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La Rivoluzione Francese: Una Transformazione del Potere Politico e Sociale in Europa, Appunti di Storia Moderna

Storia Moderna EuropeaStoria politicaStoria SocialeStoria della Francia

La rivoluzione francese (1789-1799) è un evento storico di grande rilevanza che cambia le strutture sociali e politiche dell'europa. In francia, la consapevolezza di avere una dignità uguale alla nobiltà si sviluppa nella borghesia, portando alla fine del sistema feudale e all'affermazione del principio di sovranità popolare. La rivoluzione è caratterizzata dalla partecipazione dei borghesi al consiglio del re, la riduzione del potere giurisdizionale della monarchia, e la creazione di nuove istituzioni come gli stati generali. La rivoluzione vede anche l'emergere di nuovi soggetti come il popolo di parigi e il movimento contadino antifeudale. La costituzione del 1791 e la seconda fase della rivoluzione sono caratterizzate dalla separazione dei poteri e la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino.

Cosa imparerai

  • Come la costituzione del 1791 ha influenzato la Francia e l'Europa?
  • Come la Rivoluzione Francese ha cambiato la struttura politica e sociale in Europa?
  • Che ruoli hanno giocato il popolo di Parigi e il movimento contadino nella Rivoluzione Francese?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 06/09/2019

desire.monaldi
desire.monaldi 🇮🇹

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Scarica La Rivoluzione Francese: Una Transformazione del Potere Politico e Sociale in Europa e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! LA RIVOLUZIONE FRANCESE La rivoluzione francese cambia le strutture sociali e politiche dell’Europa, è una trasformazione del sistema di potere, dei metodi e dei contenuti della politica. Con la rivoluzione francese compaiono modi di fare politica nuovi, che rimarranno nel tempo. Nella Francia del ‘700 nell’opinione pubblica borghese si era sviluppata la consapevolezza di avere una dignità i classe pari alla nobiltà, grazie anche alle idee dei lumi. Rispetto al ‘600 i borghesi non volevano più conservare l’ordine dei ceti e salire nella scala, ma volevano cambiare la struttura della società. Situazione F 0 E 0 C’è uno scontro irrisolto tra monarchia e ceti privilegiati. La nobiltà era stata molto ridimensionata da Luigi XIV: era esautorata dai centri di comando politico, con la partecipazione dei borghesi al consiglio del re e agli alti gradi dell’esercito, il suo potere giurisdizionale era stato molto ridotto, era stata creata la corte di Versailles, dove furono portati i grandi di Francia, costretti a non risiedere più nei feudi, con ulteriore perdita di potere sul territorio. Scomparso Luigi XIV, i suoi successori non avevano una personalità tale da mantenere l’equilibrio raggiunto. I nobili durante il 700 erano passati alla controffensiva, avevano ripreso posizioni nell’amministrazione e gli alti gradi dell’esercito erano stati riservati ai nobili. F 0 E 0 Pesante crisi finanziaria. Il problema finanziario era sempre stato pressante per le monarchie assolute, che lo avevano risolto imponendo tasse senza ricorrere alle assemblee di rappresentanza e sostituendo l’imposizione ordinaria a quella straordinaria. In Francia la taglia, la prima imposta sulla persona fisica, era stata approvata dagli stati generali e dal parlamento. In Francia il Parlamento era il tribunale supremo, che doveva ratificare i decreti del Re, pena la mancata vigenza (il Re poteva imporre la sua volontà convocando il Parlamento in “letto di giustizia”). Gli stati generali non venivano convocati dal 1614, ma la storia del ‘700 della Francia è stata una storia di guerre e del tentativo di costruire un Impero, con alterne fortune. Questa politica era