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Origini dell'Autobiografia Moderna: V. Alfieri e l'Autobiografia Intellettuale - Prof. Mel, Appunti di Letteratura Italiana

Una dettagliata analisi della nascita e dello sviluppo dell'autobiografia moderna attraverso il caso di vittorio alfieri. I criteri per la composizione di autobiografie, i motivi narrativi ricorrenti, le tipologie autobiografiche e la struttura della vita di alfieri. Il documento illustra come alfieri si ispirò a opere come la cartesiana discours de la méthode e come la sua autobiografia evolse dall'autobiografia intellettuale all'autobiografia borghese romanzesca.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 19/03/2024

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Scarica Origini dell'Autobiografia Moderna: V. Alfieri e l'Autobiografia Intellettuale - Prof. Mel e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! L’ AUTOBIOGRAFIA Philippe Lejuenne ci fornisce all’interno della sua opera Il Patto autobiografico, del 1975, la definizione di AUTOBIOGRAFIA: “RACCONTO IN PROSA CHE UNA PERSONA REALE FA DELLA PROPRIA ESISTENZA PONENDO L’ACCENTO SULLA SUA VITA INDIVIDUALE, IN PARTICOLARE SULLA STORIA DELLA SUA PERSONALITA’” Egli ha definito l’autobiografa attraverso il confronto di diversi testi preposti alla lettura. La definizione mette in gioco elementi che appartengono a 4 diverse categorie: - La forma del linguaggio - La situazione dell’autore - La posizione del Narratore - Il soggetto trattato Queste categorie e gli elementi in esse contenuti sono rispettati tutti solo all’interno dell’autobiografia, mentre invece, negli altri generi che trattano la “storia di una vita” sono sempre assenti uno o più di essi. Gli altri generi sono ad esempio le memorie, le biografie, il ritratto, il diario intimo, ecc… Egli spiega poi che cos’è il Patto Autobiografico e lo fa ponendo l’attenzione sulla differenza tra autobiografia e romanzo autobiografico. Lejuenne afferma come, se si resta sul piano del testo, tra i due non vi siano differenze; questo finché oltre al testo viene considerata anche la pagina del titolo contenente il nome dell’autore. Questa fa si che si possa vedere e verificare l’identità del nome: cioè quella corrispondenza che si trova tra autore- narratore e personaggio. Il patto autobiografico è quindi l’affermazione di questa identità nel testo, che rimanda in ultima istanza al nome dell’autore sulla copertina. È necessario inoltre aggiungere che le forme del patto autobiografico sono molto diverse ma tutte manifestano l’intenzione di onorare la propria firma. “PROGETTO AI LETTERATI D’ITALIA PER SCRIVERE LE LORO VITE”, 1721 Importante avvenimento per l’autobiografia è il progetto del conte veneziano Giovanartico di Porcìa, il quale progettò un’impresa sistematica e nazionale per raccogliere le autobiografie degli uomini illustri del tempo, per un’esigenza pedagogica e di fedele registrazione del dato oggettivo. Egli dettò anche i Criteri per la compilazione delle autobiografie, ai quali si attennero sia Vico sia Muratori. I criteri: - Elenco tappe del curriculum studiorum (dati personali) - Catalogo del cursus honorum (successione ordinata delle diverse magistrature/cariche) - Rassegna ragionata dei propri lavori - Regesto delle recensioni ricevute - Eventuali palinodie (qualsiasi scritto o discorso nel quale si ritrattino opinioni già professate) - Giudizio retrospettivo su una cariera da valutare nel portato pedagogico Il progetto del Porcìa è frutto di un preciso clima culturale, non solo italiano. Giovanartico di Porcìa, inoltre, si appoggia e prende