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La testimonianza di Carlo Levi: una vita tra scrittura e sopravvivenza, Appunti di Letteratura Italiana

Carlo Levi, autore della stessa generazione di Sciascia, Calvino e Fenoglio, sopravvive alla deportazione grazie alle sue conoscenze chimiche. La sua opera, pubblicata nel 1947, invita il lettore a condividere e raccontare le proprie esperienze quotidiane e straordinarie. La seconda edizione del libro, nel 1956, ottiene un grande successo grazie alla sua testimonianza potente. La vita di Levi si conclude con il suo tragico suicidio nel 1987. La sua scrittura è razionale e sorvegliata, unendo memoria storica e biografica. Il libro, pubblicato da Einaudi, offre al lettore una chiave interpretativa tramite prefazioni e postfazioni.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 24/11/2022

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Scarica La testimonianza di Carlo Levi: una vita tra scrittura e sopravvivenza e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! MONITO A NON DIMENTICARE DA SCIASCIA E PRIMO LEVI PRIMO LEVI “Shemà” esortazione ad ascoltare, peculiare di orazioni ebraiche del mattino e della sera, evidenziando intento indefesso – la poesia infatti ritorna dopo il romanzo (pubblicato per prima volta nel ’47) con forte esortazione al lettore ad ascoltare l’interrogativo, chiedendo 40 anni dopo al lettore se il monito riesce a farsi operante nella storia. Il dettato poetico è duro e inflessibile, non esortazione vagheggiata, la conclusione dei versi è ammonimento severissimo: “qualora doveste dimenticare possano accadervi gli errori , sembra anatema, minaccia, vogliono essere l’affondare nella carne di ferite che non possono cicatrizzarsi. Appartiene alla stessa generazione di Sciascia, di Calvino e Fenoglio (’20-’21), vive nel ’43 l’esperienza della deportazione e lo salvano competenze chimiche, che servono nell’epoca della bomba atomica. Assiste al processo perseguito scientificamente di disumanizzazione, che nutrirà il racconto di Se questo è un uomo. Coincidenza interessante con pubblicazione de “Il sentiero dei nidi di ragno”, stesso anno, 1947. Punta sulla smania di raccontare, di condividere, di tornare a testimoniare il proprio vissuto, per anno ordinario nella quotidianità, e invece straordinario per vicende storiche che lo avevano attraversato, dimensione straniata (come per Pin, che vive infanzia che tale non è). E’ bisogno. Risulta successo assoluto la seconda edizione, (nella prima certi orrori stavano affiorando, romanzo rimane in zona franca), nel ’56 ottiene ricezione assoluta, nella sua forza testimoniale. Il percorso di scrittore di Levi faticosamente continua, ma anche il lavoro di chimico. La parabola si conclude col drammatico suicidio dell’87, due anni prima morirà Morante, e due dopo Sciascia. Non letterato, ma uomo che si divide tra scrittura e vita concreta, e lavoro, come Svevo. Testimonianza che ha come parte integrante memoria storica e biografia, si fondono memoria collettiva e individuale, che divengono essenza della sua scrittura in straordinaria chiarezza espressiva. Dettato asciutto e non immediato, attenta e rigorosa la scelta di parole, “come pietre”, per rendere orrore del lager. Sfida impari: non c’è lingua che possa raccontarli, ma tensione estrema è proprio questa. Oscillazione tra chimico e scrittore: da un canto riflessione e testimonianza, poi ritorno in Italia con geografia scempiata da devastazione del conflitto. Alla fine, ritorno a cellula generatrice di Se questo è un uomo. II sopravvissuti avvertono dovere di testimoniare per riscattare oblio, e senso di colpa (“perché io sì e altri no?”, questo l’interrogativo che lo tormenterà fino alla fine). In altri testi piglio narrativo ma con al centro riflessione da scienziato sul senso di esistere e dell’universo da prospettiva di uomo di scienza. Dicembre ‘45 – gennaio ’47, come Politecnico, snodo importante seppur mondi diversi. E’ pubblicato da Einaudi, dove operano Vittorini e Calvino. Anche il Gattopardo, che nel ’58 viene edito, ma pubblicato da Feltrinelli e non nei Gettoni Einaudi. Perché Vittorini voleva dar voce a temi che a lui erano cari in contemporaneità al punto da declinare Gattopardo, non in linea editoriale. Tutto di Tomasi di Lampedusa sarà pubblicato postumo. Quando vergate da autore, straordinari documenti. Prefazioni e postfazioni non solo sono parte integrante dell’opera, ma -di più - offrono al lettore chiave d’accesso e interpretativa che autore desidera, è consegna di lettura, condivisibile o no che sia. Aberrazioni assolute da senso civico normale già in primissime righe > “uccisioni ad arbitrio”. Morante: “legge inesorabile del campo”. “studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano” (confronta con “uomini e no” di Vittorini) > vuol sgombrare il campo da sfoghi odiosi, non lance da scagliare, non sull’onda di emotività ferità, da disperazione, ma far comprendere la prospettiva con obiettività su quando la devianza diviene norma scientifica, quando diviene sistema di pensiero, quando il dogma inespresso diviene sillogismo, che lo straniero sia nemico. Non può essere liquidato con necessità di esternare dolore, quest’aspetto è presente ma in forma pacata. E’ testimonianza sorvegliata e razionale di abiezione di animi umani di ogni tempo, che quando diviene norma genera mostri. “tanto da rivaleggiare con altri bisogni elementari” > stesso impianto concettuale calviniano. Senza condivisione non può esserci cambiamento o memoria. “scopo di liberazione interiore” > non nega aspetto personale. “SE QUESTO È UN UOMO” viene pubblicato nel 47. Inizialmente fu un insuccesso assoluto. Il romanzo rimane in una zona grigia ma quando verrà ripubblicato nel 56 il romanzo avrà un grande successo. Nel frattempo il percorso di Levi faticosamente continua, prosegue il suo lavoro di chimico, ma allo stesso tempo continuerà a scrivere. Purtroppo però nell’87 morirà suicida. Stesso periodo più o meno della Morante e di Sciascia. Nella scelta di Levi vi è lo scrivere per testimoniare e anche questo romanzo viene recepito con la sua forza testimoniale. micro e macro storia finiscono per essere un’unica essenza, in una straordinaria grandezza espressiva. La sua scrittura è asciutta. Carlo Levi direbbe :-“parole come pietre”. Questo testo non deve essere rappresentazione del suo animo ferito, non vuole rappresentare uno sfogo. Vuole far comprendere come la devianza diventa norma. A tratti nella prefazione sembra di ascoltare Calvino piuttosto che Levi, i due autori si strappavano le parole di bocca. PREFAZIONE – SE QUESTO E’ UN UOMO Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che i governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli. Si sente fortunato ad essere stato deportato ad Auschwitz solo nel ’44, altrimenti non ce l’avrebbe fatta fisicamente, aldilà della volontà, non avrebbe resistito. Così come Calvino, al contrario dirà “Ho fatto appena in tempo a fare il partigiano e non esserne bruciato”.
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