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Appunti sull'età giolittiana, Appunti di Storia

L'Età Giolittiana è un periodo di storia italiana che va dal 1901 al 1914, caratterizzato dalla figura di Giovanni Giolitti. la politica economica e sociale di Giolitti, che mirava al superamento della crisi di fine secolo e all'elevazione del tenore di vita dei cittadini, in particolare degli operai e dei lavoratori. Il documento evidenzia anche l'apertura al movimento operaio e alle organizzazioni dei lavoratori, l'industrializzazione del Nord e le leggi speciali per il Mezzogiorno. L'Età Giolittiana si conclude con la crisi del sistema liberale, preparando il terreno per il regime autoritario fascista.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 20/06/2022

margherita.1958
margherita.1958 🇮🇹

4.5

(4)

195 documenti

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Scarica Appunti sull'età giolittiana e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Età Giolittiana L’Età Giolittiana è il periodo di storia italiana che va dal 1901 al 1914, così denominato perché il liberal-democratico Giovanni Giolitti fu la figura dominante e di maggiore risalto. Il suo programma politico era mirato al superamento della crisi di fine secolo, considerava necessario per il decollo dell’economia italiana sostenere la domanda interna, al fine di elevare il tenore di vita del maggior numero di cittadini, soprattutto di operai e lavoratori. Per questo considerò un’apertura al movimento operaio e alle organizzazioni dei lavoratori, riconoscendone la legalità; nel 1906 fu infatti ufficialmente fondata la CGL (Confederazione Generale dei Lavoratori), in cui erano riuniti vari sindacati. La sua politica ebbe il merito di modernizzare le strutture istituzionali in una prospettiva più democratic, tenendo però a bada le tendenze reazionarie e rivoluzionarie. Sostenne inoltre l’industrializzazione, seppur maggiormente localizzata nel Nord; l’Italia passò così dall’essere un paese agricolo ad essere un paese agricolo-industriale. Emanò delle leggi speciali per il Mezzogiorno, nel tentativo di risolvere la «Questione meridionale» (ovvero il sottosviluppo del Sud rispetto al Nord), che aveva causato anche una forte emigrazione e un conseguente spopolamento dei territori. Significativa fu l’apertura ai socialisti e ai cattolici, ai quali il Non Expedit del papa impediva la partecipazione politica; Giolitti chiese quindi il loro sostegno in cambio di provvedimenti graditi alla Chiesa. Per quanto concerne i socialisti invece, già lacerati dal contrasto interano tra Massimalisti e Riformisti, Giolitti concesse ai secondi una diretta partecipazione al governo, sebbene il leader Filippo Turati rifiutò l’offerta, giudicando compromettente per il partito appoggiare un governo privo del sostegno delle masse. Nel 1912 concesse il suffragio universale maschile per le elezioni dell’anno successivo; a seguito di questo ci fu un incremento degli elettori (da 3 a 9 milioni), da cui trassero maggiore vantaggio proprio i partiti di massa. Tuttavia, la fine dell’Età Giolittiana evidenziò la crisi del sistema liberale, preparando il terreno per quello che poi sarebbe stato il regime autoritario fascista.
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