spunto dall’opera Cartesiana Discours de la méthode, il quale prevedeva di: - Prospettare il quadro della propria vita in termini di histoire o di fable - Sottoporre la propria vita al pubblico giudizio ORIGINI DELL’AUTOBIOGRAFIA MODERNA Con il genere autobiografico si ha un’evoluzione e una differenziazione rispetto a quelli che possono essere considerati generi contigui: ELOGIO, ENCOMIO, MEMORIE, ... che fioriscono nelle Accademie nel 600 e nel 700. Queste infatti sono biografie “sans récit”, senza invenzione, che rispondono a uno scopo prioritariamente didattico-morale. L’autobiografia moderna deve la sua nascita al senso del divenire nella storia. ( collegamento: Per quanto riguarda il divenire della storia dobbiamo far riferimento a Gianbattista Vico, e ricordarci che egli è il padre dello storicismo) Di conseguenza anche l’autobiografia diventa un racconto di un divenire personale. Motivi Narrativi ricorrenti che ritroviamo nelle autobiografie: - Veridicità - lotta contro le avversità della natura (malattie), della società (indigenza), del caso (malasorte) - fatica per affermarsi - isolamento e dunque originalità del proprio lavoro intellettuale - modestia e invidia da parte degli altri Esempio importante di Autobiografia moderna da ricordare: ANDREA BATTISTINI, Lo specchio di Dedalo. Autobiografia e biografia, Bologna, il Mulino, 1990 TIPOLOGIE AUTOBIOGRAFICHE AUTOBIOGRAFIA INTELLETTUALE - È il racconto della vita di una persona che deve docere. - In essa vi è l’esigenza di verità e concretezza delle notizie, per cui la decorazione epidattica è sostituita dalla verità storica. (epidattico: discorso retorico indirizzato ad un pubblico generico con l’intento di dimostrare che l’eccellenza di una persona o di una cosa) AUTOBIOGRAFIA ROMANZESCA - Caratteristiche: borghese, analitica, si matrice settecentesca. - Il modello da cui prende avvio sono les confessions di Jean Jacques Rousse ELABORAZIONE DELLA VITA: PARTE PRIMA Lo studio dei manoscritti conservati presso la Biblioteca Medicea Laureaziana di Firenze consente di individuare le fasi di elaborazione della prima dell’opera: a) Prima stesura b) Seconda stesura c) Fase intermedia d) Terza stesura Luigi Fassò ha curato nel 1951l’edizione della Vita per l’edizione Nazionale delle opre di Alfieri (Asti, Casa D’Alfieri) e ha studiato la tradizione manoscritta del testo. Prima stesura Nel 1790 Alfieri è a Parigi e agli inizi della Rivoluzione Francese compone uno scritto sulla propria vita. Per questa prima stesura dovette certamente basarsi su una serie di appunti, prospetti cronologici, commentari: materiali preparatori vari di cui è facile ipotizzare la presenza nel suo laboratorio di scrittura, avendo orami varcato la soglia dei 40 anni. ATTENZIONE!! : Né tali materiali né la prima stesura ci sono pervenuti. Seconda stesura In un secondo momento sempre a Parigi, Alfieri attua una revisione e una completa e ordinata riscrittura della Prima Stesura. Il risultato ci è rimasto: (ms. 13) del fondo Alfieri della Biblioteca Laurenziana. Ms. 13 è uno scartafaccio rilegato in pergamena di cm. 25x 2°. Questo comprende abbozzi di rime, epigrammi, satire e altri scritti. La narrazione della Vita fino al 1790 è compresa alle cc. 133r – 188r (numerazione autografa 1-91). La ms. 13 fu pubblicata da Fassò nel 1951 e da lui riconosciuta come seconda stesura. In quanto alla datazione di questa sceonda stesura Fassò la fissò alla primavera del 1790. Mentre invece secondo Ferrero, la prima stesura risale al 1790, mentre la seconda si collocherebbe in epoca intermedia tra la primavera del 1790 e agosto 1792 (fuga da