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Verismo e Società: Verga e la Svolta al Realismo, Appunti di Italiano

La svolta al verismo di Giovanni Verga, uno scrittore italiano del XIX secolo. Il testo tratta del concetto di selezione naturale applicato alle società e alle nazioni, della promessa non mantenuta per gli operai e dell'introduzione del superuomo. Inoltre, vengono discusse le differenze tra il realismo francese e l'italiano, la svolta totale al verismo con le novelle di 'Vita dei Campi' e il successo e le controversie dei romanzi 'Malavoglia' e 'Cavalleria rusticana'.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 07/02/2022

hialexa
hialexa 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica Verismo e Società: Verga e la Svolta al Realismo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! POSITIVISMO Il positivismo si sviluppa nella seconda metà dell’800,epoca dominata dalla scienza e dai progressi scientifici.La scienza diventa la protagonista in questo periodo,al contrario dell’età romantica nella quale venne emarginata o sostituita da filosofie spiritualistiche. Esempi di queste scoperte sono il motore a scoppio,la corrente elettrica,la nascita della chimica ed esse portarono benessere agli uomini. L’acquisizione scientifica che ha avuto maggior impatto fu la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin,formulata nel 1859 in ‘L’origine della specie’.La sua teoria si serviva del concetto di selezione naturale,meccanismo secondo cui la specie accumula progressivamente durante le generazioni caratteristiche più utili per l’ambiente in cui vive.Anche l’uomo è frutto del processo evolutivo. L’evoluzionismo andava contro le credenze religiose e ogni idea finalistica.Ci fu quindi un nuovo scontro tra scienza e fede,che sarà uno dei grandi temi del tardo 800. La teoria darwinista si adattò anche a scopi non scientifici,ossia alla società.La prima rappresenta una visione ottimistica del progresso della società:così come le specie si sono evolute verso forme sempre più perfette,anche le società umane lo faranno.Dall’altro lato il concetto di selezione naturale fu applicato alle società e alle nazioni per giustificare la sottomissione dei più deboli da parte dei più forti;fu questo il cosiddetto ‘’darwinismo sociale’’,da cui se ne trassero sottoteorie come l’imperialismo,il nazionalismo,il razzismo. La parola positivismo si riferisce alla supremazia,di fatto,dei dati scientifici positivi contrapposti alle idee astratte,come quella di Dio.L’ideologo di questa corrente era Auguste Comte,che già nella prima metà dell’800 aveva pubblicato ‘’Corso di filosofia positiva’’,che però non aveva lasciato un segno.Dopo il 1860 il positivismo prende il sopravvento grazie all’opera di Herbert Spencer. L’idea chiave del positivismo era il metodo scientifico e la filosofia aveva il compito di ordinare i risultati della ricerca scientifica,definire e classificare gli ambiti delle diverse scienze e trarne conclusioni generali.Le promesse erano progresso e felicità uguale per tutte le classi sociali.Promesse non del tutto mantenute,soprattutto per gli operai,furono migliorate le tecniche di lavoro ma non la loro condizione di vita. Le reazioni al positivismo furono la presa di coscienza dei limiti della scienza,non tutto è comprensibile e conoscibile attraverso alla scienza come i dubbi più radicali(l’essenza del mondo,l’origine della vita),che sono lasciati all’ambito della religione,quindi si crea una coesistenza pacifica tra scienza e fede.Verso la fine del secolo si riaffermano la religione e le filosofie idealiste,spiritualiste e mistiche. Un protagonista di quest’epoca è Friedrich Nietzsche che mette in discussione tutti i valori tradizionali,tutte le fedi.Critica per esempio gli ebrei di essere l’unica civiltà rimasta uguale durante gli anni,quindi non si sono evoluti.Definisce invece il cristianesimo come la religione dei perdenti,della rinuncia(‘’Porgi l’altra guancia’’).La morale tradizionale giudaico-cristiana rappresenta un limite per il progresso umano. Il superuomo è un uomo con una mentalità nuova che mette in discussione i valori tradizionali ed è la fase finale dell’evoluzione.