molto dispendiosa e si aggiungeva alle spese per mantenere la sfarzosa corte a Versailles. Di fronte a questa situazione c’è una forte spinta ad eliminare i privilegi fiscali per nobili e clero, rischiando lo scontro con questi ceti. I privilegi fiscali infatti erano il segno del privilegio per nascita e non erano mai stati toccati prima (i contrasti su questo pubblico danno luogo ai primi scontri rivoluzionari). F 0 E 0 La rivoluzione accade nel paese più avanzato e sviluppato. La Francia aveva una popolazione di 24 milioni di abitanti, di cui 20 milioni abitavano nelle campagne. La Francia era una tipica società di ancien régime, con comunque dei servizi minerari e manifatturieri all’avanguardia, per livelli pre rivoluzione industriale, e una grande flotta mercantile. La nobiltà comprendeva circa 400000 persone, cioè l’1,5%, e il clero comprendeva lo 0,5% della popolazione. Il terzo stato quindi comprendeva il 98% della popolazione. La Francia era anche il paese dove era nato l’illuminismo, dove era cresciuta l’opinione pubblica e il numero di pubblicazioni a stampa. Pur essendo però il paese dove il livello di teorizzazione e diffusione della cultura era più alto, era un paese che aveva visto realizzarsi poche riforme. F 0 E 0 La carestia del 1988 aveva fatto crescere di molto il prezzo del pane. La nobiltà premeva per convocare gli stati generali e deliberare un forte aumento dell’imposizione sul terzo stato. Il terzo stato però non è più quello del ‘600, ha una consapevolezza di classe e spinge alla convocazione degli stati generali in quanto lo ritiene l’unico organo legittimato a risolvere il conflitto. Gli stati generali, dopo la riforma del 1788, prevedevano che il numero dei deputati del terzo stato fosse pari a quelli del clero più quelli della nobiltà e le votazioni avvenivano per ordine, anche se il basso clero e la piccola nobiltà avrebbe probabilmente votato con il terzo stato. Prima degli stati generali si fece anche un’inchiesta sulla crisi delle periferie, raccolta nei cahiers des doleances. Nei cahiers si richiedevano la riduzione della pressione fiscale, la limitazione dei poteri del re, l’abolizione dei privilegi fiscali e della venalità delle cariche pubbliche, la parità dei cittadini. La rivoluzione francese inizia quando dagli stati generali esce il terzo stato, che si riunisce nella sala della pallacorda. Anche se continua il dialogo con il re, viene sovvertito l’ordine dello stato. Nella rivoluzione compaiono con il peso altri due soggetti: il popolo di Parigi ed un grande movimento contadino antifeudale nelle campange. La fase dall’89 al ’91 In questo periodo vengono conseguiti la maggior parte dei risultati, fino al più importante, cioè l’abolizione della società basta sugli ordini e sui ceti, quindi sul principio della disuguaglianza giuridica, politica ed economica. Nella notte tra il 3 ed il 4 Agosto viene abolito il sistema feudale, la decima al clero, la venalità delle cariche. Il 26 agosto si ha la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che prevede la libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini, che non vengono più chiamati sudditi. Nella stessa dichiarazione vengono riconosciuti alcuni diritti imprescrittibili ed inalienabili dell’uomo. La soppressione del feudalesimo era avvenuta attraverso la cancellazione dei diritti feudali personali e il principio della possibilità di riscatto dei diritti sulle terre (scioglimento della promiscuità della proprietà a favore dei contadini). Il collettivo del villaggio poteva o continuare a gestire le terre, senza pagare le quote dovute al clero o alla nobiltà, o suddividere le terre tra i contadini. La venalità delle cariche pubbliche viene abolita perché i poteri pubblici devono essere esercitati dallo stato senza deleghe e reclutando