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La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso: analisi e contesto storico-culturale, Appunti di Italiano

Controriforma e letteraturaPoeti italianiEpica e NarrativaRinascimento e Manierismo

La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, un poema epico del XVI secolo che riflette i dettami della Controriforma e le tematiche liriche e narrative del tempo. Vengono esplorati i personaggi, i temi, lo stile e il contesto storico-culturale in cui fu scritto il poema, soffermandosi sulla personalità inquieta di Tasso e sull'interpretazione allegorica del testo.

Cosa imparerai

  • Quali temi sono affrontati nella Gerusalemme Liberata?
  • Qual è il contesto storico e culturale in cui fu scritta la Gerusalemme Liberata?
  • Come interpretare l'opera in chiave allegorica?
  • Come si riflette la Controriforma nel poema di Tasso?
  • Chi sono i personaggi principali e quali ruoli svolgono nel poema?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 16/09/2022

beatriceconsonni_
beatriceconsonni_ 🇮🇹

4.7

(54)

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Scarica La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso: analisi e contesto storico-culturale e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! MANIERISMO Alcune cose riguardo al manierismo sono più chiare altre meno delineate. Sostanzialmente è un'età di passaggio, il nome è preso in prestito dalla storia dell'arte, è un'età che ha il punto di certezza nell'avvio, siamo nel rinascimento, nella fase dell'umanesimo. Sappiamo molto bene che finirà poi nel 600, con l'inizio del barocco. Lo collochiamo nella seconda metà del 500, periodo in cui si sono perse progressivamente una serie di incertezze e non si hanno punti di riferimento chiave. È una età di passaggio che apre le porte all'età del barocco, età di profonda crisi. Non ci sono veri e propri artisti appartenenti a questa corrente, che hanno quindi un'inquietudine e un'incertezza dell'animo. Una figura di spicco è Tasso, riflette benissimo la crisi del suo tempo, fa di questo suo tormento una continua rielaborazione. Viene definito con il periodo di manierismo il momento in cui: 1. L'Italia ha perso la sua indipendenza, diventa una dominazione spagnola con un sovvertimento di moltissimi valori come la libertà , autonomia di governi, il prevalere di una categoria sociale aristocratica italiana. 2. Concilio di Trento, 1555, da una risposta alle tesi di Lutero del 1517, vengono stabiliti dei punti fermi dal punto di vista dogmatico, dal punto di vista istituzionale vengono ristabilite le gerarchie. L'ordine religioso che si occupa di ristabilire l'ordine è la compagnia dei gesuiti di Ignazio di Loyola. Questo concilio ha la volontà di risanare una chiesa decisamente malversata però risponde con un rigore che diventa rigidezza e intolleranza, questo avrà il suo apice nel 600. Viene da rinvigorita la Santa Inquisizione, il suo potere riacquista vigore, non si occupa solo di processi religiosi ma anche penali. 3. Processi delle streghe, simbolo dell'estrema ignoranza del tempo, per essere processate bastava essere belle, avere un neo. Il manierismo è il momento in cui nascono le incertezze riguardo cose che prima o sembravano essere punti di riferimento come ad esempio le conseguenze che sono avvenute con il tempo, la scoperta dell'America, perdita di centralità del mediterraneo, scoperta del nord Europa, scisma tra cattolici e protestanti. Cominciano a sentirsi gli effetti del fatto che l'Italia, centro della cultura europea, diventa un territorio di secondaria importanza. La cultura si sposta verso Nord, là dove c'è un ingresso di merce e di ricchezze significativo.  