(poche persone potevano ‘’interpretare’’ questo ruolo) VERISMO Il realismo in Italia si esprime col verismo,che corrisponde al naturalismo francese.Nasce nel 1880 e il massimo teorico verista fu Luigi Capuana,mentre,i maggior rappresentanti furono Giovanni Verga e Federico De Roberto.Come nel naturalismo francese,anche i veristi utilizzano il canone dell’impersonalità,che sta ad indicare la regressione dell’autore/narratore,che quindi non interviene nella narrazione e rappresenta i fatti così come sono,proprio come una fotografia.I veristi enfatizzano di meno il lato scientifico rispetto ai naturalisti.La differenza tra i naturalisti e i veristi è che le opere naturaliste sono ambientate a Parigi,città industrializzata,quindi si centrano nella vita degli operai parigini,mentre le opere veriste hanno un'ambientazione siciliana,dove non c’era industrializzazione,e i personaggi sono i braccianti,i pescatori e i piccoli contadini.Le opere veriste e,soprattutto,naturaliste sono talmente realistiche che possono essere usate come strumenti conoscitivi della società.La situazione era diversa anche per un altro aspetto ossia l’unità nazionale.L’Italia,non essendo unita,presentava in ogni zona/regione diverse lingue,costumi e culture diverse.Si parla quindi di regionalismo poiché le opere veriste sono di carattere regionale in ogni aspetto,dalla situazione sociale al modo di parlare.La lingua fu un problema complesso dei veristi perché non c’era una lingua comune a tutti e i personaggi dei bassifondi non parlavano il toscano,quindi hanno dovuto ‘’inventare’’ una nuova lingua per riportare al meglio ciò che dicono. Un’altra grande differenza sta nel fatto che le opere di Zola sono scritte con l’intento di favorire interventi di riforma e sollecitare chi era al potere a fare qualcosa per migliorare la vita delle classi sociali basse,mentre i veristi non hanno interesse in questo e Capuana insiste sul non utilizzare l’arte per fare indagini sociali perché l’arte deve rimanere l’arte. L'ereditarietà per i veristi non è un meccanismo evolutivo ma riproduce situazioni tragicamente immobili.Oggetto delle opere veriste è la questione meridionale:il sud subisce danni dall’unificazione italiana e viene tagliata fuori dal progresso. GIOVANNI VERGA VITA Verga nasce nel 1840 a Catania o Vizzini da una famiglia benestante di idee liberali e risorgimentali.Compie i primi studi presso Antonio Abate,che gli infonde l’idea di patria,quindi quando arriva Garibaldi si arruola nella Guardia nazionale(impresa dei Mille).Scrive i suoi primi romanzi sotto l’influenza di Antonio Abate(romanzi storico-patriottici). Studia giurisprudenza che poi abbandona per dedicarsi alla scrittura e si trasferisce nel 1867 a Firenze,allora capitale italiana,e qui frequenta l’alta borghesia e conosce Luigi Capuana. Dopo il 1870 si trasferisce a Milano,capitale economica,culturale ed editoriale e qui frequenta i salotti intellettuali,l’alta borghesia,si dà alla vita mondana e agli amori. Conquista il pubblico e la critica con i cosiddetti romanzi romantico-borghesi,che narrano vicende passionali ambientate nel mondo aristocratico e borghese ma non lasciano nessuna traccia perché trattano cose scontate e già dette. Intanto Verga amplia i suoi riferimenti culturali:legge i realisti francesi(Balzac,Flaubert e Zola) ed entra in contatto col pensiero positivista.In questo clima Pasquale Villari porta alla luce la questione meridionale e Verga inizia a manifestare questo argomento nelle sue opere.Il primo tentativo è Nedda,dove già viene raffigurato il modo popolare siciliano ma non viene utilizzato il canone dell’impersonalità,quindi non può essere considerata un’opera realista.La svolta totale al verismo avviene quando scrive le novelle di Vita dei Campi(9 novelle.di