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Appunti sugli Stati Uniti d'America e il Regime Fascista, Appunti di Storia

Appunti del programma di storia di quinta superiore sugli Stati Uniti d'America e il Regime Fascista. Gli appunti hanno i concetti più importanti e le parole chiave sottolineati e grassettati (utile per uno studio mirato e un ripasso più rapido).

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 13/08/2023

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Scarica Appunti sugli Stati Uniti d'America e il Regime Fascista e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Gli Stati Uniti d’America 08/02/21 p.129 Gli Stati Uniti d’America passano una fase di grande sviluppo economico e crescita tumultuosa dovute al fatto che sono usciti dalla guerra come i vincitori incontestabili, e di conseguenza sperimentano una fase di boom: sono ufficialmente la nuova potenza egemone dell’occidente, una potenza principalmente economica ma anche un politica, sotto alcuni aspetti. Gli anni ‘20 sono un periodo di enorme crescita, sia per i settori (aumenta la produzione di acciaio, petrolio, ecc) che per i beni durevoli - termine con cui vengono indicati tutti gli oggetti che durano e che quindi non devono essere rimpiazzati nel giro di poco tempo; alcuni simboli dei beni durevoli sono l’automobile, la radio, i frigoriferi e la macchina per cucire. Inoltre, un enorme cambiamento scaturisce dal fatto che, adesso, anche i consumatori americani di reddito non elevato possono comprare questi oggetti, che portano a un superiore livello di benessere. Questi beni durevoli cambiano inevitabilmente lo stile di vita delle masse però, d’altra parte, causano una rapida saturazione del mercato, poiché sono prodotti per durare nel tempo e vengono quindi comprati una sola volta da ogni famiglia. Questa sarà una delle cause della crisi del ‘29, in cui il boom economico si fermerà. Cambiando fronte, dal punto di vista politico gli USA sono ancora comandati da T.W. Wilson, un presidente Democratico che rimane in carica fino al ‘21; i tre presidenti successivi (Harding, Coolidge e Hoover, che sarà in carica durante la crisi) saranno dei Repubblicani, poiché avverrà un cambiamento nell’atteggiamento delle masse nei confronti della politica (gli USA si riavvicineranno all’isolazionismo e al protezionismo). Coi Repubblicani, a differenza che con Wilson, si ritorna a una politica sociale i cui punti cardine sono: ● la libertà per le imprese ● la riduzione delle tasse ● la chiusura isolazionista nei confronti dell’Europa. Sotto i Repubblicani, il clima politico e ideologico assume un’essenza conservatrice, e la chiusura dei confini ha alcune conseguenze sociali di notevole importanza: ● l’immigrazione viene ristretta, e il paese diventa più intollerante nei confronti degli immigrati - ciò si riflette nella ripresa di potere del Ku Klux Klan, un'organizzazione terrorista che sosteneva la superiorità della “razza bianca”; ● sotto il punto di vista culturale, gli USA vivono un periodo di forti contrasti: 1. da una parte esistono gli Stati Uniti del “melting pot”, mentre dall’altra esistono l’intolleranza, il ritorno delle paure e degli scontri (peggiora il rapporto con gli Afro-Americani, avviene il caso di Sacco e Vanzetti - due anarchici Italiani che vengono condannati a morte; per queste persone, la democrazia viene sospesa); 2. il secondo contrasto è costituito dall’opposizione fra gli “roaring twenties” (i “ruggenti anni venti”) per quanto riguarda il modo di vestirsi, la musica, e così via (tutte le mode vengono rivoluzionate) e il proibizionismo, perché nel 1920 una società che pone pressione politica su questo fronte riesce a far produrre un emendamento che banni l’alcol nel paese, portando alla creazione inevitabile di un mercato di contrabbando, il quale alimenta il gangsterismo e la mafia; 3. gli Stati Uniti raggiungono il suffragio universale (quindi, anche per le donne); 4. viene percepita la paura dei comunisti (“rossi”) e tutto ciò che li riguarda, la cosiddetta “red scare” - ad ogni modo, in America i Comunisti e i Socialisti sono effettivamente molti pochi e anche molto disorganizzati; 5. uno dei nuovi punti cardine dell’antisemitismo è l’idea del complotto giudaico, comunista (Marx aveva origini ebraiche ma anche moltissimi altri comunisti, come Rosa Luxemburg), idea alimentata da