Non si può dimenticare l'iniezione di oro e materie prime che arrivano grazie ai commerci non europei, cambiano le sorti dell'Europa, che fino a questo momento era autosufficiente, ora lascia impoverire le proprie risorse. Il termine manierismo è preso dalla storia dell'arte, è un termine che da il nome ad un epoca a cui non si sa dare un nome, non c una corrente di pensiero che faccia scuola, c'è soltanto un'inquietudine talmente diffusa che rende gli uomini insicuri, capaci di comprendere  che l'ottimismo del rinascimento non corrisponde alla verità e non è abbastanza. Non ci sono motivi forti che riformulino un pensiero. Il termine maniera indica lo stile per eccellenza, è stato quello dei grandi artisti che hanno vissuto in Italia, Leonardo, Raffaello e Michelangelo ecc... Gli artisti si rifanno alla maniera di questi pittori, semplicità. Questi autori del 500 come ogni autore e artista non possono astenersi dall'inserire qualcosa di proprio e innovativo, i manieristi sono coloro che ripropongono la bellezza dei grandi maestri filtrandola dall'inquietudine, é una bellezza non più perfetta e solare ma ha in se un chiaroscuro o un contrasto, un qualcosa di irrisolto e non detto. Nel manierismo qualcuno si affida alla classicità qualcuno invece l'abbandona. Il libero pensatore cessa di esistere, come Boiardo o Ariosto. TORQUATO TASSO, vita e opere I primi anni della sua vita sono quelli più sereni, infanzia e giovinezza sono segnate da infelicitá. C'è coincidenza che tra vita di tasso è apertura e chiusura del concilio di Trento, vivrà questi eventi molto da vicino con una sensazione di obbligo.a La prima manifestazione di angoscia e infelicità è nei confronti della corte e dei suoi dipendenti che lui non accetta di buon grado e con cui non riesce a collaborare, con eventi anche clamorosi, sentendosi perseguitato lancia un coltello ad un servo. In questo momento sta scrivendo alla corte degli Estensi due opere importanti: Aminta, dramma pastorale e Gerusalemme Liberata Il rapporto con questi testi scritti ė estremamente infelice ed inquieto, non è mai soddisfatto del livello raggiunto, porta inquietudine soprattutto da un punto di vista morale etico e religioso. Non gli sembra di essere abbastanza allineato con le regole del Concilio di Trento o con la Chiesa di Roma. Deciderà di sottoporre il suo testo all'opinione di alcuni critici, sottoporre due volte se stesso ad un esame presso la Santa Inquisizione per essere sicuro di essere conforme alle opinione della Chiesa. Una reazione all'inquietudine è l'incapacità di stare fermo, si sposta a Padova, Firenze, Urbino, Torino, per far vedere che la sua esperienza a corte deve essere più voluta e curata, ma nessuno se lo fila.* Tutte le opere che Tasso scrive sono incapaci di allinearsi con una tradizione già scritto, mostrano sempre una personalità così individuale originale e notevole da farci apprezzare questo uomo come letterato. Sicuramente tra le tante opere che scrive sono 3 quelle che mostrano questa sua sensibilità: 1. Le rime, viene scritto un canzoniere che doveva allinearsi con la poesia petrarchesca, pochissimi sonetti, quasi nessuna canzone, metro molto più sciolto in cui l'autore può muoversi a suo piacimento, delicatezza e un riversare se stessi che non si vedeva da Petrarca 2. Aminta 3. Gerusalemme Liberata, poema che viene scritto almeno due volte, prima "conquistata" poi "liberata". Scrive poi una serie di testi apologetici che vogliono motivare questo testo in maniera eccessiva. Libro pagina 82 AMINTA È un’opera pastorale commissionata nel 1573 per il mondo della corte. Quest'opera aveva lo scopo di intrattenere aristocratici e abitanti di corte durante i festeggiamenti, viene rappresentata sull'isola di Belvedere sul Po, dove si prevede che tutta la corte momentaneamente si trasferisca, e che ci sia una integrazione tra mondo fittizio della recitazione e naturale della scenografia. In realtà tutto è spostato in un cronotopo inesistente e non realistico, per i cortigiani stessi e per il gusto di Tasso in alcune figure che recitano è possibile che alcuni cortigiani si riconoscano, questo distacco è solo preteso. A livello tematico tasso si rifà ad autori antichi, le due figure di spicco sono Teocrito e Virgilio, per quel che riguarda la ripresa delle tematiche pastorali sicuramente c'è un risveglio di interesse già dalla fine del 400, oltre a Giraldi Cinzio con "Egle", c'è anche da ricordare Jacopo Sannazaro. Grazie a questo rinnovato interesse c'è una  coincidenza a livello di temi ma un rinnovamento a livello di genere letterario, le opere dei predecessori sono più egloghe. C'è una volontà di attualizzare le tematiche pastorali perché l'ambiente zone bucolica e l'inserimento di queste figure topiche di miti e satiri, nasconde il riferimento a qualcosa di più vicino, la vita di corte e il