cui la nona la aggiunge Verga perché 8 erano poche) e poi ha maturato la svolta col progetto di scrivere ‘’Il Ciclo dei Vinti’’,che dovrebbe essere composto da 5 romanzi ma Verga ne riuscì a scrivere solo 2 e qualche capitolo del terzo e parla dei vinti,ossia di coloro che nell’impatto col progresso si ritrovano,anche dopo aver raggiunto il successo. Al contrario dei romanzi romantico-borghesi,i Malavoglia sono un fiasco,non apprezzati né dal pubblico né dalla critica,però vengono apprezzati da Zola,che lo invoglia a continuare su questa strada;un po’ maggiormente apprezzato Mastro Don Gesualdo ma non riceve un successo pari ai romanzi romantico-borghesi.L’autore quindi torna a narrare storie sentimentali su sfondi borghesi,ma lo fa senza convinzione,e pubblica nel 1882 Il Marito di Elena.Dei suoi testi per il teatro,quello che ha maggior successo é Cavalleria rusticana,tratto da una novella di Vita dei Campi,da cui nel 1890 Mascagni scrive un libro in cui conserva poco dell’originale.Senza aver dato i diritti d’autore,Verga fa causa alla casa editrice,che vince ottenendo tanti soldi,che però non lo rendono felice perché non provenienti direttamente dal suo lavoro;questo conferma e dimostra l’incomprensione del pubblico verso le sue opere. Nel 1893 ritorna e si trasferisce definitivamente a Catania.Qui continua a scrivere ma non riesce a continuare il Ciclo dei Vinti,il lavoro che gli stava più a cuore,e quindi abbandona la letteratura.Morì qui nel 1922. OPERE PREFAZIONE A EVA pescatori della sua terra perché il romanzo era destinato al pubblico colto italiano.Quindi creò qualcosa di totalmente nuovo,un italiano ”colorato” che vede la presenza del dialetto siciliano in alcune scelte lessicali come i proverbi,i modi di dire,periodi brevi e ripetizioni di parole o costrutti. La ragione del fiasco dei Malavoglia è la sconvolgente novità delle scelte linguistiche e delle tecniche narrative;Verga era consapevole della reazione che il pubblico potrebbe aver avuto,ma era convinto del suo lavoro e scrive a Capuana che se avesse dovuto riscrivere quel libro lo avrebbe fatto allo stesso modo. COME LE DITA NELLA MANO(ANTOLOGIA P.361) È il primo capitolo dei Malavoglia in cui Verga definisce le coordinate spaziali e temporali.L’unico aspetto presentato ai lettori è la famiglia dei Malavoglia con i suoi componenti,per il resto le località e gli altri riferimenti spaziali non sono descritti e contestualizzati,ma citati come se il lettore fosse un abitante del luogo.Mentre per il tempo ci sono due diversi tipi di riferimenti:un tempo mitico,quasi fuori dalla storia e dall’altro un tempo definito storicamente. Su questo sfondo si colloca la famiglia dei Malavoglia,presentata in un ordine gerarchico e ciascuno è individuato con un nome,un soprannome e con una caratteristica espressa attraverso un proverbio o una frase detta da un altro familiare o da un paesano. Il narratore è parte del popolo con cui condivide cultura,giudizi e atteggiamenti. NON VOGLIO FARLA PIÙ QUESTA VITA(ANTOLOGIA P.364) L’azione prende luogo dopo la perdita della casa del nespolo.In questo capitolo si vedono due opinioni diverse:la prima,quella del nonno,sostenuto dal resto della famiglia,che afferma che i valori tradizionali sono quelli che contano,quindi erano contrari al diventare ricchi lasciando il paese natio e la famiglia.Il nonno fa l’esempio del nonno di Cipolla che è diventato ricco ma non è più tornato ad Aci Trezza e le nipoti commentano dispiaciute sostenendo che la peggior cosa sia lasciare il paese. Dall’altra parte l’unico che non è della stessa opinione è il nipote ‘Ntoni,che avendo conosciuto attraverso il servizio militare le attrattive della città,vuole lasciare Aci Trezza perché stanco della miseria e della ripetitività della vita lì. Il narratore,anche se si sbilancia maggiormente a favore dei sentimenti del nonno e della famiglia,non trascura il punto di vista di ‘Ntoni,permettendo così al lettore di potersi identificare anche con