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appunti sulla Riforma Luterana e Calvinista, Appunti di Storia Delle Dottrine Politiche

Storia della Filosofia PoliticaStoria della teologiaStoria della Riforma ProtestanteStoria della Chiesa cattolica

appunti completi su Lutero, Calvino e le loro filosofie

Cosa imparerai

  • Come Lutero e Calvino concepivano il potere temporale?
  • Come la Riforma Protestante influenzò la separazione tra potere temporale e spirituale?
  • Come i principi si schierarono nella controversia tra Lutero e la Chiesa Cattolica?
  • Che evento segnò l'inizio della Riforma Protestante?
  • Come Calvino concepiva il ruolo della Chiesa nella società?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 21/02/2022

sofia-gramma
sofia-gramma 🇮🇹

4.3

(3)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica appunti sulla Riforma Luterana e Calvinista e più Appunti in PDF di Storia Delle Dottrine Politiche solo su Docsity! LA GRANDE RIFORMA LEZIONE 6 (04/03) Proprio negli anni in cui ci siamo soffermati, in cui si assiste al processo di laicizzazione della politica, prendendo le distanze da quella concezione tipicamente medievale di un potere che deriva da Dio (processo che in realtà era già iniziato con l’umanesimo, che mettendo al centro l’uomo, faber della sua fortuna, capace di modificare l’ordine delle cose). In questi anni si assiste a un processo che va nella direzione opposta: fattori politici sociali e religiosi, che restituiscono alla religione una centralità, che con machiavelli aveva perso. EXSURGE DOMINE (sorgi signore…….e giudica la tua causa: Un cinghiale è entrato nella tua vigna) parole che aprono la bolla papale del 1520, 3 anni dal 31 ottobre 1517, data dell’affissione le sue 95 tesi (scritte in latino, rivolte perciò al pubblico dei dotti) alle porte della chiesa del castello di Wittemberg (non si sa se questo gesto dell’affissione sia avvenuto, non è documentato, potrebbe essere anche una leggenda) di papa Leone X, con cui Lutero viene scomunicato. Queste parole rendono l’idea della situazione: la metafora Lutero=cinghiale, vigna=cristianità, rendono l’idea del personaggio Lutero, della componente contadina che sta nlla sua vita e nella sua riflessione, ma anche impulsiva e temeraria. Era un uomo molto tormentato dal punto di vista religioso, ma sottile e aggressivo, triviale, nelle sue riflessioni teologiche, in particolare quelle contro Roma. È un autore profondamente calato nel medioevo (il contrario di machiavelli), che credeva di lottare con un diavolo posato sulla sua spalla, convinto della fine imminente del mondo. Nonostante questa sua concezione medievale della vita, era comunque un uomo che diede una spinta innovatrice al proprio mondo, con la sua azione prima religiosa e teologica e poi politica e sociale. L’azione di Lutero è principalmente teologica, tutto quello che dice sta in quest’ ambito, che però in quei tempi significava delle ricadute nel campo politico sociale. Il suo essere innovatore si ritrova in molti elementi, a partire dalla lingua: lui usa il volgare, il tedesco (ancora considerato come uno dei padri della lingua tedesca), usa il latino solo quando dibatte con i dotti; quando vuole parlare alle persone e diffondere le idee scrive in volgare tedesco. La neonata stampa e il mutamento tecnico, che permettendo di stampare molto più velocemente, i documenti, permise la distribuzione alla popolazione di libelli, fogli volanti, non trattati teorici, ma importanti per capire la storia e l’impatto della riforma; sono strumenti di propaganda scritti in tedesco colloquiale, con stile aggressivo, retorica accattivante, spesso con disegni ch permettono di far capire anche all’analfabeta i messaggi. È una GUERRA DEI LIBELLI (1520-25) quella che nasce e si scatena in periodo luterano, accendendo lo scontro tra luterani e romanisti; scoppia per precisione nel 1520 con la pubblicazione (che porterà il papa alla scomunica; prima era solo un movimento nel territorio tedesco e relativamente dirompente) una serie di opere che chiariscono il suo pensiero teologico e politico; questa guerra terminerà nel 1525 con la sconfitta dei contadini che si erano armati contro i principi dei territori tedeschi = momento finale della prima fase della riforma; dal 1517 si apre un periodo