un testo falso in circolazione che racconta di alcuni saggi, detti “Sion”, che nel libro spiegano i modi tramite cui vorrebbero controllare l’economia mondiale. Questo falso e comporterà delle conseguenze negli USA ma anche in Germania. LA SOCIETA AMERICANA: GUERRA E TRASFORMAZIONI ECONOMICHE p.167 In questo periodo, negli Stati Uniti viene inventato un modello di fabbrica a catena di montaggio incredibilmente efficiente, esasperato dall’imprenditore statunitense Henry Ford. In giro per tutto il mondo, nel ventesimo secolo la guerra agisce come fattore propulsivo di sviluppo e modernizzazione: durante la guerra, lo Stato aveva organizzato l’economia a partire dall’alto per la prima volta (un esempio di ciò è la conversione delle fabbriche in fabbriche di armi). La prima guerra mondiale sviluppa il cosiddetto “capitalismo organizzato”, costituito da un misto di industria, finanza e politica. Lo stato non è più uno spettatore, e si occupa invece di formare un legame sempre più stretto fra i tre mondi. Le principali caratteristiche del capitalismo organizzato sono: ● concentrazione industriale , poiché solo le fabbriche più grandi sopravvivono; ● innovazione tecnologica (di meccanica, trasporti, comunicazioni); ● produzione di massa resa necessaria da una guerra dei materiali (la WW1 è stata anche una guerra economica, che ha avuto lo scopo di affamare); ● maggiore importanza dell’intervento dello stato nell’economia fino al punto in cui si può parlare addirittura di “socialismo di guerra”: le industrie non sono più private ma pubbliche, e si sperimentano delle forme di conduzione economica quasi di tipo socialista, poiché lo Stato agisce ora come committente delle fabbriche; ● creazione di una nuova gerarchia economica, il che porta gli USA a diventare un polo di irradiazione (questa economia verrà esportata in Europa) e che America al mondo intero, provocando il disfacimento del sistema economico integrato e una crisi del modello liberista e liberal-democratico, la quale mette in pericolo non solo l’economia ma anche il sistema politico, e quindi il capitalismo, la democrazia. Gli Stati interni agli USA, inizialmente, non reagiscono, e come unico mezzo per proteggersi scelgono di tagliare le spese, portando quindi a una riduzione del lavoro, salari più bassi e ridotte risorse economiche, il che peggiora ulteriormente l’intera situazione. In questo periodo seguente al ‘29 si creano delle baraccopoli, alle quali viene dato il nome di “Hoovervilles” (preso dal presidente Hoover che aveva reagito inadeguatamente alla crisi economica), nelle quali abitano i disoccupati e i senzatetto diventati tali per via della Grande Depressione. 22/02/21 p.176 lettura / p.182 Il lavoro: alienazione o realizzazione? Nel 1929, durante il crollo economico a Wall Street, al governo ci sono ancora i Repubblicani, guidati da Herbert Hoover (1929-1933). L’amministrazione repubblicana, fedele al liberismo, crede che la crisi sia un elemento passeggero e che il mercato debba essere lasciato libero; un dogma del liberismo è costituito dal fatto che il mercato operi come una specie di mano invisibile, per cui domanda e offerta si fanno concorrenza fino a tornare al prezzo normale quando si verificano degli squilibri a livello economico. Per uscire dalla crisi, perciò, tutto quello che i Repubblicani fanno è aumentare i dazi doganali per le merci provenienti all’estero, riducendo l’economia all’isolazionismo; all’interno del paese, ad ogni modo, non attuano nessuna campagna. Negli Stati Uniti, inoltre, in periodi di crisi si assume la mentalità dell'austerità (e quindi del risparmio), perché per il liberista è fondamentale il pareggio di bilancio, per cui lo stato deve spendere meno di quanto guadagna durante il “periodo passeggero” che la crisi costituisce. La conseguenza principale di questa politica di non-azione è un effetto devastante sul mercato, che si trovava già in difficoltà - la disoccupazione era al 25% con 13 milioni di disoccupati. IL NEW DEAL Alle elezioni del ‘32 si candida un democratico, Franklin Delano Roosevelt, che in campagna elettorale promette al Paese un nuovo patto, il New Deal: Roosevelt voleva cambiare la filosofia economica americana. Egli resterà presidente dal ‘33 al ‘45 perché verrà confermato per ben 4 mandati, fino alla sua morte - per consuetudine (non era ancora una legge costituzionale), venivano