Parigi). Fase Intermedia La seconda stesura è a sua volta oggetto di ulteriore lavoro di revisione, modificazione e ampliamento. Le tracce di questo lavoro si trovano nel ms. 13, alle stesse cc 133r-188r perché si tratta di correzioni (varianti) e aggiunte interlineari e negli ampi margini. Queste testimoniano i cambiamenti strutturali nella divisione in capitoli e nello spostamento di parti nel testo, con alterazione dell’ordine narrativo. Datazione: forse in parte ancora a Parigi entro l’agosto 1792, poi in modo sistematico a Firenze a partire dal marzo 1798. ATTENZIONE!! : di questo lavoro non ci sono pervenuti materiali ulteriori rispetto alle varianti del ms. 13. Dovettero poi esserci molti materiali e carte sul suo scrittoio. LA CONVERSIONE Le più importanti aggiunte marginali alla seconda stesura in generale non si riferiscono ai fatti della vita concreta, ma a fatti della vita intellettuale, del lavoro dello scrittore, preludendo a quello che sarà l’aspetto “tecnico” della Parte Seconda. Indicano che Alfieri è tornato sul suo testo in un momento diverso e successivo rispetto a quello della composizione iniziale, con una intenzionalità ben precisa, ovvero far emergere la sua avvenuta CONVERSIONE alla poesia e la sua CONSEGUENTE VOLONTA’ DI FARSI AUTOR TRAGICO di affermarsi come poeta: EPOCA III, cap. 15, ovvero al centro dei 61 capitoli complessivi. Conversione è un termine religioso usato da Alfieri stesso, ma egli ha presente la tradizione da Sant’Agostino a Rousseau, via Petrarca. Terza stesura Nel 1798 Alfieri si fa preparare dal legatore due volumetti di cm 12 x 18 con copertina di cartone azzurro e taglio dorato. Ad essi affida la trascrizione calligrafica della Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso, con un lento lavoro che dura dal 1798 al 2 maggio 1803. È il punto d’arrivo di quanto iniziato nella fase intermedia: si giunge finalmente a quello che noi oggi leggiamo ELABORAZIONE DELLA VITA: PARTE SECONDA Con perfetto parallelismo rispetto alla Parte Prima, anche per la Parte Seconda si possono ricostruire le seguenti fasi: a) Prima stesura, della quale non ci è giunto nulla b) Seconda stesura affidata al ms.13, cc. 188v – 198v (numerazione autografa 92-100) con narrazione dei fatti dal 1790 al 1803 c) Fase intermedia con correzioni in interlinea e nei margini del ms.13 Manca l’ultima fase: il lavoro si interrompe con la morte di Alfieri, l’8 ottobre 1803, e dunque la parte seconda resta incompiuta. DATAZIONE FASI PARTE SECONDA Secondo Fassò , Alfieri prepara i materiali e compie la Prima stesura tra il 1797 e il 1803. La copiatura del ms. 13 avvenne tra il 4 e il 14 maggio. A seguire il lavoro di revisione della fase intermedia. Nel ms. 24 la copia calligrafica è apografa, di mano di Francesco Tassi ultimo segretario di Alfieri. ALFIERI CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE 1749, 16 gennaio (e non il 17, come è detto nella Vita) Nasce ad Asti Vittorio Alfieri dal conte Antonio Alfieri di Cortemilia (antica famiglia astigiana le cui memorie risalgono al XII secolo) e da Monica Maillard de Tour-non (famiglia savoiarda nota soprattutto per le importanti cariche militari ricoperte dai suoi membri e per la porpora cardinalizia di Carlo Tommaso, che fu tra i fondatori dell'Arcadia), vedova del marchese di Cacherano. Alla fine dell'anno muore il padre e la madre passa a terze nozze con il cavaliere Giacinto Alfieri di Magliano. 1749-1758 Vive nella casa d'origine sotto la sorveglianza di un precettore, don Ivaldi, che, a partire dal '55, gli insegna a «compitare e scrivere». 