i funzionari per merito, attraverso i concorsi, e non per nascita. La monarchia poteva essere d’accordo con questi provvedimenti che riducevano il potere della nobiltà, della Chiesa e della nobiltà di toga, perciò nell’ottobre ’89 il re accetta queste deliberazioni. Nel ’90 viene approvata la costituzione civile del clero. Vescovi e parroci vengono nominati dalle assemblee elettorali locali. Il clero deve dichiarare fedeltà alla nazione, alla costituzione e al re. Vengono requisiti i beni ecclesiastici, soppressi gli ordini religiosi. La vendita dei beni ecclesiastici sottratti al vincolo della mano morta rafforzerà la proprietà borghese. Vengono abolite le discriminazioni nei confronti dei protestanti e degli ebrei. Riforma amministrativa. La Francia viene divisa in 83 dipartimenti e viene attivato un decentramento amministrativo. Gli 83 dipartimenti sono omogenei per quanto riguarda le attribuzioni amministrative, abolendo così le disparità giuridiche tra gli enti territoriali. Vengono soppresse tutte le corporazioni di arti e mesterei, abolendo le disparità tra i diversi settori del lavoro, al cui interno le corporazioni dettavano le regole ed erano un fattore di blocco dell’innovazione. Vengono anche vietate le organizzazioni operaie per la difesa dei salari. Nel ’91 viene promulgata la costituzione, ispirata al principio illuministico della separazione dei poteri e contenente anche la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. La magistratura era elettiva e totalmente indipendente dal parlamento, monocamerale (assemblea legislativa, eletta ogni due anni). I ministri erano di nomina regia, erano responsabili di fronte al re e non potevano essere contemporaneamente membri dell’assemblea legislativa. Il monocameralismo è indice di democrazia e il potere legislativo affidato al parlamento è indice di un regime parlamentare, mentre la responsabilità dei ministri solo nei confronti del monarca delineava una monarchia costituzionale. Il re aveva diritto di veto sospensivo sulle leggi dell’assemblea, ma era superabile dopo due rinnovamenti dell’assemblea. Il corpo elettorale era diviso in due categorie: gli elettori attivi e quelli passivi. Si faceva parte del corpo elettorale in base alle contribuzioni fiscali: ne facevano parte quattro milioni di cittadini maschi adulti ed altri tre milioni ne erano esclusi. I deputati dovevano essere proprietari di terre ed avere un reddito ancora superiore. La legittimazione del potere diventava popolare. Dopo il ‘91 Il Re, Luigi XVI, rifiuterà questa costituzione, tenterà di fuggire, ma verrà preso e decapitato. Nel ’92 verrà abolita la monarchia e proclamata la repubblica. La seconda fase è spiccatamente Sulla base degli studi di Lefebvre gli storici liberali dimostrano che nelle regioni dove i giacobini avevano più forza e maggiormente erano state divise le terre dando luogo ad una proprietà piccolo- contadina, lo sviluppo di un’agricoltura di tipo capitalistico è stato molto più lento e ridotto. Anche per Marx, nel Capitale, la piccola proprietà terriera non è funzionale allo sviluppo del capitalismo borghese, perché non permette la specializzazione della produzione e non intensifica i legami di mercato. Infatti quando si crea una piccola proprietà la tendenza dei contadini è all’autarchia, non solo alimentare. Inoltre l’azienda medio-grande può disporre di maggiori quantità di capitale, per cui può introdurre maggiori innovazioni tecniche nella produzione agricola. Per ricapitolare, tre sono gli assunti con cui viene rivista l’interpretazione marxista: 1) non è stata la borghesia produttiva a fare la rivoluzione 2) i risultati del momento giacobino hanno rallentato lo sviluppo capitalistico, non lo hanno accelerato 3) le rivoluzioni di Assemblea, popolo di Parigi e contadini