di forte entusiasmo nei territori tedeschi con il diffondersi di queste idee, con grandi aspettative scatenate da questa dottrina. Perché la riforma costituisce una rottura nella cristianità? E si differenzia dai movimenti riformatori che per tutto il medioevo c’erano stati? CAPISALDI DELLA RIFORMA La riforma costituisce una rottura che investe il piano teologico, non è una riforma dei costumi della chiesa come quelle medioevali , che invitavano un ritorno ai principi (come fece anche savonarola con Alessandro VI), con le sue dottrine sulla GRAZIA e SALVEZZA, inconciliabili con i principi della chiesa di Roma che costituiscono il primo “squarcio nella veste intonsa di cristo”. Per alcuni storici la riforma segna l’irruzione di Dio nel mondo, perché fino a quel momento si concepisce un Dio distante dagli uomini, talmente superiore che servivano dei ministri per interpretare il volere di dio; Dio irrompe nel mondo perché salva gli uomini con la grazia, senza bisogno di un atto morale da parte degli uomini (fino a quel momento ti salvavi solo seguendo un certo comportamento); secondo lutero non importano le tue azioni e meriti, ciò che importa è che Dio ti ha scelto per concederti la grazia. Per dio gli uomini sono giusti non perché hanno meriti, ma perché hanno fede la salvezza ci viene data per grazia divina mediante la fede in cristo, è la grazia che ci salva e produce le opere buone, non viceversa: è una sorta di rivincita di dio sull’uomo che era arrivato a esaltare se stesso sempre di più, durante l’umanesimo italiano e fiorentino in particolare. L’uomo non può raggiungere dio con i propri sforzi, è dio invece che concede la grazia terrena e la dona gratuitamente a chi si rimette a lui. Gratuitamente in riferimento alle indulgenze ( quando il papato per costruire la basilica di San Pietro ideò il sistema delle indulgenze che racimolare i fondi) , contro cui lutero si oppone, e al concetto di dover pagare per salvarsi l’anima. Queste opere hanno certamente dei risvolti politici, ma non si sono mai tradotti in una vera e propria teoria politica: nessuno dei riformatori, tanti oltre Lutero, può essere considerato un pensatore politico, ma più come riformatori religiosi. Nel corso dell’età moderna ha però influenzato delle teorie e pratiche politiche importanti.  non ci si può ribellare all’autorità che deriva da dio. La ribellione è un orribile peccato contro dio e l’ordine temporale e va estirpato senza pietà. Il pensiero politico di lutero nasce dalla sua teologia. Lutero riprende le due città agostianiane, un mondo spirituale e interiore e uno politico e esteriore: posso avere un rapporto stretto con dio, ma nel mondo politico devo sottostare al potere. Questa sua affermazione nasce da una necessità di chiarificare la sua dottrina, dopo che questa era stata interpretata come una chiamata alla ribellione da parte dei contadini, credendo che lutero sia un liberatore da un punto di vista sociale. Il suo schierarsi contro la chiesa non è uno scontro con un uomo politico, ma uno scontro sul piano teologico, poi ci sono le ricadute politiche su cui viene portato a riflettere dopo la proliferazione delle proteste contro i principi tedeschi. LEZIONE 7 (08/03) La riforma avviene sul piano teologico come rottura, ma per capirla bisogna capire anche il suo contesto: guerra dei libelli (1520-25, fase di grande esaltazione della riforma) possibile grazie alla stampa a caratteri mobili, perciò la riforma si consuma anche sul piano della comunicazione; si crea un clima di esaltazione anche per la commistione di idee religiose e esaltazione nazionalistica (la rottura investe il piano politico, perché coloro che la subiscono la interpretano soprattutto sotto il piano politico, strumentalizzandola e non capendola. E questa discrepanza tra gli obbiettivi di lutero e come la massa riceve le dottrine della riforma si viene a consumare nella rottura tra lutero e i contadini con la rivolta e la battaglia decisiva del 1525. In quel occasione emerge come lutero non avesse intenzione di supportare e giustificare nessuna istanza di tipo sociale e di ribellione, cosa che fanno invece i contadini, che rifacendosi alla dottrina luterana e al diritto divino vogliono giustificare un mutamento della società e della loro situazione di servi della gleba