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Appunti sulla radiologia odontostomatologica, Appunti di Radiologia

Appunti accurati sulla radiologia dell'apparato odontostomatologico

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 30/06/2024

tizio-caio-81
tizio-caio-81 🇮🇹

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Scarica Appunti sulla radiologia odontostomatologica e più Appunti in PDF di Radiologia solo su Docsity! Introduzione La radiologia è la scienza che si occupa della produzione di raggi X e del loro utilizzo. La branca della medicina che si occupa della produzione e della lettura di immagini radiografiche è detta radiodiagnostica. Quest’ultima si occupa anche delle immagini prodotte con ultrasuoni e con la risonanza magnetica. La branca della medicina che si occupa della produzione di raggi X a scopo terapeutico è la radioterapia. Radiazioni elettromagnetiche Con il termine radiazione elettromagnetica si intende una forma di trasmissione energetica costituita da fotoni e capace di diffondere nel vuoto con una natura fisica duale, cioè comportandosi sia come un’onda che come un flusso di particelle. Queste radiazioni hanno una capacità di penetrazione bifasica in funzione della loro lunghezza d’onda e quindi della loro frequenza. Per quanto riguarda la penetrazione possiamo dire che è massima sia per le grandi che per le piccole lunghezze d’onda, ma è minima per le lunghezze d’onda medie. Per le piccole si ha anche una ionizzazione. Possiamo individuare due sorgenti di radiazione: ● Sorgenti esterne: ○ Raggi X: usati per la radiologia convenzionale e per la tomografia computerizzata. ○ Radiofrequenze: usata per la risonanza magnetica. ● Sorgenti interne: ○ Infrarossi: usati per la termografia. ○ Raggi gamma: usati per la scintigrafia e per la PET. Onde elettromagnetiche Possiamo individuare più usi per una singola onda: ● Raggi X: vengono usati per: ○ Radiografia. ○ Fluoroscopia. ○ Angiografia. ○ Tomografia computerizzata. ● Ultrasuoni: usati per: ○ Ecografia. numero di elettroni minore del numero atomico, rimangono carichi positivamente e prendono il nome di cationi, quelli che hanno un numero di elettroni maggiore del numero atomico, rimangono carichi negativamente e prendono il nome di anioni. Parametri fondamentali In corrispondenza di strutture a bassa densità atomica, basso spessore e bassa concentrazione di atomi ad alto numero atomico avremmo zone di trasparenza. In corrispondenza di strutture ad alta densità elettronica, maggiore spessore ed alta concentrazione di atomi ad alto numero atomico avremo zone di opacità. L’immagine radiografica è bidimensionale e sintetica, cioè tutte le strutture incontrate dal fascio incidente nel suo percorso sono rappresentate sinteticamente su un unico piano. Terminologia ● Opacità: possono essere sia omogenee, disomogenee, strutturate o miste. ● Trasparenze: possono essere ipo o iper trasparenze, omogenee e miste. ● Proiezioni radiografiche: in base alla posizione possono essere distinte in: ○ Coronale o frontale. ○ Laterale o sagittale. ○ Assiale o trasversa. ○ Obliqua. ● Incidenza e proiezione. Metodiche Rappresentano diverse modalità di sfruttamento di condizioni di contrasto naturale o creato artificialmente. Tra quest’ultimi possiamo identificare: ● Mezzi di contrasto negativi. ● Messi di contrasto positivi come ad esempio: ○ Baritati. ○ Uroangiografici. Vi è il problema delle reazioni avverse ai mezzi di contrasto. Tecniche Rappresentano la diversa modalità di utilizzo delle varie radiazioni ai fini diagnostici. Possiamo identificare più tecniche fondamentali come: ● Radiografia o radioscopia. ● Ecografia. ● Tomografia computerizzata. ● Risonanza magnetica. ● Mineralometria ossea computerizzata (MOC). Radiazioni non ionizzanti Possono essere divise in due tipologie: ● Radiazioni ultrasonore. ● Radiazioni elettromagnetiche. Radiazioni ultrasonore Si tratta di onde meccanico-elastiche di tipo sinusoidale, non si propagano nel vuoto e non prodotte