sono state non coordinate L’interpretazione liberale afferma che la rivoluzione francese è un processo rivoluzionario di natura eminentemente politica, che ha poi causato trasformazioni sociali ed economiche. Effetti della rivoluzione francese La rivoluzione francese porta uno sconvolgimento a livello politico: l’affermazione del principio di sovranità popolare al posto del principio di legittimità come fondamento di ogni forma di stato. L’autoritarismo napoleonico, che per molti versi è la negazione dei principi rivoluzionari, dalla rivoluzione prende proprio il principio della sovranità popolare (plebisciti). Questo principio era inaccettabile per le monarchie europee e tutte le guerre contro la Francia, sia contro la Francia rivoluzionaria che contro la Francia napoleonica, sono guerre contro questo principio. Accanto a questa motivazione entrano poi in gioco gli scontri di potere tra le potenze europee. L’eguaglianza dei diritti politici andrà scomparendo, ma ciò che rimarrà in tutta Europa sarà l’uguaglianza giuridica, che verrà esportata dalle guerre napoleoniche e che non sarà mai più cancellata, determinando la fine dell’ancien régime. NAPOLEONE BONAPARTE Nasce ad Ajaccio in Corsica il 15 agosto 1769, pochi mesi dopo che i Francesi hanno definitivamente conquistato l'isola. La sua famiglia, di origine toscana, era nobile ma in condizioni economiche difficili. Studia in scuole militari e nel 1793, attratto più dal potere che dalle idee, aderisce alla rivoluzione francese. La sua prima occasione fortunata fu l'incarico di comandante delle truppe francesi a Tolone. Poi venne inviato nelle provincie a reprimere le rivolte. Dimostrò grande talento militare. Nel 1796 il governo del Direttorio decise di affidargli un importante incarico: attaccare l'impero austriaco in Italia. Dopo aver conquistato Nizza e la Savoia occupò la Lombardia, si spinse fino allo stato Pontificio e quindi si impadronì anche di Venezia. Ovunque si presentava come liberatore degli oppressi e suscitava quindi entusiasmi. Con il trattato di pace, firmato a Campoformio (Veneto) nel 1797 l'Austria perse la Lombardia, ma ebbe come compenso Venezia. Il regno di Sardegna fu costretto a cedere alla Francia Nizza e la Savoia, mentre lo stato Pontificio fu privato dell'Emilia Romagna. Ugo Foscolo dopo Campoformio espresse la sua amarezza nelle Ultime Lettere di Jacopo Ortis "il sacrificio della patria nostra è consumato". Napoleone saccheggiò opere d'arte ed impose pesantissimi tributi, ma il Paese ne uscì più moderno. Infatti riformò la Pubblica Amministrazione e introdusse il Codice Napoleonico. Intanto in tutta Europa si diffondevano le idee della Rivoluzione francese. Nei territori conquistati nacquero le repubbliche sorelle (Svizzera, Olanda, Italia). La più importante fu la Repubblica Cisalpina: comprendeva la Lombardia, l'Emilia Romagna ed aveva come capitale Milano. Anche a Napoli giunse l'esercito francese: il re Ferdinando IV di Borbone fu costretto alla fuga e venne fondata la Repubblica Partenopea (dove però nel giro di pochi mesi l'esercito popolare sanfedista riportò il re sul trono). Alla Francia rimaneva una sola grande rivale: l'Inghilterra. Per indebolirla economicamente il Direttorio decise di inviare Napoleone a conquistare l'Egitto (parte dell'Impero turco), dal quale avrebbe potuto impedire i traffici commerciali inglesi nel Mediterraneo. La spedizione in Egitto iniziò nel 1798: Napoleone salpò a Tolone e, conquistata Malta, sbucò ad Alessandria. Qui sconfisse i mamelucchi (soldati turchi) nella battaglia delle Piramidi. Ma pochi giorni dopo gli inglesi, comandati dall'ammiraglio Nelson, distrussero la flotta di Napoleone ad Abukir. Vista la sconfitta di Abukir alle potenze europee sembrò giunto il momento di fermare il governo repubblicano