nei territori imperiali, una condizione misera, su cui gravano diverse forme di servitù derivante dal diritto signorile, il potere di più signori sovrapposto l’uno sull’altro grava sempre sui più deboli e su coloro che lavorano la terra (quando si parla di rivolta dei contadini si parla anche di quelle fasce della popolazione più umile che però vive nelle città). Lutero crede che esista la vocazione, stabilita da dio con il conferimento della grazia agli elettI. Ciascuno ha un proprio compito (Amt) e la propria vocazione (Beruf), all’interno di una società pienamente gerarchica. Se faccio parte di una determinata fascia è perché dio ha voluto collocarmi lì. Ci sono delle differenze tra il modo in cui lutero e calvino intendono la predestinazione: in lutero non c’è la celebrazione del lavoro la vocazione attiene solo al campo sociale, cioè all’ordine politico, nel senso che non c’è alcuna possibilità di mobilità sociale nella società pensata da lutero. Anche i detentori de potere hanno il potere della spada (forza e costrizione) da dio: il potere della spada non ha un potere salvifico, ma deve solo assicurare lo spazio dentro si possa diffondere applicare e difendere la parola di dio; il potere della spada garantisce l’ordine politico, proprio per assicurarsi che la parola di dio abbia il suo spazio. Qual è il compito di colui che ha il potere di spada? Compito di costrizione e forza, e volendo d combattere e uccidere, la vocazione è quella di essere il detentore all’autorità, il suo compito può essere in alcuni casi quello di combattere e uccidere. Quindi anche combattere e uccidere può essere ritenuta un atto di pietà e carità, perché dio che mi ha scelto di ricoprire un certo ruolo, mi da anche la possibilità di assolvere quel compito (non giustifica l’uccisione barbara del potere in tutte le occasioni, ma in alcune è meritorio); anche guerrieri possono essere degni della salvezza eterna, perché essi hanno quella vocazione e compito. La preoccupazione di lutero è ovviamente creare una frattura con al chiesa cattolica, ma anche quella di difendere la riforma da contrattacchi della chiesa (facendo leva sul potere dell’imperatore Carlo V, che si trova di fronte a questa situazione in cui i principi in generale sostengono lutero, il suo protettore è quello di sassonia; ciò crea una questione politica tra potere imperiale e dei principi, potere locale su determinata regioni del territorio tedesco, quindi c’è un continuo tentativo dell’imperatore di prendere potere sui principi tedeschi; si innestano sulla riforma sia le rivendicazione sociali delle fasce più basse sia queste tensioni di potere. Lutero non può fare a meno dei principi tedeschi, ecco perché è costretto, non soltanto dalla sua concezione teologica, dagli eventi a non perdere l’appoggio dei principi per non rischiare di far fallire la riforma; non potrà mai legittimare quindi la protesta dei contadini contro i principi tedeschi) Ma perché lutero non ammette la ribellione verso i principi ma giustifica la sua contro la chiesa? Tutto ciò nasce dalla dottrina dei due regni, molto complessa: Lutero non è un autore bianco-nero, la sua dottrina presenta spesso delle ambiguità, ma di chiara impronta agostiniana. Per agostino La città del diavolo nasce dal affatto che esiste il peccato, senza di esso non ci sarebbe bisogno della città di dio né della politica. per Lutero I due regni non sono però quello di dio e quello del diavolo per agostino, ma sono due regni entrambi di dio: sono la sua mano destra (potere spirituale con cui dio governa i cristiani) e sinistra (temporale, la legge, governa i non cristiani), due modi di governare che derivano da dio; i veri cristiani non avrebbero bisogno di leggi o di politica per vivere in pace, ma dice Lutero “il mondo tutto è malvagio e tra mille a malapena trovi un buon cristiano”: ecco perché serve il potere temporale. L’autorità politica non deriva dal peccato originale, ma da dio. Ciò comporta l’obbedienza assoluta all’autorità e l’impossibilità di distinguere governi legittimi da governi illegittimi. Come faccio a distinguerli se il potere deriva da dio? lo status quo è conferma del affatto che dio ha dato il potere nelle mani di qualcuno e da questo non si sfugge, né si sfugge dall’obbedienza assoluta all’autorità che è sempre di