dal fenomeno della piezoelettricità. Esistono dei fenomeni che influenzano l’ecografia come: ● Velocità dell’onda. ● Riflessione. ● Rifrazione. ● Diffusione. ● Assorbimento. È anche possibile identificare dei parametri fondamentali per la formazione dell’immagine come: ● Impedenza acustica: ogni tessuto, in funzione della sua struttura e della velocità di propagazione degli ultrasuoni attraverso di esso, oppone una certa resistenza al passaggio delle onde. ● Interfaccia: superficie di confine tra due mezzi aventi una diversa impedenza acustica, a tale livello il fascio ultrasonoro può subire dei fenomeni come: ○ Riflessione. ○ Rifrazione. ○ Diffusione. ○ Dispersione. ○ Diffrazione. Apparecchiatura Parte fondamentale di questo macchinario è la sonda ecografica, che funge da trasduttore, questa a contatto con la regione del corpo da studiare, emette un fascio ultrasonoro incidente. Per i parametri suddetti si formerà un fascio ultrasonoro emergente, che viene letto di nuovo dal trasduttore, che fornirà l’immagine ecografica. La focalizzazione del fascio può essere ottenuta con mezzi elettronici usando una sonda con trasduttore costituito da 16 elementi indipendenti allineati che esplorano un angolo di 60º. Terminologia ● Anecogeno: immagine risultante dalla mancata emissione di echi da parte di taluni tessuti. ● Transonico: riguarda il contenuto anecogeno, ovvero liquido che si trova all’interno di una formazione. Non contiene corpi solidi. ● Ipoecogeno: quando le onde si trasmettono in misura minore, essendo i tessuti attraversati poco densi. ● Isoecogeno: un tessuto che riflette gli echi in maniera uguale rispetto alla zona che lo circonda. ● Iperecogeno: un tessuto che riflette in notevole quantità gli ultrasuoni rispetto al tessuto circostante. ● Attenuazione posteriore o cono d’ombra. ● Rinforzo di parete posteriore. Ecografia Si tratta di metodiche che sfruttano l’effetto Doppler per la rilevazione del flusso sanguigno, si tratta di: ● Eco-Doppler (Duplex): combinazione dell’immagine ecografica con la contemporanea rilevazione del segnale Doppler. ● Eco-color-Doppler: combinazione dell’immagine ecografica con la contemporanea rilevazione del segnale Doppler e rappresentazione in scala cromatica della presenza e della direzione del flusso sanguigno. ● Eco-Power-Doppler: maggiore sensibilità per i flussi lenti, non da informazioni circa la direzione del flusso. Eco-Color-Doppler Per effetto Doppler, gli ultrasuoni sono riflessi ad una frequenza diversa della superfici in moto. Il dispositivo è costituito da un cristallo piezoelettrico emittente ed uno ricevente. Risonanza magnetica Gli atomi con un numero dispari di protoni possiedono un momento magnetico nuclerare, invariati per ottenere maggior esposizione questo tipo di apparecchi userà la variabile tempo di esposizione, agendo sull’orologio meccanico. Formazione dell’immagine Per la riproduzione dell’immagine dobbiamo tenere in mente dei parametri: ● Il fuoco del tubo deve essere il più piccolo possibile. ● Distanza fuoco-film più lunga possibile. ● Distanza film-oggetto più breve possibile. ● Raggio centrale perpendicolare alla pellicola e all’oggetto. ● Movimento. Il fuoco è la porzione di pastiglia anodica colpita dagli elettroni e rappresenta la sorgente dei raggi X. L’immagine è tanto più nitida quanto più è piccolo il fuoco. Radiogeometria Va detto che i parametri di distanza fuoco-film e dimensioni della zona d’ombra sono inversamente proporzionali. Se raddoppio la distanza dimezzo la zona d’ombra. Se si va a migliorare la definizione si riduce sia la zona d’ombra che l’ingrandimento geometrico. Andando a modificare la distanza fuoco-film si va ad impedire le deformazioni geometriche, in base alla distanza e posizione di oggetto da radiografare, fuoco e film l’immagine può essere: ● Distorta ed accorciata: se l’oggetto non è precisamente perpendicolare al fuoco. ● Distorta ed allungata: se il film non è precisamente perpendicolare a fuoco ed oggetto. Legge della