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La Crisi del Liberalismo Italiano: Il Biennio Rosso e l'Ascesa del Fascismo, Sintesi del corso di Storia

Storia del Partito Popolare ItalianoStoria del fascismoStoria del Biennio Rosso

La transizione dal liberalismo all'ascesa del fascismo in Italia durante il Biennio Rosso. Il declino del ceto politico liberale e la nascita del Partito Popolare Italiano, nonché la crisi economica e politica, vengono esplorati. Il documento illustra anche la nascita del fascismo come reazione alla sinistra estremista e la collaborazione tra liberali e fascisti.

Cosa imparerai

  • Come nacque il fascismo in Italia e come ottenne la sua legittimazione politica?
  • Quali furono i fattori che contribuirono alla crisi dello Stato liberale in Italia?
  • Quali furono le conseguenze della marcia su Roma per lo Stato liberale e per il fascismo?

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 09/01/2018

dafne95
dafne95 🇮🇹

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Scarica La Crisi del Liberalismo Italiano: Il Biennio Rosso e l'Ascesa del Fascismo e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! ITALIA CRISI DELLO STATO LIBERALE,BIENNO ROSSO,DITTATURA FASCISTA Il completamento della transizione e la stabilizzazione democratica sarebbero state possibili se solo non vi fossero stati commessi errori dal ceto politico liberale e dei suoi massimi dirigenti. Il declino del ceto politico liberale risaliva a prima del conflitto mondiale. La sopravvivenza della maggioranza giolittiana al suffragio quasi universale,grazie al patto Gentiloni e il sostegno del voto cattolico,non rappresentava la stabilizzazione di quel ceto politico ma solo un rinvio alla crisi. L'accordo era stato determinato dall'avversione della Santa Sede alla nascita di un partito di ispirazione cattolica. I mutamenti del nuovo pontefice Benedetto 15° e del suo segretario (*vedi a a 307)modificarono la situazione prebellica. Don Luigi Sturzo,il sacerdote che da sempre si era battuto per la nascita del partito,lo fondò a Roma,nel gennaio 1919 con la denominazione di Partito popolare italiano. Il partito non aveva il crisma ufficiale della Santa Sede,che abolì ufficialmente il NON EXPEDIT per le elezioni del 1919.Non era quindi il partito di punta dei cattolici,ma era un partito di ispirazione cattolica,capace di raccogliere i consensi del ceto medio e dei lavoratori manuali,che assunse fin dalla nascita una configurazione come partito organizzato di massa con tesserati e con una segreteria politica che fu fino al 1923 nelle mani del fondatore. La configurazione di partito di massa era avvalorata dalla struttura organizzativa verticale di tipo gerarchico,dalla presenza di funzionari di partiti e di militanti tesserati ma anche da collegamenti culturali e personali che questo partito aveva con un'altra organizzazione di massa,la Confederazione Italiana dei lavoratori CIL seconda confederazione sindacale dopo la CGL. Nella politica italiana fece irruzione una nuova forma di partito che aveva avuto il suo stato embrionale nel partito socialista e nello stesso partito repubblicano. Questa forma di organizzazione di rappresentanza politica che si proponeva come mediatrice fra istituzioni e società civile e momento di sintesi permanente degli indirizzi generali della cultura e della tradizione politica che in esso si riconosceva. Una situazione analoga si verificava in Germania poiché i maggiori partiti organizzati sia a destra che a sinistra socialdemocratici e cristino-sociali oltre che altre formazioni erano divenuti i protagonisti della vita politica e determinanti per la sopravvivenza delle maggioranze parlamentari. In Italia,una delle battaglie vinte dal partito popolare fu quella per la riforma della legge elettorale con l'introduzione del sistema proporzionale a scrutinio di lista. Il governo NITTI che era succeduto al governo ORLANDO nel giugno del 1919 avallò questa riforma. Il dibattito sulla riforma della legge elettorale fu intenso nel dopoguerra,in esso infatti si intrecciavano orientamenti contraddittori. Era anche forte la pressione per l'estensione al voto amministrativo e politico alle donne,sul modello di quanto stava succedendo nei paesi anglosassoni. Nel 1919 grazie alla riforma del codice civile,la donna italiana acquistò capacità giuridica,uscendo almeno,ma non in modo completo dallo stato di subalternità all'uomo. Il voto alle donne non fu introdotto. La legge elettorale proporzionalista favorì anche il partito socialista che nel dopoguerra aveva rafforzato le sue posizioni estreme. Dal congresso tenuto a Bologna nell'ottobre del 1919 era scaturita l'adesione alla Terza Internazionale leninista ed era stato confermato il disegno rivoluzionario.La maggioranza del partito che era massimalista si era divisa solo sul metodo per raggiungere l'obbiettivo.La componente maggioritaria (elezionisti) guidata da Lazzari e Menotti Serrati intendeva portare il partito alla battaglia elettorale e alla rappresentanza politica alla Camera,la componte minoritaria (Astensionisti) era guidata da Bordiga e Gramsci e affermava la contradditorietà fra la presenza nelle aule parlamentari e il disegno rivoluzionario.