concessi soltanto 2 mandati. Il “new deal” è un patto di natura politica ed economica ideato per uscire dalla crisi ed elaborato dal “brain trust”, ovvero un gruppo di specialisti che studiano come uscire dalla crisi. Tramite la sua nuova strategia politico-economica, Franklin desidererebbe sostenere la domanda, e quindi la richiesta di beni da parte della popolazione e industrie - a discapito dell’indebitamento che lo Stato americano sta accumulando. E’ John Maynard Keynes, un economista britannico, a ideare la teoria che viene messa in pratica dal Presidente, secondo la quale bisogna spendere di più in tempi di crisi, contando che i soldi, a fine crisi, torneranno. Una seconda mossa del brain trust è di inserire delle restrizioni e delle misure di controllo, monitorando più accuratamente l’economia. Keynes, nel ‘36, scrive un’opera intitolata “Teoria generale dell’occupazione dell’interesse e della moneta”, in cui si considera come colui che mette in discussione i presupposti del liberismo: secondo gli studi di Keynes, in caso di crisi da insufficienza di domanda (causata dal consumo dei cittadini, l’investimento delle imprese, la spesa pubblica dello stato), dovrebbe essere lo Stato a intervenire, sostenendo l’economia con degli investimenti pubblici (il deficit di bilancio, il conto annuale delle entrate e delle uscite di uno Stato, è infatti accettabile se è temporaneo e produttivo per far ripartire il mercato), causando un aumento di salari, di profitti e delle entrate dello Stato, il che consentirà di riportare in equilibrio il bilancio pubblico. Nei suoi primi 100 giorni di presidenza, alcune manovre che Franklin compie sono: ● l’Emergency Banking Act, un controllo da parte della banca federale sul sistema bancario e creditizio; ● l’Agricoltural Adjustment Act, effettuando il sostegno dei prezzi agricoli; ● il Civilian Conservation Corps, l’assunzione di disoccupati per la manutenzione di risorse naturali; ● il Tenessee Valley Authority Act, effettuando la sistemazione idrica ed elettrica negli States del sud; ● la National Industry Recovery Act, l’istituzione di fondi per lavori pubblici e di norme per salari e imprese; ● un aumento di imposte per i più abbienti. Roosevelt, per via delle sue azioni politiche, incontra delle difficoltà con la Corte Suprema, che dichiara incostituzionali due leggi elaborate da Roosevelt, il quale vorrebbe comandare il mercato e si trova in disaccordo con il suo “secondo” New Deal: a partire dal ‘35, infatti, il Presidente raggruppa un insieme di norme sotto un nuovo accordo, con lo scopo di attuare alcune misure economiche e finalizzate ad aumentare la sicurezza sociale. Roosevelt svolge questa campagna per ottenere un maggiore consenso popolare, scegliendo inoltre di trattare con i sindacati, i quali sono necessari nel programma di risanamento dell’economia del paese - tramite il Wagner Act, egli riconosce ufficialmente alcuni diritti sindacali, fra cui lo sciopero. Con il Social Security Act, invece, riconosce l'indennità per i disoccupati e per motivi di anzianità. IL WELFARE STATE Le riforme sociali che Roosevelt idea portando alla creazione di un Welfare State, un modello di Stato in cui esso ha a cuore il benessere dei cittadini. Nonostante il lavoro di enorme portata che Roosevelt si è impegnato a svolgere, esiste ancora l’incertezza sul fatto se abbia funzionato o no; sicuramente, esso funziona sotto il punto di vista psicologico perché Roosevelt contribuisce a un rilancio morale, perché la gente viene nuovamente occupata, lo standard di vita delle masse migliora e, tramite la propaganda, il Presidente stesso si rivolge agli americani via radio da casa sua, utilizzando un tono colloquiale nei suoi “discorsi al caminetto”. Tutto ciò lo porta a ottenere enorme popolarità e consenso, perché dal punto di vista economico i risultati delle sue azioni politiche risultano inferiori a quelli aspettati. Infatti, alcuni storici credono che gli USA siano in grado di uscire dalla crisi solo grazie alla WW2, la quale rilancerà l’economia. La lezione del New Deal possiede, ad ogni modo, una notevole importanza storica perché è in grado di risolvere l’economia senza mettere in discussione il sistema capitalistico, e costituisce una risposta democratica alla crisi - in Italia e Germania, per esempio, alla crisi economica si reagirà in modo completamente