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Guide e consigli
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Appunti sulla tecnica artistica della tempera, Appunti di Tecniche Artistiche

Appunti sulla tecnica artistica della tempera nel corso dei secoli.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 18/07/2023

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Scarica Appunti sulla tecnica artistica della tempera e più Appunti in PDF di Tecniche Artistiche solo su Docsity! LA TEMPERA La diffusione della mescolanza di pigmenti con leganti porta alla definizione della tempera. C’era in questo periodo la diffusione della tecnologia. Essa deriva dal latino temperare, ossia mescolare, stemperare in misura giusta i pigmenti in un legante liquido. La differenza tra le tecniche della pittura può essere individuata nella QUALITA' del liquido di cui ci si serve per preparare il colore. Confusione nella Terminologia: II termine solitamente viene utilizzato per indicare i LEGANTI utilizzati in dispersione acquosa. Trattatisti medievali come Eraclio, successivamente Cennini e più tardi Lomazzo e altri, la usano per designare UNICAMENTE colori macinati ad acqua con legante organico. VASARI: Usa la parola tempera per tutti gli impasti di colore compresi quelli ad olio e a vernice. Questo ha generato molta confusione e fatto sorgere la teoria che l'impasto usato dai Van Eyck fosse un'emulsione di olio e di uovo e che quindi egli non fosse l’iniziatore della tecnica ad olio (l’olio difatti si è visto che era già in uso in periodi antecedenti). Per molto tempo la tecnica a tempera e quella ad olio si trovano a convivere insieme, lo stesso van Eyck le utilizzerà contemporaneamente, le tecniche vanno ad intrecciarsi soprattutto attraverso il sacro. Inizialmente la tempera si utilizzava sul legno e poi sulla tela, grazie alla qualità dei pigmenti conferiva una soluzione cromatica misurata, più riconoscibile. Diversamente l’olio per le sue qualità più morbide sarà utilizzato largamente in conseguenza di uno stile formale più naturalistico, dove si vorrà mettere in evidenza la morbidezza dell’incarnato (affermandosi dal 1400 in poi). Il tipo di applicazione nel corso del tempo è stato quella per via di sovrapposizione, poi per accostamenti e infine per velature. Questa successione è data dallo sviluppo degli stili, il tipo di evoluzione è legata allo sviluppo della rappresentazione in senso naturalistico; più si fa sofisticata sarà la figurazione dell’immagine più sarà complessa la tecnica della tempera. Nonostante la disponibilità di vari ricettari gli artisti trovavano una loro caratteristica specifica su come operare. Ogni artista trova qualcosa che fosse consono al suo linguaggio espressivo. EMULSIONI • Naturali: uovo, colle, caseina (derivati del latte) (a base proteica tutte di origine animale). • Vegetale: lattice di fico Artificiali: soluzioni a base di gomme, uovo, vernici, colle, caseina • Saponificazioni: olio grasso, sapone, cera (alcali) TEMPERA APPLICAZIONI: Vari esempi su tavola con la tempera Icone Mariane Una volta stabilito il tipo di soluzione della tecnica, come quella del rosso d’uovo o dell’emulsione con olio di lino, molteplici artisti si avvarranno di tale tecnica. Dal legno che doveva essere preferibilmente compatto venivano tolte le resine, le varie assi venivano incollate con caseina e calce. A volte nel supporto veniva utilizzata la calce, altre volte a seconda dello strato (legno o tela) si procedeva con una stesura di colla di pesce. Altre volte si applicava una velatura di base di colore rosato/rosso (soprattutto per gli artisti Veneti). Questo diventa un campo dove esistono diverse traiettorie e possibilità. Tutte queste informazioni sono bene espresse nel testo della Rinaldi L’uso della tempera dal Medioevo al Rinascimento E' possibile indicare tre grandi periodi. • Quello anteriore al ‘200 al ‘300, che indicheremo come tecnica delle sovrapposizioni successive di colore. • II ‘300 e il primo ‘400 in cui il colore è usato per graduato accostamento. • Dopo il ‘400 