lui. ORA È TEMPO D’ANDARSENE(ANTOLOGIA P.370) Sono le ultime pagine del romanzo.Dopo la morte di padron ‘Ntoni,Alessi è riuscito a riscattare la casa del nespolo,dove vive con la moglie Nunziata,i figli e la sorella Mena e sembra sia tornato tutto come prima.Ma è una ricostruzione pagata a duro prezzo:il nonno è morto e la famiglia è smembrata. ‘Ntoni,uscito dalla prigione,ritorna a casa.Lui è il più sconfitto tra tutti:il suo desiderio di benessere ed evasione lo ha condannato allo sradicamento dal paese e dalla famiglia.Tornato a casa,ricorda tutti i momenti felici vissuti in quella casa con nostalgia,rimpianto e con la consapevolezza di non poter più restare lì. Il contrasto tra continuità,rappresentato da padron ‘Ntoni e la famiglia che si aggrappano alla tradizione e alla vita di sempre,e mutamento,di cui rappresentante è ‘Ntoni,che vuole evadere dalla monotonia strappandosi dalle sue radici,in questa parte del romanzo raggiunge il suo apice. LE NOVELLE RUSTICANE Le novelle rusticane sono pubblicate nell’intervallo tra i Malavoglia e Mastro-Don Gesualdo e sono una prima approssimazione alla nuova tematica del movente economico.La campagna siciliana è ancora l’ambiente rappresentato ma non c’è la presenza di personaggi “diversi” e quindi emarginati dalla società.Di diversa ambientazione ma di tematica simile le novelle raccolte in Per le vie e in Drammi intimi,che sono ambientate a Milano e sono di carattere naturalista. LIBERTÀ(ANTOLOGIA P.328) La novella prende spunto da un evento accaduto nel paese di Bronte(Catania) nel luglio 1860 in occasione della spedizione dei Mille.Dopo il decreto di Garibaldi per la divisione delle terre comuni,i contadini insorsero contro i notabili del paese e il clero corrotto per vendicarsi delle secolari ingiustizie subite.La rivolta fu duramente repressa dal luogotenente di Garibaldi,Nino Bixio,e successivamente si tenne il processo a Catania.Nella novella infatti vengono evocati ma non sono nominati né i luoghi né i personaggi coinvolti. Il centro della novella è il significato della parola libertà a cui vengono date due interpretazioni contrastanti.Per la borghesia risorgimentale la libertà si riferiva all’unità e l’indipendenza nazionale e l’instaurazione di ordinamenti politici liberali.Mentre per i contadini siciliani la parola era associata all’economia e alla possibilità di liberarsi dallo sfruttamento dei latifondisti e di prendere possesso della terra. La non definizione dei luoghi e dei tempi e la non presentazione degli antefatti della vicenda si possono spiegare con l’intenzione di porre il lettore davanti ai fatti così come sono e di immergerlo nella storia.C’è l’assenza di un protagonista e l’uso di un soggetto collettivo indefinito,quindi sta al lettore identificare il soggetto. La ”morale” di questa novella è che i poveri sono sempre sconfitti e il loro tentativo di migliorare la propria condizione è vano,ma,nella novella la sconfitta riguarda anche i ricchi;infatti molti sono i ricchi massacrati. Da questo punto di vista l’assenza di definizione di luoghi e tempi può essere interpretata come se l’autore suggerisse che il racconto della rivolta di Bronte non riguarda solamente quel periodo e quel luogo,ma rappresenta i meccanismi delle vicende umane di sempre. La novità rispetto ai Malavoglia e una somiglianza con Mastro-Don Gesualdo è il distacco dai valori e sentimenti del mondo rurale e la contaminazione dall’avidità di possesso. LA ROBA(ANTOLOGIA P.376) Mazzarò è il protagonista di questa novella,che si apre con un’ampia descrizione dei suoi possedimenti,che sembrano espandersi a dismisura.Nella seconda parte della novella si racconta la sua scalata sociale.Mazzarò ha subordinato ogni altro interesse,sentimento o valore alla roba.Il suo unico interesse è arricchirsi;non gli interessano i soldi,gli servono solo per comprare altri lotti di terra.Nella novella si vede che anche la morte della madre è un fastidio per lui perché comportava soldi. Nell’ultima parte