diverso: si dice infatti che la Crisi del ‘29 sara una delle tante cause del Nazismo, poiché la Germania non risponderà in modo democratico. Tuttavia, l’eredità più importante rimane quella della concezione del Welfare State, modello politico-sociale in cui lo Stato è attivo nell'economia del paese e si preoccupa del benessere dei singoli individui, il che lo porta a creare delle istituzioni sociali per tutelare la popolazione. LA CRISI NEL RESTO DEL MONDO Nel contempo avviene una crisi internazionale fuori dagli Stati Uniti d’America, perché la crisi si estende in tutto il mondo per via di vari fattori. Prima di tutto, c'è un riverbero della crisi in Europa perché i protagonisti del rilancio economico europeo dopo la WW1 era stati appunto gli USA - tornando al protezionismo, essi ritirano i propri capitali, causando la fragilità del sistema monetario internazionale; per via di ciò, il Gold Standard viene messo in discussione a partire dalla WW1, per via dei fenomeni di enorme inflazione. Nel ‘22, quando si cerca di tornare al vecchio sistema del Gold Standard, si incontrano troppe difficoltà, e si sceglie quindi di passare a un sistema misto, il Gold Exchange Standard, per cui le banconote devono ora rispondere alle quantità di oro presenti oppure alle monete considerate stabili, ovvero inizialmente la sterlina e poi al dollaro - la crisi britannica pone fine al Gold Exchange Standard, ricorrendo al dollaro. Essendo il sistema internazionale basato sul dollaro, la crisi degli Stati Uniti si trasforma rapidamente in una crisi a livello mondiale. In questo periodo storico si può iniziare a parlare del concetto di “deglobalizzazione”, perché l’economia degli Stati comincia a dividersi piuttosto che unirsi, e ciò porta al maturamento del cosiddetto “nazionalismo economico” (ciò che accade in Germania): ogni stato si deve ora “arrangiare” e si rinchiude nelle proprie circoscrizioni, avviene un ritorno generalizzato al protezionismo. Ciò aggrava la recessione, e la deglobalizzazione ferma il processo di unificazione delle economie mondiale che si era instaurato a partire dal 1700 in poi, portando a precarietà di natura economica ma anche politica, cui consegue un clima di instabilità internazionale. Tutto ciò provoca gravi effetti in Europa, quali l’inasprimento dei conflitti, l’aumento dei conflitti sindacali e l’aggressività dei movimenti di destra radicale; per quanto riguarda Gran Bretagna e Francia, allo stesso modo, i movimenti nazionalisti prendono spazio, ma la democrazia resiste perché è più radicata rispetto a quanto lo sia in Italia. In Gran Bretagna avviene la formazione di un governo di coalizione e di unità nazionale fra liberali, laburisti e conservatori, e avviene una moderazione del movimento sindacale. In Francia, invece, nel ‘36 sale al governo Leon Blum con il Fronte Popolare, ovvero l’insieme dei partiti di sinistra, per scongiurare il pericolo di una dittatura di destra. In tutta Europa, sostanzialmente, regnano l’instabilità, il caos e la precarietà delle democrazie. L’Italia e il totalitarismo fascista 24/02/21 p.190 In questo periodo storico, il partito fascista tenta di “fascistizzare la società”, la nazione, poiché crede che, come viene detto al Congresso di Giugno ‘25 del Partito Nazionale ● convenzione finanziaria : al Vaticano viene riconosciuta una cospicua indennità per i danni causati dalla Breccia; ● un concordato che regola le questioni religiose: il Fascismo riconosce il cattolicesimo la “sola religione dello Stato”; ● alcune clausole: i Patti sono la garanzia del potere spirituale sull’Italia, in determinate riforme come il crocifisso nelle classi, l’esenzione dal militare per i sacerdoti, l’insegnamento della religione cattolica, gli effetti civili del matrimonio religioso (il matrimonio religioso vale ora anche per lo stato). Questo accordo, per Mussolini, si rivela essere un successo internazionale (molti paesi in Europa erano infatti cattolici, e il Duce era stato in grado di risanare la ferita che divideva Chiesa e Stato), ma ad ogni modo, quella fra Chiesa e Fascismo rimane una convivenza difficile; per esempio, nel ‘31 vengono sciolte le Organizzazioni Giovanili Cattoliche perché si formano i gruppi Balilla. La Chiesa, d’altra parte, non può condividere la pretesa totalitaria del fascismo, mentre il Regime tollera male l’autonomia delle organizzazioni