bisettrice o dell’isometria Il raggio centrale deve essere perpendicolare alla bisettrice dell’angolo formato tra il maggior asse dentario e la pellicola. Movimento Si ci riferisce al movimento di: ● Oggetto rispetto al fuoco. ● Pellicola rispetto al fuoco. ● Del monoblocco rispetto all’oggetto ed alla pellicola. Un suggerimento importante è che bisogna scattare in tempi molto brevi. Meno ci si mette e meglio verrà l’immagine. Sistemi di rilevazione Possiamo distinguerne di due tipologie: ● Sistemi analogici come le pellicole radiografiche. ● Sistemi digitali come dei rilevatori o la digitalizzazione delle pellicole radiografiche. Pellicole analogiche Struttura Sono formate da un supporto trasparente di poliestre, un’emulsione di bromuro di argento e della gelatina che hanno la funzione di: ● Resistere meccanicamente alla trazione, piegamento e taglio per spessori minimi. ● Sensibilità o rapidità, è rappresentata da una curva e dipende dalla dimensione, forma e concentrazione dei granuli di bromuro d’argento. ● Densità che misura l’annerimento prodotto dall’esposizione ai raggi e dallo sviluppo. ● Sensibilità spettrale, che viene usata sia per le pellicole extraorali che usano degli schermi di rinforzo, per questo sono maggiormente sensibili alla luce visibile, sia per le endorali che usano un’esposizione diretta. ● Definizione che rappresenta la capacità di resa della nitidezza, è influenzata dalle dimensioni dei granuli di bromuro d’argento. ● Contrasto che rappresenta la proprietà di rendere con un annerimento differente differenti esposizioni, ossia le tonalità di grigio esprimibili. Altri componenti della pellicola analogica sono l’involucro rigido e la piombatura. Trattamento chimico È possibile distinguerne più tipologie: ● Sviluppo: le radiazioni colpendo il bromuro di argento provocano la precipitazione dell’argento e quindi la sua ossidazione, con annerimento, il bromuro invece viene ridotto e rimane allo stato libero. Questa reazione avviene sia per l’esposizione a radiazioni che per l’invecchiamento della soluzione. In base alla temperatura abbiamo tempi di sviluppo differenti: ○ 20ºC ci vogliono 5 minuti. ○ 30ºC ci vuole un minuto. ○ 15ºC ci vogliono 8 minuti. ● Lavaggio intermedio: si fa un risciacquo per eliminare il rilevatore alcalino. ● Fissaggio: si usa una soluzione acida che scioglie i cristalli di bromuro di argento non esposti lasciando integro l’argento metallico ossidato. ● Lavaggio finale: si fa in acqua per 20-30 secondi. ● Asciugatura. I vari trattamenti chimici possono essere eseguiti sia in modo manuale che in modo automatico, quest’ultimo comprende sia macchinari a rulli che quelli a pinzette. Principali inconvenienti Possiamo avere: ● Pellicole chiare: per varie ragioni: ○ Esposizione troppo breve. ○ Pellicola inserita al rovescio. ○ Timer difettoso. ○ Tensione bassa. ○ Sviluppo scaduto o inquinato. ○ Temperatura bassa. ○ Tempo di sviluppo breve. ● Pellicole troppo scure: per varie ragioni: ○ Troppi raggi X. ○ Timer difettoso. ○ Tensione alta. ○ Pre-esposizione casuale. ○ Sviluppo troppo concentrato. ○ Infiltrazioni di luce nella camera oscura. ○ Apertura della pellicola alla luce. ○ Temperatura troppo alta. ○ Troppo tempo di sviluppo. ● Pellicole opache: possono essere causate da: ○ Fissaggio esaurito. ○ Fissaggio troppo breve. ○ Mancato lavaggio. ○ Pre-esposizione delle pellicole. ○ Infiltrazioni di luce. ● Pellicole macchiate: possono essere causate da: ◆ Deformazioni prospettiche. ◆ Difforme proiezione dei profili linguale e vestibolare gengiviali. ◆ Difforme proiezione di radici nei denti pluriradicolari. ○ Tecnica degli assi paralleli: il raggio centrale è perpendicolare alla pellicola che è parallela all’asse centrale del dente. Uso dei distanziatori di cotone o dei porta pellicole. Presenta come vantaggi: ◆ Minori errori. ◆ Maggior fedeltà geometrica. ◆ Maggior sicurezza per la pellicola immobilizzata. ◆ Dose globale di raggi ridotta. Ha come svantaggi: ◆ Monoblocchi di elevata potenza. ◆ Uso di supporti porta pellicola. ◆ Maggior disagio per il paziente. ● Tecnica Bite Wing: mirata allo studio delle carie interprossimali ed occlusali, allo studio della camera pulpare e dei cornetti pulpari, delle otturazioni, corone debordanti e carie secondarie. Si usano delle pellicole dedicate. Principio della parallasse o regola di Clark È un metodo noto come regola dell’oggetto vestibolare, che si basa sul cambiamento di rapporti fra le immagini radiologiche di due oggetti separati, quando cambia l’angolo di proiezione. Dall’applicazione della regola di Clark si evidenzia come i canini si muovono nella direzione opposta a quella dello spostamento del tubo evidenziando come i canini siano posizionati buccalmente rispetto agli elementi adiacenti. Ortopantomografia È una tecnica realizzata mediante l’ortopantomografo, uno strumento costituito da un tubo radiogeno e da una cassetta curva nel quale è posta la pellicola. Questi due elementi si muovono in modo coordinato in moda da tenere sempre al centro, che rappresenta il fulcro, la testa del paziente con le arcate dentarie. La traiettoria del movimento è di tipo ellittico. Questa tecnica permette di vedere la porzione inferiore dei seni mascellari, la regione mentoniera ed il corpo della mandibola con il relativo canale, lo spazio retromascellare, la tuberosità del mascellare, il processo coronoideo della mandibola e dell’articolazione temporomandibolare, l’osso ioide ed il processo stiloideo. Anatomia radiografica odontostomatologica Radiograficamente nel corpo della mandibola è possibile notare due grandi concavità separate dalla cresta miloioidea, un’area di grande importanza, perchè rappresenta una linea rialzata che corre obliquamente dal margine laterale della fossa digastica all’area sottostante la cresta alveolare linguale dell’ultimo molare inferiore. Questo punto rappresenta l’origine del muscolo miloioideo che si inserisce sull’osso ioide. Superiormente a questa cresta si trova la fossa sottolinguale che ospita la ghiandola sottolinguale, inferiormente si trova la fossa sottomandibolare che contiene la ghiandola sottomandibolare. Nella superficie mediale, vicino alla sinfisi mentoniera è possibile notare l’origine del forame mentoniero, che rappresenta il punto di uscita del canale mandibolare. Questo forame è simmetrico e si trova sotto il secondo premolare, da qui passa l’arteria mentoniera, il ramo dell’arteria alveolare inferiore che irrora gengiva e mucosa del labbro inferiore ed il nervo mentoniero che da sensibilità ed è la parte terminale del nervo mandibolare. Nella porzione mascellare è possibile notare: ● Seno mascellare. ● Osso zigomatico. ● Tubercolo articolare. ● Palato e pavimento delle fosse nasali. ● Conca nasale inferiore. ● Processo coronoideo. ● Orbita. Nella porzione mandibolare è possibile notare: ● Processi alveolare. ● Protuberanza mentoniera. ● Forame mentoniero. ● Fossa sottomascellare. ● Osso ioide. ● Canale mandibolare. Nella zona posteriore del mascellare è possibile notare una superficie irregolare, rappresentata dalla tuberosita mascellare che va a costituire la parete anteriore della fossa pterigopalatina. In questa zona sono presenti i formai dei canali alveolari superiori, per il passaggio dei nervi e vasi alveolari postero-superiori. In questa zona hanno anche origine alcune fibre del muscolo pterigoideo interno. Per quanto riguarda l’elemento dentario va specificato che è possibile distinguere la zona della corona da quella della radice, con visione chiara dello smalto e della giunzione amelo-cementizia. Si nota anche la camera pulpare con il passaggio del canale radicolare fino agli ultimi 2 mm della radice, dove non è più possibile notare il canale. Radiograficamente è possibile apprezzare la presenza di cure endodontiche o conservative, si possono notare la presenza di impianti, corone o ponti. A livello dell’osso alveolare è possibile notare la trabecolatura più grossolana degli spazi midollari, si notano le creste