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Il Biennio Rosso e l'ascesa del Fascismo in Italia: Contadini, Operaio, Politici, Appunti di Storia

Il Biennio Rosso (1919-1920) in Italia, un periodo di grande instabilità politica e sociale caratterizzato dall'affermazione dei grandi partiti di massa, l'occupazione delle terre e delle fabbriche, e l'ascesa di figure come Antonio Gramsci e Giovanni Gioli. Il testo illustra come la situazione politica italiana fosse molto instabile e come Mussolini sfruttò questo clima di incertezza per consolidare il suo potere, fondando il Partito Nazionale Fascista e promulgando le Leggi Fascistissime.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 27/09/2022

arianna.migliasso03
arianna.migliasso03 🇮🇹

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Scarica Il Biennio Rosso e l'ascesa del Fascismo in Italia: Contadini, Operaio, Politici e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! La piccola borghesia risenj maggiormente dell’inflazione, mentre la grande borghesia si avvantaggiò grazie alle commesse statali che durante la guerra avevano drenato ingen/ risorse finanziarie a favore delle grandi industrie. Il biennio rosso (1919-1920) Nel 1919 le elezioni poli/che, tenutesi con il nuovo sistema eleBorale proporzionale, videro l’affermazione dei grandi par// di massa, in par/colare il Par/to Socialista e il Par/to Popolare: segno del malessere sociale e delle rivendicazioni che esplosero nei mesi successivi con l’occupazione delle terre e delle fabbriche. Queste manifestazioni furono più marcate a Nord, centro dello sviluppo industriale nazionale e dell’organizzazione sindacale operaia e contadina: nelle terre della Pianura Padana i contadini rivendicavano l’imponibile di manodopera contro lo sfruBamento padronale, mentre nelle fabbriche del triangolo industriale si tentò di organizzare dei Consigli di fabbrica sul modello dei soviet russi: quest’ul/mo episodio, nell’estate del 1920, vide su fron/ contrappos/ due importan/ figure della storia poli/ca nazionale: Antonio Gramsci, leader di Ordine Nuovo fu l’organizzatore dell’occupazione operaia a Torino; Giovanni Gioli^, tornato al governo a fine primavera dello stesso anno, mediò quest’ennesimo confliBo che si concluse col fallimento dell’ipotesi rivoluzionaria. Il biennio nero (1921-22) Iniziava la reazione: il biennio nero. Benito Mussolini aveva fondato nel 1919 a Milano i Fasci di comba,mento, un movimento poli/co composto da ardi/, trinceris/, dannunziani e futuris/, an/clericale e connotato da for/ rivendicazioni sociali. Durante il biennio rosso il movimento aveva iniziato a darsi una organizzazione paramilitare, con la cos/tuzione di una milizia armata e aveva messo al centro del suo programma l’esigenza di garan/re l’ordine nel Paese, ma alle elezioni del 1919 non aveva oBenuto seggi. Nel 1921 Mussolini cambiò poli/ca e si riavvicinò alla Chiesa, alla monarchia e all’esercito, stringendo un paBo con i possiden/ agrari e gli industriali del Nord, abbracciando un marcato an/comunismo e trovando anche nel governo Gioli^ una certa accondiscendenza opportunista: questo credeva infa^ di poter controllare Mussolini e sfruBare le sue milizie per contrastare i movimen/ rivendica/vi delle forze socialiste e sindacali. Alle elezioni del 1921 Mussolini si presentò con il blocco nazionale dei liberali, riuscendo stavolta a far eleggere 35 deputa/. Nei mesi successivi fondò il Par$to Nazionale Fascista, mentre proseguirono per tuBo il biennio le spedizioni puni/ve delle squadre fasciste, indirizzate contro le sedi dei par//, dei sindaca/ e dei giornali socialis/ e comunis/. 3 La situazione poli/ca era molto instabile e i par// al governo (liberali e popolari) non riuscirono a normalizzare la vita del Paese: nell’autunno del 1922 Mussolini organizzò la Marcia su Roma, non contrastata dall’esercito per espressa volontà del re, causando le dimissioni dell’allora presidente Facta. Lo stesso sovrano chiamò il giorno dopo a Roma Benito Mussolini, per offrirgli l’incarico di formare il nuovo governo di coalizione. Il primo governo Mussolini, l’assassinio di Giacomo MaDeoE e le leggi fascisGssime Nei primi anni di governo Mussolini cercò di realizzare il programma di normalizzazione del Paese, cos/tuendo la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (camicie nere). In poli/ca economica fu liberale e contrastò l’inflazione con una streBa sui salari e una poli/ca deflazionis/ca, ma più importante fu l’azione progressiva di svuotamento delle funzioni democra/che del Parlamento e l’is/tuzione del Gran Consiglio del Fascismo. In questa prima esperienza di governo si ebbe anche la riforma Gen/le, il quale realizzò un impianto forma/vo fondato sul primato del sapere umanis/co e sulla subordinazione di