cattoliche. POLITICA SOCIALE Per quanto riguarda la politica sociale fascista si può parlare di corporativismo: una corporazione è un’organizzazione che si occupa di un determinato settore, più che di una classe. Per fornire un esempio, in uno stesso settore sono uniti sia gli operai che gli imprenditori e, secondo Mussolini, il corporativismo è il miglior modo per migliorare le condizioni sociali e diminuire le differenze di classe; egli scorge in esso una terza via rispetto a capitalismo e comunismo. Si inizia di parlare di corporativismo già a partire dal ‘25 con il Patto di Palazzo Vidoni, una legge fascistissima che pone fine alla libertà sindacale, rendendo gli unici accordi riconosciuti e legittimi quelli dei sindacati fascisti. Tramite questa legge, vengono inoltre proibiti lo sciopero e la serrata. Nel ‘27, con la Carta del Lavoro, si parla più esplicitamente di corporativismo, e si immaginano 22 organismi che riuniscono i “prestatori d’opera” dei vari settori (principalmente lavoratori e imprenditori). Lo scopo è di regolarizzare i rapporti di lavoro “nell’interesse della nazione”, superando quindi il conflitto sindacale. In realtà, si tratta di uno strumento di disciplinamento dall’alto, il progetto del quale è di eliminare il Parlamento e trasformarlo in una Camera dei Fasci e delle Corporazioni (ciò avverrà poi nel 39), che dia l’approvazione alle decisioni del fascismo. Ogni settore viene ora considerato un organismo, e ogni individuo un meccanismo a sua volta parte di un enorme meccanismo. Alla visione di tipo individualistico caratteristica degli ordinamenti liberal-democratici, nei quali la massima espressione della libertà dell'individuo è quella del voto, si vuole contrapporre quella di tipo organicistico, per cui il cittadino è tale in quanto facente parte dell’”organismo” stato-partito. Un altro elemento importante della politica sociale fascista è quella dell’assistenzialismo, ovvero dell’idea di ideare e mettere in pratica un sistema fatto per assistere le persone, nel raggiungimento di uno Stato “assistenziale”. Ciò si rivela essere, in parte, una cosa negativa, perché in molti cominciano a sfruttare questo strumento per vivere sulle spalle dello Stato. Mussolini ottiene inoltre molto consenso tramite le organizzazioni di massa, che sono un insieme di assicurazioni sociali (pensioni, mutue, infortuni) che, d’altra parte, costituiscono uno Stato assistenzialista che presenta delle finalità di potere e consenso - l'assistenzialismo viene utilizzato dal Fascismo per ottenere consenso e un maggiore controllo sulla popolazione più che per migliorare le condizioni sociali dell’epoca. Rientrano negli strumenti dello Stato assistenzialista gli assegni familiari, le agevolazioni fiscali per famiglie numerose, l’OMNI (Opera Nazionale Maternità), la tassa sul celibato per aumentare le nascite. Inoltre, il Fascismo ha un’idea della donna vista come “angelo del focolare”, che deve quindi avere figli per sostenere il fascismo e che deve portare avanti la casa. Tutto questo intricato sistema burocratico e socio-politico viene dominato dal PNF, che ormai funge da mediatore fra lo Stato e i cittadini: il partito è diventato una macchina burocratica (parassitaria), un mezzo di promozione sociale e uno strumento di organizzazione del consenso, non più del cambiamento ma di conservazione del regime instauratosi. Il consenso della popolazione viene gestito tramite una serie di associazioni: Opera nazionale Balilla, Gruppi Universitari Fascisti, Gioventù Italiana del Littorio, e così via - in questo modo, avviene la creazione di associazioni di massa. I cittadini Italiani, in questo periodo, occupano il proprio tempo libero con gruppi e incontri di natura fascista. 