alveolari, il legamento parodontale che risulta radiotrasparente, ed è sempre possibile vedere il numero delle radici di ciascun elemento. Per concludere a livello del mascellare superiore possiamo notare il forame incisivo mascellare che si trova anteriormente, in corrispondenza della linea mediana della mascella e posteriormente ai denti incisivi centrali. Questo canale è largo circa 5mm e lungo 8mm, contiene la componente neurovascolare del nervo nasopalatino ed il ramo anteriore dell’arteria palatina maggiore. Il nervo nasopalatino comunica con il nervo palatino anteriore per fornire l’innervazione sensoriale alla parte anteriore del palato, agli incisivi centrali, al setto nasale ed al pavimento nasale. CT Cone Beam La Cone Beam è una metodica di acquisizione radiografica 3D, che viene usata per ovviare alle problematiche della tradizionale radiografia 2D, come: ● Compressione in un’immagine bidimensionale di una realtà tridimensionale, che comporta delle sovrapposizioni e delle interferenze anatomiche. ● Distorsione geometrica, in condizioni ideali con la tecnica dei fasci paralleli c’è da aspettarsi un ingrandimento del 5%. Differenze tra TC medicali e Cone Beam La differenza tra le TC medicali e la Cone Beam è che quest’ultima: ● È più rapida. ● Il macchinario è più compatto. Iniziali Sono localizzate sulla superficie esterna dello smalto, compaiono come delle aree radiotrasparenti che non superano la metà dello spessore dello smalto. Moderate Sono localizzate a più della metà esterna dello smalto ma senza raggiungere la dentina. In base alla morfologia possono essere divisi in: ● A trasparenza triangolare. ● A trasparenza diffusa. ● Miste, sia triangolari che diffuse. Avanzate Sono lesioni che raggiungono la giunzione tra smalto e dentina. Radiograficamente appaiono come una trasparenza triangolare o diffusa. Gravi Sono lezioni che si avvicinano o raggiungono la polpa. Radiograficamente appaiono come lesioni a trasparenza irregolare. Carie occlusali Iniziali Sono delle aree biancastre o di decolorazione gialla, grigia o nera localizzate sulla superficie occlusale. Radiograficamente non si vedono. Moderate Sono delle aree di radiotrasparenza sottile nella dentina senza apparente alterazione dello smalto, può essere presente una iper-opacità tra lesione e camera pulpare. Gravi Sono delle cavità della corona, alla radiografia si nota una grossolana area radiotrasparente. Carie della radice Si tratta di lesioni croniche del cemento e della dentina in pazienti anziani, di solito sono localizzate sulla superficie linguale, buccale o interprossimale. Radiograficamente si notano delle intaccature o delle scodelle radiotrasparenti. Carie recidivanti Sono delle lesioni che si verificano nelle immediate vicinanze di un’otturazione, radiograficamente si notano delle radiotrasparenze lungo i margini di un’otturazione. Incidenza della carie Possiamo distinguere inbase all’elemento: ● Primi molari: i più comuni, si cariano nel 95% dei casi. ● Secondi molari: si cariano nel 75% dei casi. ● Secondo premolare: si cariano nei 45% dei casi il superiore, nel 35% l’inferiore. ● Primo premolare: si cariano nel 35% dei casi il superiore, nel 10% l’inferiore. ● Incisivi e canini: si cariano nel 30% dei casi il superiore, nel 3% l’inferiore. Radiologia in endodonzia In questa disciplina distinguiamo tre tipologie di radiografia in base al momento: ● Pre-operatoria. ● Intra-operatoria. ● Post-operatoria. La tecnica più eseguita è quella degli assi paralleli. Tecnica degli assi paralleli Il raggio centrale è perpendicolare alla pellicola che è parallela all’asse lungo del dente. Si usano dei distanziatori di cotone o un porta pellicole per mantenere la lastra in posizione. Radiografia per-operatoria Si fa in presenza o meno di lesioni apicali, permette di notare la conformazione del dente, compresa l’ampiezza della camera pulpare, la lunghezza e la larghezza del canale radicolare ed eventuali canali laterali o calcoli pulpari. Radiografia