1758 Per volere del tutore, lo zio Pellegrino Alfieri (go-vernatore di Cuneo e viceré di Sardegna), entra nella Reale Accademia di Torino (sarà trasformata in Accademia militare solo nel 1816), destinata all'educazione dei «paggi e nobili di corte», ma anche ad accogliere come istituto scolastico e pensionato nobili di tutte le nazioni fino ai trent'anni. Alfieri vi resterà per circa otto anni, fino al 1766. 1765 Nell'autunno fa un primo «viaggetto» di dieci giorni a Genova. 1766, maggio È nominato «porta-insegne» nel reggimento provinciale di Asti. Dall'esercito si dimetterà nel 1774, dopo la nomina a luogotenente. Esce dall'Accademia, dove aveva seguito studi di grammatica, retori-ca, umanità, filosofia, frequentando anche, negli ultimi anni, corsi nell'attigua università, Dell'educazione, o piuttosto dell'ineducazione» ricevuta, l'Alfieri darà nella Vita un giudizio assai severo. Più efficace, dal punto di vista della formazione, pare rivelarsi il contatto con i compagni dell'Accademia che in qualche modo concorrono ad insinuargli l'ansia di uscire dal Piemonte. I viaggi attraverso l'Italia e l'Europa (il 4 ottobre compie il suo primo viaggio a Milano, Firenze, Roma; quindi a Napoli, Roma, Bologna, Vene-zia, Padova, Genova, Marsiglia), che da ora, alternati a brevi periodi di sosta in patria, lo assorbiranno tutto sino al 1772, se non fuoriescono da un tipo di formazione cosmopolita tipico della grande nobiltà settecentesca, sono marcati da un'ostinazione, così dal marito. Luisa si rifugia in convento, poi a Roma presso il cognato cardinale che la fa ospitare prima dalle Orsoline e poi nel suo appartamento al Palazzo della Cancelleria. 1781 L'Alfieri lascia Firenze trasferendosi a Napoli e successivamente a Roma dove, preso alloggio nella Villa Strozzi presso le Terme di Diocleziano, può con un certo agio incontrarsi con Luisa. Rivede alcune tragedie, come il Polinice, l'Antigone, la Virginia, l'Agamennone, l'Oreste, La congiura de Pazzi, il Don Garzia, il Filippo; mette in versi l'Ottavia e il Timoleone e verso la fine dell'anno scrive le prime quattro odi all'America libera. 1782 È annoverato nella loggia massonica napoletana. Stende e mette in versi due nuove tragedie: la Merope e il Saul Legge nei salotti romani la Virginia, suscitando l'ammirazione del giovane Vincenzo Monti. Alcuni nobili filodrammatici recitano l'Antigone e il poeta stesso impersona Creonte. Di questa esperienza di attore è colpito Alessandro Verri che ne scrive al fratello Pietro. 1783 Nell'aprile è accolto in Arcadia col nome di Filacrio Eratrastico. Prepara un'edizione del suo teatro, da cui esclude, per opportunità politica, La congiura de Pazzi, il Don Garzia e la Maria Stuarda. Esce in primavera a Siena, stampato dalla tipografia Pazzini, il primo volume comprendente il Filippo, il Polinice, l'Antigone e la Virginia, cui seguirà, ad ottobre, il secondo con l'Agamennone, l'Oreste e la Rosmunda. Solo due anni dopo uscirà il terzo con l'Ottavia, il Timoleone e la Merope. Nel maggio è obbligato a lasciare Roma per difficoltà connesse alla relazione con l'Albany. In questo nuovo viaggio-pellegrinaggio per l'Italia del centro-nord (Siena, Bologna, Ravenna, Venezia, Padova, Ferrara, Bologna, Milano) visita la tomba di Dante, la casa del Petrarca, si incontra a Padova col Cesarotti e a Milano col Parini, cui legge il Filippo e da cui riceve un acuto consenso, tramandatoci dal Reina. Ha modo di conoscere Pietro Verri (che però non condivide l'ammirazione del fratello per le tragedie alfieriane) e l'amico di lui, Paolo Frisi che, per le sue strette relazioni con gli enciclopedisti francesi, avrebbe potuto promuovere la conoscenza delle tragedie oltralpe. Partendo nell'ottobre per la Francia, via Genova e Avignone infatti Alfieri portava con sé lettere di presentazione all'Albergati, al Goldoni e al Mercier. Si reca quindi in Inghilterra per acquistare quattordici cavalli. 