in cui l'esito finale è dato ponendo sul disegno velature successive che si qualificano per trasparenze. Il passaggio dal primo al secondo periodo è assai simile e corrisponde alle stesse esigenze di qualificare la rappresentazione in modo più lento. DUECENTO L'artista operava così: segnati i primi profili delle figure, stendeva quasi uniformemente i colori locali, poi determinava le particolarità e dava i lumi etc.. Coppo di Marcovaldo, Maestà, tempera e oro su tavola, Orvieto, Museo dell'Opera del Duomo, 1270 ca. Sandro Botticelli, Ritratto di Giuliano de' Medici, 1478 - 1480, Tempera e olio su tavola, cm 60 x 41. un’alterazione rispetto a quelli artigianali. Questo perché venivano mescolati con soluzioni non originali e di qualità e tantomeno gli stessi pigmenti apparivano di qualità. Ciò accentuava inoltre la concorrenza tra i fabbricanti che costantemente immettevano sul mercato nuovi prodotti, la cui qualità era talvolta notevolmente scadente, così come venivano immessi in commercio vecchi prodotti con nuovi nomi, alimentando una confusione terminologica piuttosto allarmante. Tali problemi vennero individuati dai medesimi artisti, come Holman Hunt (Artista preraffaellita) il quale operava un discorso di ritorno al mestiere. William Holman Hunt (1827 -1910): «Nei giorni antichi i segreti erano dell'artista; ora egli è il primo da mantenere nell'ignoranza di ciò che sta utilizzando.» Scontro fra i nuovi prodotti e le antiche tradizioni Si orecchiarono le prime iniziative di poter tornare alla tradizione, gli artisti consapevoli di questa cattiva qualità la denunciavano e tentavano di controllare meglio la produzione dove potevano. Da alcuni artisti si sente la volontà di un ritorno alla tempera tradizionale, altri invece si sentono attratti dalla possibilità di avere dei materiali nuovi che offrivano cromaticamente delle possibilità nuove che si adattavano meglio alla prospettiva rappresentativa che si delineava nell’800 (Impressionismo ecc..) Si avevano pigmenti con la natura non specificata, sostituzioni chimiche degli originali pigmenti naturali, anche gli additivi non erano mai specificati, leganti oleosi di bassa qualità. Tutti i fabbricanti di colori si servivano del resto di consulenti chimici di fiducia, ben presto divenuti famosi: - Per Le franc è documentato il rapporto con Jehan-Georges Vibert, noto autore di La Science de la peinture, 1891. *Testo tradotto l'anno dopo in italiano da Gaetano Previati il quale fa capire quanto gli artisti in quel periodo fossero interessati alla tecnica artistica ma ragionando sulla qualità della materia. - Roberson faceva invece riferimento ad Arthur Herbert Church, chimico della Royal Society e autore di The Chemistry of Paints Hand Painting (Londra, 1890). - Meno noto è H.C. Standage, chimico consulente della ditta Reeves, che pubblicò numerosi testi sulla stabilità dei pigmenti. I nuovi pigmenti sintetici erano più brillanti e vi erano personaggi, tra cui lo stesso Vibert che lavorava all’Ecole des beaux arts intorno al 1980, che si preoccupavano della stabilità di questi pigmenti. → In occasione dell’esposizione dell’unificazione a Firenze nel 1861 vengono presentati i prodotti naturali per dimostrare la bontà costitutiva rispetto a quelli esteri francesi o tedeschi di stampo industriale (nel caso dei coloranti rossi si consiglia addirittura l'incremento della coltivazione della robbia per combattere il predominio delle tinture sintetiche provenienti dall'estero). La chimica italiana all'indomani dell'unificazione risulta infatti molto arretrata, come testimonia il catalogo della «Esposizione Nazionale Italiana agraria, industriale e artistica» - La prima industria italiana di colori per le belle arti risulta fondata a Rovereto (Trento) nel 1919 da Carlo Ferrario, mentre al 1923 risale la nascita della Maimeri ad opera del pittore Gianni Maimeri e del fratello Carlo, chimico industriale. - 1775, Francia Nascita Lefranc & Co - 1883 apre una Filiale a Milano - Nascite delle prime Industrie italiane di colori: Ferrario 1919 ; Maimeri 1923 In