carattere divino. Anche i governanti malvagi possono essere paradossalmente uno strumento di dio, per punire i peccati dei sudditi (se noi viviamo sotto un despota è perché l’ha voluto dio, lui è uno strumento per punire i nostri peccati). In questo modo Lutero si oppone sia alla tendenza della chiesa di Roma che aveva trasformato la legge divina in potere temporale, sia a quelle forme di potere locale (consigli cittadini) che volevano intervenire nella libertà interiore dell’individuo. La riforma è da una parte la rivendicazione della libertà interiore del sovrano, dall’altra un opporsi alle tendenze teocratiche della chiesa e opporsi a coloro che demonizzavano l’autorità politica in generale, fraintendendo il ruolo del cristiano come uomo libero da qualsiasi potere. Se si può parlare di libertà bisogna parlarne solo in senso interiore, cioè la fede (la libertà nel senso che io posso anche dissentire da ciò che il potere esige da me, ma esteriormente la libertà non è accettata, devo conformarmi. L’uomo interiore ha bisogno solo della fede, non è soggetto a nessuno perché la fede è la sua liberazione.) La riforma non è un movimento univoco e omogeneo, ma si integrano diverse forme di pensiero non solo d natura religiosa ma anche politica: gli anabattisti, per esempio, erano contrari all’autorità temporale tout court, quindi predicavano contro qualsiasi tipo di autorità politica, esattamente ciò che lutero non vuole fare) Dottrina delle città rivisitata: interiorità = mondo spirituale, esteriorità = potere temporale. L’uomo non sa se verrà salvato o meno però (nel calvinismo ci sono dei segni): le manifestazioni di operato nella realtà non è indice di nulla, perché noi siamo predestinati e la grazia ci è data come atto unilaterale di dio, per cui io posso essere un assassino e ed essere comunque scelto e aver ricevuto la grazia perché dio mi ha dato quel ruolo e quel compito . Etica luterana = etica sociale che prevede che il credente viva nel mondo come uomo esteriore e però non può rimanere ozioso nella sua comunità, perché è chiamato a servirla e farlo con amore (se proprio vogliamo vedere un segno della predestinazione è il fatto di comportarsi con amore nei confronti degli altri; non giustifica il criminale, perché comunque si parla della comunità cristiana, dove vige la parola di dio = amore per i propri simili). Il cristiano può essere però contemporaneamente peccatore, nella sua esteriorità e giusto nella sua interiorità. L’unità religiosa è rilevante per qualsiasi dominio temporale e non può essere realizzata senza la forza. La comunità a cui si rivolge lutero deve essere una comunità unita, con coesione sociale, dove tutti si dovrebbero comportare secondo la parola di dio Dove si pone il problema in tutto questo? Sul piano della storia, quando ci si scontra con ciò che realmente avviene: è costretto a fare i conti con la nascita della modernità politica (etica protestante e calvinista: ne “l’etica protestante lo spirito del capitalismo” di weber viene analizzata l’etica calvinista come radice del capitalismo) In calvino c’è anche una concezione politica che alcuni studiosi hanno definito quasi democratica, o di autogoverno: la sua azione riformatrice avviene a Ginevra, una città particolare; la svizzera si è avviata verso forme di potere politico dal basso, a differenza di altri contesti con la figura di un forte sovrano, con forme di città stato che si governano ricorrendo ad assemblee; calvino, dopo essere fuggito da parigi per paura che il re lo condannasse per le sue idee, si rifugia a basilea nel 1536 (dove pubblica la sua opera più importante, che verrà poi rivista e riscritta fino al 1560, intitolata “istituzione della religione cristiana”: tutta l’opera sarà dedicata ad argomenti teologici fino all’ultimo capitolo, dedicato invece al governo civile, a un argomento politico; lui è consapevole, più di lutero, della ricaduta politica che avrà la sua azione religiosa) per poi spostarsi a ginevra, a partire dal 1541, iniziando a predicare e arrivando a ricoprire un ruolo molto importante. Le istituzioni che guidano le politiche della città sono tre: un piccolo consiglio, più ristretto e elitario e un grande consiglio, più allargato in una sorta di assemblea, che memore dell’esperienza delle città stato antiche, cerca