->obbiettivo che doveva essere perseguito fuori dal Parlamento. Per tutto il biennio rosso il partito socialista alimentò la propaganda rivoluzionaria che era percepita come una minaccia permanente da parte della borghesia e del ceto medio e come tradimento da parte dell'opinione pubblica italiana che si riconosceva nell'intervento e nella vitorria.A queste cause di crisi e di perdita dei consensi del ceto politico liberale si aggiunsero altre di natura economica. Fu un errore di Orlando a rompere le trattative per poi riprenderle senza aver ottenuto alcunchè e pensare di secretare tutta la questione della politica estera e delle trattative di pace come se si potesse tornare indietro nel tempo. Fu un segno di debolezza da parte di NITTI subire l'OCCUPAZIONE DI FIUME da parte dei legionari guidati da D'Annunzio. Questi eventi rafforzarono la frattura nel mondo politico italiano del tempo e della contrapposizione tra interventisti e neutralisti,essa concorreva tra liberali,democratici e destra nazionalista. Questa frattura attraversava anche il ceto politico liberale,con esponente Giolitti,fautore della neutralità. Nel dopoguerra tutti i movimenti che si riconoscevano nell'ampio e contraddittorio crogiuolo del REDUCISMO contribuirono a frantumale il ceto politico liberale indebolendolo. PIANO ECONOMICO-> L'occupazione delle terre e la conflittualità nelle industrie avevano spinto il padronato italiano a intervenire per mezzo delle LEGHE ROSSE E DELLE LEGHE BIANCHE soprattutto nelle campagne. Le grandi industrie tentarono l'assalto alle grandi banche,per rafforzare il proprio potere.La natura delle banche interne,era tale da lasciar intendere che aleggiava nell'aria una crisi bancaria che si verificò nel 1921 con il fallimento della Banca di sconto e con il collasso del Banco di Roma,salvato da Mussolini previo accordo segreto con la Santa Sede nel 1923.Inoltre il debito pubblico era alle stelle e l'inflazione galoppante. Contro gli effetti dell'inflazione il movimento operaio italiano organizzato in tre grandi confederazioni CGDL CIL ULDL fu in grado di mettere in atto azioni rivendicative di difese dei salari. Il ceto medio impiegatizio,pubblico e privato fu colpito da una drammatica perdita di status economico e sociale in un età storica nella quale la distanza fra salari e stipendi fra colletti blu e bianchi era cospicua. LA LEGISLATURA 1919-19121 La crisi fu accelerata dai risultati delle elezioni politiche del 1919.Il ceto politico liberare prese la maggioranza. I 100 seggi conquistati dai popolari e i 156 conquistati dai socialisti misero il governo nella condizione di collaborare con un gruppo popolare per avere la maggioranza parlamentare. Si trattò di una collaborazione difficile,perché i popolari avevano eroso i consensi liberali. Quindi il ceto politico doveva collaborare con coloro che avevano contribuito alla sua sconfitta. Inoltre il ceto politico si era fortemente meridionalizzato. In più la perdita di consensi nei collegi settentrionali toglieva al ceto politico liberale il raccordo con l'area territoriale più dinamica e progredita del paese,quella che esprimeva le forze del cambiamento e dalle quali non si poteva prescindere nel governo del paese. Il governo NITTI fu costretto ad attivare una collaborazione con i popolari,non riuscì ad affrontare e risolvere i nodi aperti della politica estera,come la questione di FIUME e la contraddittoria gestione dell'Albania che era occupata dalle truppe italiane. Il ritorno di Giolitti al potere nel giugno del 1920 sembrò essere un momento di svolta verso la ripresa di forza e di credibilità delle istituzioni. Giolitti chiuse la questione di Fiume previo accordo con il governo jugoslavo (TRATTATO DI RAPALLO). Fiume fu dichiarata città libera e il governo fece sgombrare D'Annunzio e i legionari. Fu sistemata anche la questione adriatica che si trascinava con i confini della Venezia Giulia estesi fino a Monte NEVOSO e con l' acquisizione delle isole di Cherso e di Lussino. L'Italia rinunciò alla Dalmazia. Sul piano interno Giolitti varò alcune riforme come l'introduzione della nominativa dei titoli azionari che rispondevano ai criteri di giustizia sociale che favorivano il coagulo di interessi finanziari contro Giolitti anche di natura ecclesiastica. Vanno inoltre aggiunte l'aumento delle tasse di successione e l'avocazione all'erario dei sovrapprofitti di guerra->PROVVEDIMENTI UTILI A RISANARE LA FINANZA PUBBLICA CHE GIOLITTI USO PER RIAPRIRE IL DIALOGO CON LA SINISTRA SOCIALISTA. Inoltre fu motivo di contrasto con il gruppo socialista l'abolizione del prezzo politico del pane.Giolitti inoltre gestì con moderazione il momento culminante del biennio rosso,l'occupazione delle fabbriche.La serrata proclamata dall'Alfa Romeo nell'agosto 1920 CONTRO L'OSTRUZIONISMO MESSO IN ATTO DALLE MAESTRANZE FECE SCATTARE L'OCCUPAZIONE DELLE
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