Italia molti artisti erano interessati alla tecnica della tempera (a Venezia). Francesco Paolo Michetti, La figlia di lorio,1895 (Per la B.V, 1895 dipinse la grande tela servendosi di una miscela di tempera con gomma e glicerina). Il commercio dei nuovi prodotti per la pittura Nel XVII e XVIII secolo dal punto di vista merceologico i pigmenti erano venduti dai droghieri, poi nel XIX la fornitura dei materiali artistici era diventata una forma di commercio e le vernici erano più una questione di sintesi chimica (meno pigmento e più olii e talvolta cera). Circolazione di materiali scadenti. Le conseguenze? Molti artisti per protezione da questo cercavano di stabilire un buon rapporto con un particolare mercante, ad esempio Van Gogh, Cêzanne si servivano di Julien Tanguy. Tra gli artisti di questo periodo, solo Degas mostrò curiosità per quello che si trovava effettivamente nei colori. Macchiaioli e Divisionisti ricorrono ai pigmenti a olio in tubetto prodotti industrialmente Lefranc, Winsor & Newton Vittore Grubicy de Dragon invece era diffidente verso i colori a tempera prodotti industrialmente in Germania *Come ricorda Enrico Baj (artista post realista) nella prefazione a La tecnica della pittura «Gli italiani non furono lesti a passare dalla produzione giornaliera e manuale a quella dei colori prodotti in serie e confezionati in tubetti, come la pasta dentifricia. Da noi, paese di grande tradizione artistica, il colore si faceva fresco, lì per lì, per i bisogni della giornata, sia che si trattasse di tempera mesticata col tuorlo d'uovo, sia che si preparassero le tinte per l'affresco. Da noi, insomma, il colore si preparava al momento, come si fa per le pizze e il caffè espresso» In realtà anche in Italia, e in particolare a Milano, maggiormente a contatto con il mercato artistico europeo, era giunta l'eco delle ricerche e del dibattito internazionale sulle alterazioni dei colori industriali e sull'alternativa individuata nella pittura a tempera, grazie alle conferenze tenute da Alphons von Pereira. Franz Van Stuck, Adamo ed Eva, 1920, tempera Artista dell’accademia di Belle Arti di Monaco, accademia promotrice del nuovo ma anche dell’antico. All’interno dell’istituto vi erano delle personalità che mantenevano viva la tradizione e al tempo stesso sperimentavano i medium pittorici moderni. Spesso nella cultura tedesca troviamo questa dicotomia tra il nuovo e il vecchio. Nel 1891 il chimico tedesco A.W. Keim fonda l'Istituto di Ricerca per la tecnica pittorica con cui comincerà l'uso standardizzato dei materiali prodotti industrialmente, Keim nello stesso tempo fondò l’Associazione Tedesca per la Promozione dei materiali tradizionali che ricevette l'appoggio statale. Egli realizzò il primo legante sintetico della storia ovvero un medium pittorico a base di silicato di potassio, utilizzato da molti artisti alla Biennale di Milano. → Arnold Boeklin, tempera su legno, 1898. Si serve della tempera utilizzando un soggetto iconografico che richiama all’Iconografia Medievale drammatica. Artista formatosi come allievo e poi professore all’Accademia di Belle arti di Monaco Le novità dell’epoca rispetto alla tradizione: l’esperienza di De Chirico Questi due artisti sono molti importanti come punto di riferimento per l’arte di Giorgio de Chirico. Quest’ultimo è l’artefice di una politica culturale detta Ritorno all’ordine situato intorno agli anni ‘20/30. De Chirico aveva raggiunto una sua riconoscibilità artistica con l’arte della metafisica negli anni ’10, con superfici pittoriche sottili stese per velatura e prive di film di vernice. Ora, nel periodo delle esperienze nuove dell’arte dell’Avanguardia, egli lavorerà in parallelo con questi nuovi stili artistici. È l’epoca delle esperienze del Collages, dell’Assemblages, dell’uso di materiali estranei. Questo periodo è futuro anche all’esperienza formale che si oppone alla rappresentazione del naturalismo. Le avanguardie provocano uno sconvolgimento dal punto di vista iconografico, simbolico, formale e stilistico e contestualmente hanno proposto l’utilizzo