periodo storico in cui tasso vive. Perché a livello esteriore l'Aminta, rispetta le regole aristoteliche della cerca di persuaderla, ma poi patteggiano una soluzione che salvi le facciate, con la scusa di creare una residenza estiva per Renata costruiscono un palazzo ad Argenta, fuori da Ferrara, dove lei vivrà. Questo luogo diventa un luogo di protezione di protestanti, raccolta di libri censurati e indicati come da bruciare sul rogo, lei conosce personalmente e ospita Calvino. Diventa un luogo importantissimo, questa fama si diffonde in Italia e attira l'attenzione della Santa Inquisizione. Il figlio Alfonso II si mostra più intransigente del padre in seguito alla sua morte e impedisce alla madre qualsiasi autonomia o indipendenza, allora Renata se ne va dall'Italia a Montargis ricreando quella condizione del palazzo di Argenta. Tasso con la sua personalità così inquieta si sottopone per due volte ad una sorta di esame da parte dell'Inquisizione, e i suoi scritti al vaglio della censura per essere conforme alla Chiesa in realtà, ma che in realtà scrive testi che così conformi non sono (vedi Aminta). Renata di Francia risveglio l'inquisizione e un'attenzione speciale per i protestanti, meglio quindi allontanare un poeta anche se illustre che non fa altro che creare un ulteriore disagio all'interno della corte.  PROEMIO GERUSALEMME LIBERATA Ha una scansione classica, la prima ottava coincide con la propositio, la seconda e la terza con l’invocatio e la quarta ottava coincide con la dedica. PRIMA OTTAVA Deve contenere una sintesi estrema del tema degli argomenti che si svilupperanno in tutto il poema. Immediatamente presenta un personaggio fondamentale che è l'eroe Goffredo, personaggio chiave per i crociati, figura di riferimento intorno alla quale ruota tutto il resto. Vengono poi indicate le faticose imprese umane che hanno come obiettivo liberare il sepolcro di Cristo dalla potenza degli infedeli. Si sottolinea come le imprese umane abbiano obiettivo di vittoria del bene sul male e alla imprese umane siano condotte in parallelo imprese celesti, quindi la contrapposizione diventa tra popolo degli infedeli e dei fedeli, ma fra cielo e inferno dall'altro. Termine chiave è "erranti", compagni di Goffredo connotati da questo aggettivo che ha una duplice accezione, sono coloro che errano nel senso di sbagliare, e che errano nel senso di incapacità di restare stabilmente fissi e concentrati nell'unico luogo che merita la loro attenzione, si permettono un allontanamento dalla missione spirituale e religiosa che invece è il punto fisso per Goffredo stesso. L’INTERPRETAZIONE DI ZATTI E CARETTI Critica di Zatti su questa parte centrale dell'ottavo uno che vede la contrapposizione di bene e male. Zatti prende le mosse da un altro critico ovvero Caretti, il quale per parlare di questa opposizione usa il termine di "bifrontismo" e dice che tutta la Gerusalemme si costruisce su questa forte antitesi, attraverso la presentazione di due popoli diversi, cristiano e pagano, e da tutte le antitesi che da questa conseguono. I due popoli diventano rappresentanti  depositari del bene e del male, di virtù positive e virtù negative, valori e disvalori, addirittura individua linguaggi differenti che sono utilizzati per descrivere i cristiani e i musulmani. Quando Tasso parla dei Cristiani e della vera fede, di coloro che combattono per la verità e che vogliono conquistare legittimamente un territorio utilizza un linguaggio estremamente rigoroso, costruisce personaggi modelli di virtù, come Goffredo e i suoi compagni. Questo eroe resta Fedele ai propri principi e intenzioni dall'inizio alla fine del poema. È questo comporta una stasi nelle descrizioni. Al contrario ciò che è pagano che alla fine è dichiaratamente condannato, viene descritto attingendo a quei caratteri e a quegli aspetti che sono stati propri del poema nella tradizione precedenti a Tasso che faceva riferimento ad Eros e Magia, i pagani per cercare di mantenere i loro possedimenti utilizzano arti che non possono essere ammesse dalla religione cattolica, dalla morale e dalla santità a cui Goffredo aspira. Per descrivere il mondo pagano si abbandona il registro stilistico del rigore e si lascia spazio a tutto ciò che è fantasia e evasione. I pagani sembrano più