVANNI PASCOLI (1855-1912) Temi e poetica:  Violenza primitiva: le radici profonde della concezione pascoliana dell’uomo e della vita vanno cercate nel trauma infantile per la morte del padre che provocò in lui un senso di ingiustizia rispetto al quale il poeta assegna alla propria opera una funzione riparatrice, la tragedia inoltre è posta su un piano universale e diventa simbolo del Male che domina la vita degli esseri viventi. L’istinto aggressivo tuttavia non si supera potenziando la razionalità, bensì attraverso la pietà, la fratellanza verso i propri simili che può porre fine alla catena delle violenze (cristianesimo).  Missione civile della poesia: la poesia ha la missione di esorcizzare la bestia che l’uomo ha dentro di sé.  Rapporto con il progresso e la scienza: ha una formazione positivistica di cui resta evidente traccia nella precisione con cui utilizza termini botanici o ornitologici o che si riferiscono al lavoro nei campi, in contrasto però con tale concezione la sua poesia appare disgregata; inoltre conserva una mentalità preindustriale che rivelano la sua nostalgia per il mondo rurale e artigianale, manifesta soprattutto preoccupazione e diffidenza nei confronti della modernità perché quelle trasformazioni rappresentano ai suoi occhi una minaccia per il mondo contadino dai ritmi lenti. Dal punto di vista politico invece inizialmente aderisce all’ideologia del socialismo per poi passare alla concezione di una necessaria concordia tra le classi, ispirata a ideali umanitari come l’impegno per l’aiuto ai più deboli e il rifiuto della violenza.  Idillio impossibile: l’idillio con la natura si rivela solo apparente e comunque sempre precario perché costantemente insidiato dall’irrompere di immagini inquietanti, segnali di morte riflessione dell’angoscia esistenziale del poeta; spesso infatti lo scenario è un cupo notturno perché per Pascoli la realtà è pervasa dal mistero.  Solidarietà e consolazione: l’uomo al cospetto del dolore del mondo e al mistero della vita trova conforto nei legami familiari e nella solidarietà fra uomini, anche la contemplazione della natura e la vita semplici sono consolatorie.  Fanciullino: è poeta solo chi sa aderire al nucleo infantile che sopravvive nell’individuo adulto, chi sa rivivere il rapporto istintivo e alogico che il bambino ha con la realtà e che tende ad essere represso in età adulta dal predominio della ragione, chi è ancora capace di meravigliarsi come solo i bambini sanno fare, la meraviglia del fanciullino corrisponde allo sguardo innocente con cui gli antichi guardavano il mondo (analogie con la figura del poeta veggente)  Poetica delle cose semplici: la poesia non è invenzione del poeta ma scoperta di una dimensione delle cose semplici, umili e quotidiane, queste infatti suscitano emozioni ben più intense che gli oggetti rari e ricercati, la visione rivelatrice si realizza però liberandosi dai modelli culturali e dal peso della tradizione retorica, la proposta ingenua e innocente si scontra con la poesia alta. Il linguaggio assume di conseguenza il modello del bambino, la sua immediatezza e spontaneità permette di recuperare l’intensità espressiva della lingua primigenia persa dal progresso.  Il nido: immagine consolatoria, che sul paino esistenziale ha come corrispettivo un progetto di ricostruzione del nucleo familiare, che esprime la nostalgia per il mondo protettivo dell’infanzia (culla, casa e orto).  Eros: compare quasi sempre occultato al di sotto di altri temi, trova espressione in elementi come i fiori che si associano all’erotismo; la visione dell’eros è turbata, l’esperienza amorosa è accostata con attenzione, repulsione e curiosità allo stesso tempo ma sempre contrapposta alla famiglia. Tecnica:  Fonosimbolismo: all’allentarsi di legami sintattici corrisponde il prevalere della trama fonica contribuito dal frequente impiego di figure retoriche si suono come l’allitterazione, l’assonanza e l’onomatopea con cui il poeta imita, suggerisce o evoca i suoni e le voci della natura.  Sperimentazione metrica: è un innovatore ma non rifiuta i canoni tradizionali, anzi li rinnova e adatta alle proprie esigenze poetiche.  Lingua delle cose: il lessico legato al mondo della natura e alla realtà campestre è dominante, utilizza nomi specifici dunque niente è mai indicato in modo generico, al lessico quotidiano vengono talvolta affiancati latinismi.  PERCHÉ PASCOLI È UN AUTORE DECADENTE? Fugge dalla storia, prova sgomento davanti alla realtà e si piega su se stesso con vittimismo, ha una chiusura sentimentale che tuttavia si oppone al vitalismo, utilizza infine analogie e simbolismi.  IL FANCIULLINO Secondo Pascoli il fanciullino vive in ognuno di noi, nelle prime fasi della vita però il nostro io si identifica completamente in esso, ma questa parte primitiva e poetica sopravvive anche quando cominciamo a provare nuovi interessi ed emozioni sebbene gli adulti siano eccessivamente distratti dalle occupazioni della vita per prestargli attenzione. Nega a priori la possibilità che in qualcuno non sia presente infatti a lui appartengono emozioni universali che animano la vita interiore di tutti, chi è troppo attento agli interessi, chi troppo austero o chi assorbito dal duro e continuo lavoro è semplicemente meno sensibile alla sua voce. Il poeta ha un ruolo fondamentale nella società come ispiratore di buoni e civili costumi in quanto espressione e portavoce del fanciullino.  ITALY, primi poemetti Beppe e Ghita tornano nella loro regione, la Toscana, con la nipote Molly, malata di tisi, dopo essere emigrati in America da anni, l’incontro diventa l’occasione per un confronto tra due mondi quello secondo la giovane orribile e povero dei contadini, e quello ricco e tecnologico dell’oltreoceano. Caratterizza il testo una forte contaminazione fra i diversi registri linguistici che crea incomprensioni e fraintendimenti; i ricordi narrati sono dolorosi ma cari in quanto memorie delle loro esperienze di vita, mentre lo sperimentalismo evidenzia anche il senso di estraniamento degli emigrati che non riconoscono più il loro paese d’origine.  DISCORSO DI BARGA Discorso in onore dei morti e dei feriti della guerra in Libia del 1911, sostiene la guerra coloniale come forma di riscatto per gli italiani in quanto porta anche dei benefici per risolvere il problema dell’emigrazione, è un’occasione secondo il poeta per ricostruire quel ceto contadino a cui lui è tanto legato, le terre conquistate diventerebbero infatti proprietà dei lavoratori. Socialismo  nazionalismo: l’Italia è un paese di proletari superiori che devono riscattarsi conquistando un altro paese, inoltre la patria è il nido che protegge i suoi abitanti e dunque deve avere a disposizione delle terre per loro evitando così l’emigrazione.  DIGITALE PURPUREA In occasione di una passeggiata le educande notano una pianta mai vista prima, dai fiori rossi con macchie più scure, è stato loro vietato di avvicinarvisi in quanto emana un profumo mortalmente velenoso, l’effetto è in realtà prodotto dall’essenza estratta dalle foglie. Il fiore nel testo assume una valenza anche simbolica (erotismo che porta alla morte). Nella finzione Maria (bionda, discreta, innocenza verginale) e Rachele (bruna) si incontrano dopo anni per rievocare la comune esperienza in collegio; il testo è diviso in tre sezioni due di dialogo e una con un lungo flashback. Il fiore ha un fascino inquietante, l’associazione amore-morte è un tema decadente: il senso di abbandono del piacere
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