1784 Ritorna a Siena e, per prudenza e convenienza, solo ad agosto si riunisce con l'Albany (che nel frattempo aveva ottenuto, per intercessione di Gustavo IlI di Svezia, la separazione ufficiale dal marito) a Martinisurg presso Colmar in Alsazia. Nel settembre muore l'amico Gori. Torna a Pisa dove stende l'Agide, progettata qualche mese avanti con la Sofonisba e la Mirra, e scrive molte rime. 1785 Esce il terzo volume delle tragedie. Scrive il Panegirico di Plinio a Traiano, riprende il trattato Del Principe e delle lettere e il Parere dell'autore sull'arte comica in Italia. Nel settembre ritorna in Alsazia e compone la Sofonisba e la Mirra. 1786 Termina il trattato Del Principe e delle lettere, stende il dialogo Della virtù sconosciuta idealmente dedicato al Gori, progetta il Bruto primo e il Bruto secondo, mette in versi l'Agide, la Sofonisba e la Mirra, compone la prima satira e continua la stesura delle rime. Nel dicembre si trasferisce a Parigi. 1787 Stampa nell'arco di due anni presso l'editore Didot la seconda edizione delle tragedie, accresciuta di altre nove rispetto alla prima stampa senese. Inizia a Kehl la stampa delle altre opere. Mette in versi il Bruto primo e il Bruto secondo, rivede l'America libera. 1788 Muore Carlo Edoardo Stuart. L'Alfieri scrive i Pareri sulle tragedie e rivede, in un incessante lavoro di limatura, oltre ad alcune tragedie, La virtù sconosciuta e le Rime. 1789 Acceso dall'entusiasmo alle prime insorgenze rivoluzionarie scrive l'ode Parigi sbastigliato. Compone la favoletta Le mosche e l'api, termina di stampare le Tragedie, la prima parte delle Rime e Del Principe e delle lettere. 1790 La chiusura nei confronti della realtà, che caratterizzerà l'atteggiamento di Alfieri in questo ultimo decennio della sua vita, mostra in questi anni i primi segni: una sorta di rifugio nel mondo classico (traduce l'Eneide, tre commedie di Terenzio e alcuni scritti di Pope) e la stesura della prima parte della Vita, in cui lo scrittore tenta di oggettivare e chiarire l'immagine di sé attraverso i rivolgimenti sociali e privati, ne sono in qualche modo gli estremi. 1791-1792 Dopo un viaggio con l'Albany in Inghilterra e successivo ritorno a Parigi, lo scrittore, sempre in compagnia della nobildonna, lascia la Francia, ritirandosi a Firenze e dedicandosi agli studi, soprattutto dei classici, che non abbandonerà più sino alla morte. 1793-1794 Continua le traduzioni, inizia le prose e le rime che confluiranno nel Misogallo, scrive la satira III. 1795 Inizia a studiare il greco; scrive la satira IV e V. 1796 Scrive la satira VI e VII, traduce l'Alceste e una parte del Filottete. 1797 Scrive le satire VIII-XVII, corregge la seconda parte delle Rime e inizia la traduzione dei Persiani di Eschilo. 1798 Termina il Misogallo e scrive l'Alceste seconda. 1799 Durante l'occupazione dei francesi si ritira in campagna dove porta a termine la Teleutodia. 1800- 1802 Traduce Aristofane e scrive le Commedie, assumendo sotto una veste comica «gli anni del disinganno». 1803 Tra l'aprile e il maggio scrive la seconda parte della Vita. Muore il mattino dell'8 ottobre, a seguito di un improvviso e rapido aggravarsi delle sue già precarie condizioni di salute. È sepolto in Santa Croce. A cura di LUISA RICALDONE (in Vittorio Alfieri VITA, BUR Rizzoli)
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