interessanti, Zatti definisce questo primo aspetto come una mancata coincidenza tra ideologia cristiana e identificazione in essa perché il lettore è spinto ad aderire al mondo degli infedeli, più vivace ed entusiasmante. Non va bene perché si perde l'obiettivo, Tasso avrebbe voluto razionalmente l'esatto contrario, si rende conto di avere sortito l'esatto contrario, qui Tasso sviluppa una grande inquietudine nei confronti del poema. L'ideale cristiano che è esaltato completamente in realtà crea personaggi statici e noiosi, non riusciti, i Cristiani risultano interessanti solo quando sbagliano o si distaccano. Zatti analizza questa situazione è cerca di spiegarla penetrando la psicologia di Tasso concludendo che Tasso non ha affatto parlato di Cristiani e Musulmani, ha creato due eserciti rappresentano due età, momenti culturali dell'occidente e della cristianità, uno rappresenta il male è uno il bene, il primo è rappresentato dall'Umanesimo il bene dalla Controriforma perché nel primo rinascimento c'erano costumi più laici e tolleranti che potevano far scivolare verso il male, ma nella controriforma si va verso un intolleranza. Non viene presentata una vera guerra di religione ma tra male e bene, in realtà la lotta per l'egemonia si instaura tra due sistemi, codici di valori ideologici e di norme di comportamento presenti nell'occidente e nell'arco del 500, e tra loro inconciliabili. Non si presenta una sorta di opposizione tra Gesù e Maometto, ma tra Dio e Satana, il male completo non è il paganesimo ma dai valori dell'umanesimo edonistici e terreni, promossi nel periodo del primo rinascimento e dell'umanesimo. Gli ideali cavallereschi sono superati e la virtù e l'onore devono essere esaltati dai pagani perché sono pensati come secondari rispetto ai valori della vera fede. Tasso non vuole ricostruire una confessione religiosa diversa dal cristianesimo, non importa in realtà quale sia il pensiero religioso diverso da quello dei cristiani ci si concentra invece sull'analisi di quegli aspetti di bene e di male che due momenti storici hanno proposto e che per il presente di chi scrive non possono essere tollerati o presenti nello stesso momento, non possono convivere. Si crea questo bifrontismo di Caretti che avrebbe una natura più profonda di quello che era stato prospettato.  SECONDA OTTAVA Da un punto di vista strutturale siamo nel momento dedicato alla invocatio. Si sottolinea come si rivolga ad una musa cristiana e non ci sia il consueto rivolgersi alle muse classiche o a una classica divinità della poesia. Per quel che riguarda l'identificazione con questa musa che ha sede nei cieli che ha una corona di stelle ed è circondata da beati cori, due sono le possibilità. Alcuni dicono che si tratti di Urania, già presente nella classicità ma trasformata in musa cristiana dagli autori, oppure altri critici pensavano che Tasso facesse riferimento alla Vergine. Dopo i primi quattro versi abbiamo un distico costruito in climax. Le tematiche sono simili ai discorsi sull'arte poetica, nel tentativo di difendere il suo poema Tasso scrive questi discorsi giustificando la sua modalità di scrittura che può sembrare in qualche modo dispersiva, lui invece dice di avere ben chiaro ciò che vuole ottenere, ovvero essere conforme alla cristianità, ma vuole anche rifarsi a contenuti divergenti rispetto a quelli principali per tenere stretta a se l'attenzione del lettore e perché prende esempio dal mondo stesso, pur essendo un unico creato si sviluppa con una grande varietà di elementi.  In questo distico finale dell'ottava due si chiede perdono per aver arricchito di elementi e accessori di abbellimento lo stile e le pagine che volevano trasmettere verità e saldi principi. Nella terza ottava continua il discorso impostato nella precedente e spiega con una dichiarazione di poetica quale sia il fine della poesia per chi scrive. Per fare ciò Tasso si rifà al proemio di Lucrezio dove si esprime il concetto del miscere utile dulci, quindi sottolinea come i principi della vera fede e della cristianità possano essere infusi nel lettore attraverso la bella poesia, principi che fossero soltanto esposti a livello teologico riuscirebbero estremamente difficili e incomprensibili. Strano che l'esempio e la finalità del poetare siano stati ripresi da un testo poema e didascalico ma pagano. La QUARTA OTTAVA rimanda alla dedica topicamente. La dedica è ad Alfonso II, viene elogiato anche se in una maniera indiretta e velata, di lui si riconosce il merito dell'accoglienza a chi scrive.  ● Metafora abbastanza ricorrente nella poesia, metafora di vita come percorso in mare aperto, sicurezza nell'esistenza come possibilità di accesso a d un porto sicuro, fatiche della quotidianità come tempeste da sopportare durante la navigazione.  ● Errante, volutamente Tasso ripropone il termine volendo conservare entrambe le accezioni proposte, lui è persona che spesso si allontana e devia dalla traccia di vita che gli capita di vivere ma lui è anche personaggio che si sente frequentemente in errore, pensa che il duca possa essere per lui un punto di riferimento in cui rifugiarsi.  ● Carte, riprende il termine conclusivo dell'ottava due, le carte sono la poesia frutto di fatica e impegno, oggetto di dono per il signore ● Si augura che questo Alfonso sia un nuovo Goffredo. Anche nella fine della quinta ottava. CANTO XII, il duello di Clorinda e Tancredi Gli antefatti fanno intuire come la situazione a questo punto sia avviata. Già nel canto I c'era stato un incontro tra Tancredi e Clorinda, il primo appartiene all'esercito cristiano, valorosissimo combattente tra i più capaci e forti, Clorinda è una guerriera pagana, è degna del rispetto di tutti perché è capace, forte e astuta, assolutamente temibile, facilmente riconoscibile perché indossa armi bianche non nere, quando lei agisce tutti sanno chi sia. Nel primo incontro casuale Tancredi alla sola vista di lei si innamora mentre lei non prova niente, prova un sentimento di violenza e se non fosse che sente l'avvio intarsi di altri cavalieri forse l'avrebbe ucciso. Ci troviamo in un momento dell'assedio, i cristiani circondano le mura di Gerusalemme con delle macchine da guerra in punti strategici che gli garantiranno la vittoria, i Saraceni sono assediati e cercano in ogni modo di contenere la violenza dell'assedio e ribaltare le sorti della guerra, ci sono alcuni tra gli infedeli che non riescono a prendere sonno proprio perché continuano a pensare e cercano di trovare delle soluzioni alla situazione. PRIMA OTTAVA gli assedianti cercano di studiare un modo aggressivo per irrompere in città mentre gli assediati cercano di riconquistare la posizione perduta, entrambi curano i propri feriti. SECONDA OTTAVA  Clorinda è colei che ha l'anima famelica d'onore ma non può in questo momento, assediata, manifestare il suo valore. Argante è un altro personaggio importante. Per non farsi vedere Clorinda non può indossare le sue armi bianche, indossa delle armi nere in modo che nel buio della notte venga meno individuata, ma così perde la sua identificabilità, chi la vede non la riconosce, vede soltanto un guerriero qualsiasi. TERZA OTTAVA Contrapposizione tra gli altri guerrieri e se stessa, Argante ha compiuto azione di guerra molto cruenti ma che sono servite per ottenere un risultato, mentre lei si è tenuta lontana dalle armi ma è si è limitata a lanciare frecce, si lamentò del suo compito da donna. QUARTA OTTAVA È difficile per una donna ottenere una pari età di ruoli all'interno dell'esercito, viene sempre tenuta in disparte mentre lei sente la necessità di fare altro. Tanto vale che si vesta da donna e si faccia monaca, chiusa in una stanza. 2. La notte porta assenza di pubblico, ma sarebbero le azioni compiute degne di un grande pubblico. 3. Si da anche una determinazione di tipo cronologico, il duello inizia nella profonda notte e dura molte ore. 4. La notte ha valenza di tipo simbolico, assenza di Dio e buio dell’anima, superata invece dall’alba che porta invece con se il messaggio della vera fede e della cristianità. C’è una cura formale molto alta, due campi semantici, quella della notte, del silenzio e della mancata partecipazione all’azione e quello della luce, della gloria e della virtù. CANTO XVI, il giardino di Armida Dopo che Carlo e Ubaldo sono approdati alla riva di una delle Isole Fortunate, si trovano davanti a questo luogo. Il giardino è frutto di un incantesimo, percorso da giardini quasi impenetrabili, perché non tutti possono arrivare alla parte centrale dell’edificio, ha quindi funzione di protezione grazie a