intra-operatoria Serve a verificare la chiusura dell’apice radicolare, per vedere se l’otturazione è troppo lunga o corta. Si fa in due fasi: ● Con strumento canalare in apice. ● Con materiale da otturazione. Va ricordato che l’apice fisiologico e l’apice radiologico non coincidono, il primo sta 0,5mm al di sotto del secondo. Radiografia post-operatoria Serve come verifica e controllo finale per il trattamento endodontico. Si fa anche come controllo tardivo a 6 mesi per verificare la scomparsa della lesione litica e la ricostruzione della lamina dura. Parodontopatie Si tratta di una condizione che coinvolge più zone: ● Parodonto superficiale: ○ Gengiva. ● Parodonto profondo: ○ Osso. ○ Legamento alveolo-dentario. ○ Cemento. Per l’eziologia di questa patologia distinguiamo: ● Fattori eziologici diretti: ○ Placca batterica. ○ Tartaro. ● Fattori eziologici indiretti: ○ Malposizioni dentarie. ○ Ferite nei punti di contatto. ○ Otturazioni difettose. ○ Fattori iatrogeni. ○ Trauma occlusale. ○ Malattie sistemiche come: ◆ Diabete mellito. ◆ Emopatie. ◆ Ipercheratosi. ◆ Sindrome di Down. ◆ Iperfosfatemia. Fasi della patologia parodontale Possiamo distinguere quattro fasi: ● Fase 1: assenza di placca batterica, la gengiva appare sana e non vi è perdita ossea. ● Fase 2: presenza di placca batterica, gengive con segni di infiammazione, assenza di perdita ossea. ● Fase 3: presenza di placca batterica, gengive con segni di infiammazione, irreversibile perdita ossea. ● Fase 4: presenza di placca batterica con infiammazione gengivale e grave perdita ossea. posta tra le radici degli incisivi centrali superiori, che possono essere divaricati. ● Mandibolare mediana: aree di rarefazione ossea a limiti netti ed addensati, rotondeggiante, in corrispondenza della linea mediana della mandibola. Cisti primordiale Si tratta di una degenerazione cistica di un germe dentario prima della sua calcificazione, colpisce spesso il terzo molare inferiore nell’angolo della mandibola. Spesso è asintomatica ma può crescere fino a rompersi ed infettarsi. Radiograficamente Sono delle aree di rarefazione ossea a limiti netti, ovalare o rotondeggiante, generalmente nell’area del terzo molare inferiore. Cheratocisti Si tratta di un amartoma che origina dalla iperproduttività della lamina dentale che avviene prima che avvenga la differenziazione che darà luogo al germe dentario. È asintomatica e visto che può essere molto voluminosa comporta la dislocazione degli elementi. Radiograficamente Sono delle aree di rarefazione ossea a limiti netti e ben definiti, il contenuto ne attenua la radiotrasparenza. Cisti emorragica ed aneurismatica Sono delle pseudocisti che non contengono un rivestimento epiteliale, sono riscontrabili in pazienti con un trauma. Sono caratterizzate dal contenuto ematico, sono asintomatiche nelle fasi iniziali ma poi tendono a deformare l’osso in seguito all’accrescimento che può raggiungere notevoli dimensioni. Radiograficamente Sono delle aree di lisi ossea ad aspetto multiloculato con la presenza di una trabecolatura al suo interno, tipo bolle di sapone. La corticale è assottigliata. Cisti infiammatorie Cisti radicolare periapicale Origina da un processo infiammatorio cronico con iperplasia innescata dall’invasione batterica della polpa dentaria. Si accresce per richiamo osmotico, spesso è asintomatica ed il dente interessato presenta una lesione cariosa penetrante. w senso Tumore Benigno che contiene diversi aspetti etariologici mortali lo d i Radiograficamente Sono delle aree di rarefazione ossea situate all’apice di un dente che presenta una lesione cariosa penetrante. Le radici possono apparire dislocate. Cisti radicolare laterale parodontale Origina da un processo infiammatorio cronico di tipo iperplastico innescato dall’invasione batterica della polpa dentaria che però si estrinseca lateralmente alla radice del dente, attraverso un canale laterale. Secondo alcuni autori si tratta di una lesione non infiammatoria che origina dalla degenerazione cistica