di riprendere quel modello, e poi un sindaco, figura del potere esecutivo. C ’è, come direbbe machiavelli, un governo misto. Calvino è di solito identificato con la dottrina della predestinazione, ma il suo pensiero politico? PRINCIPI FONDANTI DEL PENSIERO POLITICO  Potenza di dio infinita  L’Indipendenza della chiesa (riformata, che lui incorre a formare) rispetto al potere politico è irrinunciabile Lui tenta di fondare una chiesa riformata a ginevra, non gerarchica come quella romana, ma basata su pastori, incaricati di predicare la parola di dio: acquisirà una certa importanza l’assemblea dei pastori, il CONCISTORO dei pastori = concezione assembleare della chiesa, una sorta di democratizzazione della chiesa e dell’istituzione religiosa. In calvino c’è una coincidenza di comunità religiosa e civile: la società civile vive all’interno di quella religiosa, della cristianità, perché per calvino, riprendendo la concezione aristotelica di uomo = animale sociale, ritiene che l’uomo abbai bisogno di vivere in società e le questioni relative alle leggi umane, all’ordine sociale, all’autorità, sono questioni fondamentali per calvino. Ecco perché la sua azione riformatrice si consuma anche in campo sociale, con aspetti relativi all’educazione per esempio, in quanto è convinto che ci sia una dimensione comunitaria del vivere naturale per l’uomo. Calvino enfatizza la potenza di dio e il suo impegno nel mondo, governato in maniera dal suo volere incomprensibile (legame con il luteranesimo) da cui tutto dipende, compresa l’autorità (in questo non si discosta da lutero). Ma, secondo calvino, la sovranità di dio non è astratta, si manifesta a livello materiale nella storia e lo fa attraverso la predestinazione; in lutero c’è l’aspetto della predestinazione, che lutero chiama “servo arbitrio”, in contrapposizione al libero arbitrio (che secondo lutero non esiste) L’idea di calvino coincide con quella di lutero, quello che cambia è l’accento forte sulle opere che l’individuo compie quando è in vita, non che gli consentano di ottenere la grazia (che comunque è gia decisa unilateralmente da dio), ma l’uomo deve aspirare a una vita purificata, il cui obbiettivo è quello di glorificare dio e la sua potenza; se per lutero ogni cristiano ha una vocazione terrena, per calvino questa si trasforma in un servizio attivo che ciascun uomo rende al mondo, che riguarda non solo il ruolo che l’individuo ha bella comunità, ma il suo modo di stare al mondo, nella società. Citazione di calvino “ognuno deve considerare che il suo status è un punto fermo assegnato da dio”: anche calvino pensa che ci sia un ruolo predestinato per ognuno di noi, e dio non accetta che esso venga cambiato = nessuna mobilità sociale. Quindi anche chi ha cariche di governo le osserverà con il massimo impegno, perché è dio che le ha date (consonanza con lutero). La vocazione è intesa come stabilità sociale, ordine. La differenza sta nell’esaltazione del ruolo del lavoro, con una sua maggiore specializzazione: questa concezione rientra all’interno di un’ideale della repubblica ginevrina che si rifà a dei valori e frugalità dei costumi: lui è un riformatore religioso, che prova a riformare i costumi della città di ginevra e in un certo senso crea anche una forma di teocrazia a ginevra. Siamo però all’interno di una società ideale molto austera, dove gli individui non devono badare al soddisfacimento del piacere, lontani dal lusso. Nel calvinismo si ha anche la convinzione che ci sia un segno tangibile della chiamata divina: io sono stato oggetto della grazia divina e i segni li posso trovare nell’impegno e nei risultati che raggiungo nel lavoro = questa è la risposta alla vocazione e chiamata di dio, il successo che io ho nell’attività che svolgo ogni giorno. La vita pienamente cristiana e il successo nel lavoro, costituiscono la conferma a livello interiore e esteriore della grazia divina (in lutero tutto questo non c’è). In Una società che funziona bene, con costumi non degenerati e corrotti, ma puri, gli uomini troveranno conferma della grazia divina: questo è al centro appunto della concezione dell’etica protestante del lavoro, che alcuni interpreti, tra cui weber, hanno visto all’origine del capitalismo. La vocazione ti porta a ricoprire il ruolo che dio ti ha assegnato, tu non puoi