tutta una serie di incantesimi. Inizia un problema che coinvolgerà il lettore con i suoi protagonisti, il gioco dell’apparenza e della realtà, è un incantesimo così ben fatto che quello che appare agli occhi risulta vero, ma niente lo è, l’inganno sta nel non riuscire a distinguere da ciò che esiste e ciò che sembra esistere. Dal momento che Carlo e Ubaldo sono spettatori di questo incantesimo, se si fidano del senso della vista si confondono. È una magia di così alta fattura che non permette all’occhio umano di intravedere l’errore, ciò che si vede è così perfetto da risultare degno di ammirazione. All’inizio del canto, il poeta descrive il palazzo in cui vive Armida. Il muro esterno circolare, racchiude una serie di portici tortuosi quanto un labirinto che al loro interno racchiudono un meraviglioso giardino. Per accedere, esistono cento ingressi, ma Carlo ed Ubaldo entrano da quello principale. Attraverso i loro occhi, il poeta descrive i bassorilievi di cui sono ornati i due battenti che rappresentano scene in cui gli eroi sono stati in qualche modo attratti dalle bellezze femminili (Ercole e Iole, Antonio e Cleopatra). →Le porte d’oro sono abbellite e scolpite con una preziosità meravigliosa, con le gesta delle battaglie storiche come Ottaviano e Antonio. Questi due eserciti che si scontrano in un violentissimo colpo, ci si sofferma su Antonio, perché segue Cleopatra, colei che ama, in cui ritrova il suo piacere, è metafora di quello che il lettore proverà, troveremo Rinaldo che segue Armida, che non si libera di lei, perché succube e dipendente. →Carlo e Ubaldo sono stati dotati di una serie di oggetti che saranno utili per contrastare la magia di Armida, i loro oggetti sono frutto altrettante di magia, hanno un libro che contiene una mappa con dei percorsi da seguire per non perdersi in questo labirinto (tema già affrontato), prospettiva di raggiungimento di qualche obiettivo, in questo caso arrivare a Rinaldo. →il giardino si apre su una zona vicino a dove Armida vive, è bellissimo, qui il giardino è costruito come un locus amoenus, è frutto però di un incantesimo, perciò non è un vero locus amoenus dove chi arriva prova benessere, empatia con la natura, desiderio di canto e di poesia, ma è un locus amoenus solo in apparenza, che confonde in un certo senso, è troppo perfetto. →”E quel che il bello, e il caro accresce all’opre, L’arte che tutto fa, nulla si scopre.” L’artificio della magia che qua crea ogni aspetto visibili, accresce gli elementi di bellezza e preziosità ma non si svela mai come artificio. Quindi, i due giovani entrano nel labirinto in cui riescono a districarsi facilmente grazie alla pianta dell’edificio che il veglio d’Ascalona ha dato loro. Arrivati nel giardino, vedono ciò che di più bello può creare l’arte come se la natura e l’arte si confondessero una con l’altro: piante, erba, fiori, ruscelli, frutti, uccelli che gorgheggiano. →L’arte nel giardino imita la natura, si alternano parti in cui si vede la coltivazione diretta dell’uomo a parti in cui la natura è più spontanea. La natura sembra che per scherzo imiti l’imitatrice di natura ovvero l’arte, si scambiano le parti, la natura sembra cosi perfetta che sembra imitare la bellezza dell’arte che dovrebbe avere per imitazione la natura stessa. Questa natura è troppo perfette perché non esiste una natura che faccia coesistere più stagioni insieme, un fiore nel giardino di Armida quando nasce è già maturo e pronto a rigenerarsi (fico, mela ed uva, tre frutti per tre stagioni). →All’interno di questo richiamo sonoro e uditivo rappresentato dalla presenza degli uccelli che cantano c’è qualcosa che fa compiere al lettore una sorta di scatto. Il rumore del vento si mescola al canto degli uccelli. Si riprende il simbolo della rosa, ricorrente e facilmente decodificabile nei suoi significati, simbolo di caducità, bellezza, profumo ma anche amore sensuale, che avvolge e conquista l’amante facendolo scivolare in un amore carnale. “stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus “ La rosa del giorno prima perdura solo nel nome, la rosa fiorisce subito, la rosa colta in un giorno nel giorno successiva è già morta, diventa simbolo di caducità, noi in realtà possediamo soltanto nudi nomi. Questo pappagallo è definito mirabil mostro, si