dei residui epiteliali di Malassez. Spesso è asintomatica ma può andare incontro ad infezione manifestandosi come un ascesso parodontale. Radiologicamente Sono delle aree di lisi ossea di forma rotondeggiante o ovale, contornata da un orletto radio-opaco situate lateralmente alla radice di un dente vitale. Cisti residua Si tratta di una lesione infiammatoria che residua nelle ossa mascellari in seguito all’estrazione di un elemento dentario cui si associava. Può crescere fino a deformare i mascellari. Radiologicamente Sono delle aree di lisi ossea di forma rotondeggiante a limiti netti. Generalmente sono di piccole dimensioni nella sede di un dente estratto. A volte sono evidenti i rapporti con l’aveolo vuoto. Tumori odontogeni Sono classificabili in: ● Tumori benigni odontogeni: ○ Ameloblastoma. ○ Fibroma ameloblastico. ○ Odontomi molli: ◆ Fibroma odontogeno. ◆ Mixofibroma odontogeno. ◆ Mixoma odontogeno. ○ Odontomi duri: ◆ Semplice. ◆ Complesso. ◆ Composto. ● Tumori benigni non odontogeni: ○ Esostosi, enostosi. ○ Osteoma. ○ Osteoma osteoide. ○ Fibroma, condroma, mixoma. ○ Angioma. ○ TGC. ● Tumori maligni epiteliali: ○ Epitelioma. ● Tumori maligni non epiteliali: ○ Osteosarcoma. ○ Fibrosarcoma. ○ Condrosarcoma. ○ Sarcoma di Ewing. ○ Linfoma. ○ Mieloma. ● Metastasi. Cenni di embriologia dentaria Possiamo distinguere tre stadi embriologici: ● Primo stadio: le cellule dell’organo dello smalto (ectodermiche) e quelle della papilla dentaria (mesodermiche) non si sono ancora differenziate in ameloblasti ed odontoblasti. Ne derivano tumori molli, infatti in questo stadio non è ancora avvenuto il processo di differenziazione. ● Secondo stadio: in questo stadio sono già presenti ameloblasti ed odontoblasti che producono smalto e predentina. Ne derivano i tumori duri. ● Terzo stadio: lo sviluppo e la calcificazione della corona sono terminati e si inizia la formazione della radice. I tumori che originano in questo stadio prendono origine dalle cellule stellate della polpa. Tumori benigni odontogeni Ameloblastoma Radioprotezione Per radioprotezione si intende la protezione sanitaria dai rischi derivanti dall’esposizione a radiazioni ionizzanti o non ionizzanti. Per radiazione ionizzante si intendono delle radiazioni capaci di causare ionizzazione degli atomi e delle molecole dei materiali attraversati. Possiamo distinguere: ● Radiazioni corpuscolari: costituite da particelle subatomiche e soggette a processi di decadimento radiattivo. ● Onde elettromagnetiche: con lunghezza d’onda non superiore a 100nm, sono divisibili in: ○ Raggi X: transizioni degli elettroni interni. ○ Raggi Gamma: transizioni energetiche dei nuclei atomici. Le radiazioni ionizzanti hanno sia effetti biologici che effetti sanitari. Radiazioni elettromagnetiche Si tratta di onde trasversali, in cui sia il campo elettrico che quello magnetico oscillano su piani perpendicolari alla direzione di propagazione dell’onda. Sono caratterizzati da lunghezza d’onda e da frequenza. Possono essere distinte in onde molto grandi o molto piccole. Possiamo distinguere due elementi delle radiazioni: ● Fotone: ○ La più piccola unità di radiazione elettromagnetica. ○ Si propaga in modo rettilineo e viaggia alla velocità della luce. ○ Trasferisce energia al mezzo che attraversa. ○ L’energia decresce per assorbimento della materia. ○ La perdita di energia è negativamente correlata con il quadrato della distanza. ● Atomo: rappresenta la più piccola unità di un elemento. Per radiazione si intende la propagazione di energia fa una sorgente radioattiva verso un corpo esterno. Questo processo produce ioni che possono interagire con i tessuti viventi procurando dei danni biologici. In base alla natura della sorgente possiamo distinguere: ● Naturali: come la luce solare. ● Artificiali. La sorgente artificiale per la produzione di radiazioni è la reazione nucleare o un tubo a raggi X. Per radioisotopo si intende un nucleo instabile che spontaneamente emette: ● Raggi Gamma. ● Particelle alpha, cioè