rifiutare quel ruolo. Ecco perché la vocazione intesa da calvino è anche stabilità, ordine e differenziazione sociale Ma accanto a questa idea della stabilità e ordine c’è anche la concezione del lavoro e del ruolo che il lavoro ti permette di avere nella società, un lavoro molto differenziato e preciso, e svolto in maniera efficiente: questo salda i legami sociali, in quanto in una società specializzata tutti sono dipendenti dagli altri, determinando l’esistenza di vincoli sociali. Questo si accompagna a un’austerità dei costumi e un’eliminazione dell’ambizione mondana, non c’è una vocazione migliore di un’altra perché tutte sono mandate da dio. Quali sono le attività lavorative che calvino concepisce? Se in lutero c’era una preferenza per l’agricoltura (l’attività umana più conforme ai dettami divini = uomo perfettamente calato nel medioevo), calvino è un pensatore molto più moderno, in quanto troviamo in lui una legittimazione delle attività come il commercio, le attività finanziarie svolte correttamente (non lo strozzinaggio): un’attenzione per l’intraprendenza dell’individuo nel mondo del lavoro: se vi è un immobilismo nella concezione iniziale di calvino, dettata dalla dottrina della predestinazione, questa concezione cambia gradualmente nel tempo, man mano che il lavoro assume sempre più importanza nella dottrina calvinista. La mobilità sociale in fondo viene accettata, supportata dai segni esteriori di successo…ovviamente la vocazione non può essere modificata, la mobilità sociale è comunque limitata, posso solo migliorare la mia condizione con la mia attività, ma non mi porterà mai a un cambiamento di ceto. Se io sono tra i laboratores non posso certo pensare di poter prendere parte ai bellatores e oratores. Tutto ciò si collega alla sua concezione politica: indipendenza della comunità religiosa (riformata, lo strappo con la chiesa romana è già dato per scontato per calvino) dal potere politico, con una chiesa formata da pastori e dal loro concistoro. a quel tempo la svizzera non era uno stato-nazione, ma era una confederazione di piccole repubbliche, tra cui rientrava ginevra, che grazie a calvino, divenne una vera e propria teocrazia. Nell’ultimo libro della sua opera parla del governo civile (così chiamato da lui per distinguerlo da quello spirituale), e sottolinea come esso sia assolutamente necessario, al di là della guida spirituale: invita però a non confondere la libertà spirituale con quella terrena, che può esistere soltanto se viene affermata da un’autorità, non esiste una libertà individuale sciolta dall’ordine costituito (risposta all’anarchia degli anabattisti e alle rivendicazioni dei contadini in germania). Il governo civile è costituito secondo lui da tre elementi:  il magistrato (o magistrati, anche un’assemblea): inteso come carica suprema detentrice del potere e custode e tutore della legge  la legislazione: in base alla quale il magistrato governa  il popolo: che deve essere governato dalla legge e deve ubbidire al magistrato i governanti sono considerati da dio non solo garanti dell’ordine sociale e politico, ma anche tutori e custodi della situazione della chiesa: la prosperità della chiesa calvinista, che deve farsi carico delle anime dei fedeli, dipende anche dall’autorità costituita che deve garantire ordine. Il fatto che i governanti debbano garantire l’ordine affinchè la chiesa possa concentrarsi sul suo compito non implica però che il potere politico possa Per CALVINO: ci sono dei segni esteriori che ci fanno capire se siamo stati scelti LEZIONE 8 (09/03) Con il calvinismo e l’idea di disobbedienza al potere si pongono le premesse per le successive guerre di religione: con l’espressione guerre di religione si identificano gli scontri che avvengono in francia tra gli anni 50 del 500 e l’inizio del 600, più di 50 anni di scontri religiosi. In francia lo stato nazionale è ormai consolidato, affondando i suoi primordi nel medioevo (già nel 1400 i re rancesi aveva acquisito lo status di re per diritto divino tramite un processo che li aveva portati a emanciparsi dal potere universalistico della chiesa di roma da una parte e l’impero dall’altra, in quanto non aveva bisogno di intermediazioni e legittimazioni da nessun altro potere terreno, ma derivava il suo potere direttamente da dio). All’inizio