attribuisce ad esso un discorso che ha come oggetto la vanità delle cose e la vanità dell’amore, ma in una prospettiva di chi proprio consapevole della fugacità dell’amore e della bellezza della gioventù, cerca di valorizzare e fare propri questi momenti, il messaggio che viene vincolato può appartenere solo al codice dei pagani, quindi anticristiano. La rosa è paradigma di gioventù e amore, di cui bisogna approfittare e avvalersi con la massima velocità possibile. Questa rosa ha alcune connotazioni, modesta e verginella, mezzo aperta e mezzo ascosa, baldanzosa dispiega, allegoricamente si parla della rosa per parlare di una fanciulla, che ostenta la sua bellezza. Nello stesso modo si apre alla maturità e poi appassisce, non sembra più quella che si desiderava poco prima. Sembra soltanto il paradigma di una bellezza fugace, ma nell’ottava 15 diventa un paragone. La natura ritorna con la primavera ogni anno a fiorire e non invecchia mai mentre per la vita dell’uomo questo ritornare non è possibile, si invita quindi il lettore a cogliere la rosa. Ci sono due fonti letterarie a cui Tasso si rifà nell’ottava 15: 1. Dante, Paolo e Francesca nell’Inferno nell’ultimo distico “Cogliam d’Amor la rosa: amiamo or quando Esser si puote riamato amando.” 2. Catullo, nel Carmen V, fa un invito ad amare, per la natura ritornerà una nuova primavera ma non per l’uomo, perché per egli porta solo ad un progressivo invecchiamento. Nell’ottava 16 ci sono altre 3 fonti: 1. Il quarto verso è una citazione di Petrarca "Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena". 2. Ovidio, “Par che la dura quercia, e ’l casto alloro.” 3. Lucrezio, sicuramente qua è falsa riga nel momento in cui descrive l’amore come questa forza dettata da una istintualità innegabile e irreversibile. Un pappagallo, ricorrendo all’immagine della rosa che appena fiorita, quasi subito sfiorisce, invita i due giovani ad approfittare delle dolcezze dell’amore finché l’età lo permetta. In mezzo a tale spettacolo intravedono Rinaldo ed Armida: il giovane è in ammirazione della donna, a cui sta cospargendo le chiome di fiori, tenendole uno specchio affinché essa possa specchiarsi. Carlo e Ubaldo procedono rigidi, cercando di non lasciarsi attirare dalle bellezzee le vaghezze attorno a se. Vedono i due amanti. La donna è seduta sull’erba e Rinaldo e steso su di lui, lei si guarda nello specchio, lui guarda gli occhi di lei, che diventano per lui lo specchio. Lei ammira se stessa, è un tipo di amore in disequilibrio tra i due amanti, lei ha un amore narcisistico in cui contempla se stessa, lui ha un amore totalmente dipendente. Lo specchio è l’oggetto simbolico del legame perverso e in disequilibrio erotico tra i due. Entrambi ammirano un solo oggetto ovvero Armida. Fonte letteraria della postura di Armida e Rinaldo, Lucrezio nella descrizione della postura classica di Venere e Marte. La donna che in tutti momenti della vita subisce la prepotenza, nel momento dell’amore pretende servitium amoris, detta le regole del gioco. Lei è seduta,, lui semidisteso sul busto di lei, lei si piega ad arco sopra di lui dandogli dei baci quando li chiede. C’è un riferimento inoltre anche alla pietà di Michelangelo, che ha preso la posizione degli amanti e l’ha rivoltata. Tasso sa di aver creato questa altissima poesia che la sua mente rifiuta. Gli specchi offrono una realtà che a furia di riflettersi in immagini che sono soltanto rispecchiate, progressivamente si solleva dalla realtà. Lo specchio è un oggetto piccolo nel quale si raccoglie una realtà enorme. Diventa un gioco di immagini riflesse, gli occhi di Rinaldo e Armida...è una realtà che coinvolge in esclusiva il senso della vista, è quello inoltre che più facilmente porta ad una intellettualizzazione della realtà. XXV Chestos>È un addensamento di questi elementi che in enumerazione con reiterazione del polisindeto vengono elencati, si capisce subito la natura magica di questo amore che è racchiusa all'interno dell'oggetto, che diventa protagonista dell'incantesimo, attraverso di esso, Armida domina, sono racchiuse all'interno tutte le sfaccettature dell'amore. XXVI Lei può uscire dal giardino perché conosce le carte magiche mentre lui no, si muove da solo tra le
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