quello tecnico e scien/fico, e la legge eleBorale Acerbo, per fare il pieno di consensi nelle elezioni che si tennero nella primavera del 1924 in un clima di in/midazione. L’irregolarità del voto fu denunciata nelle prime sedute parlamentari dal deputato socialista Giacomo MaBeo^, che per tuBa risposta fu faBo sequestrare e assassinare dai miliziani per ordine dello stesso Mussolini. La reazione del Paese fu forte sul piano emo/vo ma inefficace su quello poli/co. I principali par// d’opposizione, con l’eccezione del Comunista, abbandonarono il Parlamento per ri/rarsi sull’Aven/no e Mussolini sospese per alcuni mesi i lavori parlamentari e si ripresentò alla Camera, dove assunse su di sé tuBe le responsabilità e dichiarò l’intento di porre fine ai tenta/vi di opposizione. Nei mesi successivi, tra il 1925 e il 1926, Mussolini promulgò le Leggi Fascis$ssime che distruggevano ogni forma di libertà poli/ca. Subì alcuni aBenta/ e fece di conseguenza reintrodurre la pena di morte per il reato di aBentato alla sua vita. Dichiarò sciol/ tu^ i par// ad eccezione del suo, is/tuì una polizia segreta di Stato (OVRA) e il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Infine is/tuì per i dissiden/ poli/ci il confino di polizia, una misura repressiva che stabiliva l’allontanamento dalla residenza e la rigida sorveglianza di chiunque si opponesse al regime. In breve, con il Concordato con la Chiesa caBolica e con l’approvazione della Carta del Lavoro (1927) il fascismo realizzò un controllo pieno e totale su ogni potere pubblico e sulla società. La guerra in EGopia L’Italia adoBò una poli/ca espansionis/ca a fine OBocento: l’unica conquista ancora compiuta era la Libia, che tuBavia ricoprì poca rilevanza economica. Mussolini quindi decise di puntare all’E/opia, un paese modernizzato, senza dichiarazione di guerra: riceveBe una sanzione dalla Società delle Nazioni, ma successe nell’opera nel 1936 in una baBaglia impari, 4 NoFe dei Lunghi Coltelli. Il suo potere si ingrandì nel momento della morte di von Hindenburg, nello stesso anno. Il Terzo Reich È caraBerizzato da diverse organizzazioni volte a persuadere la massa e controllare le trasmissioni, l’arte ed i libri. La ciBà principale delle operazioni era Norimberga, a Berlino si svolsero le Olimpiadi del 1936. Le leggi razziali I nazis/ credevano in una razza superiore, quella ariana, con gli specifici tra^, e si accanirono in par/colare contro gli ebrei, che in Germania erano già rela/vamente pochi, immigra/ nel dopoguerra. Con le leggi di Norimberga del 1935 vennero priva/ della stragrande maggioranza dei loro diri^, nel 1938 si verificò la NoFe dei Cristalli, durante la quale diverse vetrine di negozi ebrei vennero distruBe. Nel 1937 iniziarono le deportazioni nei campi di lavoro. L’URSS da Trotskij a Stalin Nel fraBempo anche in Unione Sovie/ca si stava formando un regime totalitario: dopo la morte di Lenin nel gennaio del 1924 Trotskij e Stalin cominciarono a scontrarsi. Trotskij credeva nella rivoluzione permanente, volta a conquistare la classe operaia occidentale, perché se si fosse limitata alla sola Russia sarebbe stata travolta; secondo Stalin era invece necessario rafforzare la diBatura del proletariato: a questo proposito, si era concentrato nella costruzione di un Par/to Comunista sempre più forte in modo da controllare l’intera Unione e realizzare il socialismo. Nel 1927 Stalin riuscì a contrastare con successo Trotskij assieme a Zinov’ev e Kamenev, il quale venne espulso dall’Unione e si rifugiò in Turchia e poi in Messico, dove fondò una quarta Internazionale, ma venne assassinato nel 1940. Negli anni successivi venne rafforzato il totalitarismo, e dal 1928 la NEP venne completamente abbandonata in favore di un elenco di obie^vi ar/cola/ per piani quinquennali prestabilendone le basi opera/ve ed economiche: una manovra di successo, che incrementò notevolmente l’impiego. Il primo piano durò dal 1928 al 1932 e non fu interamente rispeBato, ma riuscì a raddoppiare la produzione dell’industria pesante: in par/colare l’industria meccanica toccò per la prima volta i seBori dell’aviazione e delle automobili, e l’industria bellica venne ricostruita. Il secondo piano durò dal 1933 al 1937, ma arrecò un danno notevole ai lavoratori, in quanto la maggior parte delle risorse venne impiegata dall’agricoltura all’industria pesante. 