di materiali nuovi mai contemplati, come la carta, i tessuti, il ferro etc.. De Chirico è stato sostenitore di un’arte Metafisica tramite la tecnica ad olio, poi ad un certo punto è stato riconosciuto come l’iniziatore del Surrealismo. Egli si sottrae da questo nuovo marasma proponendo un ritorno all’ordine contro l’eccessivo sperimentalismo delle avanguardie, porta avanti un discorso iconografico che è quello della tradizione formale riportando l’attenzione ai grandi maestri del passato con la tempera. Egli riscopre tale tecnica essendo condizionato dagli artisti di Monaco e per una sua passione verso le copie a Firenze e a Roma. Emula nei musei opere antiche (es. la Gravida di Raffaello), verificando la superiorità della pittura a tempera su quella a olio. Pubblica un manuale apice della sua riflessione teorico-pratica ricco di ricette, frutto di lunghe sperimentazioni. ª Negli anni Quaranta si diffondono altri coloranti sintetici: Colori vinilici diluibili in acqua a base di acetato di polivinile (PVA). Asciugano rapidamente, ma non era possibile ridipingere sopra, hanno un aspetto opaco e con poca gamma di tinte. Gli artisti che ne sono attratti sono Kenneth Noland e Alberto Burri. Questo smalto asciugando rapidamente appena veniva applicata sulla superficie dell’opera provocava un cretto generale. Alberto-Burri, Cretto-bianco, 1976, acrovinilico su cellotex ª Le resine acriliche possono essere usate in forma solida (scultura plastica) o come legante pittorico. L'acrilico come medium esiste in due versioni: in soluzione (in trementina) o emulsione (in acqua). In soluzione viene diluita in trementina (il legante è composto da resina acrilica in soluzione di trementina che vaporando crea una pellicola secca) chiamata Magna messa a punto alla fine anni degli anni ‘40. Leonard Bocour e Sam Golden inventano i primi colori acrilici in tubetto, si commercializzano solo a partire dal 1953 (con il nome Magna). • I colori sono brillanti Rapidità di essiccazione • intensità del colore, • possibilità di essere mescolato con l'olio. L’unico limite dell'acrilico in soluzione è che non è possibile rilavorare la superficie pittorica con sovrapposizioni perché il diluente ammorbidisce il colore Il fatto di poterli diluire in trementina creava una soluzione molto acquosa, tale da poterla equiparare all’acquerello ma con una maggiore brillantezza. Tale utilizzo è stato usato da un artista come Helen Frankenthaler la quale sarà la prima che si avvale di questo tipo di acrilico → Newman e Noland nel 1953 avevano visitato lo studio di Helen Frankenthaler e rimasero colpiti dal suo uso del colore molto diluito che produceva un effetto come l'acquerello e decisero di usare le soluzioni acriliche di Bocour & Golden che potevano essere diluite fino a raggiungere una consistenza acquosa. Helen Frankenthaler (1928): Ciò che la distingue è un personale metodo espressivo, ma anche tecnico e procedurale, un "lavoro di polso" del tutto peculiare ed innovativo, tanto da aver profondamente influenzato altri artisti che con lei vennero in contatto, come Morris Louis e Kenneth Noland. Ella prende le distanze dagli eccessi emozionali dell'Espressionismo per ricercare le radici intellettuali di una pittura basica, fatta di gesti semplici ed essenziali, minimalista ma non povera, che si identifichi nella tela e nel colore. Le sue opere piacquero così tanto che lo stesso Morris Louis fece delle opere che consistevano nel far calare dall’alto dei colori diluiti ottenendo un’opera per sovrapposizioni, velature e mescolanze. Morris Louis, Dalet Kaf,1958/59, (mescolanze e percolamenti tramite acrilico molto diluito). Questi leganti nuovi nelle loro diverse qualità permettono agli artisti di esprimersi in maniera impersonale, tali colori non si avvalgono della pittata tradizionale. Molte di queste opere non erano concepite per durare nel futuro ma per essere delle espressioni da osservare in quell’istante. ª Nasce poi l’acrilico in emulsione acquosa che rispetto a quello in soluzione non era tossico e inodore e permetteva di ridipingere