francese. Rientrato in Francia Napoleone dichiarò la patria in pericolo e con l'appoggio dell'esercito, della borghesia e della polizia, impose una nuova forma di governo: il Consolato formato da tre uomini di cui uno solo, il primo console, con tutti i poteri: Napoleone. Dopodichè riprese lo scontro con le potenze straniere e sconfisse gli Austriaci a Marengo. Nel giorno 1800 riprese il controllo dell'Italia e firmò la pace con Austria e Inghilterra. I francesi allora riaccordarono fiducia a Napoleone che si fece proclamare console a vita. Napoleone dominò la Francia per 15 anni con un governo che fu contemporaneamente: - autoritario - limitò la libertà di stampa e di opinione e riorganizzò la polizia (Fouché) - centralizzato - istituì i prefetti a capo di tutte le provincie - efficiente - riformò lo stato favorendo l'esportazione dei prodotti francesi, riformando la scuola, introducendo il codice civile. Nel 1801 raggiunse un accordo con la Chiesa cattolica in base al quale: - lo stato francese nominava i vescovi e dava il nulla osta ai parroci - il clero però non era costretto a giurare fedeltà alla Costituzione ed era stipendiato. Nel 1804 si fece incoronare imperatore da Pio VII a Notre-Dame. Nel 1805 si fece proclamare anche re d'Italia. Nel 1810 firmò con l'Austria il trattato di pace, ripudiò la moglie Giuseppina Beauharmais e sposò Maria Luisa, figlia dell'imperatore austriaco, da cui ebbe un figlio che morì giovanissimo. Man mano che le armate francesi procedevano nelle conquiste Napoleone poneva a capo degli Stati sottomessi suoi familiari. Nel 1805 in tutta Europa riprese la guerra. Per danneggiare economicamente l'Inghilterra nel 1806 Napoleone proclamò il blocco commerciale. Le navi che trasportavano merci inglesi venivano attaccate dalla marina francese e il loro carico sequestrato. Ma il bloccò si rivelò difficile da mantenere. Immediatamente infatti si diffuse il contrabbando. Inoltre finì per danneggiare non solo l'economia inglese, ma anche quella dei paesi europei. Nel 1810 lo zar Alessandro I decise di abolire il blocco e dichiarò ufficialmente la ripresa del commercio con l'Inghilterra. A Napoleone non rimase che invadere la Russia. Impiegò però due anni di preparativi. Nel giugno 1812, a capo di un esercito di 600.000 uomini, attraversò il confine russo. Ma il generale Kutuzov diede l'ordine ai suoi uomini di ritirarsi e di lasciare dietro a sè terra bruciata. I soldati francesi venivano così lasciati senza rifornimenti. Solamente a settembre Napoleone potè scontrarsi, a Mosca, con l'esercito russo e lo sconfisse. Ma la città venne data alle fiamme dai suoi stessi abitanti. Intanto iniziava il lungo inverno russo, più rigido del solito. A Napoleone non rimase che ordinare la ritirata, mentre intorno a loro imperversavano i cosacchi. La ritirata finì in tragedia, persero la vita 500.000 uomini. Approfittando della situazione nel 1813 l'Europa riprese le armi contro Napoleone. E lo sconfisse a Lipsia in Germania. Nel marzo 1814 le truppe straniere occuparono Parigi e Napoleone fu costretto ad abdicare. Si recò in esilio all'Isola d'Elba, mentre in Francia tornò la monarchia con Luigi XVIII fratello del re ghigliottinato. Nel 1814 le potenze vincitrici - Inghilterra, Austria, Russia e Prussia - si riunirono a Vienna dove ebbe inizio il Congresso per la risistemazione dell'Europa. Ma nel 1815,prima della fine del Congresso, Napoleone riuscì a fuggire e a rientrare in Francia. Resistette solo i famosi 100 giorni; il tempo necessario alle potenze europee per riorganizzarsi e sconfiggere Napoleone nella battaglia di Waterloo, in Belgio, il 15 giugno. Napoleone finì i suoi giorni in esilio, nell'isola di Sant'Elena in mezzo all'Atlantico, dove morì il 5 maggio 1821.
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