nuclei di elio. ● Particelle beta, cioè elettroni. Nelle radiazioni possiamo identificare un potere di penetrazione, che è maggiore quanta più energia possiede la radiazione: la più penetrante è il raggio gamma, a seguire ci sono le radiazioni beta- e beta+ e per finire la radiazione alpha che è la meno penetrante in assoluto. Raggi X Gli elettroni prodotti nella pistola elettronica sono spediti in un acceleratore, che aumenta la loro energia fino a livelli di MeV. Una volta usciti dall’acceleratore gli elettroni sono deviati con un angolo di 90º e spediti ad impattare contro un target metallico, producendo una grande energia di fotoni. I fotoni interagiscono con la materia in modi differenti: ● Effetto fotoelettrico: un fotone colpisce un elettrone da un’orbitale atomico interno spedendolo fuori dall’atomo. ● Effetto Compton: un fotone collide con un elettrone dell’orbitale più esterno, questo li spedisce in due direzioni differenti. L’energia del fotone si trasferisce all’elettrone sotto forma di energia cinetica. ● Pair production: è la creazione di un elettrone ed un positrone da un fotone. Effetti delle radiazioni nelle cellule Nelle cellule possiamo distinguere degli eventi come: ● Trasferimento di energia fino all’assorbimento. ● Rottura dei legami molecolari con variazione della struttura. Si ha quindi la riparazione dei frammenti delle macromolecole attraverso la formazione di nuovi legami, che comporta un’alterazione delle funzioni. Se la molecola difettata è il DNA allora si ha la possibile trasformazione in cancro. Per arrivare alla carcinogenesi si devono avere delle mutazioni che colpiscono: ● Sopravvivenza cellulare. ● Controllo della crescita. ● Controllo della differenziazione. L’incontrollata proliferazione delle cellule tumorali con l’invasione dei tessuti circostanti EFFETTO COPPIA e la capacità di metastatizzare a distanza sono i fattori che definiscono un cancro. Possiamo dividere i danni provocati dalle radiazioni sul DNA in: ● Effetto diretto: per i succitati effetti delle radiazioni sulle molecole, si ha una rottura diretta della doppia elica del DNA. ● Effetto indiretto: che si esplicano in due modi: ○ Formazione di radicali liberi: la radiazione ionizza l’acqua con formazione di molecole di H2O cariche positivamente ed elettroni liberi, con conseguente danno molecolare causato dalle interazioni dei radicali liberi con il DNA. ○ Perossido d’idrogeno: ossida i dintorni delle cellule vicine andand oa ridurre la nutrizione dei tessuti e delle cellule, si ha quindi morte cellulare. Tra i fattori che influenzano la sopravvivenza abbiamo il momento del ciclo cellulare in cui avviene il danno: a parità di dose nella fase di mitosi si ha una mortalità maggiore rispetto alla fase di sintesi. La radiosensibilità di un tessuto dipende da: ● Eccessiva quantità di cellule poco differenziate nel tessuto. ● Eccessiva quantità di cellule in mitosi nel tessuto. ● La durate dell’attività proliferativa delle cellule. Effetti biologici delle radiaizoni Sono stabiliti da: ● Caratteristiche delle radiazioni come energia ed intensità. ● Caratteristiche del target come età, sesso, stato di salute ecc. Caratteristiche delle radiazioni La LET: è l’energia trasferita al tessuto dalle radiazioni ionizzanti per unità di lunghezza. Protoni, neutroni e particelle alpha perdono la loro energia su distanze più brevi rispetto a raggi X e gamme di pari energia, per questo trasferiscono più energia per unità di lunghezza, andando a causare una maggiore probabilità di produrre danni al DNA. Specifichiamo alcuni termini fondamentali: ● Dose efficace: è la dose calcolata tramite la moltiplicazione della dose equivalente per il la sensibilità del tessuto. Si misura in Sivert ● Dose assorbita: entità di energia assorbita da una radiazione prodotta per unità di massa assorbente. Si misura in Gray. ● Dose equivalente: stima il rischio per un determinato organo, si misura in Sieverts.
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