della novella Mazzarò è incapace di accettare la morte,che comporta all’abbandono della roba.Assenti la solidarietà per il prossimo e l’amore per la famiglia che rappresentano un ostacolo per il protagonista. Il movente economico,la tematica di questa novella,si può considerare un’anticipazione del romanzo Mastro-Don Gesualdo. MASTRO-DON GESUALDO Qui i temi della scalata sociale e della subordinazione degli affetti alla roba si incarnano nel protagonista.”Mastro” Gesualdo Motta era un muratore,che grazie ai suoi sforzi,riesce ad accumulare una fortuna enorme tanto da diventare imprenditore e proprietario terriero e ottenere il titolo di “don”.La sua famiglia è invidiosa della sua ricchezza,anche se lo sfrutta per questo.Pensa di completare la sua scalata sociale sposando Bianca Trao,un’aristocratica decaduta,per cui abbandona Diodata,l’unica persona che gli ha voluto bene e con cui ha avuto 2 figli illegittimi.Bianca non lo ama e lo sposa solamente per riparare ai suoi errori,ossia lei aveva avuto rapporti pre-matrimoniali con suo cugino Ninì Rubiera,con cui la mamma non voleva si sposasse.Dal loro matrimonio nasce Isabella,che combina lo stesso pasticcio della madre e quindi è costretta a sposarsi con un nobile,che era interessato solo ai soldi del padre.Isabella ha un atteggiamento distaccato nei confronti del padre perché lo considera rozzo,però continua ad usare il suo denaro.Mastro-don Gesualdo muore da solo e della sua morte non se ne importa nessuno,neanche i servi. Mastro-don Gesualdo è un vinto perché è arrivato al successo,ma poi è stato travolto dal destino,tutto quello che ha fatto è risultato inutile e ha fallito nella sfera degli affetti privati.Così si conferma di pessimismo sociale di Verga,secondo il quale ogni tentativo di migliorare la propria condizione non può tradursi che in una sconfitta. A differenza dei Malavoglia qui non è presente il mondo delle tradizioni e degli affetti,che rappresentava un’alternativa al successo. Un’altra differenza è la tecnica narrativa:Verga in questo romanzo non usa la narrazione corale,come nei Malavoglia,ma c’è la presenza di un narratore esterno che fa trasparire il giudizio dell’autore nelle descrizioni dei personaggi e cede la parola ai protagonisti nelle scene di dialogo senza introduzione o commenti.In sintesi il romanzo è meno rivoluzionario e sperimentale dei Malavoglia,e questa è una ragione per la quale è stato apprezzato di più dal pubblico e dalla critica. MASTRO-DON GESUALDO RICORDA(ANTOLOGIA P.387) Nel quarto capitolo vediamo Mastro-Don Gesualdo che si abbandona alla bellezza del ricordo.Rievoca con orgoglio la propria ascesa da muratore a imprenditore e ricco proprietario terriero.La tradizione e la famiglia come rifugio e ultima speranza è scomparsa.Però a differenza di Mazzarò,Gesualdo prova compassione per alcuni dei suoi familiari. MORTE DI MASTRO-DON GESUALDO(ANTOLOGIA P.395) In questo romanzo il contrasto tra l’elemento economico e i valori ideali si trovano all’interno del protagonista.In quest’ultima parte del romanzo Gesualdo è combattuto:pensa sia al non voler lasciare la sua roba,a cui ha dedicato tutta la sua vita,ma è anche preso dall’amore per la figlia,per Diodata e per i figli illegittimi avuti con lei,a cui voleva lasciare parte del suo patrimonio. Gesualdo ha perso in tutti i campi:quello economico perché i suoi soldi continuavano ad essere sperperati dal suo genero e quello sentimentale perché non c'è legame con la figlia Isabella e non ha sposato l’unica persona che l’ha amato in tutta la sua vita.Un aspetto della sua perdita è l’essere sempre visto come povero,nonostante tutto quello che avesse fatto per cancellare le sue origini. L’ultima parola del romanzo “duchessa” anticipa ciò che avrebbe dovuto essere il terzo romanzo del ciclo dei “vinti”,La duchessa di Leyra,incentrato su Isabella,infelice perché è stata costretta a sposare il duca di Leyra,rinunciando a Corrado.
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