del 500, negli anni 30, con Francesco I, iniziano a diffondersi le dottrine calviniste (non quelle luterane), sia per la vicinanza al fulcro del calvinismo, ginevra, sia per la questione linguistica (calvino è nato e formato in francia); inoltre per quanto la francia sia ancora largamente agricola, ha delle forti realtà cittadine (non simili a ginevra dal punto di vista politico) con un loro ruolo importante nel territorio francese. Con la morte di Francesco I e la successione di Enrico II che si entra nel pieno delle guerre di religione: entrambi i sovrani erano fortemente ostili ai movimenti riformati, sia al protestantesimo che al calvinismo; Enrico II in particolare è un sovrano che lotta strenuamente e perseguita i calvinisti, anche se per poco perché egli morirà giovanissimo; ha sposato però un’italiana, Caterina De Medici (figlia di quel Lorenzo de Medici a cui Machiavelli aveva dedicato il principe) in seguito a una politica di alleanze tra casate: il matrimonio aveva l’obbiettivo di rinsaldare le mire espansionistiche e il potere dei francesi in italia. Caterina diventerà una figura fondamentale nel periodo delle guerre di religione, diventando l’emblema in tutta europa del trasferimento delle idee di un certo Machiavelli (il simulatore/dissimulatore che invita a seguire una politica del pugnale e del veleno, il machiavelli dei capitoli più empi del Principe; il machiavelli della leggenda nera, autore diabolico e privo di qualsiasi morale; ovviamente si intende un modo di interpretare machiavelli che si diffuse dopo il diffondersi delle sue opere in tutta europa: da una parte c’è l’interpretazione repubblicana dei discorsi, dall’altra quella del principe, un machiavelli interpretato spesso in maniera negativa, in quanto da una prospettiva moralistica e religiosa, appare come colui che ha teorizzato un sovrano privo di qualsiasi morale; in questo periodo nacque l’insulto “machiavellico”, come sinonimo di colui che va contro la moralità ). Caterina è un capitolo importantissimo di questa leggenda nera di machiavelli: moglie del defunto Enrico II (della casata storica dei Valois che già dai primi secoli del medioevo deteneva il trono farncese) è ora reggente del trono di francia (i figli sono troppo piccoli); nel frattempo però i Borbone, che aspirano a sostituire i Valois al trono di francia, diventano i paladini della riforma calvinista. Da una parte i Valois con Caterina che appoggia la chiesa di roma, e un’altra casata importante, vicina ai Valois, i Guisa, in particolare Enrico di Guisa è a capo dell’opposizione cattolica. dall’altra i Borbone che appoggiano la riforma dei calvinisti francesi, chiamati Ugonotti. Da dove deriva il termine UGONOTTI = in questo periodo le lingue utilizzate sono quelle volgari e nazionali, non c’è una lingua univoca in europa che permette di dialogare (tranne il latino, ma è per i dotti), perciò i termini spesso passano da una lingua nazionale all’altra e vengono storpiati. Il termine deriva da una francesizzazione di un termine svizzero, EID GENOSSE (genosse= compagni eid= del giuramento, in riferimento all’assetto politico svizzero che richiedeva un giuramento per entrare nella confederazione). Gli ugonotti erano calvinisti, e in alcune parti della francia sono anche di costumi molto rigidi, fino all’intolleranza. Lo scontro è politico e religioso, l’odio deriva da uno scontro su aspetti teologici e morali, gli scontri sono violentissimi; dopo continui eccidi reciproci che segnano l’intero periodo della reggenza di Caterina de Medici si arriva a un momento centrale che segnerà l’intera età moderna e la storia francese: la strage di San Bartolomeo, agosto 1572. (ancora oggi si usa dire in francia san bartalemi? Per descrivere un disastro, una tragedia) Caterina per circa un decennio tentò una politica di riconciliazione, resasi conto del fatto che le guerre di religione stavano minando le basi del potere del trono francese, però questa politica non ebbe buon fine, per l’intransigenza degli schieramenti: allora Caterina spinge una delle figlie, margherita, a sposare un membro dei Borbone, Enrico III di Navarra; senonchè, riunitasi tutti i capi degli schieramenti, anche i capi degli ugonotti vengono invitati a parigi alle nozze, in un momento di distensione e riconciliazione; ma a