per sovrapposizioni e velature. Si tratta di goccioline sospese nell'acqua, quando l'acqua evapora forma un film pittorico solido e flessibile. Vennero usati dagli artisti della Pop Art. Questo permette di sovrapporre un altro strato dopo pochi minuti e vi è maggiore scelta dei supporti. Dalla carta alla tela grezza fino all'alluminio, inoltre l’opacità della superfice permette di soddisfare il superamento dell'emotività della pennellata David Hockney, Beverly Hills Housewife, 1967 Con comparti figurali molto semplificati, i passaggi da un colore all’altro sono molto sintetici. Non si trova il tocco pittorico sul ritorno. Teli opere rispecchiano una visione solarizzata della realtà. Già nel 1955 le prime vernici acriliche a base di acqua divengono disponibili in commercio. Sono prodotte con polveri colorate (pigmenti) mischiate con una resina acrilica ad essiccazione variabile, generalmente veloce, a seconda delle resine e dei pigmenti utilizzati e dalla fabbrica produttrice. La pittura acrilica irrompe così sulla scena in un momento in cui gli artisti stanno cominciando ad esplorare i movimenti e le forme come la cultura Pop, il Fotorealismo, l'Espressionismo astratto e forniscono un mezzo ideale per queste forme d'arte, che miravano ad immagini piatte dai contorni netti e l’uso distinto di linee. Artisti americani come Andy Warhol, Robert Motherwell, Larry Poons, e Helen Frankenthaler e artisti inglesi come Bridget Riley e David Hockey sono attratti da tali materiali per queste ragioni, oltre che per la flessibilità offerta da questi colori. LE PLASTICHE - Contestualmente a questo cambiamento dei colori industriali avviene l’irruzione di materiali come la celluloide e la plastica. Bisogna considerare il Dadaismo che ha smantellato i sistemi logici tradizionali. L'ingresso delle materie plastiche avviene negli anni in cui si sviluppano le avanguardie come il Costruttivismo e il Bauhaus. La progenitrice delle materie plastiche fu la CELLULOIDE, nome commerciale con cui si diffuse un prodotto ottenuto attraverso la nitrazione della cellulosa e la canfora. Naum Gabo, Costructed Head n. 2 Artista costruttivista russo che insieme a suo fratello realizza opere ponendo l’attenzione ai prodotti che si commerciavano in quegli anni, della modernità, concepiti per altri fini. Questa costruzione di una testa riporta ad una scomposizione cubista che però solleva la pesantezza della composizione tramite un materiale leggero e sottile. Naum Gabo, Linear Construction in Space No. 1, Perspex with nylon monofilament, 1945-46 Gabo cominciò ad usare la celluloide per le sue opere trasparenti cercando di esplorare i fenomeni ottici di luminosità e trasparenza. Dopo il 1920 fu introdotto nel mercato l'acetato di cellulosa e questa fu usata da Gabo. MANIFESTO REALISTA, 1920 Questi sono anche gli anni della BAKELITE: una resina artificiale inventata nel 1907. Una resina (o plastica) artificiale ottenuta in laboratorio, a struttura macromolecolare. Fu inventata e brevettata nel 1907 dal chimico inorganico belga Leo Baekland, che visse in America, New York, il quale le diede il nome. Si tratta di un materiale resistente alle alte temperature e isolante; per questo venne presto utilizzata per la produzione di telefoni e radio, nonché per prodotti isolanti di vario tipo. Nella storia della chimica la Bakelite è il primo materiale termoindurente, cioè è un prodotto che una volta fuso, raffreddato in uno stampo e indurito, non può più essere riscaldato ne rimodellato. In particolare in USA, grazie alla sua leggerezza e resistenza, venne utilizzato a scopo bellico per la costruzione delle armi. Laszlò Moholy-Nagy, Modulatore di luce e spazio, materiali vari,1930-31 (replica 1970) Anche lui è interessato alla relazione arte e industria. Egli userà celluloidi, acetati di cellulosa, bacheliti perforati, inventando un meccanismo formato da griglie con al di sotto un motore che faceva muovere tutta la composizione creando delle soluzioni visive luminose naturali e dinamiche.
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