03/03/21 L’ANTIFASCISMO Nel contempo esiste un continuo movimento di opposizione al fascismo (a differenza che nella Germania nazista, in cui non esisteva una controparte), il quale costituisce una minoranza ma rimane importante nella storia del fascismo. La maggior parte dell’antifascismo Italiano avviene comunque fuori dall’Italia, per via dell'emigrazione antifascista (detta “fuoriuscitismo”): per esempio, gli antifascisti sono i comunisti, i cattolici, i repubblicani, i socialisti e liberali, e si trovano soprattutto in Francia (come Turati, Perini e Salvemini). L’unica attività consentita dalla legge, comunque, è l’opera di propaganda antifascista, perciò è così che questi gruppi operano. L’antifascismo possiede comunque una grande difficoltà ad autogovernarsi per via del dialogo che rimane complicato fra i comunisti e gli altri antifascisti. In esilio, fra gli antifascisti, muoiono Amendola (l’inventore della parola “totalitarismo”) e Gobetti, quest’ultimo in seguito a pestaggi. L’opposizione comunista sceglie di attuare il proprio piano tramite una rete clandestina in Italia, e sarà questo movimento interno al paese a pagare il maggior prezzo per essersi opposto al PNF. In seguito all’arresti di Gramsci, alla direzione di queste forze si trova Togliatti, il quale dirige il movimento a partire dalla Russia. Rimane comunque la teoria del “socialfascismo”, secondo i dettami del COMINTERN: secondo il vero comunista, i socialisti sono dei traditori perché si trasformano in borghesia, il che li rende fascisti, e vanno di conseguenza combattuti. E’ ciò a rendere impossibile l’alleanza fra fronte socialista e fronte comunista. Avverrà, infine, un avvicinamento da parte dei comunisti ai socialisti nel ‘34 tramite il Patto d'Unità d'Azione, ma a questo punto sarà troppo tardi perché Mussolini possederà già troppo potere. Esiste inoltre un antifascismo culturale in Italia, simbolo del quale cui è Benedetto Croce, un intellettuale che scrive il “Manifesto degli intellettuali antifascisti”, contro Gentile e il suo “Manifesto degli intellettuali fascisti” - gli intellettuali, come il filosofo Gentile, erano infine stati fascistizzati. E’ un punto di riferimento per giovani e intellettuali. Esiste anche un antifascismo cattolico, uno tra i più ostili verso il Regime (come con Alcide de Gasperi), che svanisce però con lo scioglimento del PPI e con Sturzo in esilio. Tramite i patti con la Chiesa, si raggiunge l’autonomia dell’associazionismo cattolico. Tra i movimenti che operano all’estero, invece, troviamo “Giustizia e libertà”, il principale gruppo antifascista non comunista, fondato a Parigi nel ‘29 da Carlo Rosselli e ispirato al liberalismo radicale di Gobetti. Gobetti attua un programma di rigenerazione della società italiana, unendo libertà politica e giustizia sociale: ciò viene definito col termine “liberalismo sociale”, ed è attivo principalmente al Nord fra intellettuali e media borghesia. I fratelli Rosselli verranno poi raggiunti e uccisi da due sicari fascisti nel ‘37 in Normandia, Francia. POLITICA ECONOMICA La politica fascista passa una fase liberista con De Stefani (‘23 - ‘25) perché in quel momento si sente un forte bisogno del consenso del mondo imprenditoriale: De Stefani, ministro delle Finanze di formazione liberale, fa degli interventi favorevoli all’iniziativa privata, alla classe imprenditoriale e ai possessori di patrimoni. Egli si aggancia alla fase di ripresa internazionale, grazie alla bassa conflittualità sindacale e ai capitali esteri (come quello degli USA). Nel ‘26, con la fine della fase liberista, sceglie di intervenire lo Stato, a comando del quale si trova Volpi, ministro delle Finanze esponente del capitalismo italiano, che dirige maggiormente il mondo economico tramite le decisioni del partito. Con Volpi viene compiuta una scelta dettata dalle difficoltà economiche come bassi consumi interni e squilibrio nella bilancia dei pagamenti. Uno dei più grandi problemi che il fascismo deve affrontare è la vertiginosa svalutazione della lira e la crescente inflazione (a quota 150 lire per sterlina); la priorità era la stabilizzazione economica e finanziaria, per ragioni politiche (ottenere l’appoggio dei ceti medi) ed economiche. Le Battaglie del Regime sono i programmi, gli obiettivi per cui il fascismo si impone di lavorare. Alcuni di questi sono: ● la Battaglia per la lira a quota 90 del ‘27, poiché Mussolini, da 150, vorrebbe arrivare a lire 90 per sterlina, rivalutando la moneta. Per ottenere ciò, il Duce riduce l’inflazione e attira maggiormente i capitali esteri. Chi patisce di questo sistema, ad ogni modo, sono l’industria esportatrice e gli agricoltori, perché la lira costa di più e dall'estero non possono più comprare in Italia a basso prezzo. La grande industria, d’altra parte, viene avvantaggiata da ciò perché è in grado di comprare materie prime con una moneta forte proveniente dall’estero. Avviene inoltre una riduzione del costo
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