7 Il risultato fu l’autosufficienza del Paese ed un enorme guadagno di rilevanza della produzione industriale, che divenne la seconda al mondo dopo gli Sta/ Uni/. Il terrore staliniano Una delle conseguenze peggiori del regime staliniano fu la colle^vizzazione forzata dell’agricoltura: i kulaki, che con la NEP si erano arricchi/ ulteriormente, persero immediatamente la loro libertà, ed i contadini medi, decisamente più numerosi, vennero costre^ a condividere terreni e bes/ame. Le campagne divennero delle aziende agricole statali, nelle quali i contadini lavoravano come operai: il ceto dei kulaki venne completamente distruBo, tanto che il 20% venne deportato e la maggior parte preferì distruggere la proprietà piuBosto che meBerla in comune forzatamente. L’economia sovie/ca subì quindi un considerevole slancio, ma al prezzo della distruzione dei diri^ umani: il nazismo e il socialismo seguivano il concentrazionismo, basato sulla reclusione in campi di concentramento e sulla soppressione di intere categorie di popolazione. Tali campi di concentramento vennero eredita/ dallo zarismo, ed erano vol/ alla reclusione ed alla rieducazione, basata su un meccanismo di distruzione della personalità allo scopo di “placare l’animo” del recluso e riammeBerlo successivamente nella comunità civile: all’interno di essi si cos/tuì una gerarchia sociale capeggiata dai delinquen/ comuni, che avevano più possibilità di sopravvivere, che sovrastavano i prigionieri poli/ci, pra/camente senza speranza. Il primo campo venne creato nel 1923 nelle isole Solovski, nel quale vennero deporta/ gli oppositori poli/ci; successivamente se ne aggiunsero altri, chiama/ lager, aBorno ai quali si sviluppò un’intera amministrazione, la Gulag: era un sistema segreto e severissimo mirato a reprimere il dissenso, che contribuì all’industrializzazione dei piani quinquennali aBraverso il lavoro forzato dei detenu/. Dal 1936 al 1938 si scatenò il terrore staliniano: fu il periodo delle cosiddeBe grandi purghe, che es/rparono completamente i bolscevichi; sedici membri vennero processa/ e fucila/ soBo l’accusa di essere dei trotzkis/, tra cui Zinov’ev e Kamenev. Dopo gli oppositori di sinistra venne la volta di quelli di destra: Nikolaj Bucharin era alleato di Stalin durante la loBa a Trotskij, ma essendo un sostenitore della NEP venne accusato di voler ricos/tuire il capitalismo, processato ed ucciso nel 1938. Le conseguenze della persecuzione furono devastan/ anche sul piano socioeconomico, in quanto colpirono un’intera classe dirigente ed intelleBuale. 8 Si affermò un vero e proprio culto della personalità, in quanto l’intero Par/to Comunista, ormai privo di diale^ca, dissenso ed opinioni contrastan/, si iden/ficava completamente nel diBatore e nel suo pensiero. Iniziarono ad evolversi le relazioni con la Germania, con la quale venne stabilita un’alleanza sulla base degli ingius/ traBamen/ subi/ in quanto Paesi sconfi^ dal 1922 con il traBato di Rapallo. Il comunismo cinese e la lunga marcia La Cina fu l’unico paese coloniale dove il comunismo riuscì a meBere radici, e ne cos/tuì un modello. Nel 1927 Chiang Kai-Shek, capo del gruppo nazionalista del Kuomintang, ruppe l’alleanza con i comunis/ ordinando il massacro dei quadri operai a Shanghai; di conseguenza, ques/ cercarono di riorganizzarsi fra il proletariato urbano, ma ormai le organizzazioni sindacali erano dominate dai nazionalis/. Nelle zone rurali, però, Mao Tze-Tung, assieme ad un gruppo di reduci dal 1927, riuscì a ristabilirne una cellula. Mao credeva che in un paese povero e rurale come la Cina il comunismo dovesse essere condoBo dai contadini e non dal proletariato urbano, liberandola progressivamente. La sua visione era diametralmente opposta a quella russa, che vergeva verso l’urbanesimo: infa^, in Cina le campagne dovevano circondare le ciFà. All’inizio degli anni Trenta nel Jiangxi venne proclamata la Repubblica cinese, che venne subito aBaccata e sconfiBa dai nazionalis/ nel 1934: i supers// scapparono per un viaggio di diecimila chilometri lungo un anno, la lunga marcia, per trasferirsi a Nord, durante la quale persero quaBro quin/ dei componen/, ma accumularono esperienza di lavoro poli$co. Da quel momento doveBero vedersela con i giapponesi, che occupavano già la Manciuria: ques/ nel 1937 lanciarono una guerra di conquista sul larga scala che mise in difficoltà il Kuomintang e costrinse i due fron/ oppos/ cinesi ad una sorta di alleanza basata sulla resistenza an/giapponese. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la Cina sospese completamente le tensioni interne in favore della comune loBa an/-imperialista, ma il comunismo con/nuò a farsi strada e grazie alle sue profonde differenze da quello sovie/co si guadagnò il favore e l’idealizzazione dell’Occidente. Il colpo di Stato di Francisco Franco Intanto in Spagna, nel 1936, José Calvo Sotelo, esponente della Falange, il par/to fascista spagnolo, venne assassinato ed i falangis/ par/rono in rivolta. Cinque giorni dopo la guarnigione spagnola in Marocco si ribellò guidata dal generale Francisco Franco, trasformandosi rapidamente in un colpo di Stato militare che culminò in una guerra civile, 9
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