parigi, partire dalla notte di San Bartolomeo, i capi degli ugonotti vengono letteralmente massacrati (altri massacri si diffonderanno come eco in tante altre parti della francia): il matrimonio che avrebbe dovuto creare la pace è il momento in cui si crea un’irrimediabile frattura. Gli storici sono dubbiosi su cosa sia effettivamente avvenuto: alcuni ritengono che Caterina avesse pianificato l’eccidio, per mettere le cose in chiaro, sfruttando l’occasione; altri sostengono che in realtà sia stato il figlio di Caterina, Carlo IX (che ormai diventato maggiorenne era teoricamente il re di francia, pur avendo lasciato la reggenza e compiti politici alla madre) per emanciparsi e lasciare un segno forte. Si diffonde la violenza in tutto il paese, e da quel momento le guerre acquistano un volto e un emblema, quello di machiavelli appunto, perché? La colpa ovviamente ricade pienamente su Caterina (figlia del destinatario del principe) ma il ragionamento fatto dai contemporanei è stato che lei avesse pienamente realizzato la logica machiavelliana, la dissimulazione; da quel moemnto machiavelli viene usato negli scontri polemici tra cattolici e protestanti, accusando gli avversari di essere seguaci di machiavelli, per screditarlo e delegittimarlo. Due anni dopo la strage Carlo IX muore e sale al trono Enrico III di Valois (NON DI NAVARRA). i due schieramenti vedono tre enrico: Enrico di guisa e Enrico III di Valois, e dall’altra Enrico III di Navarra (l’ultima guerra di religione verrà chiamata appunto guerra dei tre enrichi) Dopo questa strage si inizia a mettere in discussione l’autorità del potere reale: innanzitutto perché nasce nei territori del sud “l’unione dei protestanti del Midi”, una sorte di governo parallelo a quello ufficiale, nato per difendere le istanze dei protestanti, che imponeva imposte, organizzava gli stati generali (istituzione dell’Ancient regime = assemblee convocate periodicamente dal sovrano di francia, che riuniscono i rappresentanti dei 3 ceti, terzo stato, nobiltà e clero. Hanno un ruolo semplicemente consultivo, ma i rappresentanti possono avanzare delle richieste, es chiedere di legiferare su un dato argomento o eliminare la legge. Ovviamente ogni decisione spetta comunque al sovrano; il problema è che gli stati venivano convocati dal re, quando voleva lui, gli servivano semplicemente per legittimare il suo potere o una qualche politica. Nel momento in cui il sovrano assume pienamente il potere assoluto non ha più bisogno degli stati generali; l’ultima convocazione degli stati generali sarà nel 1612: non verranno convocati fino al 5 maggio 1789) e aveva un proprio esercito. Inoltre si scatena un dibattito politico, in diversi scritti, che mette in dubbio il principio di ereditarietà della corona e la legittimità della reggenza (in particolare quando essa è affidata a una donna e straniera): vengono messi in dubbio i fondamenti della monarchia francese. Alcuni di questi scritti nascono proprio a partire da un certo sviluppo della teoria della disobbedienza civile messa a punto da calvino, che dapprima si trasforma in vero e proprio diritto di resistenza attiva di fronte al potere tirannico di Caterina (avendo conculcato i diritti e la libertà religiosa), che in quel momento è l’emblema dell’italianità (cattiva nomea degli italiani in francia da quel momento). Caterina aveva poi portato con sé tantissimi esponenti dell’ambiente fiorentino, umanisti, esperti di diritto etc, per farsi aiutare nel compito gravoso della reggenza. Si diffonde sull’onda della critica al potere monarchico la corrente dei cosidetti monarcomachi, ( makos dal greco “che combatte” , lett “che combatte il manarca”) che riprendendo la dottrina della disobbedienza passiva calvinista le portano alle estreme conseguenze; dapprima parlano di resistenza attiva e poi arrivano a teorizzare l’omicidio del monarca, del tiranno (v bene il manuale di galli). L’esistenza stessa non solo della monarchia francese, ma dello stato, è in pericolo, ci si chiede in libelli e trattati, su cosa si fonda la sovranità di Francia? Cosa da fondamento al potere del re? Tra questi autori ci sono i politique = corrente di pensatori che in quel momento storico rivendicano la priorità del piano politico all’interno di
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